#sovrastare
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darktimemachinechaos · 1 month ago
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Amare, si, ma senza fare pressioni di alcun tipo ♡⃕
In adolescenza sviluppai una passione smisurata per l'arte di Salvador Dalì; in quel periodo a Venezia fu organizzata una sua mostra.
Un amico si propose d'accompagnarmi; la sua offerta m'apparve anomala: non avevo mai notato in lui interesse di alcun tipo per l'arte. Durante la visita però dimostrò di conoscere bene opere e artista: aveva imparato a memoria la vita e il lavoro di Salvador Dalì con l'intento di farmi capire che mi trovavo al centro dei suoi Desideri.
Il 𝐜𝐢𝐫𝐜𝐮𝐢𝐫𝐞 rappresenta una condotta tipica solo di un animale che non ha la possibilità di capire cosa pensi di lui; agli esseri umani è riservata un'evoluzione cerebrale che non è possibile trascurare se si aspira ad essere considerati 𝑒𝑠𝑠𝑒𝑟𝑖 𝑢𝑚𝑎𝑛𝑖.
Noi siamo in grado di palesare un 𝑚𝑖 𝑎𝑡𝑡𝑟𝑎𝑖 privo di sgarbatezza: senza recriminare, senza sovrastare, senza incutere alcun timore; lo sappiamo fare soltanto quando non diamo per scontato di essere attraenti per chiunque.
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vulnerabile · 9 months ago
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vicino appena torna a casa non perde tempo a far ascoltare a tutto il condominio la sua musica demmerd
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mi piacciono le persone che non hanno pregiudizi, quelle a cui piace capire e conoscere, che ti sanno ascoltare, che sono curiosi del sapere, che se non sanno una cosa preferiscono capirla piuttosto che sparare cavolate. Mi piacciono quelle persone semplici che non hanno bisogno di apparire,che non hanno bisogno di fare a gara, che non sovrastare gli altri,che hanno un valore aggiunto e anche se non sono sempre contente non ti potranno mai togliere la felicità che hai negli occhi.
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nineteeneighty4 · 27 days ago
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One year later …
Un anno senza la sua voce;
Un anno in cui prima di aprire l’uscio di “casa” faccio partire “Ob-La-Di, Ob-La-Da” per sovrastare il silenzio ;
Un anno in cui è Natale da 365g perché non ho mai riposto le lucine che mia madre sistemò sul ficus ;
Un anno di colazioni/pranzi da 2€ al Mc Donald’s;
Un anno in cui ho recuperato tutto ciò che non sapevo sulla gestione della casa;
Un anno di andirivieni in autostrada,quando avevo il timore di imboccarla;
Un anno di risotti pronti da 99 centesimi;
Un anno con India che ha continuato ad attendermi davanti alla porta nonostante i diciotto anni e le ossa dolenti;
Un anno senza internet/piangersi addosso /riscaldamento, né acqua calda
Un anno di “ ce la faccio” riuscendo a farcela davvero;
Un anno di bollette e fitti da pagare ;
Un anno in cui benché abbia spalancato il balcone della camera da letto di mia madre, ancora percepisco l’odore di morte misto a fiori di quel giorno;
Un anno in cui faccio finta che sia tutto normale;
Un anno in cui non apro la porta dell’ Ala Ovest;
Un anno di responsabilità;
Un anno in cui ho capito chi veramente mi vuole bene ;
Ma anche
Un anno in cui ho ritrovato l’essenziale;
Un anno in cui ho ripreso un tassello fondamentale della mia vita ;
Un anno in cui ho potuto abbracciare chi continuo ad amare;
Un anno di verità;
Un anno di vita vera;
Un anno in cui non ho mai percepito distanza fra me e lei ;
Un anno in cui l’assenza di mia madre mi ha permesso di capire chi sono e chi voglio essere.
Un anno a cui comunque devo tanto, troppo ,e al quale sono grata.
