#santa costanza
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Volta a botte anulare. Roma, Mausoleo di Costantina, detto di Santa Costanza.
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This pair has a name. It's called Santa Costanza, because it was inspired by a mosaic church ceiling.
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rome 2024 masterpost ❤️🇮🇹(+i couldve sworn there was a colloseum emoji but whatevs). we mostly saw stuff we learned abt - we took the medieval european + byzantine art course together, n i took one abt greek n roman art as well. ill try to keep it 1 reblog per day. day 1 was mostly The Worst Flight In History so. day 2, churchravaganza - santa maria maggiore / santa pudenziana / the mausoleum of santa costanza / santa maria in trastevere (w gio ❤️) / temple of portunus
under readmore bc i go on extremely long tangents but hey. blorbo from my degree!
santa maria maggiore (432) - the arc depicts events from jesus's life, like the annunciation. in the top center u can see the empty throne to which he is supposed to return, on which there is a bejewled throne. u can also see depictions of jerusalem and bethlehem (which r named), under each there r 6 sheep, representing the 12 disciples. the walls are decorated w mosaics of events from abraham and joshua's life. the pic i took (n learned abt) is the angels visiting abraham and sarah.
santa pudenziana (5th century) - the apse mosaic depicts jesus preaching to his disciples, and is visually very dependent and based on pagan depictions of a symposium. behind petrus and paulus are the martyred sisters pudentiana and praxedes, who some say are supposed to represent the dual origins of the early christian communities - the christian community of jewish origin, and the one of pagan origin. st pudentiana is apparently the patron saint of the phillipines, and the church is associated w filipinos.
the mausoleum of santa costanza (325-350) - dedicated by constantine to his daughter, constantina. constantina in italian - costanza (yes i was thinking abt george the entire time). the mosaics were made before the decision on the "standard" depiction of jesus in the same building, one as light haired and young and one as older and dark haired (christos twinkos and christos dilfos, as we call them in academia)
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Costanza Sforza of Santa Fiora (1550–1617) was an Italian noblewoman. By birth she was member of the powerful House of Sforza and by marriage member of the House of Boncompagni.
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Bethany's Bizarre Miraculous Reviews Episode 3-12: Chris Master
Yeah that's right, I'm doing the second Christmas episode on April Fools' Day! At 3am! Although in-universe it isn't a Christmas episode which reminds me how hard it is for me to figure out the Miraculous timeline since so many months occur in season 1 to the point where the other four seasons are in a timeframe of approx. 4.5 months! That's 1.25 months per season!
You ever think about how weird it is that Marinette has plush dolls of her possessed classmates, including her actual bestie?
Holy fuck! Mario Kart 64 Bowser!
Just show this kid some Ed Edd n Eddy, or something, Marinette. He's clearly young but not young enough for that show, right?
Marinette Costanza strikes again! With some self-reflection on how she's a creep for Adrien.
Ooh! Yet another funny episode! Flying catfishes, armadas of toys looking for Santa Claus, the Eiffel Tower turned into a Christmas tree, this is something one of my villains would do in my self-insert Miraculous fanfic.
And the final battle takes place in 2007-2009 Roblox. Good to know.
So is Santa Claus real in the Miraculous-verse? It was sort-of ambiguous, honestly. I know Ladybug isn't the best-behavied kid in the world because she's Marinette, aand the more I think about it I don't think he's real.
People were sort-of acting weird in this episode. Was that due to the akuma's influence or something?
I have to admire how hammy Hawkmoth is, honestly. He may be a bad guy but he's relishing in it.
Cute little fun episode. Not much else to say here.
#miraculous ladybug#miraculoustalesofladybugandcatnoir#miraculous#marinette dupain cheng#miraculous marinette#ml ladybug#adrien agreste#miraculous adrien#chat noir#ml chat noir#christmas i guess?
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Sono passati 15 anni, e io sono sempre là.
La statua parlante di Pasquino e i Settecenteschi leoni di Palazzo Braschi. Oggi è la sede del Museo di Roma, un'esposizione di tele, acquerelli, foto e plastici che narrano la storia della città.
Per 50 anni, dall'Unità al 1921, fu sede del Viminale, prima del trasferimento all'attuale sede dietro via Nazionale.
