#sentimenti spenti
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Ieri era la Giornata della Felicità, e ovviamente me la sono persa. Me lo sono proprio dimenticato tra le mille cose che avevo da fare. Non che cambi molto, anche se me ne fossi accorto, cosa avrei potuto fare? Intendo proprio ieri che non possa fare oggi, domani e dopo domani. Ieri avrei potuto celebrare la #giornatadellefelicità con un balletto sotto la pioggia per sentirmi vivo. Non pioveva, c'era un sole brillante. E ballare sotto il sole, a meno che non fossi stato su una spiaggia deserta, non ha molto senso. O magari avrei potuto scattarmi un selfie, con il set di filtri "Miracolo a Lourdes", per convincermi che sto bene? La verità è che la felicità non aspetta calendari, eppure eccoci qui, a rincorrerla come se fosse il famoso treno che passa una sola volta. Il 20 di marzo per l'esattezza.
Tanti pensano che l'essere felici stia nella differenza tra l'essere scelti, oppure respinti. Questo concetto, secondo me, ci trasformerebbe in margherite che camminano su due gambe, dove nella nostra testa il "mi vuole, non mi vuole" deciderà se essere felici o meno. Mai lasciare la nostra felicità nelle mani, o nelle decisioni, di un'altra persona. Io l'ho fatto, credetemi è una sofferenza enorme mista a umiliazione. Anche quei piccoli ostacoli quotidiani che si trasformano in montagne russe emotive, il "ci penso domani" dei sentimenti, il rimandare le attenzioni a noi stessi mentre la vita passa, inesorabile.
La felicità, però, ha una spia luminosa, ed è su di un ipotetico cruscotto ovvero il nostro viso. La spia che si accende con la felicità, però, non è il sorriso ma sono gli occhi. Sta negli occhi. Puoi sfoggiare il sorriso più smagliante del mondo, ma se gli occhi sono spenti, è solo una recita. Marco Aurelio lo aveva capito quando disse: "La felicità della tua vita dipende dalla qualità dei tuoi pensieri". Non è là fuori ma dentro di noi. È un germoglio che cresce solo se lo annaffi e ne hai cura. Non fatevi ingannare a chi vi vende la felicità con delle promesse di successo, amore o di una vita perfetta. La felicità vera sta nei dettagli come un gesto, una presenza, del cibo cucinato apposta per te come si deve. Il cibo come una metafora, può essere sia l'alimentazione per il corpo come il nutrimento per l’anima; e saperlo gustare è ciò che ti salva nei giorni negativi. Nutrite l'anima leggendo, più che potete.
Il problema è che la felicità va afferrata al volo, ma in troppi hanno la stessa prontezza con cui capiscono l'ironia. Cioè zero. E così restano lì, a mani vuote, chiedendosi perché la spia nei loro occhi non si accende mai. Non aspettate il prossimo 20 marzo per celebrare questo sentimento di gioia, cercatelo e celebratelo tutti i giorni dell'anno. Io ci provo e ammetto che non è per nulla semplice, ecco perché cerco di circondarmi di anime nobili. Sono isole in mezzo al mare del qualunquismo e, se riesco, cerco di far accendere più spie luminose negli occhi di chi incontro. La felicità va condivisa.
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sentimenti totalmente spenti.
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Ho appena realizzato che non dico "mamma e papà" da tantissimo tempo. Non perché non ci siano più, sono così fortunata da averli ancora su questa terra. Non perché siano separati, hanno deciso di "tenere insieme la famiglia'
Non so spiegarmi il motivo, ma non lo dico più, da diversi anni. Sembra di tornare bambina solo a pensarlo.
"Mamma e papà" , due parole così famigliari e così distanti. Due pilastri crollati tempo fa, la sensazione che avevo da piccola nel chiedere qualcosa.
"Mamma e papà" e un po' mi trema la voce, come se tutto ciò che viene dopo fosse sbagliato, troppo. Ritrovo la superficie dei sentimenti che provavo da bambina, in casa. Ricordo che quella casa era abbastanza grande da poter scappare quando qualcosa andava storto. Abbastanza grande da nascondersi quando non si volevano sentire le urla.
