#tavolo da cucina
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restauroperego · 1 month ago
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Vendo Tavolo allungabile liberty antico su Wallapop
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pier-carlo-universe · 2 months ago
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Natale alla Ludoteca “C’è Sole e Luna” Alessandria: un mese di magia per grandi e piccini.
Laboratori, spettacoli e momenti di condivisione per celebrare le festività natalizie.
Laboratori, spettacoli e momenti di condivisione per celebrare le festività natalizie. ALESSANDRIA – Anche quest’anno, la Ludoteca Comunale “C’è Sole e Luna” si prepara a festeggiare il Natale con una serie di attività creative e coinvolgenti. Dal 9 dicembre, le porte della Ludoteca si apriranno per accogliere bambini e famiglie con un calendario ricco di laboratori, letture animate e…
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sonia-gil · 1 year ago
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Deck - Contemporary Deck Inspiration for a huge contemporary side yard outdoor kitchen deck remodel with a pergola
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marymars-shop · 1 year ago
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Contemporary Deck Example of a huge trendy side yard outdoor kitchen deck design with a pergola
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deshiknaves · 2 years ago
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Contemporary Deck Example of a huge trendy side yard outdoor kitchen deck design with a pergola
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mauratron · 2 years ago
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Deck - Contemporary Deck Inspiration for a huge contemporary side yard outdoor kitchen deck remodel with a pergola
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ross-nekochan · 1 month ago
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Oggi pomeriggio in tarda ora di pranzo, una coinquilina giapponese entra in cucina dicendo:"C'è una persona che sta perdendo molto sangue, dice che è tutto a posto ma sono preoccupata non so che fare...".
Io e altri indiani che eravamo al tavolo siamo saliti su per controllare ed effettivamente c'era del sangue a terra fino alla stanza di questa persona. Alcuni indiani gli hanno parlato, ma lui continuava a dire che andava tutto bene. Gli indiani hanno anche detto che sembrava molto ubriaco.
La manager dello stabilimento non sembrava esserci per cui la coinquilina giapponese ha provato a chiamarla al telefono senza successo. Allora ha chiamato l'azienda che gestisce le varie share house e ha spiegato la situazione e le è stato detto che avrebbe chiamato la manager per farla venire qui.
Qualche ora fa poiché era ora di cena ed eravamo di nuovo tutti giù in cucina, la coinquilina giapponese mi aveva detto che voleva andare a controllare ma che non voleva andare da sola, per cui l'ho accompagnata.
Il ragazzo (che poi abbiamo scoperto essere malesiano, perché la coinquilina pensava fosse giapponese) era tutto ricoperto di sangue sia in faccia che sulla t-shirt bianca. Gli ho chiesto se aveva bisogno che chiamassimo l'ospedale o l'ambulanza e lui diceva di no. Ad un certo punto mentre stavamo andando via, ha cominciato a tremare e a fare come per svenire, ma ci siamo spaventate e invece di soccorlo ce ne siamo andata mentre lui richiudeva la porta. Io ho detto che secondo me qualcuno andava chiamato, ma la coinquilina ha detto che l'ambulanza qui in Giappone si paga tanto e che forse lui non vuole per questo dice che va tutto bene.
Alla fine nessuno ha fatto né chiamato nessuno, ma quello che ha detto la coinquilina giapponese al fidanzato (ossia l'altro ragazzo italiano che è qui) ad alta voce (quasi sicuramente affinché io sentissi) è stato:"Non penso di chiamare perché un po' è responsabilità sua se è ubriaco e poi perché a volte i turisti si stupiscono della gente che si ubriaca per strada e che nessuno li aiuta però si fa così... e io sono di Tokyo quindi purtroppo si fa così... quando ce ne sono così tanti non si può fare altrimenti...".
Questo per dire che tutti ad elogiare i giapponesi che sono sempre gentili e che si fanno in quattro per aiutarti di qua e di là, quando la verità dei fatti è che sono capaci pure di lasciarti morire, in caso, specie se sei ubriaco (o si suppone tu lo sia).