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deep-oblivion · 6 months ago
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Eccomi qui, di nuovo, a scrivere nel pieno della notte, in preda all' ennesima crisi, che poi non so nemmeno io come definirla correttamente: un mix di sintomi fisici, pensieri catastrofici, preoccupazioni, ansie, paure. Mi trovo sdraiato sul letto, nel vano tentativo di tranquillizzarmi per cercare di dormire almeno un po', ma in queste condizioni credo sia impossibile. Scrivere qui, forse è l' unica cosa che posso tentare di fare, quantomeno per schematizzare ciò che mi passa in questi momenti. Questa, credo sia la quarta volta che mi capita di ritrovarmi in questa situazione nel giro di tre mesi ed inizio davvero a preoccuparmi. La cosa peggiore in tutto questo è il dover fare finta che vada tutto bene domani, nonostante il fatto di non aver dormito e la spossatezza che mi lasciano questi sintomi. Nella maggior parte dei casi evito di parlarne con mia madre, anche se lei è l'unica che riesce a trasmettermi un senso di tranquillità, ma se posso evitare di vederla preoccuparsi e stare male a causa mia, è meglio. Altro problema è il dover nascondere tutto questo ad altri parenti, i quali mi trovo "costretto" a frequentare nel weekend ed in particolare uno, che è sicuramente una delle cause maggiori del crollo della mia tranquillità e stabilità emotiva. Una persona morbosa, lunatica, un maniaco del controllo, di quelli che ti contano anche quanti capelli hai in testa, che quando esci di casa sembra ti stia aspettando per chiederti dove stai andando e a che fare, manco fossimo in una caserma a fare rapporto, che è sempre lì in agguato, ad aspettare che tu faccia un qualsiasi errore, anche per le cose più banali, per poterti rimproverare e farti la paternale. Uno di quei soggetti subdoli e prepotenti, che arrivano a sfruttare le tue debolezze per sentirsi forti nei tuoi confronti e poterti sovrastare psicologicamente, facendoti sentire un errore come essere umano. Mi chiedo quando troverò la forza ed il coraggio di riuscire a troncare questo genere di rapporti tossici, che davvero non auguro a nessuno. Ho tanta rabbia dentro verso questa persona, una rabbia accumulata negli anni, talmente tanta che ormai mi basta sentire solo pronunciare il suo nome per rendermi nervoso. Ci sarebbero tanti dettagli da descrivere nel rapporto con questa persona, ma credo di aver scritto già troppo. Posso solo concludere dicendo che chi arriva a dire ad un proprio nipote, sempre stato rispettoso e gentile con tutti: "tu sei un peso per la tua famiglia", per via della sua insicurezza e ansia, beh altro non si potrebbe considerare che come un vigliacco. Posso perdonare uno sbaglio, ma non una cattiveria.
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cuoreenero · 1 year ago
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Musica ad alto volume per sovrastare quelle dannate parole che dalla mente non spariscono.
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schizografia · 5 months ago
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Bellissima spiritata
Lá nel mezzo del tempio, a l'improviso,
Lidia traluna gli occhi e tiengli immoti,
e mirano i miei lumi a lei devoti
fatto albergo di furie un sí bel viso.
Maledice ogni lume errante e fiso
e par che contra Dio la lingua arroti.
Che miracolo è questo, o sacerdoti,
che Lucifero torni in paradiso?
Forse costui, che non potea nel saggio
sovrastar, per superbia, al suo Fattore,
venne in costei per emolarne un raggio?
Torna confuso al tuo dovuto orrore,
torna al nodo fatal del tuo servaggio,
e sgombra questa stanza al dio d'amore!
Claudio Achillini
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monologhidiunamarea · 10 months ago
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Mi sono svegliata con il magone è due ore che fisso fuori. E quella stretta allo stomaco che non va mai via, quella testa che grida pensieri tanto da sovrastare le parole delle persone .
Sono stremata dalle notti in bianco.
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yellowinter · 4 months ago
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Cosa vuol dire per te amare qualcuno?
Amare vuol dire dare. Basta, è questo secondo me... Dare e fare del bene, vedere l'altra persona stare bene e stare bene tu stesso, è una sensazione che ti riempie, non è qualcosa che ti toglie o fa sentire mancanze. Amare sta proprio lì... è senza paura, senza giudizi, con gratitudine per l'esistenza dell'altro, con compassione per la sua sofferenza, con inclusione ma senza sovrastare, senza controllare, senza attaccamento. Perché finché si ama come se fosse un bisogno, un modo per colmare i propri vuoti interiori, non è realmente amare qualcuno, ma soltanto se stessi e il proprio ego. Vuol dire donare e non aspettarsi qualcosa in cambio, avendo la consapevolezza che tutto cambia forma. Quindi dai, apprezzi e poi lasci andare. Credo che l'amore sia una scelta che nessuno può mai toglierci, è la libertà più grande, è la risposta che possiamo sempre dare e accogliere di fronte a qualsiasi situazione o problema della vita.
