#simbolo di immortalità
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Il tasso più grande d'Italia si trova a Badde Salighes: un monumento naturale di 1400 anni. Un millenario custode verde nel cuore della Sardegna
Nel cuore della Sardegna, a Badde Salighes, frazione di Bolotana in provincia di Nuoro, si erge il tasso (Taxus baccata) considerato il più grande e antico d’Italia.
Nel cuore della Sardegna, a Badde Salighes, frazione di Bolotana in provincia di Nuoro, si erge il tasso (Taxus baccata) considerato il più grande e antico d’Italia. Quest’albero monumentale è situato accanto alla storica Villa Piercy, nota per la sua xiloteca. Con un’età stimata tra i 1000 e i 1400 anni e una circonferenza di circa 750 cm, il tasso è un vero e proprio tesoro naturale del…
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Nel racconto dello spot la bambina rivela di amare profondamente i propri genitori nonostante la separazione. Per questa ragione non sceglie un frutto della discordia (una mela) ma un frutto simbolo, come ritiene, per esempio, la mitologia cinese, di immortalità (la pesca). Dunque un frutto che rappresenta un legame che non si interrompe, che non finisce, che si mantiene nel tempo. Non è forse questo un modo con il quale i bambini fantasmizzano il legame affettivo coi loro genitori? Un legame che non può essere spezzato, un riferimento solido, una “base sicura”, come direbbe Bowlby. Di fronte a questa macchia di Rorschach personalmente non vedo alcuna celebrazione della famiglia tradizionale anti-divorzista. Vedo piuttosto lo sguardo di una bambina che vuole assicurarsi che tra i suoi genitori sussista ancora un legame e vedo due genitori in grado di sopportare il lutto del loro fallimento di coppia senza coinvolgere come un ostaggio la propria figlia. [...] È lo sforzo che ogni genitore separato sa di dover provare a compiere: differenziare la sua posizione soggettiva e il suo diritto alla libertà, dalla responsabilità illimitata che comporta l’essere padre o madre di un figlio. Non è quello che il gesto di questa bambina traduce nel carattere "magico" del suo dono? Preservare un legame tra i genitori anche nella distanza?
https://www.massimorecalcati.it/images/Esselunga_lo_spot_della_discordia_-_LR_-_29_Settembre_2023.pdf
Al link l'articolo di Massimo Recalcati su La Repubblica di oggi.
Buona lettura!
SC
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Nel racconto dello spot la bambina rivela di amare profondamente i propri genitori nonostante la separazione. Per questa ragione non sceglie un frutto della discordia (una mela) ma un frutto simbolo, come ritiene, per esempio, la mitologia cinese, di immortalità (la pesca). Dunque un frutto che rappresenta un legame che non si interrompe, che non finisce, che si mantiene nel tempo. Non è forse questo un modo con il quale i bambini fantasmizzano il legame affettivo coi loro genitori? Un legame che non può essere spezzato, un riferimento solido, una “base sicura”, come direbbe Bowlby. Di fronte a questa macchia di Rorschach personalmente non vedo alcuna celebrazione della famiglia tradizionale anti-divorzista. Vedo piuttosto lo sguardo di una bambina che vuole assicurarsi che tra i suoi genitori sussista ancora un legame e vedo due genitori in grado di sopportare il lutto del loro fallimento di coppia senza coinvolgere come un ostaggio la propria figlia. [...] È lo sforzo che ogni genitore separato sa di dover provare a compiere: differenziare la sua posizione soggettiva e il suo diritto alla libertà, dalla responsabilità illimitata che comporta l’essere padre o madre di un figlio. Non è quello che il gesto di questa bambina traduce nel carattere "magico" del suo dono? Preservare un legame tra i genitori anche nella distanza?
https://www.massimorecalcati.it/images/Esselunga_lo_spot_della_discordia_-_LR_-_29_Settembre_2023.pdf
Al link l'articolo di Massimo Recalcati "Esselunga, lo spot della discordia e come ci guardano i figli" su La Repubblica di oggi.
Buona lettura!
SC
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La mela, il frutto sacro alla Grande Dea Madre e simboleggiante tutti i doni da lei dispensati all’umanità, riassume in sé molti significati simbolici: amore, conoscenza, morte e immortalità.
Nelle varie mitologie e in molte leggende, infatti, la mela appare sovente come un frutto dell’Altro Mondo, donato agli uomini da divinità o da esseri fatati.
Secondo la tradizione cristiana, la mela era il frutto dell’Albero della Vita e della conoscenza del bene e del male, e causò la cacciata di Adamo ed Eva dal Giardino dell’Eden. In realtà, andando oltre il racconto che tutti conosciamo, potremmo considerare la decisione di mangiare il frutto proibito come un atto di libero arbitrio; Dio mise la Conoscenza a loro disposizione, ma tale libertà di scelta pose fine inevitabilmente a quella vita idilliaca, innocente e “paradisiaca” che i due avevano condotto prima di avere accesso al sapere.
Nei miti greci erano mele i frutti d’oro che crescevano nel Giardino delle Esperidi e donavano l’eterna giovinezza, ed era una mela d’oro quella che Paride donò alla dea più bella, Afrodite.
La dea nordica Idhunn donava mele alle altre divinità, garantendo loro immortalità ed eterna giovinezza, e del resto le mele erano il cibo sacro anche per i Tuatha Dé Danann, gli Déi dell’antica Irlanda. La mela era sacra ad Avalon, il cui nome significa appunto “Isola delle mele”, ed era anche il frutto che cresceva nel Giardino della Regina delle Fate.
