#se non ne ho le scatole piene
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IN CHE SENSO MANCINI CT D'ARABIA?????
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chouncazzodicasino · 1 month ago
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Prima sono andata a casa di mia madre per prendere in prestito un trapano visto che il mio è in negozio (nb. Scopro che mia madre non ha più il trapano perché ho anche il suo in negozio. Perché? Che cazzo ne so).
Sono scesa al piano interrato e ho cominciato a cercare, cerca di qua, cerca di là, mi sono imbattuta nella scatola con i miei progetti dell'Università, la riapro sempre quando la vedo, sfoglio le prime cose, guardo i vari pezzi di poliplat, ma non arrivo mai al fondo, non voglio rovinarmi la sorpresa perché so che un giorno arriverò al fondo della scatola e penserò "seee vabbè e questo chi se lo ricorda?" oppure "ma quando mai ho fatto sta cosa" o probabilmente "che cacata" ma anche "geniale, che talento sprecato". Poi ho intravisto su un mobile una scatola con scritto "Camera vecchia C'houncazzodicasino". L'ho aperta e ho adorato tutto. I pochi cd originali che avevo, insieme alle varie compilation, la macchinetta portatile con cui facevo le foto in ogni momento ai miei amici, sempre, sempre, ad ogni occasione avevo quella macchinetta in borsa, un soprammobile in resina che raffigura un fungo del mondo degli gnomi con occhi e naso, un vecchio pass per maison et object, i quadernini e le moleskine dove prendevo appunti all'università di storia dell'Architettura (conservati gelosamente), il vecchio lettore mp3 e una scatolina con alcuni ricordi del nonno. Anche qui non sono arrivata al fondo della scatola. Volontariamente.
Quanto mi piacciono quelle cinque sei scatole piene di ricordi e cose che ho sparse per casa mia e casa di mia madre. Mi passano di mente o forse ci penso ogni giorno. Mi passano di mente e ci penso ogni giorno.
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mermaidemilystuff · 3 years ago
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Due anni fa abbiamo dovuto svuotare completamente una vecchia casa di famiglia perché l'abbiamo venduta. Poi abbiamo dovuto fare degli sgomberi nelle nostre e ora, in prospettiva di fare dei lavori, stiamo svuotando un'intera cantina con scatoloni che sono lì dalgli anni '80 e un totale di tre stanze piene di documenti e cose accumulate.
È due anni che un po' per scherzo un po' perché fa riderissimo a mio zio me ne esco abbastanza spesso con "ecco e qui dentro troveremo il tesoro di famiglia". Aprendo scatole, spostando mattonelle, guardando tra le cianfrusaglie. Pochi giorni fa ho trovato una scatoletta in legno adibita a contenere gioielli e rieccomi "pronto per il tesoro di famiglia?". Aprendo ho trovato: due bottoni, una spilla da balia, tre monete in lire, un seghettino. Abbiamo riso.
Svuotando scatoloni su scatoloni di libri vecchissimi, l'altro giorno ne è venuto fuori uno sulla scherma. Mio zio dice no, no questo lo tengo che lo diamo a L. che è patito. Dopo, viene fuori che quel libricino vale 100€. Così decidiamo di non fare carichi di tutti ma che ne valeva la pena spulciare qua e là e capire se c'era qualcosa che si poteva tenere e controllare il valore. Ne abbiamo tenuti una trentina in totale, tra quelli che "non si sa mai" e quelli che hanno sicuramente un valore. Mio zio ne ha portato ora a casa uno, tra quelli più sicuri, scoprendo che in buone condizioni si riesce a vendere a mille euro.
Oggi ho proprio pensato: "però che bello se salta fuori che il tesoro di famiglia stava nei libri".
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buscandoelparaiso · 3 years ago
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Io non vedo l’ora finisca l’era di Messi e Ronaldo: scusate ma ne ho le scatole piene bastaaaaa!
vero concordo non se ne puo' piu LARGO AI GIOVANI
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corallorosso · 4 years ago
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Salvini sfrutta l'omicidio di Don Roberto per la sua propaganda razzista: "Stufo di questi clandestini" Don Roberto Malgesini era un prete di strada: l'odio non sapeva cosa fosse e non è giusto come Matteo Salvini stia strumentalizzando la sua morte. "Uno dei tanti, troppi clandestini ha sgozzato un parroco che entrava in chiesa. Ne ho le scatole piene di spacciatori, clandestini e delinquenti. E qualcuno ha sulla coscienza i troppi morti, qualcuno ancora adesso sta facendo sbarcare migliaia di persone che non scappano dalla guerra ma la guerra ce la portano in Italia" ha detto Salvini, parlando dell'omicidio. Una generalizzazione che fa male, perché Don Roberto si prendeva cura di tutti e a soffrire per la sua morte sono moltissimi migranti, 'clandestini' come li chiama Salvini che non possono darsi pace per questo omicidio. L'assassino di Don Roberto è un senza tetto, di origini tunisine, di 53 anni. Ospitato da un dormitorio cittadini, l'uomo ha alle spalle diversi decreti di espulsione dal 2015, l'ultimo sospeso a causa del Covid. Non aveva disturbi psichici certificati, ma gli abitanti del quartiere e la Curia lo descrivono come una persona instabile. Spesso era stato visto davanti a un supermercato della zona che urlava o era in stato confusionale. Era una persona che il don conosceva e assisteva e con il quale pare fosse in buoni rapporti. Salvini prende un crimine commesso da un uomo tunisino e lo allarga a tutti i migranti in Italia. Sarebbe coerente se facesse lo stesso con i crimini commessi dagli italiani, come chi ha ucciso Willy e Maria Paola. Sbagliato comunque, ma almeno Salvini non si rivelerebbe per il razzista che è. globalist
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girasoledivetro · 3 years ago
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Respira...
Respira..
Respria.
Cazzo respira!
Sono giorni che vado avanti così,dove è la mia anima che mi ricorda di respirare perché il mio cervello va in apnea e smette semplicemente di farlo.
RESPIRA!
