#socievolezza
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Le lingue si evolvono, grazie anche a quello che, alcuni, chiamano errore; è più importante il concetto rispetto al mezzo espressivo: di ciò era cosciente lo stesso José Saramago, così quanto Enrico Brizzi (entrambi, hanno prodotto, volutamente, testi che vanno contro il canone letterario); per comprendere questo, è necessaria una visione macroscopica delle questioni, nonché una maggiore propensione alla socievolezza - che i grammar nazi, nella loro limitatezza culturale, non hanno.
#grammar nazi#lingue#errore#concetto#mezzo espressivo#José Saramago#Enrico Brizzi#visione macroscopica#socievolezza#limitatezza culturale#canone letterario
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«Stare in pace con se stessi è il modo più sicuro di iniziare ad esserlo con gli altri»
(Luis de León)
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“ È bene ricordare che i vecchi politici italiani avevano un certo senso dell'umorismo. L’aveva Giulio Andreotti, capace, lui sì, di sottile ironia. E per venire a una figura più recente, penso a Marco (Giacinto) Pannella, che sapeva, tra l’altro, usare bene il linguaggio per prospettare soluzioni nuove e inaspettate. La sua era un’ironia d’assalto, senza dubbio, ma assai stimolante. E fra i leader politici non italiani penso a Gerry Adams. Quando l’ho incontrato alcune volte nei pub di Belfast si dimostrava una persona piacevolissima che faceva ridere con le sue battute quelli con cui chiacchierava con grande socievolezza. L’ironia, qualche volta almeno, ha bisogno di questa amabilità. I politici italiani oggi più noti non ne sembrano provvisti. Il problema è che non sono ironici, e non sono nemmeno divertenti. Ma ce n’erano di divertenti? Forse sì. Gramsci? Secondo me, era uno che aveva un notevole senso dell'ironia. E se Gramsci non l’aveva, ce l’aveva Gobetti. E Lenin era un tipo ironico? Penso di sì. Era capace di un’ironia impregnata di sarcasmo, e quindi era una forma di ironia violenta e aggressiva; però, Lenin l’aveva. Stalin direi meno. Malgrado la battuta che fece all'autore de Il maestro e Margherita, Michail A. Bulgakov: «Ma avvocato, com’è che Lei non mi telefona mai?». Dunque, persino Stalin qualche battuta ironica la faceva… Io credo che un analogo atteggiamento si ritrovi anche in vari altri dirigenti dei paesi detti «a socialismo reale». Curioso modo di esprimersi, peraltro. Gli altri paesi socialisti, o meglio socialdemocratici, sono invece a socialismo irreale? Gli unici che forse posso pensare che fossero ironici in modo sofisticato sono alcuni politici della Cina popolare. Per esempio, Zhou Enlai, quando gli chiesero un parere sulla rivoluzione culturale promossa dall'amato presidente Mao Zedong, dichiarò: «Siete troppo frettolosi. Volete un giudizio su qualcosa che sta accadendo adesso? Be’, con molta fatica stiamo capendo ora quello che è successo durante la Rivoluzione francese». Una battuta di notevole classe. “
Giulio Giorello, La danza della parola. L'ironia come arma civile, Mondadori (collana Orizzonti), 2019¹. [Libro elettronico]
#Giulio Giorello#letture#leggere#libri#citazioni#saggistica#La danza della parola. L'ironia come arma civile#saggi#politica#Marco Giacinto Pannella#Giulio Andreotti#Democrazia Cristiana#Prima Repubblica#Gerry Adams#Belfast#ironia#amabilità#intellettuali italiani#sarcasmo#filosofia#filosofi#Zhou Enlai#filosofia contemporanea#Piero Gobetti#Mao Zedong#Stalin#politici italiani#Lenin#guerra fredda#Michail Bulgakov
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Era nel buio che si nascondeva chi viveva da emarginato. Chi costruiva tetti con la solitudine, per ripararsi dalle gocce di dolore. Chi si nutriva di isolamento e si abbigliava di maschere di dissimulata socievolezza.
