#stabilemobile
Explore tagged Tumblr posts
Photo
alexander calder feuille morte (maquette sheet metal paint) bw edited photo by george regout @hauserwirth #alexandercalder #feuillemorte #deadleaf #stabilemobile #maquette #sheetmetal #paint #sculpture #modernsculpture #modern #modernart #art #artoninstagram #instaart #hauserwirth #gallery #dtla #losangeles #bw #bwphotography #bnw #bnwphotography #blackandwhite #blackandwhitephotography #georgeregout #artkills #artkillsgallery (at Hauser & Wirth Los Angeles) https://www.instagram.com/p/BtlxeHCAbzY/?utm_source=ig_tumblr_share&igshid=1bjq4dplsf36l
#alexandercalder#feuillemorte#deadleaf#stabilemobile#maquette#sheetmetal#paint#sculpture#modernsculpture#modern#modernart#art#artoninstagram#instaart#hauserwirth#gallery#dtla#losangeles#bw#bwphotography#bnw#bnwphotography#blackandwhite#blackandwhitephotography#georgeregout#artkills#artkillsgallery
19 notes
·
View notes
Photo
I “Passages” dalla residenza
Sono stati presentati come un dittico, Oblò e Mind the Gap, i due lavori ideati e diretti da Giuseppe Stellato con la collaborazione performativa di Domenico Riso e la manipolazione sonora di Franco Visioli.
Sulla scena di Oblò una lavatrice posizionata a centro palco viene sonorizzata attraverso l’installazione di microfoni da Domenico Rico che come un tecnico di scena entra ed esce dal palco. Poi si ferma e guarda l’oggetto che si fa sempre più extra-quotidiano mentre il rumore del lavaggio si fa via via più intenso tanto da sembrare il rumore stesso il motore che fa roteare i panni sporchi visibili attraverso l’oblò. La macchina perde il suo sapore famigliare e si fa quasi aliena fino a trasformarsi in qualcosa di mostruoso. Il performer esce di scena e, non appena il rumore della lavatrice si mischia al vociare di bambini, inizia a dipingere di rosso una barra di plexiglas, prima invisibile, posizionata a bordo palco. Come catapultati davanti a un video di you tube la barra di caricamento avanza mentre la lavatrice continua il suo ormai anonimo giro. Le grida di gioia di bambini immersi nel gioco si trasformano dopo il rumore di spari simil bombardamenti in grida di terrore, poi nel respiro affannato da una folle corsa. Qualcuno sta scappando mentre il rumore del lavaggio cerca di cancellarne le tracce. La barra rossa avanza, il tempo scorre e l’atmosfera si fa sempre più agghiacciante finché la lavatrice sembra prendere vita fino a esplodere. Chi genera cosa? Chi alimenta chi? E’ l’immagine che vive del suo spettatore o lo spettatore che si nutre di quell’immagine? Il performer rientra in scena e cerca di sistemare le cose quasi per cancellarne le tracce, tenta di tornare indietro per nascondere quello che è successo o per alimentarsi di nuovo di quella scena. Poi apre l’oblò e tira fuori una maglietta rossa che continua a sgocciolare un liquido rosso sangue e un paio di jeans, entrambi indumenti da bambino. L’immaginario è chiaro, il ricordo riacciuffa subito un immagine che è diventata virale qualche anno fa e la scena si chiude sul suono di quel mare che accoglie un’infinità di corpi che anonimi continuano a disfarsi sotto gli occhi di tutti. E quella barra, sonorizzata dal rumore delle onde riprodotto dal cellulare del performer, si fa subito un mare di sangue.