Sempre secondo la tradizione celtica, il frutto del melo era utilizzato anche a scopo divinatorio, veniva mangiato prima di interrogare gli oracoli e serviva a mettere in comunicazione con l’altro mondo. E ancora, in quanto simbolo d’immortalità, la mela era di fondamentale importanza in alcuni momenti dell’anno venendo offerta agli spiriti dei trapassati in occasione della festività di Samhain, o posta sulle tombe per nutrire lo spirito dei defunti.
Per quanto riguarda l’amore, infine, la mela era sacra alla dea Afrodite ed era simbolo di perfezione, sensualità e fecondità. Nell’antica Grecia, per esempio, gli sposi durante la cerimonia erano soliti mangiare insieme una mela che, si pensava, avrebbe favorito la fertilità della coppia.
In molte culture offrire o gettare una mela ad una persona era considerata una vera e propria dichiarazione d’amore e tutt’ora le mele sono usate per incantesimi e rituali volti a trovare l’anima gemella o a rinforzare l’amore di una coppia.
In conclusione, come abbiamo visto la mela racchiude molteplici significati simboleggiando la conoscenza, l’immortalità e l’amore, ma forse non tutti sanno che questo frutto nasconde al suo interno un simbolo sacro: tagliandola orizzontalmente si vedrà al centro una stella a cinque punte inscritta in un cerchio, un pentalfa.
Il pentalfa, teorizzato da Pitagora e considerato un simbolo sacro per le sue valenze mistiche, esoteriche, matematiche e filosofiche, ci riporta ad un’ideale di perfezione e bellezza e ci ricorda il legame costante e indissolubile tra Dio e l’uomo, tra il tutto ed una sua parte, in una infinita sequenza di ripetizioni.
Tutto questo, in una mela... Federica Di Mascio ****************************** The apple, the fruit sacred to the Great Mother Goddess and symbolizing all the gifts she bestowed on humanity, summarizes many symbolic meanings: love, knowledge, death and immortality.
In various mythologies and many legends, in fact, the apple often appears as a fruit from the Other World, given to men by divinities or fairy beings.
According to Christian tradition, the apple was the fruit of the Tree of Life and the knowledge of good and evil, and caused the expulsion of Adam and Eve from the Garden of Eden. In reality, going beyond the story we all know, we could consider the decision to eat the forbidden fruit as an act of free will; God made Knowledge available to them, but this freedom of choice inevitably put an end to that idyllic, innocent and "paradisiacal" life that the two had led before having access to knowledge.
In Greek myths, the golden fruits that grew in the Garden of the Hesperides and gave eternal youth were apples, and it was a golden apple that Paris gave to the most beautiful goddess, Aphrodite.
The Nordic goddess Idhunn gave apples to other deities, guaranteeing them immortality and eternal youth, and apples were also the sacred food for the Tuatha Dé Danann, the Gods of ancient Ireland. The apple was sacred to Avalon, whose name means "Island of Apples", and was also the fruit that grew in the Garden of the Fairy Queen.
Again according to Celtic tradition, the fruit of the apple tree was also used for divinatory purposes, it was eaten before questioning the oracles and was used to communicate with the other world. And again, as a symbol of immortality, the apple was of fundamental importance at certain times of the year, being offered to the spirits of the deceased on the occasion of the Samhain holiday, or placed on tombs to nourish the spirit of the deceased.
Finally, as regards love, the apple was sacred to the goddess Aphrodite and was a symbol of perfection, sensuality and fertility. In ancient Greece, for example, the spouses used to eat an apple together during the ceremony which, it was thought, would promote the couple's fertility.
In many cultures, offering or throwing an apple to a person was considered a true declaration of love and apples are still used for spells and rituals aimed at finding a soul mate or strengthening the love of a couple.
In conclusion, as we have seen, the apple contains multiple meanings, symbolizing knowledge, immortality and love, but perhaps not everyone knows that this fruit hides a sacred symbol inside it: cutting it horizontally you will see a five-pointed star in the center inscribed in a circle, a pentalpha.
The pentalpha, theorized by Pythagoras and considered a sacred symbol for its mystical, esoteric, mathematical and philosophical values, takes us back to an ideal of perfection and beauty and reminds us of the constant and indissoluble bond between God and man, between all and part of it, in an infinite sequence of repetitions.
All this, in an apple... Federica Di Mascio
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Autore: Penelope Douglas
Editore: Newton Compton Editori
Spicy:3,5/5
Titolo: Nightfall
Voto:4/5
Recensione:
“MILLE RAGIONI PER SFUGGIRTI” è l’ultimo volume della serie “DEVIL’S NIGHT” , PURTROPPO IL MENO RIUSCITO.
Il romanzo si alterna tra passato e presente, e tra i POV dei due protagonisti.
Emory e Will, negli eventi del passato, regalano tantissime emozioni, la lettura, quindi, risulta sempre scorrevole e appassionante.
Problematica è la parte inerente al presente dove, dopo alcuni capitoli intriganti, si incappa in qualche caduta di “stile”.
Le prime 500 pagine si divorano, gli ultimi dodici capitoli, infine, pesano come un macigno.
SI HA COME L’IMPRESSIONE, errata o corretta, che l’autrice abbia messo troppa carne sul fuoco e non abbia saputo gestire trama e personaggi secondari.
