#storiografia
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gregor-samsung · 7 months ago
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" Nel Brasile di Bolsonaro, il ministro dell'Istruzione Ricardo Vélez ha promosso una campagna per modificare i testi di storia allo scopo di presentare un’«immagine piú equilibrata» – cioè piú positiva – del colpo di Stato militare del 1964 che rimosse il governo progressista allora in carica (Bbc 2019). Nel 2011, il partito di Berlusconi propose di condurre un’inchiesta parlamentare sui libri di testo di storia italiana, accusati di fondarsi su forti pregiudizi di sinistra, in particolare riguardo alla Resistenza contro il nazifascismo (Luppino 2011). Secondo un reportage del «New York Times», negli Stati Uniti i testi di storia sono stati alterati a seconda dei diversi climi politici dei singoli Stati, per cui Texas e California, per esempio, non sembrano condividere la stessa storia nazionale (Goldstein 2020). Il presidente dell'Associazione degli insegnanti di storia ungheresi ha dichiarato che l’obiettivo degli interventi del governo sull'istruzione era quello di «creare una versione della storia piú gradita a Orbán» (Kingsley 2018). Anche il presidente russo Vladimir Putin si è impegnato nella (ri)produzione di narrazioni storiche che offrissero un quadro piú unificante della storia del Paese, con una direttiva che ha indotto la Società storica della Russia a produrre 80 pagine di linee guida per la compilazione dei manuali (Baczynska 2013). Gli esempi potrebbero moltiplicarsi all'infinito, ma il messaggio di fondo sarebbe lo stesso: «la conoscenza è una forma di potere», come ha scritto Howard Zinn. "
Marco Armiero, L’era degli scarti. Cronache dal Wasteocene, la discarica globale, traduzione di Maria Lorenza Chiesara, Einaudi (collana Passaggi), 2021. [Libro elettronico]
 [Edizione originale: Wasteocene. Stories from the global dump, Cambridge University Press, 2021]
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patrizio-ag · 2 years ago
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https://davventura.altervista.org/dof-matafleur/ L’ultimo elemento è quello dei #draghi, ma più #Flamestrike/#Matafleur (sul #Modulo il suo nome è riportato con un errore di stampa) che #Ember/#Pyros – perché quest’ultimo troppo intelligente e sicuro di sé per potersi comportare diversamente dal “#tiranno” con dei semplici esseri umani. Come ho sritto in precedenza, i miei studi sulla storia di #DungeonsandDragons sono ancora molto lacunosi per posizionare queste due bestie con precisione nella #storiografia editoriale della #TSR, quindi non so dire con esattezza se questa è la prima occasione in cui i draghi vengono impiegati nelle avventure ufficiali come personaggi — non — giocanti e antagonisti “completi”: mostri di irraggiungibile potenza ma anche eminenze capaci di intervenite con la loro intelligenza e personalità sugli avvenimenti. https://www.instagram.com/p/CnHt4v-sKXd/?igshid=NGJjMDIxMWI=
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marcogiovenale · 4 months ago
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video di presentazione: "in fiamme. la performance nello spazio delle lotte (1967-1979)"
In fiamme. La performance nello spazio delle lotte (1967-1979) è un libro edito da bruno nel 2021 e curato da Ilenia Caleo, Piersandra Di Matteo e Annalisa Sacchi. Il volume interroga la scena del lungo Sessantotto in Italia all’incrocio tra sperimentazione artistica e lotta politica, alla ricerca di questioni che ancora turbano il presente: comunità, ecosistemi relazionali e affettivi, processi…
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falcemartello · 5 months ago
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"Non è un caso che stia nascendo una 'scienza del giornalismo' come sottospecie, se non addirittura degenerazione, della storiografia.
Va notato il suo abbinamento perverso con l'industria editoriale.