Mi grida mentre sento un peso sul petto schiacciarmi,la testa girare,le vertigini salire e finalmente,a fatica,butto fuori l'aria e ne raccolgo altra.
RESPIRA!
Sento gridare quando mi sveglio di soprassalto la notte ed il peso sul petto mi schiaccia ed il vomito sale.
RESPIRA!
Grido mentre sento il mio cuore cedere ancora per poi accelerare e fermarsi di nuovo,come se non seguisse più una logica.
Respira,respira e respira...
Mi ripeto mentre mi sento andare a fondo,graffio la pelle sperando di sentire il sangue uscire lentamente ed il dolore con lui.
Mi ripeto di respirare,che il dolore passa e le cose vanno meglio,con il tempo ma non ci riesco,il respiro si blocca.
Vedo cose che salvo e scarico per lei ma subito il mio cervello mi risponde "pensi resterà davvero? Ora si sta rendendo conto di cosa è la vita,ora sta ridendo ed indovina? Non è con te"
Ho appoggiato la testa al muro mentre l'acqua scivolata su ogni cellula posizionata male del mio corpo,mentre accarezzava ogni difetto di me e le lacrime di sono mischiate all'acqua,silenziose come sempre.
Ho sentito il cuore diventare più pesante e mi sono stretta forte,conficcando le unghie nella carne ed ho sentito la sua risata,la risata di quella parte di me che sapeva avrei fallito,avrei ceduto,avrei mollato. Rideva perché sapeva che avrebbe avuto la meglio,che sarebbe tornata. Ride perché sa che se regna lei nessuno scopre nulla se non lo vuole e sa,che io lo so bene. Sa che ogni cicatrice sul mio corpo si ricorda di lei,dei cerotti,delle garze infinite,dei dolori causati dai movimenti con le croste che si impigliavano e si strappavano. Lei ride perché sa che c'è ancora quel barattolo mortale e che ci sono ancora tutte quelle pastiglie anche se ho cercato di sotterrare tra passato e scatole piene di cose. Lei ride mentre io vado a fondo e lo sa,ride per questo,perché siamo di nuovo io e lei e sa che mi porterà giù.
Respira,tieni duro me,ti prego. Respira.
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l-i-l-a00 · 4 years ago
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Sono le 2:53 del 18/12/2020
Ho finito da poco di vedere "ragazze interrotte" e per tutto il film mi sono messa a piangere imedesimandomi nei personaggi, chiedendomi se una clinica psichiatrica non sia il mio posto in realtà.
Poi ripensando alla giornata di oggi ed al fatto che mia madre è venuta a conoscenza della mia situazione di merda a scuola e ciò che mi ha detto è stato: "Sei libera di fare ciò che vuoi della tua vita e se perdi l'anno continuerai a ripeterlo anche 6 volte se serve" ; mi ha fatto capire che nella vita esistono due tipi di persone.
Le persone intelligenti e quelli non che per dare un senso alla loro vita o comunque per andare avanti debbano fare lavori manuali o comunque che non richiedano un certo grado di QI.
Io so di essere stupida, ne è la prova il mio QI che è inferiore alla media; ne è la prova il fatto che dalla prima elementare io avevo difficoltà a scuola; ne è la prova il fatto che in molte cose se non in tutto io sia sempre tra gli ultimi.
Essendo stupida mi sento sempre inferiore agli altri miei compagni di classe, io mi sono sempre impegnata solo in ciò in cui ero portata bene o male perché tanto per il resto non c'era speranza per me.
Eh nulla concludo dicendo che l'unica cosa che mi fa sentire meno stupida è completare un sudoku o un puzzle.
Sono le 3:07 e ora provo a dormire sempre se ne avrò voglia
PS. Oggi ho preso una pillola di brintellix, ne prenderò ogni giorno sperando in qualcosa forse di bello. Ho scatole intere e piene dato che mamma avrebbe dovuto prendere un periodo ma non l'ha fatto. Lei ha avuto la forza di rialzarsi io no.
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mascheradaguerra · 4 years ago
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09.03.2021 - non aspettano altro che cadi
La cosa che mi fa girare davvero tanto le scatole sono le litigate che faccio con mia madre, inutili e piene di cattiverie insulse che si potrebbero tranquillamente evitare. La cosa che mi da più fastidio è il fatto che non veda i miei miglioramenti e i miei progressi, posso fare tutto e lei vedrà solo che sono una merdaccia. L’unica che può credere in me è solo me stessa, l’unica che può tirarsi su, l’unica che ha il potere di fare zittire tutti quelli che mi valutano zero sono sempre e solo io. Non concepisco il mio potere quando come in questi giorni mi sento davvero tanto giù, ma devo iniziare ad essere su anche quando ho intorno gente che mi stimola davvero poco. Non ho voglia di creare una routine che mi affievolisca, voglio una routine che mi gasi, che faccia in modo di tirare su il meglio che ho.  Se aspetto una mano da qualcuno posso tranquillamente iniziare a scavare ancora più giù la mia fossa. Non me ne frega più di dipendere da qualcuno, la forza ce l ho dentro, devo trasformare questa rabbia in determinazione e autostima. Il meglio che ho da dare lo posso buttare fuori solo io. Comunque intanto dopo il colloquio ovviamente non ho ricevuto alcuna chiamata e va bene così però mi sto preparando a ricevere altri no, ora non è ottenere il lavoro è provarci, è rimuovere quei limiti e paure mentali che mi sono creata ad ascoltare le paranoie altrui. Fanculo a noi sensibili che veniamo influenzati dalla merda altrui. A saperlo prima non mi avrei mai dato fiducia e ascolto a persone che si sono dimostrate malsane per il mio presente. La mia coerenza, il mio rispetto, la mia bontà, la mia generosità verranno ripagati, una ad una, ogni cosa che ho fatto mi verrà restituita. Daje forte. 
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olstansoul · 4 years ago
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Sacrifice, Chapter 14
PAIRING: Wanda Maximoff & James Bucky Barnes
"Signora Winnifred, i miei complimenti! È la torta al cioccolato fondente più buona che io abbia mai mangiato, supera persino quella di mia madre"
"Dai, così mi fai arrossire!"e lei rise alla battuta della mamma di James.
