#sempre detto che sono troppo buona con le persone sbagliate
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“Perché forse io ti ho dato troppo amore.”
-Marco Masini
#marco masini#bella stronza#citazione canzone#tranqui non è riferita a te#amore#troppo amore#sempre detto che sono troppo buona con le persone sbagliate
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Circle Two Worlds Connected
I nostri ricordi ci rendono le persone che siamo.
Dopo aver visto questa serie posso dire una cosa: un drama con Yeo Jin-goo non può essere brutto.
È il quarto che vedo con questo attore (e non ho finito), e mi sono piaciuti tutti. Jin-goo illumina tutto con la sua bellezza quindi un suo drama deve piacere per forza. Battute a parte, penso che sia un ragazzo intelligente capace di scegliere ruoli in delle buone serie.
Circle me lo sono davvero goduta, uno dei suoi più grandi pregi penso che sia il ritmo: molto scorrevole, a tratti riflessivo, a volte commovente, ma che tiene sempre col fiato sospeso. In dodici episodi non mi sono mai annoiata, anzi!
Ho anche trovato molto particolare e geniale la scelta narrativa delle due storyline parallele, passato e futuro (che poi diventa presente) raccontati metà e metà in ogni episodio, costruendo quindi una narrazione veloce e ricca di tensione.
Ottimi anche gli svariati colpi di scena della serie: ogni episodio è stato capace di sorprendermi.
Insomma, l'attenzione durante la visione non è mai calata.
La seconda cosa che mi è piaciuta un sacco di Circle è il messaggio riguardante la tecnologia avanzata, e devo dire che su questo mi ha ricordato molto Memories of the Alhambra.
Ma mentre Memories denuncia come tutti noi viviamo ormai la nostra vita troppo a stretto contatto con la tecnologia e l'influenza negativa che questa può avere sulla nostra percezione della realtà, Circle punta all'uso potente e crudele che gli esseri umani possono fare della tecnologia.
Tutto quello che succede in questa serie è assurdo, ma i messaggi di fondo sono umani e realistici. Memories e Circle parlano di tecnologia avanzata, ci mostrano quanto sia effettivamente figa, ma questa va a colpire i personaggi in modo così ingiusto e cattivo, che alla fine ti ritrovi a odiare quella tecnologia così tanto avanti coi tempi.
Alla fine, con tutte e due le serie, ho pensato: "Spero davvero che questo non succeda mai".
Ma il problema non è la tecnologia in sé, quella può anche fare cose buone, sono le intenzioni con cui certa gente la usa ad essere sbagliate.
Ho trovato molto interessante la parte su Smart City, una città apparentemente idilliaca, un luogo libero da crimini grazie al controllo delle emozioni. Troppo bello per essere vero.
E non è finita lì: ho adorato la questione della memoria. Quanto è giusto cancellare i ricordi brutti/negativi/dolorosi di qualcuno così che possa vivere una vita felice? Se fosse davvero fattibile una cosa del genere, vorremmo che ci cancellassero la memoria? Di certo tutti noi ci portiamo dietro dei ricordi di cui vorremmo sbarazzarci, ma come viene giustamente detto a un certo punto nella storia, anche i brutti ricordi fanno parte di noi e ci rendono la persona che siamo.
Se abbiamo subito un torto, possiamo rialzarci e diventare più forti. Se un torto lo abbiamo commesso, dobbiamo prenderci le nostre responsabilità.
Un'altra cosa che mi è piaciuta della serie sono stati i personaggi e i cattivi.
Strano ma vero, Jin Goo non è stato il mio preferito, sebbene mi sia dispiaciuto davvero tanto per lui, e Yeo Jin-goo sempre sul pezzo. Non penso che questo sia stato il suo ruolo migliore, ma le sue abilità recitative sono palesi. Non delude mai.
Nota: mi ha intrippato molto il pezzo in cui c'è stata la possibilità che Jin Goo potesse essere il presidente dell'Human B, e qui lo dico: avrei amato questa svolta.
Non saprei dire quale dei due fratelli ho preferito, perché alla fine li ho amati e mi sono affezionata a entrambi per motivi diversi.
Mi è piaciuto anche un sacco il fatto che si sono trovati a combattere non perché sono gli eroi che vogliono salvare il mondo (anzi al resto del mondo non pensano proprio), ma semplicemente perché devono sopravvivere, e per ritrovare la loro umanità che altri hanno cercato di distruggere in ogni modo.
Ho amato la bromance tra i due fratelli (ormai sono sommersa di bromance, aiutatemi!), un rapporto umano e tormentato, che rischia di ghiacciarsi sul finale ma che ritrova tutto il suo calore nel dispiaciuto abbraccio di Beom Gyun a Jin Goo.
Non è riuscita invece a conquistarmi completamente Jung Yeon, e non saprei dire bene perché. Non so se è per colpa della recitazione (buona, ma non eccellente), o se è proprio la scrittura del personaggio ad avere problemi. Perché secondo me poteva essere scritto meglio. Inoltre ci sono domande su questo personaggio che fino alla fine rimangono senza risposta.
Carini i personaggi secondari come il capo poliziotto e la squadra dei buoni che alla fine viene fuori.
Non mi sono dispiaciuti affatto i cattivi della serie, tutti mossi da motivazioni.
Ho trovato molto interessante la posizione dei tre scienziati in scena: il padre dei gemelli, il padre della lead, e il ministro Park. Alla fine è solo quest'ultimo il vero villain da sconfiggere, perché il padre dei gemelli fa marcia indietro intuendo la pericolosità della cosa, e il padre della lead ne esce pazzo.
Quello che mi è piaciuto è stato il motivo a muovere questi uomini: creare un mondo felice cancellando i brutti ricordi. Certo, le cose degenerano, il ministro Park esagera, e va bene essere ambiziosi ma qui sembra quasi di voler essere Dio, ma mi è piaciuto il fatto che l'Human B non sia stato creato per governare il mondo (beh, un po' anche quello), bensì per provare a rendere più felici le persone e costruire un mondo migliore.
Mi è anche piaciuto come il ministro Park non sia stato mostrato come il villain della serie fin dall'inizio, ma che sia stato intelligente e abbia giocato bene le sue carte, ingannando gli spettatori per metà serie e gli altri personaggi fino alla fine.
Ma il personaggio che ho amato più di tutti è stato senza ombra di dubbio Ho Soo, VERO EROE DI QUESTA SERIE. Perché mentre i gemelli lottano per mettersi in salvo dall'Human B, Ho Soo vuole svelare tutta la verità perché è la cosa giusta da fare, anche se questo significa far soffrire le persone nel momento in cui i ricordi torneranno a galla.
Ho amato la bella evoluzione di Ho Soo: da una fiducia cieca verso il sistema, alla negazione della propria memoria perché troppo dolorosa, alla presa di coscienza e infine il coraggio di mettersi in gioco per combattere l'Human B. Mi ha resa molto orgogliosa di lui.
Molto bella la bromance che nasce nel tempo tra lui e Beom Gyun. Il loro rapporto mi è piaciuto un sacco.
Ultima cosa: non mi ha fatta innamorare la "storia d'amore" tra il lead e la lead, e la metto tra le virgolette perché è una storia a cui non è mai stato dato molto spazio e che non ho mai visto fiorire. Per me poteva anche non esserci.
Circle è una serie estremamente godibile, con una trama interessante, che vola via, intrattiene molto bene, ricca di tensione e colpi di scena. Una serie scientifica e thriller i cui due generi sono mischiati molto bene. La recitazione è molto buona. Le ost non sono nulla di particolare e nemmeno le scenografie e i costumi.
Finale aperto e a libera interpretazione: ma perché concludono così le storie se poi non hanno intenzione di fare una seconda stagione?
Punteggio: 8
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27/09/19 3:10
Non è facile dire cosa provo e cosa penso. Non è facile aprirsi, provare qualcosa, qualsiasi cosa. Ansia, paura, tristezza e allo stesso tempo dolce malinconia. Ho le lacrime, mi sarò struccata male, anzi quasi sicuramente è così. C’è Coez, mi piacerebbe andare al suo concerto ma con chi? Sono stanca. Ho sbagliato, non ho gestito bene il tutto, ho parlato tanto e troppo, ho scritto troppo, pensato troppo, agito troppo. Tutto troppo ed io non abbastanza per reggere tutto. Sto cercando di vivere tutto con tranquillità, sto cercando di andare avanti, sensi di colpa? Può essere. Paura di aver sbagliato? Anche. Ma la pesantezza, l’insistenza? Sentirsi un pesce fuor d’acqua. Non essere più a mio agio con gli amici di “una vita”. Io di troppo o forse lui. E poi felicità improvvise, tachicardia, sorrisi e subito dopo la tempesta, la rabbia, il pentimento. Tutto così confuso, tutto così dannatamente difficile e complicato, figurati se io non complico le cose! Ma sono solo un passatempo? Un “amore estivo”? Vale il detto “dove ti fai l’estate ti fai l’inverno?” Perché non so se sono capace di scegliere... Scelte giuste? Sbagliate? Quali sono quelle da prendere? E poi un pallone, un atleta con quello sguardo che guarderesti di continuo, l’imbarazzo, il nome, lo stesso. Coincidenze? Attrazioni comuni? E in questi casi cosa si sceglie? La prima ovviamente. E in macchina con una persona come me, incasinata, complicata, spaventata, ma comunque da capire e conoscere. E più amiche che scopri da un giorno all’altro, discorsi interminabili e impensabili, però belli e maturi. Sono in difetto? Non è quello che ho sentito parlandone, felice per questo. Paura per le prime? Sempre. Costantemente. Ma grata per essere riuscita ad aprirmi così. Sto scoprendo finalmente una nuova amica? Perché no? Forse un po’ simile a me, particolare oserei dire, ma ne vale la pena, forse, anzi si. Sono quello che vorrei essere? Non ancora. Gruppi comuni? Ho provato ad essere sincera.. non ha funzionato. Paura, ansia, ci tengo anche se non lo mostro. Lo scrivo o no? Ci sto pensando un po’ troppo. Uno struccante, la carta e la resa. Lacrime, draghi e musica. Come ogni sera, giusto? Sbagliato? Ma che ne so. Voglia di nuovo. Tutto, sensazioni, persone, emozioni, aria. Trasferirsi? Servirebbe? Ricominciare, nuova me, migliore? Più sicura, senza paure.. esisterà mai? Però non me la sono presa, per davvero. Felice anche per questo. Hai mai pensato a quanto é importante un fottuto istante? Mostro capiti nel momento giusto. E questa sera è una sera di quelle. Mi porto dentro tutto. Forse dovrei? Ancora di più, evitare di condividere, lo faccio troppo? Significa sparire? Essere dimenticata? Chiudersi dentro una bolla? Spero di no. Mi manca qualcosa? Qualcuno? Non so... e perché non riesco ad entrare nei tuoi occhi? C’è Frah Quintale, piace ad entrambi, penso. Ma perché ti penso? Ossessione? Probabilmente. E poi cerco sempre lui, mi sa di bello ma lo è? Dentro, fuori si. Da conoscere, forse impossibile. Solita sfigata! E sguardi fissi, inquietante, imbarazzante. Forse però bello, attenzioni sbagliate e giuste. Occhi grandi ma non liberi. Dolore, forte, a tratti, non capisco. Dipendenza, continui caffè, forse troppi. Agitata, troppo. Canottiere, collo alto, meglio una camicetta. A caso, in macchina. Borse firmate, scambiate e poi restituite. Pioggia, cielo rosso, occhiolino e sissi. Dovevo smettere, non riesco, o non voglio? Forse nessuna delle due. Abitudine? Di sicuro una brutta. Chiamate, silenzio, e televisione di sottofondo. Mille pensieri buttati di getto, più libera? Meglio? Non lo so. Spero. Prego, non come prima, spero di farlo meglio, di più. Cosa voglio? Cosa mi piace? Che domande... pronta? Più vuota? Forse, nel dubbio: una luna buona anche a te.
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SICILIANI - FOTO DI NINO LOMBARDO
UNA OMERTA’ MOLTO PETTEGOLA
Esistono vari modi di riconoscere un siciliano. Basta osservarlo come sbuccia l’arancia ad esempio, oppure come mangia la pasta con il pane o come guarda sconsolato un piatto di Novelle Cosine dove appare solo una piccola forchettata di pasta, o quando per dolce gli portano una fettina misera e asciutta di torta margherita. Noterete poi che se deve comprare una casa la cercherà con il giardino non per il cane o i bambini ma per arrostire la sasizza, arriverà sempre con mezzora di ritardo pensando di essere sempre in orario e quando gli dite di fare qualcosa la farà, ma non sa neanche lui quando. Se poi siete una donna il siciliano sarà uno di quelli che vi fisserà la scollatura del seno mentre gli parlate o quando passate per strada osserverà con devozione e ammirazione quel sedere che per voi è troppo tondo quasi comunicasse e discutesse con lui. Insomma vi sono atteggiamenti e tipicità che sono propri del siciliano, ma quello che lo contraddistingue è il suo non rispondere alle vostre domande, se non vi conosce. Voi farete una domanda qualsiasi tipo “ Ha visto che bella giornata?” e lui “può essere”, “Sa per caso dove è via Leopardi?” “Mah, dovrebbe essere qui vicino, o forse no”, “Sa dov’è un panettiere” “Più avanti mi sembra che ce ne sia uno, ma non so!” Insomma estorcergli una informazione è un dramma. Questa è parte di quella omertà genetica che noi siciliani abbiamo consolidato nel nostro DNA. E’ come quando si butta in acqua un cane che non ha mai nuotato e subito lui, per istinto, nuota; ora se buttate un siciliano, anche piccolo in un interrogatorio, lui per istinto nega tutto. Ad inizio del 1800, durante l’epoca dei Gattopardi, quasì metà dell’esercito borbonico era in Sicilia e buona parte di esso era costituito dai Compagni d’Arme detti anche gli sbirri. Il loro compito era controllare il territorio e quindi erano sparsi in tutta l’isola a verificare ogni minima attività, liberi di fare soprusi ed angherie. In città la cosa era peggiore in quanto oltre gli sbirri di campagna c’erano quelli di città che avevano il diritto di fermare, interrogare, torturare tutti coloro che loro ritenevano pericolosi. Bastava avere un pizzetto al mento o sotto il labbro e voleva dire prigione, bastava scrivere una poesia invitta ai preti ed era prigione, bastava fischiettare, guardare male, protestare, contestare ed era prigione e torture. A questi, si aggiungevano i campieri dei baroni che nei loro territori (e la maggior parte della Sicilia apparteneva a qualche barone o principe) potevano fare tutto quello che volevano e che dovevano impedirvi di rubare anche un fiore di campo dai terreni dei principi. E se un po' di uva o di grano scompariva vi venivano a cercare a case se qualcuno diceva di avervi visto per strada. La vita quindi oltre ad essere poverissima vi obbligava a dover convivere con sbirri e campieri, con prepotenti e approfittatori per tutta la vita fino a quando il principe, bontà sua, non vi autorizzava a spostarvi in un altro paesino, dove vi erano altri sbirri e campieri. I poveri siciliani non erano una popolazione, abitavano in una galera a cielo aperto.Per questo ci si fidava solo dei parenti stretti e degli amici veri, gli altri erano tutti nemici. Alla fine, se volevi sopravvivere, dovevi negare, non sapere, non vedere e soprattutto, non parlare. Se una qualche notizia che ti riguardava arrivava alle persone sbagliate potevi essere arrestato o ti avrebbero trovato per strada con la gola tagliata. Da qui una naturale tendenza a non dire, a non sapere, a negare riassunto nel detto che “u suddu, u mutu e l’orbu, campanu cent’anni”. In contrapposizione a questa situazione ecco che le notizie, da tutte negate e che erano una fonte di piccolo potere, erano cercate, desiderate, vendute, scambiate e di ogni cosa i paesani ed i cittadini dovevano sapere, dovevano dire e conoscere cosi che u cuttigghiu, il pettegolezzo gratuito e più o meno cattivo era ed è l’attività principale di tutti. Quindi noi siciliani, oltre che omertosi per motivi storici, siamo anche pettegoli, per pure necessità e quando attraversate una piazza o una strada, i vecchietti, i ragazzi, le comari che vi osservano seduti sulle panchine o affacciate alla finestra si chiedono chi potreste essere, di chi siete fratello, sorella, cognata, nipote e se non potreste essere uno sbirro, o uno delle tasse o un esattore di qualsiasi cosa. E subito vi sono scambi di sguardi e di gesti per sapere e capire se potreste essere pericolosi o no. Non siamo più in una galera ma a maggior ragione i fatti degli altri sono sempre l’argomento principale. Io comunque non vi ho detto niente e se questo che dico vale per detto, allora non so niente! Ricordatevelo.