“MILLE RAGIONI PER SFUGGIRTI” aveva un grandissimo potenziale che, purtroppo, non è stato sfruttato appieno.
Un romanzo “IMPERFETTO”, ma non brutto, o da scartare in toto.
IN UNA SCENA MOLTO SUGGESTIVA, SENZA FARE SPOILER, EMORY SCOPRE LA SUA VERA NATURA.
-------------------------------------------------------------------------- Aydin si sporse e mi baciò la tempia, e non presi nemmeno in considerazione l’idea di allontanarmi. Le sue labbra erano calde e il loro tocco gentile, quasi come quello di… Quasi come quello di un <<padre>>.
«TU SEI LILITH», mi sussurrò contro la pelle. «Non puoi restare ustionata SE SEI TU LA FIAMMA»
Lilith era una figura del nostro folklore. La prima moglie di Adamo, scacciata dal Giardino dell’Eden perché si rifiutava di essere sottomessa.
LEI ERA IL BUIO E LA LUCE.
Non aveva avuto paura di cadere o di bruciare troppo in fretta.
LEI ERA UNA FIAMMA.
(Emory) LILITH, INVECE, È SIMBOLO DI UGUAGLIANZA TRA UOMO E DONNA. EMORY NEL ROMANZO È LILITH IN TUTTI I SUOI MOLTEPLICI ASPETTI. EMORY, DURANTE IL SOGGIORNO A BLACKCHURCH, oltre a non essere più la fragile e indifesa ragazza del passato, oltre ad aver tirato letteralmente fuori gli artigli, è sensuale, seducente, trasgressiva, fin troppo disinibita, posseduta da un’energia sessuale selvaggia e istintiva che esploderà in tutto il suo potere nella famosa scena del treno, potere che investirà, coinvolgerà anche gli altri, lì non abbiamo più Emory, lì c’è Lilith in persona, il demone donna che sta lasciando l’Inferno
SIMBOLOGIA
🔥TESCHIO: Morte e Rinascita.
🔥 SERPENTE: Conoscenza.
🔥 CORNA: Potere.
SIMBOLOGIA CHE RACCHIUDE ANCHE UN DUPLICE SIGNIFICATO.
🔥TESCHIO: Immortalità
🔥SERPENTE: Dea Madre, Lilith.
🔥 CORNA: Simbolo lunare.
🔥 CORNA SU UNO SFONDO NERO: LILITH rappresenta la LUNA NERA, ossia la parte rimossa, quindi buia e nascosta, di ogni donna: quella parte, istintiva e selvaggia, seducente e colma di energia, imprevedibile e ingovernabile dall’uomo, ma non per questo cattiva. (CIT)
«SII LILITH», dissero le ragazze.
Athos si abbassò la Morte Rossa sugli occhi e tutti ci mettemmo in marcia mentre lei sussurrava «MAI EVA».
LILITH RICORDA ALLE DONNE IL PROPRIO POTERE,
IL POTERE DI SCEGLIERE,
IL POTERE DI NON ESSERE ADDOMESTICABILI”. (Cit.)💝
#books#biker#bikerboy#book#booklr#bookblr#book quotes#books & libraries#books and libraries#books and reading#devils night
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"Secondo la cultura antica, le anime dei morti si servono di questi insetti meravigliosi per fare visita ai loro cari."
- Farfalle: incontrarle ha sempre un significato positivo
Le farfalle sono il simbolo dell'immortalità
A tutti è capitato di incantarsi a fissare questi splendidi e leggiadri insetti dai magnifici colori.
- Secondo molte tradizioni, l’apparizione di una farfalla ha sempre un significato positivo che può assumere sfaccettature differenti in base al colore delle ali.
- GIALLO. Nell’antichità quando si avvistava una farfalla di questo colore i marinai si preparavano ad affrontare delle avversità. Oggi, invece, vedere una farfalla di questo colore indica che nella nostra vita qualcosa sta per cambiare.
- VERDE. Se vi capita di vedere all’improvviso una farfalla di questo colore ritenetevi molto fortunati. Una farfalla di colore verde, infatti, è indice di fortuna ed abbondanza.
- ROSSA. Una farfalla di questo colore era vista dagli antichi come principale messaggera di buone notizie. Se avvistate una farfalla con le ali rosse qualcosa di importante, come una buona notizia, busserà alla vostra porta.
- BIANCA. Simbolo primario di purezza, la farfalla di colore bianco è quella a cui dovremmo prestare maggiore attenzione. Se ne intravedono tantissime nei bei giardini fioriti di primavera, ma quando vi capita di vederne una in un posto e tempo improvvisi state certi che quella farfalla è lì per voi. Significa rinascita interiore. Qualcosa dentro di voi sta cambiando e vedere una farfalla di questo colore significa che andrà tutto bene.
- Nella cultura antica le farfalle, qualunque sia il loro colore, sono simbolo di “immortalità dell’anima”. Si racconta, infatti, che le anime delle persone a cui abbiamo voluto bene e che non sono purtroppo più in vita, si servano di questi meravigliosi insetti per andare in visita ai loro cari.
- Ci sono persone su cui le farfalle spontaneamente si poggiano, e questo è l segnale più forte che avvalora questo messaggio, de nostri car che vogliono stare vicino a noi.