Entrambe scaturiscono dall'essenza della tecnica"
Heidegger, Dall'evento,par.76
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"La storiografia, in accordo col suo carattere giornalistico sempre più marcato, diffonde, in base alle sue esposizioni in forma di reportage, l'insidiosa parvenza di una analisi storica obiettiva e confonde così del tutto la meditazione storica"
Heidegger, Dall'evento, par. 76.
@IlFlautoCinese
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crazy-so-na-sega · 4 months ago
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primis quella che garantisce il diritto all’autodeterminazione dei popoli. Nessuna nazione intervenne, nonostante le Cancellerie ne fossero informate, questo fa capire che vi fossero accordi e una rete di relazioni segrete. L’unificazione italiana fu la distruzione voluta,
programmata e sistematica, che ridusse il più florido Stato della penisola nella miseria e nel degrado. Le fabbriche furono chiuse, in alcuni casi distrutte, i giovani coscritti o deportati, furono inviati i soldati piemontesi a reprimere il dissenso e compiute stragi indescrivibili. È ora di smontare il “falso storico” che ha generato il luogo comune più deleterio che il Paese abbia conosciuto: il Nord industriale ed evoluto, il Sud agricolo e arretrato. In realtà questo è stato l’obiettivo di casa Savoia e del suo padrone Cavour.
Scorrettamente chiamata dalla storiografia “questione meridionale”, essa emerse dopo l’unità, non prima. Quando l’opera di distruzione del tessuto sociale e produttivo del Sud, diede i suoi amarissimi frutti. Il Regno delle Due Sicilie era lo Stato più industrializzato d'Italia e il terzo in Europa, dopo Inghilterra e Francia, così risultò dalla Esposizione Internazionale di Parigi del 1856. I settori principali erano: cantieristica navale, industria siderurgica, tessile, cartiera, estrattiva e chimica, conciaria, del corallo, vetraria, alimentare.
Nel periodo borbonico (1734-1860) la popolazione si era triplicata, determinando lo Stato preunitario più esteso e popolato. Per la sua politica di sviluppo Ferdinando II formò grandi aziende statali, e incentivò anche il sorgere di aziende con capitale suddiviso in azioni di piccolo taglio, per attrarre nella proprietà anche i ceti medi. Nel 1851 fu istituita la "Commissione di Statistica generale pe' reali domini continentali" con lo scopo di guidare la politica economica del Paese, cui si affiancavano le Giunte Statistiche costituite in ogni provincia e circondario. Molti imprenditori nazionali ed esteri accorsero nel Regno. L’economia ferdinandea privilegiava lo sviluppo occupazionale senza spostare masse dai luoghi di origine. Fu uno sviluppo guidato dallo Stato. La propaganda liberale si scagliò con tutte le sue forze contro tale modello e mise in moto una macchina da guerra che distrusse tutte le industrie del Sud e rubò tutto persino i beni personali dei Borbone: con un decreto del 23 ottobre vennero confiscati alla Casa reale 6 milioni di ducati, anche i depositi che Francesco II
aveva lasciato a Napoli, dopo averli ripresi dal Banco d’Inghilterra, a dimostrazione di quanto fosse legato al suo popolo, lui che napoletano lo era per davvero. Cominciò così, dopo il saccheggio del 31 maggio 1860 del Banco di Sicilia da parte di Garibaldi (80 milioni di euro, 150 miliardi di vecchie lire, quasi la metà delle spese per la guerra franco-piemontese contro l’Austria dell’anno precedente), la corsa alla spogliazione e all’arricchimento. Il Regno delle Due Sicilie, nel settore dell’industria, contava 2 milioni di occupati a fronte dei 400.000 della Lombardia, possedendo 443 milioni di moneta in oro, ovvero l’85% delle riserve auree di tutte le province. Oltre 80 milioni furono prelevati, in una anno, da Torino dalle casse dell’ex Regno delle Due Sicilie. Pochissimi investimenti al Sud ma tante ruberie. La