#strage di capaci
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“Giovanni, ho preparato il discorso da tenere in chiesa dopo la tua morte: “Ci sono tante teste di minchia: teste di minchia che sognano di svuotare il Mediterraneo con un secchiello… quelle che sognano di sciogliere i ghiacciai del Polo con un fiammifero… ma oggi signori e signore davanti a voi, in questa bara di mogano costosissima, c’è il più testa di minchia di tutti… Uno che aveva sognato niente di meno di sconfiggere la mafia applicando la legge.”
.🦋.
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Chi non ha paura di morire per difendere i suoi ideali vivrà in eterno.
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Giovanni Falcone: eroe della lotta alla mafia
Giovanni Falcone è stato un magistrato italiano che ha lottato contro la mafia. Ha capito subito la struttura di Cosa Nostra e ha sviluppato un metodo investigativo innovativo. Questo metodo è diventato un esempio per il mondo. Il suo impegno e quello del pool antimafia hanno portato al primo maxiprocesso contro Cosa Nostra. Questo processo ha condannato 19 persone a ergastolo e altre a 2665 anni…
#Giudice antimafia#Lotta alla mafia#Mafia siciliana#Maxiprocesso#Omicidio Falcone#Palermo#Strage di Capaci
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32 years after the Strage di Capaci, we NEVER forget.
23 May 1992: Strage di Capaci
23 years ago, on this day, the judge Giovanni Falcone, his wife Francesca Morvillo and three men of Falcones’ security guard, Vito Schifani, Rocco Dicillo, and Antonio Montinaro, were assassinated by Cosa Nostra near Palermo.
Following the verdict of life-long sentences for many mafiosi in the Maxi-trial of January 1992 (led by Falcone and Paolo Borsellino, in the picture above, among others), 0,2 tons of explosive material were put under the highway A29 near the exit for Capaci, where the cars of judge Falcone and his security guard were to pass.
The car of the security guard was thrown out of the highway by the explosion, while the car driven by the judge hit the wall of concrete that had been raised by the explosion.
#against mafia#strage di capaci#italian history#23 maggio 1992#italian stuff#italian things#it#italian#italiano#never forget people go but ideas stay#languages#italian language#italianblr#italian langblr
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Strage di Capaci
Il 23 maggio 1992 alle 17:57 una carica dalla potenza di 500 chilogrammi di tritolo fece esplodere un tratto dell'autostrada A29 per uccidere il magistrato antimafia Giovanni Falcone. L’attentato fu compiuto da Cosa Nostra nei pressi di Capaci, in Sicilia.
Oltre al giudice nella strage persero la vita altre quattro persone: la moglie Francesca Morvillo e i tre agenti della scorta Vito Schifani, Rocco Dicillo e Antonio Montinaro.
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hello! i’m curious if you know of any tags italians/italian speakers use often for their posts. most of the obvious ones i try end up being barely used
Ciao :)
Hmm no honestly I don't, also cause we may just use random # in italian. I only occasionally noticed "#italy tag" and like big events' # (eg. sport/history: #australian open, #olimpiadi, #strage di capaci....) you can find some posts (and therefore blogs) by natives here and there
If you search for some Italian blogs tho I had made a post (which I should update, but yeah), it's in the resources masterpost!
Italians, sentitevi liber* di aggiungere qualche tag se vi va!
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Vittorio Arrigoni detto Vik è stato un attivista, giornalista e scrittore italiano. Sostenitore della soluzione binazionale come strumento di risoluzione del conflitto israeliano-palestinese, nonché pacifista, si era trasferito nella Striscia di Gaza per agire contro quella che definiva pulizia etnica dello Stato di Israele nei confronti della popolazione araba palestinese.
Sembra oggi ma parliamo di 25 anni fà
Una lettera di Vittorio del 02 marzo 2009 due anni dopo fu assassinato.
Vittorio tornato a Gaza
«E alla fine sono tornato.
Non sazio del silenzio d’assenzio di una felicità incolta
accollata come un cerotto mal riposto su di una bocca che urla.
Non potevo fare altrimenti.
Essere ferito, venir rapito, derubato della propria missione, incatenato e imprigionato in un lurido carcere israeliano,
quindi deportato a forza su di un aereo verso Milano
senza neanche la pietà di mettere ai miei piedi nudi e martoriati dalle catene un paio di scarpe,
non è certo la conclusione auspicabile per il compito solenne e di riscatto umano che ha impegnato gli ultimi mesi della mia barocca vita.