- Le farfalle hanno un significato profondo e spirituale. Ucciderle o cacciarle via è sinonimo di sventura. Quando vedete una farfalla nelle vostre case accoglietela, godete dei suoi splendidi colori e lasciate che, come è arrivata, semplicemente vada via da sola.
_antiche tradizioni
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Viaggio attraverso le Ere
Avete mai riflettuto sulla possibilità che il nostro modo di percepire il tempo sia meramente superficiale, confinato alla superficie delle cose, senza coglierne la vera profondità? E se avessimo osservato la storia umana con occhi velati per tutto questo tempo? Prepariamoci a mettere in discussione le nostre più radicate convinzioni sul tempo. Il punto di partenza di questo viaggio concettuale è un fenomeno sorprendente: la precessione degli equinozi. La Terra, in tutta la sua magnificenza cosmica, non è perfettamente allineata. Su un arco temporale vastissimo, migliaia di anni, essa oscilla delicatamente. Ma cosa ha a che fare questo con la storia dell'umanità? Ebbene, questa precessione implica che la stella polare che oggi guida i nostri cieli non è sempre stata la stessa. Con il suo moto oscillatorio, l’asse terrestre punta verso stelle diverse nel corso dei millenni, quasi fosse una lenta danza cosmica. Ed è qui che le cose diventano affascinanti. Immaginiamo che, invece di misurare il tempo in mesi e anni, la nostra esistenza sia scandita da cicli cosmici, ciascuno della durata di 2160 anni, durante i quali la Terra si allinea con una specifica costellazione. È come se questi fossero mesi cosmici, ognuno dominato dall’energia di una costellazione. E proprio come ogni mese ha la sua propria influenza, così queste Ere cosmiche plasmano l'evoluzione dell'umanità, riflettendosi nei valori e nelle civiltà che si sviluppano durante ciascun ciclo.
Attualmente, stiamo assistendo alla transizione dall'Era dei Pesci all'Era dell'Acquario, un concetto che è diventato di dominio pubblico, ma cosa significa davvero alla luce della precessione degli equinozi e dei cicli cosmici? Osservando le Ere passate, possiamo intuire che esse non sono definite rigidamente da un singolo segno zodiacale, ma piuttosto da coppie di opposti, che rappresentano un principio di equilibrio. È una danza armoniosa tra due energie cosmiche. Prendiamo l'Era dell'Ariete, per esempio: l'Ariete, associato all'azione e al coraggio, trova il suo contrappeso nella Bilancia, simbolo di armonia e diplomazia. Senza questo equilibrio, l'impulso arietino porterebbe solo caos. Ci sono sempre due facce di una stessa medaglia, e in questo caso sono energie cosmiche che plasmano intere società.
Se torniamo ancora più indietro nel tempo, fino all'Era dei Gemelli, circa 8000 anni fa, vediamo che i Gemelli, legati alla comunicazione e all’inventiva, influenzarono lo sviluppo di alfabeti e lingue scritte, strumenti fondamentali per connettere le persone e le idee. C’è un affascinante legame con le antiche civiltà perdute, come Atlantide, famosa per le sue tecnologie avanzatissime, spesso liquidate come mitologia. Prendiamo i vimāna degli antichi testi indiani: racconti spesso ridicolizzati ma che, forse, celano echi di un tempo remoto in cui l’umanità possedeva conoscenze che solo ora stiamo iniziando a riscoprire. La domanda che sorge spontanea è: dove sono le prove di queste civiltà avanzate? La risposta prevalente è che l’archeologia opera su una linea temporale non del tutto esatta. È come se stessimo cercando nel posto sbagliato con gli strumenti sbagliati. La nostra comprensione del tempo è troppo limitata, e forse queste antiche rovine giacciono sepolte sotto millenni di stratificazioni. La nostra storia, quindi, potrebbe essere molto più complessa e profonda di quanto ci viene insegnato.
Riflettiamo poi sull'Era del Toro, tra i 6000 e i 4000 anni fa. Il Toro, segno di stabilità e fondamenti sicuri, riflette il bisogno umano di costruire monumenti duraturi, come le piramidi egizie. Queste strutture megalitiche, diffuse in tutto il mondo, non erano solo opere ingegneristiche, ma manifestavano un desiderio profondo di sicurezza e immortalità. Tuttavia, il lato ombra del Toro risiede nella possessività, evidente negli elaborati rituali funerari dell’epoca, in cui si cercava di preservare per l'eternità i beni materiali, un paradosso che rispecchia il desiderio umano di permanenza, anche di fronte alla ciclicità ineluttabile del tempo.
E per quanto riguarda l'Era dell'Acquario? Cosa significa realmente questo passaggio? Siamo forse condannati a ripetere i cicli del passato, o abbiamo la possibilità di infrangere le catene di antichi schemi? La comprensione della precessione degli equinozi diventa qui cruciale. Se riusciamo a riconoscere i modelli passati, possiamo scegliere con maggiore consapevolezza nel presente. Non si tratta di predire il futuro, ma di comprendere come queste forze cosmiche influiscono sulle nostre vite. Siamo parte di un vasto racconto cosmico, un mosaico temporale che si svela lentamente ai nostri occhi. E più esploriamo questi misteri, più possiamo risvegliare la conoscenza antica che giace dormiente.
