#residenza creativa
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sguardimora · 3 months ago
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Martedì 27 agosto è arrivato a Mondaino l'ultimo artista selezionato nel contesto del progetto europeo Stronger Peripheries. Si tratta di Hamdi Dridi, artista di origini tunisine che vive tra Tunisi e Montpellier in Francia ma principalmente nomade, come preferisce definirsi beyond borders.
"Mi occupo di coreografia" racconta Hamdi "ma quello che mi interessa per primo è l'incontro con l'altro". Dan(s)e House trio and constellations è il titolo del progetto a cui sta lavorando: si tratta di un lavoro in cui danza, cucina e musica provano a mescolarsi sulla scena per creare un ambiente accogliente e immersivo per lo spettatore. Per questo, per la scrittura coreografica, Hamdi sta collezionando un archivio di gesti attraverso l'osservazione della preparazione di alcune ricette o particolari cibi che le persone che incontra gli propongono. L'archivio, costituito dai movimenti del corpo, in particolare tronco e braccia, servirà a definire la danza delle tre performer che saranno in scena: Ewa Bielak, Lucia de Oliveira Moreira, Debora N’Jiokou, danzatrici e dj, mixano, preparano le loro ricette tradizionali e danzano su una base hip hop le danze tradizionali dei loro paesi di origine, Polonia, Portogallo e Capo Verde, e le partiture di gesti scritti da Hamdi.
In queste prime giornate di residenza in Italia quindi, dopo aver trascorso nei mesi scorsi un periodo di residenza in Spagna e in Francia confrontandosi con le comunità di quei territori, Hamdi ha iniziato a incontrare alcune persone di Mondaino e dei dintorni per cercare nei loro gesti non solo l'amore per la cucina ma anche per lo stare insieme e condividere un tempo e uno spazio di vita: stare, osservare, raccontarsi e ascoltare.
Così scopriamo che il progetto è ispirato da una parte al ricordo del lavoro del padre e alla ripetizione dell'azione, nel suo caso del dipingere, dall'altro all'amore della madre per la cucina.
Nel giorno del suo arrivo a Mondaino è stato accolto da Elisa ed Erica, due sorelle che si sono trasferite da poco in collina e che hanno aperto un'associazione culturale Sentieri Felici che si occupa principalmente di curare progetti per l'infanzia.
Al nostro arrivo tutto è pronto per accoglierci al meglio. Subito entriamo in cucina ed Elisa ed Erica iniziano a illustrarci quello che ci preparerano di li a poco, cioè cassoni e piadine. E mentre mescolano gli ingredienti facendo scivolare farina e acqua tra le mani ci raccontano l'origine di quella passione per il cibo e il cucinare per qualcuno. La tradizione di famiglia, che è passata dalla nonna alla mamma, è fatta di ristoranti e forni, di gesti ripetuti e di cibi condivisi, di accoglienza e piatti tradizionali.
Nella piccola cucina si muovono agili mentre Hamdi le segue con attenzione, cercando di non perdere nessun frammento dei loro movimenti coordinati, ritmici e ripetuti: il tempo è scandito dalla ripetizione dei gesti, dall'impastare e dal farcire, dall'attesa del riposo dell'impasto alla foratura del cassone "per farlo respirare" fino alla cottura finale.
La condivisione del cibo con tutta la famiglia, i sorrisi dei bambini e i loro sguardi attenti, i profumi e i sapori chiudono per Hamdi la prima intensa giornata di incontro con la comunità.
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"Si tratta", racconta Hamdi, "di comprendere un gesto che diviene ritmico: non è la danza che prende il sopravvento ma è il gesto che nel suo essere grezzo diventa ritmico e le due cose diventano organiche: è il gesto naturale che si fa danza inscrivendosi nei corpi".
Siamo a Marazzano ora, nel comune di Gemmano, e siamo a casa di Ivan Fantini dove ha sede il suo Boscost'orto. Ci accoglie insieme alla sua compagna, la danzatrice Paola Bianchi; poi seduti in giardino attorno a un lungo tavolo Hamdi e Ivan si raccontano, sorseggiando caffè e succo di mele appena fatto.
Ivan è un cuoco eterodosso, dimissionario e anarchico. Di origine romagnola proveniente da una famiglia del sottoproletariato inizia a cucinare in casa, a sette anni, per aiutare la madre e la nonna malate: così apprende la cucina tradizionale. Da qui in avanti non abbandonerà mai il mondo del cibo e della condivisione: dall'istituto alberghiero al primo lavoro a 16 anni in un ristorante famoso della zona, per poi entrare a far parte di un circolo culturale a Rimini, Quadrare il circolo, poi l'esperienza con festival e musei fino alla Biennale Teatro diretta da Romeo Castellucci dove curava installazioni gastronomiche d’arte, che potevano essere viste, toccate, mangiate. Infine un'osteria con cucina dentro un antico mulino prima di abbandonare tutto per ritirasi nella sua casa di Marazzano.
Ci racconta, infatti, come a partire dal 2008 con l'introduzione in Italia dell'HACCP, norma che concerne la sanificazione dei luoghi e degli alimenti, siano iniziati i problemi: Ivan non ha mai accettato di sottostare a quella norma e alle leggi del mercato: non ha voluto acquistare prodotti del mondo globalizzato ma ha continuato a lavorare con i contadini della zona, che ovviamente non potevano sottostare a queste norme e dopo tre anni di multe e una crisi depressiva ha scelto di uscire dal sistema.
Ha abbandonato, si fa per dire, il suo mestiere per fare quello che non sapeva fare. Ha cominciato a scrivere. Ha disboscato un bosco per avere un'autonomia alimentare. Ha iniziato a recuperare lo scarto del capitale, ciò che la comunità non acquista, e a saccheggiare quello che la natura offre vivendo di baratto.
E proprio grazie al baratto, un amico gli ha portato del pesce fresco. Così ci mettiamo in cucina, Ivan inizia a muoversi tra lavello e spianatoia, il dialogo prosegue mentre pulisce e disseziona seppie e sgombri, affetta cipolle, raccoglie foglie di alloro, rametti di rosmarino e scorze di limone per produrre un trito aromatico speciale. Il suo ritmo è serrato e sincopato allo stesso tempo, i gesti ripetuti sono ritmici e sicuri, le mani si muovono veloci e violente.
"Vivo il lusso della povertà: ho relazioni umane e politiche molto potenti in tutta Italia. Sono felice, malgrado quello che accade nel mondo", ci dice. Intanto i suoni e gli odori del cibo iniziano a pervadere lo spazio nonostante siamo all'aperto.
E Hamdi osserva, registra con gli occhi ogni movimento e con le orecchie, grazie anche al supporto di Anouk nella traduzione, le parole: lo sguardo non si arresta, entra ed esce dalla cucina, segue ogni movimento di Ivan.
E si tessono fili.
"La cucina è musica: come reagisce chimicamente la padella è un concerto."
"Conoscere le regole per poterle sovvertire. Opero come fa un musicista jazz che conosce le note e improvvisa." 
"La cucina è una danza, un gesto poetico e brutale allo stesso tempo!"
"La cucina come tutto è poetica e politica: quando cucino ho una specie di rabbia".
Così, tra una battuta e l'altra, si arriva al pranzo condiviso in giardino: il lungo tavolo apparecchiato si riempie e ci accoglie. E ce ne andiamo, ricchi di questo nuovo incontro.
#Tandem 11
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On Tuesday, August 27, the last artist selected for the European project Stronger Peripheries arrived in Mondaino. His name is Hamdi Dridi, a Tunisian artist who lives between Tunis and Montpellier in France but is primarily nomadic, as he prefers to define himself beyond borders.
“I work in choreography,” Hamdi explains, “but what interests me most is the encounter with others.” The project he is working on is titled Dan(s)e House Trio and Constellations: it is a work in which dance, cooking, and music try to blend on stage to create a welcoming and immersive environment for the audience. For this, in choreographic writing, Hamdi is collecting an archive of gestures through the observation of the preparation of certain recipes or particular foods proposed by the people he meets. The archive, consisting of body movements, especially torso and arms, will be used to define the dance of the three performers who will be on stage: Ewa Bielak, Lucia de Oliveira Moreira, and Debora N’Jiokou, dancers and DJs who mix, prepare their traditional recipes, and dance traditional dances from their countries of origin—Poland, Portugal, and Cape Verde—on a hip-hop base, along with the gesture scores written by Hamdi.
In these first days of residency in Italy, after spending time in Spain and France in the previous months interacting with communities in those regions, Hamdi has started to meet some people from Mondaino and the surrounding areas to look for not only the love for cooking but also for being together and sharing a time and space of life: being, observing, storytelling, and listening.
