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#salvarsi da soli
yourtrashcollector · 7 days
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E se nessuno mi racconta una favola stanotte, so che un giorno, quando avrò tutte le parole che mi servono, me la racconterò da sola.
Anita Likmeta, Le favole del comunismo
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La cosa più importante
che devi ricordarti ogni giorno,
ogni volta che stai per cadere,
ogni volta che qualcuno ti ferisce,
ogni volta che pensi
di aggrapparti a qualcuno,
è che devi salvarti da sola.
"Manuale d'uso per una vita di merda" - Adessoscrivo
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io-rimango · 1 year
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“Ho cercato in ogni modo qualcuno che mi salvasse. Un aiuto, negli occhi e nei gesti dell'altro. L'ho sperato, disperatamente anelato, elemosinato. A volte preteso. E quanta rabbia, quante lacrime. Quanta frustrazione. Per me, per l'altro. Investito prepotentemente di un ruolo che non gli compete: portare il peso dei miei nodi e scioglierli. Poi ho capito che così facendo svalutavo me. Il mio coraggio, il mio corpo, il mio essere persona. La mia capacità di tirar fuori il mio coraggio, e scegliere. E allora ho scelto, e allora mi sono salvato.”
(Oscar Travino, Alma)
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Vittorio è un ragazzo Napoletano che confessa in una lettera la propria omosessualità al papà. La risposta è spettacolare! Leggete! ❤️
"Caro papà perdonami, sono gay.
Non so bene quando è cominciato, forse alle elementari. Forse alle superiori, quando solo guardando gli occhi di un compagno di classe mi batteva il cuore.
Mi dispiace perché la storia con Gianna non andava bene, le volevo bene, questo è certo, siamo stati insieme 3 anni, ma c'era sempre qualcosa che tra di noi non andava.
Mi dispiace perché spesso commentavi le Veline di Striscia la Notizia e io non ti andavo dietro con le battute, MA NON LO SAPEVO ANCORA.
Per fortuna siamo Napoletani, e ho vissuto questo periodo di accettazione con una popolazione speciale. Per fortuna siamo Napoletani, e abbiamo nel DNA l'amore per il prossimo, quello che ho trovato nelle persone che come me cercavano di capire.
Sono ormai 5 anni che vivo da solo, perché mi sentivo DIVERSO.
A soli 19 anni ho voluto scappare da quel nucleo familiare PERFETTO, e forse è stato quello a spingermi ad andare via... forse ero io a RENDERLO IMPERFETTO, non volevo rovinare il tuo immenso lavoro di padre e capofamiglia.
Ora mi ritrovo in una casa da SOLO a 24 anni, CON LA CONSAPEVOLEZZA di essere gay .
Per fortuna siamo Napoletani, dove non mi sono mai sentito solo e mai sentito DISPREZZATO da nessuno. Non so come sarebbe andata a finire in una altra citta'.
CARO papà mi manchi tanto, POSSO TORNARE A CASA ? questa volta da Gay...
Vittorio"
"Caro Vittorio.
Mi dispiace ma allora si STUNZ... ( in modo affettivo )
Io e tua mamma avevamo già intuito i tuoi gusti sessuali da bambino, quando non ti interessava giocare con i compagni ai famosi soldatini, ma collezionavi migliaia di riviste per adolescenti.
Perdonami, forse avrei dovuto dirtelo prima, in modo che evitavi questo inutile IMBARAZZO, ma ho sempre ritenuto che siano stati "CAZZI tuoi" (scusa la battuta, pero' è simpatica ja' , ejaa').
Visto che siamo Napoletani, e per fortuna che siamo Napoletani, la nostra storia ci ha sempre insegnato che solo aprendo la mente e non creando muri c'è la possibilità di SALVARSI, di SOPRAVVIVERE.
Mi sei sempre mancato dal primo giorno, sei mio figlio e CASTANO, BIONDO O GAY per me non fa differenza.
È solo un gusto, a me ad esempio piacciono le cozze, a te forse piaceranno i CANNOLICCHI (scusa ja' è n'altra battuta, uammamia non si puo' pazziare qua, e che è?)
Grazie a DIO siamo Napoletani.
Da genitore devo farti un rimprovero.