"Non so se sia più buona questa o quella della signora Romanoff"
"Tipica torta di mele? Melina è davvero brava a fare le torte ma la torta al fondente è qualcosa fuori dagli schemi capisci?"
"Si, mamma ma non vantarti. Lo scorso anno hai bruciato il tacchino per il ringraziamento e abbiamo dovuto mangiare solo le patate al forno"disse James che ora stava scendendo le scale.
"Intanto la torta è piaciuta"disse sua madre riferendosi a Wanda
"Ma non parlo della torta parlo del tacchino, mamma"disse invece James procurando una risata a Wanda.
"Oh, non lamentarti, Wanda dovresti vederlo se non mangia qualcosa va in panico!"lei continuava a ridere e James non smetteva di guardarla.
"Viziato?"
"Quello no!"rispose lui.
"Concordo a pieno, James mangia di tutto. Solo che quando torna a casa e non trova nulla da mangiare ha paura"
"Paura? E di cosa?"
"Di cucinare...persino mettere una pentola sul fuoco con dell'acqua. Povera colui che se lo sposerà, spero tanto che sappia cucinare"
"Oh mio Dio! Come non sai cucinare? Ormai gli uomini sanno fare tutto in casa!"chiese lei mentre James voleva sotterarsi.
"Beh, sul resto non ho da ridire. Lui è davvero un bravo ragazzo ma spero solo che si trovi una ragazza che lo ami davvero e che non pensi solo allo shopping"disse sua madre.
E sembrava che tutti e tre avessero capito già di chi si stava parlando in quel momento.
"Giusto perché tu lo sappia Winnifred, io so cucinare molto bene"
"Oh, finalmente! Un'altra donna in questa casa che riesca a cucinare, tranne per Rebecca ovviamente. Ma appena si farà più grande la metterò subito all'opera"
"Lo spero per lei, è davvero carina"disse lei vedendo la piccola di casa giocare con alcune bambole al centro del salotto.
"Si, lo è..."
"Ha davvero molto da vendere e poi è così radiosa"
"Hai ragione...spero solo che suo padre non faccia la stessa cosa che ha fatto con James"
"Cosa?"chiese Wanda.
Vedendo che suo figlio era in cucina, Winnifred si sistemò sulla sedia e mise le mani sul tavolo. Si avvicinò a Wanda e la stessa cosa la fece anche lei
"Mio marito certe volte non sa distinguere ciò che i nostri figli vogliono davvero, rispetto a ciò che lui vuole che loro facciano...."
"Che intende dire?"
"Quello fra James e Sharon non era amore e non perché fosse a convenienza. Mio marito li ha piazzati insieme solo perché lui ottenesse un posto nell'azienda di suo padre e che mio marito ne trarrebbe i frutti..."
"Mi dispiace ma...cosa vuole che io faccia?"
"Nulla, nulla ma ho come l'impressione che con te lui si senta diverso. So che non vuole proseguire così con la sua vita, ma sento che con te possa fare dell'altro, altro di più bello capisci?"
"Lo spero, davvero..."
Perché sua madre aveva detto con te? Perché pensare che potessero stare insieme? Certo, se fosse stato solo per questo Wanda avrebbe aiutato James con tutto il cuore, in modo da ricambiargli lo stesso favore. Ma non c'era solo questo.
C'era tanto altro che Wanda custodiva gelosamente e che non sarebbe uscito fuori, neanche con la forza.
Lei era divisa. Da un lato era troppo forte, tanto da custodire un segreto come questo e troppo debole perché a volte preferiva che tutto questo non era mai successo.
Che avrebbe vissuto la sua vita comodamente, senza la stanchezza che si portava dietro ogni giorno e senza il dolore che provava. Ma il dolore non era per sempre, giusto? Non rimaneva per sempre...
I suoi pensieri e la sua chiacchierata con la madre di James furono interrotti dalla porta di casa che fu chiusa, in maniera parecchio rude. Una voce si sentì per tutta la casa e fece voltare Winnifred.
"Si, lo so. Parlerò con mio figlio..."
"Deve essere tornato mio marito"disse Winnifred.
"Robert, sarà stata una solita litigata fra ragazzi vedrai che passerà. Anche perché dovrà passare, James ha bisogno di quel posto nella tua azienda...si, sono a casa ne parlo ora con lui"
Mentre il padre di James staccò la telefonata, il sottoscritto si presentò subito nella sala da pranzo con un'espressione alquanto scocciata, ne aveva le scatole piene di dover ascoltare suo padre e le sue questioni inutili riguardo al suo futuro posto nella azienda del padre di Sharon.
Aveva ragione sua madre, lui non sapeva riconoscere quello che James voleva davvero.
"Oh, sei qui! Mi ha chiamato il padre di Sharon e mi ha detto che vi siete lasciati..."
"Quella cagna non poteva starsene con la bocca chiusa?"disse James e sua madre lo guardò con disappunto, non voleva che Rebecca sentisse quelle parole.
"Ancora non lo capisci? Non capisci che quel posto è la fortuna per me?"
"Si, papà tu continua a pensare a te stesso! Ricordati che hai una moglie e due figli, io sono uno di quelli. E non voglio fare quello che mi dici, non capisci la differenza fra ciò che vuoi che io faccia e ciò che voglio veramente io"
"Tu non capisci che investiremo alla grande, potrai iniziare a fondare un impero"
"Papà ho 18 anni voglio proseguire i miei studi e non pensare già a farmi dei soldi sulle spalle degli altri. Ne ho le palle piene di tutte queste tue stronzate,dei tuoi investimenti, ci fosse un giorno in cui non torni a casa e la smettessi di stare attaccato a quel cellulare..."
"Lo faccio per te"
"Lo fai per me? Davvero? Da quando fai una cosa per me? Saranno passati anni da quando non mi fai un regalo di compleanno o persino gli auguri quindi non uscirtene con scuse che non esistono..."