boria e lo sprezzo verso le città del Sud, caratterizzava chiunque arrivasse da Torino. Il luogotenente Farini (in seguito Presidente del Consiglio dei ministri del Regno d'Italia tra il 1862 e il 1863), il dittatore che entrò a Modena il 19 giugno come vincitore di un guerra che non aveva combattuto (gli Estensi fuggirono prima dell’arrivo delle truppe francesi e piemontesi), così si espresse riferendosi a Napoli: “Altro che Italia! Questa è Africa, i beduini a riscontro di questi caffoni, son fior di virtù civile”. Va da sé che il controllo delle ex Due Sicilie fu difficile, regnò la precarietà e l’insicurezza, così cominciò l’atroce guerra civile del brigantaggio. Uno Stato così imposto non poté che generare solo ingiustizie e latrocini. Fu messo in opera un preciso disegno della politica vessatoria di Torino: il Nord
si sviluppò ai danni del Sud. Il primo doveva avere il monopolio dell’industria italiana, al secondo invece fu destinato un ruolo agricolo e di fornitore di mano d’opera per l’industria del Settentrione. “Il dissidio tra la Lombardia e molta altra parte d’Italia ha origini in una serie di fatti: soprattutto il sacrificio continuo che si è fatto degli interessi meridionali”(dalla lettera di Nitti del 5 luglio 1898 a Giuseppe Colombo, direttore del Politecnico di Milano). Carlo Bombrini (banchiere, imprenditore, fondatore della banca di Genova) uomo di fiducia di Cavour e redattore del piano di “riequilibrio” economico post-Unità, disse: “Il Sud Italia non dovrà essere più in grado di intraprendere”. A questo punto riporto uno dei casi più eclatanti di distruzione industriale: l’Officina di Pietrarsa. A Pietrarsa, località posta nella zona orientale della città di Napoli, era attiva la più grande industria metalmeccanica d'Italia, estesa su una superficie di oltre tre ettari. Era l'unica fabbrica italiana in grado di costruire motrici a vapore per uso navale. A Pietrarsa fu istituita anche la
[continua su X]
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Lo ricordiamo a tutti, in modo che tutti possano di nuovo far finta di dimenticarselo.
-Castrese
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rivoluzionaria · 3 months ago
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Antinous — Marble, 130s CE.
Come tramandato dalla storiografia del mondo antico, l'imperatore Adriano dopo la morte di Antinoo cercò di trovare in cielo un posto dove poter sistemare il suo amato; non tanto cercando fra gli allineamenti delle stelle una pseudo-figura che lo potesse ricordare, ma una zona dove, come credevano gli antichi, fossero concentrate tutte quelle essenze naturali per farlo apparire un Dio potente.
Le stelle dell'Aquila, secondo le antiche credenze, tendono ad avere la natura di Marte - Giove (Altair ne è un esempio) e diffondono energia; quelle del Capricorno tendono ad assomigliare a Venere - Giove associati all'amore.
Egli pensò che la zona intermedia alle due costellazioni fosse ideale per sistemare la figura di Antinoo. Così, quando assieme ai suoi astrologi vide una supernova tra Aquila e Capricorno, capì che questo era il punto giusto e che il destino aveva mandato un segno affinché Antinoo avesse la propria dimora dove sarebbe stato riconosciuto e venerato per l'eternità.
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fridagentileschi · 10 months ago
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LE FOIBE E PERTINI
Pertini e' ritenuto da molti, troppi, il miglior presidente d'Italia e sapete perche'? Perche' ai mondiali di calcio del 1982 alzo' la coppa vinta dall'Italia in quell'occasione!!!
Nella realta' questo essere non si e' mai ritenuto italiano e per l'Italia non fece mai nulla. Au contraire! Fece un discorso il 31 dicembre alla nazione con un bambino arabo di Gaza....tanto per abituarci alla futura invasione progettata dai comunisti come lui...