Dal portone del palazzo entrave e usciva Giovanni Giolitti, forse, dopo Cavour, il più importante, discusso e discutibile ministro della storia italiana pre-repubblicana.
Il palazzo nasce sulle macerie del più antico palazzo Orsini a Pasquino: è il 1792, un brutto momento per il potere teocratico e monarchico in un'Europa che assiste inorridita ed impotente allo scatenarsi della furia giacobina.
Papa Pio VI Braschi se ne frega: vuole un bel palazzo per l'amato nipote, il principe Luigi Braschi-Onesti, e lo avrà alle spese del preesistente edificio.
Questo Luigi, per altro, è, forse suo malgrado visto lo sprezzante giudizio che della sua intelligenza dà il procuratore per il Tevere napoloenico, de Tournon, un personaggio formidabilissimo della Roma a cavallo tra papato e era napoleonica. Dico a cavallo a ragion veduta, perché Luigi sa stare in sella sia prima, che dopo l'avvento di Bonaparte: un talento raro in un epoca così turbolenta.
Il futuro papa è zio suo e del piccolo Romualdo: cesenatesi, nascono da Giulio Onesti e da Francesca Braschi, che di Pio VI è sorella. Quando Luigi è abbastanza grande, Pio lo richiama a Roma con il fratello che diverrà cardinale. Il papa celebra nella Cappella Sistina le nozze tra Luigi e Costanza Falconieri, nobildonna della potente famiglia nobile residente nel bel palazzo borrominiano di via Giulia (segue foto mia di una delle arpie di palazzo Falconieri, aggiunte più tardi ma su progetto di Borromini).
Adotta inoltre i nipoti, che da Onesti diventano Braschi e, come tali, principi.
Luigi ha il fiuto per gli affari ed è anche ben raccomandato: conduce lucrosi affarucci nella campagna romana, uno dei quali sfocia in un'incresciosa causa di cui si sobbarca sempre lo zio. È la causa Lepri, che finisce davanti a tribunale rotale perché gli eredi Lepri, defraudati della loro eredità alla morte del padre Amanzio, ricusano la legittimità del testamento in favore del papa (che intendeva allegare i ricchi beni del possidente pontino a Luigi).
Alle soglie della Rivoluzione Francese, Luigi viene mandato dallo zio a trattare con i Francesi giacobini a Tolentino. Tuttavia, le trattative vanno maluccio e per giunta Luigi, tornato a Roma, si trova i Francesi in città ed il palazzo ancora in costruzione devastato: il popolo romano lo detesta e ha salutato con soddisfazione lo scempio francese nelle sue proprietà.
Tra l'altro, poiché il principe era di bocca buona e aveva collocato nel suo palazzo la sua collezione di preziose tele (Caravaggio, pittori Cinque-Seicenteschi, sciocchezzuole del genere) i francesi, quel che non rompono lo rubano e lo spediscono in Francia.
Però, Luigi, che forse non è sveglio, sostiene de Tournon, ma evidentemente ha la furbizia degli imbelli, riesce a rimontare anche da questa disgrazia: dopo alterne vicende di prigionia condivisa con lo zio, diventa infatti il primo sindaco della Roma giacobina e repubblicana e, come tale, pure scomunicato.
Intanto si procura come segretario privato Vincenzo Monti, e pare che i rapporti del poeta con la famiglia del suo datore di lavoro siano intimi, mooolto intimi. Così intimi, infatti, che forse la piccola Costanza Braschi è figlia di Monti, più che di suo padre.
Comunque, passata la fulgida tempesta napoleonica, Luigi, come le lumache dopo la pioggia, rifà capolino e mostra nuovamente il suo talento opportunistico: riesce a rientrare al servizio del pontefice, un altro, Pio VII, e a farsi levare pure la scomunica.
Ma le fortune economiche della famiglia sono state duramente messe alla prova dalle ruberie e dai rovesci bonapartisti. È il 1816: Luigi muore, sepolto a Santa Maria Sopra Minerva, e per cinquant'anni gli eredi campicchiano di rendita senza replicare le fortune paterne e anzi, indebitandosi oltre il tollerabile.
Infine, ridotta con le pezze al culo come si dice a Roma, tenta di alienare il palazzo che tanti grattacapi ha causato all'avo Luigi per ripagarsi i debiti con una riffa nel 1866.