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c-ity-0f-demons · 2 years ago
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E qui vedete il livigraffio fatto al tavolo della cucina perché sono veramente imbranata
Comunque non so da voi ma a Perugia si muore seriamente di caldo, si stava molto meglio in Puglia 🫠
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angelap3 · 2 months ago
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Fiabe classiche
Il soldatino di stagno
C'erano una volta 25 soldatini chiusi in una scatola tutti perfettamente uguali poiché erano nati dallo stesso cucchiaio di stagno.
La prima cosa che sentirono quando si aprì il coperchio della scatola fu"evviva i soldatini di stagno"era il bambino che li aveva ricevuti per regalo di compleanno .
Al bambino piacquero molto ma quello che lo colpì più di tutti fu l'ultimo soldatino perché aveva una sola gamba(purtroppo lo stagno per terminarlo era finito)ma se ne stava in piedi perfettamente nella sua divisa rossa e blu fiero con il fucile in spalla.
Sul tavolo dove erano stati appoggiati vi erano molti giocattoli ma quello che attirò più di tutti l'attenzione del soldatino di stagno fu un castello di carta, davanti al castello c'erano degli alberelli e vicino alla porta una ballerina anche lei fatta di carta ,ma con la gonna di chiffon ed un nastrino azzurro dietro la schiena
La fanciulla aveva le braccia allargare e teneva una gamba talmente in alto che il soldatino pensò che anche lei fosse senza .
"Oh com'è bella sarebbe la sposa per me!,ma lei vive un un castello e io in una scatola,non e 'certo posto per lei,ma devo tentare lo stesso di conoscerla!"
Cosi quando venne la sera e i soldatini furono rimessi nella scatola,lui però si nascose dietro ad una scatola da dove poteva vedere meglio la sua ballerina .
Durante la notte i giochi presero vita,lo schiaccianoci faceva le capriole,i soldati giocavano alla guerra e il gesso scrivevs sulla lavagna,solo il soldatino e la ballerina non si mossero,impegnati a guardarsi per tutta la notte
Suonata la mezzanotte ad un tratto dalla scatola uscì un diavoletto(o troll,) che disse "ehi soldato smettila di guardare là e prestami attenzione"!
Ma il soldatino non si curava di lui "bene disse il diavoletto,domani vedrai cosa ti succederà "!
La mattina dopo il soldatino fu messo sul davanzale della finestra aperta,non so se fu il diavoletto o una folata di vento,ma il soldatino cadde di sotto.
Il bambino andò a cercarlo ma d'improvviso arrivò un acquazzone e il ragazzino fu costretto a tornare in casa,così il soldatino rimase sotto la pioggia battente .
Appena cessata la pioggia due monelli che passavano di lì videro il soldatino ,lo presero e lo misero su di una barchetta di carta e lo fecero scorrere su di un rigagnolo.
La corrente era talmente forte che finì dentro una fogna,lì c'era un odore terribile e un buio pesto,avrebbe pianto dalla disperazione ma non lo fece perché lui era un soldato .
La corrente venne sempre più forte e la barchetta si ruppe e il soldatino fini in un canale di scolo,poi in un fiume .
"Oh povero me chissà che fine farò,non rivedrò più nemmeno la mia amata ballerina "e mentre pensava questo fu ingoiato da un pesce.
Il giorno dopo il pesce fu pescato e venduto al mercato e finì in una cucina dove una cuoca lo tagliò.
Dallo stomaco del pesce uscì il soldatino ,la cuoca lo prese e lo portò in salotto dove tutti volevano vedere l'uomo che aveva viaggiato nella pancia di un pesce,ma lui non si insuperbi ".
Ma come era possibile era finito nella stessa casa dove era prima,c'era lo stesso bambino ,gli stessi giocattoli e c'era anche lei si era ancora lì dentro il suo castello con la sua gamba alzata, il suo fiocco azzurro ,la sua gonna di chiffon che lo guardava compiaciuta .
