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Tutti su questo treno sono sospetti: Un giallo travolgente tra mistero e ironia. Recensione di Alessandria today
Benjamin Stevenson ci regala un viaggio pieno di suspence e humor dove nessuno può essere considerato innocente.
Benjamin Stevenson ci regala un viaggio pieno di suspence e humor dove nessuno può essere considerato innocente. Recensione: In “Tutti su questo treno sono sospetti”, Benjamin Stevenson ci porta a bordo di un treno speciale, il Ghan, che attraversa l’Australia da Darwin ad Adelaide, trasformandosi in una scena del crimine. Ernest Cunningham, protagonista già noto per il suo libro di successo in…
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Club Interessanti
All’apice del successo del genere, a Londra fu fondato il Detection Club, un club dei più famosi scrittori di romanzi polizieschi: tra gli iscritti Agatha Christie, Dorothy L. Sayers, Henry Wade e molti altri, primo Presidente Gilbert Keith Chesterton. Il club esiste ancora oggi, e attualmente �� presieduto da Kenneth Martin Edwards. Fulcro centrale del Club era l’adesione ai Dieci Comandamenti di Ronald Knox, un decalogo per i giallisti nella prefazione della raccolta The best detective stories 1928-1929:
1. Il colpevole dev’essere un personaggio che compare nella storia fin dalle prime pagine; il lettore non deve poter seguire nel corso della storia i pensieri del colpevole.
2. Tutti gli interventi soprannaturali o paranormali sono esclusi dalla storia.
3. Al massimo è consentita solo una stanza segreta o un passaggio segreto.
4. Non possono essere impiegati veleni sconosciuti; inoltre non può essere impiegato uno strumento per il quale occorra una lunga spiegazione scientifica alla fine della storia.
5. Non ci dev’essere nessun personaggio cinese nella storia.
6. Nessun evento casuale dev’essere di aiuto all’investigatore, né egli può avere un’inspiegabile intuizione che alla fine si dimostra esatta.
7. L’investigatore non può essere il colpevole.
8. L’investigatore non può scoprire alcun indizio che non sia istantaneamente presentato anche al lettore.
9. L’amico stupido dell’investigatore, il suo “dottor Watson”, non deve nascondere alcun pensiero che gli passa per la testa: la sua intelligenza dev’essere impalpabile, al di sotto di quella del lettore medio.
10. Non ci devono essere né fratelli gemelli né sosia, a meno che non siano stati presentati correttamente fin dall’inizio della storia.
Voglio precisare due cose: la numero 5, detta anche The Chinaman Rule, fu una reazione all’uso di clichè razzisti molto in voga negli anni ‘20, ed ha un che polemico. Sulla Numero 9, ci sarebbe da dire che il Dottor Watson non è affatto stupido, e qui si capisce che tutto il decalogo fu anche una frecciatina generale a Conan Doyle, il cui lavoro peraltro è stato indirettamente fondamentale per la nascita del club.
Da questo decalogo, Benjamin Stevenson scrive questo libro
dove immagina uno scrittore di manuali gialli in vendita su amazon a 1,99 dollari australiani, Ernest Cunningham, alle prese con il racconto del weekend più pazzo della sua vita: una riunione di famiglia, in concomitanza con l’uscita dal carcere di suo fratello, Michael, incarcerato tre anni per aver commesso un reato, e condannato con la testimonianza decisiva di Ernest. Si scopre tuttavia che la situazione è ben più ingarbugliata, e che tutti i membri di quella riunione hanno qualcosa da nascondere, e probabilmente leggendolo si capisce che la comune qualità del titolo non è nemmeno il primo dei problemi.
Cosa rende un libro giallo memorabile? In fondo, e lo diceva un grande (anche) giallista, Umberto Eco, di un libro del genere sappiamo la struttura: c’è un delitto che si svolge e la sua risoluzione. Tutto il bello è descriverne il come, di tutte e due i momenti. E qui che Stevenson, che è autore, sceneggiatore e soprattutto Stand-up Comedian (mi perdonerete l’anglicismo, ma per me è uno dei pochi termini intraducibili), aggiunge un particolare innovativo: pur rispettando alla lettera i comandamenti di Knox (tranne uno, e lascio alla vostra curiosità scoprire quale è), aggiunge delle singolarità: Ern parla con il lettore anticipando di tutto, ma senza svelare niente che non sia prevedibile (per esempio, indica sin dall’inizio le pagine dove ci sarà un morto, ma non ne anticipa i motivi), gioca con le probabili correzioni degli editor (in una sorta di dialogo sarcastico e irriverente) e soprattutto nei passaggi chiave quasi porta per mano il lettore alle conclusioni. Sebbene alla fine lasci almeno due porte diabolicamente un po’ aperte rispetto alla conclusione delle “indagini”. L’idea che il tutto si svolga in una stazione sciistica australiana (che esiste veramente) mi ha fatto pensare che era un libro da leggere, da amante del genere non mi ha deluso giocando con astuzia non solo con le regole, ma con tutti i cliché dei romanzi gialli (termine che tra l’altro riferisce solo per noi il poliziesco, ciò si deve alla collana Il Giallo Mondadori, ideata da Lorenzo Montano e pubblicata in Italia da Arnoldo Mondadori a partire dal 1929: il termine giallo si riferisce al colore della copertina). Come inizio di letture del ‘23, non è affatto male.
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E’ possibile elaborare un metodo per codificare, comprendere e perché no, scrivere il racconto perfetto?
Le trame di tutti i grandi romanzi non sono altro che scherzi sublimi cui la gente abbocca senza scampo, ogni volta”.
Kurt Vonnegut
Da pochi giorni si è conclusa la quinta edizione milanese di “Bookpride”, evento che anche quest’anno ha registrato un notevole aumento di visitatori, si parla di quasi 40.000 presenze in un solo weekend, una cifra che porta a pensare che forse il numero di “avidi” lettori ed amanti dei libri è fortunatamente più alto di quello riportato da tutte le statistiche.
Molti incontri ed eventi sono sati offerti nella “biblio-kermesse”, e in alcuni di questi si è tornati a parlare di uno dei più interessanti e controversi scrittori americani della seconda metà del secolo scorso: lo statunitense Kurt Vonnegut. Se non lo conoscete siete fortunati, avrete la possibilità di scoprire e leggere tutte le sue opere, ma per adesso accontentatevi di una vecchia e cara “Bustina di Minerva” scritta da Eco in occasione della sua morte nel 2007 e della testimonianza che Carlo Lucarelli dedicata al suo libro più famoso “Mattatoio n°5 o La crociata dei bambini”
In una delle presentazioni di “Bookpride” si è parlato della sua influenza sulla letteratura contemporanea, non solo come scrittore, ma anche come saggista. Ovviamente sono stati citati i suoi otto arguti e ironici suggerimenti su come scrivere un buon racconto.
1. Fate in modo che i vostri lettori non pensino di aver sprecato tempo per leggervi.
2. Date al lettore almeno un personaggio per cui possa fare apertamente il tifo.
3. Ogni personaggio che si rispetti deve volere qualcosa, fosse anche solo un bicchiere d’acqua.
4. Ogni frase deve fare una di queste due cose: rivelare il carattere di un personaggio o far progredire l’azione.
5. Iniziate la narrazione il più possibile vicino alla fine.
6. Siate sadici. Non importa quanto siano dolci e innocenti i protagonisti del vostro racconto: fategli accadere cose terribili, in modo che il lettore possa vedere di che pasta sono fatti.
7. Scrivete per soddisfare un solo tipo di lettore. Se spalancate la finestra e vi mettete a fare l’amore con il mondo, per così dire, alla vostra storia verrà la polmonite.
8. Date ai lettori più informazioni possibili, il più presto possibile. Al diavolo la suspense. I lettori devono avere una completa comprensione di ciò che accade, di come e di dove, al punto che dovrebbero essere in grado di terminare da soli la storia nel caso in cui gli scarafaggi si mangino le ultime pagine.
Ma il buon Vonnegut non si è limitato a fornire una lista di consigli per scrittori in erba. Da studente di antropologia all'Università di Chicago, elabora come tesi di laura quello che lui stesso anni dopo definirà: ”...il mio più bel contribuito alla cultura”.
In questo lavoro si ipotizza che tutte le storie hanno una forma che nasce seguendo lo sviluppo della felicità o disperazione dei protagonisti, e che queste forme possono essere disegnate graficamente su dei semplici assi cartesiani che riportano il grado di felicità/fortuna e l’evoluzione temporale del racconto.
Esemplificativa è la fiaba di Cenerentola: si parte da una situazione molto triste, una serie di eventi positivi porta alla serata del ballo, poi con la perdita della scarpetta si ripiomba nella tristezza assoluta, e infine si ha l’inevitabile happy ending. Guardatevi un divertente filmato in cui è lo stesso Kurt Vonnegut a illustrare la sua “The shapes of stories”.
youtube
Nel corso degli anni questa congettura è stata accettata come caso di studio in molte università americane che ne hanno sviluppato ed ampliato le premesse. Applicando il metodo a migliaia di romanzi e racconti si arriva all’inevitabile conclusione che i possibili modelli di struttura narrativa sono numericamente molto pochi, variano da un minimo di quattro ad un massimo di otto.
Citiamo come esempio “Hedonometer”, un progetto internazionale di analisi dei Big Data, dove ricercatori australiani ed americani hanno analizzato i testi presenti sul sito del progetto gutenberg, isolando parole chiave indicative di felicità e tristezza e, trattandole in seguito con metodi di analisi dei gruppi, hanno identificato sei tipologie di trame.
L'immagine seguente è il risultato di questo metodo applicato a: “Harry Potter e i Doni della Morte” di JK Rowling.
Probabilmente tutto questo vi sembrerà troppo arido poiché stiamo parlando di letteratura, ma converrete con noi che non lascia indifferenti.
Dimenticavamo di dirvi che alla fine la tesi di laurea non venne accettata, forse perché come dichiarò il suo autore “era così semplice e troppo divertente”, ma se abbiamo comunque suscitato il vostro interesse per quest’uomo, venite a conoscerlo meglio nelle nostre sedi dove potete trovare per esempio :
Mattattoio n°5, Il grande tiratore o La Colazione dei campioni
ma anche i film tratti dai sui romanzi come Confessione finale o Slaughterhouse-Five.
Oppure approfittate di MLOL e leggetelo in digitale ovunque voi siate.
Prima di lasciarvi un ultimo consiglio: andate a leggervi un piccolo omaggio che zio Kurt ha dedicato a noi bibliotecari durante la presidenza di George W. Bush: “I love you madame librarian”.
Buona lettura.