Il leone accumula stagioni e cicatrici,
non ha certo il passo slanciato di una volta,
ma non abbassa di un pelo la criniera.
Poggiando il primo piede sulla terra di Gaza, per la seconda volta, sbarcando, come un Armstrong esiliato,
ho ruggito, eccome,
devono esser tremati i vetri delle finestre pure a Tel Aviv.
Fiero del mio passato, non curante del mio presente.
Perché è questo il tempo di spendersi, piuttosto che accaparrarsi un futuro agiato e comodamente distorto,
a quelle vittime innocenti a cui non abbiamo concesso neanche l’ascolto, per un attimo,
delle loro grida di dolore.
Spendersi affinché ogni diritto umano sia rispettato.
Tutto il resto non ha più importanza, semmai ne abbia mai avuta una.
Bisogna saper riconoscere la matrice della propria anima,
anche se ciò è spaventevole e significa solitudine, ostracismo, utopia, Don Chisciotte,
ingratitudine anche da chi verso cui si è dato tanto, si è speso tutto.
Ad aspettare nel fuoco si rischia di bruciarsi.
Ecco allora il perché della scelta dei miserabili, dei reietti, dei condannati,
essi sono ancora capaci di lealtà, di gesta aggraziate e di generosità audace, alle soglie della fine del mondo.
Reietto e miserabile la vita mi ci ha costretto,
sono tornato a casa.
Natale a Gaza pare un funerale.
E non esclusivamente perchè oggi ad un funerale effettivamente ci sono stato,
il vicino di casa di Fida, nostra coordinatrice ISM,
è stato ridotto in brandelli, in tanti piccoli pezzettini di carne lacera da un colpo di carroarmato israeliano.
Piove lacrime amare il cielo di Gaza in questi giorni di lutto e terrorismo da oltreconfine.
Si ascoltano i rutti delle minacce di imminente strage da Lvni e si trema dal freddo
(senza + gas, senza + gasolio, senza + energia elettrica).
Si odono i cingoli di Netanyahu sulle ossa dei palestinesi ammazzati ieri e di quelli a venire.
Lvni e Netanyahu in marcia funebre verso le prossime elezioni israeliane,
il teorema è semplicistico, ma purtroppo realistico,
vincerà chi porterà in dote ai propri elettori più teste palestinesi mozzate.
One head one vote.
A Gaza è come se si fosse in autunno,
e io sono nato sotto il segno dell’autunno.
Per cui se fuori piove,
perdonatemi,
a volte piove anche dentro.
Restiamo umani.
Vostro Vik dalle tenebre dell’assedio.»
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[...] «Meloni ha sempre proclamato fedeltà a Pino Rauti, fondatore di Ordine Nuovo, dalle cui fila sono usciti gli stragisti degli Anni 70. Ha partecipato a una manifestazione con Ciavardini e criticato la sentenza di condanna sulla strage di Bologna. Il deputato Mollicone ha ricordato in Parlamento il depistatore generale Maletti, definendolo “uomo di Stato”. Ciavardini è uscito dal carcere grazie a Claudio Barbaro, attuale sottosegretario, e a sua volta ha fatto uscire dal carcere Cavallini». Ha senso sollevare una questione fascista sulla commissione antimafia? «Dopo il fascismo c’è il neofascismo: implicato nella stagione delle stragi con ampie coperture istituzionali, ora è penetrato nello Stato, presidia la tolda di comando. È una lunga marcia. Prima per sovvertire la Costituzione, oggi per svuotarla». In che modo, visto che parliamo di una commissione di inchiesta? «L’elezione della Colosimo interviene in un momento particolare. La Corte di Bologna ha appena condannato Bellini, neofascista di Avanguardia Nazionale, che nel 1992 era in contatto con gli esecutori della strage di Capaci e suggerì la strategia di colpire i beni artistici, come fatto nel 1974 da Massimiliano Fachini, leader di Ordine Nuovo a cui apparteneva Pietro Rampulla, artificiere di Capaci. La sentenza di Bologna rivede il delitto Mattarella recuperando la matrice di destra eversiva, come sosteneva Falcone. Stefano Delle Chiaie era a Palermo nel periodo delle stragi. Su questi temi dovrebbe misurarsi la commissione antimafia. Come potrà farlo con questa presidente?». La Colosimo è nata nel 1986. È anagraficamente distante. «Ma è imbevuta di questa solidarietà ideologica. E viene eletta non per un capriccio personale