Il soldatino voleva piangere lacrime di stagno tanto era felice ma non gli si addiceva,solo il diavoletto era arrabbiato per il suo ritorno .
Ad un tratto il bambino prese il soldatino e lo gettò nella stufa,senza alcun motivo,,forse istigato dal diavoletto.
Il soldatino vide una gran luce,poi senti un gran calore, ma lui non sapeva se era il fuoco o la fiamma dell'amore e mentre pensava questo guardava la sua ballerina e lei guardava lui,poi si sentì sciogliere.
Ad un tratto si spalancò una porta e una folata di vento spinse la ballerina che come una silfide volò proprio accanto al suo soldatino poi sparì con una fiammata
Il giorno dopo la domestica andò a pulire la stufa ,trovò un piccolo cuore di stagno con con intorno un fiocco azzurro.
Hans Christian Andersen
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restauroperego · 5 months ago
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Vendo Tavolo a bandelle noce epoca 1820 su Wallapop
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a--piedi--nudi · 2 months ago
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Verso le nove il sole del mattino entra dalla finestra e si posa sul divano, faccio il caffè e lo bevo seduta lì, nell'angolino scaldato dalla luce. Ho una tazza nuova, bella, color sabbia e verde chiaro. Attraverso la tenda vedo l'ombra del pettirosso che vola e saltella beccando il pane. Piccolo, dolce, panciuto pettirosso, quando lo vedo mi si apre il cuore; piccolo lui, grande l'ombra, questo pensiero potrà servire in futuro. Il sole resterà fino alle 11:00 poi la vecchia casa disabitata lo nasconderà; tornerà più tardi per il caffè del pomeriggio. Pochi metri quadri di sala-cucina sembrano una reggia. Ogni mattina ringrazio per questa gioia. In poco spazio la colazione, il caffè, una lettura sul divano e la coperta, la ginnastica sul tappeto, la preparazione del pranzo, mangiare con la tavola apparecchiata oppure, ogni tanto, all'orientale inginocchiata davanti al tavolino basso. Non amo molto lavare i piatti, vorrei poter chiudere gli occhi, muovere il naso come in "Vita da strega" e trovarli già puliti ma non funziona così. Lavare i piatti per chi è pigro può essere un esercizio spirituale. Quando è tutto pulito e accatastato per l'asciugatura il sole fa capolino sull'altro lato della vecchia casa e delicato entra ad appoggiarsi sul mobile della sala. Posso fare il secondo caffè, leggero, però, perché ormai apprezzo più il rito del sapore e mi è sufficiente poca polvere. Basta che sia caldo e profumato. In questa meridiana domestica mi piazzo sul pouf, appoggio la schiena al mobile, anche la testa e chiudo gli occhi. Un sorso di caffè e poi di nuovo gli occhi chiusi: la luce attraversa le palpebre rendendo giallo-arancione il buio dietro gli occhi. Potrei essere in Grecia, su una spiaggia assieme a Leonard Choen oppure al fiume, chissà dove. Questa cosa dei pochi metri quadri mi affascina molto ma temo non sarebbe la stesa cosa senza la luce diretta del sole. Potremmo farne un'analisi interiore. Potremmo. Se ho l'ispirazione giusta il pomeriggio posso giocare un po' con la terra e fare oggettini, così cucina e sala diventano un mezzo laboratorio, mezzo tavolo della cucina per fare la lastra e poi il tavolo basso davanti al divano per sistemare i dettagli. Dal computer esce la voce di Marguerite Yourcenar che racconta della sua vita e di Adriano, Micia sonnecchia sul divano, sembra aderire con piacere a questa vita di cose semplici. Siamo fortunate. Fuori fa freddo. C'è chi non ha pochi metri quadri, il dolore gronda ovunque, terribilmente bussa alle porte, si appoggia con mani pesanti e stanche agli stipiti delle finestre. Abbiamo fatto sempre la guerra, sempre. E dentro me? Quanta guerra c'è? Tanta mioddio, tanta. Tanta da fare paura. Ora cerco di capire come posso fare a darmi pace. Ora.