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📕 "Un libro per viaggiare" 🧳 Autore: Bill Bryson Titolo: In un paese bruciato dal sole - L'Australia Ed.: Pagine: --- Giudizio: 🧳🧳🧳🧳 --- L'immancabile ironia di Bill Bryson in un viaggio in Australia, visitando luoghi famosi e anche poco noti, un turbinio di vicende in un susseguirsi di risate. --- Pochi autori al mondo possono vantare l'intelligenza, l'ironia e il sarcasmo di Bill Bryson. Non solo si scoprono luoghi ma ci si diverte per le straordinarie battute e narrazioni divertenti che solo Bryson sa fare. Luoghi, persone e vicende si susseguono lungo l'itinerario che percorre l'intero Paese, descrive come sono diversi non solo le zone dell'Australia, ma anche gli australiani sono diversi tra di loro. --- @viaggiamocela #libro #libri #unlibroperviaggiare #viaggio #viaggi #viaggiare #lettura #racconto #autori #autore #scrittori #scrittore #turismo #turisti #emozioni #emozione #book #testo #librinviaggio #biblioteca https://www.instagram.com/p/B5cHH3nqjEZ/?igshid=ixr31fhkbea1
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“La civiltà non c’entra con il denaro, dipende dallo spirito degli esseri umani”. Su Patrick White, il genio ingiustamente sottovalutato
Avete letto qui del Nobel 1973 Patrick White. Ho trovato al Libraccio, a questo banco dei pegni contemporaneo, un suo lungo romanzo pubblicato da Einaudi, I passeggeri del carro. Di qui sono sbocciate altre curiosità riguardo le sue due raccolte poetiche – la prima, stampata in proprio e sotto pseudonimo a diciassette anni, è protetta in un caveau della biblioteca nazionale australiana perché White voleva che fosse fatta sparire da ogni biblioteca. La cosa buffa è che esistono solo altre tredici copie di questi suoi esperimenti poetici, o ‘juvenilia romantiche’ come le chiamano in Australia. Le sue altre poesie sono raccolte in Ploughman, edito nel 1935. Senza vanterie comuniste, alla ricerca di poeti contadini, White nel 1935 compone la sua elegia dedicata, secca, come nella tradizione scozzese, allo zappatore, al ploughman.
* Quando gli diedero il Nobel, dopo inchini sontuosi e mezz’ora di discorso giustificativo del premio, gli svedesi additarono il lupus in fabula: la malinconia dietro White. Ma leggiamo: “Il suo lavoro creativo, eseguito in solitudine e senza dubbio battendo i denti contro un’opposizione considerevole, tra vari generi di avversità, si è gradualmente composto raggiungendo risultati durevoli e sempre più apprezzati, nonostante i dubbi che lui stesso può aver nutrito riguardo il valore dei suoi sforzi. Il lato controverso di Patrick White si spiega con l’estrema tensione dell’autoespressione, col suo assalto ai problemi più complessi: qui ci sono le qualità che costituiscono la sua grandezza assoluta. Senza queste qualità non sarebbe stato capace di conferire quella vera consolazione che ritroviamo al centro delle sue malinconie: la convinzione che ci debba essere qualcosa più degno per noi di esser vissuto, qualcosa che offra di più che non sia la nostra veloce civiltà frettolosa”.
*
Del resto White non era un diplomatico nato. Mandò un conoscente a raccogliere il Nobel e dopo un discorso terra terra, tutto autobiografico, senza dichiarazioni di amori o innamoramenti estetici, terminava di punto in bianco così: “Qui, in Australia, spero di continuare a vivere, e mentre ne ho ancora la forza spero allo stesso modo di popolare il vuoto australiano nell’unico modo che sono capace di fare”.
Lo stesso anno del Nobel, nel 1973, White straparla sui giornali australiani contro il progresso facile & a ogni costo: prende le difese dei bianchi che si vedono espropriati dalle loro dimore storiche per far posto a inutili grattacieli, nel segno del dollaro mercuriale e della speculazione edilizia degli yankee.
L’articolo, oggi sperso in Patrick White speaks (1989) attacca con piglio deciso: “Quel che mi sembra essere continuamente sopravvalutato da chi pianifica lo sviluppo edilizio è la reazione di chi si trova più fortemente colpito da questo sviluppo – sono esseri umani di cui si dispone al pari di pecore e mucche. Questo mi passava per la testa quando vidi anche la strada dove vivo sotto il giogo della demolizione”.
Dopo questo attacco da giornalista strapazzato, ecco come si rialza nel finale, aprendo il ventaglio delle ingiurie: “Questi speculatori, a voler essere perfettamente franchi, sono abili ad afferrare le loro oche diventando milionari nottetempo. Dopo, ottengono il titolo di cavalieri. E dobbiamo riconoscere che se riescono in queste loro prodezze, lo si deve alla loro controparte australiana che è lieta di sottoporsi ai magheggi del dollaro rapido – doloroso constatare che fino a un decennio fa erano gli immigrati stranieri a rendere la vita australiana più interessante, più fruttuosa ed efficiente, aiutandoci a raggiungere qualcosa che rimane ancora lontano, che forse otterremo col passare del tempo: la civiltà. Perciò puntiamo a questa piuttosto che al ‘progresso’, un termine che potrebbe rivelarsi, contrariamente alle intenzioni di chi lo adopera, come vuoto di senso. La civiltà non è faccenda di denaro e concretezza. (Guardate cosa è successo agli Stati Uniti!). La civiltà, per come io la vedo, dipende dallo spirito degli esseri umani, dai loro valori”. E con queste parole White si è consegnato, coerentemente, all’oblio dei posteri… nonostante la sua seconda comparsa nel catalogo Einaudi nel 1976, con I passeggeri del carro (1961) fosse celebrata così sul retro della copertina: “Dal 1948 White vive in una fattoria non lontana da Sidney. È scrittore epico e visionario, della razza dei Melville e dei Conrad. È autore di nove romanzi e due raccolte di racconti. Nel 1973 gli è stato conferito il Premio Nobel per la letteratura”.
*
O forse no. Se qualche pio gentiluomo, se qualche degna madama entrasse al Feltrinelli lasciando al bancone dodici euro per comprare la ristampa Mondadori de L’esploratore Voss, avremmo fermato per un attimo il disordine dell’universo in espansione che frantuma anche White. Scherzo.
In realtà White non è mai uscito dalla discussione anglofona sul progresso e, per gli adolescenti australiani che si spostano a frotte sulla Pacific Coast, è ancora un totem. Prendete questo pezzo dello scorso settembre su Lithub, che è il santo Graal degli hipster. È firmato da una coetanea, Madeleine Watts, che fa rimpallare il pezzo, da brava, anche su Twitter. Devo dire che il suo articolo Su Patrick White, grande romanziere australiano dimenticato invoglia alla lettura, oltre che per il colore locale, soprattutto per la piccante madeleine delle prime righe: “Quando avevo 22 anni ero innamorata di un uomo che aveva una fotografia di White incorniciata sopra il suo letto. Sono cresciuta con le copie di libri di Patrick White ‘vissute’ da mio padre, ne ho studiato i libri all’università, ma solo anni dopo sono riuscita a guardare senza astio, con reale interesse, a questo autore – unico Nobel australiano – e alla sua opera”. Quando si dice che la psicanalisi ormai è inutile…
*
Al di là delle comode amenità di moda, dall’anno scorso è su Youtube una buona intervista rilasciata da White a caldo, appena saputo del Nobel. Siccome non sono disponibili i sottotitoli, vi riassumo per punti quella chiacchierata di mezz’ora:
“Il paesaggio dell’infanzia, quello che per me è importante sul piano creativo, può apparirmi senza personaggi. Mentre il paesaggio inglese, col suo verdume, non mi ha mai detto molto. Quello dell’infanzia australiana è diventato più tenue nel tempo, ma ho capito che era fondamentale”.
“I giovani possono anche andar via per del tempo, ma devono tornare a casa per avere una sorta di vita intellettuale. Non mi considero però un intellettuale ma un artista e come artista affermo che anche le persone ordinarie riescono ad avvertire il decadimento attuale, il decadimento materiale, morale. Non si può credere a nessuno, meno che mai ai politici: rapinano, rapinano più che possono tra case e yatch”.
“Mi sento un repubblicano australiano antimonarchico. Vorrei tornare in Inghilterra solo per i suoi teatri e lascerei l’Australia anche solo per non lasciare i miei soldi ai suoi politici”.
“Per quel che posso dire osservandomi, avrei voluto fare l’attore. Scrissi per il teatro ma proprio volevo diventare attore. Quando mi siedo a scrivere, per quanto brancoli, rimango solo; mentre l’attore deve collaborare con le altre persone. Le voci di alcuni attori da giovane mi ossessionavano, volevo scrivere per loro. Sai, quando i critici hanno paragonato L’esploratore Voss a Tolstoj hanno detto un nonsense. In ogni caso, odio Voss – è andato nelle mani di gente sbagliata e tutto è andato a rotoli quando se ne progettò il film. Non vorrei parlarne”.
“Se mi dicono che afferro la grandezza al modo di Thomas Mann, che ho un grande schema con le sue contrapposizioni: è come per i premi della corona Britannica, non accetterei mai quei complimenti. Li rimanderei al mittente. È stato già abbastanza difficile essere autonomo. Sono dell’idea di creare un premio in denaro per gli scrittori australiani. Purtroppo l’establishment vorrebbe metterli tutti quanti al museo”.
“Sono un pessimista, nell’insieme, ma tento di fare del mio meglio per far qualcosa che rechi più vita al mondo”.
*
Eccovi i passaggi mozzafiato del discorso per il ricevimento del Nobel: “Poco prima dei diciott’anni convinsi i miei genitori a farmi ritornare in Australia per vedere se, almeno, sarei riuscito ad adattarmi alla vita dei campi prima di tornare in Inghilterra per l’università a Cambridge. Lavorai per due anni come aspirante pecoraio [jackeroo], prima nelle montagne meridionali del Nuovo Galles, che divenne per me il posto più desolato del pianeta, e in seguito su una delle proprietà materne dei Whitycombe, da uno zio che abitava nel nord bollente e piagato alternativamente da siccità e alluvioni. Riesco ancora a ricordare come conducevo il mio cavallo attraverso sentieri allagati per andare a prendere la posta, mentre mi godevo un piatto di ortiche stufate a causa della penuria di verdure. Una vita simile mi era abbastanza congeniale, ma ogni discorso finiva sempre per ruotare intorno alla lana e al tempo che faceva. Sviluppai un’abitudine a scrivere romanzi nascosto da una porta chiusa, o al tavolo da pranzo da mio zio. Fatto ancora più grave, dopo esser passato per un colono alla scuola inglese, ora ero un ‘Pom’ per i miei conterranei australiani a causa della pronuncia inglese. Perciò non osavo più parlare e accolsi l’opportunità di scapparmene al King’s College di Cambridge. Anche se l’università si fosse trasformata in una nuova scuola dell’obbligo, avevo deciso di perdermi come un’anonima particella nella Londra che già amavo”.
Andrea Bianchi
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E’ settembre, ma non mancano le occasioni di svago, di arte, di cultura e di qualche assaggio prelibato.
LAGO DI COMO
Mandello Lario: lo storico “Raduno delle Moto Guzzi” tre giorni di festa, eventi, mostre legati allo storico marchio, nato e prodotto proprio in questa splendida cittadina del ramo lecchese del Lario.
Dervio: i campionati giovanili di vela. 267 barche a solcare le acque dell’alto Lario, con oltre 500 giovani velisti provenienti da tutta Italia. Evento promosso dalla Federazione Italiana Vela (FIV) e organizzato dall’associazione Multilario, che comprende sei circoli velici con sede a Dervio, Bellano, Domaso e Gravedona ed Uniti, raggruppa tre diversi campionati: i Campionati Nazionali “Open” in doppio delle classi 420, Hobie Cat 16 SPI, 29er, L’Equipe EV e RS Feva; i Campionati Nazionali di classe 555 FIV e Hobie Dragon; la Coppa del Presidente in doppio under 12 per le classi L’Equipe e RS Feva.
Le regate si svolgono al pomeriggio, dalle ore 13.00 e alle 18.00. La manifestazione si concluderà domenica 10 settembre con l’ultima regata e le premiazioni.
Tremezzina: festa al Santuario, concerti e laboratori a Villa Carlotta.
Venerdì 8 settembre ricorre la tradizionale Festa del Santuario della Madonna del Soccorso di Ossuccio, a Tremezzina. Messa solenne alle ore 10.30 celebrata dal vescovo di Como, mons. Oscar Cantoni. In occasione dell’evento, inoltre, domenica 10 settembre, dalle ore 14.00 alle 17.00, verranno aperte tutte le cappelle del Sacro Monte con possibilità di visita interna.