Se la prima scena non porta fin da subito in un luogo preciso ma piano piano trascina lo spettatore verso un orizzonte sempre più chiaro fino a spiazzarlo, con Mind the gap lo spazio è subito dichiarato: siamo in una stazione. C’è un distributore di bibite e merendine confezionate mentre la voce di un altoparlante ripete di non oltrepassare la linea gialla. Domenico Rico attraversa il palco e di nuovo come una sorta di servo di scena prende un secchio e con un rullo inizia a disegnare una linea gialla segnando un limite invalicabile tra la macchina e chi le arriva davanti. Poi esce. Il sottofondo rumoroso di una stazione piena di gente entra subito in contrasto con l’immobilità della macchina sulla scena vuota. Ben presto però la staticità è spezzata dal rumore metallico e cigolante del distributore che come impazzito inizia a far fuoriuscire i viveri al suo interno. Il movimento rotatorio dei panni dentro la lavatrice di Oblò si ripete in Mind the gap nel movimento della spirale metallica che contiene gli oggetti nascosti dentro il distributore. E proprio osservando lo spazio vuoto della merce, come il titolo suggerisce traslando il significato reale (che in inglese suggerisce di fare attenzione al vuoto che c’è tra la banchina e la porta del treno), si viene catturati dal movimento rotatorio che getta lo spettatore dentro un nuovo rituale ipnotico dove tempo e spazio sembrano collidere per dar vita a un luogo che piano piano confonde i suoi confini. Al rumore metallico confuso dai suoni della stazione si sovrappongono parole frammentate - come mi racconterà poi il regista è il racconto di vita di un migrante che lui stesso ha intervistato. Dal distributore iniziano a scendere per caduta libera merendine, acqua mista a frutta secca, sabbia, pietre, pomodori, proiettili, un passaporto e tanti altri oggetti che raccontano di viaggi più o meno forzati, più o meno desiderati alla ricerca di un “altrove”. Il performer entra quasi a interrompere la scena e, come un tecnico delle macchine che tenta di sistemare un guasto improvviso, la apre e ne smonta il contenuto. Nel tentare di capire quale sia l’ingranaggio impazzito viene assorbito dalla macchina. Se in Oblò la macchina che genera il ricordo viene come bloccata dall’intervento umano che cerca di ricollocare la scena al suo posto, in Mind the gap al contrario la macchina che viene bloccata è come se si ribellasse al suo manovratore inghiottendolo. E così facendo lo trasforma in merce.
Nell’interazione tra queste macchine, che apparentemente non hanno niente di straordinario, e il performer, che si muove sulla scena come se fosse guidato-chiamato dal meccanismo stesso che muove le macchine, l’umano sembra perdere un pò della sua coscienza annullandosi in questi oggetti che sono quotidiani. E sembra che sia proprio qui, in questa quotidianità usurata che si nasconda il mostruoso, alimentandosi proprio di quella inconsapevole e cieca fiducia nel mezzo.
*nella prova aperta #Mind The Gap
#residenza creativa#mind the gap#stabilemobile#compagnia stabilemobile#giuseppe stellato#oblò#prova aperta#passages
1 note
·
View note
Photo
#Lil’Swinger #stabile #stabilemobile #desktop art #kinetic sculpture #home decor #calder #mcmretrodecor #modern art #frithmobiles https://www.instagram.com/p/B_n7g3jAgZG/?igshid=2lqhy8oepsph
0 notes
Text
Venerdì 16 novembre 2018, Teatro Nuovo di Napoli Aminta di Torquato Tasso
Venerdì 16 novembre 2018, Teatro Nuovo di Napoli Aminta di Torquato Tasso
Il rigore del verso cinquecentesco diviene per Antonio Latella uno stimolo creativo per “confrontarsi” con Torquato Tasso, portando in scena al Teatro Nuovo di Napoli, venerdì 16 novembre 2018 alle ore 21.00 (repliche fino a domenica 18) un’inedita versione di Aminta, con la drammaturgia di Linda Dalisi, che vedrà in scena Michelangelo Dalisi, Emanuele Turetta, Matilde Vigna, Giuliana Bianca…
View On WordPress
#AMAT#Aminta#Antonio Latella#Consorzio Marche Spettacolo#Emanuele Turetta#Francesco Manetti#Franco Visioli#Giuliana Bianca Vigogna#Giuseppe Stellato#Graziella Pepe#Linda Dalisi#Matilde Vigna#MiBACT#Michelangelo Dalisi#Senza Linea#Simone De Angelis#Stabilemobile#teatro nuovo
0 notes
Text
Aminta. Torquato Tasso secondo Latella
Aminta. Torquato Tasso secondo Latella
Foto di scena: Aminta, regia di Antonio Latella © Brunella Giolivo
Dopo il debutto al Lauro Rossi di Macerata nel novembre scorso per il progetto di rinascita culturale post-sisma sostenuto da MiBAC e Amat (Associazione marchigiana attività teatrali), la compagnia “stabilemobile” del regista Antonio Latella, direttore del Teatro de La Biennale di Venezia, ha portato in scena dal 17 al 20 gennaio…
View On WordPress
0 notes
Text
Aminta
Antonio Latella, dopo la monumentale saga di Santa Estasi, mette in scena Aminta di Torquato Tasso, un classico del teatro in versi, interpretato dalla compagnia Stabilemobile. (more…)
View On WordPress
#Antonio Latella#Emanuele Turetta#Giuliana Bianca Vigogna#Matilde Vigna#Michelangelo Dalisi#Recensione Aminta#Torquato Tasso
0 notes
Link
MACERATA – Antonio Latella, regista della scena internazionale e direttore della Biennale di Venezia Teatro, sceglie Macerata per la residenza di allestimento del suo nuovo e atteso spettacolo Aminta di Torquato Tasso che debutta al Teatro Lauro Rossi in prima assoluta l’8 e 9 novembre nell’ambito della stagione promossa da Comune di Macerata e AMAT con MiBAC e Regione Marche e con il sostegno di APM.
