#testa sferica
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EVUMO 55mm Testa A Sfera Treppiede Fotocamera
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Pensieri e riflessioni sul mare
Pensieri e riflessioni sul mare Pensieri e riflessioni sul mare, idee e meditazioni varie di autori famosi sul mare, espressioni poetiche, letterarie e psicologiche sul significato simbolico, metaforico e naturale del mare e degli oceani. Il suono delle onde del mare è spesso considerato rilassante e rassicurante per molte persone, e ci sono varie spiegazioni sul perché questo accada. In primo luogo il suono delle onde potrebbe richiamare alla mente i primi rumori che abbiamo udito nel grembo materno, come il battito del cuore della madre e il flusso del sangue, entrambi filtrati attraverso il liquido amniotico. Questi suoni, essendo tra i primi che il nostro cervello apprende a riconoscere, potrebbero aver creato un'associazione con la sicurezza e la protezione del grembo materno. Un'altra spiegazione si basa sulla natura ritmica e prevedibile delle onde del mare, che può avere un effetto calmante sul nostro sistema nervoso. I suoni ripetitivi e prevedibili tendono a ridurre lo stress e a promuovere il rilassamento, perché non attivano la risposta di "lotta o fuga" che il nostro cervello potrebbe avere di fronte a suoni improvvisi o minacciosi. Infine, ci sono anche teorie evolutive che suggeriscono che l'attrazione per il suono dell'acqua potrebbe essere legata alla nostra storia evolutiva, dove l'acqua rappresentava una risorsa vitale e la vicinanza ad essa era essenziale per la sopravvivenza. Carl William Brown Cosa mi piace del mare? mi piace l’assoluta semplicità. Ecco cosa mi piace. Quando sei in mare la tua mente è sgombra, libera da qualsiasi confusione, sei concentrato. A un tratto la luce diventa più nitida, i suoni sono più ricchi e tu sei invaso dalla profonda, potente presenza della vita. George Byron Abbiamo salpato! Le trinche e le vele di gabbia sono spiegate; l’ancora incrostata di corallo penzola dalla prua: e insieme le tre vele di parrocchetto vengono mollate alla brezza, che si segue in alto mare come il latrato di un segugio. Le vele si gonfiano – in basso, in alto – tenute tese da ambo i lati, finché, come un falco ad ali spiegate, ombreggiamo le acque con le nostre vele, e rollando fendiamo i flutti. H. Melville Il mare è un elemento capitale per la conoscenza dei popoli. Modella i costumi, così come plasma le proprie coste. Tutti i popoli marinari hanno avuto nell'anima un capriccio, se non follia. André Suarès Il mare. Oh, quando uno è nato in riva al mare come me, come fa senza il mare? Quelli che son nati in riva al mare ci manca un lato. Hanno il didietro, i due difianchi e il davanti niente. Ti manca il davanti. E hai la testa aperta. Il mare. Paolo Cevoli
Pensieri e riflessioni sul mare Non si sa ancora se, supponendo che esso sia un animale, come ammettono taluni dotti, ciò avvenga per la respirazione del mondo che così attira l’acqua di tutti i punti e poi la rigetta; oppure se nel fondo dei mari vi siano alcune caverne, che assorbano e successivamente rigettano le acque; oppure, infine, se è la luna, che abbia influenza su movimenti così straordinari. Sta di fatto che queste maree variano con le ore nelle quali essa si leva o tramonta. Pomponio Mela Cosa mi piace del mare? mi piace l’assoluta semplicità. Ecco cosa mi piace. Quando sei in mare la tua mente è sgombra, libera da qualsiasi confusione, sei concentrato. A un tratto la luce diventa più nitida, i suoni sono più ricchi e tu sei invaso dalla profonda, potente presenza della vita. George Byron Il mondo non è che un grande circo, dove un'immensa marea di animali addomesticati recitano il loro triste ruolo, fenomeni da stupido baraccone, controllati e sfruttati dalle bestie più feroci, inconsapevoli domatrici, schiave a loro volta della grande imbecillità della vanità. Carl William Brown In effetti la credenza nella terra sferica era in circolazione da più di un secolo prima del famoso viaggio di Colombo. Per questo motivo gli uomini possono ben percepire che la terra e il mare hanno forma e forma rotonde, perché la porzione del firmamento che si mostra in un paese non si mostra in un altro paese. E gli uomini possono ben dimostrare con l'esperienza e l'esercizio sottile dell'ingegno che se un uomo dovesse trovare delle rotte via nave che andassero a esplorare il mondo, gli uomini potrebbero andare via nave in tutto il mondo, attorno e sotto di esso.... Sir John Mandeville L'interesse per la circumnavigazione globale è più antico del cristianesimo stesso. Infatti, se si deve dare credito alla seguente citazione, alcuni tentativi di circumnavigazione sono antecedenti alla nascita di Cristo: Per quanto riguarda il resto della distanza attorno alla terra abitata che non è stata visitata da noi fino ad oggi (per il fatto che i navigatori che navigavano in direzioni opposte non si sono mai incontrati), non è di grande estensione se calcoliamo dalle distanze parallele che sono state attraversate da noi... Per coloro che hanno intrapreso la circumnavigazione e sono tornati indietro senza aver raggiunto il loro scopo, dicono che sono stati costretti a tornare indietro non a causa di un continente che si trovava sul loro cammino e ostacolava il loro ulteriore avanzamento, poiché il mare continuava ancora ad essere aperto come prima, ma a causa della loro miseria e solitudine. Strabone Come possiamo agitarci e rimuginare sub specie aeternitatis - sotto lo sguardo calmo dell'antico Tao? Il sale del mare è nel nostro sangue; il calcio delle rocce è nelle nostre ossa; i geni di diecimila generazioni di progenitori coraggiosi sono nelle nostre cellule. Il sole splende e noi sorridiamo. I venti infuriano e noi ci pieghiamo davanti a loro. I fiori si aprono e noi esultiamo. La Terra è la nostra lunga casa. Stewart W. Holmes
Idee e riflessioni sul mare Improvvisamente da dietro il bordo della luna, in lunghi momenti al rallentatore di immensa maestosità, emerge un gioiello blu e bianco scintillante, una sfera celeste delicata e leggera, intrecciata con veli bianchi che si muovono lentamente, che si alza gradualmente come una piccola perla in un mare spesso di mistero nero. Ci vuole più di un momento per realizzare appieno che questa è la Terra... casa. Edgar Mitchell Guardiamo la nave in lontananza scivolare Fuori dalle acque riparate della baia Nelle braccia della vastità conquistata dell'oceano. Avvolti nell'infinità della marea La perdiamo e l'ultima debole linea di fumo grigia Si fonde nel tramonto e se ne va. Scomparso dalla vista e perduto sei tu in mare Inghiottito nell'immensità blu dell'oceano? Ah no. Sebbene senza tracce siano il profondo e l'ampio Il tuo pilota ti porterà trionfante Nel porto dall'altra parte. Edith E. McGee Le colline sono state alte per la salita dell'uomo, i boschi sono stati fitti per la sua ascia, le stelle sono state fitte per il suo conteggio, le sabbie sono state ampie per le sue tracce, il mare è stato profondo per le sue immersioni, i pali sono stati ampi per il suo dominio, ma coraggiosamente ha dimostrato nel suo impegno che dove c'è una volontà c'è una via. Eliza Cook Le società capitalistiche prima riducono in povertà una marea di persone e poi incaricano i sociologi ed i professori di statistica di fare delle ricerche sulla povertà ed è così che si scopre che i poveri in genere non hanno molti soldi, sono numerosi, sono di solito poco istruiti, anche se non sempre, provengono in genere dalle zone povere del territorio e così via dicendo, spendono poco, vanno poco a teatro, non vanno in ferie al mare, sono volgari, si lavano poco, e chi più ne ha, più ne metta. Carl William Brown Il mare non fa altro, in fondo, che questo: chiamare. Non smette mai, ti entra dentro, ce l’hai addosso, è te che vuole. Puoi anche far finta di niente, ma non serve. Continuerà a chiamarti. Questo mare che vedi e tutti gli altri che non vedrai, ma che ci saranno, sempre, in agguato, pazienti, un passo oltre la tua vita. Instancabilmente, li sentirai chiamare. Succede in questo purgatorio di sabbia. Succederebbe in qualsiasi paradiso, e in qualsiasi inferno. Senza spiegare nulla, senza dirti dove, ci sarà sempre un mare, che ti chiamerà. Alessandro Baricco Perché gli antichi persiani consideravano sacro il mare? Perché i greci gli attribuirono un dio a sé, un fratello di Giove? Certo tutto questo ha un suo significato. Ancora più profondo è il senso della favola di Narciso, che non potendo afferrare la tormentosa, dolce immagine riflessa nella fonte, vi si immerse e annegò. Ma quella stessa immagine noi anche la scorgiamo in tutti i fiumi e in tutti gli oceani. È l’immagine dell’inafferrabile fantasma della vita, e questa è la chiave di tutto. H. Melville Dopo l'istante magico in cui i miei occhi si sono aperti nel mare, non mi è stato più possibile vedere, pensare, vivere come prima. Cosa mi successe? Tante cose nello stesso tempo e che non ho ancora finito di analizzare. Il mio corpo, liberato da ogni peso, fluttuava nello spazio, l'acqua prendeva possesso della mia pelle, le forme degli esseri marini erano puri fino alla impudicizia, l'abbandono dei gesti assumeva un valore morale. Il peso, lo comprendevo in quel momento, era il peccato originale e la redenzione non avverrà fin quando non torneremoal mare. Jaques Cousteau Mi accade spesso di pensare al mare. Penso al mare quando è calmo. Ecco, il mare calmo mi sembra l'immagine stessa dell'esistenza, cioè di quella vita immutabile che è sempre stato il mio vano sogno. Carlo Cassola