Non azzardarti mai, e poi mai di ritenermi cosi stupido...
La tua stanza è pronta, vieni quando vuoi, non vedo l'ora... Ricordati i genitori la porta di casa non la chiudono mai, la lasciano sempre un pochino aperta per fare in modo che il figlio possa “INFIZZARSI” da un momento all'altro.
TI AMO
Papa'"
P.S
Nella mia famiglia non esiste, e non dovrà esistere mai nessun tipo di RAZZISMO mai tranne per gli JUVENTINI... a casa mia JUVENTINI non ne voglio... CHIARO?
Puoi anche fidanzarti con un CAMMELLO e portarmelo a casa, basta che non sia Juventino.
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elperegrinodedios · 2 years
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La salvezza è una grazia e se è per grazia non è per opere, dunque significa che una volta salvo sei salvo per sempre. Sta scritto: "Chi crede nel Figlio ha vita eterna". (Gv. 3:36) - Ora!! Senza se e senza ma. Ce l'hai già!! Non devi preoccuparti se l'avrai, o se la perderai, o se riuscirai a restare salvo e fedele. La salvezza non è un salario, non è una paga, o una ricompensa! È un dono di Dio che non guadagni con la fedeltà, nè con nessun tipo di opere da parte tua. È tutto lì, niente altro, non c'è altra via o giustizia diversa o altre buone opere. "È il dono di Dio, è la vita eterna in Cristo Gesù, il suo Figliolo". (Ro. 6:23) Una salvezza per opere non è per grazia e non è più salvezza, non sarebbe nè dono e nè regalo. Nessuno, neppure uno, potrebbe mai essere abbastanza buono da guadagnarla. "Poichè è per grazia, che voi siete stati salvati, mediante la fede e ciò non viene da voi, ma è il dono di Dio". (Ef. 2:8-9) È impossibile salvarsi da soli. Si ha vita eterna, solo attraverso l'unigenito Figlio di Dio: "Io sono la via la verità e la vita nessuno viene al Padre se non per mezzo di me. (Gv. 14:6)".
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Cosi dunque, chi crede nel Figlio, ha vita eterna e non potrà più perderla. Mai!!! Attraverso Gesù diventi figlio di Dio e grazie a Dio, anche fratello di Gesù. Gloria a te, lode a te Signore! Alleluya!
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lan ✍️📖🗝
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klimt7 · 2 years
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DARE ALLA LUCE
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Il Natale è il compleanno di tutti e ciascuno, perché ci faremmo i regali altrimenti?
L’ho capito meglio guardando un capolavoro di Raffaello in mostra al Museo diocesano di Milano per il periodo natalizio. Si tratta di un rettangolo di legno (predella) diviso in tre scene che faceva da base al dipinto collocato nella cappella degli Oddi in San Francesco a Perugia, da dove fu rubato dai Francesi a fine 1700, per poi finire a Roma nel secolo successivo. La pala lignea era stata commissionata nel 1502 al 19enne Raffaello da Alessandra Baglioni, moglie di Simone degli Oddi, per la cappella dove un giorno avrebbe voluto la sua sepoltura. L’artista, in piena fioritura, consegnò l’opera due anni dopo, dipingendo nella parte verticale la tomba vuota di Maria assunta in cielo, nella base orizzontale le tre scene del Natale: annunciazione dell’angelo (concepimento), adorazione di Magi e pastori (nascita) e presentazione al tempio (introduzione del bambino nella comunità). Lo spettatore vede quindi una giovane ragazza che dà alla luce un bambino a cui molti fanno festa. E che cosa ci sarebbe di straordinario? Raffaello mi ha risposto nella prima delle tre scene. Come?
Nella prima scena Raffaello dipinge la figura più bella di tutta la predella, quella di un ragazzo che entra di corsa nella stanza di una ragazza. Entrambi hanno l’indice alzato, segno che stanno parlando.
Al centro della scena non ci sono loro ma uno spazio vuoto, che permette di guardare, attraverso una finestra spalancata, il paesaggio retrostante nel quale si intravede un ponte che conduce verso le torri di una città incastonata tra le colline.