Lo spettacolo, presentato in conferenza stampa alla presenza di Antonio Latella, dell’assessore alla Cultura del Comune di Macerata Stefania Monteverde e del direttore dell’Amat Gilberto Santini, è prodotto da stabilemobile ed è realizzato in collaborazione con AbitiAMO le Marche, un progetto promosso da MiBAC, Consorzio Marche Spettacolo e AMAT con il Comune di Macerata, che intende sostenere la ricostruzione per le comunità colpite dal sisma, attraverso la promozione dello spettacolo dal vivo, nella consapevolezza del ruolo primario che la cultura può svolgere per favorire la coesione, rinnovare l’identità e promuovere la crescita personale.
Negli ultimi anni, le residenze creative hanno rappresentato nelle Marche una delle reali novità delle arti performative: luoghi e tempi dedicati alla ricerca, alla produzione e soprattutto all’incontro con la comunità ospitante.
“La residenza di Antonio Latella rappresenta un progetto che ci coinvolge direttamente e coinvolge Macerata, una città dove si sta bene, dove non solo si consuma cultura ma la si produce. Una città dove c’è un buon pubblico, colto, che partecipa attivamente così come gli studenti che si preparano allo spettacolo Aminta che aspettiamo con gioia”.
Lo spettacolo è accompagnato venerdì 9 novembre – alle ore 18 presso la Biblioteca Mozzi Borgetti di Macerata – da Gente di teatro, incontro pomeridiano con la compagnia per approfondire la conoscenza dialogando con gli attori in scena.
Le suggestioni di Antonio Latella su Aminta di Torquato Tasso, portano a confrontarsi con il grande autore italiano, partendo dalla compresenza in esso di due forze: la spregiudicata ricerca di innovazione linguistica, e la tensione verso un classicismo da reinterpretare. L’ambiente cortigiano, la censura, la lotta tra regola e natura (o tra regole e genio), l’attenzione alle questioni teoriche legate a letteratura e poesia, sono il terreno della crisi della seconda metà del Cinquecento, dove le regole accademiche alzavano un muro intorno alla libertà creativa.
Con Aminta, Tasso partecipò a una importante trasformazione dello spazio teatrale e dell’immaginario sociale del suo tempo. Ebbe uno straordinario successo nazionale e internazionale (60 edizioni in 70 anni e traduzioni in francese, spagnolo e inglese) che ebbe riflessi anche in altre espressioni artistiche come la musica e le arti figurative.
“L’amore esiste se non c’è inganno, di conseguenza AMORE non esiste. Il nostro tentativo – afferma Antonio Latella – è quello di lavorare sull’assenza dell’amore e sulla ricerca di esso, prendendo a prestito la grandezza dei versi di Torquato Tasso. Lavorare su questo piccolo teorema è stimolante soprattutto se per avvicinarsi ad esso si scelgono i versi, la loro spinta evocativa inarrestabile. È il verso che si fa dardo e la parola che si fa esperimento stimolando una trasparenza della regia; vorrei provare ad essere fuori dal gioco, non stabilire regole ma seguire regole che non vengono decise da me ma da chi ha scritto.