Per un attimo la casa regnava in un assoluto silenzio fin quando Wanda decise di alzarsi, si sentiva a disagio e parecchio incomoda in quella situazione familiare, che non era sua.
Stava per dirigersi alle scale per poterle risalire e andare nella stanza di James fin quando la stessa voce che aveva interrotto la chiacchierata con la mamma di James la fermò.
"È colpa sua, vero? Sharon ha detto a suo padre che c'era un'altra ragazza, tu dovresti essere Wanda, vero?"
Lei si fermò sul posto, non sapendo cosa fare perché la voce di quell'uomo l'ha spaventata e continuerà a spaventarla. Chiuse gli occhi pensando che magari qualcuno in quella stanza potesse fare qualcosa per tirarla fuori da quella situazione.
E come per magia, ecco che arriva il genio della lampada che gli esaudisce uno dei tre desideri. O era il principe azzurro che la salva dalle grinfie del mostro cattivo?
"Hai letto troppo favole, decisamente"pensò Wanda.
"Si, lei è Wanda e non c'entra nulla con questa storia. Se ho rotto con Sharon è solo perché ha un'altro..."
"Beh, in ogni caso sai già cosa devi fare per guadagnarti un posto in quell'azienda..."disse lui dirigendosi nel suo ufficio.
"Papà, non mi va di ripeterti le stesse cose"
"James, o si fa come dico io oppure niente...ah e in ogni caso potevi sceglierla un po' più carina, non è il massimo affianco a te"disse suo padre tagliente indicando Wanda.
Successe tutto d'improvviso. James la guardò per un attimo, fino a che lei salì le scale furiosa in direzione della camera di lui, entrò e prese tutta la roba che le era servita.
Fu proprio in mezzo alle scale di casa sua che lo incontrò per una seconda volta e stavolta era peggio della prima.
"Lasciami spiegare..."
"Non c'è nulla da spiegare James, avrei dovuto aspettarmelo..."
"Nulla di tutto quello che è successo me lo sarei aspettato anche io"
"Non inventare scuse...vuoi lasciarmi passare?"chiese ma non lo fece neanche rispondere che lo spinse con le spalle al muro e scese le scale di corsa.
Ma James Barnes era il tipico ragazzo che non si arrendeva al primo no che gli veniva detto e Wanda ancora non lo sapeva.
Appena sentì la porta di casa sbattere, subito corse anche lui. Prese il suo giubbotto di pelle e le chiavi di casa,pronto per uscire di casa e recuperare Wanda.
"Sei contento ora?"chiese a suo padre che era seduto sulla sua sedia d'ufficio.
Ma anche lui non ottenne subito risposta, troppo preso da poter recuperare Wanda per non perderla di nuovo e mai più.
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thiswomanshouldbewriting · 4 years ago
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Ok dato che i contagi stanno risalendo e che parlarne mi aiuta a calmarmi, sento il bisogno di dire tutto quello che penso del problema lockdown sì/no. 
Io sono una di quelli che sono definiti in modo dispregiativo come “fanatici del lockdown”. No, il lockdown non ha fatto piacere neppure a me (okay, essendo io una gran pantofolaia magari all’inizio anche sì, ma ora ne ho decisamente le scatole piene) ma mi ha fatto sentire più sicura. Ed è innegabile che un nuovo lockdown, più o meno serrato, darebbe lo stesso risultato anche ora. 
Sì, sono consapevole dei danni che questo comporta per l’economia ma, e qui è il cuore del problema, penso che l’economia non possa riprendersi granché in ogni caso, non finché la pandemia gira ancora, i locali lavorano a capienza ridotta, la gente ha paura e le restrizioni vengono ciclicamente imposte e allentate (inorridisco al pensiero che in questo periodo chi già faticava è finito a terra, mentre chi aveva disponibilità di fondi ha potuto rilevare attività ed altro a prezzi stracciati).
Sono mesi che vedo la gente tornare al bar, in pizzeria e nelle discoteche e mi chiedo: con che coraggio? Non hanno paura di prendere il virus, paura che chiuda di nuovo tutto? E pur essendo consapevole che, se tutti avessero fatto come me, ormai in Italia sarebbero rimasti aperti sì e no tre negozi, non posso fare a meno di pensare che un comportamento più prudente da parte di tutti avrebbe potuto evitare questa nuova andata di casi e di paura. 
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destinazionialternative · 5 years ago
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L’abilismo silenziosamente radicato
E mentre con le gambe sollevate su una sedia, il PC con una puntata di Lucifer che scorre veloce e di cui riesco a seguire a malapena un 60%; mangio lentamente il gelato alla nocciola portatomi ieri da mio fratello ripensando a stamattina e rivivendo nella mia mente l’ennesimo episodio di abilismo che mi ha vista coinvolta.
Per chi non lo sapesse l’abilismo è la discriminazione nei confronti delle persone che hanno una disabilità. Non è sempre intenzionale o apertamente ostile, spesso ci sono dietro addirittura delle buone intenzioni, ma non significa che sia meno da combattere: in questi casi è una sorta di "razzismo" benevolo.
Non per essere la solita lagnosa che combatte contro i pregiudizi, come una tigre da poco incarcerata che sbatte ovunque con la convinzione di riuscire a scappar via dai suoi aguzzini; eppure vi assicuro che ne ho piene le scatole di ingoiare certi atteggiamenti e, molto probabilmente la quarantena ha amplificato a dismisura la mia intolleranza verso certe ingiustizie.
A farla breve stamattina avevo appuntamento, fissato tramite prenotazione online, alle 10 presso gli uffici comunali della mia città, per il rinnovo della carta di identità. Purtroppo non è mai semplice raggiungere certi uffici, perché il più delle volte sono ubicati in vecchie palazzine storiche ricche di barriere architettoniche. Eh già, il Decreto del Presidente della Repubblica 503/1996 è il più delle volte solo una salvietta per lavarsi la coscienza, ma non è il caso questo di dilagare troppo.