We discover that the project is inspired partly by memories of his father’s work and the repetition of the action, in his case painting, and partly by his mother’s love for cooking.
On the day of his arrival in Mondaino, he was welcomed by Elisa and Erica, two sisters who have recently moved to the hills and opened a cultural association, Sentieri Felici, which mainly deals with projects for children.
Upon our arrival, everything is ready to welcome us in the best possible way. We immediately enter the kitchen, and Elisa and Erica begin to show us what they will prepare for us shortly: cassoni and piadine. As they mix the ingredients, letting flour and water slide between their hands, they tell us about their passion for food and cooking for others. The family tradition, passed down from grandmother to mother, is made of restaurants and bakeries, repeated gestures, shared foods, hospitality, and traditional dishes.
In the small kitchen, they move gracefully while Hamdi watches them closely, trying not to miss any part of their coordinated, rhythmic, and repeated movements: time is marked by the repetition of gestures, from kneading and stuffing, from waiting for the dough to rest to puncturing the dough box “to let it breathe” until the final baking.
Sharing the food with the whole family, the smiles of the children, and their attentive gazes, the aromas and flavors close for Hamdi the first intense day of meeting with the community. “It’s about,” Hamdi recounts, “understanding a gesture that becomes rhythmic: it’s not the dance that takes over but the gesture that, in its rawness, becomes rhythmic and the two things become organic: it’s the natural gesture that becomes dance inscribed in the bodies.”
We are now in Marezzano, in the municipality of Gemmano, at Ivan Fantini’s home where his bosco-storto (wooded garden) is located. He welcomes us together with his partner, dancer Paola Bianchi; then seated in the garden around a long table, Hamdi and Ivan share stories while sipping coffee and freshly made apple juice.
Ivan is an unorthodox and anarchic cook. Of Romagnolo origin, coming from a working-class family, he began cooking at home at the age of seven to help his sick mother and grandmother: this is how he learned traditional cooking. From then on, he never left the world of food and sharing: from culinary school to his first job at 16 in a famous local restaurant, then joining a cultural circle in Rimini, Quadrare il Circolo, then working with festivals and museums up to the Biennale Theater directed by Romeo Castellucci, where he curated gastronomic art installations that could be seen, touched, and eaten. Finally, an inn with a kitchen inside an old mill before abandoning everything to retire to his home in Marazzano.
He tells us how, starting from 2008 with the introduction of HACCP in Italy, a regulation concerning the sanitation of places and food, problems began: Ivan never accepted complying with that regulation and market laws: he did not want to buy products from the globalized world but continued to work with local farmers, who obviously could not comply with these regulations, and after three years of fines and a depressive crisis, he chose to leave the system.
He “left,” so to speak, his profession to do what he didn’t know how to do. He began writing. He cleared a forest to achieve food self-sufficiency. He started recovering discarded capital, what the community does not purchase, and to forage what nature offers, living off barter.
And it was thanks to barter that a friend brought him fresh fish. So we enter the kitchen, Ivan starts moving between the sink and the counter, the conversation continues as he cleans and fillets cuttlefish and mackerel, slices onions, gathers bay leaves, rosemary twigs, and lemon peels to make a special aromatic blend. His rhythm is tight and syncopated at the same time, the repeated gestures are rhythmic and sure, his hands move quickly and forcefully.
“I live the luxury of poverty: I have very strong human and political relationships throughout Italy. I am happy, despite what happens in the world,” he tells us. Meanwhile, the sounds and smells of the food begin to fill the space even though we are outside.
And Hamdi observes, recording with his eyes every movement and with his ears, thanks also to Anouk's help with the translation, the words: his gaze does not stop, entering and exiting the kitchen, following every movement of Ivan.
And threads are woven.
“Cooking is music: how the pan reacts chemically is a concert.”
“Knowing the rules to overturn them. I operate like a jazz musician who knows the notes and improvises.”
“Cooking is a dance, a poetic and brutal gesture at the same time!”
“Cooking, like everything, is poetic and political: when I cook, I have a kind of anger.”
So, between one comment and another, we arrive at the shared lunch in the garden: the long table is set and welcomes us. And we leave, enriched by this new encounter.
#Tandem 11
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sguardimora · 1 year ago
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*waiting for Tilia Auser in Tre voci studio scenico per un radiodramma in versi di Sylvia Plath
Three Women
The poem “Three Women” by Sylvia Plath presents the interior dialog of three women as they experience pregnancy and childbirth in three very different contexts: the first voice is a woman with a wanted pregnancy, the second is a woman who is experiencing a miscarriage, and the third is a woman with an unwanted pregnancy who is giving the baby up for adoption. The poem is very powerful in its deep examination of the multiple ways motherhood comes to us (or doesn’t come), and the joy and pain it brings in turn. It is worth a careful reading in its entirety, which can be found here. For the purposes of this repository, I want to reproduce the lines spoken by the first voice, which begin during her pregnancy, carry through the ordeal of labor, and into the early postpartum period.
Excerpts from “Three Women,” The First Voice by Sylvia Plath
I am slow as the world.  I am very patient, Turning through my time, the suns and stars Regarding me with attention. The moon’s concern is more personal: She passes and repasses, luminous as a nurse. Is she sorry for what will happen?  I do not think so. She is simply astonished at fertility.
When I walk out, I am a great event. I do not have to think, or even rehearse. What happens in me will happen without attention. The pheasant stands on the hill; He is arranging his brown feathers. I cannot help smiling at what it is I know. Leaves and petals attend me.  I am ready.
….
I am calm.  I am calm.  It is the calm before something awful: The yellow minute before the wind walks, when the leaves Turn up their hands, their pallors.  It is so quiet here. The sheets, the faces, are white and stopped, like clocks. Voices stand back and flatten.  Their visible hieroglyphs Flatten to parchment screens to keep the wind off. They paint such secrets in Arabic, Chinese!
I am dumb and brown.  I am a seed about to break. The brownness is my dead self, and it is sullen: It does not wish to be more, or different. Dusk hoods me in blue now, like a Mary. O color of distance and forgetfulness!– When will it be, the second when Time breaks And eternity engulfs it, and I drown utterly?
I talk to myself, myself only, set apart– Swabbed and lurid with disinfectants, sacrificial. Waiting lies heavy on my lids.  It lies like sleep, Like a big sea.  Far off, far off, I feel the first wave tug Its cargo of agony toward me, inescapable, tidal. And I, a shell, echoing on this white beach Face the voices that overwhelm, the terrible element.
….
There is no miracle more cruel than this. I am dragged by the horses, the iron hooves. I last.  I last it out.  I accomplish a work. Dark tunnel, through which hurtle the visitations, The visitations, the manifestations, the startled faces. I am the center of an atrocity. What pains, what sorrows must I be mothering?
Can such innocence kill and kill?  It milks my life. The trees wither in the street.  The rain is corrosive. I taste it on my tongue, and the workable horrors, The horrors that stand and idle, the slighted godmothers With their hearts that tick and tick, with their satchels of instruments. I shall be a wall and a roof, protecting. I shall be a sky and a hill of good:  O let me be!
A power is growing on me, an old tenacity. I am breaking apart like the world.  There is this blackness, This ram of blackness.  I fold my hands on a mountain. The air is thick.  It is thick with this working. I am used.  I am drummed into use. My eyes are squeezed by this blackness. I see nothing.
….
Who is he, this blue, furious boy, Shiny and strange, as if he had hurtled from a star? He is looking so angrily! He flew into the room, a shriek at his heel. The blue color pales.  He is human after all. A red lotus opens in its bowl of blood; They are stitching me up with silk, as if I were a material.
What did my fingers do before they held him? What did my heart do, with its love? I have never seen a thing so clear. His lids are like the lilac-flower And soft as a moth, his breath. I shall not let go. There is no guile or warp in him.  May he keep so.
….
What is it that flings these innocent souls at us? Look, they are so exhausted, they are all flat out In their canvas-sided cots, names tied to their wrists, The little silver trophies they’ve come so far for. There are some with thick black hair, there are some bald. Their skin tints are pink or sallow, brown or red; They are beginning to remember their differences.
I think they are made of water; they have no expression. Their features are sleeping, like light on quiet water. They are the real monks and nuns in their identical garments. I see them showering like stars on to the world– On India, Africa, America, these miraculous ones, These pure, small images.  They smell of milk. Their footsoles are untouched.  They are walkers of air.
Can nothingness be so prodigal? Here is my son. His wide eye is that general, flat blue. He is turning to me like a little, blind, bright plant. One cry.  It is the hook I hang on. And I am a river of milk. I am a warm hill.