Di che parlano? Il messaggero (in greco angelo) le propone di diventare madre e lei chiede spiegazioni non essendo sposata. Nel mito antico quando un dio vuole una donna se la prende con la forza, qui no: dialogano. Lo spazio vuoto (innovazione di Raffaello: la tradizione pittorica voleva che al centro ci fosse un personaggio) che separa il messaggero e la ragazza è la libertà: la Vita propone, l’uomo dispone.
quel verbo presente in ogni uomo o una bianca fuga dalla realtà.
Tempo fa ho scoperto che la mia parola-azione era già nel mio nome, Alessandro, in greco protettore dell’uomo: vengo al mondo, cioè nasco ogni giorno di più, nella misura in cui provo, con i miei limiti, a custodire il destino di persone (a scuola, nelle amicizie, in amore) e di personaggi (nei libri). Così pro-creo, mi salvo (mi compio) e salvo (compio) un po’ di mondo. Il Natale resiste nei secoli perché ci ricorda che c’è un verbo, parola-azione, che vuole farsi carne in noi: Natale è quindi fare spazio, liberarsi dalle menzogne di destino, ricevere l’ispirazione autentica e portarla al mondo nella propria carne. Non c’è Natale, nascita, senza con(ce)pimento: una ragazza qualunque di duemila anni fa mi ricorda che esistere non è «venire alle luci della ribalta» ma «dare alla luce nella carne».
Raffaello mi conferma che ogni persona è luce del mondo, lui che a 12 anni aveva risposto alla sua chiamata, cambiando città, per andare a bottega dal maestro migliore (Perugino), per poi affrancarsene e compiere il suo Natale terreno a soli 37 anni, come dice provocatoriamente un personaggio nei Demoni (coloro che vogliono «salvarsi» da soli) di Dostoevskij:  «Io dichiaro che Shakespeare e Raffaello stanno al disopra dell’affrancamento dei contadini, del nazionalismo, del socialismo, della chimica, di quasi tutto il genere umano, perché sono già il frutto, il vero frutto di tutto il genere umano! Sono una forma di bellezza già raggiunta, senza la quale io, forse, non accetterei neanche di vivere. Senza gli Inglesi l’umanità può ancora vivere, senza la Germania può vivere, senza i Russi può vivere anche troppo bene, senza la scienza può vivere, senza pane può vivere, ma senza la bellezza no, perché allora non avrà assolutamente nulla da fare al mondo! Tutto il segreto è qui, tutta la storia è qui! Senza la bellezza, lo sapete, voi che ridete, che non inventerete nemmeno un chiodo?»
Senza bellezza, che è vita concepita e salvata (compiuta), non c’è nulla da fare al mondo, manca l’ispirazione anche solo per un chiodo, figuriamoci per vivere. Le luci del Natale che, sin dai tempi antichi, segnalavano il rinnovato prevalere della luce sul buio nelle 24 ore del giorno, ci aiutano, una volta l’anno, credenti o no, a prendere in considerazione che ogni singola vita è fatta per venire alla luce, essere parola-azione, pro-creazione e salvezza del mondo.
Il Natale che tutti, volenti o nolenti festeggiamo, è iniziato nella stanzetta di una ragazza di un villaggio sperduto di due millenni fa. Se prendessimo la e le vite con la stessa serietà di questo racconto, quanto Natale concepiremmo ogni giorno! E poi quanta luce daremmo al mondo e quanto mondo daremmo alla luce!
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[ A. D'avenia - Corriere della sera del 12/12/2022 ]
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Ti capiterà di vivere solitudine, di sentirti solo in mezzo a tante persone che diranno di volerti bene, ma non ti chiederanno mai davvero come stai.
Ti capiterà di sentire un peso addosso troppo grande da portare da solo, ti capiterà di essere triste, di combattere fantasmi che non tutti vedranno o capiranno. Ti daranno del depresso, ti giudicheranno senza davvero sapere cosa stai passando.
Per alcuni la scelta è stata combattere o lasciarsi andare, vivere o morire. Non importa l’età, non importa quante persone pensano di starti accanto, nei momenti di totale buio tu vedrai poche scelte, i tuoi occhi saranno ricoperti dai momenti di sconforto, la felicità ti sembrerà lontana, e ti sembreranno ancora più lontane le persone alle quali chiedere aiuto. È questa la depressione, non scorgere la luce, non vedere niente se non il dolore che stai provando, e questo dolore ti sembrerà troppo grande da affrontare, questo dolore ti sembrerà così eterno che penserai che una vita così non vorresti viverla.