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Ad un certo punto arrivo al mio livello di saturazione simpatia e socievolezza, vorrei solo buttare tutto in un angolo e non vedere e sentire nessuno
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Oggi al lavoro ho notato che una delle mie clienti abituali sembrava pensierosa, così le ho domandato come stesse. Lei mi ha dato una risposta che non mi aspettavo e che mi ha reso felice per certi versi, dispiaciuta per altri. "Sei una delle poche persone che, quando ti chiede come stai, lo fa perché davvero gli interessa la risposta ed è una cosa rara... Sei una bella anima dentro e fuori." Lì per lì non sapevo cosa dire, ho ringraziato, un po' in imbarazzo. L'ho seguita con gli occhi mentre andava via, sempre di fretta sul suo motorino ed ho visto la sua espressione incresparsi, mentre una mano frettolosamente asciugava una lacrima. Mi ha fatto tanta tenerezza. Non so spiegarlo, ma ho continuato a pensare lei. Mi sono chiesta se avesse qualcuno ad aspettarla e a darle un abbraccio. Avrei voluto dirle tante cose, però chiaramente sarebbe stato strano e probabilmente pure inopportuno. Avrei voluto ringraziarla, per avermi vista. Per aver visto oltre le circostanze. Avrei voluto confessarle di essermi domandata spesso quale fosse la sua storia, il perché di quel fondo di tristezza negli occhi ben nascosto da quell'ironia e socievolezza maldestra. Avrei voluto dirle che ho sentito risuonare dentro di me quel senso di gratitudine, perché mi è familiare: la gratitudine di chi soffre la solitudine. Perché quando sei solo e qualcuno, anche se per un momento, ti vede davvero, puoi sentire che quella bolla opaca che ti isola dal mondo e ti imprigiona coi tuoi pensieri, per un attimo scompare e puoi tirare un sospiro di sollievo.
#storie#vita quotidiana#lavoro#persone#incontri#solitudine#empatia#tristezza#depressione#gentilezza#gratitudine#pensieri
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Odio il sabato sera
Immagino non sia nemmeno la prima volta che lo scrivo, anche perché è circa da 10 anni che è così.
Da quando i miei amici hanno cominciato ad uscire la sera ed io a rimanere a casa senza inviti.
All'inizio pensavo che fosse perché non ero carina abbastanza
Poi ho pensato che fosse perché non proponevo mai delle cose e me le aspettavo dagli altri
Alla fine ho capito che probabilmente non piaccio abbastanza agli altri da invitarmi con loro la sera.
A volte vorrei dannatamente uscire di sera, essere stupida e curarmi solo di bere, essere vestita come le altre e avere la testa che hanno tutti gli altri a 20 anni: discoteca, vestiti, scarpe, moda, casino, socievolezza, eccetera
Invece mi trovo a 20 anni a non amare le folle, uscire in gruppi dove non ci si guarda nemmeno in faccia e non si parla di nulla, non mi piace bere, la discoteca dopo un'ora mi butta giù di morale.
Troppe persone ubriache, che ci provano con altre persone altrettanto ubriache
Non è triste? Non riesco a capirvi
Non sarebbe meglio stare con persone che ti amano davvero con cui parlare di cose vere e non solo del top nuovo o del tipo/a con cui si è stati a letto?
Vorrei tanto essere superficiale, ogni tanto, fottermene dei miei pensieri e dare peso solo al colore delle unghie del prossimo mese, ma purtroppo questa non sono io
Mi piace scrivere, disegnare, andare in bici e fare cose che forse sono "da sfigata", ma mi sembrano mille volte meglio di fingere l'amicizia con chi poi non c'è davvero o con cui non si può parlare di nulla
Non capisco il trucco pesante perché nasconde chi si è davvero
Non capisco i vestiti corti perché sono scomodi e non portano a niente
Non capisco le scollature o i reggiseni imbottiti o i perizomi
Non capisco le unghie lunghe e rifatte dall'estetista perché non sono pratiche per la vita vera
Non capisco il bere
Non capisco la paura di legarsi a qualcuno come non capisco la paura di conoscere qualcuno non di plastica, con contenuti veri
Non capisco il dare degli sfigati a chi si impegna e studia, sperimenta e va in giro a conoscere il mondo anziché spendere 50/60 euro ogni stupido sabato sera in una schifosa discoteca
Non capisco il fingere di stare bene solo per farsi vedere dagli altri
E forse non capisco le persone, in generale e la smania di uscire in questa sera di merda in massa