Penso a una regia che si affidi all’estetica stilistica della lingua, capace di una vertiginosa verticalità, piena di senso e non di analisi; un nuovo territorio di ricerca. Aminta di Torquato Tasso è un dramma pastorale che racconta le vicende del pastore Aminta e del suo amore per la ninfa Silvia. Il nome greco Amyntas deriva dal verbo greco amynein, “difendere, proteggere”, traducibile con “colui che protegge”; in latino, Amyntor. Proteggere cosa? Proteggersi da chi? Difendersi? Difendere una forza creativa al punto da negarla, negare l’amore perché possa riprodursi in fonte di ispirazione assoluta, lontana dalla storiella dell’innamorato non corrisposto”.
In scena ci sono gli attori Michelangelo Dalisi, Emanuele Turetta, Matilde Vigna, Giuliana Bianca Vigogna, la drammaturgia è di Linda Dalisi, le scene di Giuseppe Stellato, i costumi di Graziella Pepe, musiche e suono di Franco Visioli, luci di Simone De Angelis, movimenti curati da Francesco Manetti.
Lo spettacolo è accompagnato venerdì 9 novembre – alle ore 18 presso la Biblioteca Mozzi Borgetti di Macerata – da Gente di teatro, incontro pomeridiano con la compagnia per approfondire la conoscenza dialogando con gli attori in scena. Informazioni: biglietteria dei Teatri 0733 230735, www.comune.macerata.it , www.amatmarche.net . Inizio spettacolo ore 21.
0 notes
Text
02/09/2020 - 12/09/2020 #Giuseppe Stellato
Inizia la residenza creativa per la ricerca e la composizione del nuovo spettacolo di Giuseppe Stellato | stabilemobile compagnia Antonio Latella
Automated Teller Machine
ideazione e regia Giuseppe Stellato collaboratore e performer Domenico Riso musica e sound design Andrea Gianessi luci Omar Scala video Alessandro Papa coordinamento organizzativo Francesca Giolivo direttore di produzione Brunella Giolivo organizzazione Michele Mele
prodotto da stabilemobile con il sostegno di L’arboreto – Teatro Dimora | La Corte Ospitale ::: Centro di Residenza Emilia-Romagna in collaborazione con l’asilo – exasilofilangieri.it
Progetto di residenza condiviso da L’arboreto – Teatro Dimora | La Corte Ospitale ::: Centro di Residenza Emilia-Romagna; Teatro Petrella di Longiano, l’Asilo – ex Asilo Filangeri Napoli
Teller, sostantivo. Traduzione: Cassiere (cashier, teller) Narratore (narrator, teller, writer)
“Digitare il codice segreto avendo cura di non essere osservati”.
La scritta che compare sullo schermo del bancomat mette sempre un po’ di agitazione, ci spinge a guardarci intorno, a capire se qualcuno ci stia spiando mentre schiacciamo i tasti e magari possa scoprire la chiave d’accesso al nostro conto in banca. Contemporaneamente una voce da un altoparlante prova a rassicurarci dicendoci che l’area è videosorvegliata “per la nostra sicurezza”.
Quello sportello automatico rappresenta una porta di comunicazione tra pubblico e privato. Una macchina situata solitamente in luoghi aperti e di passaggio, può consentire l’accesso ad alcuni dei nostri segreti più importanti: i nostri risparmi, i nostri acquisti, i nostri viaggi, cosa abbiamo comprato, dove abbiamo dormito, quanto guadagniamo…
Le riflessioni che scaturiscono sono tante: il nostro status economico ci definisce in quanto persone? I nostri ”movimenti” possono essere considerati, in una società consumistica, i segreti più intimi? Che legame c’è tra il nostro “potere economico” e la libertà di esprimere realmente ciò che siamo? Essere privati del nostro potere d’acquisto è il tipo di censura che ci spaventa di più? Da queste domande nasce l’idea di lavorare con una macchina ad alto potenziale simbolico, che ci costringe a interrogarci sul potere di un elemento tanto concreto quanto astratto, spesso alla base di molte delle controversie della nostra società: il denaro.
Questo lavoro si pone come naturale conclusione di un ciclo performativo legato al rapporto uomo-macchina, dove le tematiche affrontate trovano in quest’ultimo capitolo un possibile esito.