Meditazioni e pensieri sul mare In pieno oceano una nave da crociera, carica di turisti, incomincia ad affondare. "Gettarsi in mare!" ordina il comandante. Ma nessuno si muove. Il comandante, allora, chiama il suo vice e gli dice : "Cerca di convincerli". Dopo un po’ questi ritorna e dice al comandante: "Si sono buttati tutti in mare". "Come sei riuscito a convincerli?". "Con la psicologia. Ho detto agli inglesi che sarebbe stato un gesto sportivo e si sono buttati. Ho detto ai francesi che era una cosa chic; ai tedeschi che era un ordine; agli italiani che era proibito; ai russi che era rivoluzionario". "Ma come hai convinto gli americani?". "Facilissimo. Ho detto che erano assicurati". Anonimo Perché lo spettacolo del mare è così infinitamente e così eternamente gradevole? Perché il mare offre contemporaneamente l’idea dell’immensità e del movimento. Sei o sette leghe rappresentano per l’uomo la ragione dell’infinito. Ecco un infinito diminutivo. Che importa, se è sufficiente a suggerire l’idea dell’infinito totale? Dodici o quattordici leghe di liquido in movimento bastano per dare la più alta idea di bellezza che sia offerta all'uomo sul suo abitacolo transitorio. Charles Baudelaire All'uomo piacciono le cose facili e comode; perciò cosa c'è di più allettante di una marea di fesserie che vengono somministrate ogni giorno dai mass media mentre si è comodamente seduti in poltrona, praticamente si può approfondire l'imbecillità senza muoversi da casa. E poi dicono che non c'è progresso. Carl William Brown La ragazza tagliava l’acqua mandando le braccia come remi. Con consumata abilità manteneva la testa asciutta, sollevandola sopra la schiuma e immergendo il collo solo fino all’altezza dei capelli. Aprendo il petto verso le onde, mandava indietro l’acqua con spinte ritmiche dei piedi. Anonimo latino, III sec. Il mare incanta, il mare uccide, commuove, spaventa, fa anche ridere, alle volte, sparisce, ogni tanto, si traveste da lago, oppure costruisce tempeste, divora navi, regala ricchezze, non dà risposte, è saggio, è dolce, è potente, è imprevedibile. Ma soprattutto: il mare chiama. Alessandro Baricco L'oceano, le cui maree rispondono, come le mestruazioni delle donne, all'attrazione della luna, l'oceano che corrisponde al liquido amniotico in cui inizia la vita umana, l'oceano sulla cui superficie possono navigare le imbarcazioni (personificate come donne) ma nella cui profondità i marinai incontrano la morte e i mostri si nascondono... è instabile e minaccioso come la terra non lo è; genera nuova vita ogni giorno, ma inghiotte vite; è mutevole come la luna, non regolato, ma indistruttibile ed eterno. Adrienne Rich Da riva appare solo leggiadria / di screziati fiocchi rigonfi / e beccheggianti, e li spumeggia il mare. / Invece è un groppo d’impeti violenti / di torsioni d’attriti e di rumori: / le vele avventano la chiglia / e la deriva ara il continuo d’acqua; / schiumose turbolenze / all’abisso ricadono impotenti. E. Rambaldi Dove inizia la fine del mare? O addirittura: cosa diciamo quando diciamo: mare? Diciamo l’immenso mostro capace di divorarsi qualsiasi cosa, o quell'onda che ci schiuma intorno ai piedi? L’acqua che puoi tenere nel cavo della mano o l’abisso che nessuno può vedere? Diciamo tutto in una parola sola o in un sola parola tutto nascondiamo? Alessandro Baricco
Pensieri e testi brevi sul mare Ho sempre voluto tenere un mare in me. / Da bambina, questo mare / sarebbe stato il regalo perfetto. / Tante volte l’ho sognato mio, sotto il letto, / avvolto in riflessi bagnati, / pieno di grazia e di schiuma salmastra, / tutto per me! / La vita mi ha aiutato a costruirlo. / Basta che chiuda gli occhi, / e mi sta aspettando lì, / Liquido, dolce, vago, / come un sogno infantile / che all'improvviso / mi salta tra le mani. Julieta Dobles Non avevo mai veduto il mare. Molte altre cose avevo visto, forse troppe. Uomini avevo visto, forse troppi. Ma il mare mai. E perciò non avevo ancora compreso nulla, non avevo capito assolutamente nulla. Come si può capire qualcosa della vita, e capire a fondo se stessi, se non lo si è imparato dal mare? Come si può comprendere gli uomini e la loro vita, il loro vano sforzarsi e il loro inseguire mete bizzarre, prima di aver spaziato con lo sguardo sul mare, che è sconfinato e basta a sé stesso? Federico García Lorca Il mare è tutto. Copre i sette decimi del globo terrestre. Il suo respiro è puro e sano. È l'immenso deserto dove l'uomo non è mai solo, poiché sente fremere la vita accanto a sé. Il mare non è altro che il veicolo di un'esistenza soprannaturale e prodigiosa; non è che movimento e amore, è l'infinito vivente. Jules Verne Ad una ad una come vergini alla danza / entrano scivolando le barche nel mare; si dispiega la vela come un'ala nel sole, / e per cammini che esse sole scorgono / se ne vanno in alto mare. / O cielo azzurro! Oh mare azzurro spiaggia deserta / gialla di sole! D'accosto il mare ti canta / mentre aspetti il ritorno magnifico, / al calare del sole, della prima barca / che uscirà dalle acque tutta odorosa. J. Maragall y Gorina Su tematiche affini potete leggere: Citazioni e battute divertenti sulle vacanze Citazioni e battute divertenti sul mare Aforismi e citazioni sul mare Pensieri e riflessioni sulle vacanze Un estate al lago Citazioni e pensierio sul lago Quotes on vacation Aforismi sul viaggio Riflessioni sul viaggio Italia in breve (E-book) Job tourism in Lombardy Turismo e viaggi Turismo enogastronomico Luoghi più belli del mondo The Lake District Aforismi per argomento Aforismi per autore Pensieri e riflessioni Saggi e aforismi Read the full article
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Mia mamma ed io neonato o come mi chiamava lei il bambino mirtillo per la mia testa rotonda e sferica alla Charlie Brown 😃😎💖🌠 (presso Parma, Italy) https://www.instagram.com/p/CmcPxBJtbO5/?igshid=NGJjMDIxMWI=
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Grazie per lo spiegone, @firewalker, giusto una correzione sulla parola cufaniell, ovviamente non potevi saperlo, visto che è una parola napoletana, e giustappunto mi regala la possibilità di una nuova, non richiesta e scompisciante puntata de
Impariamo il napoletano con Papero
Allor ...
Dicesi cufaniell quella posizione sferica che il corpo umano assume quando ci si chiude su sé stessi, ginocchia verso il viso e braccia a chiudere le gambe, nel tentativo appunto di imitare una sfera, una palla. Infatti la traduzione italiana più vicina di questa parola è cofanetto.
La parola viene quasi sempre usata per descrivere un tipo di tuffo, di frequente utilizzato in piscina, chiamato tuff a cufaniell
'O tuff a cufaniell ha un requisito e uno scopo.
Il requisito è, ironia di questo post, possedere una distribuzione della massa corporea volutamente in antitesi con il tuo scopo di nutrizionista, ovvero almeno sovrappeso e con una pancia senza soluzione di continuità col culo (fatece magnà, che ce frega). Le persone in forma o pronte per la prova costume non possono permetterselo, farebbero una figuraccia, oltre a scatenare una reazione tra gli astanti che potremmo, senza commettere errore, riassumere con la seguente
Lo scopo, qualora non fosse già palese dall'animazione grafica testé riportata, è quello di produrre quanto più fastidio/disagio/irritazione possibile tra le posseditrici di cappello di paglia, borsa Armani e Ray Ban a bordo piscina, impegnate nella lettura dell'ultimo libro di Fabio Volo, le quali andranno prontamente a lamentarsi con la Direzione sul fatto che, quello che una volta era un posto per gente di un certo livello, ora è un'orgia di proletari monoreddito cafoni e senza American Express. Ça va sans dire, è il mio tuffo preferito.