Scelgo l'amore per me e per l'intero universo, senza discriminazione. Voglio amare davvero, ma tutto ciò che mi circonda e tutto ciò che c'è dentro di me. Non voglio più separazioni, barriere, confini. Voglio amare anche chi mi fa del male, anche la mia sofferenza.
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klimt7 · 2 years ago
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CANTO DIURNO
D'UN VENDITORE ERRANTE
DELLA RIVIERA ROMAGNOLA
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" Cocco bellooo
Cocco frescooooo
Spiedini di frutta, canditi
Venite signore,  venite bambini
Cocco belloo, cocco frescoo
Non spingete !
Uno alla volta. Ce n’è per tutti !
Cocco bellooo, Cocco frescoo
Cocco per lui, cocco per lei
cocco pure per i gay "
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Da dove arrivi, non so
non l’ho mai saputo.
Anche da bambino
me lo chiedevo, curioso.
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Chi è quell'uomo che da anni
da secoli, forse
percorre instancabile
più volte al giorno
le spiagge, vestito di bianco
un secchio e un cesto per mano?
È una voce
che senti crescere da lontano
 e dilagare e sovrastare
ogni altro suono o rumore
E’ un pò come un’onda
che arriva, s’avvicina
non puoi non vederla
non puoi evitare
che ti sommerga.
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Son passati decenni
e lui, imperterrito
continua a gridare
inarrestabile, infaticabile
insensibile al calore e alla fatica
Figura mitica?  
Un titano in t-shirt?
Un Sisifo incatenato
da sentenza divina?
Ma quando poi l’estate declina
quando la spiaggia si farà deserta
quella voce, quella cadenza
quel titano in incognito,
 dov’è che finisce?
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Come le rondini, emigra?
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nessunsblog · 1 year ago
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procurarsi del male fisico per sovrastare quello emotivo oramai non fa più effetto.
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frame-of-life · 2 years ago
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Tutte le cose che mi dovrebbero servire da agevolazione mi stressano, mi fanno stare peggio di come vorrei, sono preoccupazioni in più e non sfoghi. Io mi detesto molto spesso, ma cerco di far vedere solo il lato bello di me perchè quello brutto già è nella coscienza di chi guarda. Ma come faccio a continuare a vivere nella non accettazione di me? Come faccio a continuare ad andare avanti con questa infelicità addosso che mi segue ogni istante anche quando gli altri in me vedono felicità? Perché trasmetto così tanta felicità e energia se dentro di me vedo solo arido deserto? E l’amore? Non l’accetto mai, come i complimenti. Perchè non credo alle parole della gente quando mi dice qualcosa di positivo? Perchè mi giudico così tanto da non avere più pensieri, forze, energie per avere degli obiettivi e raggiungerli? Perchè credo così poco in me stessa, anche se so che posso fare qualsiasi cosa, posso stravolgere il mondo, la mia vita, tutto ciò che conosco se solo mi connettessi di più a me?
Faccio tutte domande, ma le risposte? Le ho dentro di me, ma non oso riportarle, non voglio sembrare così patetica. Ma io sono fragile, sono molto fragile, ma non traspare, mi copro della forza che ho costruito per non mostrare la mia fragilità. E se venissi distrutta? Nessuno sarà al mio fianco per aiutarmi a ripararmi. Nessuno. Sono sola. Così la mia fragilità non può esistere, è rinchiusa in una cassaforte, nel tesoriere dei pirati, non può essere aperta finché qualcuno non la scopre. Ma come farà qualcuno a trovarla se non ho mai fatto una mappa? Se non dò mai degli indizi? Come farò a mostrarmi al mondo senza quella parte di me che è la mia essenza? Sarebbe un mostrarsi fasullo. Ma a chi mi devo mostrare? Io non ne ho idea. Al mondo? Ma chi è il mondo? A una persona in particolare? Ma chi è questa persona? Ma chi sono io? Cosa voglio? Il combattimento è acceso tra le necessità del mondo e la mia necessità di solitudine per ritrovarmi e poi mostrarmi al mondo. Che sono venuta a fare qui se lo scopo che pensavo di avere è svanito? Se l’unica certezza che ho da quando sono nata è svanita? Non sono un personaggio secondario che non ha né arte né parte forse.. questo è quello che ho sempre pensato. Chi sono io per parlare? Per esprimermi? Per dire ciò che penso? Con quale egocentrismo potrei mai portare me stessa nel mondo? Tirar fuori ciò che ho dentro? Il mio mondo… quel bel mondo che dentro di me è tutto una favola non può coesistere col mondo esterno fatto solo di materialità. Come faccio a far uscire qualcosa che in questo mondo sembra non aver senso? Come può uscire se non ha un contenitore, una casa, in cui essere riposto e tornare quando è stanco? Non posso lasciarlo vagare a casaccio con la possibilità che lo smarrisca e lo perda per sempre. Sono così strana… all’esterno è come se dovessi sempre fare la cosa perfetta, dentro di me c’è il caos.