Ma raccontare gli orrori di Pertini -come raccomandare lo stupro delle italiane durante la seconda guerra mondiale e stupratore lui stesso...e' davvero lungo...qui ve lo voglio raccontare in relazione alla tragedia delle Foibe e di Porzûs che agli inizi degli anni '80 erano solo appena sussurrate negli ambienti della destra extraparlamentare e completamente ignorate dalla storiografia ufficiale, comunista-partigiana. Parlare di queste tragedie che imbrattavano l'ideologia della Resistenza si rischiava di essere bollati fascisti e revisionisti. Esattamente come oggi.
Ebbene, Tito, il dittatore jugoslavo comunista, morì nel 1980. L'allora presidente Sandro Pertini — il presidente più amato dagli italiani... e credo dagli ex jugoslavi — anziché restarsene al Quirinale, andò a rendergli omaggio, ignorando (si fa per dire) del tutto quel che accadde nell'Istria tra il '43 e il '45. Ignorando la tragedia delle Foibe e quanto i comunisti, sotto gli ordini diretti di Tito, combinarono a danno degli italiani, colpevoli solo di essere italiani. Nessun capo di Stato che avesse avuto un minimo di senso nazionale avrebbe mai reso omaggio al macellaio del suo popolo. Ma Sandro Pertini lo fece. E non si limitò a rendergli omaggio con la sua presenza, ma baciò persino il suo feretro e la bandiera nel quale era avvolto.
Questo fece Sandro Pertini, nonostante le urla di sangue e dolore degli infoibati e degli esuli che fuggirono dall'Istria e Dalmazia. E questo fu solo un episodio (forse il più eclatante). Da bravo socialista partigiano, appartenente alla vecchia scuola (quella di Nenni e Matteotti), Pertini concesse persino la Grazia a Mario Toffanin, altrimenti noto come il 'Giacca'. Un partigiano che durante la guerra aveva compiuto (con la complicità di altri partigiani comunisti) la strage di Porzûs per la quale, nel 1954, la Corte d'Assise di Lucca lo aveva condannato all'ergastolo. Pena a cui erano stati sommati altri trent'anni di reclusione per sequestro di persona, rapina aggravata, estorsione e concorso in omicidio aggravato e continuato. Mario Toffanin, tuttavia, non sconterà mai queste pene, perché riuscirà a riparare in Jugoslavia, godendo persino della pensione italiana che la Grazia di Pertini gli aveva permesso di percepire dall'estero (l'ex partigiano infatti non rientrerà mai più in Italia).
Che differenza c'e' tra lui e Napolitano? Tra lui e i nazisti?
Che vergogna la memoria corta degli italiani...
Che questa giornata della memoria possa re-insegnare la storia agli italiani, e mettere finalmente Pertini la' dove merita, nell'elenco dei criminali!
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abr · 2 months ago
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Uccise più comunisti italiani Stalin, complice delatore o silente il Migliore Togliatti, che Mussolini.
Quanti furono gli italiani comunisti che vennero perseguitati sotto la dittatura di Stalin? Difficile stabilirlo. L'emigrazione in Russia nel "Paradiso dei soviet" negli anni '30 sovente avveniva in modo clandestino. Il partito comunista italiano (...) sostenne fossero circa un centinaio. Ma storie e racconti raccolti da studiosi e ricercatori fanno alzare il numero a una cifra vicino agli 800. Quasi duecento furono fucilati. Uccise più comunisti italiani la Russia di Stalin che l'Italia di Mussolini. (...)
Nel dicembre 1934 viene ucciso Kirov da un militante comunista vicino alle posizioni di Kamenev , Zinov'ev e Trockij. E' il periodo più duro del regime che sfocerà nei processi del 1936, condotti con pugno di ferro da Vyšinskij. Le grandi purghe colpiranno famosi dirigenti della rivoluzione del diciassette a partire proprio da Kamenev e Zinov'ev. (Con) loro vengono perseguitati personaggi minori, per creare un clima di terrore. A volte sono le stesse comunità di esuli a denunciare i connazionali che "sbagliano". (...)