Gli va male, però: non vendono sufficienti biglietti, e l'ingombrante e costoso casermone resta loro sulle croste, sebbene per soli cinque anni. Infatti lo Stato Italiano, sin dalla sua nascita contrassegnato da un brillante fiuto per le cause perse e le sòle più solenni, interviene a salvare la situazione e se lo compra nel 1871.
Il palazzo diventa così residenza e ufficio di Giolitti però il suo ruolo nelle vicende di storia patria e cittadina non è finito. Dopo il trasferimento del Viminale alla sua attuale sede, infatti, iniziato nel 1921 e terminato nel 23, il palazzo Braschi subisce una curiosa sorte, proprio lui, sorto alle spalle di Pasquino, voce del popolo contro le assurdità e gli abusi del potere su Roma la sua gente. Infatti, diviene epicentro dell'attività propagandistica fascista, finché, dopo l'Armistizio e fino alla Costituente, è perfino sede del PNF e dei gruppi di repressione.
Dalla fine della guerra al '49, ecco che si ripete, pur con le debite differenze, la vicenda di spoliazione e devastazione già vista nel 1798: stavolta, a far danni sono i poveri cristi degli sfollati, morti di fame e di rabbia e di disperazione dopo la fine della guerra. Le belle sale, gli eleganti affreschi sono deturpati e danneggiati da gente abbrutita dall'orrore della guerra, dell'occupazione nazista e della guerra civile.
Solo dal 1952, Palazzo Braschi viene infine risistemato alla bell'e meglio e istituito a sede del Museo di Roma.
Ancora adesso ci accoglie con una bella carrozza settecentesca nell'androne, memoria di uno sfarzo e di un'indolenza verso la miseria e le piccole cose che è forse quella della grande Storia, ai cui margini questo luogo ha tanto fortunosamente galleggiato.
Le prime due foto, tutte mie, sono scatatte nel settembre 2024, le ultime due le scattai nel 2009 e infatti sono barochissime, storte e filtrate con i potenti mezzi di Paint su un PC che montava Windows Vista.
Dopo 15 anni sono sempre a spasso per Roma a fotografarla, però!
#roma#rome#italy#italia#palazzo braschi#storia di roma#napoleone#bonaparte#repubblica romana#roma papale#pio vi#giovanni giolitti#storia#storia d'italia
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⚜️ 𝟭𝟯 𝗗𝗜𝗖𝗘𝗠𝗕𝗥𝗘 𝟭𝟮𝟱𝟬:
⠀⠀⠀⠀⠀⠀⠀𝗔𝗗𝗗𝗜𝗢 𝗔 𝗙𝗘𝗗𝗘𝗥𝗜𝗖𝗢 𝗜𝗜
⠀⠀⠀⠀⠀⠀ 𝗦𝗧𝗨𝗣𝗢𝗥𝗘 𝗗𝗘𝗟 𝗠𝗢𝗡𝗗𝗢 ⚜️
Pochi avanzi di mura sul dorso di una collina invasa dalle sterpaglie. È quel che oggi resta di 𝗖𝗮𝘀𝘁𝗲𝗹 𝗙𝗶𝗼𝗿𝗲𝗻𝘁𝗶𝗻𝗼, una rocca che nella prima metà del XIII secolo sorgeva nelle campagne della Capitanata, 9km a sud di Torremaggiore, a ovest di San Severo e Lucera.
Qui, nel giorno dell’anno con meno luce, il 𝟭𝟯 𝗗𝗶𝗰𝗲𝗺𝗯𝗿𝗲 𝗱𝗲𝗹 𝟭𝟮𝟱𝟬, festa di Santa Lucia, a soli 56 anni, morì 𝙁𝙚𝙙𝙚𝙧𝙞𝙘𝙤 𝙄𝙄 𝙙𝙞 𝙎𝙫𝙚𝙫𝙞𝙖.
La mattina del 13 Dicembre (secondo una cronaca agiografica) l’Imperatore volle indossare l’umile tonaca grigia dei cistercensi del terzo ordine di cui faceva parte. Chiese di essere sepolto nella cattedrale di Palermo, accanto al padre e alla madre.
Ma l’annuncio della morte, forse per ordine dello stesso Federico, venne tenuto nascosto per un certo tempo. Fino al Gennaio del 1251 la cancelleria emanò dispacci e documenti come se l’imperatore fosse ancora vivo.