Tornando ai fatti, questa mattina conoscendo bene i miei polli, nonostante avessi appuntamento appunto alle 10 e trovandosi gli uffici comunali a malapena a 6 minuti di macchina da casa; alle 9:25 ci siamo messi in tre in auto alla volta di questa avventura. Dopo aver incrociato un non bene identificato numero (vi assicuro molto elevato per in miei gusti) di volti privi di protezioni, sapendo che l’unica entrata accessibile fosse quella sul retro - manco se noi disabili fossimo dei ratti di appartamento da far sgattaiolare di nascosto -, ci siamo subito diretti verso quella entrata, scoprendo in loco essere stata chiusa “causa COVID-19”.
Ora, io capisco che magari per evitare il sovraffollamento si cerca di contingentare le entrate riducendo la ridistribuzione delle stesse; ma almeno installare un citofono, capannello, affiggere un cartello con un numero a cui telefonare in caso di necessità, non credo fosse così difficile considerando che dall’entrata principale vi è una scalinata degna del Teatro Ariston di Sanremo e noi disabili, nonostante spesso veniamo accomunati a figure angeliche, non ci siamo ancora attrezzati purtroppo con le ali.
Vi giuro che prima o poi lo faremo, fino ad allora però voi bipedi cercate almeno di fare la polvere un po’ più spesso a quell’organo che molto volentieri dimenticate di avere, così giusto per non atrofizzarlo troppo, che di atrofici siamo già tanti al mondo.
Frecciatina ironica a parte, tornando alla narrazione, mentre padre sostava in terza fila fra borbottii vari, abbiamo spedito madre all’avan scoperta del perché fosse tutto chiuso, trovandocela 10 minuti dopo accanto ad un vigilante dietro il cancello, che magicamente si stava aprendo, con l’espressione stranita scoperta dopo essere stata causata da un’uscita infelice di un addetto che, sbuffando aveva ammesso che gli stavamo dando fastidio.
Ahhh che fortunato è stato l’addetto a non aver incrociato la sottoscritta, non sarei stata molto diplomatica.
Dopo aver finalmente parcheggiato nell’unico posto per disabili lasciato libero nel parcheggio custodito, essere finalmente scesa dalla macchina, sfoggiando la mia bella mascherina chirurgica a quadretti (eh perché io le cose più diffuse non le voglio 😌), sono entrata affiancata da mia madre, dirigendomi direttamente verso gli uffici preposti quando, ho udito un vecchietto che urlava un “seee e a cher non la facet passè?!?” (traduzione risistemata: “a lei la lasciate passare?”). Ho preferito ignorare, perché non sarei stata molto educata e fortuna ha voluto che ho incontrato subito una mia conoscente che mi ha fatta passare chiudendo la porta per evitare che altri entrassero.
Arrivata finalmente a destinazione, con le ruote che giravan già un bel po’ male 🙄, dopo che la mia conoscente ci aveva raccomandate all’addetto per carte di identità, ho consegnato al suddetto le carte (prenotazione, pagamento del MAV, foto tessera e vecchia carta di identità) e che con una flemma esasperante, le analizzate minuziosamente prima di aprire la pratica. La mia pazienza oramai era ai minimi termini e, nel momento in cui l’impiegato ha subito rivolto la parola a mia madre anziché a me, credo di essermi fatta una violenza immane nel risparmiargli una partaccia e limitarmi a rispondere prontamente.
Siccome però certa gente è molto dura di comprendonio e nonostante le evidenze, continua a reiterare errando, ha insistito nel rivolgere le domande a mia madre ed io di conseguenza a controbattere seccamente. Insomma il solito giochetto conosciuto dello strabico che in realtà non lo è, perché sinceramente non ho altre idee sul come definire un simile atteggiamento abilista.
Il “bello” - si fa per dire - però è avvenuto quando, chiedendo se fossi favorevole alla donazione degli organi e ricevendo un “sì” convinto da me, ha incalzato con un “è sicura?” sempre guardando mia madre. A quel punto non ci ho visto più e, probabilmente alzando un po’ la voce, ho sbottato dicendo “lei no, ma io sì, e siccome il corpo è mio, metta che sono favorevole”. Dopo quella mia uscita penso di averlo spaventato, perché da quel momento in poi non ha più guardato mia madre, ma neppure me; ma come si dice, mal comune mezzo gaudio, almeno non ha fatto altre gaffe.
Io non voglio essere prevenuta, ho un atteggiamento ancora molto fiducioso nell’essere umano, non faccio mai di tutta l'erba un fascio; però sono proprio gli episodi come questi che mi lasciano in bocca quel retrogusto amaro della frustrazione. Purtroppo agli occhi di molti chi è seduto su una carrozzina automaticamente è incapace di intendere e di volere e, nonostante le numerose campagne di sensibilizzazione, il tema trattato su vari fronti e canali, purtroppo l’ignoranza è dilagante.
Io più che far notare a chi sbaglia l’errore commesso, più che denunciare e parlare sempre e comunque divulgando senza filtri certi episodi inaccettabili, non posso fare altro e sperare nelle generazioni future.
Io ci credo ancora nell’intelligenza altrui e nel giusto discernimento, voglio crederci perché altrimenti questo amaro in bocca si trasformerebbe inevitabilmente in una perenne nausea, ed io non voglio vivere male per il resto dei miei giorni.
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solosepensi · 5 years ago
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Bau! Bau!...”. Non trovo altre parole per raccontarvi le strane cose che accadono in questi giorni. Non le trovo anche perché sono Poldo, un Golden Retriever di quattro anni e questo è il mio modo più naturale di esprimermi. Cose strane, abbaiavo, perché i miei umani (quei singolari ma simpatici bipedi che mi sono stati affidati dalla Canina Provvidenza) da qualche settimana hanno comportamenti davvero mai visti prima.