Ecco cosa succede nella mente di chi non vede luce, cerca nel buio le risposte, ma il buio non dà risposte lucide. Ed è per questo che dovremmo smetterla di puntare il dito contro chi è diverso, chi è più strano, chi è più solo, oggi che siamo tutti un po’ soli, dovremmo capire chi lo è di più, chi sta vivendo un periodo in cui non trova pace. Ma noi pensiamo a noi, che gli altri pensino a se stessi, ma non sempre chi pensa a se stesso riesce a salvarsi, ne muoiono tanti, solo che ce ne accorgiamo quando una di questi tanti è una persona famosa. Guardatevi intorno, sono intorno a voi, potete aiutarli, basta una parola a volte, un sorriso, un come stai, a salvare qualcuno che pensa di non avere alternative. Ci sono persone dure con se stesse che non sanno perdonarsi, ci sono quelli che non hanno fatto pace col passato, ognuno di noi ha una storia, impariamo a comprenderla, non a giudicarla, prima che sia troppo tardi.
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#adessoscrivo
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m2024a · 2 months
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Terrificante: salva la moglie ma viene divorato vivo da un coccodrillo In un tragico incidente in Australia, un marito salva la moglie dal coccodrillo lasciando la sua mano prima di essere trascinato sott’acqua. Durante una tranquilla vacanza a Cooktown, nel Queensland, Australia, un tragico evento con un coccodrillo ha scosso la vita di Jane Carey e suo marito, Dave Hogbin. I due, in visita turistica, stavano trascorrendo una giornata piacevole vicino all’Annan River Bridge quando un improvviso incidente li ha catapultati in una situazione mortale. Dave, 40 anni, è stato afferrato da un coccodrillo di 5 metri, perdendo la vita per salvare la moglie. Un giorno di vacanza trasformatosi in tragedia Il 40enne di Newcastle, Dave Hogbin, e sua moglie Jane stavano godendosi una giornata rilassante quando il destino ha preso una piega inaspettata. Mentre si trovavano nei pressi del fiume Annan, entrambi sono scivolati in acqua. Jane, in preda al panico, ha cercato di afferrare il marito per salvarsi, ma Dave, con un ultimo atto di amore e coraggio, ha lasciato andare la sua mano per evitare che il coccodrillo trascinasse anche lei sott’acqua. Jane ha raccontato ai media locali che l’intero episodio si è consumato in soli 30 secondi. “Ci stavamo godendo una normale giornata di vacanza e tutto è cambiato in un attimo. Mi ha salvato, il suo ultimo gesto è stato quello di non trascinarmi con sé“, ha detto Jane con la voce rotta dal dolore come riportato da fanpage.it. Dave non stava facendo nulla di sbagliato e l’attacco del coccodrillo è stato completamente imprevedibile. Il ritrovamento e le indagini Nei giorni successivi all’incidente, le autorità locali hanno condotto ricerche approfondite nella zona. Gli ufficiali della fauna selvatica hanno infine rinvenuto dei resti umani all’interno di un coccodrillo con una cicatrice bianca sul muso, confermando che si trattava di Dave Hogbin. “Gli ufficiali della fauna selvatica hanno praticato l’eutanasia su un grande coccodrillo che si ritiene sia responsabile dell’attacco mortale sul fiume Annan“, ha dichiarato Daniel Guymer del Dipartimento per l’ambiente, la Scienza e l’Innovazione. Fortunatamente, i tre figli della coppia non erano presenti al momento della tragedia. Jane ha espresso sollievo per essere ancora viva, sebbene il dolore per la perdita di suo marito sia immenso. “Dave era semplicemente la persona più calma e rassicurante da avere in una crisi, ed era così amorevole, premuroso, ferocemente leale e protettivo“, ha aggiunto con commozione. Le autorità stanno inoltre indagando su alcuni filmati emersi sui social media che mostrano un gruppo di persone dare da mangiare ai coccodrilli nel fiume Annan, comportamento definito “rischioso e sconsiderato”. Questo tragico incidente serve come monito sulla pericolosità della fauna selvatica e l’importanza di seguire le norme di sicurezza.