Ma le mie emozioni dove sono? Dov’è quell’amore di cui tutti parlano dentro di me? Non lo so. Ho provato a cercarlo senza riuscire a trovarlo. A volte ho pensato di averlo provato, ma non è così. E soprattutto mai mi sono immaginata che potesse sovrastare la mia mente. Forse ancora ho questa convinzione, ma non ne sono sicura al 100%, la convinzione di non poter provare delle emozioni che non siano pilotate dalla mente. La mia mente mi dice: “quello è un bel ragazzo, interessante”, così provo attrazione, voglia di conoscere quella persona, esserne ossessionata interamente, ma senza mai fare un passo, dire qualcosa, far capire che mi piace o che ho bisogno di lui. Niente. E se lui si fa avanti io mi impaurisco e scappo, lo allontano, come se quello che ho provato io o che ha provato lui non sia mai esistito e che sarebbe impossibile che possa mai esistere. 
Come si fa a cambiare questa parte così mentale? Questi schemi si ripetono. Devo andare alla fonte? Ma qual è la fonte? Per me è stato un crescendo di tante piccole cose insieme. Come faccio a disattivarle tutte? Perchè la mia testa continua a borbottare? Perché arrivano di continuo pensieri che mi distruggono? Sto provando a ridimensionare il peso di quei pensieri, con molta fatica.
Come faccio a cancellare la mente se è proprio quella la mia culla, il luogo in cui mi identifico, la parte di me che mi fa sembrare come gli altri, l’unico posto in cui non mi sembro così pazza in fondo? Perché il mio ragionamento logico mi fa sembrare umana, ma io non sono così.
Io non sono logica. Io sono solo un vento che tira, una leggera brezza che ti carezza la guancia, che non è invadente o forte, sono solo una delicata parentesi, un attimo breve dell’esistenza altrui, non sono nient’altro che niente, ma mi sento parte del tutto. Il sapere di essere niente e nessuno mi fa vivere la vita come se io non esistessi, ma il mio ego fatica ad accettarlo. Anche io vorrei essere vista in realtà, ma fatico ad accettare questa cosa perché mi sembra un terribile difetto cercare la visibilità. In realtà ho scoperto che una caratteristica dell’uomo e dell’animale il voler essere considerato. Perché io non posso permetterlo, a differenza degli altri? Perché non posso permettermi di vedermi io stessa? Perché vorrei essere vista dagli altri quando faccio di tutto per nascondermi? Questa mia dualità mi fa soffrire, vorrei che fosse un gioco divertente, ma se vengo trovata scappo di nuovo in un posto che è ancora più difficile da scovare. Anche da me stessa. Anche io non mi ritrovo. Così faccio il robot, almeno ho una scusa per vivere ancora, senza sentirmi troppo in colpa per gli altri, ma avendo questo alone di senso di colpa nei confronti di me stessa che mi mangia viva dentro. È giusto vivermi così? È ingiusto nei confronti di me stessa, ma nei confronti dell’universo? Alcuni dicono che se tratti male te stesso è come se trattassi male un altro essere, anche se fai di tutto per gli altri. Io cerco di non schiacciare neanche una formica per terra in ogni istante della mia vita, ma allo stesso tempo mi flagello, mi uccido sempre di più, sento di non voler più vivere con