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STAR WARS E NOVAX
Scrivere per il cinema o il teatro, cioè impegnarsi nello scrivere una sceneggiatura ha due condizioni fondamentali: la prima avere una buona storia, la seconda è che la storia sia coerente. Perché allora molti sceneggiatori e registi, cercando di inseguire i gusti del pubblico provano a forzare queste regole per riuscire a soddisfare gli utenti? La risposta più banale sarebbe per i soldi, ma ci sono una serie molto vasta di elementi da trattare per capire quanto sia sbagliata questa decisione. Per chi non vorrà ammazzarsi di lettura la risposta è che quando un produttore mette il veto ( cioè o si fa così o non si fa niente) su una scelta autorale, cioè del regista o degli sceneggiatori, per riuscire a tenere i soldi degli investitori avvengono queste disgrazie.
In primis il nostro cervello percepisce la coerenza di una storia come credibile se tale non è non la segue. Per fare un esempio: se i due Hobbit del signore degli anelli avessero avuto le ali e non le usano una volta arrivati ai piedi del monte fato per farsi una scalata a piedi, quella è incoerenza e noi guardandoli ci chiediamo “ Ma perché cazzo non volano’” Perché in quella dimensione lì avrebbe senso. In questo caso scatta una sfiducia nel confronti della pellicola che annulla ogni possibile strategia narrativa. Detto in parole povere, la catarsi, che è l’identificazione dello spettatore nella storia, va a puttane. Se non c’è la catarsi lo spettatore non prova emozioni, o ne prova in parte, il che lo spinge a guardare di meno il film, che nel lungo periodo incassa meno. Pensate per un attimo a film di Natale e a uno qualsiasi dei film di Tim Burton o Tarantino. Il cine-panettone fa incassi a Natale, Pulp Fiction potresti pure vedertelo domani e ti piacerebbe riguardalo.
Morale della favola: gli investitori sono ritardati. Ma la loro idea è giusta, cioè le persone davvero vogliono influenzare la storia togliendole coerenza. Perché accade questo? Una possibile spiegazione è la crescente incapacità di leggere la realtà: saliamo in auto, ma non sappiamo di cosa sia fatta, facciamo un investimento, ma non sappiamo cosa sia, andiamo all’ospedale ma non sappiamo cosa significhi il codice fiscale ( leggi che cosa sia). Il nostro cervello di natura non tollera la stupidità e quindi compensa con interpretazioni approssimative ( pressapochismo a gogo) . Quindi si fa delle idee sbagliate e non basate su fatti veri che distorcono la realtà . Un esempio su tutti: i vaccini. Il vaccino è l’inoculazione di un batterio reso innocuo in modo da insegnare al sistema immunitario come difendersi da esso. Esistono sulle miliardi di persone che lo ricevono, migliaia di combinazioni diverse di ciò che può succedere, ma ciò che succede nel 99% dei casi è che il paziente non si ammala. Perché allora gli anti vaccinisti sventolano le loro bandiere di lotta contro questa procedura? Il motivo è semplice, non ne capiscono il processo né si fidano di chi attua il processo. È la ribalta degli ignoranti in un mondo sempre più individualista.
La stessa cosa accade nelle scelte degli investitori nei film: la gente vuole davvero che la storia prenda pieghe che suppone corrette, che siano conosciute, come l’odio ricorrente per le istituzioni degli anti vaccinisti, come gli immigrati che rubano il lavoro, come il troppo danaro che è male. È come un’abitudine, è un modo per tenere sotto controllo e fare in modo di vedere ciò che si conosce.
Allo stesso tempo però questo rovina la catarsi della storia e la sua coerenza. Immaginate uno Star Wars senza “ Luke sono tuo padre” o un Blade Runner senza “ Ho visto cose che voi umani non potete nemmeno immaginare”. Questi sono punti chiave delle storia che nessuno si aspetta e che feriscono, come la morte della mamma di Bambie. Ma sono rappresentazioni fedeli della realtà e per questo sono opere d’arte immortali.
Quindi cari ignoranti fateci un favore, state zitti, leggete di più, ma soprattutto godetevi la scoperta del mondo, esplorate ciò che non conoscete, senza rompere i coglioni.
Se arrivate a questo punto avrete scoperto il principio attraverso cui Socrate faceva partorire le menti “ So di non sapere”. Ecco una volta ammesso questo sarete sulla buona strada.
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PHOTOSET: (1) http://girlfromtube.tumblr.com/post/178035910333 (2) http://girlfromtube.tumblr.com/post/178035918723 Gerald O'Hara: Brava miss Scarlett O'Hara. Ecco, stai qui a spiarmi e poi come tua sorella Suellen, vai a riferire alla mamma che ho ricominciato a saltare! Scarlett O'Hara: Oh papà, sai che non sono pettegola come Suellen! Ma visto che l'anno scorso ti sei rotto una gamba, saltando quella stessa staccionata, io... Gerald O'Hara: Non permetto che mia figlia mi dica quello che devo o non devo fare! Il collo è mio, no? Scarlett O'Hara: Va bene papà, fai come ti pare. Scarlett O'Hara: Non voglio Tara. A che serve una piantagione, quando... Gerald O'Hara: Oseresti dire miss Scarlett O'Hara che la terra non conta nulla per te? Ma se è la sola cosa per cui valga la pena di lavorare, di lottare, di morire. Perché è la sola cosa che duri! Scarlett O'Hara: Oh, parli come un Irlandese. Gerald O'Hara: E sono molto fiero di esserlo! E non dimenticare Scarlett, che per metà lo sei anche tu. E chiunque abbia una goccia di sangue irlandese, ama la terra come la propria madre. Ma per ora sei troppo giovane. L'amore per la terra, ti verrà col tempo, è fatale quando si è nati Irlandesi. Scarlett O'Hara: Ma Ashley non sa che lo amo... Glielo dirò che lo amo! E allora non potrà sposarla! Mammy: Ora, miss Scarlett tu stare buona. Mangiare qualche cosa. Scarlett O'Hara: No! Voglio godermela tanto oggi! Mangierò dai Wilkes. Mammy: Se a te non importare buona reputazione, a me si! Ti avere detto e ridetto, che vera dama in pubblico dovere mangiare poco come uccellino! Non stare bene che nella casa di Mr. Wilkes, tu ingozzarti e riempirti come tacchino! Scarlett O'Hara: Per dindirindina. Ashley mi ha detto che gli piacciono le ragazze di buon appetito! Mammy: Quello che giovanotti dire e quello che pensare, essere due cose. E a me non parere che lui avere chiesto di sposarti! Scarlett O'Hara: Quante stupidaggini si devono fare, per trovare marito! Scarlett O'Hara: Mi guarda come... Come se volesse spogliarmi con gli occhi. Ashley Wilkes: Felice?! Melanie Hamilton: Molto felice! Ashley Wilkes: Questo luogo ti si addice, come se fosse stato creato per te. Melanie Hamilton: Sono lieta di appartenere alle cose che ami. Ashley Wilkes: Tu ami Le Dodici Quercie? Melanie Hamilton: Si Ashley, questi luoghi mi sono tanto cari. E' tutto un mondo pieno di grazia e di bellezza! Ashley Wilkes: E' troppo irreale perché possa durare per sempre. Melanie Hamilton: Temi quello che potrà succedere se scoppia la guerra? Ma noi caro, non abbiamo nulla da temere. Niente distruggerà il nostro amore, Ashley. Seguiterò sempre ad amarti, come ti amo ora, fino alla morte. Scarlett O'Hara: Perché devo andare a riposare? Non sono stanca! Mammy: Le signorine perbene, fare sonnellino dopo mangiato. E' tempo che tu cominciare a comportarti come figlia di miss Ellen. Scarlett O'Hara: Oh Mammy, da quello che ho visto a Saratoga, nessuna ragazza del nord fa il sonnellino. Mammy: Oh no, ma non trovare nessuna di quelle ragazze al ballo di stasera. Ashley Wilkes: Quasi tutte le miserie del mondo, sono causate dalle guerre. E quando le guerre sono finite, nessuno sa più perché sono scoppiate. Ashley Wilkes: Dimentichiamo questi istanti. Scarlett O'Hara: Perché dimenticarli?! Non volete sposarmi?! Ashley Wilkes: Sto per sposare Melanie. Scarlett O'Hara: Ma non potete, se volete bene a me! Ashley Wilkes: Perché volete che vi dica cose che possano ferirvi? Come posso farvi capire? Siete così giovane, non sapete cosa sia il matrimonio. Scarlett O'Hara: So che vi amo e che voglio essere vostra moglie! Voi non amate Melanie... Ashley Wilkes: C'è tra lei e me, una comprensione infinita, Scarlett. Scarlett O'Hara: Ma amate me! Ashley Wilkes: Come potrei non amarvi?! Voi avete quell'ansia di vivere, che io non ho. Ma questo genere d'amore non basta a rendere felice un matrimonio tra due persone diverse come noi. Scarlett O'Hara: Voi non siete un gentiluomo! Rhett Butler: E voi non siete una signora. Non è un titolo di demerito, le signore non mi hanno mai interessato. Scarlett O'Hara: Prima siete vile e meschino con me e poi mi insultate! Rhett Butler: Volevo farvi un complimento. E spero di rincontrarvi quando vi sarete liberata dal fascino dell'elegante Mr. Wilkes; non mi sembra affatto degno di una ragazza che ha la vostra...com'era?! "Ansia di vivere"! Scarlett O'Hara: Che villano, non siete degno di pulirgli le scarpe! Rhett Butler: E dovevate odiarlo per tutta la vita! Melanie Hamilton: Scarlett è soltanto spiritosa e un po' vivace. India Wilkes: Si, gli uomini corteggiano le ragazze come lei, ma non le sposano! Scarlett O'Hara: Dimostrerei poco amor patrio, odiando uno dei più grandi eroi della guerra. Confesso che mi ha sorpreso vedervi assumere un così nobile atteggiamento. Rhett Butler: Non voglio abusare della vostra infantile immaginazione. Non sono né nobile né eroico. Scarlett O'Hara: Ma avete forzato il blocco... Rhett Butler: Per guadagno. Solo per guadagno. Scarlett O'Hara: Volete dirmi che non credete alla causa? Rhett Butler: Credo in Rhett Butler, è la sola causa che riconosco. Il resto conta ben poco. Rhett Butler: Chi ha coraggio, fa anche a meno della reputazione. Rhett Butler: Non cominciate a far la civetta, non mi contento facilmente. Voglio ben altro che civetterie. Scarlett O'Hara: E cosa volete?! Rhett Butler: Ve lo dirò Scarlett O'Hara, se vi leverete quella falsa maschera da ingenua. Un giorno voglio che diciate a me, le parole che diceste ad Ashley Wikes. "Vi amo." Scarlett O'Hara: Questa voglia non ve la leverete, Capitano Butler, campaste cent'anni! Rhett Butler: Non sono gentile, vi sto tentando. Non do' nulla senza ricevere qualcosa in cambio. Mi ripago sempre. Scarlett O'Hara: Se credete che vi sposerò per un cappello, sbagliate. Rhett Butler: Non illudetevi, non sono tipo da sposarmi. Scarlett O'Hara: Ma neppure un bacio, vi darò... Rhett Butler: Aprite gli occhi e guardatemi. Non vi bacerò neanche, benché ne abbiate bisogno. E' questo il guaio, dovreste essere baciata e spesso e da uno esperto! Scarlett O'Hara: Oh e suppongo credete di essere il tipo adatto. Rhett Butler: Chissà. Al momento buono, s'intende. Scarlett O'Hara: Non c'è nulla che non farei per voi, Ashley! Ashley Wilkes: Potete fare una cosa, per me. Scarlett O'Hara: Cosa?! Ashley Wilkes: Avere cura di Melanie. E' così fragile e delicata e vi vuole tanto bene. Se io dovessi morire... Scarlett O'Hara: Oh, non dite queste cose porta male! Dite una preghiera. Ashley Wilkes: Ditela voi per me. Dovete pregare molto, ora che la fine è vicina. Scarlett O'Hara: La fine? Ashley Wilkes: La fine della guerra e del nostro mondo, Scarlett. Scarlett O'Hara: Ma non penserete che i nordisti ci batteranno??? Ashley Wilkes: Scarlett, i nostri uomini sono scalzi e in Virginia la neve è già alta. Noi siamo stremati e i nordisti invece sono bene armati e sono tanti. Tanti! Beh, quando arriverà la fine non so dove sarò. Mi conforterà sapere che almeno voi le siete vicina. L'aiuterete è vero? Scarlett O'Hara: Si. Non, non c'è altro Ashley? Ashley Wilkes: Nient'altro. Addio. Scarlett O'Hara: Oh, non posso lasciarvi partire!!! Ashley Wilkes: Siate forte. Dovete. Scarlett O'Hara: No!!! No!!! Ashley Wilkes: Ho tanta fiducia in voi. Oh Scarlett, siete così buona, forte e bella. Non solo bella, ma cara. Scarlett O'Hara: Dite che mi amate! Vivrò di quest'istante tutta la vita! Belle Watling: Voi dovete accettare il mio denaro, miss Wilkes. E' denaro buono, anche se mio. Melanie Hamilton: Siete davvero molto generosa. Belle Watling: No affatto, ma anch'io ho il diritto di aiutare il mio Paese. Melanie Hamilton: Oh, ma certo che l'avete! Belle Watling: C'è della gente che non la pensa così. Ma forse non sono buoni Cristiani come voi. Rhett Butler: Ho atteso che cresceste e che vi levaste dal cuore quel melanconico Ashley. Ora ho saputo che miss Wilkes è in procinto di avere un bambino. Come si fa ad amare un uomo ammogliato e con figli? Then there fell a silence... More terrifying than the pounding of the cannon... Scarlett O'Hara: Ma Melanie ha le doglie! Dovete venire con me! Dr. Meade: Ma siete pazza? Ma non posso lasciare i feriti, ora. Stanno morendo a centinaia. E trovate una donna che v'aiuti! Scarlett O'Hara: Ma non c'è nessuno. Venite, vi prego, potrebbe morire. Dr. Meade: Morire? E guardate qui, muoiono dissanguati e non si puo' far nulla!!! Niente cloroformio, niente fasce, niente!!! Niente per alleviare le loro pene. Andatevene, non mi seccate. Su state calma figliola, si partorisce anche senza medico. Prissy: Si deve mettere un coltello sotto il letto, per tagliare il dolore in due. Scarlett O'Hara: Dovreste vergognarvi di lasciarmi sola e indifesa! Rhett Butler: Voi indifesa?! Che il cielo aiuti i nordisti, se vi catturano! Suellen O'Hara: Mamma diceva che le vere signore si riconoscono dalle mani. Carreen O'Hara: Credo che queste cose, non contino più nulla ormai. Gerald O'Hara: Si deve essere severi coi domestici, ma anche gentili. Specialmente con i negri. Frank Kennedy: Vedete, sono tanto più vecchio di lei e adesso non ho un soldo. Scarlett O'Hara: E chi ne ha, oggi. Frank Kennedy: Miss Scarlett, se credete che l'amore valga qualcosa, siate certa che Suellen puo' considerarsi ricca. Pork: Chiedere non è ottenere. Ashley Wilkes: Sono un vile. Scarlett O'Hara: Voi siete un vile?! Di che cosa avete paura? Ashley Wilkes: Oh, soprattutto della dura realtà della vita credo. Non che mi dispiaccia spaccar legna, ma mi turba la perdita della bellezza della vita che amavo. Se non ci fosse stata la guerra, avrei trascorso l'esistenza rintanato a Le Dodici Quercie. Ma c'è stata la guerra, ho visto morire gli amici d'infanzia, ho visto l'agonia di uomini uccisi da me. E ora devo vivere in un mondo che per me è peggio della morte. Ho paura di vivere in un mondo simile. Ma non riuscirò mai a farvelo capire, perché voi non avete paura, a voi la vita non spaventa e non desiderate sfuggire alla realtà. Scarlett O'Hara: Sfuggire alla realtà?! Oh, Ashley avete torto. Voglio sentirmi