Questa transizione tra Ere non è un cambiamento improvviso, come accendere un interruttore. È piuttosto un processo graduale, come i colori che si fondono all'orizzonte di un tramonto. Ogni Era porta con sé i residui di quella precedente. Quando l'Era dell'Ariete iniziò a manifestare la sua energia dinamica e pionieristica, molti rimasero legati alla sicurezza e alla stabilità dell’Era del Toro. Allo stesso modo, oggi ci troviamo a vivere la tensione tra l’abbracciare il nuovo e l’aggrapparsi al familiare. Questo tema ricorrente attraverso la storia ci mostra come la resistenza al cambiamento possa ostacolare il progresso di una nuova era.
Allora, come possiamo affrontare questa transizione con maggiore consapevolezza? Imparando dalle esperienze passate, possiamo affrontare l’Era dell’Acquario con maggiore compassione e saggezza. Sapere di far parte di una narrazione cosmica più grande ci insegna l’umiltà, ma ci ricorda anche il potere che ognuno di noi possiede. Non siamo semplici spettatori della storia, ma suoi autori attivi. Le nostre azioni e scelte risuoneranno attraverso i millenni a venire, influenzando il destino dell’umanità. E in questo, troviamo il nostro scopo e la nostra responsabilità.
#esoterismo#occultismo#età dell'acquario#astrologia#astrology#stregoneria#spiritualità#spirituality#new age#nuova era#legge dell'attrazione#law of attraction#law of assumption#loa italia
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Secondo i resoconti di Apollonio Rodio e Oppiano, Dioniso, il dio del vino, fu allevato con cura e nutrito con miele da Makris, figlia di Aristeo. In particolare, Oppiano menziona il trasporto di Dioniso da parte delle figlie di Cadmo fino all'Eubea, dove venne affidato alle cure di Aristeo, il quale lo accudì nella sua dimora situata in una grotta sulla cima di una montagna a Karyai. Aristeo, ricevendo il neonato Dioniso dallo scrigno di Ino, si prese cura di lui nella sua caverna, assistito dalle Driadi e dalle Ninfe che proteggono le api, nutrendolo con attenzione.
Inoltre, Dioniso Brisaios o Briseus, noto pure come dio del miele, era oggetto di venerazione anche a Lesbo, secondo quanto riportato da Ovidio. Questa divinità era associata al miele, che, secondo la tradizione, fu addirittura inventato dal dio stesso, come si evince dalle fonti antiche.
L'episodio del sostentamento di Dioniso con il miele rivela non solo l'importanza di questo alimento nella mitologia greca, ma anche la stretta connessione tra il dio e la natura, incarnata dalle Driadi e dalle Ninfe. La figura di Dioniso come dio del miele riflette il ruolo centrale che questo alimento rivestiva nella vita quotidiana e nei riti sacri dell'antica Grecia, conferendo, indubbiamente, al dio un'aura di fertilità e abbondanza.
L'adorazione di Dioniso Brisaios a Lesbo evidenzia altresì la diffusione del culto del dio del miele in diverse regioni, sottolineando l'importanza della sua figura nella religione e nella cultura dell'antica Grecia. La sua associazione con il miele lo colloca al centro di pratiche rituali legate alla natura e alla fertilità, conferendo al suo culto una profonda dimensione simbolica e spirituale.
Del resto, il miele, nella mitologia greca, era considerato un dono degli dei e un simbolo di dolcezza, nutrimento e immortalità. Il fatto che Dioniso sia stato nutrito con questo prezioso alimento non fa altro che focalizzare l'attenzione sulla sua natura divina e sul suo ruolo benefico per l'umanità; il fatto che Aristeo, un semidio associato alla pastorizia, all'agricoltura e all'apicoltura, abbia accolto e nutrito Dioniso simboleggia l'unione di diverse sfere della vita e della natura sotto il dominio del dio del vino (e del miele) evidenziando la sua influenza su molteplici aspetti dell'esistenza umana.
Va ricordato inoltre che proprio il culto di Dioniso Brisaios a Lesbo era particolarmente significativo per l'isola, poiché il miele era un elemento essenziale della sua economia e cultura. Lesbo era rinomata per la sua produzione di miele di alta qualità, e l'associazione con tale divinità contribuiva a valorizzare ulteriormente questo prodotto, conferendogli una dimensione sacra e rituale.
Dal momento che Dioniso era considerato un dio itinerante, il cui culto si diffuse in molte regioni del mondo greco e oltre, il suo legame con il miele potrebbe pure riflettere le pratiche religiose e agricole di popolazioni pregresse che veneravano divinità simili, portando a una sincretizzazione di credenze e pratiche culturali.
Testi per approfondire:
🍯📖 𝑺𝒕𝒐𝒓𝒊𝒂 𝒖𝒏𝒊𝒗𝒆𝒓𝒔𝒂𝒍𝒆 𝒅𝒆𝒍 𝒎𝒊𝒆𝒍𝒆, A.V., Italy (2023);
"Argonautiche" di Apollonio Rodio e "Cynegètiques" di Oppiano, insieme a opere classiche come le "Metamorfosi" di Ovidio per ulteriori delucidazioni sulla figura di Dioniso e sul suo culto.
Grazie e buona domenica a tutti!