Con i concerti di settembre si conclude a Villa Carlotta il ciclo delle “32 sonate di Beethoven”, interpretato dal giovane pianista comasco di fama internazionale Christian Leotta. L’evento è organizzato dall’Ente Villa Carlotta. Christian Leotta, di ritorno da tre tournée di grande successo in Asia, in America Latina e nella penisola arabica, si esibirà in villa sabato 9 settembre sul suo pianoforte gran coda, uno strumento di rare qualità timbriche. Il concerto avrà inizio alle ore 18.00. Prenotazione, prevendita e informazioni: biglietteria Villa Carlotta, tel. 0344.40405. Ingresso: euro 20.
Sempre a Villa Carlotta, domenica 10 settembre alle ore 15.00, avverrà l’inaugurazione dell’Archivio Belloni-Zecchinelli, creato dai due ricercatori che per oltre 50 anni, hanno studiato la storia dell’arte, l’archeologia, le tradizioni e i costumi del territorio lariano.
Menaggio: sabato 9 settembre, in Piazza Garibaldi, l’evento culturale “Ritratti, sculture, scrittura, musica e stelle”, organizzato dall’associazione Artelario.it. Durante la giornata una serie di appuntamenti tra arte, musica e letteratura. S’inizia con l’apertura della mostra “Il suono della pietra”, con sculture e opere grafiche dell’artista Andrea Vadacca. La mostra sarà allestita nella sala espositiva di piazza Garibaldi (fino al 17 settembre). In occasione dell’inaugurazione, alle ore 16.30, si svolgerà la performance laboratoriale “Ritratto al buio – Parlami di te”, a cura di Andrea Barda, presentazione e critica di Angiolina Petecchia (ingresso libero; orari: dalle 9.00 alle 12.30 / dalle 15.00 alle 19.30). Alle ore 20.45 “Serata sotto le stelle” con la scrittrice Ketty Magni che, per celebrare l’Anno Rossiniano, presenterà il libro “Rossini, la musica del cibo” (Ed. Cairo). Alla presentazione è abbinato un omaggio musicale al compositore Gioacchino Rossini. In caso di pioggia l’evento si terrà nella chiesa di Santa Marta.
VARESE
La Fiera di Varese, al parco della Schiranna direttamente sul lago, festeggia i suoi primi 40 anni, con un’edizione unica e ricca di eventi, offrendo l’ingresso gratuito tutti i giorni e in tutti gli orari di apertura. 8000 metri quadrati di spazi espositivi coperti offrono diversi spunti a tutti coloro che entreranno a curiosare tra gli stand. Immancabile la ricca area espositiva con circa 160 aziende, dove si può spaziare dall’arredamento ai materiali, dalle attrezzature e impianti per l’edilizia abitativa alle auto, fino all’alimentazione.
All’interno della fiera la BaVarese Prost Fest, in pieno stile bavarese tra fiumi di birra e street food.
Tanti gli eventi collaterali in particolare quelli in collaborazione con lo storico quotidiano locale La Prealpina. Tanti gli ospiti attesi, un personaggio per ogni sera con cui dialogare sull’attualità. L’area Incontri e cultura della Fiera di Varese ospiterà otto serate a tema con personaggi dello spettacolo, giornalisti e scrittori a cura di Verba Volant e in collaborazione con l’associazione Amici del Caffè Teatro.
Tra gli ospiti attesi, fino al 17 settembre, Gianluigi Paragone, Alessandro Sallusti, Flavio Oreglio, Mauro Coruzzi/Platinette, Nino Formicola alias Gaspare e Aldo Pedron
Sabato 9 settembre, dalle 10 alle 18.30, presso la centralissima Camera di Commercio di Varese, si terrà il convegno Presenze celtiche nel territorio di Varese, organizzato da Terra Insubre, presenti numerosi studiosi di levatura internazionale, a partire dal professor Venceslas Kruta, grande esperto degli studi sui Celti, che ha insegnato alla Sorbona, l’archeologo Filippo Maria Gambari, direttore del Museo delle Civiltà di Roma, il filologo e linguista Filippo Motta, ordinario dell’Università di Pisa, Mauro Squarzanti, conservatore del Civico Museo Archeologico di Sesto Calende e l’archeologo Diego Voltolini.
Trentanovesima edizione del Palio delle 6 Contrade di Masnago, storico rione di Varese. Venerdì 8 settembre alle 21 va in scena lo spettacolo “Ora che mamma è morta chi si tiene papà?” con la Compagnia Dimensione teatro, sabato 9 alle 19.30 grande tavolata al “crotto” di via Bolchini e alle 21 sul sagrato della chiesa concerto con la Coloured Swing Band. Domenica 10 settembre alla mattina bancarelle artistiche delle contrade, alle 10.30 messa e consegna del Palietto d’oro 2017, alle 12 gara della torta dello sportivo e alle 12.30 pranzo al banco gastronomico. Dalle 16.15 dal parco Mantegazza parte il corteo folkloristico accompagnato dalle note della Banda di Capolago, alle 17 gara della Brenta per l’assegnazione del Palio e alle 18 premiazione con le autorità. La festa si conclude a tavola dalle 19.30.
Summerfield Music Festival, nella tensostruttura a Cassano Magnago. Venerdì 8, sul palco gli australiani Pendulum.
Come in tutti gli eventi organizzati dalle Officine, dopo i concerti scatta la “silent disco” per continuare a far festa sino a notte inoltrata.
Ingresso 10 euro, gratuito dopo i concerti www.leofficineculturali.it.
Coarezza, frazione sul fiume Ticino di Somma Lombardo, la Pro loco con l’Accademia italiana della costina organizzano tre giorni di festa per il borgo. Venerdì 8 alle 19 grigliata e alle 21.30 musica dal vivo con la Balcon Band; sabato 9 ore 12 e 19 griglie e ore 21 ballo liscio. Domenica 10 settembre, cortili aperti, mostra di prodotti locali, e dalle ore 12 griglie, dalle 21 musica dal vivo.
Cairate, la mostra “Apparizioni” progetto particolare curato dal critico d’arte Fabrizia Buzio Negri, in un luogo pieno di magia come il Monastero di Cairate, sconsacrato e riaperto dopo una lunga ed elaborata ristrutturazione durata dieci anni. Secondo la tradizione l’ex monastero romanico fu fondato nel 737 d.C. dalla nobile longobarda Manigunda per sciogliere un voto di sua guarigione e Federico Barbarossa dormì qui la notte prima della storica battaglia di Legnano.
Vernissage con cocktail il 9 settembre alle ore 16, apertura 9 e 16 settembre ore 14-18, domenica 10 e 17 settembre 10-12 e 14-18, ingresso libero.
Al parco tematico e museo del volo di Volandia, a Somma Lombardo, adiacente all’Aeroporto di Milano-Malpensa, negli edifici delle storiche Officine Aeronautiche Caproni, la possibilità del volo in mongolfiera, vincolati e gratuiti in base alle condizioni meteo. Info www.volandia.it.
Gallarate, presso il parco di Villa Delfina di Crenna, domenica 10, l’evento “Frammenti d’Ottocento” un pic nic romantico -risorgimentale organizzato dalle associazioni Vivere Crenna e Amaltea. I partecipanti in costume d’epoca alle 12 partiranno da piazza Repubblica alla volta di Villa Delfina, dove comincia il pic nic vero e proprio con un cestino portato da casa o acquistato al banco. Dalle 13.30 fino alle 17 prende il via una serie di eventi a tema dalla scherma storica alle letture ottocentesche, dalle danze come valzer e polka alla merenda a base di tè e biscotti.
LAGO MAGGIORE
Arona in svolgimento il Festival sull’Acqua. Una kermesse culturale a cura di Dacia Maraini, che trasforma Arona un teatro a cielo aperto, con spettacoli vari, funamboli sulle acque del lago, eccellenze nell’Arte di strada, una serie di visite guidate teatrali. Incontri con autori e personaggi vari come i filosofi Bodei e Cacciari, gli scrittori Claudio Volpe e Paolo Cognetti, la giornalista esperta di politica internazionale Cecilia Tosi e l’ex premier Enrico Letta.
Oltre all’occasione di poter ammirare la ricostruzione in 3D, dell’Arco di Palmira, proprio davanti al museo archeologico.
VALDOSSOLA
Partita la 92esima edizione della festa dell’Uva a Masera, un appuntamento che affianca alla tradizione, il folclore, l’eno-gastronomia e il divertimento. E’ consuetudine che, la sera prima dell’avvio dei festeggiamenti, il paese si ritrovi in piazza per assistere al posizionamento del bue (finto) sul campanile. .
Una storia tra leggenda e tradizione, che ripropone questo personaggio “Martin” che per sfamare la sua mucca decise di issare il bue al campanile e farle così mangiare gli ultimi ciuffi d’erba.
L’oratorio di San Abbondio ospita una mostra fotografica dedicata alla festa. Le istantanee sono in vendita e il ricavato sarà devoluto in beneficenza.
Enogastronomia, banco di beneficenza, mostra mercato, eventi sportivi, musica e spettacoli gli ingredienti di una festa che quest’anno vedrà impegnati ben 300 i volontari nei cinque giorni continui di festa.
Al centro dell’evento ovviamente l’uva, ma anche tutta la gastronomia in generale.
www.festadelluvamasera.it
Domenica 10 settembre, “Una valle di note” nelle frazioni di Frua e Riale, in alta Valle Formazza. Un evento gratuito, voluto e sostenuto dalle attività presenti sul territorio, all’insegna della musica dal vivo, nella cornice della splendida vallata di Riale e della Cascata del Toce.
Il primo appuntamento è proprio a Riale alle ore 12.00 alla Locanda Walser Schtuba insieme ai Soul Vibe Duo. Alle 13.00, al Ristorante Bar Delle Alpi a Frua, suoneranno i Fratelli Marmitta. Alle 14.00 presso il Ristorante Cascata Del Toce sarà il momento di Gigio Fasoli & Benny Greco. Si concluderà la manifestazione alla bottega dei Sapori Walser di Riale con Fabio Marza & Max Ferraro alle 15.30.
Una giornata adatta a tutti, con diversi generi musicali come blues, soul, folk e cantautorato. I concerti sono gratuiti e aperti al pubblico. L’evento vedrà inoltre la partecipazione del Comune di Formazza, della Pro Loco, di Associazione Cool, e Libreria Spalavera.
Questo weekend cosa si può fare? E’ settembre, ma non mancano le occasioni di svago, di arte, di cultura e di qualche assaggio prelibato.
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“Se sono perduto io, allora, chi può essere salvato?”. Il capolavoro di Patrick White, il Nobel misconosciuto (ed elogio del suo traduttore, il grande poeta Piero Jahier)
La ‘novità’ più interessante degli ultimi mesi editoriali l’ha pubblicata Mondadori. Si tratta di un romanzo di sessant’anni fa – 1957, per la precisione – pubblicato in Italia da Einaudi nel 1965 e riproposto – al netto di qualche inevitabile correzione – pari pari, oggi, nella traduzione letteraria e sgargiante di Piero Jahier. Il romanzo s’intitola Voss, dal nome del protagonista, in Italia fu edito come L’esploratore, a questo giro hanno sintetizzato in L’esploratore Voss. Il romanzo è stato scritto – nonostante il cognome – da un oscuro australiano, uno dei Nobel per la letteratura più misconosciuti della storia: lui si chiama Patrick White, Voss è un capolavoro. (In ambito editoriale, insomma, c’è poco da speculare, basta ‘vedere’ ciò che già c’è, curare il giardino).