Dante Cornelli (ad esempio ne fu vittima ma si salvò). (Ammazza) il segretario del fascio di Rivoli, fugge dall'Italia e arriva a Pietroburgo (...). Viene arrestato nel 1936 e deportato nel campo di Vorkuta, oltre il Circolo Polare Artico. Viene liberato nel 1946 ma rimane al confino fino al 1948. Nel 1949 è di nuovo deportato, con tutta la famiglia, a Igarka in Siberia. Nel 1960 riesce a stabilirsi in Ucraina, poi rientra in Italia abbandonando la famiglia. Comincia un'opera di denuncia dello stalinismo e delle persecuzioni inflitte a tanti comunisti. La sua opera, "Il redivivo Tiburtino", dopo esser stato rifiutata dalla Rizzoli, dalla Mondadori e dalla Rusconi, esce (...) per le edizioni La Pietra, collegate a Pietro Secchia. Ma la sua denuncia non ha eco. Il partito rimane indifferente. Le sue pesanti accuse a Togliatti, Robotti e Vidali cadono nel nulla. Morrà nel 1990 con un partito che (...) non vuole ancora aprire gli armadi e svuotarli dai tanti scheletri che li abitano, primo fra tutti quello di Palmiro Togliatti. Sul ruolo del Migliore, sui suoi silenzi, ancora la storiografia deve fare chiarezza. (...)
via https://www.mescalina.it/photo/gallery/7799/luigilusenti
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gregor-samsung · 6 months ago
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" Un pensiero o idea di trasferimento [del popolo palestinese risale] ai primi tempi del movimento sionista, come mostrerebbe un'annotazione del diario di Theodor Herzl: «Dobbiamo espropriare con delicatezza. […] Cercheremo di indurre la popolazione in miseria ad attraversare il confine procurandole un'occupazione nei paesi di transito; negandogliela, però, nel nostro. […] Il processo di espropriazione e di sgombero dei poveri deve avvenire con discrezione e circospezione.»¹ A distanza di quarant'anni, Ben-Gurion ribadiva il concetto: «Il trasferimento di popolazione è già avvenuto nella valle di Jezreel, nella piana del Sharon e in altri luoghi. Siete a conoscenza del lavoro del Fondo nazionale ebraico in proposito. Ora occorre realizzare un trasferimento di ben altre dimensioni.»² Durante la guerra del 1948, Ben-Gurion mise in pratica le sue raccomandazioni. In una campagna nota come "Operazione Hiram" fu realizzato un trasferimento indiscriminato di popolazione dalla Galilea. Durante questa campagna, ha scritto Morris, le forze armate sioniste eseguirono "un numero insolitamente elevato di esecuzioni di popolazione civile contro muri o nei pressi di un pozzo con notevole metodicità". Molto scrupolosamente, Morris cita ventiquattro episodi di terrorismo o di massacro, di cui i più efferati ebbero luogo a Saliha (78 uccisi), Lod (250), Dawayima (centinaia) e, ovviamente, nel già citato villaggio di Deir Yassin. Alcuni di questi massacri furono probabilmente perpetrati per ragioni tattiche: a Dawayima, nei pressi di Hebron, per esempio, "una colonna entrò nel villaggio sparando all'impazzata e uccise qualsiasi cosa si muovesse". Altri massacri rispondevano, invece, all'intento strategico di terrorizzare la popolazione affinché fuggisse. Questi massacri non furono certo tenuti nascosti dalla popolazione palestinese. Dopotutto, come ebbe a dire una volta Lenin, l'intento del terrorismo è terrorizzare. (Morris, ricordiamo per inciso, ha giustificato i sionisti richiamandosi alla logica del ben noto aforisma di Lenin: "Per fare la frittata occorre rompere le uova").