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libero-de-mente · 19 days ago
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La tazzina con il caffè, rigorosamente macchiato, mi guarda. Sono seduto al tavolo in cucina, in questa frastornata mattina domenicale. Dalla schiuma formata dal latte alcune bollicine d'aria formano una faccina sorridente. La mia pareidolia, una illusione subcosciente che mi fa vedere cose e forme antropomorfo, è sempre stata molto viva e forte in me. Ma in questa tazzina di caffè fumante riuscirebbe a vederci uno simile sorridente.
Tra me e la tazzina di caffè, questa mattina, risulta lei la più vitale. Pago il pegno di una nottata all'insegno del divertimento: in discoteca.
Ho passato decenni in discoteche più o meno note del Nord Italia, sia durante i miei vent'anni che i miei trent'anni. Poi gli impegni lavorativi, famigliari e una forma di rigetto per i locali affollati mi hanno allontanato da questo mondo. Ripenso a ieri sera, il sabato sera.
Per quelli della mia generazione il sabato sera è "la febbre del sabato sera". Quante volte ho vissuto la cerimoniale preparazione all'evento. La doccia, lavandosi parti del corpo che non si sapeva di avere. Il vestirsi in maniera adeguata e con abiti adatti all'evento, manco fossimo Jiulian Kay, il personaggio interpretato da Richard Gere in American Gigolò. Il gel nei capelli, la pettinatura e la cura dei dettagli, come se fossimo Tony Manero. Fino al profumo e alla maniacale pulizia del cavo orale con il Colgate zeppo di fluoro.
Uscire di casa e salutare i genitori, non notare i loro sguardi misti a preoccupazione e raccomandazioni. Particolari che ora interpreto benissimo visto il mio ruolo di genitore. Gli occhi azzurri di mio padre, scavati dalla fatica che supplicavano un mio comportamento dignitoso in quei locali, che quelli della sua generazione chiamavano "balere".
Ieri sera in auto ho rivissuto quei momenti, ero eccitato stavo andando in discoteca. Figo!
La musica alla radio, quella giusta, quella di "attesa" che scalda i timpani e gli altri sensi per una serata all'insegna del divertimento. Ripercorro strade che ho fatto chissà quante volte, quanti sabati sera. Uno diverso dall'altro. Sempre con la speranza che quello sarebbe stato il sabato sera giusto.
Sono così assorto nei miei pensieri che non mi accorgo che... che...
- Papà, oh pa' siamo arrivati - la voce è quella di figlio n. 2 Eric Draven che mi riporta alla realtà - guarda che l'ingresso è qui! - Ah si, cavoli, metto la freccia e accosto. È qui che ti aspettano i tuoi amici? - Sì, sì all'ingresso. Niente pensilina esterna questa sera. - Ma tornate in auto? - No papà, ci siamo fatti tutti accompagnare dai propri genitori. Chi rischia il ritiro della patente o il fermo dell'auto con il nuovo Codice della Strada. - Capisco. Eccoci arrivati. Mi raccomando "fai il bravo e stai sempre attento" - oramai è una raccomandazione che, credo, gli ripeterò anche se dovessi campare fino a cento anni. - Si, tranquillo - mi schiocca un bacio sulla guancia - e per favore, appena arrivi a casa mandami un messaggio. - Si, tranquillo anche tu. - Papà, l'ultima volta sei crollato sul divano e sono rimasto in pensiero - me lo dice quasi come un rimprovero, mentre scende dall'auto per rifugiarsi tra abbracci e le pacche sulla schiena dei suoi amici.
Ok in discoteca ci è andato Eric, non io, ma durante il viaggio ho vissuto quelle emozioni. Quando cominciai a guidare io non c'era l'obbligo nemmeno delle cinture di sicurezza o del casco se eri in moto. Altri tempi, anzi era un'altra dimensione.