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75 anni fa, il 5 febbraio 1949, il Rapporto Hoffman proietta l'Italia al centro delle critiche degli Stati Uniti sull'utilizzo dei fondi del Piano Marshall. Contestato il "Piano Fanfani", finalizzato alla costruzione di case popolari, gli USA preferivano un aumento del potere d'acquisto per promuovere prodotti industriali americani. Il Piano Marshall, annunciato nel 1947, destinava oltre 12,7 miliardi di dollari per la ripresa postbellica europea, spinse l'Italia a implementare il "Piano Fanfani" (INA-Casa). Nonostante le iniziali critiche, l'iniziativa portò a quartieri autosufficienti, offrendo a architetti e ingegneri l'opportunità di plasmare le città. Nel 2021, l'associazione Quinta Dimensione APS ha lanciato lo studio sulla sezione dell'Archivio Riccardi dedicata a Roma: la città millenaria, con la sua storia e monumenti, è passata dall'essere "museo a cielo aperto", simbolo di imponenza e immortalità internazionale, a "cantiere a cielo aperto". Il progetto a cura di Maurizio Riccardi e Giovanni Currado racconta la storia visiva di Roma negli anni del dopoguerra e affrontando il contrasto tra la grandezza e le difficoltà delle realtà marginali, con le foto di Carlo Riccardi viene documentato il periodo postbellico e il boom economico, catturando la lotta e le speranze di una nazione che si rialza. La recente crisi sanitaria causata dal virus Covid19, ha evidenziato la fragilità del tessuto economico e sociale, ribadendo l'importanza di preservare la "normalità", ma anche spingendo le istituzioni europee a intraprendere un nuovo "Piano Marshall": il PNRR, "Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza" che, come il suo predecessore, non è esente da critiche e polemiche. La mostra realizzata con le foto dell'Archivio Riccardi vuole essere un'opportunità di dibattito e riflessione: un richiamo per le nuove generazioni a non dimenticare le difficoltà come fondamenta del benessere odierno. Per informazioni su come e dove vederla o come poterla allestire nel corso di un evento clicca qui. https://youtu.be/t6I1vqrLm7A?si=PiWpWsYXo2yjlvGI
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#Sapiens #KnowWhat
Origins of the Christmas Tree & its decorations 🎄
The origins of the Christmas Tree are very ancient and can be found in the cult of the Tree of Life, widespread in almost all European cultures.
Even before the adoption of this tradition in the so-called Christian religion, Celts, Romans and Germans decorated fir trees with fruits, ribbons and torches or decorated their homes with branches of the same plant.
With the fusion between State and Church, and the prevalence of apostasy which gave rise to pseudo-Christianity as it is known today, the fir tree became a symbol of Christ and his immortality, overlapping with its meaning of death and rebirth in the pagan cultures.
🎄The Christmas Tree was a purely Germanic tradition for a long time, and then spread to Anglo-Saxon countries and subsequently to the rest of Europe.
It seems that its use as a decoration in public ceremonies originated in the city of Tallinn, Estonia.
Starting after the Second World War, the Christmas Tree became the symbol par excellence of Christmas throughout the world, leading to the creation of a new commercial sphere linked to Christmas decorations.
📚SOURCE: Sapiens³
📚🔍If you want to learn more you can find other interesting information by typing:
"Christmas tree origins jw.org"
in the internet search bar.
https://jw.org
#Sapiens #SapeviChe
Origini dell'Albero di Natale & sue decorazioni 🎄
Le origini dell'Albero di Natale sono molto antiche e da ricercarsi nel culto dell'Albero della Vita, diffuso pressoché in tutte le culture europee.
Ancor prima dell'adozione di questa tradizione nella religione sedicente cristiana, Celti, Romani e Germani ornavano gli alberi di abete con frutti, nastri e fiaccole o decoravano le proprie case con rami della stessa pianta.
Con la fusione tra Stato e Chiesa, e il sopravvento della apostasia che diede il via allo pseudo-cristianesimo com'è conosciuto oggi, l'abete divenne simbolo di Cristo e della sua immortalità, sovrapponendosi al suo significato di morte e rinascita presso le culture pagane.
🎄L'Albero di Natale è stato per molto tempo una tradizione prettamente germanica, per poi diffondersi nei paesi anglosassoni e successivamente nel resto d'Europa. Pare che il suo utilizzo come decorazione nelle cerimonie pubbliche sia nato nella città di Tallinn, in Estonia.
A partire dal secondo dopoguerra, l'Albero di Natale divenne il simbolo per eccellenza del Natale in tutto il mondo, portando alla creazione di una nuova sfera commerciale legata agli addobbi natalizi.
📚FONTE: Sapiens³
📚🔍Se vuoi approfondire puoi trovare altre interessanti informazioni digitando:
"Albero di Natale origini jw.org"
nella barra di ricerca internet.
https://jw.org
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Nel racconto dello spot la bambina rivela di amare profondamente i propri genitori nonostante la separazione. Per questa ragione non sceglie un frutto della discordia (una mela) ma un frutto simbolo, come ritiene, per esempio, la mitologia cinese, di immortalità (la pesca). Dunque un frutto che rappresenta un legame che non si interrompe, che non finisce, che si mantiene nel tempo. Non è forse questo un modo con il quale i bambini fantasmizzano il legame affettivo coi loro genitori? Un legame che non può essere spezzato, un riferimento solido, una “base sicura”, come direbbe Bowlby. Di fronte a questa macchia di Rorschach personalmente non vedo alcuna celebrazione della famiglia tradizionale anti-divorzista. Vedo piuttosto lo sguardo di una bambina che vuole assicurarsi che tra i suoi genitori sussista ancora un legame e vedo due genitori in grado di sopportare il lutto del loro fallimento di coppia senza coinvolgere come un ostaggio la propria figlia. [...] È lo sforzo che ogni genitore separato sa di dover provare a compiere: differenziare la sua posizione soggettiva e il suo diritto alla libertà, dalla responsabilità illimitata che comporta l’essere padre o madre di un figlio. Non è quello che il gesto di questa bambina traduce nel carattere "magico" del suo dono? Preservare un legame tra i genitori anche nella distanza?