Il giovane Manfredi comunicò la scomparsa al fratellastro Corrado per lettera, con parole accorate:
“𝙏𝙧𝙖𝙢𝙤𝙣𝙩𝙖𝙩𝙤 𝙚' 𝙞𝙡 𝙨𝙤𝙡𝙚 𝙙𝙚𝙡 𝙢𝙤𝙣𝙙𝙤 𝙘𝙝𝙚 𝙧𝙞𝙡𝙪𝙘𝙚𝙫𝙖 𝙞𝙣 𝙢𝙚𝙯𝙯𝙤 𝙖𝙡𝙡𝙚 𝙜𝙚𝙣𝙩𝙞”
Il cadavere, con ogni probabilità, fu imbalsamato. Il 28 dicembre il corteo con il feretro dell’imperatore attraversò per l’ultima volta le città di Foggia, Canosa, Barletta e Trani e gli altri centri della costa. A Bitonto, Matteo di Giovinazzo notò “sei compagnie de cavalli armati” e “alcuni baroni vestiti nigri insembra (insieme) co’ li Sindaci de le Terre de lo Riame”. A Taranto la salma fu imbarcata per la Sicilia.
⠀⠀𝘾𝙚𝙣𝙩𝙞𝙣𝙖𝙞𝙖 𝙙𝙞 𝙫𝙖𝙨𝙘𝙚𝙡𝙡𝙞, 𝙥𝙞𝙘𝙘𝙤𝙡𝙞 𝙚 𝙜𝙧𝙖𝙣𝙙𝙞, 𝙨𝙖𝙡𝙪𝙩𝙖𝙧𝙤𝙣𝙤 𝙞𝙡 𝙛𝙚𝙧𝙚𝙩𝙧𝙤 𝙘𝙤𝙣 𝙙𝙧𝙖𝙥𝙥𝙞 𝙣𝙚𝙧𝙞.
Così Federico tornò a Palermo, la città dell’infanzia e della giovinezza, che 38 anni prima aveva lasciato per affrontare la straordinaria avventura che lo portò a diventare prima re di Germania e poi imperatore.
La salma dell’imperatore fu tumulata nel Duomo, accanto ai genitori e alla prima moglie Costanza, in un maestoso sarcofago di porfido color amaranto.
Carismatico e scomodo. Colto e spietato. Feroce eppure tollerante. Federico parlava sei lingue (latino, siciliano, tedesco, francese, greco e arabo). Diventò adulto in una società multirazziale. Comprese e studiò il pensiero islamico. Si appassionò alla scienza e alla poesia. A Napoli fondò una grande università che porta ancora il suo nome. Fu curioso del mondo e degli uomini: alla sua corte trovarono alloggio intellettuali di ogni lingua e religione.
Con le “𝗖𝗼𝘀𝘁𝗶𝘁𝘂𝘇𝗶𝗼𝗻𝗶 𝗠𝗲𝗹𝗳𝗶𝘁𝗮𝗻𝗲” (1231), raccolta di norme fondata sul diritto romano e normanno, Federico sognò di dare ordine, a scapito della Chiesa e dei nobili, a tutti gli aspetti dello Stato, dalla giustizia alla sanità, fino al diritto e all’economia.
Federico mise in discussione, dalle fondamenta, il potere temporale dei pontefici. Tornò vincitore da una crociata alla quale era stato obbligato, senza combattere nemmeno una battaglia.
L’Impero finì con la sua morte. In appena venti anni la dinastia degli Hohenstaufen si estinse
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Sono passato davanti ai manifesti dei morti: Glauco Santa Costanza, Spartaco Pennabilli. Martina non può essere morta, mi son detto, i nomi dei morti sono sempre strani, e Martina Mora è un nome normalissimo.
Anche la nonna è morta perché aveva un nome strano e perché papà andava troppo forte e aveva piovuto. Pioveva pure il giorno del suo funerale: io ero in ospedale e guardavo la finestra piangere. C’era in me un vuoto freddo e grigio che era come un sonno che non vuoi dormire, un abbraccio che non vuoi ricevere.
Il silenzio era rotto dalla voce di un bambino che sdraiato nel letto accanto al mio faceva un videogioco di mostri e diceva di continuo: «Crepa».