o debito di amicizia della premier, ma con una precisa missione». Quale? «Costruire una contronarrazione revisionista e negazionista: le stragi sono opera solo di Riina, niente c’entrano massoneria, servizi segreti, neofascisti. Al massimo qualche imprenditore del Nord dagli affari sporchi». Ci saranno conseguenze sulle indagini giudiziarie? «Devastanti. Immaginiamo come questa notizia sarà letta da personaggi come Graviano, al 41 bis, o Bellini, che attende il processo di appello per la strage di Bologna». Come? «Questa è gente che conosce i codici del potere meglio di me e lei. Il messaggio è chiaro: sul patto di fedeltà al fondatore di Ordine Nuovo si fonda il controllo di un’istituzione delicatissima. Crede che questo possa incoraggiare collaborazioni?». Meloni e Colosimo hanno un’amicizia antica. «Per una statista, di fronte a una questione istituzionale l’amicizia recede. A meno che non sia lo schermo di una visione strategica, la rilegittimazione del neofascismo. Questa elezione ne è una tappa fondamentale. C’è un filo nero che si dipana». Avevate provato a evitare questo esito? «Avevamo detto: indicate un altro nome, lo votiamo anche noi. Invece la Meloni ha insistito, pur sapendo che noi saremmo usciti dall’aula, una cosa mai successa. Una linea Maginot di decenza». [...]
Da: Scarpinato- “Un filo nero da Rauti a Meloni i neofascisti dietro le stragi”
La Stampa
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Oggi è l'anniversario della strage di Capaci. Non che non lo senta, mi ci sono svegliata stamattina. Come ogni anno mi sveglio con l'anniversario della morte di Borsellino. Perché queste morti continuano a pesare come macigni. Li hanno ammazzati perché sapevano che in nessun altro modo avrebbero potuto ridurli al silenzio. Come con Peppino Impastato. I buoni contro i cattivi, dove i buoni vengono fatti saltare in aria, con la benedizione se non direttamente la complicità dello Stato che avrebbe dovuto proteggerli. Come Dalla Chiesa. Servi dello stato e santi martiri laici della guerra contro la Mafia. Gente che è andata al macello perfettamente consapevole della fine che stava andando a fare, ma che ha comunque deciso di mettere davanti a tutto - famiglia, felicità, VITA - lo Stato e la sua difesa. La fede assoluta nella Giustizia, quella suprema, non quella dei tribunali.
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"Comunque era un pezzo di storia".
Beh, anche la strage di Capaci, ma non è che la festeggiamo o no?
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Vorrei ricordare a tutti quelli che si battono per l'abolizione del 41-bis che per coerenza dovrebbero astenersi dal commemorare la strage di Capaci, visto che l'ergastolo duro per i mafiosi è stato ideato da Giovanni Falcone.
Come presa per i fondelli basta già l'annuale passerella di politici, evitate di percularci anche voi, grazie.
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La strage di via D'Amelio: un tragico ricordo
Era una caldissima domenica, il 19 luglio 1992, quando un boato echeggiò in Palermo. Alle 16.58, un intenso fumo si alzò da via D’Amelio. Vincenzo Policheni, in servizio di volante, arrivò sul posto e vide una scena di guerra: polvere, fumo, fiamme e vetri in frantumi. Accanto a lui, vide un uomo che sembrava un fantasma. Era Antonino Vullo, agente della scorta del giudice Paolo Borsellino,…
#Attentato mafia Sicilia#Criminalità Cosa Nostra#Criminalità organizzata Italia#Giorgio Ambrosoli#Ingiustizie italia#Memoria vittime mafia#Omicidio Giovanni Falcone#Strage di Capaci#Vittime terrorismo mafioso
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Buongiorno 🌻
X NON DIMENTICARE.....😪
23 maggio 1992 - Strage di Capaci
"Occorre compiere fino in fondo il proprio dovere,
qualunque sia il sacrificio da sopportare,
costi quel che costi,
perché è in ciò che sta l'essenza della dignità umana"
- Giovanni Falcone -❤🌻
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Milano, 30 anni fa la strage di via Palestro. I parenti delle vittime: «Chi dietro la mafia?»