Volete un elenco di queste stranezze? Eccolo: stanno tutti a casa, non vanno a lavorare e parlano sempre della stessa cosa, uno strano vermetto con la corona che chiamano virus e sembra porti una grave malattia. Ne hanno tutti una paura matta e anche le loro scatole piene di suoni e colori non parlano d’altro mentre prima discorrevano sempre di calcio, Renzi e Salvini, tre argomenti che, fortunatamente, sembrano scomparsi dall’orizzonte. Ne hanno paura, ma, nello stesso tempo, se lo passano tra di loro con grande facilità. La questione mi risulta di difficile comprensione: c’è questo vermetto, qualcuno ce l’ha e qualcuno non ce l’ha. Chi ce l’ha non lo vorrebbe e rischia di morirne, chi non ce l’ha non lo vorrebbe ma può riceverlo dagli altri che possono passarglielo col respiro, la parola, la tosse o semplicemente toccando le mani degli altri.
E’ un bel problema per questi umani del Sud Europa abituati ad abbracciarsi, baciarsi, gridare, agitare le mani. Un mio amico Schnauzer mi ha detto che i suoi umani svedesi non si toccano quasi mai. Io preferisco i miei che, però, adesso, indossano misteriose mascherine (se è un gioco, con me non funziona perché li riconosco dall’odore) e descrivono strani balletti per la casa cercando di mantenere una distanza di un metro e mezzo gli uni dagli altri. I primi giorni pensavo che fosse un nuovo divertimento e mi mettevo in mezzo saltando e abbaiando. Poi ho capito che non era il caso: davo solo fastidio. Così si muovono circospetti e attenti quasi senza far rumore, ma, siccome non ci sono abituati, finiscono spesso per sbattere l’uno contro l’altro e, allora si mettono le mani davanti alla faccia, si girano lanciando gridolini di paura. Tutti, poi, stanno particolarmente attenti a non toccare l’umana più anziana, quella che chiamano “nonna”. Lei se ne sta seduta in un angolo sulla sua poltroncina, gli altri (che di solito, con lei sono particolarmente affettuosi) si avvicinano il meno possibile e la “nonna” mi sembra un po’ triste. Così, ogni tanto, le faccio qualche festa in più che lei sembra gradire.
Sì, perché da questa storia del vermetto che passa dall’uno all’altro e fa gravi danni, io sono escluso. Sembra che su di me non attecchisca, che non possa riceverlo né passarlo. Sembra sia successo una sola volta con un cane in Estremo Oriente, ma dicono che fosse una “fake news”. Così, mentre loro non possono toccarsi, tutti possono toccare me. Mai ricevute tante coccole come in questi giorni.
Sarà per questo che tutti (l’umano con la barba, l’umana bionda e i due umani più giovani e la “nonna”) sembrano volermi più bene. Anzi, a differenza di quanto accadeva finora, tutti vogliono portarmi a passeggio. Prima l’incombenza toccava all’umano con la barba che, ogni tanto, cercava di rifilarla ai due ragazzi (una femmina e un maschio) che facevano di tutto per evitarla. Adesso no, adesso tutti mi vogliono. E’ un continuo: “Poldo, usciamo?”, “Poldo, devi fare i tuoi bisogni?”, “Poldo, vuoi fare una passeggiata?”. Così finisce che si esce anche quattro o cinque volte al giorno. E la mia capacità di “marcare” il territorio ne risulta molto ridotta. Ma loro non ci badano e mi fanno avvicinare al solito albero o al solito palo. Io alzo la zampa ma non esce niente. Gli altri cani mi guardano e ridacchiano…. Figure barbine…
E i miei amici che incontro a villa Ada mi dicono che cose simili succedono anche a casa loro. Ci sono cani da guardia che non hanno più nulla da fare perché sembra che anche i ladri se ne stiano a casa loro; ci sono dogsitter disoccupati e cani quasi stanchi di coccole e passeggiate.
Ma anche al parco, gli umani devono mantenere le distanze e il balletto ricomincia all’aperto: vecchi amici che si abbracciavano a ogni incontro, adesso si salutano da lontano con la manina; care amiche che non smettevano un attimo di parlare fitto fitto tra loro, adesso si scambiano poche parole con la mano davanti alla faccia; ragazzi che non vedevano l’ora di baciare certe ragazze, adesso le guardano da lontano con occhio lubrico. Si gioca a pallone restando a un metro e mezzo di distanza, si cammina evitando accuratamente il prossimo, si corre cambiando continuamente traiettoria per evitare di passare troppo vicino agli altri.
Anche lato cibarie ci sono dei vantaggi. Ieri, i miei quattro umani (nonna esclusa) sono usciti quattro volte per andarmi a comprare scatolette e croccantini. Risultato: io navigo nell’abbondanza, ma non riesco a capire perché. Che mi stiano usando?
Non voglio pensarlo e, riabbaio, in futuro potrò raccontare che “ai tempi del vermetto con la corona”, noi cani stavamo meglio. Potrò, ma se ci penso bene, preferivo prima. I miei umani sono meglio un po’ sciatti e egoisti come sono sempre stati: un po’ caciaroni e agitati, che si baciano e si abbracciano. Anche perché, la Canina Provvidenza mi ha assegnato il compito di tenerli a bada e di mettere un po’ d’ordine nelle loro vite esagitate. Se non escono, non lavorano, non si coccolano e mi portano fuori ogni due per tre, come faccio io a continuare a lamentarmi di loro quando incontro i miei colleghi cani? Come faccio a sperare di riuscire prima o poi a cambiare questi imprevedibili umani?