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rob88b · 4 months
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Ricordo ancora la prima notte, che mio padre iniziò ad abusare di me. Ricordo che eravamo soli in casa. Lui nella sua stanza ed io nella mia,ascoltavo musica. Avevo le cuffie l'orecchio. Quindi non avevo sentito mio padre che entrava, li in quel momento è iniziato il calvario durato 20 anni, avevo 13 anni, li facevo proprio quel giorno li. Era il 15/06/2001 Li in quella stanza, è iniziato definitivamente tutto il mio malessere, ed è finito l'amore di una figlia che fino a quel momento anche se il padre, le alzava le mani e le urlava contro già da qualche anno, lei continuava ad amarlo. Ma quella ragazzina, dopo l'abuso da parte del padre che amava tanto è cambiata tanto, si è chiusa a riccio, iniziò a fare uscire tante persone dalla sua vita., si chiuse in camera, si isolò da tutti e da tutto. Le uniche cose che la rendevano felice erano la lettura, il disegno e la scrittura. Tre cose che quella ragazzina ama ancora. Ora la ragazzina è diventata una donna, ma non è cambiata affatto, è ancora taciturna, si isola, non cerca nessuno se non per cose importanti, almeno che non sono persone importanti per lei,ma fa fatica a cercarle, non vuole disturbare. Si chiude ancora in camera, e fa uscire le persone dalla sua vita, ma adesso si linda con criterio. Oggi quella ragazzina si credeva forte, tanto forte da combattere il padre, da proteggersi da quel mostro che le ha fatto tanto male, e che ancora male le fa. Quella ragazzina oggi soffre ancora, oggi soffre più che mai, si sente in colpa e non sa il perché, prova vergogna, sente dolore ed ha paura, tanta paura. Paura di rimanere sola un altra volta, perché in fondo quella ragazzina quando tutto iniziò,l'aiuto lo cercava, ma non le è mai stato dato veramente, tutti l'abbandonarono, e stette sola combattere i suoi mostri. Roberta oggi sta male, vuole ammetterlo, a volte lo fa, a volte fa finta di stare bene. A volte piange di nascosto, magari anche quando è in compagnia, ma non lo da a vedere, magari in macchina, di qualcuno, anche quando sta accanto a qualcuno, lei piange ma ha imparato troppo bene, a nascondere il pianto.
Roberta è così pur di non fare soffrire gli altri, pur di non fare preoccupare gli altri, pur di non sembrare debole, lei tace, piange in silenzio. Se Roberta parla è perché sta troppo male e non riesce più a stare zitta.
Roberta, si scusa in anticipo se la vedrete apatica e in silenzio. Ma sta soffrendo, e deve cercare di sopravvivere e poi pian piano di tornare a vivere. E chissà sarà proprio Geova che lei sta imparando a conoscere, che la salverà?
O non si salverà, e affonderà come il Titanic...?
Lei spera di salvarsi, ma per lei oggi, ora non ê semplice.