libera! Sono così stanca di tutto. Ho lottato per trovare cibo e denaro. Ho arato e zappato e raccolto cotone, ma non posso continuare così. Scarlett O'Hara: Oh, mi amate! Mi amate! Ditelo che mi amate, ditelo che mi amate, ditelo che mi amate... Ashley Wilkes: No. No. Non ve lo dirò, non devo e non voglio. Non succederà più, me ne andrò col bambino e Melanie. Va bene ve lo dirò, amo il vostro coraggio e la vostra tenacia. Le amo tanto che un momento fa stavo per dimenticare la migliore delle mogli. Ma no, no Scarlett, non la dimenticherò! Scarlett O'Hara: Allora non mi resta nulla. Nulla per cui lottare e per cui vivere. Ashley Wilkes: Si, vi resta qualcosa. Qualcosa che amate più di me, benché non lo sappiate. Tara. Scarlett O'Hara: Si. Si, mi resta questo. Non ve ne andate, non voglio dobbiate morir di fame solo perché vi ho detto che vi amo. Non accadrà più. Ashley Wilkes: Non avreste permesso che diventassi un ladro, ma vi siete venduta a un uomo che non amate. Ashley Wilkes: Io non voglio arricchirmi sfruttando le disgrazie altrui. Scarlett O'Hara: Però non vi dispiaceva avere degli schiavi. Ashley Wilkes: Era diverso, erano trattati umanamente. Scarlett O'Hara: Avete dimenticato che significa esser poveri? Mi sono resa conto che il denaro è la cosa più importante che ci sia. Non voglio più restare senza denaro. Ne voglio accumulare tanto da essere sicura che nessuno potrà togliermi Tara e farò soldi a qualunque costo! Ashley Wilkes: Ma non siamo i soli ad aver sofferto, Scarlett. Guardate i nostri amici, conservano il loro onore e la loro dignità. Scarlett O'Hara: Si e crepano di fame. Sono degli sciocchi che non sanno come cavarsela da soli. Rhett Butler: Non bevete da sola Scarlett, si viene sempre a sapere e ci si rovina la reputazione. Scarlett O'Hara: Oh Rhett, ho tanta paura! Rhett Butler: Non ci credo, non avete mai paura voi. Scarlett O'Hara: Ma ora si, ho paura di morire e di andare all'Inferno. Rhett Butler: Siete in ottima salute e forse l'Inferno non c'è. Scarlett O'Hara: Oh si che c'è, lo so bene, lo sanno tutti. Rhett Butler: Oh beh, se lo sanno tutti allora è inutile negarlo. Rhett Butler: Se poteste ricominciare daccapo, fareste lo stesso. Siete come il ladro cui non dispiace affatto di avere rubato, ma è molto molto afflitto di andare in galera. Rhett Butler: Perdonatemi se vi ho offesa con la violenza della mia passione adorata Scarlett. Volevo dire, cara Mrs. Kennedy. Ma non deve esservi sfuggito che da qualche tempo l'amicizia che nutro per voi, si è mutata in un sentimento profondo. Un sentimento più bello, più puro, più elevato. Posso osare di chiamarlo amore?! Scarlett O'Hara: Alzatevi in piedi, non mi vanno gli scherzi volgari! Rhett Butler: Ma è una autentica proposta di matrimonio, fatta nel momento che mi sembra più opportuno. Devo cogliere l'occasione fra un marito e l'altro. Scarlett O'Hara: Non vi amo e non mi piace il matrimonio. Rhett Butler: Sbagliate perché puo' essere piacevole. Scarlett O'Hara: Piacevole? Perdindirindina, per gli uomini forse. Rhett Butler: Ora che sei così ricca, potrai mandare al diavolo chi vuoi. E' stata sempre una tua aspirazione. Scarlett O'Hara: Ma io tenevo soprattutto a mandare al diavolo, te. Scarlett O'Hara: Ha detto che ci possiamo dare delle arie e bardarci con finimenti da cavallo, ma saremo sempre dei muli sottopelle. Non la daremo a bere a nessuno. Rhett Butler: E' sacrosantamente vero. Mami la sa lunga. E' una delle poche persone di cui vorrei avere la stima. Scarlett O'Hara: E' inutile, tu non mi puoi capire. Rhett Butler: Ti compatisco, Scarlett. Scarlett O'Hara: Mi compatisci? Rhett Butler: Si. Ti compatisco perché calpesti la vera felicità per inseguire un ideale che non ti renderà felice. Rhett Butler: Sembra che una madre, anche se cattiva, sia sempre meglio di niente. Ashley Wilkes: Non sempre possiamo seguire le persone che amiamo. Dr. Meade: Vuol vedere Scarlett. Melanie deve morire in pace, niente confessioni al letto di morte tanto per alleggerirvi la coscienza. Siamo intesi? Ashley Wilkes: Non posso vivere senza di lei! Non posso! Ogni mio bene, se ne va con lei. Scarlett O'Hara: Ashley...l'amate davvero allora. Ashley Wilkes: E' il mio unico sogno che non sia stato distrutto dalla realtà. Scarlett O'Hara: Sogni, solamente sogni, mai del buon senso! Scarlett O'Hara: Io ho amato qualcosa che non esiste... Strano. Mi è indifferente. Sento che non m'importa. Non me ne importa niente. Scarlett O'Hara: Le sue ultime parole sono state per te. Rhett Butler: Che ha detto? Scarlett O'Hara: Ha detto "Sii buona con tuo marito. Ti ama tanto." Rhett Butler: Non ha detto altro? Scarlett O'Hara: Si. Mi ha chiesto di vegliare su Ashley. Rhett Butler: Così hai anche il consenso della prima moglie, eh? Scarlett O'Hara: Come sarebbe? Che vuoi fare? Rhett Butler: Ti lascio, mia cara. Ora ti occorre solo il divorzio e il tuo sogno con Ashley si avvererà. Rhett Butler: Separiamoci con un po' di dignità. Niente scenate. Rhett Butler: Cara, sei davvero una bambina. Credi dicendo "Mi dispiace", di cancellare il passato. Scarlett O'Hara: So solo che ti amo!!! Rhett Butler: Questa è la tua disgrazia. Scarlett O'Hara: Che cosa posso fare??? Cos'è che conta nella vita??? *Gerald O'Hara: Oseresti dire miss Scarlett O'Hara che la terra non conta nulla per te? Ma se è la sola cosa per cui valga la pena di lavorare...la sola cosa che duri!* *Ashley Wilkes: Qualcosa che amate più di me, benché forse non lo sappiate. Tara.* *Rhett Butler: Trai la tua forza da questa terra. Da Tara!*
#Via col Vento#ViacolVento#Gone with the Wind#GonewiththeWind#1939#Victor Fleming#O'Hara#Clarke Gable
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narcisista covert
Non bello, quasi sfigato, non di successo, nelle sembianze pacifico, un tipo tranquillo, all’apparenza sensibile e dall’animo delicato, sopraffatto dal destino poco generoso con lui, e dall’aver realizzato di aver fatto scelte sbagliate, circondandosi di persone che non sono in grado di riconoscerne il vero valore.
Ecco che d’un tratto vi riconosce come preda, gli piacete perché siete “normale”, non troppo esuberante ma sicura, ai suoi occhi vincente, con un carattere positivo, entusiasta della vita e aperta agli altri: tutto quello che lui vorrebbe essere ma non si sente di poter essere.
Allora che fa? Cerca qualcuno che lo sia, attirandolo a sé per succhiare energia emotiva, non per farla sua, ma solo per sottrarla all’altro privandolo e lasciandolo come la copia di sè stesso.
Chi ci è passato si renderà conto di come in un percorso estenuante e doloroso questa persona sia passata dall’essere dolce, sensibile, divertente, rispettosa, gratificante e presente alla totale incomunicabilità, alla mancanza di empatia, alla crudeltà e all’assenza.
Tutte mascherate dall’opposto di quel che sono al fine di destabilizzare, colpevolizzare l’altro e attuare una manipolazione costante.
Seduce in punta di piedi, fingendo di aprirsi per far aprire l’altro, ostentando fiducia per ottenere la fiducia dell’altro, essendoci sempre fino a rendersi indispensabile per fagocitarvi interamente come un serpente, in modo che poi, dopo avervi dato tutto, possa in un solo, destabilizzante e quasi mortale colpo, togliervi tutto.
Quando siete totalmente “sue”, non è detto che il soggetto in questione vi chieda di fare sesso, è più facile negli overt, i covert possono anche avere problemi sessuali, latenti o meno.
E, dopo avervi riempite di complimenti a 360 gradi un giorno potrebbe uscirsene con una frase del tipo “sei una cozza… tornatene da dove vieni”
Lì la vittima, tramortita e incredula cerca spiegazioni che non tarderanno ad arrivare, ma saranno inconsistenti e assurde, per poi ripartire con questo tira e molla che io preferisco definire volare in cielo per poi precipitare rovinosamente al suolo.
Tutto questo avviene in maniera lenta, costante, subdola e crudele tanto che la vittima diventa paradossalmente complice del suo aguzzino giustificandolo e cercando di compiacerlo perché volare alto piace, arrivare a toccare il cielo è bellissimo e forse cambiando atteggiamento, accondiscendendo sempre più ai suoi umori non si precipiterà al suolo.
Cercando di gestire la situazione si commette un grosso errore: la situazione è gestita magistralmente solo dal narcisista patologico, ogni sua mossa non può venire contrastata. Nega anche l’evidenza!
E allora collaboriamo, lo accontentiamo… ma lui non è soddisfatto, rilancia e vuole sempre di più… lui vuole tutto, finché, succhiate tutte le energie da chi gli donava amore illudendosi di essere ricambiato, il tipo non scappa lasciandovi insoddisfatta, piena di dubbi, frustrazione e con l’autostima sotto i piedi. Nel frattempo ha già puntato un’altra vittima che ha abboccato.
…il vostro orgoglio ferito potrebbe spingervi a voler tagliare i ponti e lui vi scongiurerà di ascoltarlo di dargli una seconda possibilità… perché in realtà lui… vi voleva solo mettere alla prova. L’assurdità della situazione potrebbe spingervi a perdonarlo… big mistake!
In questo percorso, mentre lui vi gestisce, nuove vittime sono ricercate costantemente, ma non sempre abboccano, ecco perché lui torna da te, ma quando quella giusta abboccherà lui non tornerà più. Almeno fino a quando non inizieranno i problemi anche con questa.
E come chiuderà con voi? Con un crudele lasciami in pace. Capito? Ciao.
A questo segue silenzio tombale suggellato da lapide sepolcrale!
Poi però potrebbe ripalesarsi per vedere se ancora ci siete, se ha ancora appeal su di voi ma solo per darsi coraggio: voi non gli interessate più, siete solo uno strumento. La sua ricerca è continua e incessante.
A questo punto chi ci è già passato lo ha identificato alle prime avvisaglie (la prima caduta da alta quota… massimo la seconda) ed è corso ai ripari cancellando, evitando ogni contatto e ignorando ogni tentativo di riavvicinamento.
Chi purtroppo è alla prima esperienza, si trova in un baratro in cui non si fa che continuare a precipitare.
L’unica soluzione è l’aiuto esterno, un professionista in grado di farvi capire che nulla è dipeso da voi, che non avete fatto errori, che non avreste potuto fare nulla per far andare le cose in modo diverso e soprattutto che questo tipo di esperienze non devono chiudervi alla vita.
Se ci siete cascate è perché avete fiducia nel prossimo e credete nei sentimenti, questi sono i vostri punti di forza e tali devono restare.
Queste persone non possono essere aiutate facendo l’errore di credere di poterle guarire: c’è solo una persona che può guarire e salvarsi: VOI!!
Allora rispondetegli un bel “Bene. Peggio per te. Ti auguro buona fortuna. Ti ho voluto bene davvero ma ora per me non esisti più. Chiaro? Ciao”.
Il narcisista si liquida così. Bisogna lasciar andare. Rialzarsi senza restare sul campo. Capire che sì, siamo circondati da narcisisti, sì, prima o poi ci ricapiterà o capiterà ad una nostra amica ma no, questa volta lo sappiamo, questa volta non ci facciamo fregare, le nostre attenzioni sappiamo che dobbiamo dedicarle a chi le merita, a chi ci corrisponde, a chi da noi tira fuori solo il meglio, a chi è in grado di dare.
https://www.alessandropellizzari.com/ho-incontrato-un-narcisista/
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Ciao. In questo periodo mi è successa una cosa brutta, e non ti ho cercato per parlare delle mie cose perché probabilmente neanche ti importa più. Ma se vuoi sapere il motivo perché ti sto cercando te la devo dire. Io ho perso una persona per un tempo che durerà tanto, se non per sempre. E avrei voluto dirgli tante di quelle cose che adesso mi mangiano l'anima. Ed è per questo che ti cerco. Non sei tu la persona che ho perso del tutto, perché so che infondo tu ancora ci sei. Ma sai, anche a te devo dirti tante cose. E se adesso ti ho raccontato questa mia cosa è perché da lì ho capito che non si aspetta mai. Che non c'è il momento giusto per dire o fare qualcosa. Che devi crearla tu in qualsiasi momento l'occasione giusta. Che domani potrebbe essere già troppo tardi, perché oggi ci sei ma domani non ci sei più. Voglio dirti che mi dispiace. Mi dispiace se le cose hanno preso questa brutta piega. Mi dispiace perché so che avremmo potuto fare di più. E voglio dirti anche che la nostra amicizia era qualcosa di unico per me. L'amicizia che abbiamo rovinato cambiando. Siamo cambiati. E con noi, anche le cose sono cambiate. Giuravamo che non avremmo permesso a nessuno di separarci, e invece a separarci siamo state noi stesse. E ti voglio dire che quando parlano di te, non li ascolto più. Ma non perché non mi importi più di te, ma perché è meglio far finta di non conoscerti. Solo che ci sono quelli che sanno che ti conoscevo, e non mi va mai di dare spiegazioni alle persone del motivo per cui siamo finite così in basso. Fanno quelle facce sconvolte perché si sapeva che non sarebbe finita mai, o almeno così sembrava. E voglio dirti anche che di errori in questi anni ne abbiamo fatti che ci hanno portati a litigare, ma bastava un giorno al massimo è così tutti i pensieri, i gesti e le parole cattive svanivano. Ora abbiamo fatto un errore a cui non riusciamo a trovare rimedio, siamo cambiati. Ma in questo cambiamento io mi sento ancora legata a te, perché tu per me sei stata la mia ancora di salvezza, quella che mi ha visto piangere e molte delle volte mi ha asciugato le lacrime. Per me eri il mio rifugio. Ogni volta che mi sentivo persa, ogni volta che avevo qualcosa da dire, anche un minimo pensiero, lo dicevo a te. Perche per quanti amici posso avere, per quante parole sbagliate avrò detto, con te non mi sentivo mai sola. E invece adesso, mi sembra che io e la solitudine è la mia unica amica che non vuole lasciarmi andare. Voglio dirti anche che a volte pensiamo di aver lasciato un segno nella vita di una persona, ma invece lei va avanti per la sua strada. E voglio dirti che posso assicurarti che non smetterò mai di volerti bene e di sperare che tu sia felice. Posso assicurarti che ti auguro il meglio, che ti penserò spesso e che ripenserò ai momenti passati insieme. E devo dirti anche che queste parole non te le sto scrivendo perché voglio ritornare alla mia vita con te. Ma per due semplici motivi. Il primo: Per tutto quello che è stata la nostra amicizia, non meritava una fine in quel modo che ci siamo salutate l'ultima volta. E secondo: che domani potrà essere troppo tardi, e non riuscirei a sopportare altre parole dentro.