La domanda arriva tosta: perché l'insetto nel fiore?
Essendo 'u tuff a cufaniell un tuffo eseguito di prepotenza, con arroganza e abbondante esibizionismo, col tempo ha assunto la valenza metaforica di gettarsi con eccessivo entusiasmo sulle cose, senza esitazione e con ingordigia, quindi si suole dire me vott a cufaniell, proprio per sottolineare la voglia smodata di un qualcosa (o anche di qualcuno), e quell'insetto, che si era infilato senza esitazione di testa nel fiore, lasciando vedere solo il culo e ravanando come se non ci desse dentro con un fiore da mesi, mi ha dato il la per poter dire "si è lanciato a cufaniell".
Bene, cari scugnizzi in erba, per oggi è tutto. Ricordate di esercitarvi con lo schwa e l'accento, sono fondamentali. Nel darvi l'appuntamento alla prossima lezione, ci congediamo con un bel
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Esperimento, 09/03/2021
Sto meditando ascoltando gli olii essenziali. Sto meditando da poco e in un momento mi ritrovo al cospetto di una creatura enorme. Questa mi tiene sollevato, stringendo quella che potrebbe esser stata una mano, attorno alla mia mandibola. Ha un volto fumoso viola, come di nuvole in tempesta, con tantissimi occhi gialli disseminati ordinatamente riga per colonna su una testa sferica. Mentre mi tiene sospeso, guardandomi diritto negli occhi con uno sguardo che mi è sembrato di sfida, sento la pressione della sua presa sul mio volto.
Riesco a sottrarmi da quel contatto, come rinvenendo, ritrovandomi catapultato presso una qualche entità che mi è apparsa come puro disordine geometrico di angoli acuti sfarfallanti. Il "luogo" in cui mi trovavo era come il nero di una lavagna, i bordi degli oggetti apparivano tratteggiati di bianco, di un bianco a metà strada tra il gesso e lo statico bianco dei vecchi televisori. In quel paesaggio nero, alte colonne svettavano, apparentemente in rovina.
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la questione corale
Il passaggio dal grado zero al grado uno della disputa prende un carattere politico (o, forse meglio, antipolitico) che trova la sua figura nella metafora del “cantore fuori dal coro” o in quella dell’”andare contro corrente”. La storia politica italiana nel Novecento ha predisposto una serie di dispositivi retorici intesi a fornire occasioni di distinzione. Gli “apoti” (coloro che “non se la bevono”) inventati nel 1922 da Giuseppe Prezzolini; il “Me ne frego” fascista; i comunisti che, tramite la loro “terza narice”, portano il “cervello all’ammasso” di Giovannino Guareschi sono stati gli antecedenti del “politicamente scorretto”, principio ideologico (invalso sul finire del secolo) di cui il linguaggio esplicito è stata ed è la forma espressiva. Tutto in opposizione all’altrui “ipocrisia”. All’inizio del XXI secolo, il bersaglio polemico è invece diventato il “Pensiero Unico”. Dalla Costituzione italiana sino al decalogo dei comandamenti biblici, qualsiasi principio di convivenza collettiva è suscettibile di essere tacciato di “Pensiero Unico” o di “political correctness”. Il fatto stesso della condivisione apre la possibilità del salto di livello. Tutti pensano che la Terra sia sferica: non è detto che sia un attestato; potrebbe essere un luogo comune, una scheggia di “Pensiero Unico” su cui dar prova del proprio anticonformismo, della propria libertà di giudizio, del proprio “pensare con la propria testa”. Il vantaggio che si acquisisce imponendo il salto di livello è evidente anche quando si infrange il fair play denunciando le regole del gioco o la mancata imparzialità dell’arbitro. Su un livello ancora superiore, cioè a grado due, è possibile notare come quello che proclama di cantare fuori dal coro sia, a sua volta, un coro di voci e come il “politicamente scorretto” nonché essere una liberazione non faccia che restaurare luoghi comuni del passato (del genere: “gli zingari sono tutti ladri e rapiscono i bambini”, “la donna è sottomessa all’uomo”, “gli italiani hanno bisogno dell’uomo forte”). Nel caso dell’Uomo qualunque (1944) di Guglielmo Giannini o della Maggioranza silenziosa (1971) di Massimo De Carolis la vocazione maggioritaria dei “fuori dal coro” diventa dichiarata. Sulla scena politica, la posta in gioco che viene disputata è sempre il senso comune, che è formato dalla somma dei luoghi comuni in vigore: non c’è dunque distinzione che non miri a diventare banalità*, antiretorica che non voglia farsi retorica dominante, così come non c’è claim pubblicitario che non voglia colpire (per “creatività”) sino al punto di diventare un tormentone. L’unico vero canto “fuori dal coro” è quello della vox clamans in deserto, dove il “deserto” è l’immagine perfetta ed estrema del fuori social. In qualsiasi comunicazione sociale (e per definizione), la distinzione della propria voce dalla banalità vuole invece essere riconosciuta, e riconosciuta largamente: è quindi alla ricerca della propria, speciale banalità.
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* il “ban” è il villaggio, il feudo; il “bando” è ciò che, nel villaggio tutti conoscono. Esiste una “fonte”, dalla fonte sorge un elemento “originale”: un punto singolare dello spazio, qualcosa che nessuno conosce ancora; per il giornalismo: una notizia. La notizia è destinata alla generalità del “ban”, il villaggio. Il giornale di ieri non è interessante poiché contiene notizie che nel frattempo tutti hanno saputo e che, quindi, sono diventate dominio del villaggio: “banali”.
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Bartezzagli- semiotica, social network.
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Empedocle e la Terra Piatta
Ci sono molti modi per risollevare un cuore travolto dalla delusione amorosa ma uno, alquanto inusuale, è quello di pensare di distrarre la mente assistendo ad una conferenza dei terrapiattisti.
Il complottismo fa figo: “Io so una cosa che tu non sai!” Davvero??? E’ eccitante, bisogna ammetterlo, chi non si sente importante nel riferire cose che nessuno sa?
Allora provo a farmi figo anch’io mettendo a conoscenza del fatto (per chi non lo sapesse) che perfino Empedocle, filosofo greco agrigentino vissuto circa due millenni e mezzo fa, già sosteneva la tesi che la Terra fosse sferica e non piatta. Chissà quali oscuri poteri forti voleva favorire!
A suo dire l’Universo si reggeva grazie a due forze perenni, l’amore e la discordia.
Ciclicamente l’Amore prendeva sempre più spazio nella sfera terrestre fino ad estromettere la discordia e viceversa. Chiamava età dell’oro quel periodo in cui la discordia se ne stava buona e tranquilla fuori dalla sfera, salvo poi prendere di nuovo spazio (spinta da quale causa non è dato sapere) in modo graduale, fino ad essere lei ad estromettere l’Amore per intero.
L’annullamento di queste due forze (che in verità erano una cosa sola) avrebbe decretato la fine dell’Universo e, per tale ragione, Empedocle non lo riteneva possibile. Mai ci sarebbe stato solo l’Amore sulla faccia della Terra e mai la discordia avrebbe dominato incontrastata per sempre.
Dobbiamo a lui la scoperta dell’aria come sostanza in sé (scoprì che se metti un bicchiere vuoto rovesciato in una bacinella d’acqua, quest’ultima non riesce a penetrare completamente il bicchiere) e la forza centrifuga; facendo roteare velocemente un secchio pieno d’acqua si accorse che l’acqua non cadeva.
Aveva un caratterino un po’ volubile poiché, pur considerandosi una divinità (si racconta che, oltre ai vari miracoli di diversa natura, risuscitò anche una donna morta da trenta giorni) ogni tanto si riteneva un peccatore imperdonabile solo perché aveva mangiato foglie d’alloro e qualche fava.
Sull’origine dell’essere umano aveva un’idea alquanto strampalata: “Anticamente, all’origine dei tempi, vi erano creature che avevano solo la testa ma non il corpo, altre solo le gambe, altre ancora solo le braccia, o gli occhi senza fronte, e tutte queste membra si cercavano e si accoppiavano, fino a diventare l’uomo che vediamo oggi”.
Ora capisco perché ogni tanto diciamo: “Mi sento a pezzi!”
Un personaggio strano?
Duemilacinquecento anni fa non c’era tutta la tecnologia che abbiamo oggi ed era perciò ammissibile che ognuno procedesse con le proprie teorie andando a spanne.
Empedocle, in fondo, fece scoperte scientifiche importanti e, se sostituiamo amore e discordia con espansione e contrazione vediamo che non gli mancarono certamente notevoli intuizioni cosmiche.
Trovo molto più strani i maniaci del complottismo e quel tizio che, abbandonato dalla moglie, decise di distrarre la propria mente recandosi ad ascoltare una conferenza sulla terra piatta.