- Stefano Tofani, Sette Abbracci e Tieni il Resto, Rizzoli
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Santa's Costanza Moment
Location: Williamsburg BrooklynEvent: Annual Building PartyThe Mark: 2 year old girl Santa makes his big entrance Lots of kids, a few 18+ you too, posing for photos, sharing wish lists, a few Elfies (North Pole Selfies) 2yo does not seem shy. Gives Santa High 5, fist bumb Mom asks, want to take a photo with Santa, NOPE, OK… 45 minutes later, Santa dancing with the band and guests, 2 yo has…
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Bust of Costanza Bonarelli, terracotta, c. 1636, by Gian Lorenzo Bernini, in a private collection - photo by Charles Reeza
Yes, Costanza was confined to a monastery for wayward women for more than six months! The servant who slashed her face and Bernini’s brother were exiled from Rome. Bernini was originally fined 3000 scudi, but the Pope pardoned him because he was “Excellent in art.”
Costanza’ s husband was buried in their parish church, but she asked to be buried in the great Papal Basilica of Santa Maria Maggiore. Gian Lorenzo and Luigi Bernini were also buried there 18 and 19 years later.
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15 Giugno 2023 - AVIGLIANO PZ - Solennità di San Vito martire, Santa Vita Crescenza e San Modesto.
BUON ONOMASTICO TUTTI COLORO CHE PORTANO QUESTO NOME
PREGHIERA A SAN VITO
🙏📖🙏
O giovane martire S. Vito,
nostro protettore e modello,
ottieni ai tuoi devoti, che invocano la tua intercessione,
la grazia che desiderano, il sollievo dalle sofferenze,
la guarigione dai mali.
Ma principalmente ottieni il dono di una vita laboriosa e onesta,
di saper condividere i beni con i meno fortunati,
di perseguire l'ideale della santità,
di vivere e morire nella santa fede cattolica
e di conseguire la beatitudine eterna
del Paradiso. Amen.
(adattamento di una preghiera. di S. Vito Lo Capo,
Francesco Micciché, Vescovo di Trapani).
Ti benediciamo, o Padre,
perché hai nascosto i misteri del regno dei cieli
a coloro che si ritengono sapienti e intelligenti
e li hai rivelati ai piccoli e agli umili di cuore;
concedi a noi,
che veneriamo in San Vito
una manifestazione della tua gloria,
di avere sempre il cuore aperto
alla tua Parola e alle necessità dei fratelli.
Per Cristo nostro Signore. Amen
Dio onnipotente ed eterno,
che scegli le creature miti e deboli
per confondere la potenza del mondo,
concedi a noi, che celebriamo
la nascita al cielo di san Vito martire,
di imitare la sua eroica costanza nella fede.
Per Cristo nostro Signore.
Lode a te, o Dio, gloria dei martiri
Testo e musica di Alessandro Ruo Rui
Lode a te, o Dio, gloria dei martiri;
testimoni dell'amore, dietro l'Agnello
in candide vesti, la tua fedeltà
proclamano con gioia.
-Un servo non è più del suo Signore:
sarete anche voi perseguitati
Lode a te, o Dio, roccia degli umili,
che ai piccoli riveli il tuo volto,
la tua parola nascosta ai grandi,
inciampo ai potenti.
-Il chicco che non muore, non germoglia.
Il sangue del giusto feconda la terra.
Lode a te, o Dio, forza dei deboli;
l'innocente che, oppresso,
paga l'annuncio del Regno di pace
lo chiami beato, erede con Cristo.
-Preziosa ai tuoi occhi è la mia croce:
io vengo per compiere la tua volontà .
Lode a te, o Dio, Padre dei piccoli;
nella fede di San Vito splende la luce
del Cristo risorto, lo Spirito soffia,
la Chiesa esulta.
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Sono fatta male.
La costanza non mi appartiene.
Neanche l'equilibrio.
Odio le abitudini.
Mi sfiancano.
Io sono per le emozioni.
Quelle forti.
Dove ti butti e ne esci diversa.
Sono per le notti al volante,
su treni o aerei,
quelle che annullano distanze,
per le urla in strada,
per i baci e i morsi.
Non sono né diavolo
né acqua santa.
Sono rugiada,
sono notti bianche di parole,
sono carezze e pelle.
Sono cuore.
Sono una manciata di ore.