Buona vita.
#ciao#buona vita#troppo tardi#voglio dirti#sto male#sono distrutta#ex migliori amici#tutto finito#per sempre#addio#ti voglio bene#la tua mancanza#felice#amore#amicizia#amicizie finite#migliore amica
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A testa alta, sempre..
Ne ho prese di cadute, ne ho fatti di errori, ne ho prese scelte sbagliate, quelle sono il mio forte, mi sono sempre fidata, ho sempre dato più importanza agli altri che a me stessa, stavo male ma preferivo aiutare chi stava peggio, ho dato troppo, mi hanno sempre detto in tanti “ tu ti fidi sempre””dai sempre troppo alle persone”” tu sei troppo buona”.
In questa vita essere buoni, non serve, più lo sei e più ti fottono, più sei buona con gli altri e più ci rimani fregata. Ma non mi è mai importato nulla, ho rischiato sempre, non importava come stavo dopo, ho sempre dato agli altri più di quanto le mie forze potevano, e alla fine nessuno si è mai reso conto della mia debolezza.
Ma non rimpiango nulla, non sono nemmeno pronta a dire che rifarei tutto danto di meno, quella non sarei io, sono fiera di me, di quello che sono, e per quanto questo mondo non sia stato carino con me io vado avanti a testa alta, a testa alta sempre, con la coscienza pulita, e lo sguardo fisso davanti a me, ne dietro, ne ai lati, ne al basso. Davanti.
#atestaalta#frasi mie#frasi#le cose che contano#sempre#rimpianti#fiera di me#sguardo#andare avanti#da sola
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Don't let them see, don't let them hurt you
L`ambiente altrimenti sarebbe piuttosto silenzioso, qualche passo felpato a distanza di mensole e mensole da loro e un mormorio leggero che permea l`atmosfera, talmente lieve e di sottofondo che non è possibile capire da quale tavolo provenga. Lei si muove fra i corridoi creati dagli ampi scaffali di volumi, mensole alte almeno quanto quelle di Hogwarts. Lo sguardo verde chiaro si innalza a seguire il fluttare di un libro che si stacca dalla quarta mensola dall`alto, per poi andarsi a poggiare su un enorme tavolo in mogano a una decina di metri di distanza. Non accenna a fermarsi però, lasciando che sia la testa a ruotare e scrutare oltre le proprie spalle. «Regola numero uno: non far sapere quello che vuoi. Non se non ti è esplicitamente richiesto. Non se puoi evitarlo. Fidati, anche se potrebbe sembrare una buona idea sul momento» Ruota il collo in direzione della primina, concendendosi appena un battito di ciglia a intervallare quella pausa che fa apparire ancora più grave la curvatura delle labbra«Non lo è mai»
«Devo prendere appunti?» e, senza distogliere lo sguardo, lascia che la mano sinistra si diriga verso la borsa poggiata per terra, non si sa se intenta davvero a recuperare pergamena e penna o semplicemente per dare enfasi all`ironizzare le sue stesse parole.
«No.»Taglia corto, un tono secco che scandisce per bene quel monosillabo. La concasata potrà addirittura vedere la lingua della quintina schioccare contro il palato, mentre quest`ultima poggia entrambi i palmi sul legno e si protende in avanti.«Potrebbero trovartelo e usarlo contro di te. Qualcuno più esperto che potrebbe fregarti con un nonnulla»
«Va bene, capo» poggia il gomito sinistro sul tavolo e, nascondendo il mento fra pollice ed indice, «questa è la seconda regola o un bonus?»
«E`un bonus di utilizzo questo» Le risponderebbe, raddrizzando la schiena a tal punto da allentare un po`la presa sul tavolo, le dita che scivolano verso l`altro e rimangono a sfiorare la superficie solo coi polpastrelli.«Se gli altri non sanno qual è il tuo obiettivo non sapranno interpretare i tuoi comportamenti. Non potranno capire perché fai una determinata cosa piuttosto che un`altra, si lasceranno scivolare questi dettagli nel baratro del caos delle loro vite. Non ti temeranno. Non ne avrebbero motivo»
Corruga lievemente la fronte e incrocia le braccia sotto al petto «E questa è la regola numero uno. La numero due?»
«Numero Due: mai essere debole. É il gradino piu`in alto questo. In linea di massima mai mostrarti debole, perché potresti esserlo. Puoi colmare questa mancanza facendo credere agli altri che non lo sei , che hai tutto sotto controllo. »Adesso scivola a sedere pure lei, silenziosamente. «Se vuoi essere presa sul serio non piangere,non frignare, non chiedere aiuto disperato. Hai una dignita`, ricordatelo» Sguardo che si posa inclemente su di lei.«Qualcuno preferisce fare apposta tutte queste cose per manipolare emotivamente chi gli sta intorno. Ricatti,sensi di colpa, cose così. Sono molto efficaci, ma hai una dignita`»
«Concordo» accompagnando le parole con un cenno del capo. «La terza?» non c`è due senza tre, no?
« Terza Regola: distaccati. Sii amica con chi ti pare e conviene, ma devi restare sempre emotivamente indipendente, o ti potresti trovare colpita alle spalle e affondata. E non é una cosa che mi piacerebbe che ti fosse fatta. A meno che tu non sia stupida o masochista, ma non mi sembra»Perché Corine in questi mesi le é sembrato tutto eccetto queste cose.«Lasciarti dietro i sentimenti é la cosa più conveniente che tu possa mai fare, ascoltami» Il mento va a cercare l`appoggio del palmo sinistro dischiuso che ha puntellato con la mano sinistra.«Interferiscono con la tua lucidità. Ti fanno vedere problemi laddove non ce ne sono»
.« Hai ragione. Però non possiamo farlo con tutti. Voglio dire che se non ci “abbandoniamo"» fa le virgolette con le mani, per poi ritornare nella posizione di prima «mai, proprio con nessuno, ci ritroviamo a trattenerci continuamente. Ovvio, OVVIO, che non dobbiamo lasciarci influenzare per/con/da il primo che passa, ma almeno con un paio di persone fidate … si, no? » E ora le sale in mente una cosa: effettivamente Aconite non racconta mai niente di se, neppure a lei. Ma d`altra parte chi sarai mai tu Corine per la McNiadh? Mica sei sua sorella «Il trattenere i propri sentimenti non fa soffrire lo stesso?» e posa lo sguardo sull`altra. E questa da una lezione di vita contro il mondo è appena diventa una conversazione su come approcciarsi al mondo e rimanerne illesi il più possibile.
«Corine, ho detto che non devi essere emotivamente dipendente da nessuno. Non che non puoi fidarti di nessuno.» Tamburella le dita della mano destra sulla superficie lucida del tavolo, per poi bloccare indice e pollice a mezz`aria dopo tre colpi. E` proprio alla fine di questo movimento congelato che solleva gli occhi sulla ragazzina dinanzi a lei, proferendo con voce ferma.«Ti puoi fidare di chi ti ha già dato prova che non ti tradirà. Ed è una cosa che si acquista col tempo. Dai modo a quella persona di tradirti, dai a lei un`inenzia per la quale potrebbe farlo» Fa scivolare il braccio destro più vicino al petto, seguito dal sinistro. Puntella i gomiti per spingersi un po` in avanti, pur rimanendo seduta.«Una cosa di cui non ti importa molto, a dire il vero. Se inizia a tradire già questa cosa, non ti fidare mai» Il sussurro dell`ultima sillaba risulta esageratamente trascinato, come a voilerlo enfatizzare.«Ma conviene sempre non esagerare troppo con la fiducia. Tu, per esempio, se fossi furba» La fissa negli occhi, ancora una volta.«Non ti fideresti ciecamente di me.» La pausa che adesso lascia intercorrere è molto più lunga, abbastanza da far risuonare quelle parole nella testa della primina abbastanza perché le recepisca appieno. «Essere emotivamente dipendenti da qualcuno è una cosa diversa. E`quando ti affezioni talmente tanto che,se dal Lumos al Nox lei dovesse mancare, tradirti, allontanarsi…tu soffriresti così tanto da non capire come andare avanti senza di lei.» Fa scivolare i gomiti verso di se, allontanandosi un poco.«Puoi avere amici, compagni. Ma tutti devono poter essere sostituiti, se dovesse succedere qualcosa» Se a questo punto Corine deciderà di alzarsi e scappare a gambe levate da questa ragazzina che la sta instruendo su come essere senza cuore, oltre che perfetta Morgana, non verrà biasimata. «Le lacrime sono una cosa Corine, l`ossessione un`altra.» E qui le dita della mano sinistra vannoa ad artigliare il tavolo e poi richiudersi a pugno, lentamente. I suoi occhi sono sempre puntati verso la ragazzina.«L`ossessione brucia e si prende le parti migliori di te,fino a che tu non esisti. Vivi solo perché c`è LEI» Conclusa questa parentesti, farebbe un lieve accenno negativo col capo.«E` una cosa che dovrai imparare a fare, se vuoi farti strada nel mondo. Ad un certo punto non ti peserà più, troverai altre vie per incalanarli. Se proprio vuoi saperlo, i sentimenti sono l`antitesi della razionalità. Sono loro che ti fanno fare le scelte sbagliate, a pelle. Sbagli che avresti potuto evitare applicando la logica. Vuoi forse schiava di qualcosa per cui Cosetta non ti ha fatta?»
«Vorrà dire che ti metterò alla prova quando meno te lo aspetti»
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Un uomo ordinato. Il dizionario del partigiano anonimo
In marzo iniziò lo sgelo e poco dopo cominciarono ad affiorare i corpi dei morti. Quasi ogni giorno c’era un contadino che scendeva al comando per segnalare un ritrovamento.
Erano i ragazzi morti negli scontri durante il ripiegamento invernale e che non avevamo fatto in tempo a seppellire; oppure quelli che si erano persi nella tormenta e che il freddo aveva ucciso. La montagna continuava a restituirne e fu necessario costituire una squadra che si occupasse di questa opera di pietà. Gli oggetti che venivano trovati indosso ai morti finivano al comando, dentro buste o sacchetti: alla fine della guerra avremmo provveduto a spedirli alle famiglie.
In genere erano orologi, catenine d’oro con la medaglia del Cristo o della Vergine, anelli, amuleti, pipe, rasoi, coltelli a serramanico, qualche libro, molte fotografie di mamme e di ragazze.
Trovammo anche un diario, testi di canzoni partigiane, lettere mai spedite, testamenti. Erano documenti, questi, che eravamo costretti a leggere per cercare di identificare i morti. Ma lo facevamo con molta reticenza e con pena, perché spesso, fra le cose private della loro vita, affioravano considerazioni sulla nostra lotta, e queste erano spesso ingenue, qualche volta sbagliate, a volte straordinariamente acute, e ciò ci obbligava mentalmente a dividere i morti in buoni e in meno buoni, in consapevoli e in opportunisti ed era proprio ciò che non avremmo voluto fare.