Oratorio, campi da gioco, in centro, non vi capisco e forse non vi capirò mai
Per me non c'è differenza tra un sabato sera e un mercoledì e un po' ringrazio sia così
Non ho bisogno di fingere di essere chi non sono
Stare in mezzo a persone vuote sentendomi sola o stare a casa sentendomi sola non è poi così diverso
Forse preferisco casa, alla fine
Vorrei che ci fossero altre cose da poter fare. Cose che le persone non considerassero da sfigati, che non comprendano il farsi vedere dagli altri, ma lo stare insieme a fare cose che siano costruttive e non solamente una passerella
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Giorni fa è stato il mio compleanno, ho compiuto 20 anni. Da piccola mi sembrava un’età così lontana, che forse l’ho idealizzata troppo. L’ho sempre vista come l’età del divertimento e della spensieratezza, mi immaginavo bellissima e con tanti amici e le idee chiare sul mio futuro. Ovviamente non è così. Il giorno del mio compleanno è stato uno come tanti, la mattina sono andata all’università a seguire i corsi, poi sono tornata a casa per aiutare mia sorella con i compiti e mi sono riposata, in serata sono andata il palestra, e poi ho tagliato la torta con i miei. Niente di che. Ci sono rimasta male che diverse persone, pur sapendo fosse il mio compleanno, non mi hanno fatto gli auguri, ma pazienza, ho deciso di smettere di colpevolizzarmi per la leggerezza altrui. Sono stata molto triste quel giorno, ho avuto tre attacchi di pianto che non avevo da molto, ultimamente non piango come una volta. Ma giorni fa è ricapitato. Ciò che mi faceva male era la solitudine, il dovermi scontrare ancora una volta con il fatto di non contare per nessuno all’infuori della mia famiglia. Un’altra cosa che mi è passata è stata il dover palesare questa mia solitudine. Mi sono sentita molto a disagio quando alcune persone mi hanno chiesto come avessi passato il mio compleanno, se avessi fatto qualcosa di speciale, se fossi uscita con le mie amiche. Forse alla gente non è chiaro che non ho amiche, che il sabato sera non esco, che non ho qualcuno con cui confidarmi. È una situazione che pian piano sto accettando. Mi sono sempre massacrata per la mia poca socievolezza, per il non avere amici con cui uscire e postare foto su Instagram. Da un po’ di tempo lo sto facendo sempre meno, e questo perché mi rendo conto che non �� giusto cercare di riempirsi di persone solo per mostrarsi socievoli agli occhi degli altri, non è giusto forzarmi a cercare delle amicizie che infondo non voglio se devo essere costretta ad indossare una maschera e a far finta che nella mia vita vada tutto bene. Ogni tanto pongo una sfida a me stessa, mi dico, una di queste volte dillo apertamente che non hai amici, che non si deve necessariamente essere pieni di amici se non mi ritrovo nei discorsi e negli interessi delle persone che mi circondano. Vorrei dirlo che sono sola, che il sabato spesso lo passo a casa perché non ho voglia di truccarmi e fare serata parlando delle solite stronzate con persone che non entrano in sintonia con me. Semplicemente non mi va, voglio essere in contatto con me stessa e ricercare la mia tranquillità, che non è fatta di continue foto da postare sui social e di chiacchiere da bar. Ora sto bene così, voglio stare bene così senza pensare di star buttando i miei vent’anni. Chi dice che sia io a buttarli e non chi già a quest’età è intrappolato in una relazione da anni con un partner con cui discute sempre e con cui progetta già un futuro? Chi dice che a buttarli non sia chi esce sempre pur di non guardarsi un attimo dentro e capire chi è. Chi dice c’ha a buttarli non sia chi segue passivamente una strada senza domandarsi effettivamente se quella è la direzione giusta, se dare esami ed essere contenti del 30 è necessario per definirsi soddisfatti. A me una relazione monotona non mi renderebbe felice, uscire tutti i giorni mi stonerebbe, dare gli esami senza capire quale sia il vero fine mi butterebbe molto giù. Al di là dei numeri e delle chiacchiere, della leggerezza senza profondità, questi miei 20 anni vorrei che fossero all’insegna della mia crescita interiore, dell’accettazione di chi sono e della scoperta di ciò che mi fa stare bene. Niente di più.