Massimo Recalcati
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ESALTAZIONE DELLA SANTA CROCE
Sapete qual’è il simbolo che identifica le farmacie? Un serpente che si attorciglia su un bastone. L’interpretazione comune riconosce in questo simbolo il bastone del dio Asclepio, il dio della Salute. Il serpente, dato che ogni anno cambia la vecchia pelle, è adatto a indicare il miglioramento ottenuto grazie alle cure mediche, mentre la verga, lo strumento che simboleggia l’azione dell’uomo nel somministrare le cure degli uomini.
La Bibbia ha però scelto il serpente come animale che provoca la morte con il suo veleno, ma anche capace di neutralizzare il veleno stesso. Andatevi a guardare la prima lettura di oggi dal Libro dei Numeri. In effetti il termine greco che indica il veleno del serpente ha a che fare con la farmacia: farmacos, appunto. Usato in tempi e modi opportuni il veleno del serpente, diventa miracolosamente un farmaco. Non diciamo cose astruse e neppure semplicemente mitologiche. Sappiamo bene che per vincere una malattia si inietta nel corpo malato il virus della malattia stessa in modalità opportune. E’ il veleno stesso che ci guarisce.
Ora pensiamo a Gesù. Cosa fa Gesù per vincere il virus del peccato che dilaga nell’umanità? Si fa Lui stesso virus, si fa lui stesso peccato e si lascia iniettare nell’umanità moribonda attraverso la Croce. Come Mosè nell'Antico Testamento ha innalzato il serpente, per vincere il morso del serpente, così Gesù viene innalzato sul palo, sul bastone della Croce.
E’ Lui il vero Dio della Salute, della Salvezza, il vero Farmaco dell' immortalità.
(Commento di don Franco Mastrolonardo)
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Oggi a Rimini si celebra l'antico rito contadino della Fogheraccia: legname, rami e scarti della potatura alimentano un grande falò. Il rito si fonde talvolta con la "Segaveccia": un fantoccio di una vecchia viene bruciato nel rogo. Frazer, nel suo "Il ramo d'oro" descrive dozzine di riti analoghi di tutto il mondo. Sono cerimonie collegate alla fertilità e al raccolto, dove le fiamme vanno simbolicamente a rafforzare il vigore del sole dopo che l'inverno è stato "ucciso". E infatti si celebra in occasione di San Giuseppe, o "festa del Papà" (il Sole). Il sacrificio della "vecchia" richiama il mito della terra come creatura primordiale che viene smembrata affinché gli umani possano godere dei suoi frutti. Tutto ciò ha un sapore da Arcano XIII: l'uccisione del vecchio ciclo che ci apre alla primaverile Temperanza e ai suoi vasi fertili e fertilizzanti. Guardacaso quando ho girato quel filmato vicino all'Arcano senza Nome c'era una pigna, simbolo di immortalità. Anche dalle vostre parti si svolgono riti analoghi in questi giorni? 🤔 #onirotarologia #tarologia #tarocchi #tarot #ilramodoro #fogheraccia #rimini #carlgustavjung #rito #arcanosenzanome https://www.instagram.com/p/Cp7OrQ2NGs_/?igshid=NGJjMDIxMWI=
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Die Musen, l’11 e il 12 gennaio 2023 allo Spazio Teatro No'hma (Milano)
Direttamente da Berlino, Le Muse sono pronte a incantare il pubblico milanese: mercoledì 11 e giovedì 12 gennaio grande ripartenza per il cartellone internazionale 2023 dello Spazio Teatro No'hma.
Il sipario di No'hma si apre all'anno 2023: al via mercoledì 11 e giovedì 12 gennaio la programmazione internazionale del Teatro di Livia Pomodoro, inaugurata dall'ensemble berlinese Die Musen, che porta in scena una pièce multidisciplinare basata sulla figura mitica delle muse.
La seconda parte della programmazione di No'hma prenderà così avvio, significativamente, con uno spettacolo che ha al suo centro il tema dell'arte, eterna sospesa tra immortalità e transitorietà, il cui simbolo sono le muse stesse, dee dell'antichità ispiratrici della creazione artistica. La produzione, diretta dalla berlinese Lidia Buonfino, che è anche "musa" performer all'interno dello spettacolo, ripercorre 2000 anni di rappresentazioni letterarie e musicali che vedono protagoniste queste divinità tanto care ai poeti. Impersonate da un cast tutto al femminile, le muse si animano in un susseguirsi di immagini "totali", generate attraverso canto, musica dal vivo, recitazione, danza e movimenti sui trampoli.
L'ensemble Die Musen si è costituito all'inizio del 2018 come un innovativo gruppo di walk act (genere teatrale d'intrattenimento affine al teatro di strada), in una combinazione di stilt art, l'arte dei trampoli, danza, recitazione mobile amplificata e musica. La compagnia è la seconda partecipante alla XIV edizione del Premio Internazionale di No'hma, preceduta a novembre dalla compagnia cubana La Franja Teatral e dal suo coinvolgente Los pájaros negros de 2020, in cui tip tap e canto erano mezzi per veicolare un potente messaggio contro il razzismo. Die Musen portano invece sul palco uno spettacolo in cui la dimensione estetica, insieme alla ricerca e alla riflessione puramente artistiche, sono sicuramente preponderanti; questo a dimostrazione della caratterizzazione multiforme della Rassegna internazionale, in cui la presenza di appuntamenti di grande impegno sociale non pregiudica quella di spazi di ricerca estetica e artistica talvolta meno engagé.