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lamilanomagazine · 7 months
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Maruggio: in occasione della sua morte, la Polizia dedica un ulivo a Giovanni Palatucci
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Maruggio: in occasione della sua morte, la Polizia dedica un ulivo a Giovanni Palatucci. Questa mattina, in occasione dell’anniversario della morte di Giovanni Palatucci, ex Questore di Fiume, avvenuta lo scorso 10 febbraio, il Questore di Taranto Massimo Gambino ha voluto ricordarlo con l’apposizione di una targa sotto un ulivo di Piazza San Giovanni nel comune di Maruggio. Alla cerimonia hanno preso parte il Sindaco di Maruggio e le massime autorità civili, militari e religiose della provincia jonica. Nato a Montella il 31 maggio 1909 in Provincia di Avellino, dopo la laurea in giurisprudenza presso l'Università di Torino, nel 1936 giurò come volontario vicecommissario di pubblica sicurezza. Nel 1937 venne trasferito alla Questura di Fiume come responsabile dell'Ufficio stranieri e poi come commissario e questore reggente. Avendo modo di conoscere l'impatto che le leggi razziali ebbero sulla popolazione ebraica, cercò di fare quello che la sua posizione gli permetteva, creando una strada per salvare tanti ebrei dai campi di sterminio. Un calcolo approssimativo ha stimato in più di 5.000 il numero di ebrei stranieri ed italiani che Palatucci aiutò a salvarsi dalla furia nazista durante la sua permanenza a Fiume. Il Console svizzero di Trieste, un suo caro amico, gli offrì un passaggio sicuro verso la Svizzera, offerta che Palatucci accettò, inviando al suo posto la sua giovane amica ebrea, originaria di Karlovać, Mika Eisler (al secolo Maria) che, ritrovandosi da sola dopo la separazione dal marito, un certo Weiss, per scongiurare il pericolo che incombeva su di lei e la propria famiglia, fu costretta ad abbandonare precipitosamente il proprio paese per rifugiarsi a Fiume dove, poco dopo, fu raggiunta dalla madre Dragica Braun. Il 13 settembre 1944 venne arrestato dai militari tedeschi e tradotto nel carcere di Trieste. Il 22 ottobre venne trasferito nel campo di lavoro forzato di Dachau, dove morì due mesi prima della liberazione, a soli 36 anni. Il 17 aprile 1955, venne concessa la Medaglia d'Oro alla memoria dall'Unione delle Comunità Israelitiche d'Italia per le sue opere a favore degli ebrei e di altri perseguitati. Il 12 settembre 1990 lo Yad Vashem, l'Ente nazionale per la Memoria della Shoah di Gerusalemme, lo riconosce “Giusto tra le nazioni”. Il 15 maggio 1995 la Repubblica italiana gli ha conferito la Medaglia d'oro al merito civile per essersi prodigato in aiuto di migliaia di ebrei e di cittadini perseguitati, riuscendo ad impedirne l'arresto e la deportazione, pur consapevole dei gravissimi rischi personali. Il 21 marzo 2000 il Vicariato di Roma ha emesso un Editto per l'apertura del processo di beatificazione di Giovanni Palatucci, avvenuta formalmente il 9 ottobre 2002 e nel 2004 è stato proclamato Servo di Dio. “In questo complicato scenario internazionale la figura del Questore di Fiume risulta più che mai emblematica: quella di un uomo, il quale durante la follia del secondo conflitto mondiale ha avuto la possibilità di “far del bene” come da lui stesso affermato in una breve missiva inviata ai propri cari. Non ottemperando alle leggi razziali, salvando migliaia di ebrei a prezzo della propria vita, Palatucci è un esempio di solidarietà e dignità anche per le nuove generazioni ed è punto di riferimento per tutte le donne e gli uomini della Polizia di Stato nel loro quotidiano impegno a servizio dei cittadini”. Queste le parole che il Questore di Taranto ha espresso questa mattina durante la cerimonia di apposizione della targa, con un ringraziamento al Sindaco di Maruggio Alfredo Longo per la disponibilità a dedicare l’ulivo cittadino alla figura di un poliziotto, con un ringraziamento al Vescovo di Oria S.E. Rev. Vincenzo Pisanello per il momento di raccoglimento religioso che ha voluto dedicare alla ricorrenza ed al Prefetto di Taranto dr.ssa Paola Dessì per le sue parole di saluto.... #notizie #news #breakingnews #cronaca #politica #eventi #sport #moda Read the full article
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lore-watch-passion · 10 months
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Audemars Piguet: l'arte di creare orologi senza tempo
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Curiosità e Aneddoti sugli orologi Audemars Piguet
Le grandi case di orologeria nel tempo hanno spesso gareggiato in due particolari competizioni: realizzare l’orologio meccanico più sottile possibile e creare quello con più complicazioni.
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Anno dopo anno, uscita dopo uscita sono riuscite a superarsi realizzando veri e propri capolavori. Ovviamente Audemars Piguet non poteva mancare all’appello, dimostrando le capacità dei suoi mastri artigiani. Ecco allora che nel 2019 hanno presentato il Royal Oak Perpetual Calendar Ultra-Thin. Una grande complicazione racchiusa in soli 6,3 cm di spessore che lo ha fatto diventare l’orologio con il calendario perpetuo più sottile al mondo e vincere anche l’Ago d’oro al GPHG, il Gran premio dell’orologeria di Ginevra, ovvero l’Oscar degli orologi. Un record però durato solo due anni e battuto da Bulgari con il suo Octo finissimo spesso solo 5.80 mm .
