#sindona
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bigarella · 2 months ago
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Due erano i meccanismi con cui Calvi faceva arrivare fondi alla galassia di società estere, tramite lo IOR
Se il Vaticano e la sua banca ebbero un peso rilevante nella vicenda Sindona, lo ebbero ancora di più con Roberto Calvi. Come abbiamo visto, il banchiere milanese conobbe Paul Marcinkus, da poco divenuto presidente dello IOR, grazie a Michele Sindona, e i tre finirono per costituire un triumvirato finanziario, nel quale, almeno fino alla metà degli anni ’70, il finanziere di Patti ebbe il ruolo…
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adrianomaini · 2 months ago
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Due erano i meccanismi con cui Calvi faceva arrivare fondi alla galassia di società estere, tramite lo IOR
Se il Vaticano e la sua banca ebbero un peso rilevante nella vicenda Sindona, lo ebbero ancora di più con Roberto Calvi. Come abbiamo visto, il banchiere milanese conobbe Paul Marcinkus, da poco divenuto presidente dello IOR, grazie a Michele Sindona, e i tre finirono per costituire un triumvirato finanziario, nel quale, almeno fino alla metà degli anni ’70, il finanziere di Patti ebbe il ruolo…
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bagnabraghe · 2 months ago
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Due erano i meccanismi con cui Calvi faceva arrivare fondi alla galassia di società estere, tramite lo IOR
Se il Vaticano e la sua banca ebbero un peso rilevante nella vicenda Sindona, lo ebbero ancora di più con Roberto Calvi. Come abbiamo visto, il banchiere milanese conobbe Paul Marcinkus, da poco divenuto presidente dello IOR, grazie a Michele Sindona, e i tre finirono per costituire un triumvirato finanziario, nel quale, almeno fino alla metà degli anni ’70, il finanziere di Patti ebbe il ruolo…
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collasgarba · 2 months ago
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Due erano i meccanismi con cui Calvi faceva arrivare fondi alla galassia di società estere, tramite lo IOR
Se il Vaticano e la sua banca ebbero un peso rilevante nella vicenda Sindona, lo ebbero ancora di più con Roberto Calvi. Come abbiamo visto, il banchiere milanese conobbe Paul Marcinkus, da poco divenuto presidente dello IOR, grazie a Michele Sindona, e i tre finirono per costituire un triumvirato finanziario, nel quale, almeno fino alla metà degli anni ’70, il finanziere di Patti ebbe il ruolo…
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immaculatasknight · 4 months ago
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Pity the Sicilians
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esperidiaoimoveis · 9 months ago
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Auge Morumbi
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unita2org · 1 year ago
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FINALMENTE MARCO RIZZO GETTA LA MASCHERA... E' UN ROSSOBRUNO COME LA SUA BANDIERA DIMOSTRA DA TEMPO
Bandiera di Marco Rizzo con una fascia nera sulla parola comunista Marco Rizzo e il fascista Gianni Alemanno uniti nella lotta antiproletaria di Redazione Si è svolto a Roma il 26 novembre 2023 un incontro tra ciò che rimane del “partito” dell’ex Lotta Continua e cossuttiano Marco Rizzo e ciò che rimane dei fascisti di Gianni Alemanno, che vanno dal Movimento sociale di Almirante a Ordine…
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botallo · 3 months ago
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Non fu l’unico vantaggio che il finanziere di Patti guadagnò
Il 1960 non è solo l’anno in cui Sindona divenne banchiere, acquisendo il controllo della Privata Finanziaria, ma è anche quello in cui entrò in strettissimi legami con gli Hambro, i banchieri inglesi che da 100 anni facevano affari in Italia, sin da quel primo prestito di 4 milioni di sterline a un tasso del 5% al Regno di Sardegna impegnato con Cavour a riunificare il Belpaese <713.A introdurre…
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sapergo · 3 months ago
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Non fu l’unico vantaggio che il finanziere di Patti guadagnò
Il 1960 non è solo l’anno in cui Sindona divenne banchiere, acquisendo il controllo della Privata Finanziaria, ma è anche quello in cui entrò in strettissimi legami con gli Hambro, i banchieri inglesi che da 100 anni facevano affari in Italia, sin da quel primo prestito di 4 milioni di sterline a un tasso del 5% al Regno di Sardegna impegnato con Cavour a riunificare il Belpaese <713.A introdurre…
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immaculatasknight · 4 months ago
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Sold souls
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transgenderer · 8 months ago
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Propaganda Due (Italian pronunciation: [propaˈɡanda ˈduːe]; P2) was a Masonic lodge, founded in 1877, within the tradition of Continental Freemasonry and under the authority of Grand Orient of Italy. Its Masonic charter was withdrawn in 1976, and it was transformed by Worshipful Master Licio Gelli into an international, illegal, clandestine, anti-communist, anti-Soviet, anti-Marxist, and radical right criminal organization and secret society operating in contravention of Article 18 of the Constitution of Italy that banned all such secret associations. Licio Gelli continued to operate the unaffiliated lodge from 1976 to 1984. P2 was implicated in numerous Italian crimes and mysteries, including the collapse of the Holy See-affiliated Banco Ambrosiano, the contract killings of journalist Carmine Pecorelli and mobbed-up bank president Roberto Calvi, and political corruption cases within the nationwide Tangentopoli bribery scandal. P2 came to light through the investigations into the collapse of Michele Sindona's financial empire.