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La gentilezza e la socievolezza dei cani è nel loro DNA (e ha una forma tridimensionale)
#natura #animali #kodami – http://www.afnews.info segnala: L’amabilità e la gentilezza dei cani nei nostri confronti risiede in una struttura tridimensionale all’interno della mappa genetica chiamata “cromatina”… Trovi l’articolo completo, immagini e video su: Read More Kodami
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Un sindaco ricorda un sindaco, Angelino Loffredi ricorda Lorenzo Masi, sindaco di Ceccano
di Angelino Loffredi Un caro amico, un caro compagno non è più fra noi.Lellenzo Masi ha trascorso tutti i suoi anni in buona salute e con una mente fino alla fineancora eccezionalmente reattiva. L’ho sentito l’ultima volta il giorno di Natale. Di lui tuttiricorderanno la simpatia, la socievolezza, il gusto della battuta sempre pronta ma inparticolar modo l’autoironia, virtù mai presente fra chi…
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Al galoppo
Duemila anni fa, Giovenale affermava “mens sana in corpore sano”; infatti quando l’individuo gode buona salute, perché si alimenta correttamente, favorisce la basicità del suo sangue, e questo favorisce lo sviluppo del suo acume, della sua intelligenza positiva, della sua saggezza, della sua lungimiranza.
Questo aspetto è confermato anche scientificamente dalla biochimica dei neurotrasmettitori, che spiega le origini alimentari dell’aggressività umana.
Gli alimenti, infatti, condizionano il biochimismo cerebrale, il pensiero e quindi il comportamento delle persone.
Carne e pesce fanno aumentare i livelli dell’aminoacido TIROSINA e l’accumulo nel cervello dei due neurotrasmettitori DOPAMINA e ADRENALINA responsabili della grinta e dell’aggressività tipica degli animali predatori.
Un eccesso proteico dovuto alla carne oppure a cibi troppo ricchi di proteine causa carenza di TRIPTOFANO e SEROTONINA
Il triptofano è presente anche nella carne, ma il triptofano che viene dalla carne o da cibi iperproteici aumenta contemporaneamente altri due aminoacidi, la leucina e la tiroxina, in misura maggiore rispetto al triptofano stesso, il quale giunge al cervello in dosi minori perché questi due impegnano i meccanismi di trasporto degli aminoacidi a discapito del triptofano, che giunge così al cervello in dosi ridotte generando aggressività e violenza nell’individuo.
Per contro i VEGETALI per il loro alto contenuto di amidi e fibra favoriscono la concentrazione di triptofano nel cervello consentendone la trasformazione in serotonina, che è il neurotrasmettitore tipico di uno stato di calma, di serenità, di socievolezza;
inducono il ritmo di base “alfa”, che caratterizza un cervello cosciente e vigile, accompagnato da un senso di benessere generale analogo allo stato di meditazione, che permette all’individuo di entrare in contatto con le realtà più profonde della sua vera natura favorendo immaginazione e creatività.
Inoltre, sotto l’aspetto bio-energetico l’alimentazione carnea ✔️abbassa le frequenze energetiche dei chakra, ✔️l’energia diventa più densa e scorre più lentamente, ✔️le persone tendono a essere più aggressive e tese, perché vengono sollecitati i chakra istintuali.
L’alimentazione vegana invece consente la depurazione dell’organismo, che si ripercuote sui chakra che alimentano l’aspetto mentale e spirituale: l’energia della persona diventa più armonica ed equilibrata, aumenta la vibrazione complessiva e ci si avvicina al piano delle percezioni superiori.”
Tratto da "Codice Vegan: Corpo - mente - coscienza - spirito", di Franco Libero Manco
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PODCAST | L'impero dei segni: l'orso tra paura e empatia
Dalla costellazione dell’orsa al Teddy Bear, dalla sostituzione del nome (Bruno e non Orso) da parte dei popoli germanici terrorizzati perfino di nominarlo, dai modi di dire che fanno riferimento alla sua poca socievolezza (‘sei un po’ orso’) al caso M49 e JJ4: perché l’orso ispira sentimenti così contrastanti? ASCOLTA IL PODCAST RIPRODUZIONE RISERVATA © Copyright ANSA Ottieni il codice embed
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🍁 Filo rosso al polso: tutti i segreti dell’amuleto più potente…
I segreti del filo rosso per la protezione e l’energia positiva.
Sono molte le persone che, al giorno d’oggi, indossano sul polso il tradizionale filo rosso. In pochi però conoscono il vero significato di questo potente amuleto. Fin dai tempi più antichi, il filo rosso è stato utilizzato per la protezione e per attrarre le energie positive. Però, cosa si nasconde realmente dietro a questo semplice amuleto?