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Che fosse ‘difficile’ lo sapeva anche lui – un uomo difficile che scrive in modo difficile. Thomas Keneally, nell’intro pubblicata in questa edizione Mondadori, recupera alcune parole di White (“Sono un romanziere antiquato, che quasi nessuno legge, o se lo fanno, la maggior parte dei lettori non capisce di cosa sto parlando. Certo, vorrei non aver mai scritto L’esploratore, che ha l’aria di diventare una condanna per tutti, come l’albatro ucciso dal vecchio marinaio”), convincendoci che quel romanzo, sgargiante, burrascoso, gnostico, è l’Everest di un genio. “Ecco qui, dunque, l’albatro di White, un uccello che conserva la propria vitalità prodigiosa e irradia luce dalle sue ali”. Naturalmente, l’oscuro White non può che essermi simpatico.
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Di Australia sappiamo quasi nulla – tolta Nicole Kidman, che però è nata a Honolulu, Nemo, i canguri e Russel Crowe. Picnic ad Hanging Rock, di Peter Weir, può essere un ottimo incipit, La riva fatale di Robert Hughes è un libro necessario, ma L’esploratore Voss è il romanzo fondamentale, una specie di Esodo, scritto con il brio linguistico di un Joyce disidratato dalle pietre, disgregato di luci. La complessità di Patrick White è speculare a quella di Les Murray, solo che il primo è un severo gnostico l’altro un gaudente cristiano.
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Johann Ulrich Voss è un tedesco, eroe dell’espatrio, folle Artù senza terra e con una landa di pietre per Graal, che va per il deserto d’Australia, in una specie di catabasi, di espiazione. L’unica persona che lo svela, che lo ama, che ne comprende il carisma sotto l’occhio allucinato dall’ambizione, in quell’esaurito Ottocento, è Laura Trevelyan: “Lei è così enorme e brutto… La potrei paragonare a qualche deserto con rocce, rocce di pregiudizi e, sì, anche di odi. Lei è così isolato. È per questo che è affascinato dalla prospettiva di località desertiche nelle quali potrà trovare la sua situazione naturale o meglio, glorificata. Lei, a volte, ha qualche parola gentile e un po’ di poesia per gli altri, che presto si rendono conto di quanto si erano illusi. Lei si prende tutto”.
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L’Australia ti evangelizza alla rinuncia, alla deriva tra incubi e perduti, dice il romanzo. La scrittura ha solidità di poema (“Ormai l’erba alta era quasi secca, cosicché ne usciva un sospiro più tagliente quando il vento soffiava… Tutto il giorno cavalli e bestiame nuotavano attraverso questo mare d’erba. Tutta la notte gli animali si satollavano di rugiada e d’erba, ma nei sogni degli uomini onde di erba e onde di sonno diventavano presto un’unica cosa. I cani acciambellati entro ricoveri d’erba tremavano e arricciavano il pelo mentre galleggiavano sui loro sogni”), ed è una malia prodigiosa, serrato round di incanti. Tutti, in fondo, vogliamo perderci, situarci tra gli aborigeni, che qualcuno, un estraneo, ci detti sulla schiena il tatuaggio capace di crittografare il destino, l’evidenza di un futuro.
*
Uomo difficile, White, nel 1973, non andò a ritirare il Nobel che gli era stato assegnato. Inviò un amico, l’artista Sidney Nolan. I dotti camerieri di lassù non lesinarono di sottolineare che “Patrick White è un autore piuttosto difficile non solo per le idee e i problemi che immette nei suoi libri, ma anche per l’inusuale combinazione di qualità epiche e poetiche della scrittura”. Nella nota biografica scritta per un volume collettivo sui premi Nobel, White ricorda la genesi di Voss. “Nel 1940 ebbi l’incarico di ufficiale dell’intelligence dell’aereonautica militare, nonostante la mia completa ignoranza in merito. Dopo alcune settimane da capogiro tra i papaveri della RAF, fui inviato a zigzagare tra Groenlandia e Azzorre, in una nave mercantile di Liverpool, zeppa di ufficiali dell’intelligence grezzi quanto me. La parte che ho giocato durante la guerra è stata piuttosto insignificante. Gran parte del tempo lo ho speso in avanzate e ritirate nei deserti, in tende piene di polvere – oppure in quell’altro deserto, il quartier generale. Ho visto quasi tutti i paesi del Medio Oriente. Bombe e colpi di mitraglia, occasionali, avrebbero dovuto riportarmi alla realtà, ma la rendevano ancora più remota. Non potevo scrivere, ma è in quel contesto, nel deserto occidentale egiziano, che ho concepito l’idea di scrivere un romanzo su un megalomane tedesco, un esploratore nell’Australia del XIX secolo”.
*
Dopo la guerra, White, che aveva studiato in Inghilterra, prediligendo il vagabondaggio, ritornò in Australia, “acquistai una fattoria nei dintorni di Sydney: durante la guerra avevo pensato con nostalgia al paesaggio australiano. La nostalgia, il cimitero di Londra e l’ignobile desiderio di riempirmi la pancia, mi hanno spinto a bruciare i ponti europei”. Fuori dal mondo, Patrick White fonda, di fatto, la tradizione del romanzo australiano ‘moderno’, con libri, da The Aunt’s Story a The Tree of Man e Voss, più letti altrove che nel suo paese. “I miei libri, ben accolti in Inghilterra e in Usa, erano trattati con disprezzo e incredulità in Australia… Voss, per i critici australiani, era ‘mistico, ambiguo, oscuro’; un giornale pubblicò una recensione dal titolo eloquente, ‘Il romanzo più illeggibile d’Australia’”. Figlio di proprietari terrieri, White lotta per diventare scrittore – “Essere un artista era impensabile. Come tutti i miei parenti, ero destinato alla terra” – l’asma, di cui soffre fin da piccolo, gli consente tanta solitudine, ricoveri e laute e inattese letture. Anche in Italia, pur ornato del Nobel, Patrick White è un autore pubblicato in modo disordinato, letto pochissimo.
*
Arroccata nell’attesa, Laura a un certo punto si esaspera. “Ma sapere non è guarire. Era assediata da ogni genere di cupe disperazioni, che potevano diventare ossessioni. Se sono perduta io, allora, chi può essere salvato? era abbastanza egocentrica da chiedersi. Desiderava immensamente scontare le colpe altrui”. Un romanzo bellissimo, crudo – i lampi lirici saranno ripresi da scrittori come Cormac McCarthy – da assumere più che leggere.
*
Alle spalle di Patrick White, inevitabile parentesi, c’è il suo traduttore, Piero Jahier, che condivide la stessa bulimia d’oblio. Traduttore di genio, perfino ‘spericolato’, Jahier ha raffinato la lingua di Graham Greene e di Joseph Conrad e di Robert Louis Stevenson, ma ha tradotto anche Murasaki Shikibu, per Bompiani, la gran dama del romanzo nipponico – su pentagramma inglese, però – e il Chin P’ing Mei, il “Romanzo cinese del secolo XVI”. Per lo più, Jahier, affratellato ai ‘vociani’, fu poeta, e grande, del primo Novecento. “Figlio di un pastore valdese, Jahier nacque nel 1884 a Genova, dove il padre era venuto per esercitare il suo ministero, finendo poi suicida per essersi reso colpevole di adulterio. Il figlio del pastore che non aveva potuto perdonarsi il proprio peccato recava nel sangue la tradizione calvinista dei suoi avi e il senso della realtà povera ma dignitosissima dei luoghi d’origine, quella Val Chisone aperta sul Piemonte”, scrive Elio Gioanola. Sostanzialmente, Jahier fu poeta intorno alla Grande Guerra – un secolo fa esce il bellissimo Ragazzo – continuando a meditare i suoi versi – per Vallecchi, nel 1964, cura l’opera smilza delle sue Poesie, morirà due anni dopo – ispirati, anche per misura narrativa, a Walt Whitman, Paul Claudel, Charles Péguy, costruendo una “esperienza estremamente originale, quasi unica in Italia” (Gioanola), “consegnando di se stesso un’immagine invariata di alta fedeltà” (Mengaldo). Bisognerebbe ripescare pure lui, sarebbe un’altra ‘novità’. (d.b.)
**
L’angelo verderame che benedice la vallata e nella nebbia ha tanto aspettato è lui che stamani ha suonato adunata è lui che ha annunziato:
Uscite! perché la terra è riferma e sicura traspare cielo alle crune dei campanili e le montagne livide accendono di rosa di benedizione
Uscite, perché le frane sono tutte colate è finita la vita sicura e sulla panna di neve si posa il lampo arancione
Ingommino le gemme, rosseggino i broccoletti dell’uva e tutti gli occhiolini dei fiori riscoppino nel seccume
Si schiuda il bozzolo nero alla trave e la farfalla tenera galleggi ancora sul fiato.
Scotete nel vento il lenzolo malato e risperate guarigione scarcerate la bestia e l’aratro e riprendete affezione.
Piero Jahier
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Kinsella, il guerriero poeta: “Uso la poesia per resistere a Donald Trump e all’avidità della macchina capitalista”
Una muraglia di ferro davanti al bosco. Una strada di asfalto. Operai. Una macchina che sbuffa asfalto di fianco alla foresta. Il poeta è armato di fogli. Comincia a cantare. “Bulldozers rend flesh. Bulldozers make devils/ of good people. Bulldozers are compelled to do/ as they are told”. Il canto diventa urlo, l’urlo del poeta sovrasta il clangore della macchina. “I bulldozer lacerano la carne. I bulldozer rendono malvagie/ le brave persone. I bulldozer sono obbligati a fare/ quanto gli viene detto”. Alcuni operai se la prendono con il poeta. Il poeta si piazza davanti alla macchina, quell’enorme mammut di ferro, e continua a leggere, con sfrenata pazienza. Il poeta si chiama John Kinsella (nella fotografia centrale di Tracy Rain), classe 1963, una ventina di raccolte poetiche in teca, saggista, ambientalista, “sono totalmente contro ogni forma di violenza”, scrive, descrivendosi, nel suo sito, unendo impeto etico a impatto estetico. Poeta attivista, poeta guerriero, poeta coltissimo, John Kinsella ha per maestro assoluto Dante, come testimonia il poema ‘monstre’ Divina Commedia. Viaggi attraverso una geografia regionale, pubblicato nel 2008 e tradotto parzialmente dall’editore Raffaelli nel 2014, per la cura di Maria Cristina Biggio.
L’editore riminese Raffaelli ha pubblicato il poema ‘dantesco’ di John Kinsella nel 2014
Di poesia australiana, da questo lato di mondo, non sappiamo, drammaticamente, nulla, a parte qualche repertorio invecchiato (ad esempio quello delle Edizioni Accademia, edito quarant’anni fa, Da Slessor a Dransfield: poesia australiana moderna, dove la parte della leonessa la fa Judith Wright, maestra esplicita di Kinsella) e qualche libro (invecchiato anch’esso) di Les Murray (Un arcobaleno perfettamente normale, Adelphi, 2004). Peccato. Perché laggiù si muove una lingua civica potente – ogni rivolta, che è sempre estetica e dunque politica, lo dice la storia oltre a Kinsella, si fa con il linguaggio – che forse può energizzare le mummie liriche che ci sono qui. Detto altrimenti: John Kinsella è tra i grandi poeti australiani di ogni tempo. La nota non è esorbitante ma corroborata dal giudizio di Harold Bloom, il più autorevole critico letterario del pianeta (quello del Canone occidentale, per intenderci) che introducendo l’antologia Peripheral Light (2004) scrive, “John Kinsella è una fontana orfica, un prodigio della facoltà immaginativa. Nonostante le sue profonde radici nella cultura letteraria australiana, mi ricorda spesso John Ashbery: improbabile fecondità, eclettismo, e una capacità di fondere dettato popolare e lingua alta, assoluta, in una forma poetica”. Annotato questo, abbiamo rincorso Kisella fino in capo al mondo. Per capire come vive un poeta che fa la guerra armato dei suoi potentissimi versi.