Il documento che più ci sorprese fu una sorta di dizionario, una cinquantina di voci scritte a matita su altrettanti piccoli fogli d’agenda. I fogli, per l’umidità, si erano incollati e se non fossero stati scritti a matita non si sarebbe salvato nulla. Pazientemente asciugammo foglio per foglio e alla fine cominciammo a leggere ciò che segue:
Alba – Quando spunta, può essere troppo tardi. Alexander (Maresciallo) – Avrebbe voluto, all’inizio del secondo inverno, che fossimo spariti come talpe sottoterra. Non se l’abbia a male se gli abbiamo disobbedito: non c’erano buche a sufficienza. Auto – Uno ci monta sopra e va finché ha fuso. La montagna è un cimitero di macchine. Badoglio e Bonomi – Due personaggi, scialbi, che stanno al Sud, con gli americani. Barba – Molti se la lasciano crescere, ma non sempre perché mancano di lamette. Chi la porta, automaticamente viene chiamato ‘Barba’. E poiché in un distaccamento sono in parecchi ad averla, uno si chiamerà ‘Barba I’, l’altro ‘Barba II’, e così via. Ad alcuni sta bene, gli fa una faccia decisa. Ad altri addolcisce gli occhi. Altri ancora, e sono i più ostinati a tenerla, fanno pensare alle capre. Cani – Sono un vero guaio, di notte, durante le marce di trasferimento. Il primo a sentirvi dà la sveglia al vicino, e in pochi istanti la valle è tutta un abbaio. I cani dei tedeschi invece non abbaiano. Sono alti, snelli, col pelo corto. Ti inseguono per giornate, come se ti conoscessero, ti odiassero. Cani sono anche chiamati i tedeschi, per quanto si preferisca chiamarli maiali. Cartucce – Ce ne sono poche e non bisogna sprecarle. In media, un uomo ne porta con sé 40-50, se possiede un fucile, e 120-150, se è dotato di un mitra. Quelli che ne fanno incetta, c’è da giurare che non spareranno mai un colpo. Casa – Meglio non pensarci. Col tempo, non è poi tanto difficile. Castagne – Dapprincipio ci sembrava impossibile, poi ci convincemmo: si può vivere soltanto di castagne. Castagne secche per ingannare l’appetito. Castagne bollite per riempire la gola. Castagnaccio per addormentare lo stomaco. Brodo di castagne per riscaldarlo. Città – Ci stanno ‘gli altri’. L’hanno fortificata, seminata di cavalli di frisia, tappezzata di proclami e di manifesti insensati. Qualcuno dei nostri c’è entrato, di notte, e gli è parso di essere finito in un labirinto, in una trappola. Eppure buona parte delle persone che l’abitano è con noi. Comandante – Lo si diventa per meriti, non per titoli di studio. Conosco un mungitore che ha ai suoi ordini un colonnello di Stato Maggiore. Di solito si affermano quando scoprono per la guerriglia un’autentica vocazione. Fanno sempre di testa loro, e raramente sbagliano. Quando sbagliano pagano di persona. Commissario – È quello che sa tutto, anche se non possiamo sempre giurare che sia il depositario della verità. Quelli che hanno dubbi vanno da lui. E lui che ci ha detto chi sono Matteotti e Gramsci i fratelli Rosselli, e perché sono morti. Perché il fascismo è condannato. Perché noi siamo nel giusto. Perché dobbiamo combatterei. Comunisti – Sono i più numerosi, e sono inquadrati, nelle Brigate ‘Garibaldi’. Gelosi delle loro zone, pretendono il rispetto dei confini e non rispondono agli appelli di aiuto, se non ne intravedono un tornaconto. Quando ci riescono, disarmano altri reparti con il pretesto che questi non sanno battersi. A volte sono nella ragione, a volte nel torto. Politicamente i loro quadri sono i più preparati. Gli uomini si battono bene e non lo nascondono: domani, finita la guerra, continueranno a battersi per sconvolgere la vecchia struttura dello Stato prefascista e per mutare radicalmente la nostra società. Magari con una rivoluzione. Divisa – Non ne esiste una di rigore, perciò sono tutte buone. La più corrente tuttavia è quella composta da un giubbotto, calzoni da sciatore e un berretto a visiera, come quello degli alpini tedeschi; forse perché si è rivelata la più pratica. Ma la fantasia e la vanità suggeriscono le divise più stravaganti. C’è un tizio – appare sempre a cavallo – che indossa un lungo mantello di pelle rossa foderato all’interno di pelliccia bianca; sotto ha un abito attillatissimo. Quelli che portano un fazzoletto rosso attorno al capo, alla pirata, sono migliaia. Altri portano cappelli da cow-boy, passamontagna, caschi coloniali, colbacchi, bustine, baschi, fez. Alcuni indossano la divisa della Wehrmacht, elmettoe croci di ferro comprese, e debbono farsi riconoscereper non essere presi a fucilate. Domani – Si spera sempre che sia migliore. Che non ci siano da fare cinquanta chilometri per spostarsi da una valle all’altra. Che i tedeschi non sguinzaglino i loro cani. Che il freddo non sia troppo rigido. Che non manchi da mangiare. Che gli aerei degli alleati non ci scambino per gli ‘altri’ (come è già avvenuto). Che non ci capiti di pensare a casa. Che sia finalmente l’ultimo giorno di questa storia. Fossi – Non avremmo mai sospettato, qualche anno fa, che avremmo trascorso parte della nostra giornata nei fossi. Ci si nasconde prima di attaccare i convogli che transitano sulle strade; si balza dall’uno all’altro mentre ci si ritira in pianura; in mancanza di almi ripari, lo si sceglie per passarci la notte. Nelle ore di attesa si fa conoscenza coi topi, le serpi e ogni sorta di vermi; si scoprono fiori e arbusti che non si sapeva che esistessero; ci si avvede che la natura continua a fiorire, nonostante l’odio che ci circonda. Poi, per fortuna, si torna in montagna, dove viviamo nel cielo. Soltanto ora possiamo capire (e compiangere) i nostri padri che hanno fatto tutta loro guerra nelle trincee. Fucile – Tutti preferiscono il mitra al fucile. Poi, però, finiscono per portare l’uno e l’altro. Un buon fucile colpisce a cinquecento metri, il mitra è inutile a cento. Quelli che abbiamo sono molto vecchi; l’Enfield inglese ha fatto la guera contro i boeri; il nostro ’91 ha sparato ad Adua e a Tripoli. Il più moderno è il Mauser, ma ne possediamo pochi. Fuga – La nostra non è una guerra classica, non è una guerra di posizione e neppure di prestigio. Perciò la fuga vi è ammessa, ne è anzi la prima regola. Se si vuole, la nostra è una continua fuga, ma nello stesso tempo è un continuo attacco. La fuga perciò si spoglia del suo significato vile. Spesso la fuga più immediata permette di aggirare l’attaccante e di colpirlo alle spalle mentre crede ancora di tendere un agguato. Perciò non la chiamiamo fuga questa manovre, né ritirata, ma sganciamento o ripiegamento. Il comandante rotto alla guerriglia lo si riconosce nell’attimo in cui deve decidere se accettare il combattimento o ordinare lo sganciamento. In pochi attimi egli deve valutare un’infinità di cose. Queste nuove regole, ovviamente non piacciono ai militari di carriera. Un colonnello suggeriva qualche tempo fa di costruire su alcune colline bunker e camminamenti. Gli hanno riso in faccia. Grano (campo di) – Non è altrettanto sicuro, per starvi nascosti, del campo di granturco, ma c’è stato un giorno, indimenticabile, in cui ci siamo rivoltati sulla schiena e abbiamo osservato le spighe, i fiordalisi, i papaveri che tremavano alla brezza estiva e ci siamo accorti che continuavamo a vivere. Di rimando, che spettacolo triste il tappeto di cenere che ne resta dopo un incendio! Graziani (Maresciello) – Un uomo che sta al Nord, coi tedeschi e del quale si racconta che abbia perso i coglioni in Libia. Così impara a molestare gli arabi! Inglesi – Da un anno aspettiamo che sferrino l’offensiva, ma non si decidono mai. A differenza degli americani, lanciano armi vecchissime e nessun genere di conforto. Gli inglesi che sono stati paracadutati nelle nostre zone sono però uomini di coraggio, anche se molto diversi da noi. Essi ci rimproverano soprattutto la passionalità e il dilettantismo. Coi loro ‘Commandos’, sostengono, possono compiere le stesse azioni spericolate delle nostre ‘volanti’, ma essi calcolano il rischio, noi no. Lanci – Avvengono quasi sempre di notte, nel punto concordato per radio con gli Alleati e che viene delimitato da grandi falò. Dopo ogni lancio, si portano in giro le armi piovute dal cielo come abiti nuovi, mentre con la seta dei paracadute si confezionano camicie e fazzoletti dai colori più vistosi. Il più grande lancio l’abbiamo avuto la notte dell’Epifania, ma era troppo tardi, eravamo in rotta e circondati da tutte le parti. Con le lacrime agli occhi abbiamo scavato fosse per nascondere le armi che ormai non ci servivano più. Letto – La stessa cosa che per le donne; se ne parla molto: «Quando tutto sarà finito mi metto a letto e ci resto per un anno», ma poi non si muore a stare senza. L’importante è trovare il tempo e la calma per buttarsi giù; il posto sufficiente per allungare le gambe; e sopra un tetto che non faccia acqua. Nelle foglie si dorme bene, ma al mattino ci si ritrova sudati e fiacchi; la paglia, dal canto suo, non tiene caldo; è sempre preferibile il fieno. Qualcuno è riuscito ad andare a letto con una donna, questa estate: ma, se ne parla, è per rimpiangere il letto più che la donna. Matteotti – Uno che è morto mentre noi aprivamo gli occhi sul mondo. Se ne dice un gran bene. Nelle foto che abbiamo visto ha gli occhi dei santi. I più anziani fra noi spesso dicono: «Ai tempi di Matteotti», «l’affare Matteotti». Quante poche cose sappiamo intorno a quel periodo, ma ci resta poco tempo per far domande, per discutere, e poi – ora che abbiamo aperto gli occhi sugli errori e i crimini del fascismo – diffidiamo un poco di tutte le altre dottrine. Adesso eliminiamo il fascismo, diciamo, poi si vedrà. Mitra – Abbreviazione di pistola-mitragliatrice. È una delle parole che identificherà la nostra epoca e la nostra guerriglia in particolare. La più grande ambizionedi una recluta è di buttare via il fucile per un mitra. Ce ne sono di vari tipi, ma il più pratico è lo Sten. Il Beretta è forse più preciso, ma è molto delicato. Quanto al Thompson, è troppo pesante, poi è raro. Serve ai comandanti (come il parabellum russo) quale segno di distinzione. Ha il calibro dodici e un fuoco preciso fino a 4-500 metri. Lo Sten, d contrario, è efficace dentro un raggio di 50-80 metri. E fatto per il corpo a corpo, per l’imboscata. A guardarlo è un catenaccio. Ma non si inceppa mai, anche dopo averlo tenuto sottoterra o nell’acqua. Dicono costi in America meno di un dollaro. Avere un mitra fra le mani non ci si sente più soli; è come se, a sparare, si fosse in dieci. E in fondo è così. Mongoli – Così la gente chiama i russi che combattono a fianco dei tedeschi, anche se poi non sono affatto mongoli, ma sono soldati sovietici originari dell’Ucraina, del Caucaso, dell’Armenia, del Turkestan. Forse il primo ad indicarli con questo nome non è stato tanto colpito dai tratti del loro viso, quanto dalla crudeltà delle loro azioni. Più che soldati, infatti, sono predatori, ladri, stupratori, proprio come si dice siano stati i mongoli di Gengis Khan. La loro sorte, d’altronde, è già decisa: essi cadranno sotto i nostri colpi o sotto quelli dei tedeschi, se tenteranno di fuggire, oppure sotto quelli dei russi, se vivranno tanto da tornare in patria. La loro violenza senza limiti è fatta anche dalla consapevolezza di avere i giorni contati. Montagna – Prima l’identificavamo con l’estate e la villeggiatura, l’inverno e i campi di sci. Era quasi un giocattolo, come il mare. Poi, un giorno, è diventata una scelta. Ed ora è la nostra casa, il nostro letto, il nostro precario rifugio; qualche volta la nostra prigione, la nostra tomba. Altre volte, la più dolce e imprevedibile delle evasioni. Molti giurano che quando tutto sarà finito torneranno per viverci: perché qui hanno ammirato spettacoli e vissuto istanti intraducibili in parole. Morte – Non se ne parla mai, ma è sempre con noi. Ciascuno si è immaginato la propria, lavorandovi intorno fin dal giorno in cui ha scelto questa parte della barricata. E indispensabile possedere una morte, così come è indispensabile possedere un fucile, un paio di buone scarpe e qualche idea chiara in testa. Sarebbe una sorpresa troppo spiacevole trovarsela dinanzi, all’improvviso, senza essere preparati a riceverla. In ogni caso la si preferisce alle torture e la si augura improvvisa. Molti portano alla cintura una Sipe (bomba a mano, ndr) per essere certi di poter sfuggire alla prigionia. Ogni mattina riattaccandola alla cintura, uno pensa al ferro che gli dilanierà il ventre, e si abitua a questa fine. A poco a poco, tutti si abituano alla propria morte. Mussolini – Non se parla che raramente. Lui non viene a sparare perciò non conta. È troppo lontano quasi astratto, perché si possa provare il desiderio di ucciderlo. A parlarne di continuo invece sono i più anziani, quelli che per un senso o per l’altro, hanno conti aperti con lui. Perché alcuni lo hanno conosciuto di persona, ed uno gli è stato anche amico quando Mussolini diceva di essere socialista. Essi sono gli unici a figurarsi le possibili morti di Mussolini e se ne hanno a male se noi avanziamo l’ipotesi che egli sfuggirà al castigo e che sarà trasferito in America dentro una gabbia di vetro, come un animale raro. Ai giovani, la sorte di Mussolini non interessa più di quella di Farinacci o di Graziani. Per essi, è come se fosse già morto. Il loro problema è quello di buttar fuori i tedeschi e i loro servitori, e di ripulire il Paese. Neve – Com’è diversa da quella della nostra infanzia. Nessuno, allora, fabbricando palle di neve, avrebbe sospettato che può portare alla disperazione. Mentre scrivo siamo bloccati in cinque dentro una carbonaia: fuori c’è un metro e mezzo di neve, le piste sono sparite e il più vicino villaggio è a una decina di chilometri. Da due giorni non tocchiamo cibo. Domani dovremo deciderci ad uscire, anche se non avrà cessato di nevicare. Nome di battaglia – Serve a mascherare la nostra identità e di rimando a tradire il nostro carattere. Esso rivela infatti le nostre ambizioni, o le nostre letture,oppure i limiti della nostra fantasia. Notte – Ci sono notti brevissime e notti eterne. Quelle passate nei fossi della via Emilia, in attesa di una colonna, con le mani saldate allo Sten non finiscono mai. Le rare in cui puoi dormire durano un amen. «Una notte…». Ciascuno di noi conserva il ricordo di una notte terribile. Paga – Una volta, e fu l’ultima, al principio della estate, distribuirono trecento lire a ciascuno di noi. «Chi li manda questi soldi?» uno domandò. Il furiere rispose: «Non so, credo gli americani». Quegli allora ribatté: «Non siamo al servizio degli americani», e restituì i soldi. Alcuni lo imitarono. Partigiani – Ce ne sono di tutti i tipi: comunisti e cattolici, socialisti e liberali, anarchici e trotzkisti, giellisti e monarchici, leali e opportunisti, coraggiosi e vigliacchi, decisi e attendisti, generosi e scaltri, onesti e ladri, giovani e vecchi, eroi e doppiogiochisti, consapevoli e no, con scarpe e senza scarpe, vestiti come soldati e come pagliacci. Combattono una delle diecimila guerre che l’uomo ha scatenato su questa terra e pensano di essere dalla parte della ragione. Paura – Chi dice di non averne è un bugiardo. Nessuno di noi può giurare che sarà vivo domani. O anche stasera. Pianura – Ci andiamo spesso, ma come ladri, di notte. E ormai, abituati come siamo a vedere le cose dall’alto dei monti, abbiamo paura del suo orizzonte limitato e piatto. Un giorno l’attraverseremo con la luce del sole e sarà l’ultimo giorno di guerra. Pippo – Con questo nome indichiamo l’aereo che vaga tutte le notti e lancia bombe a casaccio, su noi e sugli altri. Il suo non sembra un rumore di motori, ma l’ansito di un mostruoso animale. E fin che il battito delle sue ali non si affievolisce tratteniamo il respiro. Politica – I giovani non amano e non sanno farne. I più anziani la preferiscono alle azioni di guerra. Ponti – In qualche valle non ne è rimasto uno. Li abbiamo fatti saltare tutti: quegli antichi in mattoni, quelli in pietra, quelli in ferro, quelli in cemento armato. Ma a che è servito? I tedeschi gettano un ponte in dieci ore. Quella che avremmo dovuto far saltare è la kommandantur. Prete – Quello che sta con noi è l’umile e povero parroco di campagna. Gli alti prelati, in città, benedicono i gagliardetti delle «Brigate Nere». Raffica – Una parola, come mitra, in cui si concentrano l’odio e la violenza. Una parola di questa guerra. La raffica, per eccellenza, è del mitra ed è breve, esce dalla canna corta senza strappi e qualche volta l’uomo che spara riesce a vedere negli occhi l’altro che insacca i colpi. Rappresaglia – Un’invenzione degli ‘altri’ che qualche volta siamo costretti ad adottare. Il mongolo Elia, sfuggito ai tedeschi e da noi graziato, ci suggerisce: «Se volete spaventare i tedeschi, decapitate i prigionieri e andate portate le loro teste davanti alle caserme della città». E ride quando nota il nostro imbarazzo, «Voi italiani – soggiunge, – siete capaci di uccidere soltanto per gelosia». Repubblica – Una parola che può significare la parte avversa. Esempio: «Arriva la repubblica». Oppure una straordinaria confusione: «Che repubblica!». Chissà quanti anni occorreranno, da noi, perché riacquisti il suo vero significato. Repubblichini – Se ne stanno in città, preferibilmente al sicuro, con le scarpe lustre, il ciuffo fuori del berretto. Quando vengono in rastrellamento, si fanno precedere dai tedeschi. Quando le buscano, i tedeschi li tolgono dai guai. Ci sono vari tipi di repubblichini. I vecchi fascisti delle squadracce. Quelli che si ritengono disonorati dall’armistizio. I filotedeschi. Quelli che spasimano per le cause perse. Quelli che vanno sempre controcorrente. Quelli che desiderano semplicemente un’arma per sparare (ce ne sono molti anche dalla nostra parte). Quelli che sperano di arricchire. Quelli che hanno risposto ai bandi e che ora non trovano il coraggio di scappare. I razzisti. Gli spavaldi. Gli isterici. Gli stupidi. Quelli della «Muti» e delle «Brigate Nere» sono i più arrabbiati (e anche i più vigliacchi); quelli della «Decima» credono di appartenere ad un corpo scelto e amano dare spettacolo (aiutati dalle loro divise da operetta); agli alpini della «Monterosa» e ai bersaglieri dell’«Italia» hanno insegnato a combattere in Germania, in modo perfetto, ma la loro idea fissa è quella di scappare. Chi li ha battezzati ‘repubblichini’ meriterebbe una statua. Non c’è espressione, infatti, che meglio dipinga la loro pochezza e viltà e goffaggine. Scarpe – È il nostro dramma; si consumano in un amen. Chiediamo scusa ai morti se li spogliamo ma noi dobbiamo continuare a camminare e loro hanno finito. Silenzio – C’è il silenzio della notte, che fa pensare all’inganno. C’è il silenzio dell’alba, che intristisce. Ma il più crudele è il silenzio che precede la raffica nell’imboscata. Sipe – Quando scoppia, lancia intorno ottantaquattro schegge tutte uguali ottantaquattro cubetti di ghisa. Un maggiore della missione inglese, per non cadere prigioniero, si è buttato sopra una Sipe dopo aver tolto la sicurezza. Quasi tutti, adesso, appesa alla cinghia portano una Sipe. Spia – Nel Paese in cui viviamo, diviso dalla guerra civile, tutti lo possono essere. Un tale che veniva da noi a mendicare pane, ha venduto per duecento lire la vita di quindici nostri compagni. Per questo siamo spietati con le spie, anche a rischio di cadere in errori. Tedeschi – Adesso, noi che ce li siamo trovati di fronte più volte, sappiamo che non sono invincibili. Ma le reclute si lasciano ancora impressionare da quella corta giacchetta, dalla forma dell’elmo, dagli stivaletti, dal modo di correre all’assalto. È consigliabile catturarne alcuni e tenerli all’accampamento, impiegandoli nei lavori più umili. Le reclute finiscono così per accorgersi che sono esseri umani, coraggiosi e vili come gli uomini di tutto il mondo. Vittorio Emanuele – Era piccolo col fascismo. Senza fascismo non è cresciuto di un pollice. Volante – Non si sa chi abbia dato questo nome al piccolo gruppo di uomini che, agendo di sorpresa, attacca gli automezzi sulle grandi vie di comunicazione, fa saltare depositi e binari e, se occorre per uno scambio di prigionieri, preleva anche un generale tedesco dal suo stesso ufficio. Non è improbabile che a coniare questo termine sia stato uno che ha partecipato alla guerra di Spagna. È impressionante il bagaglio di esperienze, di nomi, di immagini, di tradizioni che ci viene da quella sfortunata guerra per la libertà.