….
How long can I be a wall, keeping the wind off? How long can I be Gentling the sun with the shade of my hand, Intercepting the blue bolts of a cold moon? The voices of loneliness, the voices of sorrow Lap at my back ineluctably. How shall it soften them, this little lullaby?
How long can I be a wall around my green property? How long can my hands Be a bandage to his hurt, and my words Bright birds in the sky, consoling, consoling? It is a terrible thing To be so open:  it is as if my heart Put on a face and walked into the world.
….
Dawn flowers in the great elm outside the house. The swifts are back.  They are shrieking like paper rockets. I hear the sound of the hours Widen and die in the hedgerows.  I hear the moo of cows. The colors replenish themselves, and the wet Thatch smokes in the sun. The narcissi open white faces in the orchard.
I am reassured.  I am reassured. These are the clear bright colors of the nursery, The talking ducks, the happy lambs. I am simple again.  I believe in miracles. I do not believe in those terrible children Who injure my sleep with their white eyes, their fingerless hands. They are not mine.  They do not belong to me.
I shall meditate upon normality. I shall meditate upon my little son. He does not walk.  He does not speak a word. He is still swaddled in white bands. But he is pink and perfect.  He smiles so frequently. I have papered his room with big roses, I have painted little hearts on everything.
I do not will him to be exceptional. It is the exception that interests the devil. It is the exception that climbs the sorrowful hill Or sits in the desert and hurts his mother’s heart. I will him to be common, To love me as I love him, And to marry what he wants and where he will.
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eyelinerda3euro · 2 years ago
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cose che sono successe ieri, in ordine: ho provato lo snus per la prima volta (il saccottino di nicotina gengivale per cui gli scandinavi sono pazzi) e devo dire che…. è meglio di fumare cento sigarette in effetti? e i miei amici erano tipo: madoo jenni dovresti sentirti nauseous la prima volta e io ero tipo. amio.
comunque estremamente gross il gesto di alzarsi il labbro a tavola per inserire questo ordigno chimico micidiale, cioè non molto elegante, tuttavia sento di consigliarlo ai miei followers tabagisti, se disposti a rinunciare al south european charme. poi ho incontrato aurora la cantante quella… quella… dellq canzone di tiktok… non so come altro spiegare, comunque lei, proprio perché natural born bergen babe!! dopo di che ho avuto la mia iniziazione agli afterparties di bergen e ovviamente tirata in mezzo da un tipo italiano lol perché siamo così… T.T edonistici.. e io gli dicevo mm comunque sai non sono proprio certa di voler rimanere a bergen ultimamente e lui noooo io da 10 anni che vivo qua w la norvggg w la mia fidanzata scandinava sisi ora te la presento ingeborg, kjære, vieni qua e così conosco ingeborg e ingeborg continua a farfugliare cose in italiano sul fatto che vuole instituire una residenza d’arte nelle marche perché come dice lei “io ho la privilegio” “io ho la soldi come persone norvegese” e io ero tipo eh ingeborg che vuoi che ti dica. prendi in mano le redini della scena artistica italiana. queen. vai. buttati. è tua. successivamente ormai sono abbastanza sbronza e [redacted] per improvvisarmi una ballerina. ho ballato fortissimo con il mio amico jonas in sala di vittorio e ingeborg, ma in una maniera super ridicola. tipo per ogni canzone mi inventavo una specie di piccola trama che raccontavo ad alta voce? in inglese? (assurdo) e si articolava attraverso i movimenti creando delle coreografie stupidissime ma estremamente divertenti e mi sembra assurdo con che facilità trovavo le parole, inventavo l’andamento drammaturgico senza pensare a niente e addirittura trovavo modi di muovermi per raccontare. beh in ogni caso, penso proprio che se non vivessi con questa pesantezza d’animo sarei una ragazza estremamente svagata, leggera, più creativa e oserei dire… più libera? sono certa che sia così e spero un giorno di riuscire a ricongiungermi con questa mia natura, non avere più paura delle persone e smettere di giudicare tutto e tutti. comunque poi si sono fatte le 8 di mattino, ho preso il tram e sono tornata a casa, mi sono fatta una doccia bollente e ho messaggiato con ale tentando di fare del sexting senza successo (lol) mi sono segata e ho dormito tot ore. oggi è un giorno vecchio ma nuovo
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thebeautycove · 6 months ago
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ATELIER DES ORS - VILLA PRIMEROSE - Memory Lane Collection - Eau de Parfum - Novità 2024 -
Perfume Art. To enhance imagination, evoke memories, deepest emotions. A powerful trigger to remind experience of the past in which scent has been a destiny sign, a prompt guide to a marvelous time journey, from ancient eras to living present and more, a capsule to dive the unknown future. No one, for any reason, can escape this astonishing bewitchment. All life long.
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Destinazione raggiunta per Atelier des Ors che con la nuova collezione Memory Lane, di cui Villa Primerose e Blue Madeleine sono le iniziali creazioni a firma Marie Salamagne, ci riserva un viaggio alla scoperta di ricordi ed emozioni da far scintillare nel cuore, sensazioni profonde che solo un profumo sa riportare alla mente e conservare nel tempo.
Sensi sedotti da Villa Primerose fragranza che celebra un luogo incantevole, testimone degli albori della profumeria a Grasse.
Villa Primerose è una sontuosa residenza ottocentesca restituita al suo originario splendore da Jean-Philippe Clermont e destinata ad ospitare il cuore pulsante dell’attività della Maison, tra cultura olfattiva, sperimentazione, stile ed eleganza creativa.
Qui i ricordi diventano materia viva e si traducono in un esemplare richiamo all’antica tradizione pellettiera artigianale grassoise, ai primordi della profumeria, quando si realizzavano guanti per la nobiltà dell’epoca, opportunamente profumati con pregiate essenze floreali per annullare l’odore acuto della concia del pellame.
Detto fatto. Fatalità di note, sono rosa e cuoio a citare il patrimonio olfattivo delle origini, binomio odoroso tra passato e futuro, contrasto aromatico tra delicatezza e forza. 
Un omaggio alle proprie radici, riportate alla luce in questa meravigliosa scrittura aromatica che esalta la mitica rosa centifolia, sublima le sue sfumature nel tocco speziato di cardamomo e pepe rosa, la accosta, senza limitarne l’estensione, al vezzo poudre nostalgico di ambretta e iris, infine ne armonizza la fragrante generosità nel robusto allestimento finale con la nota cuoio, amorevolmente alleati e complici, si concedono ad un prolungato apprezzamento nell’impronta di muschio e legni ambrati. Passato Presente e molto Futuro.
Creata da Marie Salamagne.
Il flacone Maison sfoggia un delicata nuance rosa, all'interno i magici fiocchi dorati scintillano nel liquido. 
Eau de Parfum 100 ml.   Online qui 
©thebeautycove   @igbeautycove
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lamilanomagazine · 7 months ago
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Pesaro.  Svelata nella mattinata di sabato 27 aprile la Scultura di Pavarotti insieme alle figlie Giuliana e Cristina.