P2 was sometimes referred to as a "state within a state" or a "shadow government". The lodge had among its members prominent journalists, members of the Italian parliament, industrialists, and senior Italian military officers —including Silvio Berlusconi, who later became Prime Minister of Italy; the House of Savoy pretender to the Italian throne Prince Victor Emmanuel; and the heads of all three Italian foreign intelligence services (at the time SISDE, SISMI, and CESIS). When searching Gelli's villa in 1982, police found a document which he had entitled "Plan for Democratic Rebirth", which called for a coup d'etat, the consolidation of the media, the suppression of Italian labor unions, and the rewriting of the Italian constitution.
?! There was a real freemason conspiracy! (Not associated with the rest of them)
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intotheclash · 2 years ago
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GENTE STRANA POSSE ★ AMARCORD - Official video
La mafia, l'eroina e la paura fa novanta a Palermo in centro non si passeggia la sera Ma quanti giorni da leone in 100 giorni di pantera Ricordi di chi c'era, confronti con chi c'è e ci sarà Sembra passata un'era da Licio Gelli, Calvi, Craxi e Sindona Forlani, la DC, il Pentapartito, coca e Maradona Il papa e l'angelus, i conti di Marcinkus Le telenovelas con la Colmenares E poi i varietà, Martufello, la pubblicità e mio papà che rimpiangeva carosello Io sorridevo con in braccio mia sorella Riina e gli altri capi a fondo Favarella Collusi con Dell'Utri, i criminali Gli appalti per gli stadi, gli affari mondiali Palermo, 1990 prima di Capaci Si sparava, si taceva e si esultava per Totò Schillaci l'Italia, il paese dei corrotti, il divo capomafia, Giulio Andreotti
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magauda · 3 months ago
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Non fu l’unico vantaggio che il finanziere di Patti guadagnò
Il 1960 non è solo l’anno in cui Sindona divenne banchiere, acquisendo il controllo della Privata Finanziaria, ma è anche quello in cui entrò in strettissimi legami con gli Hambro, i banchieri inglesi che da 100 anni facevano affari in Italia, sin da quel primo prestito di 4 milioni di sterline a un tasso del 5% al Regno di Sardegna impegnato con Cavour a riunificare il Belpaese <713.A introdurre…
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brewminate-blog · 3 months ago
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TODAY IN HISTORY: October 8, 1974 - Franklin National Bank collapsed due to fraud and mismanagement. At the time it was the largest bank failure in the history of the United States. As a result of his acquisition of a controlling stake in Franklin, Michele Sindona finally had a money laundering operation to aid his ties to Vatican Bank and the Sicilian drug cartel. Sindona used the bank's ability to transfer funds, produce letters of credit, and trade in foreign currencies to begin building a banking empire in the U.S. Allegedly Sindona used his influence in the Republican Party and the Nixon administration to ensure that his background did not inhibit his ability to become vice chairman and largest stockholder in the bank.
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giancarlonicoli · 5 months ago
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8 ago 2024 19:51
COSA C’È DIETRO L’OMICIDIO PECORELLI? LA TRAMA OSCURA CHE METTE IN CONNESSIONE IL DELITTO MORO, LA P2 E LICIO GELLI, ACCUSATO DI AVER ORDINATO L’OMICIDIO DEL GIORNALISTA (CHE PER CINQUE MESI FU ISCRITTO ALLA LOGGIA MASSONICA) – GELLI FU INQUISITO INSIEME A CARMINATI, EX CAPO DEI NAR, MA IL FASCICOLO FU ARCHIVIATO FINO A QUANDO LE RIVELAZIONI DI PENTITI RIAPRIRONO LE INDAGINI: PEZZI DA 90 DI COSA NOSTRA E DELLA MAGLIANA VENNERO ACCOMUNATI AD ANDREOTTI, TIRATO IN BALLO DA TOMMASO BUSCETTA CHE RIVEL�� COSA GLI DISSE IL BOSS TANO BADALAMENTI: "PECORELLI FU ELIMINATO SU RICHIESTA DI ANDREOTTI PERCHÉ STAVA APPURANDO COSE COLLEGATE AL SEQUESTRO MORO…" -
Giovanni Bianconi per il “Corriere della Sera”
Del delitto Moro Mino Pecorelli scrisse molto, facendo capire di saperne anche di più. La sua agenzia di stampa OP s’era trasformata in settimanale pochi giorni dopo il sequestro del leader democristiano, e da allora cominciò ad avanzare dubbi, allusioni e domande che ricorrono tutt’oggi sui misteri (fondati o meno) intorno a quella vicenda. Ad esempio sul memoriale dell’ostaggio trovato dai carabinieri del generale Carlo Alberto dalla Chiesa il 1° ottobre 1978 e diffuso poco dopo, incompleto fino alla seconda scoperta, nello stesso covo brigatista, del 1990; già di fronte alla prima versione Pecorelli accennava a «memoriali veri e memoriali falsi», e a un documento «mal confezionato», con richiami criptici e incomprensibili al grande pubblico. Non invece ai selezionati destinatari dei suoi messaggi.