Con questa voce terminava il dizionario, scritto con la stessa calligrafia rotonda, educata; si sarebbe detto di un insegnante elementare. Lo esaminammo in tutti gli angoli, ma non portava firma. Mancavano anche, nel testo, riferimenti personali che potessero aiutarci ad identificarne l’autore. L’unico era contenuto nella voce «Neve», che faceva cenno, in termini asciutti ma sufficientemente drammatici, alla sosta forzata nella carbonaia. Ma era un’indicazione troppo vaga. Fra il dicembre e il febbraio a moltissimi era accaduto di rimanere bloccati dalla neve per uno o più giorni; e c’erano parecchie centinaia di carbonaie scavate nella montagna.
Constatammo, oltretutto, che questo riferimento doveva essere considerato come un’indicazione involontaria, con ogni probabilità l’effetto di un momentaneo turbamento. Soltanto nell’avvertire che si stava avvicinando la fine l’anonimo partigiano si era abbandonato a narrare i prima persona. Ma a questa debolezza aveva subito rimediato con un gesto che può essere soltanto suggerito dalla serenità e da una certa abitudine all’ordine. Trovammo infatti il foglietto con la voce «Neve» rimesso diligentemente al suo posto, fra la voce «Mussolini» e quella che riguarda la «Notte».
—Angelo Del Boca Storie della Resistenza
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Recensione tastiera Logitech MX Keys: la Craft migliorata ed a minor prezzo
Quando mi dilettavo come chitarra solista mi capitava che mi buttassero tra le mani una classica di pessima liuteria chiedendomi di suonare un assolo da elettrica. Ora non è che io sia mai stato John Petrucci – e dopo tanti anni di pratica mancata va anche peggio – però mi ha sempre stupito il fatto che quando sai usare uno strumento musicale ad alcuni sembra che la qualità di quest'ultimo non sia rilevante. E la cosa mi sorprende soprattutto perché in altri ambiti il senso comune pare essere invertito, per cui devi comprare una reflex full-frame da 3000€ per poter fare una buona foto e se ti presenti ad un matrimonio con una Panasonic GH5s o una Fujifilm X-T3 rischi di essere scambiato per un invitato. Nessuna delle due cose sono necessariamente vere o sbagliate, semplicemente non si può generalizzare. L'amico Giuseppe, da cui ho appreso a suonare la chitarra, è così bravo che l'ho visto con i miei occhi intrattenere una comitiva di una ventina di persone per ore ed ore con una chitarra acustica sgangherata e senza una corda, improvvisando ad orecchio quando non conosceva le canzoni. Quel che voglio dire è che la maggior destrezza porta di certo anche ad un aumento delle capacità adattive, ma quando si deve fare sul serio il professionista vuole strumenti di qualità. Ammetto di aver fatto il giro lungo per arrivare a parlare di tastiere a mouse per computer, ma ci tenevo a sottolineare quanto siano importanti per me, dato che sono questi gli strumenti che utilizzo ogni giorno.
Il professionista vuole strumenti di qualità
Una delle prime cose che mi ha fatto capire l'attenzione di Apple per i dettagli e la produttività è stata quella di ritrovare praticamente lo stesso layout in ogni tastiera dei suoi computer, che fosse il portatile più piccolo o il desktop più potente (con eccezione dei modelli estesi che per questo motivo non ho mai amato). Nell'utilizzo semplice del computer passare da una tastiera all'altra non comporta grossi problemi. Avere dei tasti di dimensione leggermente diversa o spostati di pochi millimetri neanche si nota, soprattutto se si procede lentamente, si usano poche dita e si tende a guardare in basso. Se invece si scrive velocemente usando tutte le dita e si tengono gli occhi sullo schermo, sfruttando la memoria muscolare, le cose cambiano. Soprattutto se si sfruttano anche molte combinazioni da tastiera per spostare il cursore, selezionare, inserire codici o attivare funzioni rapide. In questi casi basta spostare un singolo tasto funzione per farci sentire zoppi. Ed è quello che ormai capita a me quando uso tastiere differenti dalla Logitech K780.
La Logitech K780 è compatta e comoda, ma il design è poco "pro"
Come per il primo Logitech MX Master che ho usato, devo ammettere di aver capito il reale valore di questa tastiera nel tempo, anche se nella mini review del 2017 l'avevo già parzialmente premiata. Ci sono ancora oggi delle cose che non mi piacciono nella K780, ma il solo fatto di possederne tre (di cui una di scorta ancora imballata presa durante una ghiottissima offerta) dà l'idea di quanto io ci sia affezionato. Non essendo lei l'oggetto della recensione odierna non mi dilungo oltre, tuttavia credo sia utile un breve elenco di pro e contro da usare come base per le prossime considerazioni:
Logitech K780 PRO CONTRO + Layout compatto ma con tastierino numerico + Tasti comodi e non troppo piatti + Si abbina a 3 dispositivi + Layout adatto per Mac/PC (e non solo) + Include un pratico supporto per smartphone + Dotata di ricevitore Unifying che funziona fin dal boot e rimane abbinato anche spostandosi su altro computer o sistema operativo - Le serigrafie sui tasti si scoloriscono - Il tasto invio dopo alcuni mesi può diventare rumoroso - Non è retroilluminata
Pur con qualche aspetto non perfettamente riuscito, le numerose positività mi hanno portato rapidamente ad adottare la K780 nelle mie due postazioni di lavoro primarie. Ho provato anche la Logitech Craft (recensione) che sembrava promettente ed è sicuramente molto bella, ma quel controller girevole non si è rivelato utile come speravo e complessivamente aveva più difetti della sorella minore, tra cui il formato esteso che non preferisco. Il problema è che richiede circa 6 cm in più in larghezza che però non mi danno nulla di utile, in quanto i tasti freccia sono ormai abituato a cercarli sotto lo shift destro (anche per via dei portatili) e il blocco superiore contiene per lo più i movimenti del cursore che ottengo più rapidamente con le combinazioni da tastiera (che sono anche più potenti e versatili).
La Logitech Craft ha design migliore ma la rotella è più un fastidio che un vantaggio
Ora non è che lo spazio "sprecato" sia di per sé un problema, ma quei centimetri aggiunti incidono negativamente sulle mie abitudini posturali, in quanto vanno ad aumentare lo spazio tra l'area più utile della tastiera (quella con le lettere) ed il mouse. Il risultato è che devo tenere le braccia più larghe per ritrovare subito i tasti con la sinistra e mi trovo anche scomodo con il mousepad rigido che preferisco, in quanto pure attaccandolo al bordo rimane troppo spostato sulla destra.
Tutto quanto detto fin qui si basa sulle mie abitudini, sui miei gusti, e va dunque considerato con il dovuto distacco da parte vostra. Conosco tantissime persone che usano solo tastiere estese, si trovano benissimo e non ne possono fare a meno, mentre io anche quelle da gaming che compro e preferisco sono le più compatte, spesso anche senza il tastierino numerico.
La Logitech MX Keys con retroilluminazione attiva vicino al nuovo MX Master 3
Dunque eccoci qui, dopo questa lunghissima premessa, per parlare della nuova Logitech MX Keys. Ad un primo sguardo può sembrare una Craft senza la rotella, e in effetti è più o meno così, ma la cosa ha dei vantaggi, uno fra tutti il prezzo nettamente inferiore: circa la metà. E considerando che quell'elemento non mi è sembrato così efficace e mi dava anche fastidio per il posizionamento troppo vicino al tasto Esc, io ne faccio volentieri a meno. Ciò che non mi aspettavo è di trovare una migliore qualità costruttiva nella MX Keys, in quanto Logitech ha invertito i materiali rispetto alla Craft, realizzando tutto il blocco principale in metallo. È quindi un po' pesante ma molto solida e robusta.
La qualità costruttiva della MX Keys è superiore alla Craft
In dotazione si trova un cavo di ricarica della batteria interna, che va collegato alla porta USB-C nell'area superiore destra, vicino allo switch di accensione e spegnimento. Dispone di 3 canali per abbinarsi a 3 differenti computer (ma anche smartphone, tablet o smart TV) e ognuno di questi supporta il Bluetooth oppure l'abbinamento tramite il dongle Unifying in dotazione. Questo è uno degli elementi che mi ha felicemente vincolato ai dispositivi di input di Logitech nel corso degli ultimi anni.
Il sistema ha il solo svantaggio di richiedere l'occupazione di una porta USB (per giunta di tipo A visto che ancora non si sono decisi a realizzare il dongle USB-C) ma a fronte di questo ci offre numerosi vantaggi che provo ad elencare brevemente:
la connessione diretta con il dongle è molto più stabile e meno disturbata di quella Bluetooth
ad un solo dongle si possono abbinare numerosi dispositivi, quindi non sarà necessario utilizzarne uno per il mouse ed uno diverso per la tastiera
gli abbinamenti rimangono nel dongle, quindi basta spostarlo su un altro computer e i dispositivi saranno immediatamente pronti per essere usati
gli abbinamenti funzionano a livello hardware, quindi non si deve attendere il caricamento del sistema operativo e dei driver Bluetooth per poterli utilizzare, cosa che ci consente anche di accedere senza problemi nel BIOS/EFI o attivare le shortcut al boot senza problemi
Comodo il LED sul blocco maiuscole che manca nella K780
Nella MX Keys è presente anche la retroilluminazione, similmente alla Logitech Craft. Si tratta di una caratterista molto utile e che manca sia nelle tastiere Apple esterne che nella precedente K780. Rispetto a quest'ultima c'è anche il vantaggio di avere il LED sul blocco maiuscole e non soltanto la segnalazione all'attivazione/disattivazione sullo schermo. La retroilluminazione si adatta automaticamente alla luce ambientale ma può anche essere spenta o controllata direttamente tramite i due tasti funzione in corrispondenza di F6 ed F7. Dopo un breve periodo di inutilizzo si spegne per risparmiare batteria ma rileva l'avvicinamento delle mani e si riattiva automaticamente appena è necessario.
L'autonomia è migliore della Craft: supera due settimane con retroilluminazione attiva
Proprio la batteria è un elemento critico per me e nella Craft non mi aveva entusiasmato. Anzi, l'avevo messa nei contro perché con la retroilluminazione attiva non durava niente. Ora non ho idea di cosa abbia cambiato Logitech nella MX Keys ma la durata è nettamente superiore. Nel mese scorso l'ho caricata una sola volta perché quando è arrivata non era al 100%, ma nelle successive due settimane ha perso meno del 50%. Considerando quanto la uso e che non ho mai spento la retroilluminazione, è un risultato che considero sorprendente, anche perché a me sembra superiore ai 10gg che riporta la stessa Logitech. Mi sarebbe piaciuto avere un indicatore più visibile, però, in quanto la carica residua si vede solo all'interno dell'app companion Logitech Options (che va necessariamente installata per sfruttare tutte le funzioni) e quando scende sotto al 10% lampeggia di rosso anche il LED di stato sulla tastiera. A quel punto basta collegarla ad una porta USB qualsiasi con il cavo in dotazione, anche da un powerbank volendo, e si potrà continuare ad usarla durante la ricarica.
Il profilo è leggermente rialzato ma non regolabile
La tastiera ha una leggera inclinazione ottenuta tramite il pacco batterie posteriore, che funziona anche come rialzo. Purtroppo non è modificabile in altezza, ma devo dire che l'ho trovata immediatamente confortevole. Una cosa a dir poco bizzarra è che Logitech abbia deciso di proporre come accessorio a parte il poggia polsi della MX Keys, venduto a 19€ su Amazon. Di norma non ne utilizzo, quindi non ne ho sentito la mancanza, però forse si poteva includere nella tastiera visto che comunque costa un centinaio di Euro.
Il layout della MX Keys è di quelli estesi, che come ho detto non sono abituato ad usare. Ci ho messo un paio di settimane per abituarmi istintivamente a ritrovare tutti i tasti funzione, le frecce direzionali, il canc, ecc... Quello che ancora oggi mi dà qualche grattacapo è Fn posizionato a destra, perché in Photoshop ed altri software che utilizzo alcune combinazioni richiedono la sua pressione per avere i tasti funzione naturali (come il comando "Riempi" ⇧F5) e devo premere i modificatori con la destra invertendo le mie abitudini, cosa che mi fa tentennare qualche istante. Per il resto il layout è piuttosto tradizionale e molto simile a quello dalla Magic Keyboard con tastierino numerico, Anzi per la digitazione dei testi è tutto esattamente allo stesso posto e persino con le medesime dimensioni dei tasti speciali. I cambiamenti si ritrovano giusto in quelli funzione e nel fatto che Fn abbia preso il posto di Option sotto lo Shift destro.
Una delle cose di questa linea che apprezzo molto è la compatibilità nativa sia per macOS che Windows. E non intendo solo per il funzionamento della tastiera e dell'app companion, ma anche per il layout dei tasti funzione. Su alcuni di questi si trovano infatti le doppie indicazioni e quindi ci troveremo ad avere la disposizione corretta lavorando su tutte le piattaforme, evitando ad esempio l'inversione di Alt/Option.