Il filo rosso per la protezione e l’energia positiva
Esistono diverse versioni sull’origine del famoso amuleto del filo rosso.
Una di queste è quella dei cabalisti. Loro credevano che il filo rosso legato alla mano sinistra, funzionasse come un potente amuleto in grado di assorbire le energie oscure. Questo è dovuto al fatto che, secondo i cabalisti, la mano sinistra è la zona del corpo da cui entrano tutte le energie negative.
Per questo motivo i cabalisti utilizzano il filo rosso per la protezione e l’assorbimento delle energie negative.
Il filo può anche servire per proteggere dei rituali.
I fattori fondamentali sono che il filo rosso sia fatto di un materiale specifico, ovvero di lana naturale, deve essere legato al tuo polso sinistro ed, infine, nel momento in cui lo indossi devi desiderare realmente il meglio per te stesso.
In molte tradizioni, il filo rosso legato al polso sinistro, è un reale simbolo di prosperità, felicità e di vibrazioni positive.
Se osserviamo attentamente possiamo notare che, anche al giorno d’oggi, molte celebrità e persone fortunate indossano un filo rosso al polso. Una di queste celebrità è la cantante Madonna, la quale assicura che il suo successo nella vita è stato attratto proprio dal filo rosso.
Come annodare correttamente il filo
Esiste una maniera specifica per annodare correttamente il filo rosso al polso sinistro, ecco come si fa:
dovrai chiedere ad una persona molto care e molto vicina a te di annodarti il filo al polso;
la quantità di nodi che verranno fatti per legare il filo, rappresenterà la quantità di dimensioni spirituali che conserva la persona che indossa il filo;
si raccomanda che il filo venga legato con 7 nodi; per ognuno, la persona dovrà pensare a cosa vuole attrarre nella propria vita;
il filo deve essere di lana pura che deve essere acquistata esclusivamente per fare da amuleto;
se lo si annoda con fiducia e con buona energia, le cose belle cominceranno ad accadere nella vita di chi possiede l’amuleto.
Cosa significa se il filo rosso si rompe
Quando il filo rosso per la protezione si rompe, significa che ha già attratto energia negativa a sufficienza. Non è riuscito a resistere di più e si è rotto. Si tratta di un segnale positivo.
I diversi colori dei fili ed i loro significati
Nella tradizione slava questi fili venivano chiamati “nauzas”. Gli amuleti fatti di seta, lana e lino, venivano considerati molto più potenti.
Ogni colore di filo possiede un significato particolare. Si dice anche che combinando fili di diversi colori possa aumentare il potere dell’amuleto.
👉Filo rosso: passione, forza, energia positiva, potere di risparmio.
👉Filo scarlatto: amore, passione e relazioni romantiche.
👉Filo bordeaux: sviluppa la comunicazione.
👉Filo rosa: se si annoda insieme a quello di colore scarlatto assicura amore appassionato, intenso, forte e semplice.
👉Filo arancione: nobiltà, popolarità, ambizioni sane, socievolezza ed armonia.
👉Filo giallo: aiuta a potenziare il successo nelle persone creative.
👉Filo verde: allontana l’invidia e l’egoismo, purifica e libera.
👉Filo blu: protegge contro timori e ansie.
👉Filo viola: sviluppa l’immaginazione ed aiuta a raggiungere obiettivi.
👉Filo bianco: saggezza, coraggio, purezza e sincerità.
👉Filo nero: tranquillità, armonia e rispetto per gli altri.
È importante mantenere pensieri positivi e puri nel momento in cui si annoda uno qualsiasi di questi fili al polso.
Abbi fede e fiducia in tutto ciò che questo potente amuleto ti può offrire.
Il filo rosso per la protezione e tutti gli altri fili di diversi colori, possono cambiare la tua vita.
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Si chiama 'Amore' solo ciò che rende Felici.
L'Amore è una manifestazione di gesti, di azioni positive costruttive; di tenerezza e comprensione; di presenza attiva che non sovrasta, che non soffoca; di parole sensate; di infinita empatia. Il vero Amore è fisico, non è romantico: vede le questioni dell'altro per quelle che sono realmente e si rivolge a persone reali, non a concetti immaginati, trascendentali.