Perché mai, dico io, dopo avere appiattito il Cuore, ridursi a mal partito fino in fondo appiattendo definitivamente anche il cervello?
natyan
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Ars Arkana; Capitolo 3
Capitolo 3: Primi incantesimi
-Hai mai ucciso qualcuno?- domandò Tyrell. Teneva le braccia incrociate e si poggiava ad una parete, dando una spalla ad una delle finestre al primo piano della taverna. Shydow era seduto ad un tavolo, la mano destra che brillava di un acceso giallo con il palmo contro le braccia di Alyx. La luce rendeva difficile distinguere le varie ferite, che svanivano completamente quando la mano si spostava. Cicatrici, tagli, graffi... tutto svaniva nella luce tenue.
-Perché me lo chiedi?- chiese a sua volta senza distogliere lo sguardo dall'incantesimo.
-Perché non vuoi rispondere?-
-Anche se lo facessi, tu non saresti in grado di cambiare opinione su di me. Ti ci vorrà tempo, e anche parecchio.-
-Potrebbe volerci di meno se rispondessi alla mia domanda.-
La luce si spense e Shydow si alzò. Alyx rimaneva in silenzio, forse ancora troppo timida per parlare, e Lysandra era china su una grande marmitta a girare una minestra scura e densa, dietro il bancone. -Certo.- ridacchiò avvicinandosi a piccoli passi a Tyrell. -Ho iniziato con la mia famiglia: quando ottieni i poteri magici, hai un'implacabile voglia di usarli. E così ti chiedi: perché dovrei fermarmi? Chi sono loro per dirmi di smettere? Io sono superiore ad esseri così inferiori... così, una sera, li ho costretti a prendere un coltello a testa e ad uccidersi a vicenda, senza che potessero fare nulla.-
-D...davvero?- domandò il ragazzo deglutendo, quando ormai l'altro lo aveva raggiunto. I centimetri di differenza non erano molti, ma in quell'istante gli sembrava di star parlando con una montagna.
-Sì, come no, e poi sono venuto in un villaggio a dannarmi l'anima per far fuori un ciclope. Ma ti pare?! Da quando le persone con una treccina sulla faccia sono persone cattive?- chiese indicandosi il viso. -Non ho mai ucciso nessuno.- rassicurò poi tornando verso la ragazza. -Ci vorrà ancora molto?- domandò a Lysandra.
-È quasi pronta, sto aspettando che le patate finiscano di cuocersi.- rispose grattandosi la nuca.
-Fa male?- domandò titubante Alyx, una volta che Shydow si sedette di nuovo di fianco a lei. Si stringeva tra le spalle, continuando ad assecondare quell'istinto che le consigliava di farsi piccola il più possibile. -Fare la magia, intendo.-
-No, anche se mette una certa fame.- spiegò lui riprendendo quel sorriso rassicurante che aveva ogni volta che le parlava.
-Quindi... io sarei come te?- chiese Tyrell staccandosi dalla parete, avvicinandosi al tavolo dove i due erano seduti.
-Più o meno. Io sono molto più potente, come tu non sarai mai, ma in parole povere sì, sei come me.-
-E come potresti dirlo con tanta certezza?- domandò Lysandra, riempiendo una ciotola in legno con il contenuto della marmitta.
-“Basta” è una parola in Arkano, la lingua di tutti coloro che sanno manipolare l'energia magica.- spiegò Shydow verso la ragazza, inalando a pieni polmoni il profumo che veniva da quella direzione. Non ricordava di aver mai sentito un odore così buono. -Nello stesso istante in cui l'hai pronunciata, hai lanciato il tuo primo incantesimo.- aggiunse rivolgendosi a Tyrell. -Certo, non volevi. Hai visto tutta quella violenza e hai pensato “che sarà mai dire questa parola?”. Be', gli Arkani non lo pensano mai, soprattutto quando stanno per urlare.
-E che cosa significa “basta” in Arkano?- A chiedere questa volta fu Alyx.
-Basta.- rispose Shydow con tono ovvio, quasi confuso dalla domanda. -Ma è un basta diverso da quello che avete presente voi. Si usa solo in momenti molto seri. Ad esempio se qualcuno ti sta versando acqua in un bicchiere, per fermarlo non si dice “basta”. Non in Arkano, per lo meno. È una lingua che quasi da subito si era deciso di usarla solo per il suo scopo: la magia. Non si parla in Arkano, altrimenti le conseguenze sarebbero inenarrabili.-
-Tutti gli incantesimi sono in Arkano?-
-Sì, Tyrell, tutti gli incantesimi. Nasce da un'unione tra la lingua delle fate e quella dei draghi, codificata in maniera da essere semplice.-
-Lo dici come se fate e draghi esistessero davvero.- commentò Lysandra lasciando il vassoio sul tavolo, posizionando tre ciotole di fronte a sé, Alyx e Tyrell, lasciando la quarta dov'era.
Shydow sospirò prima di prenderla. -Esistono eccome, ma se non mi credi non fa nulla.-
-Parlando di cose più serie: si può curare?- chiese il ragazzo, infastidito dalla situazione.
-La magia? No, non si può... curare. Puoi scegliere se imparare a controllarla o meno.-
-Ma io non l'ho mai voluta! Io non voglio essere... questo! Voglio solo essere Tyrell!-
-Perché? Perché dovresti voler rinunciare ad un dono?-
-Essere inseguito dalla Chiesa non mi sembra qualcosa di vantaggioso...- commentò in risposta.
-Be'... sì, ma la magia ne vale la pena. Soprattutto per chi ha talento, e tu sembri averne.- disse Shydow impugnando un cucchiaio. -Far svanire nel nulla un'evocazione senza nessun tipo di addestramento è qualcosa che oserei aggettivare come prodigioso, senza contare che i maghi di norma non possono lanciare incantesimi senza strumenti. Avete del pane? Lo preferirei bianco.-
-Cosa vuol dire aggettivare?-
-Descrivere, più o meno. Direi che quello che ha fatto Tyrell è prodigioso. Ha rivelato grandi capacità.- rispose a Lysandra. -Avete del pane? Lo preferirei bianco.-
-Cos'ha di bello la magia? È un peccato.- ribatté Tyrell, seguendo con lo sguardo la sorella diretta alla dispensa.
-È un peccato per la Chiesa, mica per me. Per me è peccato non usarla. Comunque, in molti la descriverebbero come un'arte profonda e che migliora la vita. Io credo semplicemente che muovere le cose senza toccarle sia una gran figata, e sono solo le basi.- Shydow sembrò accorgersi di una scintilla di interesse nello sguardo del ragazzo, quindi continuò. -Controllare le menti, lanciare magie in generale, vedere nel futuro, leggere i pensieri delle persone... dopo un certo livello vige la regola “il tuo unico limite è l'immaginazione”.-
-Tu... come hai imparato?-
-Una volta, molto tempo fa, c'era una scuola. Da lì partiva tutta l'energia magica del mondo, e fluiva in tutti i mari e tutte le terre.-
-Come se quest'isola non fosse l'unica terra del mondo. Anche io so che non ci sono continenti oltre il mare. Sono come le storie che dicono che la fine dello spazio sia più distante di trecento leghe dal suolo, o che la terra sia sferica.- disse Lysandra con tono ovvio avvicinandosi con una grossa pagnotta.
-Se ti dicessi quanto è davvero grande il mondo ti spaventeresti.- sogghignò. -Tornando sul pezzo, io vi consiglio di venire con me.-
-Perché dovremmo?-
-Quale pezzo?- chiese poi Tyrell dopo Lysandra.
-Credete davvero che vi guarderanno di nuovo come prima? Per loro ormai siete mostri, entrambi, per giunta. Non si può però dire lo stesso di me, altrimenti sarei un gran bell'ipocrita. So che tu vuoi imparare ad usare questi poteri e che tu vuoi proteggerlo e sì, ho letto i vostri pensieri, prometto di non farlo più.- annunciò annoiato alzando la mano e mostrando le dita distese. -Se cancellate completamente tutte le idee che la Chiesa vi ha infilato in testa dalla vostra nascita, sarà anche facile. Non guardatemi con quelle facce.-
-Non ci stai chiedendo qualcosa di semplice.- commentò Lysandra.
Shydow però, invece di ribattere, puntò lo sguardo verso Alyx, che continuava a fissare la scodella colma di minestra. -Non mangi?- le domandò alzando un sopracciglio.
Gli occhi di lei si riempirono di stupore. -Posso?!- chiese lei incredula.
-Ovviamente!- esclamò Lysandra. -Di certo sono più propensa ad offrirla a te che a... lui...- aggiunse accennando a Shydow.
-L'ha preparata per te. E poi, finché stai con me, non puoi mica saltare i pasti.-
Confusa afferrò un cucchiaio e, titubante, lo immerse nella brodaglia. Tirandolo fuori si trascinò dietro anche un grosso pezzo di carota. Lentamente, con mano tremante dall'emozione, lo portò fino alla bocca, inspirando a pieni polmoni prima di iniziare a masticare. Gli occhi le divennero lucidi un istante prima di ingoiare, per poi di continuare a mangiare con maggiore rapidità e meno cura.