Partiamo da Dante, a cui si è ispirato per un’opera poetica imponente. Qual è il valore di Dante, la Divina Commedia nella tua opera? Qual è il valore della cultura italiana?
“Dante è fondamentale per me in diversi modi. La poesia di Dante è una lente sul mondo umano, sulle interazioni umane, che io applico al mondo di oggi. Non è l’unica lente, ma è una lente. Ho pubblicato una versione della Divina Commedia ambientata nell’Australia occidentale, che s’intitola Divine Comedy: Journey through a Regional Geography (che in italiano è stata tradotta, in parte, da Maria Cristina Biggio, per l’editore Raffaelli), e anche un nuovo libro di poesie basato sui disegni e sui dipinti che il poeta-artista William Blake ha tratto dalla Divina Commedia (il libro si intitola On the Outskirts, 2017). E ora sto lavorando a un terzo volume di poesie basate sulla Divina Commedia, come interpretate dalla musica di Franz Listz. Dante è inesauribile! Mi concentro sulla giustizia umana, ma sempre nel contesto dell’ambientalismo: vedo inferno, purgatorio e paradiso in relazione ai danni che rechiamo all’ambiente, alla responsabilità nella conservazione, al rispetto. Io e la mia famiglia amiamo Roma che – sebbene non sia la città di Dante – ha un ruolo preminente nella mia poesia ultima e sarà un luogo dell’ultima opera in cui mi sto applicando, che usa la musica di Listz. Prendo Dante da molte prospettive!”.
Ci aiuti a comprendere la cultura australiana. Ci sono molti poeti e scrittori importanti? Che ruolo ha il poeta nella società australiana?
“Anche se a volte pretende di non esserlo, l’Australia è una società cosmopolita. La comunità e la cultura aborigena sono forti in Australia, nonostante gli sforzi dei governi coloniali nel sottrarre la terra agli aborigeni e nell’attaccare la loro cultura. La cultura aborigena e la sua gente sono forti, resistono. Le culture aborigene sono ricche di creatività e ci sono scrittori aborigeni molto raffinati, come Kim Scott, Alexis Wright, Lionel Fogarty, Charmaine Papertalk-Green, Tony Birch, e molti altri. Io sono un grande sostenitore dei diritti sociali e della terra degli indigeni. Sento che il governo australiano non ha fatto abbastanza per il rispetto della cultura indigena. Che si sia indigeni o meno, è vitale rispettare la cultura aborigena e i diritti della terra. Come chi non ha una eredità aborigena, ma ha tratto benefici dal vivere su una terra aborigena, io sento che è un mio dovere parlare di questo. Il poeta ha un ruolo nella società australiana: a mio avviso, questo ruolo deve essere assai critico verso gli errori del governo, verso gli sbagli compiuti dal colonialismo, sottolineando le differenze tra le persone e le loro comunità. Penso che il poeta sia uno che rompe e che cura – che unisce e fa opposizione. L’Australia ha bisogno di abbracciare i poeti”.
Nel suo lavoro l’eccellenza estetica si fonde con la potenza etica. Il poeta è chiamato a trasmettere dei valori?
“Certo. Non vendo punti dove la poesia non agisca in qualche modo, non cerchi di portare un cambiamento positivo. La poesia che è decorazione e intrattenimento non mi interessa”.
Mi ha colpito nel suo profilo biografico una frase in particolare: “Io sono contro il nazionalismo e lo stato-nazione centralizzato, che vedo come la radice di molti mali”. Ci può spiegare cosa intende?
“Sono anarchico vegano pacifista. Credo nei diritti degli individui e delle loro comunità nel definire chi sono, non nello stato. Non credo nel governo e nelle corporazioni che ci controllano e ci dicono chi siamo. Io vedo nel capitalismo un male; il consumismo sta portando alla distruzione del pianeta. Credo nella libertà e nella giustizia sociale, credo nell’uguaglianza e nella condivisione della ‘ricchezza’, credo nei diritti degli uomini e nei diritti degli animali. Credo in tutte le persone che agiscono in modo equo, giusto”.
Ho letto un’altra frase interessante nella sua nota biografica. “Credo che il controllo del linguaggio sia il più significativo fattore per resistere alla colonizzazione, all’invasione e all’oppressione”. Le chiedo di spiegarci meglio anche questa frase.
“Chi controlla il linguaggio, controlla cosa viene discusso nel mondo. Governi, scuole, società, forze militari e altre istituzioni di potere, usano il linguaggio per controllare la gente. Una scuola liberata insegnerà agli studenti come costruire il proprio linguaggio, indicando la libertà che proviene dall’utilizzo del linguaggio per ottenere giustizia. Ma le istituzioni oppressive si assicureranno che il linguaggio sia usato come propaganda – un utilizzo di cui facciamo quotidianamente esperienza nel mondo militare (ad esempio nell’espressione ‘danno collaterale’). Il linguaggio via Twitter di Donald Trump è concepito per sedurre ‘ogni uomo’ essendo familiare, informale, un sermone dal pulpito mescolato a un aggressivo discorso da bar. Questa è una manipolazione del linguaggio e del pubblico, e noi dobbiamo preoccuparci delle tattiche adottate per controllare il linguaggio. Lui finge di essere come quelli che lo acclamano, ma non lo è: è un uomo molto ricco che sfrutta i propri sostenitori per sviluppare i propri personali programmi di potere. Crede in se stesso, come un imperatore. Trump è un esempio estremo, ma la scelta delle parole e il modo in cui le usiamo e le creiamo (neologismi, giochi di parole, parole ‘macedonia’, sono comuni ai social media, ormai), nutre lo stato e l’industria privata come pubblicità. Noi usiamo le parole per rimpolpare le ricerche di mercato delle aziende, e neanche lo sappiamo. Riprendiamoci il linguaggio, non lasciamo il controllo alle macchine capitaliste dell’avidità! Resistere con la pace e con le parole. La poesia può farlo”.
Quali sono le sue fonti di ispirazione? I poeti contemporanei, i classici, la ‘cronaca’?
“Sono ispirato soprattutto dal mondo naturale (gli animali, le piante, la terra). Sono ispirato dal bisogno di giustizia, di eguaglianza e di libertà per tutti gli esseri viventi (non solo gli umani). Sono ispirato dalla resistenza contro chi corrompe l’ambiente, resisto a chi opprime la vita. Sono ispirato da molti scrittori, poeti, artisti e musicisti, la lista è davvero infinita. Mi ispirano gli atti di creazione che non sono coercitivi o violenti, che restituiscono più di quello che prendono. La poetessa australiana Judith Wright ha avuto grande influenza su di me, sia la sua poesia che il suo pensiero ambientalista. Ammiro gli scrittori che hanno resistito senza ricorrere alla violenza”.
Su cosa è concentrato attualmente?
“Come ho detto, lavoro a un ciclo di poesie che usano per modello la Dante-Symphonie e la Dante Sonata di Franz Listz. Sto scrivendo contro l’estrazione del carbone e la distruzione delle foreste; sto scrivendo contro gli abusi ai rifugiati in Australia, in Europa e nel resto del mondo. Come ho detto, Dante è una lente per scrivere contro il colonialismo in corso e contro la schiavitù nel mondo. Sto lavorando, inoltre, ad alcuni racconti per un prossimo libro che uscirà in Australia nel 2019. Sono molto interessato al racconto breve come forma, e ho pubblicato sei raccolte nel corso degli anni. Soprattutto, quello a cui sto lavorando è cercare di fermare il danno arrecato al pianeta da parte degli avidi, degli egoisti, degli indifferenti”.
Per gentile concessione pubblichiamo due poesie di John Kinsella nella traduzione di Maria Cristina Biggio
The Bulldozer Poem
Bulldozers rend flesh. Bulldozers make devils
of good people. Bulldozers are compelled to do
as they are told. Bulldozers grimace when they
tear the earth’s skin — from earth they came.
Bulldozers are made by people who also want new
mobile phones to play games on, and to feed families.
Bulldozers are observers of phenomena — decisions
are taken out of their hands. They are full of perceptions.
They will hear our pleas and struggle against their masters.
Bulldozers slice & dice, bulldozers tenderise, bulldozers
reshape the sandpit, make grrrriiing noises, kids’ motorskills.
Bulldozers slice the snake in half so it chases its own tail,
writing in front of its face. Bulldozers are vigorous
percussionists, sounding the snap and boom of hollows
caving in, feathers of the cockatoos a whisper in the roar.
Bulldozers deny the existence of Aether, though they know
deep down in their pistons, deep in their levers, that all
is spheres and heavens and voices of ancestors worry
at their peace. Bulldozers recognise final causes, and embrace
outcomes that put them out of work. There’s always more
scrub to delete, surely… surely? O continuous tracked tractor,
O S and U blades, each to his orders, his skillset. Communal
as D9 Dozers (whose buckets uplift to asteroids waiting
to be quarried). O bulldozer! your history! O those Holt tractors
working the paddocks, O the first slow tanks crushing
the battlefield. The interconnectedness of Being. Philosopher!
O your Makers — Cummings and Caterpillar — O great Cat
we grew up in their thrall whether we knew it or not — playing
sports where the woodlands grew, where you rode in after
the great trees had been removed. You innovate and flatten.
We must know your worldliness — working with companies
to make a world of endless horizons. It’s a team effort, excoriating
an eco-system. Not even you can tackle an old-growth tall tree alone.
But we know your power, your pedigree, your sheer bloody
mindedness. Sorry, forgive us, we should keep this civil, O dozer!
In you is a cosmology — we have yelled the names of bandicoots
and possums, of kangaroos and echidnas, of honeyeaters
and the day-sleeping tawny frogmouth you kill in its silence.
And now we stand before you, supplicant and yet resistant,
asking you to hear us over your war-cry, over your work
ethic being played for all it’s worth. Hear us, hear me —
don’t laugh at our bathos, take us seriously, forgive
our inarticulateness, our scrabbling for words as you crush
us, the world as we know it, the hands that fed you, that made you.
Listen not to those officials who have taken advantage
of their position, who have turned their offices to hate
the world and smile, kissing the tiny hands of babies
that you can barely hear as your engines roar with power.
But you don’t see the exquisite colour of the world, bulldozer —
green is your irritant. We understand, bulldozer, we do —
it is fear that compels you, rippling through eternity,
embracing the inorganics of modernity.
John Kinsella
Poesia dei bulldozer
I bulldozer lacerano la carne. I bulldozer rendono malvagie
le brave persone. I bulldozer sono obbligati a fare
quanto gli viene detto. I bulldozer fanno boccacce quando
strappano la pelle della terra – la terra da cui provengono.
I bulldozer sono fatti da gente che vuole anche nuovi
cellulari per giocarci, e provvedere alle famiglie.
I bulldozer sono osservatori di fenomeni – le decisioni
vengono prese lontano dalle loro mani. Pullulano di opinioni diverse.
Ascolteranno le nostre richieste e lotteranno contro i loro capi.
I bulldozer fanno a pezzi, i bulldozer sfibrano, i bulldozer
rimodellano le cave di sabbia, fanno rumori strrriiiiduli, movimenti elementari.
I bulldozer tranciano a metà i serpenti che così inseguono la loro stessa coda,
il presagio della fine scritto di fronte alla loro faccia. I bulldozer sono
vigorosi percussionisti, riecheggiano lo schianto e il boato delle cavità
che scavano, le piume di cacatua un sussurro nel fracasso.