*************************************************************************
Nasce a Caserta nel 1979. Nel 2008 si diploma all’Accademia di Belle Arti di Napoli in arti visive e discipline per lo spettacolo con una tesi sull’installazione multimediale. Ha all’attivo numerose partecipazioni a mostre ed esposizioni nazionali ed internazionali sia con lavori personali che con interventi site specific (Madre di Napoli, La Générale di Parigi, museo Campano di Capua, Castello Carlo V di Lecce). Per il teatro realizza nel 2010 “Il sonno di Benino” un’installazione multimediale presentata al Nuovo Teatro Nuovo di Napoli. Dal 2014 è membro di stabilemobile compagnia Antonio Latella e nel 2015 firma le scenografie degli spettacoli: “Ti regalo la mia morte, Veronika”, “MA”, e “L’IMPORTANZA DI ESSERE EARNEST” tutti per la regia di Antonio Latella. Nel 2017, sempre con Latella, firma le scene di “Pinocchio”, al Piccolo di Milano e successivamente progetta e realizza le scene di “Aiace” di Linda Dalisi e di “Essere bugiardo” per la regia di Emiliano Masala. A settembre firma la regia di “Oblò”, installazione-performance presentata al Terni Festival 2017, a cui segue il secondo capitolo “Mind the gap”. Entrambi i lavori sono stati presentati nella sezione teatro della Biennale di Venezia del 2018, dal titolo “Atto secondo attore-performer”. Ad ottobre 2018 riprende la collaborazione con Emiliano Masala firmando le scene di “6 personaggi in cerca d’autore”, prodotto da Lugano Arte e Cultura. Con Antonio Latella, firma le scene di “Aminta”, produzione stabilemodime e AMAT, “EINE GÖTTLICHE KOMÖDIE. DANTE < > PASOLINI”, presso il Residenz Theate di Monaco di Baviera, “Bonaventura prigioniero dell’isola dei pappagalli”, al teatro Carignano di Torino, e “La valle dell’Eden” presentato all’Arena del Sole di Bologna. Nello stesso anno collabora col regista Leonardo Manzan per le scene di “Cirano deve morire”, che ha debuttato nella sezione teatro della Biennale di Venezia 2019.
#residenze 2020#residenza creativa#giuseppe stellato#Automated Teller Machine | Giuseppe Stellato – stabilemobile compagnia Antonio Latella#automated teller machine#performance art
1 note
·
View note
Text
Waiting for #Mind the gap
[Nell’immagine la fioritura dei melograni presenti nel parco del teatro al momento della residenza degli artisti]
In attesa di seguire il percorso creativo di ho proposto due domande a Giuseppe Stellato | Compagnia stabilemobile.
1. Con quale “bagaglio” arrivate per iniziare questo nuovo percorso di residenza? A quale punto del nuovo progetto artistico si inserisce Mondaino?
2. Che cosa vi portate a casa da questa periodo di lavoro (sensazioni, immagini, pensieri)? Gli ho chiesto di rispondere in due tempi, alla prima all’inizio della residenza e alla seconda una volta uscito dal percorso creativo. Lo schema sarà ripetuto per tutti gli artisti che abiteranno il teatro.
***************************************************************************************
Sono arrivato a Mondaino con un bagaglio fatto di curiosità. Curiosità innanzitutto verso il posto, che sono sicuro sarà ricco di stimoli nuovi, legati soprattutto al fatto di poter stare in un luogo che ti permette di lavorare immerso nella bellezza. Curiosità anche verso questa nuovo lavoro, questa nuova avventura che non sappiamo ancora che forma prenderà e dove ci porterà. E poi sono arrivato con una vecchia lavatrice e un distributore di bibite pieno di ricordi.
0 notes
Link
MACERATA – Boom di abbonamenti per la nuova stagione del Teatro Lauro Rossi di Macerata. Nel primo giorno di apertura del botteghino, domenica 30 settembre, sono stati 357 i tagliandi venduti a conferma del grande desiderio che la città di Macerata esprime per il teatro. Grazie alla decisione del Comune di Macerata e dell’AMAT – organizzatori della stagione – il Teatro Lauro Rossi per la stagione 2018/19 ha aperto a nuovi abbonati avendo rinnovato il diritto della prelazione sull’acquisto dei nuovi abbonamenti per dare a tutti la possibilità di scegliere il posto. Soddisfazione per questo ottimo risultato è espresso dal Comune e dall’AMAT che manifestano anche dispiacere per i disguidi accaduti per il pubblico in occasione dell’apertura della biglietteria di domenica scorsa a seguito della numerosa affluenza.