-Uno che distrugge città secondo te potrebbe dire qualcosa del genere?- domandò Tyrell a Lysandra. Shydow allungò un sorriso, perdendolo quando però il ragazzo puntò il proprio sguardo su di lui. -E va bene, qualsiasi cosa serva, io la farò.-
-Fr...-
-Lysandra, ha ragione, e non dirmi che non hai mai nutrito qualche dubbio anche tu. Adesso siamo i cattivi, quindi non possiamo avere ragione in ogni caso.-
-Devo ammetterlo, sei riuscito a fare in pochi minuti quello che avevo previsto avresti fatto in mesi. Sbalorditivo.- si complimentò Shydow lasciando il cucchiaio. Come per magia, adesso la ciotola era vuota, anche se nessuno dei tre lo aveva visto mangiare. -E poi sì, ha nutrito dei dubbi. Non guardarmi così, i tuoi pensieri implorano di essere letti!-
Lysandra, ignorando l'ultima frase e capendo che ormai era diventato qualcosa di normale, sospirò, porgendosi in avanti. -Fammi capire: noi veniamo con te e tu ti assicuri che... non veniamo uccisi? Insomma, anche io credo che restare qui non sia una buona idea. Gazwig troverà un modo per contattare la Chiesa.-
-In realtà ho una vera e propria missione da portare a termine, ma durante il viaggio nulla mi vieta di proteggervi o insegnarvi. Se mi seguirete, vi assicuro che non ve ne pentirete, e potrete vivere una vita che in molti possono solo immaginare.-
-Io ho già accettato!- esclamò Alyx a bocca piena.
Tyrell e Lysandra si scambiarono un paio di sguardi. Aveva ragione: quello che diceva la Chiesa gli sembrava sempre più strano e netto ogni secondo che passava, anche se non avevano mai veramente pensato fosse completamente vero. Lei era insicura ma suo fratello no, come se fosse tutta la vita che ci stesse pensando sopra.
-Ci hai convinto, verremo con te.- acconsentì Lysandra riportando lo sguardo sull'Arkano.
Si alzò non appena vide gli occhi della ragazza, allungando un sorriso. -Il mio nome è Shydow Bryden Neyer, sono uno degli Arser più potenti di sempre, e ora potete considerarvi sotto la mia protezione e la mia tutela.-
-Dovevi dirlo per forza.-
-Certo che no, ma suona bene, non trovi?-
In una foresta molto più ad ovest di Bryamor, lontana dalla più vicina delle città, si potevano sentire distintamente alcuni bisbigli. Nessuno ricordava da quanto, ma girava voce che quella foresta fosse completamente invasa dalle fate, abbastanza da darle il nome stesso di “Bosco delle fate”. La Chiesa continuava a ripetere che quel nome era errato, data l'inesistenza di tali creature, e che il vero nome fosse “Foresta di Zhivanna”. Ciò che continuava a non spiegare erano però quelle voci che si potevano sentire quando si camminava in uno dei sentieri che lo attraversavano e che, di notte, erano perfettamente udibili anche al di fuori dello stesso.
E quel giorno sembrava essere un'eccezione, visto che le voci si riuscivano a sentire anche da pochi minuti dopo mezzogiorno. Bisbigli, confusi e frenetici, che viaggiavano più veloci del vento da un albero all'altro.
-Hai visto? Era senza vestiti!- esclamò una voce, che sembrava star cercando di trattenere le risate.
-Quindi sei riuscito a vedere i segni.- constatò un'altra in risposta, questa volta più adulta. -Quello lì è della Chiesa, ne sono sicura.-
-Sai cosa ha detto Mamma, nessuno può avvicinarsi.- continuò la prima.
-Secondo voi Billy dovrebbe saperlo?- domandò una terza timidamente.
-Se deve saperlo, l'Albero glielo avrà già detto, no?- rispose una quarta con tono saccente.
-Ma lo hai visto? Ha i capelli bianchi come Mamma.-
-È caduto dal cielo come una di quelle stelle che ogni tanto scendono di notte.-
-Ha ragione! Ha ragione!-
-E quando si sveglia?-
-Ma siamo sicuri che sia buono?-
-E se ci strappa le ali?-
Un solo verso e tutte le voci si zittirono all'improvviso. Un sussurro autoritario, come quello di una madre nei confronti di un bambino.
Lysandra rimaneva ferma, con le braccia incrociate, all'entrata della locanda. Fissava insospettita le provviste viaggiare da sole verso il carro appena “ottenuto” dal mercante che, la sera prima, aveva sfidato Shydow. Di tanto in tanto si univano anche oggetti che né lei né Tyrell avrebbero voluto lasciare lì. Disegni, lettere, piccole scatole... fluttuavano indisturbate e con grazia fino ad un posto ben preciso del mezzo, incastrandosi alla perfezione e limitando lo spreco di spazio. La gabbia era stata distrutta dall'Arser, che aveva utilizzato il metallo per rinforzare le ruote e creando quelle che lui chiamava “molle”. Si trovavano sopra le travi, ma lei non riusciva a capire a cosa servissero, per quanto le osservasse.
Al posto del conducente, sedeva Alyx, che guardava di fronte a sé tenendosi le ginocchia al petto, circondando le gambe con le braccia.
-Tutto bene?- domandò Lysandra alla ragazza, che annuì timidamente dopo essersi voltata verso di lei. -Ti chiami Alyx, giusto?- Annuì di nuovo. -Conosci quel Neyer.-
-No.- rispose sussurrando.
-Lui sembra conoscerti.-
-Mi... mi ha chiesto come mi chiamo, se mi avesse conosciuto... non l'avrebbe fatto.- borbottò.
-Be', io non ho mai incontrato uno che fa tutta questa roba gratis. Uno così gentile non esiste né in cielo né in terra.- affermò massaggiandosi la nuca.
-Ti sei fatta male?-
-È da quando il ciclope è scomparso che ho uno strano dolore. Sono sicura che passerà con una dormita.- rispose facendo spallucce.
-Tutti pronti?- chiese Shydow uscendo dalla taverna. -Tyrell è in bagno, non dovrebbe metterci molto.-
Alyx annuì. -Perché lo fai?- domandò Lysandra.
-Che cosa?- domandò Shydow, voltandosi verso di lei.
-Anche ammesso che i maghi non distruggano per divertimento, nessuno è così gentile senza motivo.-
-Magari mi piace la compagnia.- rispose facendo spallucce. Il suo solito sorriso enigmatico si perse all'improvviso, facendo alzare un sopracciglio alla ragazza. -Tu eri qui ieri sera.-
-Ehm... già... sai, ci siamo incontrati qui.-
-Cosa succede?- chiese Alyx incuriosita avvicinandosi ai due.
-Qualcosa non quadra.- spiegò Shydow massaggiandosi il meno, come alla ricerca di qualche pelo in più nella corta barba non curata. -Tu dicevi alle persone che un ciclope sarebbe arrivato il giorno successivo, giusto?-
-Esatto.-
-E allora perché nessuno se n'è andato? Come facevi ad essere così calma?-
-Io... non lo so. Non sarebbe arrivato prima di mezzogiorno.- rispose lei con il tono di chi formula un'ipotesi.
-E come lo facevate a sapere? Con tutta questa precisione, tra l'altro. Non ci sono orologi in questo villaggio, una stima del genere sarebbe stata impossibile anche per un veggente.-
Lysandra ci pensò sopra per un paio di secondi, ma nulla. Detestava ammetterlo, ma aveva ragione. Quel che era successo, tuttavia, le sembrava così logico fino a quel momento. -Allora cosa sta succedendo?-
-Ho paura che qualcuno ci stia osservando. Che tutto quanto sia controllato, ma da qualcuno di inesperto. Scegliere come far avvenire eventi non è qualcosa di facile, e per lui deve essere la prima volta. Fa entrare un mostro in un villaggio con la precisione di un orologio di Kaminesh e si assicura che ci sia un bersaglio che pensi che tutto ciò è normale. Ma perché?-
-Hai idea di chi possa essere?- chiese Alyx.
-No. Mi viene in mente una sola persona, ma sono sicuro sia morto. E da parecchio tempo, aggiungerei...-
-Cosa è successo da parecchio tempo?- domandò Tyrell avvicinandosi al gruppo.
-Nulla.- rispose prontamente Lysandra, fissando Shydow con sguardo fermo. -Giusto?-
-La tua capatina in bagno, parlavamo di quanto ci stessi mettendo.- continuò l'Arser andando verso il carretto. Neanche Alyx disse una parola.
-Non vorrei essere colui che dice l'ovvio, ma non servirebbero dei cavalli?- chiese ancora Tyrell, notando l'assenza di animali d'avanti il mezzo.
-Cavalli? Dove andiamo noi non ci servono... cavalli.- rispose Shydow con voce profonda, sedendosi al posto del conducente e afferrando le briglie sciolte. -Se aveste visto quel opera stareste ridendo.-
-Quale opera?- domandarono i tre all'unisono.