I bulldozer negano l’esistenza dell’Etere, benché sappiano
in fondo ai loro pistoni, in fondo alle loro leve, che tutto
è sfera e cielo e voce del turbamento degli antenati
nella loro pace. I bulldozer approvano le cause finali, e accettano
le conseguenze che li rendono disoccupati. C’ è sempre altra
boscaglia da eliminare, di sicuro…di sicuro? O trattori cingolati continui,
O lame a S e U, ognuna ai loro ordini, le loro abilità. Condivisi
come i Dozers D9 (dalle benne innalzate verso gli asteroidi in attesa
di essere scavati). O bulldozer! la vostra storia! O quei trattori Holt
che lavoravano le tenute, O i primi lenti carri armati che devastavano
il campo di battaglia. Interconnessioni dell’Essere. Filosofi!
O i vostri Costruttori – Cummings e Caterpillar— O grandiosi Cat
noi siamo cresciuti alla loro mercè, consapevoli o no – praticando
sport dove la foresta cresceva, dove voi scorrazzavate una volta
abbattuti gli alberi maestosi. Voi innovate e cancellate.
Dobbiamo essere edotti della vostra mondanità— compartecipata alle società
per creare un mondo di orizzonti infiniti. È un duro lavoro di squadra, che ferisce
un eco-sistema. Nemmeno si può pensare di affrontare da soli alberi secolari ad alto fusto.
Ma sappiamo del vostro potere, del vostro pedigree, della vostra pura cruenta
inclinazione. Scusate, perdonateci, non dovremmo trascendere, O dozer!
In voi c’ è una cosmologia – abbiamo urlato i nomi dei topi giganti
e degli opossum, dei canguri e dei formichieri spinosi, dei mangianettare
e dei bocca di rana che dormono di giorno e che voi uccidete nel loro silenzio.
E ora stiamo di fronte a voi, supplicanti eppure resistenti,
a chiedervi di ascoltarci oltre il vostro grido di guerra, oltre la vostra etica
del lavoro da contrapporre a tutto ciò che ha un valore. Ascoltateci, ascoltate me –
non ridete delle nostre rappresentazioni, prendeteci seriamente, perdonateci
l’incapacità di comunicare, l’affannarci sulle parole mentre voi oltraggiate
noi, il mondo come lo conosciamo, le mani che vi nutrirono, che vi forgiarono.
Non ascoltate quei funzionari che hanno tratto vantaggio
dalla loro posizione, che hanno portato i loro uffici a detestare
il mondo e sorridete, baciando le minuscole mani dei bambini
che riuscite appena a udire mentre i vostri motori rombano con forza.
Ma voi non cogliete lo squisito colore del mondo, bulldozer –
il verde è per voi irritante. Comprendiamo, bulldozer, sì –
è la paura che vi attanaglia, che si espande nell’eternità,
accogliendo le sostanze inorganiche della modernità.
Maria Cristina Biggio
(traduzione da The Bulldozer Poem, di John Kinsella)
Drowning in Wheat
They’d been warned
on every farm
that playing
in the silos
would lead to death.
You sink in wheat.
Slowly. And the more
you struggle the worse it gets.
‘You’ll see a rat sail past
your face, nimble on its turf,
and then you’ll disappear.’
In there, hard work
has no reward.
So it became a kind of test
to see how far they could sink
without needing a rope
to help them out.
But in the midst of play
rituals miss a beat — like both
leaping in to resolve
an argument
as to who’d go first
and forgetting
to attach the rope.
Up to the waist
and afraid to move.
That even a call for help
would see the wheat
trickle down.
The painful consolidation
of time. The grains
in the hourglass
grotesquely swollen.
And that acrid
chemical smell
of treated wheat
coaxing them into
a near-dead sleep.
Affogare nel grano
Erano stati avvertiti
in ogni fattoria
che giocare
nei silos
poteva portare alla morte.
Si sprofonda nel grano.
Lentamente. E più
ti dimeni tanto peggio è.
‘Vedrai un ratto passare oltre
la tua faccia, agile nel suo territorio,
e allora tu sparirai.’
Là dentro, lavorare sodo
non ha nessuna ricompensa.
Così diventava una sorta di test
vedere fino a che punto potevano sprofondare
senza bisogno di una corda
per aiutarli a uscire da lì.
Ma nel mezzo dei rituali
del gioco qualcosa sfuggiva – come quando
entrambi saltavano dentro per risolvere
il diverbio
su chi sarebbe andato per primo
e dimenticando
di attaccare la corda.
Fino alla cintola
e temendo di muoversi.
Chè perfino gridare aiuto
avrebbe visto il grano
sprofondare più in basso.
Il doloroso consolidamento
del tempo. I chicchi
nella clessidra rigonfia
in modo grottesco.
E quell’odore
chimico acre
del grano trattato
che li persuadeva gentilmente
alla quasi morte del sonno.
Drowning in Wheat è tratta dal volume con lo stesso titolo (Picador, 2016) che raccoglie più di trent’anni di poesia di John Kinsella
Copyright ©John Kinsella 2016
(traduzione inedita di Maria Cristina Biggio)
*
What is the value of Dante, the Divine Comedy in your poetic work? What is the value of Italian culture?
Dante is pivotal to me in complex ways. Dante’s poetry is a lens to the human world, to human interactions, which I apply to the world as it is now. It is not the only lens, but it is a lens. I have published a version of the the Divine Comedy set in the Western Australian wheatbelt, which was entitledDivine Comedy: Journeys through a Regional Geography, and which appeared in a selection in Italian translated by Maria Cristina Biggio, and also a new book of poems based on the English artist-poet William Blake’s drawings and paintings that were based on Dante’s Divine Comedy — that book of mine is entitled On the Outskirts (2017). I am now working on a third volume of poems based on the Divine Comedy as interpreted in the music of Franz Liszt. Dante is never exhausted! My concerns are human justice, but always in the context of environmentalism — I see hell, purgatory and paradise in terms of the damage we do to the environment, and the responsibilities of conservation and respect. My family and I love Rome, which – though not the city of Dante as such – figures prominently in my recent poetry and will be a site — a location — in the new work in which I am engaged, that uses the music of Franz Liszt. I take Dante to many places!
Help us understand Australian culture. Are there many important poets and writers? What role does the poet have in Australian society?
Australia is a cosmopolitan country that sometimes pretends it isn’t cosmopolitan. Aboriginal culture and community are strong in Australia, despite the efforts of colonial governments to steal Aboriginal lands and attack their cultures. Aboriginal culture and people are strong and resistant. Aboriginal cultures are rich in creativity, and there are very fine Aboriginal writers such as Kim Scott, Alexis Wright, Lionel Fogarty, Charmaine Papertalk-Green, Tony Birch, and many others. I am a strong believer in Indigenous land rights and social rights. I feel that the Australian government has failed to do enough to respect Indigenous culture. Whether one is indigenous or non-indigenous, it’s vital to respect Aboriginal culture and land rights. As someone who does not have Aboriginal heritage, but has benefited from living on Aboriginal land, I feel that I should speak about this. There is a role in Australian society for the poet — in my opinion, this role is very much as a critic of the wrongs of government, healing the wrongs done by colonialism, speaking across difference between people and their communities. I see the poet as someone to disrupt and also to heal — to oppose and bring together. Australia needs to embrace poets.
In your work, aesthetic excellence blends with ethical strength. Is poetry always transmitting values, in your opinion?
Yes, I see no point in poetry that doesn’t do something — seek to bring positive change. Poetry that is decoration and entertainment is of no interest to me.
I read in your biography an interesting phrase: ‘I am against nationalism and the centralized nation-state – which I see as the root of many evils’. Can you explain us better?
I am an anarchist vegan pacifist. I believe in the rights of individuals and their communities to define who they are, not in the state – not for government and corporations to control us, nor to tell us who we are. I see capitalism as an evil – consumerism is leading to the destruction of the planet. I believe in liberty and social justice, I believe in equality and sharing of ‘wealth’, I believe in human rights and animal rights. I believe in all people being treated fairly.
I read another interesting phrase from your biography. ‘I believe that the’ control ‘of language is the most significant factor in resisting colonization, invasion, and oppression. I ask you to explain this sentence as well.
Those who control language control how we discuss the world. Governments, schools, companies, the military, and other institutions of power, use language in specific ways to control people. A liberated school will teach students how to make language, to show the freedom that comes with being able to utilise language to gain justice. But oppressive institutions will ensure language is used as propaganda – the sort of stuff that we experience daily from the military (e.g. ‘collateral damage’). Donald Trump’s Twitter language is designed to appeal to ‘everyperson’ by being familiar, pulpit-like sermonising mixed with aggressive bar-room talk. This is manipulation of language and audience, and we need to be aware of the tactics of control being used. He pretends to be like those who follow him, but he’s not – he’s a very wealthy man using his supporters to forward his own power agendas. He believes in himself, like any emperor. Trump is an extreme example, but the choice of words and how we make words (portmanteau words and neologisms and puns are a common part of social media now), feeds the state and private industry like advertising. We use our words to feed company market-research without even knowing it. Let’s take back language, let’s not cede control to the capitalist machines of greed! Resist with peace and words. Poetry can do this.
What are your sources of inspiration? Contemporary poets, classics, chronicle?
I am mostly inspired by the natural world – by animals, plants, the land itself. I am inspired by the need for justice, equality, and liberty for all living things (not just humans). I am inspired by resisting those who would damage the environment, by resisting those who oppress life. I am inspired by many writers, poets, artists and musicians – the list is endless. I am inspired by the act of creating in ways that are not exploitative, that give back more than they take. The Australian poet Judith Wright was a big influence on me in both her poetry and her environmentalism. I admire writers who have resisted without being violent.
What are you currently working on?
I am working on the new cycle of poems I mentioned, that use Franz Liszt’s Dante Symphony and Dante Sonata as their template. I am writing against coal mining and the destruction of forests; I am writing against the abuse of refugees in Australia, Europe and around the world. As I’ve said, Dante is a lens for writing the ongoing colonialism and slaveries of the world. I am also working on the new short stories for my next book of stories due out in Australia in 2019. I am very interested in the short story as a form, and have published six collections over the decades. Mainly, what I am working on is trying to stop the damage being done to the planet by the greedy, the selfish, and the indifferent.
L'articolo Kinsella, il guerriero poeta: “Uso la poesia per resistere a Donald Trump e all’avidità della macchina capitalista” proviene da Pangea.
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E’ settembre, ma non mancano le occasioni di svago, di cultura di cultura e di qualche assaggio prelibato.
LAGO DI COMO
Mandello Lario: lo storico “Raduno delle Moto Guzzi” tre giorni di festa, eventi, mostre legati allo storico marchio, nato e prodotto proprio in questa splendida cittadina del ramo lecchese del Lario.
Dervio: i campionati giovanili di vela. 267 barche a solcare le acque dell’alto Lario, con oltre 500 giovani velisti provenienti da tutta Italia. Evento promosso dalla Federazione Italiana Vela (FIV) e organizzato dall’associazione Multilario, che comprende sei circoli velici con sede a Dervio, Bellano, Domaso e Gravedona ed Uniti, raggruppa tre diversi campionati: i Campionati Nazionali “Open” in doppio delle classi 420, Hobie Cat 16 SPI, 29er, L’Equipe EV e RS Feva; i Campionati Nazionali di classe 555 FIV e Hobie Dragon; la Coppa del Presidente in doppio under 12 per le classi L’Equipe e RS Feva.
Le regate si svolgono al pomeriggio, dalle ore 13.00 e alle 18.00. La manifestazione si concluderà domenica 10 settembre con l’ultima regata e le premiazioni.