Ricordo "mamma", chiusa nella sua torre, una persona estroversa che ha scelto di infliggersi una vita introversa. Ricordo i sorrisi spenti, le frasi che avrebbe dovuto dire a sé stessa, i miei tentativi di salvarla da quella vita, i suoi sacrifici per farmi stare bene, il mio senso di colpa nel non riuscire ad accontentarla, l'inizio delle bugie.
E ricordo "papà", stanco di rientro dal lavoro, con la testa ancora piena di compiti da eseguire. Me lo ricordo frustato, nervoso, sempre pronto a esplodere. Mi ricordo che cercavo di alleggerirlo, cercavo di pensarci io. Mi ricordo il suo sguardo, quando sembrava che stessi superando il limite, e quel brivido in me, a metà tra "non vorrei" e "non mi piego". Quante lotte ho affrontato contro di lui, quante volte me ne sono pentita, amaramente.
Mamma e papà, papà e mamma, vi ho delusi vero? Vi ho feriti più di quel che una brava figlia dovrebbe fare? Sono stata troppo per voi? Così tanto da non essere riusciti a crearvi un futuro felice?
Se non ci fossi stata quante cicatrici in meno avreste?
Avrei voluto aiutarvi, ma ero piccola, e poi troppo ribelle per capire che eravate solo sovrastati dalla vita. Che perdevate il controllo perché non ne potevate più. Scusate per tutte le volte in cui non l'ho capito, in cui ho visto solo l'animale rabbioso, e non la fame che aveva.
Mi dispiace non essere stata abbastanza pacata, ubbidiente, diligente.
Ma, mamma, papà, perché non mi avete protetta?
So che non dovrei chiedervelo, so che, dopo tutto ciò che è successo, è la domanda sbagliata. Ma perché? Fingevo già così bene da non farvi preoccupare? O eravate convinti che alla fine, in qualche modo, sarei venuta su da sola? Che mi sarei salvata?
Mamma, papà
Scusatemi se sto sprecando questi giorni, queste settimane, mesi. Scusate per il male che ha subito il corpo che avete creato. Scusate per ciò che è successo nella mente di quella che un tempo era la vostra bambina. Non sono riuscita a proteggervi, e nemmeno a proteggermi.
#mamma#papa#madre#padre#infanzia#ricordi#flashback#lampo#casa#urla#autosifficenza#empatia#riscontro#dolore#piangere#bambina#bambino#piccola#piccolo#famiglia#scelte#cresere#amore#vita#lui#citazioni#morte#vivere#amare#soffrire
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Ognuno di noi ha un'energia che percorre tutto il corpo.
Dai piedi alla testa.
Nel momento in cui sentiamo dolore, occasionalmente oppure in modo intenso o ripetuto, si creano in modo automatico delle tensioni all'interno del soma, le quali bloccano l'energia che prima scorreva libera al suo interno.
Tali blocchi, che ho descritto nel dettaglio nel mio ultimo libro, se da una parte servono a non sentire il dolore dall'altra provocano un restringimento esistenziale, emotivo, psichico e relazionale, il quale può diventare cronico.
Non riusciamo più a credere in noi stessi, ci svalutiamo, ci esprimiamo limitatamente, siamo congelati oppure proviamo una rabbia distruttiva anche per inezie.
Il compito del counselor somato-relazionale è quello di sbloccare l'energia imbrigliata all'interno dei vari distretti corporei, e agevolare il rifluire naturale dell'energia priva di ostacoli.
Ovviamente questo lavoro deve avvenire all'interno di un ambiente sicuro e protetto, e ci deve essere un'ottima relazione tra counselor e cliente.
Un'alleanza.
Questo perché nel momento in cui viene riavviata l'energia interiore e vengono ammorbidite le resistenze corporee, affinché questa energia possa ricominciare a scorrere, di solito si percepisce una sensazione di insicurezza e di paura.