Le auto tirate a lucido e profumate, oltre a noi ragazzi della notte. Me li ricordo i sorrisi e gli sguardi dei miei amici, che poi erano di riflesso anche i miei, erano quelli della speranza in un grande futuro, che avrebbe potuto incominciare proprio a ogni singolo sabato sera.
Così, nel rientrare in una casa che mi aspetterà silenziosa, ho ripensato a quei sabati sera. A molte situazioni. Come quella sera che, sapendo di trovare sulla strada delle ragazze autostoppiste per raggiungere la stessa meta, decidemmo di mettere Marco nel portabagagli della Citroën Pallas chiamata "squalo", guidata da Roberto, a fare la voce fuori campo. Così dopo aver fatto accomodare in auto le due ignare ragazze, Marco dal capiente portabagagli, iniziava a pronunciare parole come "curva a destra", "curva a sinistra", "stop" e altre parole capendo i movimenti dell'auto d'inerzia prodotta.
Le ragazze erano stupefatte, chiesero subito che voce fosse quella. Le raccontammo che era la voce di un computer di bordo. Ci credettero. Almeno credo, o per lo meno fino al momento in cui Roberto frenò bruscamente per evitare un tamponamento e fece sbattere la testa al povero Marco. Che cominciò a imprecare.
Raccontammo alle due autostoppiste del sabato sera che il computer "aveva una valvola rotta", quindi di perdonarle per il linguaggio scurrile del diabolico marchingegno. Mi ricordo che piansero anche l'acqua del battesimo dalle risate. Tanto che arrivate in discoteca, dopo averci ringraziato, corsero in bagno a rifarsi il trucco. Avevano il mascara che arrivava sui loro colli.
Tralascio di riportare cosa disse Marco quando lo facemmo uscire dal portabagagli. Alla fine finì tutto in abbracci, risate e pacche sulle schiene. Come questa sera tra Eric e i suoi amici. La storia si ripete. Spero solo che i suoi traguardi, quelli che raggiungerà, siano migliori e più appaganti di quelli raggiunti da me.
Meglio bere questo caffè, rigorosamente macchiato, che ha smesso di sorridere. Anche se ora ci vedo il profilo di un unicorno.
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unquadernino · 2 months ago
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Non amo particolarmente il fatto che da quando la mia vita è diventata un casino completo in fatto di spostamenti e lavoro e tirocinio, io e F riusciamo a vederci sempre e solo per cena. Non mi piace perché è il momento in cui siamo più stanchi. La mattina, quando sono sola, studio, bevo una tisana, e spesso vado via prima che torni. Però da sempre abbiamo questa tradizione, che è una mia abitudine, di lasciare sempre un bigliettino sul tavolo della cucina. Credo per comunicare cose che semplicemente non avevamo la forza di comunicare la sera prima. Cose da ricordare. Sensazioni da condividere senza tanti giri di parole
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volumesilenzioso · 3 months ago
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raga io sto crepando dalle risate
diego stasera ha bevuto tanto perché mia madre non gli ha tolto l’acqua (stava con lui mentre io e mia sorella eravamo da nonni). siamo tornate a casa e dopo un po’ diego ha iniziato a correre pisciando intorno a tutto il tavolo della cucina e lungo la sala. non riesco a smettere di ridere
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fumekara · 9 months ago
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su Jaehwan:
senza lubrificante, senza protezione, tutta la notte, tutto il giorno, dal pavimento della cucina al sedile del water, dal tavolo da pranzo alla camera da letto, dal lavandino del bagno alla doccia, dalla veranda al balcone, in verticale, in orizzontale, quadratico , esponente al, logaritmico, mentre ansimo, urlo e vedo la luce, missionario, cowgirl, cow girl al contrario, alla pecorina, indietro, avanti, di lato, sottosopra, sul pavimento, nel letto, sul divano, su una sedia, trasportato contro il muro, fuori, in treno, in aereo, in macchina, in moto, sul pianale di un camion, su un trampolino, in una casa gonfiabile, in piscina, piegato, in nel seminterrato, contro la finestra, hanno il maggior numero di arricciamenti delle dita dei piedi, inarcamento della schiena, tremore delle gambe, pulsazione del cazzo, prima stretta, ronzio alle orecchie, sbavatura in bocca, stretta del culo, naso che tira su col naso, lacrimazione degli occhi, rotazione degli occhi, spinta dei fianchi, terremoto, presa delle lenzuola , schioccare le nocche, abbassare la mascella, strapparsi i capelli. jitterbug dei denti, blog mentale, rapimento dell'anima, iperstimolazione, vile, sciatto, che induce lamenti, straziante il cuore, formicolio alla colonna vertebrale, rottura della schiena, atroce, zampillante, cremoso, bestiale, mordersi le labbra, sfidare la gravità, mangiarsi le unghie, sudare, calciare i piedi, mente soffio, tremore del corpo, orgasmo, rottura di ossa, fine del mondo, creazione di un buco nero, distruzione dell'universo, subdolo, delizioso, sorprendente, delizioso, delizioso, incredibile, intorpidimento del corpo, corteccia degna, non riesco a camminare, annuire con la testa, evaporazione dell'anima, vulcano in eruzione, Sudore intenso, voce spezzata, tremore, lenzuola bagnate, capelli inzuppati, sbalordimento, bloccaggio delle labbra, desquamazione della pelle, rimozione delle ciglia, allargamento degli occhi, schiocco della figa, stravolgimento delle unghie, tagli alla schiena, spettacolare, distruzione delle cellule cerebrali, strappo dei capelli, interruzione dello spettacolo, magnifico , unico, straordinario, slanciato, fenomenale, bava alla bocca, paradisiaco, risveglio, tanghi di diavoli, potresti mettere una bomba nucleare dentro di me e ti cavalcherei comunque.
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chouncazzodicasino · 4 months ago
Note
Nel pratico la tua soluzione di andare per mercatini, rigattieri e soffitte/scantinati di persone la vedo davvero poco realizzabile.
Perché? È di sicuro una soluzione meno istantanea ma si fa.
Io quando ho dovuto arredare casa non avevo i soldi per comprare tutte le cose che mi servivano. Ho preso vari mobili da conoscenti, parenti e amici. Una scrivania da una mia zia, un comò da mia madre (comò che lei negli anni 70 aveva ricavato togliendo le gambe da un vecchio mobile console da soggiorno e pitturato), credenze dalla mia famiglia, divano (che ho ancora) preso da un conoscente di mio zio a cui era appena morta la suocera che si era da poco rifatta i divani, pentole stoviglie piatti e piattini da mia zia che stava vendendo una casa in campagna, poi altre pentole e padelle da uno zio che ne aveva troppe, servizi di piatti da un amico, i vecchi kallax della mia stanza da adolescente sono stati le mie librerie fino a due anni fa in questa casa. Il bancone del mio negozio? Sai quanto costa un bancone vero da negozio? Troppo per me. Quindi ai tempi sono andata da ikea e ho comprato il sotto di una cucina che ho pannellato dietro, co' ste mano, con dell'mdf e coperto con una carta da parati. Il tavolo dove facevo le consulenze a lavoro? Era una vecchia scrivania di banca, bellissima, intarsiata e marchiata con stemma, che ho preso a 80 euro al mercatino.
Ci metti più tempo rispetto ad andare in un negozio, magari in una grande catena, e ordinare tutto lì? Certo.
Ma funziona così anche tra i miei amici, se qualcuno cambia un mobile chiede sempre agli altri se può servire, come tappeti, sedie, comodini. Noi lo facciamo e trovo sia utile.
Poi io sull'arredamento di casa faccio poco testo, casa mia è una bellissima accozzaglia di cose senza senso e colori.
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