«Questo eclettismo è caratteristica intrinseca della Rassegna del Premio» - commenta la Presidente Livia Pomodoro, «che è per sua definizione una celebrazione della diversità e della contaminazione tra discipline, generi, stili e culture. È, questo, il bello di un Teatro come No'hma: siamo mossi soltanto da un sano amore e dalla curiosità nei confronti della cultura e delle arti in tutte le loro espressioni, al di là di preconcetti e gabbie ideologiche. Per questo abbiamo voluto iniziare il nuovo anno con uno spettacolo che celebra la potenza e il fascino dell'arte, in ogni tempo e in ogni sua forma».
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Die Musen, l’11 e il 12 gennaio 2023 allo Spazio Teatro No'hma (Milano)
Direttamente da Berlino, Le Muse sono pronte a incantare il pubblico milanese: mercoledì 11 e giovedì 12 gennaio grande ripartenza per il cartellone internazionale 2023 dello Spazio Teatro No'hma.
Il sipario di No'hma si apre all'anno 2023: al via mercoledì 11 e giovedì 12 gennaio la programmazione internazionale del Teatro di Livia Pomodoro, inaugurata dall'ensemble berlinese Die Musen, che porta in scena una pièce multidisciplinare basata sulla figura mitica delle muse.
La seconda parte della programmazione di No'hma prenderà così avvio, significativamente, con uno spettacolo che ha al suo centro il tema dell'arte, eterna sospesa tra immortalità e transitorietà, il cui simbolo sono le muse stesse, dee dell'antichità ispiratrici della creazione artistica. La produzione, diretta dalla berlinese Lidia Buonfino, che è anche "musa" performer all'interno dello spettacolo, ripercorre 2000 anni di rappresentazioni letterarie e musicali che vedono protagoniste queste divinità tanto care ai poeti. Impersonate da un cast tutto al femminile, le muse si animano in un susseguirsi di immagini "totali", generate attraverso canto, musica dal vivo, recitazione, danza e movimenti sui trampoli.
L'ensemble Die Musen si è costituito all'inizio del 2018 come un innovativo gruppo di walk act (genere teatrale d'intrattenimento affine al teatro di strada), in una combinazione di stilt art, l'arte dei trampoli, danza, recitazione mobile amplificata e musica. La compagnia è la seconda partecipante alla XIV edizione del Premio Internazionale di No'hma, preceduta a novembre dalla compagnia cubana La Franja Teatral e dal suo coinvolgente Los pájaros negros de 2020, in cui tip tap e canto erano mezzi per veicolare un potente messaggio contro il razzismo. Die Musen portano invece sul palco uno spettacolo in cui la dimensione estetica, insieme alla ricerca e alla riflessione puramente artistiche, sono sicuramente preponderanti; questo a dimostrazione della caratterizzazione multiforme della Rassegna internazionale, in cui la presenza di appuntamenti di grande impegno sociale non pregiudica quella di spazi di ricerca estetica e artistica talvolta meno engagé.
«Questo eclettismo è caratteristica intrinseca della Rassegna del Premio» - commenta la Presidente Livia Pomodoro, «che è per sua definizione una celebrazione della diversità e della contaminazione tra discipline, generi, stili e culture. È, questo, il bello di un Teatro come No'hma: siamo mossi soltanto da un sano amore e dalla curiosità nei confronti della cultura e delle arti in tutte le loro espressioni, al di là di preconcetti e gabbie ideologiche. Per questo abbiamo voluto iniziare il nuovo anno con uno spettacolo che celebra la potenza e il fascino dell'arte, in ogni tempo e in ogni sua forma».
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“Un anello per amarti, un anello per trovarmi e nel cuore custodirmi”
Nel Signore degli Anelli, l’Unico Anello è d’oro, domina gli altri anelli del potere e conferisce abilità speciali a chi lo indossa.
Questo invece, amore mio, è d’argento, il “bianco sporco del divino” associato alla luna, il metallo della purezza e della prosperità. Non dona poteri, ma custodisce un po’ di me; non cambierà il mondo, ma sarà di buon auspicio, simbolo del nostro nuovo inizio insieme.
Come Arwen che rinuncia alla sua immortalità per donarsi all’uomo che ama, anche io preferirei dividere una sola vita con te che affrontare tutte le ere di questo mondo da sola.
Come Arwen mi allontano dal mio mondo, per costruirne uno nuovo insieme a te, che sei la mia vera casa.
Come Arwen seguo il mio cuore ed il mio cuore sei tu.
Con questo anello io ti dono il mio amore;
con questo anello mi ritroverai ogni volta che lo guarderai;
con questo anello tu avrai cura di me, perché mi custodirai
Tanti auguri, mio Luca, che questo giorno possa incidere nel tuo cuore un eterno sorriso, così come su questo anello ho fatto incidere un po’ del mio amore.
Spero tu possa ricordarti per sempre del tuo ventisettesimo compleanno - e del nostro primo anno insieme.
Ti amo, amore mio.
Tua, Ania.
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