L'armatura, infatti, ha fatto sì che ci siamo sentiti protetti da un ambiente esterno ostile o sterile, il quale ha negato oppure si è disinteressato rispetto ai nostri bisogni e sentimenti.
Quindi l'allentarsi di questa armatura affinché l'energia riprenda a scorrere rappresenta una minaccia, perché nel corpo e nelle sue attivazioni automatiche sono iscritte le memorie delle battaglie perse, delle fuge impossibili e dei congelamenti emotivi, al fine di evitare la sofferenza.
A questo punto il compito del counselor è al contempo quello di sostenere e rimandare una sensazione di protezione al cliente, affinché egli possa sentirsi abbastanza sicuro da accettare la fragilità derivante dallo scioglimento delle proprie tensioni corporee.
E dal contenere l'energia che ricomincia a innervare strati del suo sistema nervoso e del suo corpo, che prima non erano irrorati da essa.
Il cliente non è abituato a sentire dentro di sé le vibrazioni che scaturiscono da questo irroramento complessivo.
E soprattutto non è abituato a non reagire con i sistemi di attacco e fuga che conosce fin troppo bene, di fronte a eventi o situazioni anche solo lontanamente similari rispetto a quelli che, in passato, ha dovuto affrontare con dolore.
Egli deve riabituarsi gradualmente a uno stato di serenità e di pace, di fiducia interiore nella vita, e soprattutto deve poter accedere a quella fonte di piacere, di godimento del bello, della passione e dell'interesse per le piccole gioie, le quali sono state spente da anni di conflitti e blocchi interiori.
Infatti, se non proviamo piacere per la vita, la vita non ci porta alcun piacere.
Ma questo presuppone l'arrendersi al corpo, il cedere le armi, il lasciarsi andare a ciò che, in fondo, non possiamo prevedere.
È l'apertura totale all'esperienza che fa la differenza tra dolore e piacere, tra frustrazione e soddisfazione, e tra il sentirsi spenti e il sentirsi vivi e presenti.
©Omar Montecchiani
#quandolosentinelcorpodiventareale
#meccanismididifesa
#armaturainvisibile
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SENSI DELL'ARTE - di Gianpiero Menniti
LA SCONFITTA DELL'EGO COGITO
Quando Cartesio (1596 -1650) formulava, nel suo "Discorso sul metodo", la celebre proposizione «Ego cogito, ergo sum, sive existo», aveva ben chiaro un concetto: la necessità della riformulazione della conoscenza su un fondamento nuovo e ineccepibile. Eppure, in lui era altrettanto presente quanto fosse impossibile separare la coscienza del pensare dall'oscurità dell'inconscio, e dunque dal baratro delle affezioni, dei sentimenti che costituiscono la complessa figura dell'essere umano. Poco dopo sarà Baruch Spinoza (1632 - 1677) a togliere ogni dubbio a quell'astrazione riconducendola ad unità nel "Deus sive natura", la memorabile espressione che connota il fondamentale testo "Ethica more geometrico demonstrata". In entrambi prende corpo l'esigenza dell'eroico "razionalismo" che percorre la storia moderna, dai prodromi dell'Umanesimo tragico fino all'Idealismo tedesco, passando per il '700 illuminista, incrinandosi nella scia di Schopenhauer e poi del più letto Nietzsche, prorompendo nel '900 in un "falso" irrazionalismo che è, invece, anelito verso la medesima ricerca di un fondamento. Letto così, il "razionalismo" europeo riflette la sua più corposa eredità: trovare non solo le radici della conoscenza ma su questa fare perno per dare vita a un nuovo ordine etico. Da allora, siamo immersi in questa congerie nella quale la pretesa di mutare in imperativo "l'Io penso" ha lungamente lavorato nel flusso linfatico dell'arte alimentando le correnti del "dogmatismo dell'intelletto" radicatesi proficuamente in ogni ambito del vecchio continente. Ma, come per ogni aspetto vanamente illusorio delle vicende umane, emergono dubbi, dissidi, aporie. Nel primo Novecento è, tra gli altri, Carlo Carrà a segnare luoghi posti sul confine tra il riconoscimento di un "nomos" afferrabile e l'evidenza di un'anomia insormontabile. I suoi paesaggi, spenti nella rigida essenzialità delle forme, pronunciano a bassa voce l'insufficienza di un fondamento etico retto dalle proposizioni scientifiche. Vede la desolazione. Racconta silenzi. Così, come in un effetto, osserva i paesaggi scrutandone la presenza nella gravità del tempo, di un tempo logorato che ha compreso il prevalere della tecnica, la potenza di questa sopra ogni sogno proiettato nell'enfasi della conoscenza scientifica. Tecnica aspra, che celebra se stessa, capace di cogliere solo l'utilità e di annullare la figura umana. L'etica dell'ego cogito s'è infranta. Rimane negli scorci lo stanco anelito all'abbandono.