Molti sono i posti ancora disponibili considerando che due sono le rappresentazioni previste per ogni spettacolo con relativi turni di abbonamento. La vendita prosegue fino a martedì 16 ottobre alla Biglietteria dei Teatri (te. 0733.230735) dal martedì al sabato dalle 10 alle 13 e dalle 17 alle 20. Costi abbonamenti: I settore euro 165 ridotto euro 130, II settore euro 130 ridotto euro 86.
L’apertura della stagione è il 23 e 24 ottobre con “Non mi hai più detto… ti amo!”, una commedia con Lorella Cuccarini e Giampiero Ingrassia ironica, intelligente, appassionante, cucita addosso ai due protagonisti, istrionici, esilaranti e straordinariamente affiatati diretti da Gabriele Pignotta, anche autore del testo, capaci di regalare allo spettatore momenti di assoluto divertimento e grandissima emozione.
L’8 e 9 novembre il Teatro Lauro Rossi accoglie l’importante debutto in prima assoluta al termine di una residenza di allestimento di “Aminta” diretto da Antonio Latella, una delle più importanti figure teatrali italiane dal respiro internazionale. Le suggestioni di Antonio Latella, portano stabilemobile a confrontarsi con il grande autore italiano, partendo dalla compresenza in esso di due forze: la spregiudicata ricerca di innovazione linguistica e la tensione verso un classicismo da reinterpretare.
Lo spettacolo è proposto nell’ambito di MarcheinVita. Lo spettacolo dal vivo per la rinascita dal sisma progetto di MiBACT e Regione Marche coordinato da Consorzio Marche Spettacolo e la produzione è realizzata in collaborazione con AMAT e Comuni di Macerata ed Esanatoglia.
“Pesce d’Aprile” in scena il 30 novembre e 1 dicembre è il racconto di un grande amore: un’esperienza di vita reale, toccante, intima e straordinaria, vissuta da un uomo e da una donna, interpretati da Cesare Bocci – che firma anche la regia – e Tiziana Foschi. Spazio alla danza il 16 e 17 gennaio con “MM Contemporary Dance Company” di Michele Merola – vincitrice nel 2010 del prestigioso Premio Danza&Danza come “migliore compagnia emergente” e oggi realtà di eccellenza della coreografia italiana più matura – con “La sagra della primavera” coreografia di Enrico Morelli e Bolero di Ravel coreografato da Michele Merola.
Un Macbeth che si esprime in sardo e, come nella più pura tradizione elisabettiana interpretato da soli uomini, è l’originale progetto di Sardegna Teatro “Macbettu” di Alessandro Serra, regista e fondatore della compagnia Teatropersona in scena l’8 e 9 febbraio nell’ambito del progetto WAITING FOR MOF19/ROSSODESIDERIO. Lo spettacolo, vincitore del prestigioso Premio Ubu 2017 e del Premio ANCT 2017 (Associazione Nazionale dei Critici di Teatro) trasporta il dramma shakespeariano in una Sardegna arcaica e senza tempo, la lingua sarda non limita la fruizione ma trasforma in canto ciò che in italiano rischierebbe di scadere in letteratura.
Un affascinante incontro fra due protagonisti assoluti del teatro italiano, Massimo Ranieri e Giancarlo Sepe, per la prima volta insieme, mettono in scena il 9 e 10 marzo uno dei testi teatrali tra i più noti e rappresentati di sempre, “Il Gabbiano” di Anton Čechov; un allestimento imponente, undici attori di ottimo livello recitativo per un nuovo e rivoluzionario adattamento di Giancarlo Sepe.
Un must della Compagnia dell’Elfo, “Sogno di una notte di mezza estate” di William Shakespeare diretto da Elio De Capitani, giunge a Macerata il 9 e 10 aprile. Un “sogno” che si ripete nel quale ritornano memorie, tracce e citazioni del passato, un successo ripreso e replicato per vent’anni.
La proposta del Teatro Lauro Rossi volge al termine il 23 e 24 aprile con “Cuori scatenati”, uno spettacolo che si annuncia carico di ironia scritto e diretto da Diego Ruiz, una divertentissima e moderna commedia degli equivoci portata in scena da Sergio Muniz, Francesca Nunzi, Diego Ruiz e Maria Lauria.