Siamo amati davvero e amiamo realmente quando non sentiamo e non chiediamo di nasconderci e di celare qualcosa di noi stessi e degli altri. L'Amore è principio di Verità, contro ipocrisia e mistificazione; contro usi, costumi, consuetudini morali.
L'Amore permette di essere alle persone quello che sono davvero di buono, coltivando la socievolezza, l'apertura mentale, la 'trasgressione' della tolleranza su ciò che non ha mai leso alcuno.
Nessun tipo di amore sano chiede eterno incollamento, eterna fedeltà: chi ha maturato un'idea corretta dei sentimenti e dei rapporti, sa quando è il momento di cedere il passo, di non insistere, creando solo inutile sofferenza.
'Amore' e 'dolore' sono ossimori, non sinonimi: chi vive un rapporto con sacrificio e sofferenza, non sta realizzando alcun tipo di amore. Il dolore è solo dolore e non rende migliore alcuno. L'Amore non chiede a nessuno di provare dolore, di sopportare sacrifici - e non li infligge, non li indica come regola per amare. L'Amore Vero offre e cerca solo Piacere.
Quando amando non ci attendiamo alcun tipo di soddisfazione, di Piacere, di Felicità; nessun tipo di reciprocità, quello non è Amore ma volontariato, cioè la negazione della propria Dignità e di quella altrui.
E' Vero Amore quello che fa bene: che crea Piacere in se stessi e negli altri, nella piena Coscienza e Consensualità. Solo questo può dirsi Amore, poiché sano, sincero, senza alcuna forzatura.
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https://bigthink.com/thinking/bonhoeffers-theory-stupidity-evil/
When we know something or someone is evil, we can take steps to fight it. With stupidity, it is much more difficult.
Dietrich Bonhoeffer argues that stupidity is worse than evil because stupidity can be manipulated and used by evil.
He also argues that stupidity tends to go hand-in-hand with acquiring power — that is, being in power means we surrender our individual critical faculties.
Saggio sulla stupidità di Bonhoeffer
Della stupidità
Questo brano di straordinaria potenza è tratto dagli appunti scritti da Bonhoeffer al termine del 1942, con l’intenzione di farne dono natalizio a pochi amici, e sopravvissuti ai bombardamenti e alle perquisizioni celati tra le tegole e le travi del tetto, per usare le parole di Eberhard Bethge che ne ha curato la pubblicazione.
“La stupidità è un nemico del bene più pericoloso che la malvagità. Contro il male si può protestare, si può smascherarlo, se necessario ci si può opporre con la forza; il male porta sempre con sé il germe dell’autodissoluzione, mentre lascia perlomeno un senso di malessere nell’uomo. Ma contro la stupidità siamo disarmati. Qui non c’è nulla da fare, né con proteste né con la forza; le ragioni non contano nulla; ai fatti che contraddicono il proprio pregiudizio basta non credere (in casi come questi lo stupido diventa perfino un essere critico), e se i fatti sono ineliminabili, basta semplicemente metterli da parte come episodi isolati privi di significato. In questo, lo stupido, a differenza del malvagio, è completamente in pace con sé stesso; anzi, diventa perfino pericoloso nella misura in cui, appena provocato, passa all’attacco. Perciò va usata maggior prudenza verso lo stupido che verso il malvagio. Non tenteremo mai più di convincere lo stupido con argomenti motivati; è assurdo e pericoloso.
Per sapere come possiamo accostarci alla stupidità, dobbiamo cercare di capirne l’essenza. Per ora è appurato che essa non è un difetto intellettuale ma un difetto umano. Ci sono uomini di straordinaria agilità intellettuale che sono stupidi e altri, molto lenti e incerti intellettualmente, che sono tutt’altro che stupidi. Con nostra sorpresa facciamo questa scoperta in occasione di determinate situazioni. In questi casi non si ha tanto l’impressione che la stupidità sia un difetto innato, ma che in determinate condizioni gli uomini sono ‘resi’ stupidi o, in altri termini, si lasciano istupidire. Constatiamo inoltre che le persone chiuse solitarie, denunciano meno questo difetto che le persone o i gruppi sociali inclini o condannati alla socievolezza. Sembra dunque che la stupidità sia forse meno un problema psicologico che sociologico. Essa è una forma particolare dell’effetto provocato sugli uomini dalle condizioni storiche, un fenomeno psicologico che riflette determinate situazioni esterne.