Sono io.
Prendere o lasciare.
Carla Casolari
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spent a day in the churches (n mausoleum) from our degree... santa maria maggiore / santa pudenziana / santa costanza
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Volto dell'innominata Contessa di Molise
Fregio localizzato sulla chiave di volta di un portale, nel centro storico del comune di Trivento.
mostra le sembianze di una giovane donna, compatibile con i cantieri federiciani delle aree di Termoli, isernia, Ferrazzano e Foggia, e riprodurrebbe il viso della innominata Contessa del Molise, sorellastra di Costanza d'Altavilla, frutto di un rapporto tra re Ruggero II ed una sua concubina di corte.
La donna si maritò con il conte Ugo II de Moulins, già collaboratore ed imparentato con la stirpe del re normanno di Sicilia, confusa per secoli con il nome di ''Colemenza'', preso dagli storici del tempo, da quello della contessa di Catanzaro, con la quale condivise la rivalità del contendente Camponello, sopraggiunto nel momento in cui la contessa rimase vedova di Ugo II, durante le grandi rappresaglie dei nobili calabresi contro gli Altavilla.
Opera della prima metà del XIII secolo, originariamente parte di un capitello, forse della facciata di una basilica (cattedrale di Trivento), oppure di un palatium, riusato e sbozzato per uso civile nei secoli successivi, forse durante le ricostruzioni del terremoto di Santa Barbara del 1456.
fotografia di A.Trombetta
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Sicilia Invernale: Scoprire le Meraviglie di Palermo
Mentre molti associano la Sicilia alle vacanze estive, una visita invernale offre un'esperienza completamente diversa e altrettanto affascinante, specialmente nel suo capoluogo, Palermo. L'inverno in Sicilia significa meno folle, un clima più mite rispetto al resto d'Europa, e la possibilità di immergersi nella cultura e nella gastronomia locali senza l'affollamento tipico delle stagioni più calde. Una volta arrivati sul posto è possibile approfittare del deposito bagagli di Palermo soluzione che permette di “liberarsi” in totale sicurezza delle proprie borse evitando la scomodità di doverle portare con se durante un tour della città. Insomma un’esperienza da vivere in compagnia della propria famiglia o dei propri amici così da godersi le bellezze di questa meravigliosa regione anche al di fuori dei classici mesi estivi. Cose da Vedere a Palermo Questa splendida città offre davvero moltissimo ai viaggiatori “fuori stagione”. Qui di seguito abbiamo provato a riassumere i 5 luoghi di interesse che sono da considerare come “da non perdere”: - Cattedrale di Palermo: Un incantevole esempio di architettura normanna, gotica, barocca e neoclassica, la cattedrale ospita tombe reali e preziose opere d'arte. - Palazzo dei Normanni e Cappella Palatina: Questo antico palazzo reale, con la sua stupefacente Cappella Palatina, vanta splendidi mosaici bizantini e arabi-normanni, unendo influenze culturali diverse. - Teatro Massimo: Uno dei più grandi teatri d'opera in Europa, famoso per la sua acustica perfetta e l'architettura imponente. - Mercati Storici: I mercati di Ballarò, Vucciria e Capo sono un'esplosione di colori e sapori, dove si possono trovare prodotti locali e assaporare la vera vita palermitana. - Orto Botanico: Un'oasi verde nel cuore della città, perfetta per una passeggiata rilassante tra piante esotiche e autoctone. La Cattedrale di Palermo: Un Tesoro Architettonico e Storico La bellissima cattedrale della città merita, però, un approfondimento. Ufficialmente nota come Cattedrale Metropolitana della Santa Vergine Maria Assunta, è un eccezionale esempio di architettura che unisce diversi stili, riflettendo la complessa storia di Palermo. Edificata originariamente nel 1184 sul sito di una precedente basilica bizantina, che a sua volta era stata costruita sopra una chiesa musulmana, la cattedrale è un palinsesto di influenze culturali e artistiche. Nel corso dei secoli, la cattedrale è stata oggetto di numerose modifiche e restauri, che hanno aggiunto elementi gotici, barocchi e neoclassici all'edificio originale in stile normanno. La facciata, rinnovata nel XVIII secolo, è un imponente esempio di barocco siciliano, mentre il portico meridionale, aggiunto