me stessa, come se avessi una colpa originaria che non mi permette di vivere. Perché io sono meno degna di vivere di altri? Perché non accetto che agli altri sia applicata la legge del più forte e a me invece possono essere afflitte tutte le regole che in realtà sono ingiuste rispetto a quello che ho fatto? Perché mi sento sempre un bluff? Che ho fatto di male per sentirmi di meritare il peggio, quando la vita mi dà il meglio per come mi comporto con gli altri? Perché mi merito di avere il meglio, è vero visto da un occhio esterno, ma allora perché io riesco solo a sentire di non meritarmi di avere fortuna o di avere la felicità e l’abbondanza? Proprio per il non accettare quello che mi dà l’universo mi sento in colpa, ma allo stesso tempo combatto col mio non essere degna e me ne vergogno, mi sento in debito con l’universo per questo, infatti sto cercando di cambiare questa cosa dentro me, di sentirmi degna di vivere, di essere felice, di avere abbondanza e di ricevere AMORE, anche da me stessa. Voglio cambiare lo schema sociale che dice che sono felice solo se ho l’altro, ma portare nella mia vita l’altro per condividere la mia felicità interiore con lui e viceversa. Voglio condividere amore e felicità con l’altro, non voglio caricare qualcun altro del mio compito di trovare la mia felicità e la mia passione. Perché dentro di me è pieno di passione, di fuoco, ma ho chiuso tutto dentro una scatola isolata e ricoperta di ghiaccio, così da apparire fredda, cioè il contrario di ciò che sono. Di nuovo mi nascondo. Come faccio a far uscire la passione se c’è sempre la razionalità in mezzo che mi tiene attagliata a ciò che gli altri si aspettano da me o a ciò che moralmente è giusto?
Il mio problema più grande adesso penso sia proprio la razionalità che mi fa dire: “non lo faccio, non lo dico, non lo scrivo, non lo mostro”. Così chiudo tutto dentro me e si trasforma in una nube scura nel petto che mi avvolge gli organi vitali e non permettere loro di esistere in completa salute. A volte provo a dirmi: “stai zitto Bruno!” Come il film Disney “Luca”, mi viene da ridere quando lo faccio, ma a volte sembra funzionare per pochi secondi. Passati quelli, tutto torna come prima.
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alex23196 · 2 years ago
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Ti cerco, errando per il mondo
Ti cerco, errando per il mondo
come esule nel vuoto
da che ho memoria alcuna.
Tutto il senso che non riesco a dare
è perché c'è il tuo non-te ad occuparmi,
a sovrastare ogni mio pensiero.
Ascolta le mie preghiere, te ne prego
o almeno indicami la via a te
che più combatto e più cado
più cammino e più mi allontano
e ogni strada sembra uguale:
non conosco la mia direzione.
Ti cerco, disperatamente, in ogni cosa
come un affamato il pasto
un bambino la madre
o un pianeta in orbita attorno al Sole
tu curvi il mio spazio tempo ed io ti inseguo
corrente nel nulla, cieca nel buio
senza riuscire a raggiungerti mai.
Il tuo posto vuoto contiene il mio tutto
e come caleidoscopica foschia mi disorienta.
Sono persa nella tua assenza
vagabonda di briciole
e d'orme di inesistente passo.