Secondo un testimone oculare di Deir Yassin: «Deir Yassin era un villaggio che fu attaccato dagli israeliani, o dai sionisti, il 9 aprile 1948. […] Incontrerà delle persone che le diranno: "Questo è quello che successe a Deir Yassin", perché loro erano là. Ho incontrato una donna che mi ha detto che le portarono suo figlio e le dissero di prenderlo in grembo e poi lo uccisero. Usavano coltelli, baionette. Un macello; non un combattimento. Non c'era nessuno da combattere. Erano prevalentemente donne e bambini. Molte, moltissime persone furono massacrate in quel villaggio. Questo massacro terrorizzò l'intera Palestina. Tutti parlavano del massacro di Deir Yassin.» Complessivamente, furono cancellati oltre cinquecento villaggi palestinesi. La maggior parte dei palestinesi che fuggì fini in Cisgiordania, nella striscia di Gaza, nei paesi arabi limitrofi. Quelli con un certo grado di istruzione, con specializzazioni o disponibilità economica cercarono di rifarsi una vita meglio che poterono, talvolta in luoghi lontani come il Golfo persico, l'Europa, le Americhe. Quelli che non furono altrettanto fortunati finirono nei campi profughi, organizzati, inizialmente, dallo United Nations Releif for Palestine (Unrp). "
¹ B. MORRIS, Revisiting the Palestinian Exodus of 1948, in E. L. ROGAN e A. SHLAIM (a cura di), The War of Palestine, Rewriting the History of 1948, Cambridge University Press, Cambridge, 2001, p. 41 [trad. it. La guerra per la Palestina: riscrivere la storia del 1948, Il Ponte, Bologna, 2004]. ² Ibidem, p. 43.
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James L. Gelvin, Il conflitto israelo-palestinese. Cent'anni di guerra, traduzione di Piero Arlorio, Einaudi (collana Piccola Biblioteca Einaudi n° 357), 2007¹; pp. 179-181.
[Edizione originale: The Israel-Palestine Conflict, Cambridge University Press, 2005]
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missviolet1847 · 1 year ago
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Nuova Nakba. Dal 1948 molti politici dicono che non è stato finito il lavoro | il manifesto
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Nel 1948 con la tristemente famosa Nakba i profughi palestinesi furono 700,000, ora rischiano di essere 2000000 e ancora una volta nessuno fa nulla per fermare questa tragedia.
# Intervista all'analista palestinese Diana Buttu.
#Nakba 1948 ( catastrofe in arabo )
# Profughi palestinesi
# Storiografia araba
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passaggioalboscoedizioni · 8 months ago
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⚠️ NOVITÀ IN LIBRERIA ⚠️
Marco Borri e Davide Petronici
AUSILIARIE DIETRO IL FILO SPINATO
Scandicci e la storia dimenticata del suo campo di prigionia
Sul finire del secondo conflitto mondiale, in un’Italia martoriata dalla “guerra civile” e pronta ad essere riconfigurata in una nuova ottica “coloniale”, gli Alleati crearono diversi “campi di concentramento” allo scopo di rinchiudervi i prigionieri di guerra. Tra questi, vi fu il P.W.E 334 – edificato nel comune di Scandicci e preso in custodia dagli americani – la cui particolarità fu quella di diventare il carcere delle volontarie del “Servizio Ausiliario Femminile”.
Questo libro – unico nel suo genere – racconta una vicenda ancora sconosciuta, raccogliendo le testimonianze e i ricordi delle tante donne che – in quei mesi terribili – furono recluse dietro il filo spinato. Le delusioni, i sogni, le idee e le speranze di queste ragazze – dimenticate da una storiografia faziosa, che ha sempre omesso i crimini ad esse inflitti per mano dei cosiddetti “liberatori” – ritrovano una forma compiuta e una narrazione coerente, colmando un vuoto inquietante e colpevole.