A un’osservazione più attenta, si vede che ogni forte manifestazione di potenza esteriore, sia di carattere politico che di carattere religioso, investe di stupidità una gran parte degli uomini. Si, sembra proprio che si tratti di una legge socio-psicologica. La potenza dell’uno ha bisogno della stupidità degli altri. Il processo attraverso cui ciò avviene non è quello di un’improvvisa atrofizzazione o sparizione di determinate doti dell’uomo — nel caso specifico, di carattere intellettuale — ma di una privazione dell’indipendenza interiore dell’uomo, sopraffatto dall’impressione che su di lui esercita la manifestazione della potenza, tanto da fargli rinunciare — più o meno consapevolmente — alla ricerca di un comportamento suo proprio verso le situazioni esistenziali che gli si presentano.
Il fatto che lo stupido spesso sia testardo, non deve farci dimenticare che egli non è autonomo. Lo si nota veramente quando si discute con lui: non si ha affatto a che fare con lui, quale egli è, come individuo, ma con le frasi fatte, le formule ecc. che lo dominano. Si trova messo al confino, accecato; il suo vero essere ha subito un abuso, un maltrattamento. Divenuto in tal modo uno strumento privo di volontà. lo stupido è capace di commettere qualsiasi male e di non riconoscerlo come male. Qui sta il pericolo di un diabolico abuso, con il quale certi uomini possono venir rovinati per sempre.
Ma è particolarmente evidente, proprio in casi come questi, che la stupidità potrebbe essere superata soltanto con un atto di liberazione e non con un atto d’indottrinamento. E qui bisognerà rassegnarsi a dire che un’autentica, intima liberazione, nella maggioranza dei casi diventa possibile qualora sia preceduta da una liberazione esterna: fino a quel momento dovremo rinunciare a tutti i tentativi di convincere lo stupido. In questo contesto, fra l’altro, si spiega perché in tali condizioni è vano darsi la pena di sapere che cosa ne pensa veramente ‘il popolo’ e al tempo stesso perché è superflua una domanda di questo tipo — sempre nelle condizioni di fatto date — per colui che pensa e agisce responsabilmente.
La parola della Bibbia, che il timor di Dio è l’inizio della sapienza (Sal. 111, 10), significa che la liberazione interna dell’uomo per una vita responsabile di fronte a Dio è l’unico reale superamento della stupidità.
Queste riflessioni sulla stupidità hanno in sé un elemento di consolazione, nel senso che non accettano affatto il presupposto che la maggioranza degli uomini sia stupida in ogni condizione di fatto. Il problema vero è dunque se i potenti si aspettano di più dalla stupidità o dall’autonomia interna e dall’intelligenza degli uomini.”
Dietrich Bonhoeffer
(Dietrich Bonhoeffer Teologo Tedesco, giustiziato nel campo di concentramento di Flossemburg il 9aprile 1945)
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non ci ribelliamo contro "la" società ma contro "una" società ben precisa. Non disobbediamo perché abbiamo deciso che non vogliamo più obbedire a niente e a nessuno, ma perché per obbedire esigiamo ragioni più convincenti di quelle che ci sono date e capi che ci governino con un'autorità più rispettabile. Per questo il vecchio Kant disse che siamo «insocialmente socievoli», e non asociali o antisociali. [...] L'unica cosa di cui non si può dubitare è che tutte le società umane (e ogni singolo membro che appartenga ad essa) si danno ragioni per l'obbedienza e ragioni per la ribellione. Siamo sociali quando obbediamo per ragioni che riteniamo validamente motivate, ma lo siamo anche quando disobbediamo e ci solleviamo in nome di altre che ci appaiono più importanti. Così, per capire qualcosa di politica dovremo porci il problema di individuare queste diverse ragioni, perché "la politica non è altro che l'insieme delle ragioni per obbedire e di quelle per ribellarsi"...
Fernando Savater, Politica per un figlio, Laterza, 1993 [1ª ed.ne Barcellona, 1992] p. 16
#Fernando Savater#Savater#Politica per un figlio#Laterza#1992#1993#Politica#società#socialità#socievolezza#anarchismo#anarchia#contratto sociale#contrattualismo#XX secolo#politologia#anni '90#saggi#saggistica#libri#letture#leggere#citazioni#citazioni letterarie#rivolte#ribellioni#rivoluzioni#Kant
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