0 notes
Text
12/07/2017 - 22/07/2017 #Mind the gap
Inizia oggi e prosegue fino al 22 luglio la residenza creativa per la ricerca e la produzione del nuovo spettacolo di Giuseppe Stellato – stabile mobile compagnia Antonio Latella.
Mind the gap ideazione e regia Giuseppe Stellato collaboratore e performer Domenico Riso collaborazione alla drammaturgia Linda Dalisi musiche e sound design Franco Visioli luci Simone De Angelis production Brunella Giolivo management Michele Mele produzione stabilemobile in collaborazione con L’arboreto – Teatro Dimora di Mondaino, Olinda – ex Ospedale Psichiatrico Paolo Pini di Milano e l’asilo – Ex Asilo Filangieri di Napoli.
“È vietato oltrepassare la linea gialla” La voce proveniente dall’altoparlante si confonde con i rumori della stazione. Voci, conversazioni, telefonate. A pochi passi dalla linea gialla, un distributore di snack e bibite osserva la gente che passa, ne ascolta i pensieri, ne registra i ricordi, pronto a esaudire dei piccoli desideri in cambio di poche monete. Poi improvvisamente, senza che nessuno lo azioni, inizia a sputare fuori oggetti diversi: una scarpa, un libro, uno spazzolino da denti.. Oggetti smarriti, ricordi di qualcuno che è passato lì davanti, ognuno per un motivo diverso: chi andava al lavoro, chi tornava a casa, chi scappava. Ogni oggetto ci racconta una storia diversa, tanti viaggi diversi, ma che forse hanno tutti un minimo comune denominatore: il tentativo di migliorare la propria esistenza. Compreso il viaggio probabilmente più difficile da affrontare: quello per sopravvivere. Come il precedente Oblò, di cui può essere considerato una sorta di secondo capitolo, anche questo lavoro sonda il limite tra installazione e performance teatrale. Partendo dal rapporto uomo-macchina, lambisce il tema della migrazione e del viaggio, tentando una riflessione sulla percezione che la società contemporanea ha di se stessa e dell’ “altro”.
0 notes
Photo
Waiting for #Mind the gap
Domani inizierà la residenza creativa di Giuseppe Stellato.
Mind the gap ideazione e regia Giuseppe Stellato collaboratore e performer Domenico Riso collaborazione alla drammaturgia Linda Dalisi musiche e sound design Franco Visioli luci Simone De Angelis production Brunella Giolivo management Michele Mele produzione stabilemobile in collaborazione con L’arboreto – Teatro Dimora di Mondaino, Olinda – ex Ospedale Psichiatrico Paolo Pini di Milano e l’asilo – Ex Asilo Filangieri di Napoli
Giuseppe Stellato, nasce a Caserta nel 1979. Nel 2008 si diploma all’Accademia di Belle Arti di Napoli in arti visive e discipline per lo spettacolo con una tesi sull’installazione multimediale. Ha all’attivo numerose partecipazioni a mostre ed esposizioni nazionali ed internazionali sia con lavori personali che con interventi site specific (Madre di Napoli, La Générale di Parigi, Museo Campano di Capua, Castello Carlo V di Lecce). Per il teatro realizza nel 2010 Il sonno di Benino un’installazione multimediale presentata al Nuovo Teatro Nuovo di Napoli. Dal 2014 è membro di stabilemobile e nel 2015 firma le scenografie degli spettacoli: Ti regalo la mia morte, Veronika, MA, e L’IMPORTANZA DI ESSERE EARNEST tutti per la regia di Antonio Latella. Nel 2017, sempre con Latella, firma le scene di Pinocchio, al Piccolo di Milano e successivamente progetta e realizza le scene di Aiace di Linda Dalisi e di Essere bugiardo per la regia di Emiliano Masala. A settembre firma la regia di Oblò, installazione-performance presentata al Terni Festival 2017.
stabilemobile nasce dalla volontà di trovare una sintesi tra stabilità produttiva in ambito teatrale e mobilità artistica e geografica. La compagnia riunita intorno ad Antonio Latella e composta da collaboratori artistici, organizzatori e tecnici non riceve fondi ministeriali e ha presentato i suoi spettacoli in Italia, Svizzera, Austria, Germania, Repubblica Ceca, Russia e Kazakistan.
0 notes