C’è chi dice che il direttore di quell’anomala agenzia divenuta rotocalco sia stato assassinato per questo, il 20 marzo 1979, a un anno e quattro giorni dal rapimento di Moro. Con quattro colpi di pistola calibro 7,65 silenziata, uno in pieno volto. Un omicidio senza testimoni — a parte sommarie descrizioni di un killer con l’impermeabile bianco e di presunti complici in attesa della vittima — eseguito con modalità più mafiose che terroristiche. Rivendicazioni ce ne furono, ma false. Gli avvertimenti e le minacce passate, invece, erano vere.
Troppi moventi Di possibili moventi, caso Moro a parte, c’era solo l’imbarazzo della scelta. Basta scorrere gli articoli di OP per leggere continui riferimenti agli scandali del tempo (Lockeed, Italcasse, Imi-Sir, Sindona e non solo), alle stragi, ai dossieraggi e alle trame del sottobosco politico romano, ai servizi segreti e alle loro guerre intestine, alla massoneria infiltratasi finanche in Vaticano.
Ambienti dove Pecorelli mostrava di muoversi con grande disinvoltura, probabilmente troppa. Nei quali c’era forse chi lo voleva morto e sicuramente chi continuò a muoversi per indirizzare o depistare le indagini. Da subito.
La sera del 22 marzo, un anonimo chiamò sul telefono di casa il procuratore di Roma Giovanni De Matteo, indicando il mandante del delitto in «tal Lucio Gelli, residente all’Hotel Excelsior di Roma, stanza 127». Ipotizzò pure un movente: «Rivelazioni fatte o da fare in merito al possesso di documenti esplosivi riguardanti alte personalità», forse collegate all’uccisione avvenuta tre anni prima del magistrato romano Vittorio Occorsio, che indagava sui contatti tra neofascisti, criminalità e massoneria.
Il procuratore De Matteo chiese accertamenti al colonnello dei carabinieri Antonio Cornacchia, il quale una settimana dopo comunicò che effettivamente all’ Excelsior alloggiava «tale Licio (non Lucio) Gelli, diplomatico. Nessuna controindicazione, almeno per il momento, è emersa nei suoi confronti».
Quando nel 1981 fu scoperchiata la Loggia segreta P2 guidata proprio da Gelli, il nome di Cornacchia comparve tra gli iscritti, dall’aprile 1980, nonostante lui abbia sempre negato; Pecorelli invece aveva aderito il 1° gennaio ’77, ma dopo 5 mesi si era dimesso con una risentita lettera inviata al Venerabile Maestro.
L’ombra di Gelli Anni dopo Licio Gelli fu accusato, fra l’altro, di aver ordinato l’omicidio di Pecorelli. Non per la segnalazione anonima al procuratore De Matteo, ma per altri elementi. Tra cui i duri attacchi rivolti da OP al Venerabile e alle sue manovre occulte, con riferimenti a dossier e rapporti ambigui nel mondo politico e militare. Un dato certo, che prescinde dell’esito dell’inchiesta.
Insieme a Gelli fu inquisito l’ex colonnello dei servizi segreti Antonio Viezzer (tessera P2 1618), mentre Valerio Fioravanti e Massimo Carminati — l’ex capo dei Nar accusato da alcuni pentiti dell’eversione nera, e il neofascista legato alla banda della Magliana — come presunti esecutori. Ma gli indizi non si tramutarono in prove, e nel 1991 il fascicolo finì in archivio. Finché l’anno successivo altri pentiti, stavolta di mafia e della criminalità romana, provocarono la riapertura delle indagini su Carminati. Con altri complici e mandanti: nomi importanti di Cosa nostra e della Magliana accomunati a quello di Giulio Andreotti, il sette volte presidente del Consiglio tirato in ballo da Tommaso Buscetta, il principe dei «collaboratori di giustizia» che aveva guidato Giovanni Falcone nei meandri della mafia ma solo dopo la morte del giudice decise di svelare i legami a più alto livello tra Cosa nostra e la politica romana.