Tremezzina: festa al Santuario, concerti e laboratori a Villa Carlotta.
Venerdì 8 settembre ricorre la tradizionale Festa del Santuario della Madonna del Soccorso di Ossuccio, a Tremezzina. Messa solenne alle ore 10.30 celebrata dal vescovo di Como, mons. Oscar Cantoni. In occasione dell’evento, inoltre, domenica 10 settembre, dalle ore 14.00 alle 17.00, verranno aperte tutte le cappelle del Sacro Monte con possibilità di visita interna.
Con i concerti di settembre si conclude a Villa Carlotta il ciclo delle “32 sonate di Beethoven”, interpretato dal giovane pianista comasco di fama internazionale Christian Leotta. L’evento è organizzato dall’Ente Villa Carlotta. Christian Leotta, di ritorno da tre tournée di grande successo in Asia, in America Latina e nella penisola arabica, si esibirà in villa sabato 9 settembre sul suo pianoforte gran coda, uno strumento di rare qualità timbriche. Il concerto avrà inizio alle ore 18.00. Prenotazione, prevendita e informazioni: biglietteria Villa Carlotta, tel. 0344.40405. Ingresso: euro 20.
Sempre a Villa Carlotta, domenica 10 settembre alle ore 15.00, avverrà l’inaugurazione dell’Archivio Belloni-Zecchinelli, creato dai due ricercatori che per oltre 50 anni, hanno studiato la storia dell’arte, l’archeologia, le tradizioni e i costumi del territorio lariano.
Menaggio: sabato 9 settembre, in Piazza Garibaldi, l’evento culturale “Ritratti, sculture, scrittura, musica e stelle”, organizzato dall’associazione Artelario.it. Durante la giornata una serie di appuntamenti tra arte, musica e letteratura. S’inizia con l’apertura della mostra “Il suono della pietra”, con sculture e opere grafiche dell’artista Andrea Vadacca. La mostra sarà allestita nella sala espositiva di piazza Garibaldi (fino al 17 settembre). In occasione dell’inaugurazione, alle ore 16.30, si svolgerà la performance laboratoriale “Ritratto al buio – Parlami di te”, a cura di Andrea Barda, presentazione e critica di Angiolina Petecchia (ingresso libero; orari: dalle 9.00 alle 12.30 / dalle 15.00 alle 19.30). Alle ore 20.45 “Serata sotto le stelle” con la scrittrice Ketty Magni che, per celebrare l’Anno Rossiniano, presenterà il libro “Rossini, la musica del cibo” (Ed. Cairo). Alla presentazione è abbinato un omaggio musicale al compositore Gioacchino Rossini. In caso di pioggia l’evento si terrà nella chiesa di Santa Marta.
VARESE
La Fiera di Varese, al parco della Schiranna direttamente sul lago, festeggia i suoi primi 40 anni, con un’edizione unica e ricca di eventi, offrendo l’ingresso gratuito tutti i giorni e in tutti gli orari di apertura. 8000 metri quadrati di spazi espositivi coperti offrono diversi spunti a tutti coloro che entreranno a curiosare tra gli stand. Immancabile la ricca area espositiva con circa 160 aziende, dove si può spaziare dall’arredamento ai materiali, dalle attrezzature e impianti per l’edilizia abitativa alle auto, fino all’alimentazione.
All’interno della fiera la BaVarese Prost Fest, in pieno stile bavarese tra fiumi di birra e street food.
Tanti gli eventi collaterali in particolare quelli in collaborazione con lo storico quotidiano locale La Prealpina. Tanti gli ospiti attesi, un personaggio per ogni sera con cui dialogare sull’attualità. L’area Incontri e cultura della Fiera di Varese ospiterà otto serate a tema con personaggi dello spettacolo, giornalisti e scrittori a cura di Verba Volant e in collaborazione con l’associazione Amici del Caffè Teatro.
Tra gli ospiti attesi, fino al 17 settembre, Gianluigi Paragone, Alessandro Sallusti, Flavio Oreglio, Mauro Coruzzi/Platinette, Nino Formicola alias Gaspare e Aldo Pedron
Sabato 9 settembre, dalle 10 alle 18.30, presso la Camera di Commercio di Varese, si terrà il convegno.
Presenze celtiche nel territorio di Varese, organizzato da Terra Insubre, presenti numerosi studiosi di levatura internazionale, a partire dal professor Venceslas Kruta, grande esperto degli studi sui Celti, che ha insegnato alla Sorbona, l’archeologo Filippo Maria Gambari, direttore del Museo delle Civiltà di Roma, il filologo e linguista Filippo Motta, ordinario dell’Università di Pisa, Mauro Squarzanti, conservatore del Civico Museo Archeologico di Sesto Calende e l’archeologo Diego Voltolini.
Trentanovesima edizione del Palio delle 6 Contrade di Masnago, storico rione di Varese. Venerdì 8 settembre alle 21 va in scena lo spettacolo “Ora che mamma è morta chi si tiene papà?” con la Compagnia Dimensione teatro, sabato 9 alle 19.30 grande tavolata al “crotto” di via Bolchini e alle 21 sul sagrato della chiesa concerto con la Coloured Swing Band. Domenica 10 settembre alla mattina bancarelle artistiche delle contrade, alle 10.30 messa e consegna del Palietto d’oro 2017, alle 12 gara della torta dello sportivo e alle 12.30 pranzo al banco gastronomico. Dalle 16.15 dal parco Mantegazza parte il corteo folkloristico accompagnato dalle note della Banda di Capolago, alle 17 gara della Brenta per l’assegnazione del Palio e alle 18 premiazione con le autorità. La festa si conclude a tavola dalle 19.30.
Summerfield Music Festival, nella tensostruttura a Cassano Magnago. Venerdì 8, sul palco gli australiani Pendulum.
Come in tutti gli eventi organizzati dalle Officine, dopo i concerti scatta la “silent disco” per continuare a far festa sino a notte inoltrata.
Ingresso 10 euro, gratuito dopo i concerti www.leofficineculturali.it.
Coarezza, frazione sul fiume Ticino di Somma Lombardo, la Pro loco con l’Accademia italiana della costina organizzano tre giorni di festa per il borgo. Venerdì 8 alle 19 grigliata e alle 21.30 musica dal vivo con la Balcon Band; sabato 9 ore 12 e 19 griglie e ore 21 ballo liscio. Domenica 10 settembre, cortili aperti, mostra di prodotti locali, e dalle ore 12 griglie, dalle 21 musica dal vivo.
Cairate, la mostra “Apparizioni” progetto particolare curato dal critico d’arte Fabrizia Buzio Negri, in un luogo pieno di magia come il Monastero di Cairate, sconsacrato e riaperto dopo una lunga ed elaborata ristrutturazione durata dieci anni. Secondo la tradizione l’ex monastero romanico fu fondato nel 737 d.C. dalla nobile longobarda Manigunda per sciogliere un voto di sua guarigione e Federico Barbarossa dormì qui la notte prima della storica battaglia di Legnano.
Vernissage con cocktail il 9 settembre alle ore 16, apertura 9 e 16 settembre ore 14-18, domenica 10 e 17 settembre 10-12 e 14-18, ingresso libero.
Al parco tematico e museo del volo di Volandia, a Somma Lombardo, adiacente all’Aeroporto di Milano-Malpensa, negli edifici delle storiche Officine Aeronautiche Caproni, la possibilità del volo in mongolfiera, vincolati e gratuiti in base alle condizioni meteo. Info www.volandia.it.
Gallarate, presso il parco di Villa Delfina di Crenna, domenica 10, l’evento “Frammenti d’Ottocento” un pic nic romantico -risorgimentale organizzato dalle associazioni Vivere Crenna e Amaltea. I partecipanti in costume d’epoca alle 12 partiranno da piazza Repubblica alla volta di Villa Delfina, dove comincia il pic nic vero e proprio con un cestino portato da casa o acquistato al banco. Dalle 13.30 fino alle 17 prende il via una serie di eventi a tema dalla scherma storica alle letture ottocentesche, dalle danze come valzer e polka alla merenda a base di tè e biscotti.
LAGO MAGGIORE
Arona in svolgimento il Festival sull’Acqua. Una kermesse culturale a cura di Dacia Maraini, che trasforma Arona un teatro a cielo aperto, con spettacoli vari, funamboli sulle acque del lago, eccellenze nell’Arte di strada, una serie di visite guidate teatrali. Incontri con autori e personaggi vari come i filosofi Bodei e Cacciari, gli scrittori Claudio Volpe e Paolo Cognetti, la giornalista esperta di politica internazionale Cecilia Tosi e l’ex premier Enrico Letta.
Oltre all’occasione di poter ammirare la ricostruzione in 3D, dell’Arco di Palmira, proprio davanti al museo archeologico.
VALDOSSOLA
Partita la 92esima edizione della festa dell’Uva a Masera, un appuntamento che affianca alla tradizione, il folclore, l’eno-gastronomia e il divertimento. E’ consuetudine che, la sera prima dell’avvio dei festeggiamenti, il paese si ritrovi in piazza per assistere al posizionamento del bue (finto) sul campanile. .
Una storia tra leggenda e tradizione, che ripropone questo personaggio “Martin” che per sfamare la sua mucca decise di issare il bue al campanile e farle così mangiare gli ultimi ciuffi d’erba.
L’oratorio di San Abbondio ospita una mostra fotografica dedicata alla festa. Le istantanee sono in vendita e il ricavato sarà devoluto in beneficenza.
Enogastronomia, banco di beneficenza, mostra mercato, eventi sportivi, musica e spettacoli gli ingredienti di una festa che quest’anno vedrà impegnati ben 300 i volontari nei cinque giorni continui di festa.
Al centro dell’evento ovviamente l’uva, ma anche tutta la gastronomia in generale.
www.festadelluvamasera.it
Domenica 10 settembre, “Una valle di note” nelle frazioni di Frua e Riale, in alta Valle Formazza. Un evento gratuito, voluto e sostenuto dalle attività presenti sul territorio, all’insegna della musica dal vivo, nella cornice della splendida vallata di Riale e della Cascata del Toce.
Il primo appuntamento è proprio a Riale alle ore 12.00 alla Locanda Walser Schtuba insieme ai Soul Vibe Duo. Alle 13.00, al Ristorante Bar Delle Alpi a Frua, suoneranno i Fratelli Marmitta. Alle 14.00 presso il Ristorante Cascata Del Toce sarà il momento di Gigio Fasoli & Benny Greco. Si concluderà la manifestazione alla bottega dei Sapori Walser di Riale con Fabio Marza & Max Ferraro alle 15.30.
Una giornata adatta a tutti, con diversi generi musicali come blues, soul, folk e cantautorato. I concerti sono gratuiti e aperti al pubblico. L’evento vedrà inoltre la partecipazione del Comune di Formazza, della Pro Loco, di Associazione Cool, e Libreria Spalavera.
Questo weekend cosa si può fare? E’ settembre, ma non mancano le occasioni di svago, di cultura di cultura e di qualche assaggio prelibato.
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E’ settembre, ma non mancano le occasioni di svago, di cultura di cultura e di qualche assaggio prelibato.
LAGO DI COMO
Mandello Lario: lo storico “Raduno delle Moto Guzzi” tre giorni di festa, eventi, mostre legati allo storico marchio, nato e prodotto proprio in questa splendida cittadina del ramo lecchese del Lario.