nel XVI secolo, è un capolavoro del Rinascimento. Interni e Opere d'Arte. All'interno, la cattedrale è altrettanto maestosa. Il suo interno a tre navate, con una serie di cappelle laterali, ospita numerose opere d'arte, tra cui mosaici, sculture e dipinti. Un elemento di spicco è il sarcofago che contiene le spoglie di Federico II di Svevia, uno dei sovrani più importanti del Medioevo, nonché di altri membri della famiglia reale normanna e sveva, inclusi Ruggero II e Costanza d'Altavilla. La cattedrale custodisce anche il famoso Tesoro della Cattedrale, una collezione di oggetti sacri, tra cui reliquie, paramenti liturgici e oggetti d'arte, che raccontano la storia religiosa e artistica della città. La Cupola e il Tetto. Una delle caratteristiche più notevoli della Cattedrale di Palermo è la sua cupola, aggiunta nel XVIII secolo e visibile da molti punti della città. Il tetto della cattedrale è accessibile ai visitatori e offre una vista panoramica unica su Palermo e sui suoi dintorni, permettendo di apprezzare la complessità architettonica dell'edificio e la bellezza del paesaggio siciliano. Importanza Culturale e Religiosa. La Cattedrale di Palermo non è solo un monumento storico, ma anche un luogo di profonda importanza religiosa e culturale. È la sede dell'Arcidiocesi di Palermo e gioca un ruolo centrale nelle celebrazioni religiose e nelle tradizioni della città. Cucina Tipica Palermitana Quando si visita la Sicilia non si può non provare i piatti tipici della tradizione enogastronomica. Tra questi spiccano, sicuramente: - Panelle e Crocchè: Frittelle di ceci e patate, spesso servite in un panino come street food. - Arancina: Una palla di riso ripiena e fritta, un classico della cucina siciliana. - Pasta con le Sarde: Un piatto che unisce pasta con sarde, finocchietto selvatico, uvetta e pinoli. - Cannoli: Tubi di pasta frolla fritti e ripieni di ricotta dolce, un'icona della pasticceria siciliana. Come Arrivare Palermo è ben collegata con il resto d'Italia e dell'Europa tramite l'Aeroporto Falcone-Borsellino, con voli regolari da numerose città. In alternativa, la città è raggiungibile in traghetto da vari porti italiani, un viaggio che offre una vista spettacolare dell'isola. La stazione ferroviaria di Palermo Centrale è un altro punto di arrivo, collegando la città con il resto della Sicilia e della penisola. Palermo in inverno è un'esperienza unica: il clima più fresco e la minor affluenza di turisti permettono di godersi la città in tutta la sua autenticità. La ricchezza culturale, storica e gastronomica di Palermo, unita alla bellezza paesaggistica della Sicilia, rende questa destinazione ideale per una vacanza invernale diversa dal solito, lontana dal freddo e dalla routine. Foto di salvatore galle da Pixabay Read the full article
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Loredana Roccasalva p/e 20: tutte le donne son “Santuzze” da celebrare
C’è qualcosa che brilla immediato nelle creazioni di Loredana Roccasalva: e tal bagliore arriva prima del suo talento sartoriale custodito sin dalla giovane età, nutrito dalla formazione eccellente, e maturato nel tempo con la cura profonda della costanza artigiana e della passione sempre vigorosa verso la manualità sartoriale allacciata alla ricerca del nuovo. Arriva ancor prima anche della sua abilità di conciliare gli amati contrasti con la stessa leggiadria sapiente di un gesto di giocoleria: come quando fa decantare l’amore sconfinato per la sua terra siciliana per distillarlo nel gusto della contemporaneità, o ancora come quando sa far risplendere tesori di tradizioni e decori dal passato incastonandoli perfettamente nel nostro presente più minimale.
Ecco, quel che più brilla immediato dai suoi abiti è il dono di Loredana Roccasalva per la sensibilità. Ogni nuova collezione, infatti, è una nuova occasione felice di ricevere una storia tra cultura antica e attualità narrata in ogni dettaglio delle creazioni, ma non solo: perché intessuto nelle trame aggraziate della stoffa, Loredana aggiunge sempre un messaggio di grande forza rivolto a migliorare con grinta realista la nostra quotidianità.
Quella di Loredana Roccasalva è un’ispirazione creativa che diventa l’intenzione concreta di restituire bellezza autentica laddove rischia di venir deturpata.