Una fotografia reale e nitida, che fa luce su una pagina di storia importante e senza eguali, dove il protagonismo femminile si unisce alla difesa della Patria e la fedeltà alla parola data viene onorata fino alle estreme conseguenze.
INFO & ORDINI:
www.passaggioalbosco.it
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autolesionistra · 1 year ago
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Tema libero: i biscotti
Nutro una certa infatuazione per i biscotti, che negli anni mi ha aiutato a sviluppare due superpoteri:
l'invulnerabilità all'impalugamento, che mi permette di mangiare a secco qualsiasi tipo di biscotto senza apporto di liquidi ad accompagnarli
la capacità di ingurgitare l'equivalente del mio peso in biscotti
Questa passione mi ha portato grandi gioie e alcuni traumi (tipo scoprire che al di fuori dell'Italia la situazione biscotti è spesso drammatica, soprattutto a colazione) (o la sparizione delle tortorelle).
Potreste stare pensando "beh, anche a me piacciono i biscotti, chesaràmmai" ma per dare un'indicazione oggettiva del mio livello patologico: durante l'adolescenza, quando si tende a tappezzare la cameretta di iconografie dei propri eroi avevo appesa una (nutrita ma ormai sparita e compianta) collezione di coperchi di scatole di biscotti danesi. Mia sorella può testimoniare.
La storiografia dei biscotti è per lo più piatta come una lingua di gatto, ma verso la fine degli anni '90 abbiamo assistito ad una piccola rivoluzione commerciale che mi ha sempre incuriosito.
In un mercato per lo più dominato da un noto marchio che per comodità chiameremo Burino Stanco™, vari esponenti della Grande Distribuzione iniziarono quasi contemporaneamente una certosina opera di clonazione biscottifera copiando forme e gusti della suddetta marca.
Mi sono sempre chiesto se l'inizio di questa operazione sia stato legato alla risoluzione di qualche ambiguità legale sull'applicazione del copyright ai biscotti o se semplicemente sia stato mero calcolo economico. Sta di fatto che una delle vette più alte della mia storia d'amore con questi amorevoli prodotti dolciari da forno è stata quando la mia famiglia fu selezionata per valutare qualitativamente una serie di pacchi di biscotti di marca ignota che volevano clonare i prodotti del Burino Stanco™. Avere finalmente una missione e un riconoscimento del mio curriculum nel mangiare biscotti (pur se i questionari tecnicamente li firmava poi mia madre) fu il coronamento di un percorso iniziato nelle paludi dei plasmon spappolati passando per le cime innevate dei canestrelli, le brughiere delle treccine di frolla siciliane, le foreste di shortbread scozzesi...
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intotheclash · 1 year ago
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Io sono per una controstoria della filosofia alternativa alla storiografia dominante idealistica; sono per una ragione corporale e per il romanzo autobiografico che l'accompagna in una logica puramente immanente, nel caso specifico materialistica; per una filosofia intesa come egodicea da costruire e decodificare; per una vita filosofica come epifania della ragione; per una prospettiva esistenziale con obiettivi utilitaristici e pragmatici. L'insieme converge verso un punto focale: l'edonismo. Metto spesso in primo piano questa massima di Chamfort, perché essa funziona come imperativo categorico edonista: godi e fai godere, senza far del male né a te né a nessuno, eccola qua tutta quanta la morale".