-Non importa.- tagliò corto lui dando un colpo di frusta alle cinghie di cuoio, che si fermarono a mezz'aria come legate a destrieri invisibili. Ormai Tyrell e Lysandra stavano facendo l'abitudine a tutta quella magia, ma Alyx la osservò comunque meravigliata. -Partiamo.-
“Trenta giorni per tornare a casa...” pensò.
Circa trenta anni prima quella città neanche esisteva. La Chiesa aveva un metodo infallibile per capire dove costruire le loro “sacre” città: i cardinali uscivano nelle praterie con i loro bastoni, camminando con passo pacato, e, più o meno una volta per vita, il bastone affondava nel terreno di circa quaranta centimetri. Il terreno veniva consacrato e grazie ad ottimi architetti, operai eccellenti e qualche miracolo, la città sorgeva nel giro di un paio di mesi, pronta ad essere popolata. Era stato Zalomon, circa dieci anni prima, a consacrare quel luogo e ad invocare i miracoli che avevano fatto sorgere Zietra in meno di tre settimane.
La chiesa l'aveva fatta ergere dal terreno personalmente e completamente da solo, forse per mostrare a tutti cosa fosse veramente in grado di fare: pareti, vetrate, porte, campane... tutto usciva dal terreno lentamente come se scoperto dopo una lunga e silenziosa partita a nascondino. E proprio all'ultimo piano di quella chiesa, circa una decade dopo, Zalomon stava camminando a grandi passi, nel corridoio principale al piano più alto della chiesa, diretto alla camera dei moderatori. Era furioso. Il cielo si era annuvolato, non sapeva se per colpa sua o meno. In fondo, era di umore grigio.
-Chi non ha buone notizie per me, è meglio se cerca di lasciare l'isola.- affermò spalancando le alte porte di legno. I due moderatori si alzarono dalle poltrone al capo della tavola rettangolare e chinarono la testa, tenendosi le mani avanti. Alazog si passava due dita della mano destra sulla barba marrone scuro ben curata, massaggiandosi il mento. Teneva il volto puntato verso l'orizzonte, scrutandolo con attenzione attraverso la grande vetrata.
-Nessun purificatore o sacerdote riesce a capire come ciò sia potuto succedere.- cominciò Diz, il moderatore primario. -Non sappiamo come possa qualcuno aver lanciato un incantesimo con questa precisione nonostante la distanza.-
-Non ti ho chiesto di elogiarlo, ti ho chiesto buone notizie.- ringhiò Zalomon incredibilmente infastidito, lasciandosi cadere su una poltrona lato opposto della tavolata.
-Come se ce ne potessero essere.- interruppe Alazog senza voltarsi. Il suo tono era calmo, come se non lo riguardasse e non fosse nulla di serio. -Tuo figlio è letteralmente scomparso nel nulla dopo essersi trasformato in un Arkano. In una delle mie cerimonie private tra l'altro, temo di dovermi sentire offeso.-
-È una cosa seria, per l'amor del Tempo!-
-Sto attendendo istruzioni dal Sommo Parlatore. Anche tu starai facendo lo stesso, immagino. O devo immaginare che anche la tua fede vacilli di fronte a cose futili come l'amore nei confronti di un figlio?-
I due moderatori sgranarono gli occhi, lanciandosi a vicenda un'occhiata incredula cercando di muoversi il meno possibile. Una cappa di silenzio calò all'istante all'interno della sala, dove anche il battito dei cuori sarebbe potuto essere udibile. La tensione riusciva ad essere percepita in maniera distinta, come se i presenti fossero immersi al suo interno fino alle orecchie. Zalomon, con sguardo quasi vuoto e sereno, si alzò, e raggiunse Alazog con passo lento e cadenzato, scandendo il tempo, e lo guardò negli occhi. -Dillo di nuovo, e mi assicurerò che tutti i bastoni dei purificatori entrino per la loro interezza nel tuo sacro culo.- ringhiò in sussurro.
L'altro sembrò divertito, alzando le sopracciglia dallo stupore. -Bene, ti confermi di nuovo come l'unico cardinale non nato in una città, su un territorio sacro. Suppongo sia questa la vera natura che cerchi tanto di nascondere. Il tuo comportamento ortodosso è...-
-Qualsiasi cosa tu volessi dire, ormai ha smesso di interessarmi. Voi due, cosa credete di fare?-
Diz, l'altro moderatore, deglutì. -Pensavo di dire che il sacerdote Astryal è stato rapito da un Arser.-
-Certo, e poi inseriamo nella storia anche un drago.- ribatté Niz, il secondo moderatore. -Come reagirà il popolo sapendo che un diavolo è sulla terra? Nessuno potrebbe crederci, non importa se lo dice un parroco o il Parlatore. Per tutti non sono che una leggenda, sciocco. Quello che ci serve, è un potente stregone, che giustifichi l'uscita di una decina di purificatori dalla città.-
-Non dieci, uno.- corresse Zalomon con tono cupo, avvicinandosi ai due. -Sarò io ad occuparmi della situazione, personalmente. Chiunque altro interferirà ne dovrà rispondere direttamente a me, chiaro? Spargete la voce all'interno di tutta l'isola.-
-E cosa ne sarà della Chiesa, in tua assenza?- domandò Alazog con intenzioni di scherno.
-La gestirai tu, come sempre.- rispose sprezzante. -E non credo di dovervi dire che questa conversazione non è mai avvenuta.- aggiunse rivolgendosi ai due.
-Ai vostri ordini, eminenza.- conclusero Diz e Niz con un profondo inchino, allontanandosi a piccoli passi senza voltare le spalle.
Alazog, prima di parlare, attese che i due si fossero chiusi la porta alle spalle, e fossero a debita distanza per non sentire neanche una parola. -Cosa succederà quando te lo ritroverai davanti?- domandò senza distogliere lo sguardo dall'orizzonte.
-La conosci la maledizione dei purificatori, sai benissimo cosa succederà. Il mio corpo si muoverà da solo e io non sarò in grado di fare nulla.- rispose cupo Zalomon con il capo chino.
-Prima di benedire la tua missione, voglio sentirtelo dire.- Non c'era tregua o pietà in quel tono, solo odio verso la magia e un forte desiderio nel sentire quella previsione.
-Lo ucciderò, e mi verrà spontaneo farlo nel modo più doloroso possibile.-
Quello che nessuno dei due aveva considerato era la preoccupazione di Zenyth che, come nessuno sarebbe stato in grado di prevedere, si era appostato con l'orecchio sulla porta. Una mano sulla bocca, l'altra sul petto, per assicurarsi che fosse solo lui a sentire il suo cuore sul punto di esplodere. Ma anche lui era vittima della maledizione, e di intervenire non gli venne neanche in mente.
--__--
Twittatemi che io vi twitto i miei capitoli XD: https://twitter.com/FFMaxCasagrande
Scripta blog, il sito con cui sto mandando avanti la collaborazione che ha anche l'esclusiva di “Ars Arkana”: https://www.scripta.blog/
Ma lo sapevate che ho anche Instagram?: https://www.instagram.com/max_casagrande_dreamer/
Sono sempre alla ricerca di Beta-tester. Quindi, se volete, fatevi avanti!
Se avete un po' di tempo, fatemi sapere cosa ne pensate di questo capitolo con una recensione o un commentino qui sotto, mi fa molto piacere XD. (E poi divento più bravo!)
Se vi va condividete il capitolo, così divento famoso!!! \(^o^)/ (mai vero, ma comunque apprezzo :P).
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Frida e Dalì in versione bambola Kokeshi. Le Kokeshi sono bambole tradizionali giapponesi, originarie della regione di Tōhoku. Realizzate manualmente in legno, hanno un busto semplice cilindrico e una larga testa sferica. Io ne vorrei due così! 📷
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la mia vita al tempo del COVID-19 (giorno 17)
Prima delle restrizioni sulla circolazione che vietano gli spostamenti esterni al comune di residenza, ero solito recarmi almeno un paio di volte a settimana, in un piccolo bar di Fosdondo, una frazione di Correggio (RE). Si tratta di un bar essenziale: caffè, alcolici, qualche pasta e due pezzi di gnocco, gestito da un anziano barista dai modi sbrigativi e rudi. È un bar che ho scovato per puro caso, un giorno che mi dovevo recare a Reggio Emilia e per evitare il traffico della SS722 decisi di percorrere delle strade basse. E non saprei scriverti il motivo, perché, ma me ne sono subito innamorato. Frequentandolo, mi sono reso conto che, se ti intrattieni per qualche ora sorbendo caffè, o bevendo due dita di gin, la tua mente viene come cannoneggiata da un’infinito sciame meteoritico di pensamenti. Domande esistenziali, di cultura generale, o semplici irresistibili curiosità.
Dopo la mia ultima visita, queste tre domande hanno funestato le mie notti, affaticando oltremodo le mie meningi in cerca di una disperata risposta, e lasciandomi puntualmente, con la sensazione soggettiva di non avere tratto dal sonno l'adeguato beneficio. Pertanto oggi vorrei occuparmene.