Pesaro.  Svelata nella mattinata di sabato 27 aprile la Scultura di Pavarotti insieme alle figlie Giuliana e Cristina. La Capitale italiana dalla cultura ha dato appuntamento davanti al Teatro Rossini per la scopertura dell’opera realizzata dal Maestro Poli e dedicata “all’artista mondiale amatissimo dalla sua seconda città” Le figlie Giuliana e Cristina, la moglie Nicoletta Mantovani, il regista e scenografo Pier Luigi Pizzi. Erano presenti le figure più care al Maestro Luciano Pavarotti, in piazzale Lazzarini, per la cerimonia di scopertura della scultura bronzea, che la Capitale ha dedicato al “suo” Luciano Pavarotti, “nell’anno straordinario di Pesaro 2024”. “Un regalo alla città e, soprattutto, un omaggio a Luciano Pavarotti – spiegano Matteo Ricci, sindaco di Pesaro e Daniele Vimini, vicesindaco assessore alla Bellezza - artista straordinario mai dimenticato, cittadino onorario di Pesaro che abbiamo deciso di onorare con una scultura bronzea di alto valore”. Dall’altezza di 192cm, poggiata su una base di marmo, l’opera in bronzo è realizzata con la tecnica della fusione a cera persa, da Albano Poli. A presentarla è stato Andrea Mezzetti, assistente artistico del maestro Poli che è intervenuto durante l’appuntamento promosso da Pesaro 2024 e a cui hanno partecipato Giuliana e Cristina Pavarotti (figlie del tenore; il sindaco e il vicesindaco sono stati al loro fianco durante la posa della stella del Maestro nella Walk of Fame di Hollywood nel 2022), Nicoletta Mantovani (moglie e presidente della Fondazione Pavarotti con cui la città ha stretto un intenso legame), il regista e scenografo Pier Luigi Pizzi, da 40 anni protagonista del ROF. Un Festival che deve tanto a Pavarotti. Fu proprio lui a inaugurare il rinnovato Teatro Rossini nell’aprile del 1980 dopo 14 anni di chiusura, una ricorrenza che diede ulteriore slancio ad un progetto, quello di un festival rossiniano a Pesaro, che pochi mesi dopo vide la luce. Fu nuovamente lui, nel 1986, a incantare il pubblico del ROF con uno storico concerto in piazza del Popolo. E infine, nel 1996, fu lui a inaugurare l’attuale Vitrifrigo Arena, nella quale il Rossini Opera Festival ha allestito alcuni dei suoi ultimi maggiori successi. “Pesaro, Città creativa della Musica UNESCO e Capitale italiana della Cultura 2024 - ricordano sindaco e vicesindaco - deve tanto al Maestro che qui ha intrecciato legami umani, solidali e creativi. Soprattutto nella sua villa immersa ne ‘La natura della cultura’ che ha plasmato Pesaro 2024. Una città che, per il Maestro era ‘il luogo della felicità’ e residenza creativa in cui produceva il suo canto capace di emozionare il pubblico dei teatri di tutto il mondo”. L’opera è stata collocata in piazzale Lazzarini, all'intersezione con via Curiel, “affinché possa salutare e accogliere con la sua presenza, pesaresi e visitatori che arrivando da via Branca imboccano il piazzale, quasi per invitarli a Teatro” aggiungono Ricci e Vimini. E proprio il Rossini ha accolto, dopo la cerimonia della statua, alle ore 21, la consegna dei Pesaro Music Awards 2024, premio ideato dall'Orchestra Sinfonica Rossini, in collaborazione con il Comune di Pesaro e il sostegno di OSR Xanitalia “per quelle personalità eccellenti nel settore musicale, che hanno o hanno avuto contatti e legami con la città di Pesaro”. A ricevere il riconoscimento, nella quinta edizione degli Awards, saranno: Pier Luigi Pizzi, regista, scenografo, costumista, direttore artistico e scrittore legato a Pesaro – che gli ha assegnato la cittadinanza onoraria nel 2022 - da numerosissimi allestimenti curati per il Rossini Opera Festival; ItaliaFestival, l’associazione multidisciplinare formata che oggi rappresenta 43 festival italiani e 4 reti di festival, che operano nell’ambito musicale, teatrale, delle arti performative e della danza, della letteratura; il “tenore per eccellenza”, a ritirare il premio è stata la moglie Nicoletta Mantovani, presidente della Fondazione Luciano Pavarotti. La cerimonia è stata inserita all’interno del concerto dell’Orchestra Sinfonica G. Rossini, guidata dal direttore residente, M° Noris Borgogelli. Il programma musicale prevedeva un omaggio a Giacomo Puccini, di cui nel 2024 ricorre il centesimo anniversario dalla morte. BIOGRAFIA ALBANO POLI Albano Poli nasce a Verona il 2 agosto 1935. Terminati gli studi presso la scuola d’arte di Verona inizia l’attività di vetratista in una piccola bottega d’arte in un prestigioso palazzo storico in centro a Verona. Dapprima restaura o riproduce vetrate di chiese e via via negli anni, unendo l’abilità manuale al genio creativo, disegna e progetta vetrate con un proprio stile. Più che le forme definite, nelle sue vetrate giocano le composizioni cromatiche ed il cenno allusivo a voler comunicare un preciso messaggio inserendosi armoniosamente nel contesto in cui vengono collocate. La creatività del Maestro Poli lo porta presto a sperimentare espressioni artistiche nuove circondandosi di professionisti e artigiani che assieme a lui crescono con la stessa sensibilità. Il suo laboratorio PROGETTO ARTE POLI è oggi un atelier ispirato alle antiche botteghe rinascimentali dove si progettano e creano opere diverse: non solo vetrate ma anche mosaici, affreschi, opere in bronzo, legno, pietra e metallo. Ognuna di esse si può dire sia l’esito di una sintesi tra l’artista e l’artigiano che in lui si ritrovano. La sua è un’arte in cui creatività, idea, ricerca e antica tecnica convivono in una perfetta simbiosi dove ogni elemento si intreccia con l’altro per trarne nuova energia vitale. Nella sua lunga carriera Albano Poli non ha però mai abbandonato l’attività di restauro. Anche in questo campo Albano Poli non si “limita” e approfondisce tecniche e metodi acquisendo esperienza per affrontare interventi su opere diverse e che gli ha permesso di ottenere la certificazione S.O.A. nelle categorie OS2, OG2, OS6.... #notizie #news #breakingnews #cronaca #politica #eventi #sport #moda Read the full article
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scenariopubblico · 8 months ago
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La storia delle residenze di SP/CZD
Tra le attività più articolate sostenute da Scenario Pubblico vi sono senza dubbio le residenze artistiche. Ne parleremo brevemente qui per diffondere la conoscenza su cosa sono e come funzionano con l'obiettivo di creare un quadro chiaro, anche se non esaustivo, che possa essere l'incipit di una serie di attraversamenti che faremo nei prossimi mesi in cui conosceremo tutti i soggetti selezionati dal bando ACASA 24-25.
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Introduciamo questo breve attraversamento consigliando la visione di un video che ripercorre - attraverso le immagini - la genesi di Scenario Pubblico e la sua vita di ogni giorno 👇
Non per niente siamo partiti dalla storia
Da spazio privato voluto per diventare casa della Compagnia Zappalà Danza, Scenario ha iniziato subito ad ospitare una stagione di danza. Conseguenza "naturale" del circuitare di artiste e artisti sono state le diverse richieste di ospitalità per avere spazi e poter creare. Così in concomitanza con la stagione è iniziato un programma di residenze artistiche regolamentato poi nel 2015 0anno in cui Scenario diventa Centro di Produzione della Danza riconosciuto dal MiC.
Nel tempo il progetto di residenze si è andato strutturando meglio. Quello che esiste oggi è un bando biennale - chiamato ACASA - (giunto alla sua seconda edizione) destinato ad artiste e artisti over 30. In un biennio l'impegno è quello di garantire continuità ai progetti anziché rimanere esperienze isolate.
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Nel corso del biennio la residenza si articola in due fasi: una prima creativa che si conclude con uno sharing del lavoro e un dialogo con il pubblico e una seconda parte tecnica finalizzata alla messa in scena del lavoro creato.
A coronamento dei due anni i lavori vengono presentati durante il FIC Fest, occasione di ritrovo, condivisione, confronto. Questa possibilità è utile sia per i programmatori che possono quindi vedere più artisti nell’arco della durata del festival, che per gli stessi artisti.
Con questo tipo di articolazione il Centro e il pubblico hanno la possibilità di seguire gli artisti e le artiste nel loro percorso, vedere le evoluzioni, assistere al processo completo: dalla creazione alla messa in scena. Momenti importanti e sentiti in tal senso sono le open door, ovvero le prove aperte che si svolgono alla fine del primo ciclo di residenza. Insieme alla "restituzione" del lavoro fatto l'incontro con l'artista viene accompagnato da uno sharing dialogante con il pubblico che viene incoraggiato ad esprimere il proprio feedback, le proprie sensazioni.
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Questo contributo è stato elaborato in collaborazione con Laura Gullotta, responsabile della programmazione di Scenario Pubblico che proprio in questi giorni rappresenta il centro nella Tavola Rotonda IntegrARTI intitolata Il ruolo delle Residenze Artistiche nella rigenerazione Urbana: spazi, modelli, comunità che si svolge dal 18 al 20 marzo a Messina.
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A presto con il prossimo attraversamento che entrerà nella prima Residenza Artistica del 2024!