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giovaneanziano · 5 years ago
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L'ennesima persona. Credo di star per esplodere veramente sta volta, quelle esplosioni che fanno un bel cratere e cancellano tutti. L'ennesima persona che mi dice di andare da un terapista. "Forse ti farebbe bene un terapista" "Daniele, mai pensato a uno psicologo?" "Perché non vai dallo psicologo, Zamba? Tu farebbe bene". Perché dite voi, perché al quarto ne avrei anche le scatole piene direi, perché se mi isolo per affrontare i miei problemi mi lasciate in pace, perché se sto male e vado a morire come gli elefanti aspettate i 3 giorni e faccio come Gesù, MA SMETTETELA DI CONSIGLIARMI LA STESSA COSA. Possibile che solo UNA persona sulla faccia della terra UNA che ora abita a MIGLIAIA di chilometri SA che se sto male mi basta il silenzio? Mi basto io? Mi basta una mano sulla spalla e uno sguardo? Non ho bisogno dei mille consigli, IO SONO LA MIA CURA. Se ho bisogno di aiuto sono il primo a chiederlo perché mi hanno insegnato che l'umiltà è un dono, non una maledizione! Ma tutto ciò mi ha aiutato in fondo, mi ha aiutato a dirmi "chiunque vuole aiutarti e finisce per consigliarti uno psicologo è da allontanare perché non vuole conoscermi". Possibile che qualunque persona io sia, qualunque sfaccettatura io assuma, la gente non sappia accettarmi? Va a finire che in un raptus d'ira cancello Giovaneanziano, cancello telegram e cambio pure numero, così poi di andare dallo specialista lo dite a qualcun altro. Perché la gente non accetta chi si arrangia?
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corallorosso · 6 years ago
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Fra i Cas (Centri di accoglienza straordinaria) e Sprar (Sistema di protezione per richiedenti asilo), in Italia ci sono 180 mila migranti. Gli stranieri senza permesso di soggiorno (cosiddetti irregolari) sono circa 530mila. Da ieri, per effetto del Decreto sicurezza Salvini, sono iniziate le prime “espulsioni” di migranti con permesso di soggiorno temporaneo. Ovvero persone che hanno un titolo per restare in Italia, almeno fino a quando una commissione non deciderà se confermare o meno quel permesso. Allora perché si parla di espulsioni? Vengono espulsi, nel senso di “rimandati a casa loro”? Assolutamente NO. Vengono espulsi, SOLO (eufemismo) dal sistema di accoglienza, ovvero da una casa dove stare, in attesa del colloquio presso la competente commissione territoriale. Di quante persone parliamo? Circa 40.000. Se vengono espulse da questi centri di accoglienza dove finiranno queste persone? Per strada. Ma quanto dura il percorso, in media, prima che vengano ascoltate da una commissione territoriale che deciderà se dargli o meno lo status di rifugiati? Circa un anno. E chi non otterrà lo stato di rifugiato dove finirà immediatamente? Per strada. Facciamo l’esempio di Milano dove, prima ancora del Decreto Sicurezza, c’erano 3.000 migranti per strada. Come mai? Per due ragioni: perché la loro richiesta è stata accolta (chi ottiene lo status di rifugiato esce dai Cas, ma talvolta non trova spazio negli Sprar), oppure perché è stata rifiutata e quindi devono lasciare i centri e, in teoria, essere rimpatriati. Ma non ci sono i soldi per rimpatriarli! Perché lo sapete che ogni rimpatrio costa un sacco di soldi? E lo sapete che se le persone in questione non hanno documenti e i loro stati d’origine ne rifiutano il rimpatrio, non si può neppure eseguire il rimpatrio? Secondo le proiezioni di Caritas, Croce Rossa, Emergency (3 realtà che ci lavorano sul serio a contatto con il fenomeno) saranno 150mila i migranti a finire per strada. E come pensa di risolverlo Salvini, questo visibile e mastodontico problema? Costruendo nuovi centri di espulsioni. I vecchi CIE. Praticamente prigioni in attesa di essere espulsi. Bene, direte voi, è così che andrà, Salvini costruirà tante scatole dove mettere dentro migliaia di persone in attesa di espulsione. Certo, io ho 38 anni, e da quando ho memoria sento parlare del fenomeno del sovrappopolamento delle carceri. Sapete quanto è il totale dei carcerati in italia al 31 ottobre? 59.803 detenuti. In 30 anni non hanno risolto il problema del sovraffollamento delle carceri, che riguarda, fra le 10 e le 20mila persone, a seconda dei periodi. Per esempio, lo sapete che esistono 38 carceri costruite e mai aperte o utilizzate? Perché vi chiederete? Per mancanza di personale per tenerli aperti! E per centinaia di centri di espulsione, quanto costerebbe la loro sola gestione? E poi, pensate che spuntino in pochi mesi centinaia di centri per contenere decine di migliaia di persone in attesa di espulsione? Ne consegue che la maggior parte dei 160 mila migranti accolti nei Cas finiranno per strada. E cosa produce migliaia di persone per strada, senza un tetto sulla testa, senza cibo garantito, senza lavoro e senza possibilità di trovare queste cose lecitamente? Un mare di potenziali disperati costretti a delinquere. O detta alla Salvini, un mare di fottuta INSICUREZZA. Praticamente una polveriera pronta a esplodere. E siccome se avessi parlato della gravità sociale di buttare per strada migliaia di vite umane, mi avreste accusato di “buonismo”. Allora ve la pongo sul piano della sicurezza. Me lo dite come si fa a chiamare SICUREZZA una roba che produrrà migliaia di persone per strada, le stazioni delle piene di gente che dorme nelle sale d’aspetto, i portici delle nostre città piene di poveri cristi che dormono sui cartoni e chissà cosa gli toccherà fare per sfamarsi?? Questa non si chiama sicurezza, questa si chiama schizofrenia politica, in attesa che scoppi una guerra civile fra poveri. Cathy La Torre (L'ennesima opinione non richiesta)
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alternative-bridget-jones · 6 years ago
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La calamita delle calamità
Ragazzi, giuro, non so che effetto faccio alle persone, ma sembra che attiri a me gente stralunata con sportine di problemi peggio dei saldi di fine stagione.
Già ho un sacco di rogne per me stessa, tipo la cucina che dopo due mesi ancora non è pronta e mi tocca cenare seduta sul letto coi piatti poggiati a uno scatolone. Per non parlare della mia precedente padrona di casa che non sembra intenzionata a ridarmi la caparra nonostante le lettere di sollecito. Rischio peranto di dover ricorrere a un avvocato, per una cavolo di caparra che dovrebbe ridarmi da mesi ormai (praticamente gli stessi in cui ho vissuto senza cucina). C’è poi il lavoro, con una vendita imminente alle porte e il nostro destino appeso a un filo, senza entrare nel dettaglio della mia vita sentimentale che è più addolorante della scena in cui la mamma di Dumbo lo culla con la proboscide.