Per quanto riguarda il feedback nella digitazione, Logitech ha fatto certamente un ottimo lavoro nel bilanciare escursione, precisione e resistenza. I tasti sono un po' più alti di quelli della K780 e anche meno asciutti ma più leggeri. In effetti sembrano ballare un po' sotto le dita se si provano a spostare orizzontalmente, ma quando si schiacciano scendono giù dritti e precisi, anche se si preme in un angolino. Non so se siano tecnicamente identici a quelli della Craft che non possiedo più, ma andando a memoria li ho trovati superiori o comunque li ho graditi di più fin da subito.
Una particolarità della K780 che mi è sempre piaciuta molto è quella di avere tasti circolari. A parte il discorso estetico, che è del tutto soggettivo, li preferisco nella scrittura perché aumentano la percezione di separazione tra le lettere e quando si schiaccia un tasto, anche marginalmente, è difficile avvertire la presenza di quello vicino con il dito. Purtroppo sembra che Logitech abbia abbandonato quel percorso ed abbia ormai optato ovunque per un nuovo formato, un po' più tradizionale nell'aspetto ma sempre caratteristico. In tutte le tastiere la superficie dei tasti è più o meno concava per accogliere meglio le dita, ma solitamente si tende a creare una curvatura uniforme. A partire dalla Craft, Logitech ha invece proposto un formato insolito, dove dentro il tradizionale tasto si vede chiaramente la presenza di un cerchio incassato. È un po' come se avessero messo i tasti circolari della K780 all'interno di una superficie quadrata. A me non fanno impazzire ma funzionano abbastanza bene sotto le dita.
Il tasto Fn in questa posizione non mi è piaciuto perché presenta diversi svantaggi
Tramite l'app Logitech Options possiamo personalizzare il comportamento dei tasti funzione a nostro gusto e se si utilizza anche un mouse compatibile Unifying, come l'MX Master 3, si potrà configurare il tasto Fn per attivare combinazioni aggiuntive su quest'ultimo con l'opzione Duolink. Tanto per fare un esempio: si può schiacciare Fn e muovere il mouse in alto per attivare Mission Control o in basso per liberare la scrivania. Non è una funzionalità che uso spesso ma devo ammettere che nella K780 è molto più comoda perché ha Fn a sinistra e dunque si schiaccia facilmente mentre con la destra si controlla il mouse, mentre nella MX Keys Fn si trova a destra e rende la cosa incredibilmente scomoda.
Una novità molto interessante della MX Keys è la possibilità di personalizzare i tasti funzione per singole app. È una cosa che apprezzo, come faccio per ogni funzione in più offerta all'utente, ma che onestamente tendo ad evitare. Lo faccio istintivamente ma ci sono anche delle ragioni concrete. Quasi tutti i software, soprattutto quelli professionali, dispongono di un set ricco e completo di scorciatoie da tastiera. Se si apprendono quelle saranno valide ovunque, spesso anche tra sistemi operativi differenti al netto delle possibili differenze su alcuni tasti funzione. Tuttavia le scorciatoie native rimangono indipendenti, mentre creandole su un dispositivo saranno vincolate a questo. Per cui la mia scelta di non crearne di altre sulla MX Keys è più che altro di principio, ma devo ammettere anche che ne sento la necessità perché non ci sono mancanze che non possono essere colmate direttamente nelle app.
Da notare che se si utilizza un mouse Logitech compatibile con la funzione Flow, si potrà abbinare la tastiera a quest'ultimo per farla spostare dinamicamente da un computer all'altro. Per chi non sapesse di cosa si tratta: è un sistema grazie al quale abbinando lo stesso set di mouse e tastiera su due computer (ognuno con il suo dongle Unifying) si può far switchare entrambi i dispositivi in un solo colpo soltanto muovendosi verso un lato dello schermo (di solito quello dove si trova l'altro display). La stessa cosa si può fare manualmente visto che sia i mouse che le tastiere compatibili gestiscono 3 abbinamenti ed hanno i tasti per passare dall'uno all'altro, ma è molto più semplice farlo a schermo spostando semplicemente il puntatore (e in genere funziona anche piuttosto bene). Interessante anche il fatto che Flow si porti dietro delle funzionalità aggiuntive, tra cui il copia e incolla tra postazioni. Ipotizzando di utilizzarlo tra un computer Apple ed un PC Windows, potete ad esempio selezionare un testo da una parte ed incollarlo dall'altra. Non è super reattivo ma ha un non so ché di magico e in alcune situazioni ci semplifica tanto la vita.
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Conclusione
La tastiera per me è sacra. È un po' come il pianoforte per il pianista. Non si può pensare di cambiare il peso dei tasti, la loro consistenza, l'altezza e addirittura la posizione senza avere un impatto negativo sull'ergonomia. Ciò non toglie che sono disposto a cambiare e ad abituarmi ad una nuova se tecnicamente superiore. La Logitech Craft non mi ha convinto per questo, è sicuramente bella ed originale, ma ha quel pulsante girevole messo in una posizione fastidiosa e che onestamente non serve a nulla in ambito professionale vista la sua deludente precisione. Ci si può anche passare sopra per avere il vantaggio della retroilluminazione, ma alla fine si paga a caro prezzo e io avevo anche il problema di attivare continuamente la rotella premendo Esc (visto che è sensibile anche di lato...). La Logitech MX Keys è molto simile ma in realtà è sostanzialmente diversa. È più compatta, è più robusta, non ha quella inutile rotella che intralcia, ha più o meno le stesse funzioni ma costa la metà e la batteria dura di più. La scrittura è un po' più rumorosa rispetto alla K780 ed il feedback leggermente meno secco, però l'ho trovata molto soddisfacente in termini di precisione ed ergonomia. Inoltre ho apprezzato il design professionale e la retroilluminazione, ma rimpiango un paio di cose: il layout più compatto ed il supporto per smartphone (che pensavo fosse inutile e invece ho scoperto di utilizzare molto spesso). Nel complesso il giudizio è molto positivo, al punto che quasi sicuramente continuerò ad utilizzare la MX Keys sulla mia postazione di lavoro principale.
Curiosamente nel momento in cui scrivo Amazon ha rimosso dal suo store la MX Keys con layout italiano. Probabilmente si tratta di un problema temporaneo del database ma fate attenzione al layout proposto quando raggiungete la pagina prodotto da questo link (che prima puntava alla IT). Se non dovesse ancora essere stata ripristinata la versione giusta, potete eventualmente optare per l'acquisto in bundle di MX Keys + MX Master 3, che oltre a far risparmiare qualcosa è chiaramente indicato come "layout italiano".
PRO
Design professionale ed elegante
Costruzione ottima: tutto lo chassis è in metallo
Tasti ampi, comodi e precisi
Retro-illuminazione con sensore di prossimità
Possibilità di connessione su 3 dispositivi
Tasti funzione doppi adatti per Windows e macOS
Comodissimo l'uso con il dongle Unifying oltre al normale Bluetooth
Tante personalizzazioni grazie all'app Logitech Options
In abbinata con un MX Master offre ulteriori funzioni
Prezzo nettamente inferiore alla Craft
Batteria integrata abbastanza valida
CONTRO
La posizione a destra del tasto Fn è scomoda in diverse circostanze
Fastidioso dover pagare 19€ in più per il poggiapolsi
DA CONSIDERARE
Personalmente non amo il layout esteso, preferisco quello della K780
Inclinazione non modificabile ma valida
Non mi sarebbe dispiaciuto l'appoggio per smartphone come nella K780
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RECENSIONE: Massimo Pericolo - Scialla Semper (Pluggers / Lucky Beard)
Massimo Pericolo, nome d’arte di Alessandro Vanetti, è il trapper lombardo che da qualche mese sta suscitando l’attenzione di tutti gli interessati alla scena rap italiana. Da Brebbia, piccolo comune in provincia di Varese, sta spopolando in tutta la penisola con la sua “anti-trap” - per così dire - un’attitudine musicale non a pieno identificabile con lo stile che sempre più accomuna i rapper italiani di oggi. Arrivato proprio nel momento in cui il genere si era quasi irrimediabilmente accartocciato sui propri cliché, insistendo col fare di uno dei suoi ultimi sottogeneri nati in America - appunto, la trap - una traduzione impoverita, ottusa, stereotipata e a tutti i costi commercializzabile, il debutto Scialla Semper è un disco in cui Pericolo non fa di soldi, fama e sesso l’argomento principale delle sue canzoni, non interessandosi in generale ad ostentare una vita fatta di sfarzi ed eccessi come quella di una star vissuta dal fascino decadente. Al contrario parla del suo reale vissuto, ben diverso da quello idealizzato dai colleghi, dipingendosi spesso come un provinciale sfortunato e miserabile, caduto come tanti coetanei nei giri dell’illegalità per sopravvivere alla povertà.
Che poi Pericolo non arriva dal nulla senza preavviso, ma da qualche anno pubblica canzoni su Youtube che non sono finite nella versione finale di Scialla Semper, stretta ad appena otto tracce per una durata di venti minuti. Tra le poche selezionate troviamo posizionata in apertura 7 miliardi, il singolo decisivo per il successo dell’artista che è esploso sul web e ad oggi conta 3 milioni di visualizzazioni. Paradossalmente questo brano non è probabilmente la migliore introduzione alla musica di Massimo Pericolo - a dirlo è lui stesso - in quanto potrebbe farcelo scambiare come l’ennesimo ragazzetto incazzato che se la prende con la polizia e sputa sul mondo senza motivo, se non per non apparire forte con gli amici e fare come i “veri rapper”; in generale è una tamarrata immensa, senza incastri e sporca di distorsioni sin dall’origine come se fosse suonata in un’impianto incapace di reggere il volume ridicolo a cui viene ascoltata, ma tolta qualche riga troppo spinta - anche se in realtà ironica e volutamente esagerata - Pericolo tira fuori qualche barra d’impatto e tenta di riscattarsi nell’ultima, concludendo in un sincero e ulceroso urlo con la voce rotta di un “voglio solo una vita decente”. C’è tanta rabbia all’interno del disco prodotto dai Crookers e Nic Sarno, una rabbia che viene motivata e che può ricordare il primissimo Fabri Fibra: stessa urgenza espressiva, stessa irruenza, stesso disagio, quello distante e marginale della provincia.
Pericolo è appena uscito dall’esperienza più brutta e segnante della sua vita e com’è fresco il trauma lo è anche la rabbia. Egli cattura questo impeto incontrollabile in una provocazione che risiede già nel titolo: Scialla Semper è infatti il nome che l'antidroga di Gallarate ha dato all'operazione che nel 2014 porta all'arresto di Vanetti e di altre ventotto persone, molte delle quali appena maggiorenni. Due anni di detenzione è stata la pena inflitta dai giudici che Vanetti ha scontato prima in carcere e poi ai domiciliari. Questa storia è molto centrale nel disco ed in ogni articolo che riguarda l’artista, piaccia o meno, è garantito che venga fuori. E’ inevitabile dato che ha profondamente pesato sui suoi problemi psicologici e gli ha cambiato la vita in peggio. Adesso cerca riscatto e fa i conti con la depressione, è ancora più arrabbiato col sistema giudiziario, le forze dell’ordine ed i pregiudizi della gente nei confronti di chi ha la fedina penale sporca, fa riferimenti a Giuseppe Uva e Stefano Cucchi, due vittime che hanno pagato con la vita gli abusi di potere violenti dei carabinieri. “Mi complimento con voi / Che proteggete la gente / E vi chiamano "eroi" / Se rompete le teste”. Aggiungendo che in Italia, sostanzialmente si tende a non affrontare il cuore dei problemi facendo finta di risolverli senza risalire al vero colpevole. E’ giusto che Vanetti abbia espiato la sua pena per possesso di sostanze stupefacenti, ma non lo è il fatto che abbia dovuto sperimentare un carcere soltanto come mezzo di reclusione senza alcuna funzione riabilitativa, mentre nelle province lombarde, così come in tutta Italia, continua lo spaccio ed il consumo di droghe pesanti per le strade. “E qua puniscono i cattivi ma non premiano chi è buono” dice in Ansia, una trappata nebulosa e truce più pulita nella produzione rispetto alla precedente, continuando “E siamo tutti nella stessa barca solo quando affonda”. Nella seconda strofa subentra Ugo Borghetti con delle barre troppo violente e crude che nel contesto riescono ad esagerare oltremodo, facendo addirittura sorridere e non suscitano quell’introspezione e riflessione necessaria in una traccia che tocca argomenti del genere, come d’altra parte fa Pericolo. Diciamocelo, Cocco è una “guilty pleasure”, quella canzone che non dovrebbe piacerti ma che ti prende costringendoti a canticchiarla per giorni, la commercialata sprezzantemente pop e melodica del disco che schiaccia l’occhio a Lil Peep e all’emo rap con un testo che onestamente non ha spessore, ma con una strumentale fresca che usa i synth giusti di matrice trap ed un ritornello irresistibile.
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Con una produzione molto interessante, meno trap e più chill, cortesia di Palazzi D’Oriente, ed un ritornello cantato da Generic Animal, Sabbie D’oro è una delle tracce in cui Pericolo scrive uno dei suoi testi migliori, raccontando nel dettaglio di un passato fatto di stenti in cui l’unica soluzione diventa l’illegalità. “Sbirro guarda un po' più in là del tuo binocolo / Non c'è una scelta se i bisogni te li impongono / Volevo i soldi e sono andato fino in fondo”. Mentre è ai domiciliari Vanetti scrive la title-track Scialla semper, in cui racconta tutta l’esperienza del carcere, dalla mattina dell’arresto fino alla sentenza definitiva, arrivata quattro mesi dopo la retata che ha portato in cella lui e gli altri. Vanetti coglie anche l’occasione per approfondire le cause ed i contesti che portano i ragazzi a compiere scelte sbagliate, entrando nel mondo della droga. “Perché le persone brave non fanno questo / Andate a fare in culo, l'impiego onesto / A noi non ce lo dà nessuno, voi fate il resto”. Qualsiasi persona abbia avuto la sventura di finire in cella, al di là della privazione degli spazi personali e di tutta la sofferenza, può garantire che molti entrano per reati minori e a forza di passare tempo con gente che magari sta scontando pene più cospicue per reati gravi, rischiano solo di ricascarci appena fuori. “Vuoi fermare il fumo? Spegni l’incendio / Non ci metti al sicuro, ci metti dentro”. Le sue rime sono semplici e minimali e a parte qualche “gang” e “figa” e qualche riga riempitiva buttata qua e là, la scrittura si rivela buona e dimostra una certa potenzialità - esplorabile in futuro - nel raccontare vicende realistiche di vita. Non c’è una ricercatezza di parole, però c’è una ricercatezza di concetti. Capita, infatti, che Pericolo scriva versi volutamente interpretabili in più modi, sfruttando l’ambiguità di certe parole. “E non mi tolgono la fame neanche con la bamba / Perché finché c'è la fame, frate', c'è speranza” dice, ad esempio, in Soldati. E’ un peccato, invece, la scivolata di Ramen girl, che vede Pericolo rilassarsi un pò troppo, in primo luogo nel flow che diventa quasi un’imitazione dei colleghi trapper da cui era riuscito, tutto sommato fino a questo momento, a distinguersi e poi nel testo che sembra partire bene, ma già a metà della prima strofa cade in stereotipi e rime scontate che nel contesto quasi tolgono valore a quanto già detto nei brani precedenti.