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intrusivoodistruttivo · 2 years ago
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Che sia pace o felicità lasciati avvolgere. Quando ero giovane pensavo che queste cose fossero stupide, sempliciotte, avevo il sangue cattivo una mente contorta un'educazione precaria, ero duro come il granito non sopportavo il sole non mi fidavo di nessun uomo e soprattutto di nessuna donna, vivevo all'inferno in piccole stanze oggetti rotti, oggetti distrutti, camminavo sui vetri, maledetto. Sfidavo ogni cosa, venivo continuamente sfrattato incarcerato dentro e fuori risse dentro e fuori dalla mia testa, le donne erano qualcosa da scopare e insultare non avevo amici maschi, odiavo le vacanze, i bambini, la storia, i giornali, i musei, matrimoni, film, ragni, spazzini, gli accenti inglesi, lo spagnolo, il francese, l'italiano, noci e il colore arancione. L'algebra mi faceva arrabbiare, l'opera mi faceva vomitare, Charlie Chaplin era finto, i fiori erano per finocchi, la pace e la felicità erano per me segni di inferiorità propri di una mente debole e confusa. Ma andando avanti con le mie risse di strada, i miei anni di autodistruzione, il mio passare da una donna all'altra iniziai gradualmente a capire che io non ero diverso dagli altri, ero uguale. erano tutti pieni d'odio accecati da futili rancori, gli uomini con cui mi picchiavo nei vicoli avevano il cuore di pietra tutti spingevano sgomitavano imbrogliavano per qualche vantaggio insignificante la menzogna era l'arma e la trama era vuota l'ignoranza era il dittatore. Con cautela permisi a me stesso di sentirmi bene, a volte trovavo momenti di pace in squallide stanze fissando i pomelli di un comò o ascoltando la pioggia al buio. Meno cose mi servivano più mi sentivo bene, forse l'altra vita mi aveva consumato, non trovavo più nessun fascino nel sovrastare qualcuno nella conversazione o nel montare il corpo di una povera femmina ubriaca la cui vita era scivolata via nel dolore. Non potrò mai accettare la vita così com'era, non potrò mai ingoiare tutti i suoi veleni, ma c'erano delle parti tenui, magiche, non so quando ma il cambiamento avvenne e qualcosa in me si rilassò, si attenuò, non dovevo più dimostrare di essere un uomo, non dovevo più dimostrare niente, cominciavo a vedere le cose, tazze di caffè dietro il bancone di un bar o un cane che camminava sul marciapiede. Cominciavo a sentirmi bene, cominciavo a sentirmi bene nelle situazioni peggiori e ce ne sono state tante. Mozart è morto ma la sua musica è ancora lì nella stanza,l'erba cresce, la terra gira. Sono uscito fuori, salito sulla mia meravigliosa auto, ho messo la cintura di sicurezza, sono uscito a marcia indietro dal vialetto sentendo un calore sulla punta delle dita fino al mio piede sul pedale del gas, sono entrato nel mondo ancora una volta, ho guidato giù per la collina superando case piene e vuote di gente, ho visto il postino ho suonato il clacson, lui ha ricambiato il mio saluto.
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sohtaq · 2 years ago
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mi ha fatto ridere perché stava strippando scartando un pacco e io gli ho detto che mi manca ogni tanto non abitandoci più insieme e lui mi ha risposto tu no, sto benissimo senza di te. mi parli con un'aggressività e una superiorità che mi fa venire voglia di sputarti in faccia o di asfaltarti con la macchina, mi propini senza interruzione ogni volta che mi vedi le tue stronzate, mi fai sentire un fallito ma a te come a tutti gli altri quello che avete ve l'hanno trovato altre persone e io come al solito da solo devo fare e tu mi dici anche che non mi impegno abbastanza o che allora mi devo ammazzare. sei mio fratello non riesco a capire perché fai così ma poi mi ricordi ogni volta mio padre infatti dopo cinque minuti stavamo per metterci le mani addosso perché proprio come lui non sai tenerle a posto e proprio come lui alzi la voce per sovrastare me, con mia nonna che avrà pensato quando arriverà finalmente la pace per lei e con serry che provava e dividerci
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sefaiunbelrespiro · 2 years ago
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Attualmente è l’unico strumento che ho per distaccarmi un po’ dalle paranoie, dai pensieri e da tutto quello che alcune volte mi sovrasta. Mi mancavano i momenti in cui, pur restando da sola nella mia stanza, il tempo volava via. 
Sento che devo alimentare questo cervello e questo corpo prima che sia troppo tardi per tutto. Voglio rendere la mia vita più leggera, come oggi che ho passato una bella giornata. Mi capitano giorni in cui, per vari motivi, tutto mi sovrasta poi penso di aver superato  quel momento, ma evidentemente il mio corpo ha un effetto di delay rispetto alla mia mente quindi somatizza tutto quello che la mia testa ha vomitato giorni prima. Me ne sono accorta recentemente di questo nuovo “metabolismo psicologico”, ma effettivamente è una cosa che si sta manifestando piuttosto frequentemente. Forse ha ragione mia mamma quando, per ogni nuovo sintomo che ho, mi risponde con una frase secca che io odio tantissimo: “è lo stress”, come se non possa essere nient’altro per una come me. 