- Carlo Carrà (1881 - 1966): "Capanni al mare”, 1927, GAM, Galleria d'Arte Moderna e Contemporanea, Torino; "Pioggia al mare", 1929, Collezione privata, Bergamo; “La capanna dell'ostricaro (Tramonto)” 1939, Collezione privata, Milano
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Mi hai spezzato il cuore in cento frammenti
Hai giocato con i miei mille sentimenti
E mi manca ogni singolo istante di quei momenti
Che passavamo le giornate coi telefoni spenti
Dopo che sei entrata ed uscita dalla mia vita non sono più riuscito ad innamorarmi
Perché non riesco più a trovare un’anima pura in tutti questi sguardi
Quelle sere in cui stavo giù e tu eri li a rassicurarmi
Noi che ci siamo fatti guerra senza usare armi
Sempre sull’orlo del precipizio e poi son caduto
Portandomi dietro tutto
Dalla nostalgia e le cose belle
Dalle serate a litigare a quelle passate a vedere le stelle
Ognuno per la sua strada,
Il destino ci ha diviso che cosa invana
Dopo tutto quel che ci siamo dati
Una partita a scacchi dove abbiamo perso entrambi..
- @avevouncuoredighiaccio
#frasi#amore#frasi tumblr#frasi vere#frasi vita#sogni#frasi per pensare#frasi brevi#emozioni#per lei#amore finito#relazione finita
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È colpa dei sentimenti. Facevano troppo male, a un certo punto li ho spenti.
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Per tanto tempo ho tenuto il mio cuore al riparo dai sentimenti e dalla paura di affezionarmi di nuovo a qualcuno. Ho sempre negato a chiunque di avvicinarsi a me, non perché avrei potuto scottare ma perché avrebbe sentito solo il freddo. Di quello che brucia, che ustiona, quel gelo che si insinua nelle ossa e non ti fa più muovere.
Ho negato sorrisi, abbracci spontanei, parole dolci, ho negato quanto più di caro a me avessi: la mia essenza vera.
Ma quando le paure sono insormontabili al punto da non credere più a nulla, arriva quel vento di primavera che scioglie lo strato di ghiaccio più duro. Quel vento caldo, accogliente ma non impetuoso, che ti scombina i capelli e ti fa alzare il naso al cielo per assaporare ogni odore di fiore in schiusura, ogni rondine che dopo un lungo viaggio ritorna a casa, ogni raggio un po’ più luminoso.
Ciò che mi sta accadendo, dopo tanto tempo, lo definirei così. Una primavera che finalmente si affaccia dopo anni e anni di inverno artico. Le vene pulsano di più, il sangue torna a circolare e il cuore, sotto lo strato diamantato di freddo e buio, inizia ad avere qualche crepa. Qualche spiraglio di luce si insinua e lo illumina, lo riscalda.
Non ero pronta a questo, mi ero preparata per affrontare un momento del genere, ma anche la più razionale e tempestiva persona di questo mondo non può controllare la primavera. E sapete bene cosa io intenda per primavera.
Le paure sono sempre lì, nascoste negli angoli degli occhi che per tanto tempo sono stati spenti e delusi. Ma la bocca, le mani, le gambe, ogni piccola parte del mio corpo trema al pensiero di quel vento delicato che si è insinuato nella mia vita, piano piano e senza pretese.