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TRACCE MIGLIORI: Cocco; Sabbie D’oro; Scialla Semper
TRACCE PEGGIORI: Ramen girl
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00:27 Una persona che mi mente non può essere mia amica.
Sono tante le cose che mi chiedo, ne ho già parlato. Oggi però mi rivolgo solo a te. Non so cosa io abbia sbagliato, non so se ho fatto qualcosa che ti abbia innervosito, ho sempre cercato di essere una buona amica, di capirti quando qualcosa ti tormentava. Cercavo una giustificazione per il tuo comportamento, per la tua doppia faccia, una peggio dell'altra. Stasera però, non ne ho più voglia. La verità? Sei una persona egoista, pensi solo a te stessa, te ne freghi di tutto e stai sempre al centro dell'attenzione. Menti in continuazione, sei una bugiarda e solo per questo mi fai schifo. Sette anni, sette anni che ci conosciamo e non hai fatto altro che raggirarmi, usarmi quando ti era più comodo. L'ho capito da un po’ sai? All'inizio usavo il tuo stesso gioco contro di te ma dopo gli ultimi giorni pensavo che almeno con me avessi cambiato atteggiamento, ma ancora una volta mi sono sbagliata. Quando ti ho vista insieme a una che dici di odiare e a un'altra che tu ritieni stupida, sono corsa via. Ho cominciato a correre col capo chino e volevo piangere perché sono stanca di sentirmi presa in giro da gente come te. Te l'ho sempre detto che se non ti andava di frequentarci me lo dovevi dire in faccia fin dall'inizio. Sai quanto odio le menzogne, perché me le hanno sempre rifilate sotto un velo di verità. Sai che io, stupida che sono, non critico ne giudico male perché non ne sono capace, io per prima non voglio essere giudicata. Ma a te piace mentire, prendere in giro tutti, usare le persone come burattini ma attenta, ci sono burattinai più abili di te e questa volta non sarò io ad aprirti gli occhi. Sono stata troppo buona con le persone sbagliate e tu ne sei un esempio. Ma proprio non capisco cosa ho fatto, perché ti comporti così con me e con tutti? Fai l'amica, e poi pugnali alle spalle. E io stupida che ci sto male. Vuoi giocare? Va bene giochiamo. Se ne uscirò perdente poco importa poiché non ho più niente da perdere.
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Perché mi hai insegnato cos'è l'onestà, la sincerità. Mi hai insegnato ad essere “autonoma”, mi hai insegnato a leggere e scrivere, a colorare, a fare i pacchetti regalo. Mi hai insegnato il giusto valore che devo dare alle cose. a vivere. perché eri al mio fianco quando ho detto la mia prima parola, quando ho messo il primo dentino e quando ho mosso i miei primi passi. E soprattutto eri al mio fianco quando ho iniziato a parlare troppo, quando mi è caduto il primo dentino e quando sono caduta. perché dovrebbero farti un monumento per la pazienza che hai con me, per tutte le cose di cui ti occupi contemporaneamente, per tutte le tue premure, perché cucini sempre pasti diversi per farci tutti contenti e nonostante questo c'è sempre qualcuno che si lamenta e tu hai sempre tanta pazienza. Perché non c'è nessuno che ti superi come mamma. Una mamma a 360°, 365 giorni l'anno, 24 ore su 24. Una mamma che si preoccupa per qualsiasi sciocchezza, pur di sapere che i propri figli stanno bene. Perché il mio ricordo più bello con te è . Perché sei veramente speciale quando ti prendi cura di me, ancora prima di pensare a te stessa. Perché con te condivido il piacere di andare al mare a prendere un po’ di colore prima delle vacanze estive, di scambiarci gli smalti, i rossetti, i profumi, le scarpe e le maglie (anche se non abbiamo la stessa taglia vanno bene comunque) . Perché mi fai morire dal ridere quando “questa casa è un puttanaiooo” anche se non è assolutamente vero. quando “questa stanza e una stalla” e quindi c'è bisogno di far entrare pinguini, orsi polari, cavallucci marini e sirene. quando “questa torta non è venuta buona”, “questa lasagna non doveva venire così”, “speriamo che questi tiramisù sia venuto bene” e poi dentro di te sai che è venuto tutto alla perfezione, anche perché , secondo te, “non è buono”, ancor prima di assaggiarlo. Oppure quando “questa fettina è venuta un po'rosolata, c'è scritto Papi sopra” e non lo fai neanche apposta, questa è la cosa divertente! Mi fa ridere quando scrivi la lista della spesa in ostrogoto e papi mi chiama per interpretare. Quando a pranzo compare beautiful e a papi va tutto di traverso perché a noi piacciono i programmi di motori e dobbiamo guardare quelli ahahaha.Quando fai una rotonda 10 volte , così, per sicurezza o quando cambi radio all'infinito perché nella tua testa stai cercando una canzone precisa e non la trovi.perché sei la regina di. Perché risolvi i problemi con un click, cioè.. no.. facciamo con uno schiocco di dita, perché con l'informatica non ci siamo ancora ahaha. Perché quando non trovo qualcosa, tu lo intercetti col pensiero. Quando ho bisogno di qualcosa tu ci sei sempre. Quando succede qualcosa hai sempre la soluzione. Quando non so che farmaco prendere hai sempre diecimila opzioni. Quando non so cosa mangiare, compri sempre qualcosa in più, per viziarmi un po’, anche se il frigo è pieno. Quando sto male ci sei sempre e anche quando sto bene. Quando non riesco a risolvere dei problemi arrivi tu con la bacchetta magica, e in un attimo e tutto a posto (tranne quelli di fisica. Per quelli bisogna solo sperare in un miracolo). perché la mia infanzia con te è stata quella che ogni bambino vorrebbe ricordare. Perché già da piccola, anche se stavo male, mi portavi al mare, in montagna, in Francia, Giappone, Antartide, sulla luna. Perché facevi la guida turistica giapponese e ci facevi camminare un sacco (menomale che col tempo ti sei stancata ahaha). Perché non mi facevi mangiare schifezze perché tanto sapevi che ne avrei poi fatto overdose da grande. Perché non mi hai viziata comprandomi tutto quello che mi piaceva e mi hai insegnato a dare il giusto valore ai soldi. (Tanto ci pensava già nonno a viziarmi quando andavamo da lui a Torino che ci faceva scendere in negozio e ci comprava tutto quel che volevamo). Mi hai insegnato a leggere, scrivere, colorare dentro i bordi, disegnare i pesciolini (solo quelli ti venivano bene). Perché hai una pazienza infinita, anche quando mi lamento, quando ti chiedo di ascoltarmi mentre ripeto la rivoluzione inglese, americana, francese, russa, scientifica, industriale, la sagra del pesce e del maiale ahaha. Hai pazienza quando rompo le scatole in macchina per la radio o perché vai troppo lenta (ma anche io ho pazienza quando devi imboccare l'autostrada ma non vuoi farlo). Hai una pazienza infinita con tutti, con me, matteo, papà e nonna. (e tra l'altro penso di essere quella che ti fa sclerare di meno, spero) .Perché mi piace quando ci prendiamo dei momenti solo per noi, lontano dai due uomini. Mi piace quando Andiamo a mangiare al cinese, quando andiamo al mare (sempre pietra ligure, sia mai), quando mi carichi in macchina e dici “vediamo dove ci porta” e poi finiamo a comprare vestiti o a fare la spesa. Mi piace quando passiamo la giornata al salone del libro, ma va bene anche tutto il pomeriggio nella libreria del lingotto. Mi piace quando ci siamo solo io e te a pranzo e puntualmente fai le trofie al pesto. Mi piace quando dici “io qui non ci so arrivare, fammi da navigatore”. Perché ci divertiamo un sacco quando facciamo tutte queste cose assieme. Tu a volte pensi di starmi sottraendo del tempo, di farlo per te, ma in realtà lo fai anche per me, è bello passare del tempo insieme. Perché nessuno al mondo mi capisce come lo fai te. Perché io sono il tuo clone e tu sei già passata dove sono io. Hai già fatto la strada che sto percorrendo io, in modo diverso, ma ci sei già passata. Perché ci immagino tra qualche anno e vedo una me un po’ più cresciuta (non in altezza chiaramente), che vorrà essere sempre più indipendente, ma che tornerà sempre nel suo nido sicuro a prendere un po’ di sicurezza e conforto, magari anche di coccole. Perché è grazie a te se io sono quel che sono e non vorrei essere diversa. Sono così, con i tuoi stessi geni, i tuo DNA, i tuoi pregi e anche i tuoi difetti, e sono fiera di tutto ciò. Perché di te voglio conservare i ricordi migliori, quelli di una vita felice. Quelli di una sottile complicità che ci lega e ci unisce ancora di più . Perché con te ho imparato che la vita è dura, ma non durissima. Che a volte andare avanti è difficile, ma non è impossibile. Basta fermarsi. Pensare per un attimo a se stessi. Guardarsi intorno e trovare la strada giusta per ripartire. Perché al tuo fianco mi sento protetta, al sicuro, compresa. A volte ho la presunzione di pensare di essere indispensabile per te: penso “chissà come farebbe mamma solo con due uomini? O addirittura 3?” Ma la verità è che tu sei indispensabile per me. Perché non potrò mai dimenticare tutto l'amore è la fiducia che mi hai dato è continui a non farmi mancare. Tutte le attenzioni che mi hai dato è le volte che mi hai ripreso per una buona causa. Perché mi hai donato il regalo più grande che io potessi ricevere: Matteuo. perché anche se molto spesso ispira pizzicotti, gli voglio un bene dell'anima. Perché mi si gonfia il cuore d'orgoglio quando dicono che sono uguale a te, che ci assomigliamo.Sei una donna forte, fortissima, sei un uragano sempre in tempesta, abbatti tutto quello che ti può fare male e superi tutti gli ostacoli che la vita ti mette davanti. Sei una donna straordinaria, la migliore. Nonostante tutto quello che hai passato e stai passando hai ancora in mano la tua vita e la stai guidando nei migliori dei modi. E per questo, mamma, sono orgogliosa di essere tua figlia. Abbiamo gli stessi occhi, gli stessi lineamenti, gli stessi modi di fare e spero di riuscire a vedere negli occhi di mia figlia, tutti i pregi che mi hai trasmesso. Auguri a te, che hai sempre messo me davanti a tutto. Auguri a te che mi hai messo in guardia dalle persone sbagliate e hai accolto a braccia aperte quelle che mi facevano veramente del bene. Auguri a te che mi sgridi sempre per una buona ragione, a te che mi sopporti anche nei momenti peggiori. Auguri a te che hai fatto tanti sacrifici, ma sempre col sorriso sulle labbra. Auguri a te che mi stai vedendo crescere e allontanarmi sempre di più, ma sai che alla fine ritorno sempre a casa, al sicuro da tutto e da tutti. Auguri mamma.
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Non importa ciò che dici, non importa se non lo credi, tu sei convinto di ciò che dici ma non sempre ciò che credi è la verità, vedi me? Credevo di essere l'unica, credevo in te, credevo nel tuo amore, e mi sono ritrovata con un pugno di mosche in mano, e ora è notte e io me ne sono quasi andata di casa se non fosse stato per qualcuno che è riuscito a trattanermi, e non sei stato tu, no perché tu sei troppo impegnato a vivere la tua vita perfetta, troppo impegnato per me, ma stai tranquillo che c'è chi almeno ci tiene chi è disposto a venire sotto casa alle 3 di notte con un termos di caffè e un pacchetto di sigarette pronto a parlare con me e ad asciugare le mie lacrime, quelle che tu mi hai fatto versare. E nonostante non è minimamente alla tua altezza almeno lui la persona che ha affianco la ama e spero anche io di trovare un giorno qualcuno cosi proprio come è accaduto a mia sorella. Perché la vita insegna che ci sono mille persone ma solo ad alcune rimani dentro. Per te era tutto una bugia, la nostra relazione, il nostro amore, tutto falso, ma la cosa brutta è che per me era tutto vero, tutto troppo vero, e vorrei andarmene via lontano dalle città che ci hanno visto insieme, ti vedo in ogni angolo come fossi in un film horror. Ma è proprio vero che non apprezzi le cose fino a quando non le perdi, io ho dovuto perdere me stessa per capire che bastava solo perdere te. Ho dato priorità alle cose sbagliate. Sei riuscito a imbambolare tutti, tu il ragazzo perfetto, brillante, con una buona famiglia, degli ideali, delle ambizioni, tanto amore, giá hai avuto tutto dalla vita, cose che io posso solo immaginare di avere perché io una madre non ce l'ho e risento del muro che c'è con mio padre, tu invece hai una madre d'oro e un padre che non ti dico, con un cuore davvero grande per aver solo avuto il coraggio di crescerti. Puoi permetterti tutto dalla tua cazzo di vita, non hai ostacoli, ma hai deciso di mandare tutto al diavolo perché? Hai preso brutte amicizie, hai perso quelle vere, perché sappilo che a stare con te si diventa freddi. Hai perso me, che poi io lo so che non sono un granché, sono una tipa ordinaria, di quelle che non danno nell'occhio, sai quelle che non ti giri a guardarle, poi cazzo sono timida, preferirei morire che parlare con tutti, per parlare con tua madre mi sono dovuta ubriacare, che poi mi sono solo resa ridicola perché tanto che importanza ha se mi hai tradito? Sono solo un estranea nella vita di suo figlio. Non sono granché ma sono vera, ho un cuore grande quanto il mondo, ti avrei dato di tutto, ti avrei regalato l'universo se avessi potuto, ma potevo darti solo me e non ti è bastato, ti ho amato, ti ho amato davvero e non c'è stato un solo giorno in cui questo è venuto meno, sai tutto quello che ho passato nella vita, la mia esistenza sbagliata, mi ha fatto apprezzare le cose anche nella loro piccolezza, ecco perché ti ho amato, perché anche se era tutta una bugia la tua, finalmente io avevo trovato qualcuno che pensasse a me, qualcuno che mi ha detto che i miei stupidi sogni si potevano realizzare, una cazzo di famiglia, proprio come mi aveva promesso mamma, ma lei è morta e tu te ne sei andato, e hai deciso di provare con una quindicenne arrapata che si sta sentendo con un altro da prima di te, ti fa arrabbiare no? Quante cose che so e che non ti dico. Sono passata dalla cornuta di turno, ma questo è il minimo in confronto a cio che la gente vede di me grazie a te. Hai sempre fatto la vittima, il povero lupo travestito da agnello, mi incolpavi di averti tradito, io avevo solo te, tu invece no. Dopo tutto quello che abbiamo passato penso di averle superate tutte, stupida avevo messo anche i miei sogni da parte per poterli incastrare con i tuoi un giorno, ma tu avevi altri progetti. Voglio liberarmi di tutto e ricominciare da zero e magari un giorno arriverà chi mi ama davvero, chi non spreca solo parole. Avevo pensato di fartela pagare, volevo colpire ciò che di più caro hai, ma io sono migliore di te, non sono un granché ma sono buona, come mi ha detto una persona oggi “i brutti tutti in cima e i buoni al cimitero” ho conosciuto tante brutte persone nella vita, persone senz'anima, alcune condividono la casa con me, ma io non sono una di loro, il mio errore è aver amato troppo, aver creduto in te e nelle tue bugie, mi hai fatto a pezzi e non ti è importato, perché se cosi non fosse saresti rimasto, perché dopo tutto quello che abbiamo passato non puoi cancellare tutto cosi. E lo so che non sei venuto da me per stare con lei, so tante cose che non ti dico. Ma una cosa te la dico sono morta dentro e ad uccidermi sei stato tu ma non ti preoccupare non farò più l'errore di regalare il mio amore a qualcuno
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