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cinquecolonnemagazine · 9 months ago
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“L’oro del Miglio d’Oro” di Catanzaro e Maggio
“L’oro del Miglio d’Oro” di Catanzaro e Maggio “L’oro del Miglio d’Oro” di Paquito Catanzaro e Annalisa Maggio edito da Officina Milenaè un appassionante libro per giovani lettori. Il protagonista, Pio, è un ragazzino annoiato che un giorno conosce un personaggio stravagante, anche un po’ invadente. Si tratta di un certo Massimo Troisi che lo scrolla dal suo torpore e lo convince a fare un bellissimo giro in bicicletta lungo il Miglio d’oro. Si tratta della strada che da San Giovanni a Teduccio e Barra passa per San Giorgio a Cremano fino ad arrivare a Torre del Greco, passando per Portici ed Ercolano.  Insomma, un vero e proprio tour alla scoperta di pura bellezza. Pio rimarrà affascinato dalla ricchezza storica, paesaggistica e dalle strepitose ville vesuviane del Settecento. “L’oro del Miglio d’Oro” di Catanzaro e Maggio utilizza un linguaggio semplice che arriva dritto al cuore dei ragazzi, con qualche piccolo e simpatico passaggio dialettale. Il libro è illustrato con gli splendidi disegni ad acquerello di Annalisa Maggio che stimolano la fantasia del lettore, rendendo il viaggio di Pio una passeggiata davvero appassionante Ringrazio l’autore per l’intervista ricca di dettagli che certamente vi incuriosirà. Se avete figli e amate il nostro territorio, la Campania, questo libro fa certamente al caso vostro. Condividete la lettura con i vostri ragazzi e poi accompagnateli a vedere tutto ciò che racconta Massimo Troisi nel libro! Intervista a Paquito Catanzaro Salve Paquito, lei è nuovo ai lettori di Cinquecolonne Magazine, ci può raccontare brevemente cosa fa nella vita, di cosa si occupa? L’espressione “vivo in mezzo alle storie” mi racconta alla perfezione. Sono il redattore di una casa editrice (Colonnese); sono tra gli organizzatori di un evento letterario (Ricomincio dai Libri); coordino la redazione di un blog (Il Lettore Medio). Trascorro più tempo in libreria a presentare libri d’altri che a casa. Chiaramente mi dedico anche alla scrittura, con una bella gavetta decennale tra: saggi sportivi, romanzi, raccolte di racconti e libri illustrati. Se m’avanza tempo, mi concedo lunghe passeggiate con gli auricolari piantati nelle orecchie. “L’oro del Miglio d’Oro” è stata per lei una sfida perché si è sempre occupato di pubblicazioni per adulti. Cosa le ha fatto scattare la scintilla? Dal 2010 lavoro nelle scuole del territorio campano, coordinando laboratori teatrali e di scrittura creativa. Rapportarmi con tutti questi allievi (dal Nido fino al diploma) ha fatto nascere il desiderio di rivolgermi a loro attraverso una storia, sperando innanzitutto di fargli scoprire il piacere della lettura. Da lettore e aspirante scrittore onnivoro ero desideroso di “sostenere quest’esame”: l’editoria per ragazzi è un settore in grandissima crescita ed ero curioso di capire se avessi la capacità di misurarmi con questa branca. Partiamo dal titolo del suo libro. Cos’è tutto questo “oro”? Spieghiamo ai lettori cosa troveranno nel libro e perché ha scelto questo titolo? Questo racconto è un atto d’amore verso il mio territorio, quello che va da Torre del Greco (città nella quale sono nato) fino a San Giorgio a Cremano (comune che, di fatto, mi ha adottato). Lungo questi pochi chilometri, ci sono: ville, musei, scavi archeologici, ma soprattutto storie. Quelle che desideravo condividere. Si parla del Museo di Pietrarsa, il più importante museo ferroviario d’Italia; degli Scavi Archeologici di Ercolano, uno dei siti più visitati al mondo; ma pure della manifattura del corallo, un’arte che continua a stupire a distanza di 150 anni, ma pure di Villa delle Ginestre, residenza di Giacomo Leopardi. Chiaramente c’è spazio anche per Villa Bruno, nel cuore di San Giorgio a Cremano, che mi piace definire uno dei posti del cuore. Ad accompagnare il piccolo Pio nelle sue scoperte c’è una guida eccezionale, Massimo Troisi. Perché ha optato proprio per lui? Chi meglio di lui? Massimo Troisi è stato uno dei più talentuosi attori del dopoguerra. Dotato di un’ironia sempre garbata, ma pure di una malinconia che ha del poetico. Avevo 12 anni quando la tv annunciò la sua morte e ci rimasi molto male. Credo che Il postino sia il suo lascito più bello. Per questo volume era il testimonial giusto, così come lo è stato per il territorio: A San Giorgio a Cremano ci è nato, a Torre del Greco ha frequentato le scuole superiori, a Portici ed Ercolano ha cominciato la sua gavetta. Paquito, vuole raccontare ai nostri lettori che obiettivo si è posto quando ha scelto di scrivere il libro? Spero sia il primo di una lunga serie di albi illustrati. La prospettiva di scrivere per ragazzi è un sogno che spero di rendere reale col tempo. Per ora mi godo i riscontri de “L’oro del Miglio d’oro” ma sono già al lavoro su altri progetti. Contestualizzando le ambizioni al libro, spero che arrivi questo messaggio ai potenziali lettori: “Mettete da parte lo smartphone e andate a scoprire le meraviglie nascoste a due passi da casa”. Read the full article
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chez-mimich · 1 year ago
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PERFORMING PAC: DANCE ME TO THE END OF LOVE (parte II)
(Segue) Unica opera oggettuale presente che fa diretto riferimento all’attentato al Pac ecco “Untitled”, bouquet di fazzoletti annodati con una calza femminile che alludono alle lacrime versate dalla città, ma forse anche all’oggetto sopravvissuto e salvato e “Souvenir di Milano”, sorte di ready-made della macchinetta fotografica per bambini da cui ammirare panorami della città. Forse l’opera più criptica, ma anche la più ironica e dolente. Tornando alla sezione video al piano superiore del padiglione, ecco “Redemption” di Miguel Gomes dove quattro personaggi si raccontano con voci attribuite a personaggi politici europei ovvero Passos Coelho, Berlusconi, Sarkozy e Merkel. I testi partoriti dall’immaginazione dell’artista: un bambino che scrive dal Portogallo ai genitori in Angola, un anziano signore milanese che racconta del primo amore ai tempi della caduta di Mussolini, a Parigi un uomo confessa la propria incapacità di essere padre, a Lipsia una sposa si sforza di togliersi dalla testa il tema di Parsifal. Un video originalissimo e coinvolgente. Lascia incantati la bellezza cruda ed essenziale del video di Maja Bajevic “Green, Green, Grass of Home”. L’artista camminando su un prato ripercorre i percorsi interni della casa dei nonni che sorgeva proprio in quel luogo prima della battaglia di Sarajevo, video dolente e che non necessità di nessuna spiegazione ma solo della condivisione di un dolore immenso. Sempre di memoria e dolore si tratta in “La Storia, in generale” di Giulio Squillacciotti, nato da una residenza a Torino durante la quale l’artista ha studiato tre archivi di arte irregolare (ma esiste un’arte regolare?), in ambito psichiatrico: il Regio Manicomio di Collegno, il Museo Antropologico di Torino e l’archivio della città “Mai visti e altre storie”. Si tratta di un immenso patrimonio di creazioni di quella che si definiva “devianza” e che è rivelatrice di una straordinaria potenza creativa, ma che “noi umani” ci rifiutiamo spesso di considerare. La mostra, per chi non volesse distrarsi troppo da grigliate estive, bagni al mare e salutari passeggiate in montagna, è aperta comunque fino al 10 settembre prossimo, e costituisce comunque una bella passeggiata spirituale per la mente e per l’anima. Sempre che qualcuno fosse ancora interessato a coltivarne lo spirito.