Dervio: i campionati giovanili di vela. 267 barche a solcare le acque dell’alto Lario, con oltre 500 giovani velisti provenienti da tutta Italia. Evento promosso dalla Federazione Italiana Vela (FIV) e organizzato dall’associazione Multilario, che comprende sei circoli velici con sede a Dervio, Bellano, Domaso e Gravedona ed Uniti, raggruppa tre diversi campionati: i Campionati Nazionali “Open” in doppio delle classi 420, Hobie Cat 16 SPI, 29er, L’Equipe EV e RS Feva; i Campionati Nazionali di classe 555 FIV e Hobie Dragon; la Coppa del Presidente in doppio under 12 per le classi L’Equipe e RS Feva.
Le regate si svolgono al pomeriggio, dalle ore 13.00 e alle 18.00. La manifestazione si concluderà domenica 10 settembre con l’ultima regata e le premiazioni.
Tremezzina: festa al Santuario, concerti e laboratori a Villa Carlotta.
Venerdì 8 settembre ricorre la tradizionale Festa del Santuario della Madonna del Soccorso di Ossuccio, a Tremezzina. Messa solenne alle ore 10.30 celebrata dal vescovo di Como, mons. Oscar Cantoni. In occasione dell’evento, inoltre, domenica 10 settembre, dalle ore 14.00 alle 17.00, verranno aperte tutte le cappelle del Sacro Monte con possibilità di visita interna.
Con i concerti di settembre si conclude a Villa Carlotta il ciclo delle “32 sonate di Beethoven”, interpretato dal giovane pianista comasco di fama internazionale Christian Leotta. L’evento è organizzato dall’Ente Villa Carlotta. Christian Leotta, di ritorno da tre tournée di grande successo in Asia, in America Latina e nella penisola arabica, si esibirà in villa sabato 9 settembre sul suo pianoforte gran coda, uno strumento di rare qualità timbriche. Il concerto avrà inizio alle ore 18.00. Prenotazione, prevendita e informazioni: biglietteria Villa Carlotta, tel. 0344.40405. Ingresso: euro 20.
Sempre a Villa Carlotta, domenica 10 settembre alle ore 15.00, avverrà l’inaugurazione dell’Archivio Belloni-Zecchinelli, creato dai due ricercatori che per oltre 50 anni, hanno studiato la storia dell’arte, l’archeologia, le tradizioni e i costumi del territorio lariano.
Menaggio: sabato 9 settembre, in Piazza Garibaldi, l’evento culturale “Ritratti, sculture, scrittura, musica e stelle”, organizzato dall’associazione Artelario.it. Durante la giornata una serie di appuntamenti tra arte, musica e letteratura. S’inizia con l’apertura della mostra “Il suono della pietra”, con sculture e opere grafiche dell’artista Andrea Vadacca. La mostra sarà allestita nella sala espositiva di piazza Garibaldi (fino al 17 settembre). In occasione dell’inaugurazione, alle ore 16.30, si svolgerà la performance laboratoriale “Ritratto al buio – Parlami di te”, a cura di Andrea Barda, presentazione e critica di Angiolina Petecchia (ingresso libero; orari: dalle 9.00 alle 12.30 / dalle 15.00 alle 19.30). Alle ore 20.45 “Serata sotto le stelle” con la scrittrice Ketty Magni che, per celebrare l’Anno Rossiniano, presenterà il libro “Rossini, la musica del cibo” (Ed. Cairo). Alla presentazione è abbinato un omaggio musicale al compositore Gioacchino Rossini. In caso di pioggia l’evento si terrà nella chiesa di Santa Marta.
VARESE
La Fiera di Varese, al parco della Schiranna direttamente sul lago, festeggia i suoi primi 40 anni, con un’edizione unica e ricca di eventi, offrendo l’ingresso gratuito tutti i giorni e in tutti gli orari di apertura. 8000 metri quadrati di spazi espositivi coperti offrono diversi spunti a tutti coloro che entreranno a curiosare tra gli stand. Immancabile la ricca area espositiva con circa 160 aziende, dove si può spaziare dall’arredamento ai materiali, dalle attrezzature e impianti per l’edilizia abitativa alle auto, fino all’alimentazione.
All’interno della fiera la BaVarese Prost Fest, in pieno stile bavarese tra fiumi di birra e street food.
Tanti gli eventi collaterali in particolare quelli in collaborazione con lo storico quotidiano locale La Prealpina. Tanti gli ospiti attesi, un personaggio per ogni sera con cui dialogare sull’attualità. L’area Incontri e cultura della Fiera di Varese ospiterà otto serate a tema con personaggi dello spettacolo, giornalisti e scrittori a cura di Verba Volant e in collaborazione con l’associazione Amici del Caffè Teatro.
Tra gli ospiti attesi, fino al 17 settembre, Gianluigi Paragone, Alessandro Sallusti, Flavio Oreglio, Mauro Coruzzi/Platinette, Nino Formicola alias Gaspare e Aldo Pedron
Sabato 9 settembre, dalle 10 alle 18.30, presso la Camera di Commercio di Varese, si terrà il convegno.
Presenze celtiche nel territorio di Varese, organizzato da Terra Insubre, presenti numerosi studiosi di levatura internazionale, a partire dal professor Venceslas Kruta, grande esperto degli studi sui Celti, che ha insegnato alla Sorbona, l’archeologo Filippo Maria Gambari, direttore del Museo delle Civiltà di Roma, il filologo e linguista Filippo Motta, ordinario dell’Università di Pisa, Mauro Squarzanti, conservatore del Civico Museo Archeologico di Sesto Calende e l’archeologo Diego Voltolini.
Trentanovesima edizione del Palio delle 6 Contrade di Masnago, storico rione di Varese. Venerdì 8 settembre alle 21 va in scena lo spettacolo “Ora che mamma è morta chi si tiene papà?” con la Compagnia Dimensione teatro, sabato 9 alle 19.30 grande tavolata al “crotto” di via Bolchini e alle 21 sul sagrato della chiesa concerto con la Coloured Swing Band. Domenica 10 settembre alla mattina bancarelle artistiche delle contrade, alle 10.30 messa e consegna del Palietto d’oro 2017, alle 12 gara della torta dello sportivo e alle 12.30 pranzo al banco gastronomico. Dalle 16.15 dal parco Mantegazza parte il corteo folkloristico accompagnato dalle note della Banda di Capolago, alle 17 gara della Brenta per l’assegnazione del Palio e alle 18 premiazione con le autorità. La festa si conclude a tavola dalle 19.30.
Summerfield Music Festival, nella tensostruttura a Cassano Magnago. Venerdì 8, sul palco gli australiani Pendulum.
Come in tutti gli eventi organizzati dalle Officine, dopo i concerti scatta la “silent disco” per continuare a far festa sino a notte inoltrata.
Ingresso 10 euro, gratuito dopo i concerti www.leofficineculturali.it.
Coarezza, frazione sul fiume Ticino di Somma Lombardo, la Pro loco con l’Accademia italiana della costina organizzano tre giorni di festa per il borgo. Venerdì 8 alle 19 grigliata e alle 21.30 musica dal vivo con la Balcon Band; sabato 9 ore 12 e 19 griglie e ore 21 ballo liscio. Domenica 10 settembre, cortili aperti, mostra di prodotti locali, e dalle ore 12 griglie, dalle 21 musica dal vivo.
Cairate, la mostra “Apparizioni” progetto particolare curato dal critico d’arte Fabrizia Buzio Negri, in un luogo pieno di magia come il Monastero di Cairate, sconsacrato e riaperto dopo una lunga ed elaborata ristrutturazione durata dieci anni. Secondo la tradizione l’ex monastero romanico fu fondato nel 737 d.C. dalla nobile longobarda Manigunda per sciogliere un voto di sua guarigione e Federico Barbarossa dormì qui la notte prima della storica battaglia di Legnano.
Vernissage con cocktail il 9 settembre alle ore 16, apertura 9 e 16 settembre ore 14-18, domenica 10 e 17 settembre 10-12 e 14-18, ingresso libero.
Al parco tematico e museo del volo di Volandia, a Somma Lombardo, adiacente all’Aeroporto di Milano-Malpensa, negli edifici delle storiche Officine Aeronautiche Caproni, la possibilità del volo in mongolfiera, vincolati e gratuiti in base alle condizioni meteo. Info www.volandia.it.
Gallarate, presso il parco di Villa Delfina di Crenna, domenica 10, l’evento “Frammenti d’Ottocento” un pic nic romantico -risorgimentale organizzato dalle associazioni Vivere Crenna e Amaltea. I partecipanti in costume d’epoca alle 12 partiranno da piazza Repubblica alla volta di Villa Delfina, dove comincia il pic nic vero e proprio con un cestino portato da casa o acquistato al banco. Dalle 13.30 fino alle 17 prende il via una serie di eventi a tema dalla scherma storica alle letture ottocentesche, dalle danze come valzer e polka alla merenda a base di tè e biscotti.
LAGO MAGGIORE
Arona in svolgimento il Festival sull’Acqua. Una kermesse culturale a cura di Dacia Maraini, che trasforma Arona un teatro a cielo aperto, con spettacoli vari, funamboli sulle acque del lago, eccellenze nell’Arte di strada, una serie di visite guidate teatrali. Incontri con autori e personaggi vari come i filosofi Bodei e Cacciari, gli scrittori Claudio Volpe e Paolo Cognetti, la giornalista esperta di politica internazionale Cecilia Tosi e l’ex premier Enrico Letta.
Oltre all’occasione di poter ammirare la ricostruzione in 3D, dell’Arco di Palmira, proprio davanti al museo archeologico.
VALDOSSOLA
Partita la 92esima edizione della festa dell’Uva a Masera, un appuntamento che affianca alla tradizione, il folclore, l’eno-gastronomia e il divertimento. E’ consuetudine che, la sera prima dell’avvio dei festeggiamenti, il paese si ritrovi in piazza per assistere al posizionamento del bue (finto) sul campanile. .
Una storia tra leggenda e tradizione, che ripropone questo personaggio “Martin” che per sfamare la sua mucca decise di issare il bue al campanile e farle così mangiare gli ultimi ciuffi d’erba.
L’oratorio di San Abbondio ospita una mostra fotografica dedicata alla festa. Le istantanee sono in vendita e il ricavato sarà devoluto in beneficenza.
Enogastronomia, banco di beneficenza, mostra mercato, eventi sportivi, musica e spettacoli gli ingredienti di una festa che quest’anno vedrà impegnati ben 300 i volontari nei cinque giorni continui di festa.
Al centro dell’evento ovviamente l’uva, ma anche tutta la gastronomia in generale.
www.festadelluvamasera.it
Domenica 10 settembre, “Una valle di note” nelle frazioni di Frua e Riale, in alta Valle Formazza. Un evento gratuito, voluto e sostenuto dalle attività presenti sul territorio, all’insegna della musica dal vivo, nella cornice della splendida vallata di Riale e della Cascata del Toce.
Il primo appuntamento è proprio a Riale alle ore 12.00 alla Locanda Walser Schtuba insieme ai Soul Vibe Duo. Alle 13.00, al Ristorante Bar Delle Alpi a Frua, suoneranno i Fratelli Marmitta. Alle 14.00 presso il Ristorante Cascata Del Toce sarà il momento di Gigio Fasoli & Benny Greco. Si concluderà la manifestazione alla bottega dei Sapori Walser di Riale con Fabio Marza & Max Ferraro alle 15.30.
Una giornata adatta a tutti, con diversi generi musicali come blues, soul, folk e cantautorato. I concerti sono gratuiti e aperti al pubblico. L’evento vedrà inoltre la partecipazione del Comune di Formazza, della Pro Loco, di Associazione Cool, e Libreria Spalavera.
Questo weekend cosa si può fare? E’ settembre, ma non mancano le occasioni di svago, di cultura di cultura e di qualche assaggio prelibato.
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