Un giorno mi dissi ‘non aprire il tuo cuore fin quando non troverai qualcuno disposto a raccogliere quei pezzi ancora traballanti e sistemarli con cura al loro posto’.
Mi sono presa cura di me, ho ricucito tutto con del fil di ferro, ma ora quel vento caldo sta districando anche quelle cuciture che al mio cuore non facevano altro che male. Perché è questo ciò di cui si tratta, mi sono inferta più dolore per poter superarne altro. Non ho cosparso le ferite con unguenti delicati, ma le ho unite con violenza, con la rabbia di chi si sarebbe ripromesso di non permettere a nessuno più di giocare con qualcosa di così unico e prezioso.
E allora l’ho riconosciuto nel verde dei prati e degli alberi che vivono nei suoi occhi, nella roccia e nelle insenature che adornano la sua schiena, nel sole di mezzogiorno delle sue mani che con dolce violenza mi accarezzano il corpo, nel rumore del mare della sua voce e nella quiete di inizio Giugno del suo modo di parlarmi.
Io non so se questo inverno sia davvero passato, ma so per certo che la primavera è qui.
Dentro di me.
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tu con gli occhi spenti
so che mi senti
e che ti penti
di aver soffocato i sentimenti
e i momenti stupendi per sembrare senza essi
tu che hai paura del giudizio
come un vizio senza sfizio
ma ricorda che non sarai immortale quindi non soddisfare chi non ti sa accettare
e lascia che il vento li lasci andare
senza tempo da sprecare
ma da utilizzare per realizzare
ciò che ti fa respirare
ricorda che esser solo non è un difetto
ma un effetto di essere se stesso
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Ho scoperto che l'uomo con cui mia moglie mi tradisce paga metà delle nostre bollette. Ho sfruttato la situazione da entramb i lati... Era da un po' che sapevo che mia moglie, Claire, mi tradiva. I messaggi notturni, i viaggi d'affari improvvisi e le chiamate segrete rendevano le cose evidenti. Ma non l'ho mai affrontata. A dire il vero, dopo aver scoperto tutto questo, non provavo più nulla per lei. Dopo tanti anni di matrimonio, i miei sentimenti si erano spenti. Il problema è che divorziare mi avrebbe rovinato. Dipendevo dal suo buon stipendio per rimanere a galla. Lei copriva l'affitto, l'assicurazione, la spesa, tutto. Quindi, ho fatto finta di niente. Un giorno, mentre svuotavo le sue tasche per fare il bucato, ho trovato una ricevuta spiegazzata di un ristorante chic. Il nome sopra? Alex Mercer. È allora che tutto è diventato chiaro. Conoscevo quel tipo, un amico di suo padre che avevo incontrato durante alcuni compleanni. Era ricco e chiaramente attratto da Claire, anche allora. Non avevo mai immaginato che lei avesse una relazione con lui. Ma improvvisamente, tutto aveva senso. Claire non aveva avuto un aumento di stipendio al lavoro - stava prendendo quei soldi da lui. Grazie a questo, potevamo permetterci la nostra nuova auto, pagare l'assicurazione e molto altro. È qui che ho avuto un'idea folle: perché non sfruttare questa situazione a mio vantaggio?... la leggerezza dell'essere umano.
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Sono infelice e non so perché
O forse si è non riesco ad ammetterlo
Mi sento stupida, mi sento inutile, mi sento sbagliata, inadatta, incompresa, mi sento come se non stessi vivendo ed ogni cosa fosse sbagliata. Vorrei smetterla di sentire, smetterla di non sapere come fare a far passare questa sensazione. Dovrei dirmi che vado bene, che è tutto giusto, che alle persone vado bene. Che vado bene.
Eppure non ci riesco. Ho un continuo ronzare in testa che non mi fa sentire. Mi sento sola. Mi sento terribilmente sola e non voglio vedere nessuno. Perché tutto mi fa male, perché tutto mi da fastidio e invece io vorrei solo essere rassicurata, che va tutto bene che io vado bene. Che io ce la faccio, che sono speciale.