Tuttavia, se non ho voglia di pensare ai miei di prolemi che mi tengono sveglia la notte, posso sempre dedicarmi a quelli degli altri. Si vede che sono proprio brava a dare consigli, perché tutti mi cercano per riceverne da me (ma senza metterli in pratica ovviamente).
Da una parte ho due amici che non si parlano più, ma pur di non ammettere che si mancano - e so che è cosi - si lamentano con me l’una dell’altro. Poi c’è una nuova amica che è stata lasciata dal marito, con un bambino di due anni che ancora non parla e la cosa mi sembra un pelo strana. Il compagno secondo me ne ha semplicemente piene le scatole che questa lo tormenti per ogni cavolata - mi ha fatto vedere certi papiri di messaggi che gli scrive che lui interromperà alla terza riga - e sta cercando di farla sminchiare fuori. Lei è caduta in un abisso, a volte confesso di temere per la sua incolumità, e non fa che chiamarmi, scrivermi, propormi di vederci per sfogarsi. Io la ascolto volentieri e sono commossa che veda in me un punto di riferimento, ma deve svegliarsi fuori! Oggi le ho detto una frase che a quanto pare l’ha colpita molto: “Ma ora devi pensare a una nuova vita non alla morte di quella precedente”. In realtà il mio era un invito a sorvolare sul suicidio, ma sono contenta che lei sia stata di conforto... il prossimo passo è ritrovarmela qua a dormire a casa con kg di gelato e fiumi di pianti e parole. E farò anche questa se è ciò che le serve. Prima magari le trovo un fidanzato che dite?
Poi c’è un altro amico che ho visto qualche sera fa. Mi ha invitato a cena da lui, nella sua casa carinissima ma un po da psicotici. È super minimal, della serie che non ci sono mobili nono stante ci viva da almeno un anno. Non ha nemmeno un armadio ma vestiti e qualunque altro oggetto è conservato in maxi scatole di plastica Ikea. Persino i cappotti, quando entra in casa, li piega e infila in una scatola...
Mi ha preparato una cena squisita mentre mi raccontava di un appuntamento distastroso che è finito con il tipo che lo sbologna e lui che lo insegue alla fermata del bus, perché si sente colpito dalla sindrome dell’abbandono (primo appuntamento!). Il soggetto in questione ha superato i 40anni, ha alle spalle una brillante carriera da ricercatore e al momento si ritrova senza lavoro e senza una vita privata. Sul lavoro ammette di aver rinunciato ogni volta che raggiungeva una posizione di successo perché temeva le responsabilità. Adesso è disoccupato e siccome è convinto di non saper fare nulla preferisce dedicarsi alle sue meditazioni buddiste (si è anche buddista!). Inoltre sostiene che ora il suo obiettivo sia trovare marito (come se crescessero sulle piante) e si imbarca in una carrellata di relazioni fallimentari con uomini narcisisti che incontra sulle app.
Insomma vi riporto giusto alcuni esempi dei personaggi assurdi con cui mi trovo a interagire quotidianamente e a volte mi chiedo se mi faccia bene frequentare figure del genere. Sicuramente mi fanno sentire più normale, ma al tempo stesso mi chiedo se mi vedano come loro. Un po come quando una tedesca (che notoriamente si veste di merda) ti fa i complimenti per come sei vestita... sarà un bene o l’invito a riguardare i capi nel tuo armadio?
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gcorvetti · 2 years ago
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Terzo giorno.
Ancora niente all'orizzonte dalla consulente del fondo di disoccupazione per il corso di marketing, allora posso capire che è andata in ferie ogni lavoratore ha diritto alla vacanza, posso anche capire che tornata dalle ferie abbia del lavoro arretrato ovvio avrà appuntamenti e email da leggere, quindi ci vuole tempo e posso capirlo, ma porco dio se non riesco a fare sto corso per colpa di persone, compresa quella della consulenza per aprire una ditta, che tendono a buttarmi giù perché non sono estone no, anzi mi fa incazzare e conferma che in questo paese gli stranieri non sono bene accetti tranne se hai una barca di soldi e fai una compagnia che assume almeno 50 elementi guasti da alcol come sti stronzi.
Incazzatura a parte e sperando che si faccia sentire il prima possibile perché se no scade il termine per ottenere i soldi per il corso, oggi cercando online se trovavo qualcosa di simile sia a pagamento che gratis, ho trovato una vagonata di materiale gratis e parecchio a pagamento su Udemy, quindi in teoria potrei anche saltare sta trafila e dedicarmici per i fatti miei dato che è a me che interessa sviluppare un business orientato alle mie idee di giochi e magari anche per la musica, ma se faccio vedere loro che sono interessato a salire di livello magari è meglio. Anche se onestamente non me ne frega niente, cioè datemi i soldi che mi dovete per il tempo stabilito e poi ciao, nemici come prima. Seguirò il consiglio della piccoletta e inizierò in nero, vaffanculo le tasse e le trafile burocratiche di merda che servono solo a fare perdere tempo e soldi, si come fanno i pusher che guadagnano più di 10k al mese vendendo erba ad un prezzo esorbitante e nessuno gli dice niente, che sarebbe anche illegale, poi mi beccano a me 15 semi, che non hanno neanche il principio attivo e mi fanno la segnalazione come se fossi Escobar, devo andare via da sto posto mi sono rotto il cazzo. Oggi Lallina mi ha detto che vuole chiamarmi per fare 4 chiacchere e siccome si sono spostati in Portogallo quasi quasi chiedo a loro asilo per un pò e mi sposto al volo da quelle parti, certo sarebbe una brutta cosa per lei e i ragazzi, ma onestamente penso che per me sia meglio andare via, ne ho le scatole piene di sto posto di merda, sempre Estonia ah se vi capita non venite a vivere qua, studiare qualche mese magari qualche anno non è un problema, ma viverci mai, ascoltate zio.
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