Ne scaturì un processo (celebrato a Perugia dopo che i pentiti della Magliana chiamarono in causa l’ex magistrato romano Claudio Vitalone) in cui furono tutti assolti, salvo la parentesi di una condanna in appello per Andreotti e il boss Tano Badalamenti, annullata definitivamente dalla Cassazione.
Secondo Buscetta, proprio Badalamenti gli aveva riferito che il giornalista era stato eliminato su richiesta dell’allora capo del governo perché stava «appurando cose politiche collegate al sequestro Moro»: ancora quell’azione brigatista così dirompente nella storia della Repubblica. A «chiamare» Carminati erano state invece le dichiarazioni dei pentiti della Magliana. Tra cui Fabiola Moretti, protagonista di una delle «collaborazioni» più contrastate: disse che Danilo Abbruciati, uno dei capi della gang ammazzato nel 1982, le parlò di una pistola in dotazione alla banda su cui c’era «l’abbacchio di Pecorelli»; espressione cruda ma efficace per indicare l’arma con cui fu ucciso il giornalista.
Che non è stata mai trovata, e rappresenta uno dei buchi neri di questa storia.
Pistole e proiettili Sempre nel 1992 un altro «dichiarante» — il neofascista ergastolano Vincenzo Vinciguerra, mai pentito ma reo confesso della strage di Peteano — raccontò che Adriano Tilgher, suo ex «camerata» in Avanguardia nazionale, gli aveva confidato che un altro militante di An, Domenico Magnetta, chiedeva aiuto all’organizzazione per uscire dal carcere, minacciando altrimenti di consegnare agli inquirenti la pistola che sparò a Pecorelli. Ipotesi suggestiva, poiché Magnetta, nell’aprile 1981, era stato arrestato mentre cercava di passare il confine tra Italia e Svizzera insieme a Massimo Carminati.
Tilgher e Magnetta hanno smentito Vinciguerra, e i successivi accertamenti non hanno aggiunto riscontri. Comprese le comparazioni fatte tra alcune armi sequestrate nel 1995, che sarebbero state nella disponibilità dell’ex militante di An, e i bossoli recuperati sul luogo del delitto Pecorelli: due di marca Fiocchi e due Gevelot. Quelle pistole furono poi distrutte con regolare autorizzazione; non altrettanto i bossoli, uno dei pochi punti fermi di questo omicidio e allo stesso tempo un ulteriore mistero.
Le analisi sui due Gevelot, all’epoca piuttosto rari, dimostrarono la provenienza dei proiettili da uno stock della stessa marca scoperto nel 1981 in un deposito clandestino nascosto negli scantinati del ministero della Sanità; un arsenale al quale avevano accesso i banditi della Magliana e i neofascisti dei Nar. Oggi però quei bossoli sembrano spariti: negli archivi giudiziari non ce n’è più traccia, e non ci sono verbali di distruzione.
Restano le foto scattate all’epoca delle perizie, indizio sicuro (forse l’unico) su dove cercare gli assassini: in quel grumo fascio-criminale al servizio di interessi esterni, entrato in azione altre volte.
Ad esempio nel 1982, quando Abbruciati fu ucciso a Milano mentre sparava al vicepresidente del Banco Ambrosiano Roberto Rosone, altra oscura vicenda di stampo piduista.
Chi ce l’aveva mandato è rimasto un enigma anche per i suoi complici della Magliana.
Delitto su commissione L’omicidio del direttore di OP sembra avere lo stesso marchio del delitto su commissione. Nel 2023 gli avvocati di Rosita Pecorelli, sorella del giornalista, hanno chiesto la riapertura delle indagini a carico di Fioravanti, sulla base delle considerazioni svolte dai giudici di Bologna nelle ultime sentenze sulla strage del 2 agosto 1980 che lo additano come un killer per conto terzi. Strada strettissima e impervia, dove è difficile scorgere reali elementi di novità.
Il pomeriggio del 20 marzo ’79 Rosita andò a trovare il fratello in redazione, insieme alla figlia che festeggiava il compleanno. Lui le confessò di sentirsi stanco ma sollevato dalla promessa di un finanziamento con il quale sarebbe stato in grado di saldare tutti i debiti, e in un paio d’anni contava di ritirarsi per condurre una vita più tranquilla.
Non fece in tempo, qualcuno ancora sconosciuto aveva fretta di chiudergli la bocca.
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