Michel Onfray - La potenza di esistere
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raffaeleitlodeo · 1 year ago
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Ogni tanto, una buona notizia: torna in libreria - in nuova edizione a firma unica, ripensata ed aggiornata - RAZZA PARTIGIANA, STORIA DI GIORGIO MARINCOLA (1923-1945). Si tratta di un piccolo classico di storiografia che, dopo alcuni anni di insensata e inspiegabile assenza, è di nuovo in catalogo, grazie alla cura determinata di Carlo Costa e alla lungimiranza della casa editrice Milieu. Un ragazzo italo-somalo cresciuto tra la Calabria e Roma, studente “dalla pelle nera” nella Roma fascista, allievo di Pilo Albertelli, partigiano azionista, tenente arruolato dai servizi inglesi del SOE per combattere in nord Italia, prigioniero di guerra e, infine, di nuovo in armi fino all’ultimo dei suoi giorni: questi alcuni dei momenti che hanno scandito la vita di Giorgio Marincola. Finalmente sarà nuovamente acquistabile una sua accurata biografia. Sono felicissimo che si possa festeggiare in questo modo il centenario della nascita di Giorgio, e sono felicissimo di essere stato invitato a scrivere la prefazione del libro. Nell’iper-prudente (eufemismo!) mondo editoriale italiano questa uscita rappresenta, a mio avviso, un’ammirevole e coraggiosa eccezione. Sarò grato a chiunque aiuti a diffondere la notizia che da domani, venerdì 24 novembre, RAZZA PARTIGIANA è ordinabile su tutte le piattaforme di vendita online e in tutte le librerie (grandi e piccole) d’Italia. Grazie di cuore e buona lettura!
Urbano Grandier, Facebook
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dominousworld · 9 months ago
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Storia di Karl Maria Wiligut: il Rasputin di Himmler
Storia di Karl Maria Wiligut: il Rasputin di Himmler
di Luca Gallesi 20 GIUGNO 2021 Tra gli aspetti più misteriosi del cosiddetto “esoterismo nazista” studiati da Giorgio Galli nella trilogia dedicata a questo argomento (Hitler e il nazismo magico, Rizzoli 1989, Hitler e la cultura occulta BUR 2013, Hitler e l’esoterismo, OAKS 2020), troviamo le gesta di personaggi poco considerati dalla storiografia ufficiale, che però giocarono, apparentemente,…
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crazy-so-na-sega · 2 months ago
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E se la storia ufficiale del popolo ebraico, costruita e tramandata dagli studiosi, non fosse altro che un mito con cui giustificare l’impresa coloniale dello Stato di Israele?
E se la narrazione che ne propone una storia “unitaria”, descrivendola come un percorso lineare che dall’epoca biblica arriva ai giorni nostri con il ritorno nella terra perduta, fosse il falso ideologico di una storiografia di stampo nazionalista?
Nella sua opera più importante, che ha acceso un ardente dibattito in diversi paesi ed è diventata un best seller, lo storico israeliano Shlomo Sand smonta la teoria dell’esilio forzato a opera dei Romani, sostenendo che gli ebrei discendano da una moltitudine di convertiti provenienti da varie aree del Medio Oriente e dell’Europa orientale.
domande:
è davvero esistito un popolo ebraico che si è preservato per millenni mentre tutti gli altri "popoli" si dissolvevano e scomparivano?
Come e perché la Bibbia, impressionante biblioteca teologica che nessuno sa dire con certezza quando fu redatta o composta, è diventata un libro di storia affidabile per la nascita di una nazione?
L'esilio degli abitanti della Giudea si verificò con la distruzione del secondo Tempio o si tratta di un mito cristiano finito non per caso nella tradizione ebraica?
Se l'esilio non si è mai verificato, che ne è stato della popolazione locale e chi sono quei milioni di ebrei saliti alla ribalta della storia nei luoghi più disparati?
Se gli ebrei dispersi per il mondo fanno tutti parte del "popolo ebraico", quali elementi etnografici accomunano la cultura di un ebreo di Kiev a quella di un ebreo di Marrakech al di là dell'appartenenza religiosa e di alcuni rituali?
la teoria che considera l'ebraismo come un'importante cultura-fede e non un'uniforme cultura-popolo è davvero un suo svilimento come i ferventi sostenitori del nazionalismo ebraico continuano a ripetere da centotrent'anni?
basato su fonti e reperti archeologici, libro che si fa divorare...👍
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