Milano, 30 anni fa la strage di via Palestro. I parenti delle vittime: «Chi dietro la mafia?». Milano oggi ha ricordato le cinque vittime della strage di via Palestro, nell’anniversario dei 30 anni dall'attentato mafioso in cui una bomba è scoppiata davanti al Padiglione di Arte Contemporanea nel centro della città. Alle 23.14 del 27 luglio 1993 l'esplosione di un’autobomba provocava la morte di cinque persone: i vigili del fuoco Carlo La Catena, Sergio Pasotto e Stefano Picerno, l'agente di polizia municipale Alessandro Ferrari e il venditore ambulante Moussafir Driss che dormiva su una panchina. La giornata del ricordo è iniziata con il prefetto Renato Saccone e il sindaco Giuseppe Sala sul luogo dell’esplosione, insieme ad altre autorità, per deporre corone di fiori. «Quella bomba ci ha colpito al cuore ma non ci ha abbattuto», ha detto Sala, che ha precisato: «Non ci ha abbattuto nemmeno in quelle ore di paura e smarrimento che ci hanno fatto rivivere le stragi di Capaci e via D'Amelio. Cinque nostri fratelli sono stati uccisi dalla mafia. Trenta anni dopo Milano ricorda con il massimo impegno quella pena e la lezione sul disgusto della mafia che abbiamo imparato con il sangue». Tra gli interventi, anche quello di Nicola Perna, cognato di Carlo La Catena e presidente della omonima associazione che ricorda le vittime della strage di via Palestro: «Dopo 30 anni c'è ancora tanto da aggiungere e da sapere. La cattura di Matteo Messina Denaro non è un arrivo, semmai un altro tassello di questo puzzle che bisogna continuare a riempire. Capire bene anche chi si è nascosto dietro la mafia facendo questi attentati per destabilizzare il nostro Paese. Non dimentichiamo che quel giorno c'è stato un carosello di bombe e quando Ciampi si è precipitato a Palazzo Chigi ha trovato le linee interrotte. Era un colpo di Stato? Io sono arrivato sul luogo della strage la mattina del 28 luglio e qui era un'apocalisse, un campo di guerra. Quello che vedete oggi non c'era più, tutto buttato giù. C'era una grande buca, un campo di battaglia». A margine della commemorazione, l'intervento del Presidente della Regione Attilio Fontana: «È doveroso rendere onore a chi non c'è più, tenendo alta la guardia, con un impegno serio e costante nella lotta alle mafie e alle organizzazioni criminali, in tutte le loro forme e trasformazioni. Il problema mafioso oggi è diverso, apparentemente meno aggressivo ma altrettanto pericoloso». “Ricorrono trent'anni da quella notte, tra il 27 e il 28 luglio del 1993, in cui la mafia effettuò gli attentati in via Palestro a Milano e davanti alle Basiliche romane di San Giovanni in Laterano e di San Giorgio al Velabro. Si è trattato di una sfida alla nostra convivenza civile, di un tentativo di minacciare e piegare lo Stato democratico, costringerlo ad allentare l'azione di contrasto al crimine e il rigore delle sanzioni penali. Fu un piano eversivo che è stato sconfitto”. A ricordarlo, in una nota, il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella. Ribadendo la necessità della lotta alla mafia, “questione morale che orienta l'azione quotidiana del Governo”, la Presidente del Consiglio Giorgia Meloni ha dichiarato in una nota: “Nessuno potrà mai dimenticare quegli anni così difficili per la nostra Nazione, caratterizzati da feroci attentati e da una lunga scia di sangue e violenza. Il male non ha avuto l'ultima parola”.... #notizie #news #breakingnews #cronaca #politica #eventi #sport #moda Read the full article
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Hi, I'm learning Italian and for a long time now I want to read tumblr posts not only in my native language but also in Italian. What tags do Italians use for their posts?
Ciao!
As already mentioned here, I don't think we have any specific tag. You may try to find something under "#italy tag" or any particular event's tag (eg. sport/history: #australian open, #olimpiadi, #strage di capaci….) but usually we write random tags in Italian, if anything.
In the resources masterpost you can find on @sayitalianohome I added a list of a bunch of Italian tumblrs, but it was long ago so I'm not sure how many are still active
If I may, I suggest you to search for resources outside tumblr too, like newspapers or magazines/news of your choices; maybe even books or comics (you can find some in the resources masterpost too)
I write/post links of something in Italian when I get the chance, so you can take a look around too if you want!