La p/e 2020 rinnova quest’attitudine nobile, non in senso d’opulenza naturalmente, bensì di nobiltà di cuore, proprio come fosse un rito: e a ben vedere tale definizione rituale si rivelerebbe ideale, dato che il tema fondamentale della collezione aggancia le radici nelle figure iconiche delle tre “Santuzze” siciliane, e da lì sboccia e fiorisce in una dedica alle donne tutte.
S’intitola proprio così, “Santuzze”, prendendo in prestito l’appellativo affettuoso con cui il popolo siciliano onora da secoli le sue tre icone protettrici: Sant’Agata, patrona di Catania, Santa Lucia patrona di Siracusa, e Santa Rosalia patrona di Palermo. Ma attenzione, please, perché è qui che il rischio di un’appiattita celebrazione folkloristica si scioglie, invece, nell’intuizione accogliente: oltre la santità gloriosa che le ammanta, le tre icone custodiscono anche l’identità umana di tre giovanissime donne che hanno subìto e affrontato le asperità di un terra storicamente non propensa ad esaltare la figura femminile, una terra verso la quale hanno comunque riversato la loro bontà miracolosa.
Ebbene, la femminilità tutta è fatta di quella stessa sostanza delle “Santuzze”: donne che quotidianamente affrontano la matassa di difficoltà e sacrifici per compiere il miracolo di essere se stesse, nella veste sociale di professioniste, di figlie, di madri e di sorelle, ma anche e soprattutto nella veste personale della propria unicità. Ecco, dunque, che la celebrazione di Loredana Roccasalva inizia proprio dalle Santuzze: delle quali riporta l’effigie sulle magliette, ma a modo squisitamente suo, naturalmente! Ovvero, grazie alla collaborazione pregiata con Rosa Cerruto, illustratrice e architetto, che le ha ritratte nel suo stile distintivo deliziosamente pop: nella loro nuova versione, i ritratti delle Santuzze son stati riportati sulle T-shirt in cotone biologico.
La celebrazione, naturalmente, prosegue e abbraccia tutte le donne, vestendole di capi che son una versione rinnovata dei capisaldi classici prét à couture firmati Loredana Roccasalva: le gonne ampie che racchiudono la figura come fosse raccolta in una corolla; i giochi di volumi che se nel minidress e nei pantaloni son asciutti e netti, nelle spalle si compongono in strutture geometriche e poetiche come origami; l’abito fluente e fiorito fatto di un tessuto innovativo realizzato in tulle e fiori sagomati con taglio laser e cuciti a mano; le stolkap, l’ibrido di stola e cappa, che sono un capolavoro di combinazione tra la geometria giapponese, l’indossabilità multipla e la ricchezza materica, i colletti che son veri gioielli, i guanti senza dita ricamati e i cerchietti arricchiti dai bottoni antichi.
Il racconto della storia siciliana scorre anche attraverso i materiali splendidi: il cotone biologico, genuino come l’artigianalità isolana, le tele di cotone corposo, la seta pregiata, il tulle ricamato che sembra provenire dalle velette di donne le cui storie di vita ed eleganza quotidiana son state racchiuse per lungo tempo dentro ad un baule, finché la loro bellezza non è stata nuovamente indossata. Anche la palette colori partecipa al racconto: pochi cenni vividi di giallo lime, dell’arancio caldo del sole al tramonto e del turchese delle acque brillano sulla coppia del bianco e nero, fatta del bianco delle spiagge assolate, e del nero grafico delle tappezzerie di antichi divani decadenti, delle geometrie dei pavimenti in pietra pece, della materia lavica.
Ad onor di cronaca, la sensibilità di Loredana Roccasalva non si chiude nella poesia della collezione, ma in questo momento storico di grave difficoltà sociale collettiva, ha confermato la sua forza solidale: e quelle mani, assieme alle macchine, che han realizzato abiti e accessori, hanno subito convertito la produzione per sopperire alla mancanza di mascherine d’uso quotidiano, e per supportare la lotta al coronavirus dell’Ospedale Centrale di Modica, città d’appartenenza dell’atelier e della sua amorevole titolare.
Voilà: il bello e il buono della creatività!
Silvia Scorcella
{ pubblicato su Webelieveinstyle }
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