A yoga subito dopo la prima lezione sul respiro ti insegnano (quasi sempre) la frase che ti dovrebbe risolvere la vita: “ascolta il tuo corpo”. Personalmente, ascolto fino allo sfinimento il mio corpo e anche la mia mente, ma il problema più grande è che poi non so cosa rispondere, non so mai come agire. Peggioro solo il tutto. Penso che nel mio caso forse funzionerebbe di più il contrario, non ascoltarlo, lasciare che si occupi di tutto da solo che tanto lo sa fare meglio di me. 
Spesso quando ci sono giornate no, o di cui non mi va di affrontare certe cose, ripeto nella mia testa una frase presa da un vecchio film che non conosce praticamente nessuno (e di cui non dirò nemmeno il titolo tanto è irrilevante), la frase è: “Tutto quello che mi accade non mi riguarda”. Mi immagino come se fossi totalmente distaccata per cercare di non peggiorare i riscontri che quella giornata potrebbe provocare su di me, sulla mia mente e sul mio corpo. Molto spesso non funziona comunque, ma mi piace lo stesso continuare questo rito. 
Sin da piccola somatizzavo tutta l’ansia e la timidezza in qualche parte del mio corpo, era come se volesse reagire al posto mio, come se mi volesse difendere, ma nel modo sbagliato. 
Ad oggi, mi rendo conto che più si cresce più i problemi diventano grandi quindi devo cercare di non farmi sovrastare da questo perché alla fine sono ancora in piedi, ho ancora persone che tengono a me, ho una casa, ho un lavoro e mi posso concedere anche dello svago. Non mi manca niente, eppure a volte sento che dovrei fare di più, dovrei dare di più a questa società, dovrei essere di più per le persone che amo e a cui voglio bene. Questo pensiero, di base, è una linea continua, unica, sola, sorda, in sottofondo, che sento solo io. 
Quest’anno però sento davvero che posso farcela, posso districare alcuni nodi che non hanno più senso di esistere alla mia età, posso dimostrare ancora quanto valgo e di cosa posso essere capace. Ho bisogno di questo, forse non tanto per le persone che mi vogliono bene (in cuor loro sanno quanto valgo) forse mi sto raccontando tutto questo solo perché ho bisogno di dimostrarlo un’altra volta a me stessa. Non devo aver paura più di niente, perché con la paura non si vive ed io ho una voglia matta di vivere ancora un po’. Anche solo per quelle 4 o 5 persone a cui voglio un bene dell’anima e per cui mi batte forte il cuore come come una base di percussioni fatta male, discordante, senza tempo, ma unica come il mio cuore il mio amore per loro. Senza di loro non potrei andare avanti.
A volte non mi rendo conto di quanto abbia costruito negli ultimi anni. Non me ne rendo conto tanto che mi ripeto di non avere realmente le palle ma che se solo volessi potrei ricominciare di nuovo e ancora e ancora altrove, in un loop eterno. Poi rinsavisco nella mia parte più calma e ordinaria e mi rivedo costruire mattone su mattone quelle piccole cose per molti irrilevanti, ma che per me fanno parte di un percorso iniziato quasi 9 anni fa. Quindi poi mi domando che se ci è voluto tutto questo tempo forse devo essere più paziente per avere una nuova svolta nella mia vita, o banalmente un motivo per fare un salto. Perché alla fine a me i salti nel buio piacciono anche parecchio, forse ho solo bisogno di una spinta. In fondo ho fatto e sto facendo diverse cose, in primis viaggiare che è una di quelle cose che credo mi accompagnerà fino alla morte e quel senso di avventura che ogni volta mi invade è solo frutto di una persona fantastica con cui ho avuto (e spero avrò ancora!) la fortuna di condividere diversi viaggi. Il viaggio per me è quella cassa che pompa in sottofondo in modo continuo: risuona nella mia cassa toracica ad un ritmo tale da ricordarmi che ad ogni fine del viaggio ne inizierà sempre un altro. Fino alla fine. 
Perché in fondo la mia vita non è per niente perfetta, ma lo diventa nel momento in cui penso che tutto quello che ho adesso è il frutto di sacrifici, decisioni e azioni che sono partite esclusivamente da me. 
Tutto questo per dire che ho passato una bella giornata e sono tornata a casa stanca mentre ascoltavo “Coming down” di Guccihighwaters (ti pareva) e così l’ho campionata e ci ho giocato un po’ su ed è uscito “uno schifo fuori tempo”, ma comunque ho voglia di postarlo per imprimere questi pensieri. 
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