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personal-reporter · 1 year ago
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I mondi di Gina Lollobrigida a Roma
L’Istituto Centrale per la Grafica – Palazzo Poli a Roma ospita, fino all’8 ottobre,  la mostra che celebra la vita e il talento di Gina Lollobrigida promossa dal Ministero della Cultura con Archivio Luce Cinecittà. Star del cinema internazionale, fotografa, disegnatrice, scultrice e cantante, Gina Lollobrigida è stata una vera donna dall’incredibile vena creativa che, in un’intervista, affermo che “vorrei essere ricordata soprattutto come artista e, perché no, anche come attrice”. Ideata e curata da Lucia Borgonzoni, Sottosegretario del MIC, e da Chiara Sbarigia, Presidente di Cinecittà, I mondi di Gina  trasporta nello straordinario universo dell’attrice, musa di grandi registi e icona di moda con i suoi inconfondibili abiti ispirati allo stile impero. Il percorso espositivo si snoda in 120 fotografie, provenienti dall’Archivio Luce Cinecittà, dal Centro Sperimentale di Cinematografia e dal MuFoCo – Museo di Fotografia Contemporanea - e da altri archivi, filmati inediti di momenti privati, per gentile concessione di Andrea Milko Skofic, e pubblici. Nella mostra ci sono  anche due abiti da sera originali realizzati da Gattinoni e due costumi di scena dei film Venere Imperiale e La donna più bella del mondo, creati da Costumi d’Arte, oltre ad alcuni gioielli Bulgari, come i magnifici orecchini con smeraldi, provenienti dall’Archivio Storico della Maison e parte della collezione personale della diva. L'Istituto Centrale per la Grafica si trova  nel complesso monumentale della fontana di Trevi e comprende Palazzo Poli e il Palazzo della Calcografia costruito nel 1837 dall'architetto Giuseppe Valadier per ospitare la Calcografia camerale, di cui fu direttore per decenni, con il compito di conservare, tutelare e promuovere un patrimonio di opere che documentano l'arte grafica in tutte le sue forme. Palazzo Poli fu commissionato da Lelio dell’Anguillara duca di Ceri che, nel 1566, aveva acquistato palazzo Del Monte ed è il risultato di diverse fasi costruttive. I lavori furono eseguiti su progetto dell’architetto Martino Longhi il Vecchio nel 1573 e alla sua morte, da Ottaviano Mascherino. Dal 1834 il palazzo divenne la residenza della principessa Zenaide Wolkonsky, che nel suo salotto letterario, ospitò il poeta romanesco Belli e il romanziere russo Nikolaj Vasil'evič Gogol’.  Il luogo più bello del Palazzo è la Sala Dante, nota per le sue grandi dimensioni,  dove si svolgono eventi, convegni, concerti, seminari; mentre al primo piano vi sono gli spazi espositivi che ospitano mostre ed esposizioni di grafica storica e contemporanea. Read the full article
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sguardimora · 1 year ago
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Nei giorni scorsi ho assistito a una prova aperta di The Garden, il nuovo lavoro di Gaetano Palermo, con Sara Bertolucci e Luca Gallio, che quest’anno è stato selezionato per la quarta edizione di ERetici_le strade dei teatri, il progetto di accoglienza, sostegno e accompagnamento critico, ideato e curato dal Centro di Residenza dell’Emilia Romagna.
In scena una black box ospita al suo interno un unico fermo immagine che solo alla fine si smaterializza lasciando lo spazio vuoto. Una donna, vestita con una sottoveste rosso mattone, è riversa a terra sul fondo destro del palcoscenico e lì resterà immobile, mossa solo da un respiro lento e profondo.
 La dimensione immaginifica e di spaesamento che si crea per lo spettatore è dettata dalla drammaturgia sonora, che ad ogni cambio di brano amplia l’immaginario in nuove visioni, e dall’impianto luminoso, che resta statico dopo una prima accensione a lampi di neon. Per rifarci al titolo ci troviamo davanti a una natura morta, che fa però permeare di vita quell’immagine statica in ogni attimo che passa.
Fotografia o cinema? Teatro o dj set? Installazione o durational performance? O tutto questo insieme? L’impianto del lavoro è decisamente teatrale: come si diceva in principio, c’è una scena nera che si illumina quasi cinematograficamente per restare così, con la stessa tonalità di colore e luce, fino alla fine. Poi c’è la drammaturgia sonora che è ciò che da movimento a un’immagine altrimenti immobile e fa sì che lo spettatore proceda nella giustapposizione di immaginari e di significati. 
Il dispositivo che il collettivo artistico mette in opera viene così definito da un crash mediale che fa collasse il cinema nel teatro, il teatro nel dj set, la fotografia nell’installazione e così via. Questo meccanismo inoltre sembra operare su quel piano di reinvenzione del medium di cui parla Rosalind Krauss (2005): facendo collassare sulla scena molteplici media il collettivo porta lo spettatore dentro il processo stesso, rendendo percettibile, grazie alla ripetizione all’infinito della stessa immagine, la finzione della rappresentazione e il funzionamento dell’immaginazione. 
La mente così vaga tra le immagini della memoria: da un’apparizione lynchiana a una classica vittima del cinema di Hitchcock, da un corpo collassato durante un rave party al corpo a terra di Babbo Natale nella clip de La Verità di Brunori sas, dai corpi della cronaca nera a quello di Aylan riverso sulla spiaggia greca e così via, continuamente si creano e distruggono immagini nella mente di chi guarda.
In questa pratica mediante la quale si crea un ibrido, per restare anche nella metafora naturale, che incrocia più media, si assiste a una sorta di Iconoclash (Latour, 2005): accade allora che chi guarda si ritrova in una sorta di terra di mezzo, di indecisione dove non sa l’esatto ruolo di un’immagine, di un azione perché, nel caso di The Garden, questo si modifica non appena viene assimilato dell’occhio di chi guarda; e su questa scena ciò che accade è proprio questo: lo spettatore è messo davanti ad un’immagine iconica che cambia costantemente di significato e senso, passando dal sentimento del tragico a quello del comico fino a dissolversi svanendo ironicamente, rompendo il quadro della rappresentazione.
Una delle caratteristiche fondamentali delle immagini è, sempre per Bruno Latour, la loro capacità di scatenare passioni ed è proprio su questo meccanismo che sembra lavorare il collettivo guidato da Palermo che a settembre presenterà al pubblico una prova aperta di questo lavoro presso la Corte Ospitale di Rubiera dove si chiuderà il progetto ERetici.
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*Krauss, R. (2005). Reinventare il medium. Cinque saggi sull'arte d'oggi, a cura di Grazioli E., Mondadori, Milano. 
* Latour, B. (2002). What is iconoclash? Or is there a world beyond the image wars. Iconoclash: Beyond the image wars in science, religion, and art, 14-37.
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mypickleoperapeanut · 1 year ago
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"Dedicato a chi si perde il meglio della vita" di Riccardo Rescio
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Sicuramente ad una superficiale visione, oppure ad attenta e per così dire oculata osservazione critica, finalizzata a marcare a senso unico quello che ci è dato di vedere, si troverà sempre la carenza, la disfunzione, l’irregolarità, quello che non và, quello che nel nostro immaginario abbiamo pensato e non riscontrato.
L’occhio guarda, la mentre critica, l’espressione cambia, la critica negativa inesorabilmente parte.
Se con la stessa determinazione e velocità, partisse la valutazione positiva di quello che ci colpisce positivamente, di quello che appaga la nostra vista, che soddisfa le nostre membra, che gratifica le nostre aspettative, avremmo una moltitudine di contenti e compiacenti divulgatori delle innumerevoli meraviglie che offre il nostro Paese.
Bisognerebbe ben sottolineare che, se prevenuti, in qualsiasi parte del mondo si potra mai essere, se lo spirito che ci accompagna è quello di individuare solo quello che non ci appaga, troveremo sempre e comunque qualcosa che soddisfa la prorompente necessità di esternare l’inesorabile critica negativa.
Se come denigratori seriali avessimo l’opportunità di viaggiare nel mondo riscontreremmo magari che a Vienna ci sono troppe zone pedonali, a Firenze troppi tavolini nelle nelle strade, a New York troppa gente sui marciapiedi, a Napoli troppa folclore diffuso a Parigi troppi francesi.
Il nostro denigratore seriale tipo, ma stanziale, si accanisce invece in particolar modo con il proprio luogo di residenza.
Uno sport nazionale troppo diffuso in patria, che si trasforma paradossalmente in una esagerata sua esaltazione quando si è all’estero o solo fuori dal perimetro circoscritto in cui solitamente si vive.
In un momento come quello che stiamo vivendo, dove la carenza di fonti energetiche alternative mette a dura prova le nostre risorse per la dipendenza da quelle abituali, potremmo suggerire di trasformare tutto l’oneroso, faticoso e dispendioso criticare in energia creativa, il genio italico lo consente, per suggerire idee, progetti, soluzioni per trasformare ciò che riteniamo perfettibile, migliorabile o sostituibile, con proposte concrete, fattibili, perseguibili.
Ora più che mai abbiamo necessità e bisogno di solidarietà sociale, di coesione interpersonale, di collaborazioni trasversali, che permettano al nostro straordinario Paese di raggiungere quei primati che il suo incommensurabile patrimonio di valenze umane e territoriali meritano .
Le critiche distruttive, non fanno bene e non aiutano ne chi le fa, tantomeno chi le riceve.
L’Italia è il più grande giacimento di bellezza e il maggiore concentrato d’Arte, Cultura, Bellezza, Enogastronomia, Storia, Folclore e tanto, tanto di più, contribuiamo tutti a farla conoscere per quanto realmente vale e quanto realmente merita.