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La strage di via D'Amelio e il senso della memoria
Il 19 luglio, giorno in cui ricorre l'anniversario della strage di via D'Amelio, a Palermo è un giorno da segnare sul calendario. C'è una memoria da celebrare. C'è un momento che vede le migliori energie di una città impegnate per mantenere l'attenzione alta sul tema mafia. Quest'anno non è così. In genere dopo tanti anni anche i fatti più sconcertanti tendono a sbiadire nella memoria e la tensione emotiva cala. Per la strage di via D'Amelio, come quella di Capaci, la strada è un'altra: il caso politico che, come tale, divide. La strage di via D'Amelio 31 anni fa Sono passati 57 giorni dalla strage di Capaci. Un attentato senza precedenti che ha scosso un intero Paese. Sia Giovanni Falcone che Paolo Borsellino erano consapevoli del destino che li attendeva e quel tritolo esploso in autostrada ne era stata un'ulteriore conferma. La vita per Borsellino aveva ripreso a scorrere con lo stesso impegno di sempre e quella domenica era andato a far visita alla madre come di consuetudine. Lo scenario che si aprì agli occhi degli inquirenti appena giunti sul posto fu raccapricciante. Il senso di sconforto che nacque si allargò da Palermo a tutta Italia in pochi istanti. Chi non ricorda le parole di Antonino Caponnetto dopo l'ultimo saluto a Paolo Borsellino: "E' finito tutto...". Dal pool antimafia all'abolizione del concorso esterno in associazione mafiosa Grazie al magistrato siciliano era, infatti, nato il cosiddetto pool antimafia, una nuova strategia nella lotta alla mafia nata grazie a un'idea di Rocco Chinnici. I punti di forza di questa strategia erano il coordinamento tra i magistrati, la possibilità di raccordare le diverse inchieste. Grazie a questa metodologia, i magistrati fecero grandi passi in avanti nella lotta alla mafia. Ricostruirono la struttura di Cosa Nostra, istruirono un maxiprocesso per crimini di mafia. Nacque il cosiddetto metodo Falcone che seguiva i flussi di denaro per individuare le attività criminali di Cosa Nostra. Con l'istruzione del maxiprocesso Falcone e Borsellino configurarono una nuova fattispecie di reato che era il concorso esterno in associazione mafiosa. Con questa tipologia di reato si andavano a colpire le persone che favorivano la mafia pur non essendone parte. La memoria tra le polemiche A essere precisi il concorso esterno in associazione mafiosa non è una fattispecie di reato quanto una creazione giurisprudenziale. Uno strumento che nel tempo i magistrati hanno utilizzato per andare a colpire quella rete di connivenze che aveva contribuito in maniera fattiva allo sviluppo della mafia. Parliamo di imprenditori, parliamo di politici. Grazie a questo strumento fu individuata la prassi del cosiddetto voto di scambio che assicurava nelle amministrazioni locali (e non solo) la presenza di politici appoggiati dalla mafia. Quello stesso strumento che oggi il ministro della Giustizia Carlo Nordio vuole abolire. Inondato dalle critiche, il ministro ha precisato che in realtà vuole riformarlo poiché così com'è stato concepito può generare confusione e soprattutto si affida troppo alla discrezionalità del giudice. Le precisazioni non sono bastate a placare le polemiche arrivate soprattutto dal fratello del giudice Borsellino, Salvatore, e dalle associazioni che operano sul territorio come il Movimento delle Agende Rosse. Il timore è che questa riforma segni un clamoroso passo indietro nella lotta alla mafia. Salvatore Borsellino ha dichiarato alla manifestazione di oggi non accoglierà politici che fanno parte del governo e chiesto alla premier Meloni di prendere le distanze dal ministro Nordio. La giornata sarà scandita da due manifestazioni: la prima organizzata dallo stesso Salvatore Borsellino e dalle Agende Rosse che vedrà la partecipazione di Cgil, partiti, associazioni e movimenti di sinistra. Il corteo prenderà il via alle 15 dall'albero Falcone e arriverà a via D'Amelio dove, alle 16.58 (ora della deflagrazione) saranno ricordare le vittime sulle note del silenzio. La seconda sarà la fiaccolata organizzata dalla Destra che si snoderà da piazza Vittorio Veneto a via D'Amelio a partire dalle 20. Che senso ha la memoria se non è condivisa? La lotta alla mafia è un dovere politico non una bandiera da sventolare. In copertina foto di Nat Aggiato da Pixabay Read the full article
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