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Audemars Piguet Royal Oak, la scelta del nome
Il Royal Oak è stato il primo Audemars Piguet ad avere un nome e non semplicemente una referenza. La scelta per il primo orologio sportivo di lusso doveva essere altrettanto particolare ed evocativa. Ecco allora che venne scelto come nome Royal Oak, ovvero quercia reale.
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Un particolare albero sul quale re Carlo II d’Inghilterra riuscì a nascondersi e salvarsi dopo la sconfitta nella battaglia di Worcester nel 1851. Una quercia diventata simbolo della monarchia inglese e che ha dato il nome anche ai primi vascelli corazzati in acciaio della marina reale britannica. Un nome perfetto per un orologio di lusso, completamente in acciaio, e subacqueo come un orologio sportivo deve essere... CONTINUA L'ARTICOLO
I MODELLI ICONICI DI AUDEMARS PIGUET
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susieporta · 11 months
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MUTANTI
Ad osservare questo sistema, sembra fatto apposta per schivare la vita.
La ricerca di certezze e garanzie, che si trasforma in assicurazioni, protezioni, precauzioni, certificazioni, è il certo fallimento di un’unanimità abbagliata dalla falsa promessa di un corpo che non invecchia e non muore.
La mente costantemente preoccupata a salvarsi, crea un campo energetico che vibra paura, e quasi automaticamente in una sorta di perfida autocondanna, generiamo, come madri malvagie, proprio quei mostri che volevamo evitare.
La vitalità stessa del corpo è mortificata da queste preoccupazioni oltre che da abitudini innaturali e malsane.
Schivare la vita per schivare la morte.
Ammalarsi per il terrore della malattia.
Evitare le relazioni per non farsi coinvolgere troppo e rimanere soli.
Prima di pensare alle auree, agli angeli, ai portali energetici, e a tutto ciò che sta nell’ alto dei cieli o sottoterra, dovremmo provare a tornare esseri umani che funzionano bene.
Con equilibrio
Discernimento
Senso critico
Apertura di cuore
Riuscire a gestire una casa, un lavoro, relazioni significative e una salute che e’ il risultato di una complessa miscela di fattori.
Schivare la vita per non morire, chiudere il cielo per non sentire la pioggia, bruciare i prati perché ci sono gli insetti..
Nel tutto, ogni parte è.
Dire un No a cio’ che c’e’ oggi significa ammazzare il flusso vitale.
Ma a questo ci siamo abituati: non mi piace, lo elimino.
Lo cancello.
Come se poi cancellare qualcosa o qualcuno da uno schermo significasse uccidere anche la sofferenza interna.
Ritornare umani non e’ per me uno slogan radical chic, ma è un compito bio-psico-sociale e spirituale.
Ritornare ad essere, perché siamo mutati in qualcosa di assurdamente ridicolo, che persino noi se ci guardassimo da fuori, rideremmo forte dei nostri gesti.
_ClaudiaCrispolti_
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monicadeola · 1 year
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[...] Di là dalle polemiche seicentesche, di Pascal resta il genio precoce, morto a soli 39 anni, che a dodici anni aveva dimostrato da solo le proposizioni di Euclide, a diciotto progettò e costruì una macchina aritmetica antenata delle calcolatrici e a ventuno intratteneva una corrispondenza con Pierre de Fermat sulla teoria della probabilità, matematico, fisico, filosofo, teologo: «In un secolo di grandi progressi in tanti campi della scienza, accompagnati da un crescente spirito di scetticismo filosofico e religioso, Blaise Pascal si è mostrato un infaticabile ricercatore del vero, che come tale rimane sempre “inquieto”, attratto da nuovi e ulteriori orizzonti», scrive Francesco. «Mi pare di poter riconoscere in lui un atteggiamento di fondo, che definirei “stupita apertura alla realtà”. Apertura alle altre dimensioni del sapere e dell’esistenza, apertura agli altri, apertura alla società». Del resto Francesco, nel suo magistero, ha sempre messo in guardia dagli estremismi opposti. Da una parte l’enfasi sulla grazia divina e la predestinazione che, in talune correnti contemporanee come la cosiddetta «teologia della prosperità», finiscono per concludere che «se uno è povero è colpa sua». Dall’altra una visione del libero arbitrio «pelagiana», per cui l’uomo finisce per salvarsi da solo. Ed è rispetto a quest’ultima deriva che Pascal, tra le altre cose, torna prezioso anche oggi: «Ciò che vi è di giusta messa in guardia nelle posizioni di Pascal vale ancora per il nostro tempo: il “neo-pelagianesimo”, che vorrebbe far dipendere tutto dallo sforzo umano incanalato attraverso norme e strutture ecclesiali, si riconosce dal fatto che ci intossica con la presunzione di una salvezza guadagnata con le nostre forze». Così Francesco conclude: «Occorre ora affermare che l’ultima posizione di Pascal quanto alla grazia, e in particolare al fatto che Dio “vuole che tutti gli uomini siano salvati e giungano alla conoscenza della verità” (1 Tm 2,4), si enunciava in termini perfettamente cattolici alla fine della sua vita».