Riccardo Rescio / Italia&friends /
I&f Arte Cultura Attualità / Firenze 23 luglio 2023
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cristinaitaliani · 1 year ago
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Laureata giovanissima in flauto presso il Conservatorio Statale di Musica ‘Luisa d’Annunzio’ di Pescara, ha seguito corsi di perfezionamento in Italia, in Francia e in Germania con flautisti tra i quali Alain Marion e Conrad Klemm. Dalle prime partecipazioni ai festival musicali estivi (Spoleto, Roma, Bayreuth) si e’ velocemente unita ad alcune orchestre italiane e straniere (Orchestra Sinfonica Schleswig Holstein, Orchestra del Teatro all’Opera di Roma etc.). Ha fatto parte di numerosi Collettivi jazz (o di musica creativa ) tra i quali Da-i-Da Orchestra, Polaroid Orchestra, Associazione Musicisti Riuniti e Modigliani Suite Free Jazz Trio. Attiva nell’ambito dell’interdisciplinarieta’ artistica ha realizzato numerosi lavori di creazione e sonorizzazioni per eventi teatrali (Theatre de Nanterre e Friche de La Belle de Mai a Marseille )spettacoli di danza (Florence Dance Festival al Teatro Romano di Fiesole, Gaia Scuderi alla Limonaia di Villa Strozzi e Teatro Instabile di Firenze) spettacoli di mimo (con Bianca Francioni ) reading musicali (sonorizzazioni live al Caffè Letterario Le  Murate di firenze in occasione di presentazione di libri ), perfomance di improvvisazione con visual performers (vernissage d’arte come ‘’studi aperti in via degli artisti’’ e mostre in italia e all’estero) Da febbraio 2014 entra a far parte del collettivo Improvvisatore Involontario.Dal 2015 è membro del Duo Hayet  col virtuoso di oud  algerino Hafid  Moussaoui  con cui si esibita in importanti festival  rassegne ed è stata ospite di trasmissioni radio ( Terra Mia, Piazza Verdi su Rai Radio 3 , Orchestra Mediterranea ).Nel 2019 ,col Duo Hayet ha composto la colonna sonora della mostra Sguardi globali. Mappe olandesi, spagnole e portoghesi nelle collezioni del granduca Cosimo III de’ Medici”organizzata da Angelo Cattaneo e Sabrina Corbellini e , come solista ha partecipato al Convegno organizzato in occasione della Mostra , interpretando musiche di Bitti , Rousseau e Vivaldi.
Recentemente ha fondato l' Ensemble '' Shababik '' con l'Associazione Good World Citizen con cui  è risultata vincitrice  di un grant dalla Fondazione Anna Lindh Foundation per il Mediterranean Day che si è tenuto il 28 novembre 2022 a Firenze
 Alcuni suoi brani , col Duo Hayet fanno parte della colonna sonora di '' La cinquieme saison'' del grande regista algerino Ahmed Benkalma per il Centro di Cinematografia dell ' Algeria.
L'artista  sta proseguendo la sua attività con progetti interculturali, collaborando sia con l' Associazione Good World Citizen che con l'Università degli Studi di Firenze.Ultimamente ha partecipato insieme all' Associazione Good World Citizen ied il prof. Angelo Cattaneo ( Isem Cnr - Unifi ) ad un importante evento su Muhammad Al Idrisdi e il Mediterraneo organizzato dal Dipartimento Sagas - Unifi .Nel mese di maggio ha vinto un bando di concorso per un programma di mobilità della Anna Lindh Foundation con il progetto '' Voix Invisibles ''con una  Residenza  Artistica in Marocco insieme  a Giulia Gallina , sound artist di Lisbona ,.
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legambiente-emiliaromagna · 2 years ago
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22 maggio - 28 maggio | Ligonchio, “RuralizArt"
Dal 18 al 29 maggio 2023 Legambiente Ligonchio ospiterà all’Ostello dei Balocchi la seconda residenza del progetto RuralizArt, la Small Scale Partnership Erasmus+ sviluppata in collaborazione con Canopia Coop. V. Questa residenza stimolerà la nascita di una nuova narrazione territoriale intrecciando due elementi: l’educazione ambientale e l’espressione creativa. I partecipanti saranno…
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lamilanomagazine · 9 months ago
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Pesaro2024 presenta il nuovo progetto di ISAC-2024: 'In Ascolto: la Sonosfera® da dentro, fuori e oltre'
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Pesaro2024 presenta il nuovo progetto di ISAC-2024: 'In Ascolto: la Sonosfera® da dentro, fuori e oltre'. Pesaro 2024 presenta un nuovo progetto di dossier che prende corpo nell'anno da Capitale: si tratta di 'In Ascolto: la Sonosfera® da dentro, fuori e oltre', collocato nella sezione della 'natura vivente' della cultura, attuato dalla Fondazione Centro Arti Visive Pescheria, a cura di David Monacchi. Il progetto nasce all'interno di ISAC-2024 (International Sonosfera® Ambisonics Competition 'Eugenio Giordani'): l'Associazione Culturale Fragments of Extinction implementa la realizzazione operativa della seconda edizione del concorso internazionale di composizione elettroacustica tridimensionale per Sonosfera® ideato da David Monacchi nel 2023 e dedicato al M° Eugenio Giordani docente del Conservatorio Rossini scomparso nel 2020 che ha diretto per 40 anni la storica Scuola di Musica Elettronica del Conservatorio Rossini. Venerdì 15 marzo in Sonosfera®, in programma la premiazione e il concerto dei premiati al termine di una mini-residenza dei vincitori per l'ottimizzazione delle proprie composizioni che si svolge nell'anfiteatro tecnologico per l'ascolto profondo di ecosistemi e musica di Pesaro città creativa Unesco della Musica. Nel segno del dialogo internazionale, ISAC-2024 si avvale di un partner prestigioso: l'IRCAM Centre Pompidou di Parigi. Dopo il grande successo della prima edizione di ISAC che ha visto la partecipazione di 77 candidati provenienti da ben 26 paesi, l'IRCAM – che proprio nel 2024 celebra il 30° anniversario del suo Forum - ha proposto a Pesaro 2024 - Capitale italiana della cultura la collaborazione per il concorso 2024 per creare un premio in sinergia. La confluenza preziosa di ricorrenze rappresenta così un'opportunità unica per i vincitori che avranno il privilegio di viaggiare da Pesaro a Parigi, sperimentando due delle strutture pubbliche di fama mondiale per l'ascolto acusmatico High-Order Ambisonics (HOA): Sonosfera® a Pesaro ed Espace de Projection a Parigi. Alla chiusura della call, i risultati sono straordinari: 149 candidature da 42 paesi, più del doppio rispetto all'edizione ISAC-2023. Il concorso ISAC funge da piattaforma per supportare le pratiche creative nella musica interamente perifonica e nella composizione di paesaggi sonori. Contribuisce alla diffusione di una cultura incentrata sull'ascolto acusmatico tridimensionale, una visione cara ai pionieri della musica elettronica ma che finora non è stata esplorata a fondo, visti i vantaggi dei moderni software e delle tecnologie elettroacustiche. Due le commissioni del concorso:  la steering committee composta da Nicola Casetta, Carmine Emanuele Cella, Tommaso Giunti, David Monacchi, Alessandro Petrolati; la giuria internazionale a cura dell'IRCAM: Núria Giménez Comas, Sivan Eldar, Philippe Langlois, Frank Madlener, David Monacchi, Markus Noisternig (Chair).  In Ascolto: la Sonosfera® da dentro, fuori e oltre ISAC-2024 CALENDARIO Pesaro, Sonosfera® - giovedì 14 marzo  prove dei candidati - venerdì 15 marzo 9-13 prove e ottimizzazioni composizioni dei candidati 16-17 concerto d'ascolto dei finalisti 17.15-18.15 sede in definizione cerimonia di premiazione 18.30-19.30 Concerto dei premiati - sabato 16 marzo 17-18 Concerto dei brani short list 1 18-19 Concerto dei brani short list 2 21-22 Concerto dei premiati - domenica 17 marzo 16.30-17.30 Concerto dei brani short list 2 17.30-18.30 Concerto dei premiati Parigi, Espace de projection - martedì 19- venerdì 22 marzo 2024 Partecipazione dei vincitori ai workshop del Forum IRCAM e al lavoro di remix in situ all'Institut de recherche et coordination acoustique/musique; - venerdì 22 marzo 2024 Evento finale nei workshop del Forum IRCAM 2024 e concerto finale   Alla conferenza stampa erano presenti: in collegamento Daniele Vimini vicesindaco e assessore alla Bellezza del Comune di Pesaro e Agostino Riitano direttore artistico Pesaro 2024; il professore David Monacchi ideatore di Sonosfera®.   