Vorrei essere più sicura.
Vorrei sparire.
Andare via, buttare tutti i miei vesti
La musica a volte mi calmava, mi rassicurava e mi teneva, adesso non sopporto il nulla che sento quando provo ad accoccolarmi ancora tra le mie braccia provando a sentire. Io ascolto ma non sento niente. Ho i sentimenti intorpiditi, spenti, scoloriti, mangiati dalla tristezza e l’insoddisfazione. Non so più scrivere, non so più cantare, delle volte penso che vivere sia troppo difficile, che respirare sia un esercizio estenuante e che pensare sia l’unica cosa che io riesca a fare, e neanche più così bene,
E che sono senza le mie parole? Senza le mie canzoni e gli occhi in aria a cercare le ombre che sia fanno le nuvole tra loro? Che cosa sono? Che cosa sogno? Da cosa scappo? Cosa rincorro? Chi sono diventato e cosa io sono mai stata? Sono mai stata qualcosa? Sono esistita mai?
Che clamorosa perdita di tempo che sono.
Che delusione che sono.
Quale cosa inutile, quale inutilità. Vorrei inghiottirmi. Sprofondare. Non esistere. Non pensare. Smetterla, voglio smetterla.
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R3LLO - Il nuovo singolo “Dirti Di No”
Il brano dell’artista sugli stores digitali e nelle radio

“Dirti Di No” è il nuovo singolo del poliedrico R3llo, sui principali stores digitali e dal 3 novembre nelle radio italiane in promozione nazionale. Brano dalle tinte pop eleganti e di tendenza, arrangiamenti su cui scivola la voce dell’artista che colpisce sin dal primo ascolto. Produzione artistica impeccabile firmata da Sthey presso White Space Studio. Il brano è edito da Orangle Records. “Dirti Di No” parla dei sentimenti contrastanti dell'artista in una relazione complicata, ed esprime il desiderio di bilanciare l'amore per qualcuno con la necessità di mantenere la propria libertà.
Guarda il video:
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Storia dell’artista
Raoul Angelucci, in arte R3llo, nasce nel 2005. Sin da piccolo mostra interesse per la musica, finché nel 2021, all’età di 15 anni, gli viene regalata la sua prima chitarra acustica. Da lì inizia ad approfondire il suo interesse anche per altri strumenti come il pianoforte (strumento che sentiva spesso suonare dalla madre), l’ukulele e il saxofono. Inizia a scrivere testi su basi prodotte da lui, fino a quando non conclude il suo primo singolo “Accanto A Me” pubblicato nel maggio 2022. Nell’anno seguente pubblica i brani “Non Voglio Più”, “Non sarà così per sempre” (uscita BeNext Music per Sony Music Italy) e l’ultimissima “Occhi Spenti”.
Spotify: https://open.spotify.com/artist/7rpqWrN9ykvmhj2mTRuNsr?si=cnwbdFiGRQeNkV-0K6li4A
Instagram: https://www.instagram.com/madebyr3llo/
TikTok: https://www.tiktok.com/@madebyr3llo
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sono le 11.10 del 15/09 non so se ti farò mai ascoltare/leggere questo foglio, ma una persona mi ha detto di scrivere se non riesco ad esprimermi senza piangere inizialmente doveva essere un audio ma ci ho provato a farlo senza piangere e non ci sono riuscito e quindi eccomi qua l'ho scritto a penna così non posso cambiare le parole:)
ci ho riflettuto molto su di noi e sai che io ai miei pensieri di molta importanza e non penso a una cosa con superficialità io sono convinto che tu sia quella giusta perché mi fai provare cose che nemmeno io sapevo di poter provare. so che ora come ora nome ei pronta a una relazione ne a prenderti responsabilità perché sei piccina ma l'amore non è solo passione e piano piano te ne renderai conto io non potrò mai vederti come una sorella/migliore amica e mi dispiace ma non cambierò il modo di vederti perché sinceramente non so nemmeno perché io ti stia scrivendo questa lettera piangendo. In fondo sapevo che sarebbe finita così e non capisco perché ci sia rimasto male non mi pento di quello che ho fatto con te dentro di me c'è confusione perché sono convinto che io matteo non sia portato a provare amore siamo incompatibili io e l'amore e tanti altri sentimenti sono felice di averti conosciuto davvero.