– Una persona può brillare come una lucciola praticando uno stile di vita sano e mangiando alimenti adeguati? – Perché dopo aver udito, in modo del tutto casuale, un riff di una canzone di Cesare Cremonini, vengo assalito da stress, disturbi della mucosa gastrica, e in certi casi irritabilità del colon?
– Perché le prospettive di vivere nello spazio, fattibilità economica e tecnica della realizzazione delle Colonie Spaziali, a parte (è meglio ricordare che l’espressione “Colonie Spaziali” è stata bandita dal Dipartimento di Stato RSA a causa dei diffusi sentimenti anticoloniali così diffusi nel mondo) ci appare così accattivante?
Direi di partire proprio da quest’ultima domanda. Da quei paradisi di vetro e acciaio cromato che ci sono così familiari dai film di fantascienza degli ultimi sessant’anni – insieme all’eccessivamente rosea idea che per allora avremo raggiunto una conoscenza tecnologica illimitata – che di sicuro soddisfano ogni infantile fantasia di potenza. Ritengo probabile che i governi futuri, di fronte ai problemi del surriscaldamento globale (causato soprattutto dalla flatulenza bovina), i problemi derivanti dal caso della sovrappopolazione e i conflitti fra nazioni e individui per il possesso di risorse scarse e vitali (cibo e acqua) di cui questi hanno bisogno, congiuntamente alle perenni proteste NOVAX e NOTAV, finiscano per cedere alle pressioni economiche e politiche per lanciarsi nello spazio, e portare così tutte le nostre paturnie e malumori sui Gradini, dell’infinitamente grande Universo. Fra un secolo tutta la popolazione del nostro pianeta inizierà gradualmente a migrare nello spazio, abbandonando per sempre questo mondo di M. Mi immagino già i grandi sistemi di stazioni orbitali che inizieranno a girare attorno alla Terra, con i soliti stati che occuperanno orbite concentriche privilegiate, in un ordine di precedenza dettato dai rispettivi PIL. Stati Uniti, Cina e Giappone occuperanno presumibilmente le orbite più esterne, quelle nell’etere chiaro e stellato, mentre Germania e resto dell’Europa, sempre più impoveriti e fiaccati dall’inflazione, gireranno più in basso, fra i detriti e gli scarichi dei cessi, insieme all’Uganda e allo Yemen. La Russia, essendo la nazione più grande del mondo potrà prendersela comoda e godersi per un po’ una sorta di Terra no soldout, fino a quando Vladimir Putin (un Putin androide) punterà direttamente a colonizzare un pianeta tutto suo. Anche l’India, se continua così, karma permettendo, molto probabilmente finirà col cacarci in testa. Regno Unito dopo un primo momento, ingaggerà una Brexit che porrà fine all’adesione del UK da qualsiasi tipo di Unione Spaziale. Sì, di certo ci saremo anche noi, con i nostri deputati, il nostro fottuto governo e la fottuta opposizione che una volta in orbita discuteranno – nella loro aula sferica in vetro di titanio – sulla trasparenza degli accordi preliminari di quando cent’anni fa, furono acquistati i vaccini contro il virus del Covid-19 o se sia il caso di far giocare a oblò chiusi la miliardesima finale tra Juve e Inter di Coppa del Nonno. Anche per quel che riguarda il panorama urbano con cui ci apparirà la Colonia Spaziale Italiana, possiamo farci un’idea guardandoci intorno già fin da adesso, qui sulla Terra: i viadotti scalcinati lungo la rete autostradale, l’edilizia post-sisma 2009 de L’Aquila e del suo territorio circostante (che come si legge su un report ufficiale messo a disposizione dall’URSA Ufficio Speciale per la Ricostruzione L’Aquila, ha subito un ulteriore rallentamento proprio in questi giorni, a causa delle restrizioni legate all’emergenza Covid-19 che “a oggi bloccano i cantieri”), che in dieci anni è costata risorse per un valore superiore a 18 miliardi di euro. E ancora: cosa pensate quando vi capita di prendere un ascensore all’interno di un palazzo di qualche anno fa, un tempo ultramoderno, e ora lento, stretto, devastato e imbrattato? O quando vi perdete nei corridoi circolari del nuovissimo Ospedale di Baggiovara (MO)? Quelli che lasceranno al fine il nostro pianeta, non lo faranno per una serie di radiose città celesti stile Le Corbusier, ma per squallidi palazzi di terz’ordine, perennemente “in fase di”: in fase di terminazione, in fase di ripristino, in fase di programmazione, in fase di progettazione, in fase di attuazione, in fase di collaudo, et cetera…
Io provo un brivido, tutte le volte che indirettamente, un governo prova a mettere piede nella mia fantasia, parlando di “futuro nello spazio”, e no, non c’entra la mia legittima previsione di poco funzionale, e squallida edilizia, ma quello che mi da il voltastomaco, è immaginarmi i futuri inquilini. Sì, i primi abitanti delle Colonie Spaziali che non saranno tipi alla buona coma Armstrong o Louell, non avranno i modi e il sorriso di Samantha Cristoforetti, ma saranno un esercito di ambiziosi cervelloni al soldo delle multinazionali, pianificatori governativi e burocrati aerospaziali. La solita minestra riscaldata ragazzi, il solito semolino per cervelli senza denti. La cultura italiana inclinerà come al solito per l’engagement e le sue molteplici bassezze, puntualmente in ritardo di decenni. L’uomo di 1000 anni fa è uguale all’uomo di oggi. L’uomo del futuro, l’inquilino delle Colonie Spaziali, profugo, infernale e grottesco attanagliato dalla fame di cazzate, che spia, che odia, anche… con l’unica differenza che le grandi Stazioni Spaziali, continueranno a girare, traendo la loro luce dal sole, e le loro tenebre dalle menti dei propri abitanti.
E ora cercherò di dare una risposta alla domanda se una persona può brillare come una lucciola praticando uno stile di vita sano e mangiando alimenti adeguati? No. La risposta è no, purtroppo! Le lucciole, creature magiche e fantastiche, emettono luce tramite una reazione chimica, un processo di bioluminescenza tra luciferina e luciferasi, rispettivamente una proteina e un enzima. I geni atti a produrre tali sostanze chimiche sono presenti in una varietà di specie bioluminescenti che vanno dai pesci degli abissi, ai batteri agli insetti. Per quanto riguarda i mammiferi, inclusi gli esseri umani, non sono provvisti di tali geni e non sono dunque in grado di produrre luce per via naturale. Perciò la risposta è no… non brilleremo nemmeno se mangiassimo chili di cibo adeguato, ossia luciferina, che tra l’altro è estremamente costosa, 200 euro al grammo. Per tanto attualmente, all'uomo non rimane altro che, scoprire e far risplendere una luce, la sua, se non vuole ricondursi al mero riflesso di questo e di quello o peggio, di se stesso.
Sì ragazzi, vi conosco, so che state fremendo che non state nelle pelle in attesa della risposta alla domanda su Cesare Cremonini e, non per un eccesso di zelo di chi scrive, ma perché si tratta di un problema che interessa una parte considerevole di voi. Per rispondere a quest'ultimo quesito dovremo fare un breve excursus in un recente passato: 1999, “la fine del millennio” come la definì a suo tempo il Profeta di Zocca in una delle sue tante lapalissiane canzoni. Ci attendeva un nuovo decennio del calendario gregoriano, la Chiesa cattolica si preparava a celebrare il Grande Giubileo del 2000, Primo gol in serie A di Cassano, muore Stanley Kubrick, la Microsoft realizza MSN Messenger Service, sempre più persone entrano in paranoia per le scie chimiche e soprattutto per Il Millennium bug (in italiano Baco del millennio), conosciuto anche come Y2K bug, è il nome che venne attribuito ad un difetto informatico (bug) che si manifestò al cambio di data della mezzanotte tra venerdì 31 dicembre 1999 e sabato 1º gennaio 2000 nei sistemi di elaborazione dati. Il problema si rivelò poi di portata nettamente inferiore alle aspettative, (secondo le fonti ufficiali), grazie soprattutto alle misure di precauzione adottate nei due anni precedenti.