Ha aperto Daniele Vimini: questo progetto con due specificità importanti: ovvero quella di dimostrare le potenzialità di Sonosfera® - anfiteatro tecnologico che nasce per raccontare paesaggi sonori ma anche per la composizione digitale - attraverso un concorso mondiale. E poi il concorso nel nome di Eugenio Giordani - fra l'altro la fase finale dei concerti avverrà nei giorni del suo compleanno – è caratterizzato da un forte coinvolgimento internazionale, con un senso di comunità locale e globale. Tutto ciò con un grande lavoro tecnico dietro. Ed è prezioso e unico che ad un concorso che aveva già un credito internazionale si sia unita un'istituzione come l'IRCAM di Parigi. E' chiaro che si tratta di uno degli appuntamenti più qualificanti della Capitale della cultura perché ha anche la caratteristica della riproducibilità della formula negli anni, dunque un progetto che non si esaurisce con il 2024 ma ha la possibilità di sedimentare le esperienze diventando patrimonio consolidato.   Ha continuato Agostino Riitano: oggi con l'avvio del progetto che vede Sonosfera® protagonista per noi è anche l'occasione per ricordare che Sonosfera® è stata sicuramente una delle fonti di ispirazioni centrali per la definizione del tema del nostro dossier di candidatura che ci ha consentito poi di vincere il titolo di Capitale della cultura. All'epoca l'incontro con la Sonosfera® è stata una folgorazione perché al suo interno arte, natura e tecnologia sono straordinariamente legati tra loro e ci hanno dato la possibilità di avere una tangibile presenza nell'ecosistema culturale della città di quella che poteva essere per noi la declinazione della natura della cultura, ovvero la relazione tra arte, natura e tecnologia. Questo è stato un elemento decisivo perché dall'esperienza in Sonosfera® abbiamo iniziato un'interlocuzione molto forte con Monacchi disponibilie fin da subito a condividere tutti i ragionamenti alla base di quella che è una vera e propria invenzione artistica: è importante sottolinearlo, c'è un forte aspetto pioneristico e un cambiamento epocale per la fruizione ma anche per la composizione musicale. Questo è alla base del concorso di cui quest'anno ricorre la seconda edizione con cui alziamo decisamente l'asticella, che ha raggiunto una maturità straordinaria e che ci darà ulteriori opportunità di sperimentazione. Ricordo che sempre legato alla Sonosfera® c'è il progetto Twin Color di cui parleremo più avanti.   Le conclusioni affidate a David Monacchi: ISAC è un concorso che è alla seconda edizione, l'anno scorso eravamo soli, avevamo lanciato questa iniziativa sotto l'idea del Maestro Eugenio Giordani che non c'è più e che ci ha lasciato proprio con la volontà di lanciare un concorso per la Sonosfera® che potenziasse la composizione elettroacustica a livello internazionale proprio per questi spazi tridimensionali. Già l'anno scorso abbiamo avuo grandi risultati, per l'anno in corso abbiamo la collaborazione dell'IRCAM di Parigi. Non è stato facile istituire una collaborazione però è stato grande l'interesse di Parigi a seguire tutte le nostre istanze e impostazioni, si sono miracolosamente accodati a questa iniziativa cui abbiamo dato forma nel segno e nel solco dell'edizione 2023. Quest'anno la call lanciata a livello internazionale ha coinvolto i nostri contatti in ambito accademico ma anche tutto il bacino di utenza del Centre Pompidou. E i numeri sono raddoppiati con tutta l'Europa rappresentata, il Nord America, Cina, Giappone, Corea, Taiwan, Hong Kong con presenza forte dell'Oriente. Quindi il concorso è diventato il più importante al mondo per la composizione musicale acusmatica. Dunque l'adesione così forte ci ha messo nelle condizioni per cui la Capitale della cultura 2024 è diventata anche capitale della musica elettroacustica tridimensionale acusmatica; vuol dire che abbiamo messo in moto un meccanismo virtuoso per far capire al mondo che la musica elettroacustica può essere ascoltata in un modo molto specifico che la Sonosfera® consente: e cioè essere in uno spazio del tutto buio e dove le sorgenti sonore stanno tutte attorno. La metafora del titolo 'In Ascolto: la Sonosfera® da dentro, fuori e oltre', rende bene l'idea di questa compenetrazione.   Il significativo progresso nelle tecnologie del suono tridimensionale negli ultimi anni ha portato alla proliferazione di creazioni artistiche in diversi ambiti della produzione musicale. Generi come la musica elettronica ed elettroacustica, la soundscape composition, i documentari tematici, gli audiodrammi, le registrazioni musicali, ecc., stanno ora adottando tecniche audio spaziali. Ciò consente di modellare il suono all'interno di un dominio sferico, trasformando lo spazio (compresa la posizione, dimensione e prospettiva delle sorgenti sonore) in uno strumento compositivo tangibile. Fondato a Pesaro nel 1971 da Walter Branchi e sotto la direzione di Eugenio Giordani per oltre quattro decenni, il laboratorio elettronico per la musica sperimentale LEMS ha coltivato una tradizione sulla composizione elettronica pionieristica in Italia. Sebbene vi sia ormai un'ampia disponibilità di software e hardware per la sintesi, la manipolazione e la post-produzione del suono in queste creazioni, è evidentemente molto meno comune poter utilizzare teatri e luoghi attrezzati per riprodurre queste opere in perifonia sferica, in particolare per un pubblico di sufficienti dimensioni. Sonosfera® soddisfa entrambe le esigenze: uno standard tecnologico di 6° ordine Ambisonics di altissimo livello qualitativo sonoro, e una capienza di 60 posti.   Sonosfera® E' un anfiteatro tecnologico mobile per l'ascolto profondo degli ecosistemi e della musica, progettato per Pesaro Città Creativa della Musica UNESCO da David Monacchi, inaugurato nel gennaio 2020. Lo spazio è dotato di 45 altoparlanti costruiti appositamente e posizionati in uno spazio sferico isolato acusticamente e con una perfetta acustica interna. Spalti circolari trasparenti al suono sollevano il pubblico sopra un emisfero inferiore acusticamente "attivo", mentre quello superiore è dotato anche di uno schermo di proiezione a 360°. L'ascoltatore si trova così al centro del paesaggio sonoro, nell'oscurità di una stimolante esperienza sensoriale acusmatica, talvolta "illuminata" da analisi visive del suono stesso. Sonosfera® è stato infatti originariamente progettato e costruito per la ricostruzione sferica e la visualizzazione delle registrazioni effettuate negli ecosistemi primari delle foreste pluviali tropicali, come parte del progetto a lungo termine 'Fragments of Extinction".   Espace de Projection Situato all'interno dell'IRCAM di Parigi, l'Espace de Projection è una sala per spettacoli di medie dimensioni con acustica adattabile, che può ospitare circa 400 posti. Costruito negli anni '70, il suo design mirava a offrire un'ampia flessibilità in termini di forma, dimensioni e caratteristiche acustiche. Grazie a questa adattabilità architettonica, diverse caratteristiche acustiche possono essere regolate separatamente. L'impostazione audio risulta coinvolgente e senza precedenti per i nuovi media e le arti performative. Offre inoltre attrezzature all'avanguardia per la ricerca sperimentale nell'audio spaziale ad alta definizione e nella cognizione spaziale uditiva. ISAC-2024 è promosso da Pesaro 2024 - Capitale italiana della cultura e Comune di Pesaro/Assessorato alla Bellezza, prodotto dall'organizzazione no-profit Fragments of Extinction in collaborazione con la Fondazione Centro Arti Visive Pescheria e il Conservatorio Rossini.... #notizie #news #breakingnews #cronaca #politica #eventi #sport #moda Read the full article
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puntoelineamagazine · 2 years ago
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MOTUS - Chroma Keys
Foto di scena: Chroma Keys – Silvia Calderoni © Claudia Pajewski Venerdì 24 febbraio 2023 – ore 21.15 – Il Dialma – Cantiere Creativo Urbano Di Enrico Casagrande, Daniela Nicolò e Silvia Calderoni con Silvia Calderoni video design Paride Donatelli e Simona Gallo direzione tecnica Simona Gallo residenza creativa L’arboreto – Teatro Dimora di Mondaino si ringrazia Matteo Marelli per la…
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residancexl · 3 years ago
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Sul nuovo numero di Hystrio (gennaio-marzo 2022) un ampio dossier sulla nuova danza italiana con protagonisti alcuni degli autori sostenuti dall’azione ResiDanceXL.
Per una lettura completa del dossier: https://www.hystrio.it/numero/numero-1-di-gennaio-marzo-2022/
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