Beh alla domanda come sto? in realtà non lo so nemmeno io e come un loop. non so darti una risposta se mi guardi gli occhi stanno spenti come se qualcosa non va in realtà mi sta crollando tutto mi sento vuoto non so dove incominciare ne a chi rivolgermi, non ho più voglia di capirmi perché io ci ho provato a capirmi veramente ma sono così complicato perché e solo colpa mia se sto cosi.
continuo a litigare con mia madre h24 inizio a pensare che il problema forse sono io.
dunque alla domanda come sto ti dico bene e cerco di non tradirmi con la mia stessa voce e gli occhi ci stanno un sacco di altre cose che vorrei dirti ma non ho il coraggio dunque direi che per te è vale la pena aspettare. ti aspetterò fino a quando avrò 70 anni e sarò un vecchietto con i capelli grigi.
Quando sono con te sono davvero me stesso mi sento al sicuro non sento che devo nascondermi sotto qualche mia maschera, però sento che sto per mollare tutto e se dovesse succedere tu devi andare avanti perché lo devi al mondo intero, tutti devono conoscerti per la tua caparbietà la tua dedizione il tuo essere orgogliosa fino a raggiungere il tuo obbiettivo. so che tu riuscirai a raggiungere i tuoi obbiettivi e ad avverare le tue ambizioni perché sei tu e sei portata per fare questo lavoro si vede lontano un miglio sono orgoglioso di te e di quanta strada sei riuscita a fare da sola oramai sei diventata una donnina grande continua così cazzo
con affetto il tuo brontolo❤️🔥
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Il mare, nella propria irrequietezza e alternata calma, lo vedevo come "luogo degli addii", come quei posaceneri in cui poco per volta lasci i mozziconi spenti delle sigarette che hai fumato: il mare raccoglieva tutte quelle sensazioni estranee, quei sentimenti ammaccati, quei capitoli che una volta conclusi non sapevi cosa farne, quelle parole che riproducevano un eco acuto nella mente spezzando la spontaneità del tempo La cosa particolare del mare consiste nella sua capacità di assecondare il tuo animo, probabilmente per questa ragione, questo bacino di onde e domande sapeva di casa.
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È strano quando tutto ormai ti sta stretto, provi ad adattare le forme a te, ma è inutile: un cerchio non può diventare un quadrato.
Le solite facce, le solite parole, i soliti posti, le solite canzoni, i soliti film, i soliti discorsi: nulla mi diverte più. Noia infinita, assoluta, inevitabile, indistruttibile; tremenda ti attanaglia da dentro.
La gioia delle piccole cose non esiste più, perché manca la scintilla della curiosità, ormai la possibilità dell'ignoto è svanita tra queste pareti vuote.
Tutto poco speciale, poco originale, poco innovativo, ogni cosa si ripete, sempre, in un continuo flusso che travolge e spegne la vita.
Voglio urlare, voglio scappare; non posso strappare tutti questi confini e volare?
Voglio che l'ebrezza della vita mi entri dentro, nelle ossa e nel sangue, voglio che mi faccia ballare per ridestare il mio corpo da questo sonno senza sogni, voglio i sentimenti forti, le emozioni vive e intense che però durino e rimangano impresse in me come tatuaggi sulla pelle.
Ma tutto questo qui non si può avere... Sono tutti così stanchi, vuoti, spenti, sembra che la vita li abbia abbandonati e che la monotonia sia l'unica cosa in cui si sentano felici. Dunque che fare?
Fuggire... Solo la corsa verso l'ignoto ti può ancora salvare.
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E come se tutto mi scivolasse addosso .
Non ho più voglia di lottare per qualcosa o qualcuno .
Probabilmente “la lotta” è proprio con me stesso.
Eliana Mirabile
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