Musicalmente parlando la moscissima rotazione di MTV insisteva con l'intramontabile "Kiss Me" dei mai più visti Sixpence None The Richer (in effetti chi ne ha più sentito parlare?), oltre a Britney e Christina che erano agli esordi. Secondo i più, la nuova canzone di M. del Blasco era un segnale evidente che il nostro paese era sul punto di uscire finalmente dal Basso Medioevo Musicale, con un po’ di fortuna aveva l’occasione per scrollarsi finalmente dai timpani Biagio Antonacci con la tricorde "Mi Fai Stare Bene”, l’afono, rauco & roco cantautore, chitarrista, regista, scrittore, sceneggiatore e produttore discografico italiano di Correggio (RE), Luciano Ligabue detto Liga, e soprattutto il dislalico, disfasico, affetto da blesità Jovanotti con la neonata figlia a cui dedicava video in Super8 e canzoni piene di zeppole, lische, S moscie ed S sifule... Ma niente da fare… l’ira improvvisa di un Dio rancoroso e vendicativo distrusse per mano della sua stessa divinità ogni speranza e inviò sulla Terra i Lunapop. Si tratta di cinque sbarbatelli brufolosi (ricchi ma che fanno gli scoppiati su e giù per l’hinterland borghese Bolognese), capitanati da un giovane bullo con i capelli tipo Mirko dei Bee Hive di nome Cesare Cremonini. Nel loro primo e (per fortuna) unico album dal titolo ...Squérez? – che ci fa sapere Cesare: “nel linguaggio Lùnapop significa merda” – (simpatico come le tasse)… Traggono il singolo, tormentone del millennio 50 Special, che istigò una generazione di giovani all’amore per le marmitte, a risolvere i propri problemi sfiorando i 90 nei centri abitati e ogni volta che dovevano recarsi a una cazzo di festa. Rimane un mistero l’uso poetico che Cesare & CO. fecero della punteggiatura. I puntini di sospensione che anticipano il titolo, ad esempio sottintendono qualcosa che veniva, che era stato scritto prima? O, dal momento che sono attaccati alla lemma, si tratta di un maldestro tentativo di annettere …Squérez?, a quel gruppo di suoni onomatopeici da tempo sdoganato dal linguaggio dei fumetti? Tipo Bang, slam, chomp... Infine, il punto interrogativo dopo Squérez, si trova lì, per caso o perché stai ponendo una domanda a me che lo sto leggendo? In questo caso, sei serio? A me domandi se il tuo robo è una merda? Chiedo venia per questa introduzione verbosa, ma assolutamente necessaria, per dare una risposta alla nostra domanda. Una risposta relativamente semplice. Il buon Cesare che fin da piccolo (ci fa sapere) ha studiato pianoforte: Chopin e Beethoven, ma amava le canzoni dei cartoni animati, allorché adolescente prese ad annotare brevi racconti, poesie e canzoni su un quaderno, ( i cliché Cesare, i cliché…!!! Qual’è l’adolescente che non l’ha fatto?), dopo aver tentato invano, di ideare un nuovo idioma insieme a quattro butterati dediti a infrangere i limiti di velocità e alle droghe leggere, alla fine, oggi Cesare Cremonini è maturo, e piace anche alle mamme. Si tratta di uno splendido esemplare di piacione mascalzone italico, cantautore, musicista, scrittore e attore italiano, interprete di canzoni impegnate testi impegnati del tipo: “Se mi lancio in un'aiuola casco e non mi faccio…” (Ancora con questi puntini di sospensione?) “Sognavi di essere trovata/su una spiaggia di corallo una mattina/ dal figlio di un pirata/ chissà perché ti sei svegliata?” (seriamente?)… Testi che denotano un’ottima, eccellente padronanza dell’arte della versificazione, prediligendo schemi di rime alternate e soprattutto baciate. Trattandosi dell’ennesimo sottoprodotto sovraesposto e sovraprogrammato in radio, di una scena musicale, quella italiana, praticamente inesistente… Non deve meravigliarci se l’ascolto dei suoi brani, anche parziale, può causare nausea e altri sintomi a livello gastrico, meglio noti come gastrite nervosa e SCI Sindrome del Colon Irritabile.
In verità cari amici, non è colpa sua, in fondo, ha atteso una recente intervista sull’ultimo numero di Vanity Fair (di cui è direttore artistico) per parlarci della parola “vivere” e per dar sfoggio oltre che dei suoi nuovi mocassini dorati, della sua apprezzabile onestà intellettuale, definendosi l’alter ego di Roger Rabbit. Che dolce… qualcuno glielo dica per favore, che si tratta di un coniglio cartone animato. Insomma ragazzi con Cesare e non solo, è evidente che qualcosa è andato storto nella scena della musica Italiana. Quasi mezzo secolo fa, nel luglio del 1972 la RCA Records pubblica un capolavoro assoluto della musica mondiale The Rise and Fall of Ziggy Stardust and the Spiders from Mars di David Bowie, negli stessi anni i pezzi più ascoltati in Italia erano: “Un grande amore e niente più” di Peppino di Capri, e “I giorni dell’arcobaleno” di Nicola di Bari.
P.S. L’album dei Lunapop si è aggiudicato 3 dischi di diamante ovvero oltre 1 600.000 copie vendute. Cari Cesare, Biagio, Liga, Jova, Peppino e Nicola, è proprio il caso di dire che voi ci avete messo del vostro, ma la maggioranza degli ascoltatori italiani ascolta proprio de la …Squérez?
Fine giorno17
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Non solo il mondo è piatto. Ma ha pure delle 'porte' come nel videogioco Pac-Man, che consentono di entrare da una parte e uscire dall'altra. La (a dir poco) bizzarra teoria è stata esposta al raduno mondiale dei "terrapiattisti" che si è tenuto in Gran Bretagna, nelle West Midlands. Oltre 200 persone hanno ascoltato le teorie di nove speaker, uno dei quali ha negato l'esistenza della forza di gravità.
LE DUE SEDICENTI «PROVE SCIENTIFICHE». L'idea che la Terra sia simile allo spazio in due dimensioni di Pac-Man ha subito suscitato l'ilarità del web. A sostenerla è stato il musicista Darren Nesbit, il quale ha citato «due prove scientifiche» per dimostrare che il nostro pianeta non sarebbe sferico. Curiosi di conoscerle? Eccole qui. La prima è che «basta uscire di casa per accorgersi che il pianeta chiaramente non è in movimento». La seconda è che «non importa dove vivi su questa presunta sfera, sembra sempre che tu stia sulla sommità, mentre qualcuno dovrebbe vivere di fianco e altri a testa in giù».
L'IPOTESI PAC-MAN. L'unico "problemino" di tale teoria, secondo Nesbit, è il fatto che effettivamente sia possibile viaggiare sempre in una direzione e tornare al punto di partenza. Ma qui entra in gioco Pac-Man: «Una possibilità logica è che lo spazio-tempo si richiuda. In questo modo, quando si arriva ad una estremità, si ricompare dall'altra», argomenta Nesbit. Ma la sua teoria non è l'unica idea bizzarra presentata al raduno mondiale dei "terrapiattisti".
LA GRAVITÀ? «NON ESISTE». David Marsh, per esempio, un altro degli speaker, ha affermato di aver «distrutto la teoria del Big Bang» e che studiando il movimento della Luna si può dedurre che «la gravità non esiste, esiste solo l'elettromagnetismo». Mentre secondo Martin Kenny «la Terra è formata da quattro anelli concentrici, ognuno con il suo Sole e la sua Luna».
IL SEGUITO DEI TERRAPIATTISTI. Difficile dire quanto seguito abbiano i "terrapiattisti". Di sicuro c'è però che la Flat Earth Society, la più antica delle loro organizzazioni, ha circa 600 membri. E che un recente sondaggio di YouGov su oltre 8.200 americani ha registrato che il 2% del campione «ha sempre creduto che la Terra sia piatta», mentre un 5% «crede che sia sferica ma ha dei dubbi».
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▪️"Nona si avvicinò alla cattedra. Vi era posato tutto un assortimento di oggetti intriganti, tra cui tre libri rilegati in pelle e un voluminoso registro con accanto una penna d’oca e un calamaio. Soprattutto, la incuriosirono un teschio di cane, un cristallo trasparente lungo quasi due spanne e troppo largo per chiuderci attorno la mano, e una sfera bianca lucida posata su una base d’ottone. Quest’ultima calamitò la sua attenzione finché non ci si ritrovò accanto, urtando la scrivania con le ginocchia. «Questa cos’è?» Nona posò il dito sullo smalto bianco della palla, scoprendola ruvida al tatto, con dei minuscoli rilievi che catturavano la luce. Era poco più grande della sua testa e perfettamente sferica. Un supporto la sosteneva di sopra e di sotto, permettendole di ruotare. E tutto attorno alla parte centrale, come una cintura, c’era una sottile striscia colorata, non più spessa di un pezzo di spago. «Non toccare! Sai come si arrabbierebbe la Maestra di Accademia!» Clera fece scansare Nona con una gomitata e subito contravvenne alla sua stessa raccomandazione, facendo girare l’oggetto sui perni. «È il mondo, tonta.» «Il mondo?» "▪️ Questo solo un piccolo estratto che ho citato nella mia tappa del BlogTour dedicato al romanzo. Vi parlo dell'ambientazione. Nella mia mente i luoghi descritti nella storia sono molto scuri, tetri, freddi,... Passate sul blog per leggere tutto 😉 🔺Vi incuriosisce il romanzo? #NonaGrey #MarkLawrence #OscarVault #giftedby #booksofinstagram #bookblogger #booknerd #bookstagrammer #booklovers #book #bookish #leggere #leggerechepassione #reading #leggeresempre #booknow #leggerefabene #bookblog #booklover #read #booklove #bookshelf #amoleggere #libridaleggere #freepik #viaggiatricepigra
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