– Gian Guido Vecchi
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edcounsellinguk · 1 year
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Come Salvarsi Da Genitori Narcisisti
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È possibile, vediamo come assieme
“Ogni volta che mia mamma mi chiama o mi scrive ho la sensazione che sia per dirmi qualcosa che ho fatto di male. Oppure che ha visto una cosa che non le va bene. È una situazione estenuante, vorrei bloccarla ma non posso, perché è famiglia”
“Come descriveresti il rapporto con lei, crescendo?”
“La casa era il suo regno. Ed era un regno del terrore, dove tutti camminavano in punta di piedi, e dove era impossibile avere dei bisogni o dei desideri. Mi ricorda un po’ la strega cattiva nella Bella Addormentata. Cielo cupo e tanta paura”
Vi suona familiare questo scenario? Se si, non siete i soli.
Famiglia Sana, Esiste?
Prima di parlare di che cosa significhi avere dei genitori narcisisti, vorrei fare un piccolo appunto su cosa ci si aspetta da una famiglia sana, ovvero da una situazione familiare dove i ruoli ricoperti sono funzionali allo sviluppo e alla crescita armoniosa e sicura dei rispettivi membri.
Se mi seguite da un po’ sapete già che la tipica immagine della famiglia sempre felice (ovvero la famiglia Mulino Bianco) non esiste.
Esiste però un contesto familiare sano, dove le persone si possono fidare l’una dell’altra e dove regna un’atmosfera di amore e supporto, sia fisico/affettivo che emotivo.
E soprattutto dove i ruoli sono ben divisi. I genitori fanno i genitori, e i figli possono crescere sapendo che riceveranno amore incondizionato, dandosi così la possibilità di esplorare il mondo senza paura di fare errori e sapendo che possono sempre contare sul supporto dei genitori. Superando le difficoltà assieme.
Questo permette ai figli di crescere con un sana autostima e fiducia in se stessi.
Ora andiamo invece a vedere cosa succede quando i ruoli familiari hanno un aspetto lontano da quello funzionale.
Avere
Genitori Narcisisti
, Che Cosa Significa?
Crescere in una famiglia dove uno o entrambi i genitori sono narcisisti (userò il termine NP per abbreviare in questo articolo) significa crescere in una situazione familiare disfunzionale.
In questo specifico caso, i ruoli genitori-figli si invertono. I genitori si aspettano quindi che siano i figli a soddisfare i loro bisogni. Ovvero l’opposto di quello che dovrebbe accadere in una realtà funzionale.
Nonostante si possa crescere ritenendo questa dinamica “normale”, non lo è, perché
nessun bambino — neanche i più dotati o intelligenti — ha la capacità di prendersi cura di un genitore, perché quello non è il suo ruolo!
In questa realtà si “cammina sulle uova” o in punta di piedi, il clima è dettato dallo stato emotivo del genitore NP.
Le Conseguenze Di Un Genitore Narcisista Sui Propri Figli
È davvero una situazione che crea confusione. Il genitore a casa è distante, freddo, critico e spesso ostile. Mentre all’esterno, davanti agli occhi di estranei, sembra essere una persona affettuosa e interessata alla vita dei figli.
Confusi? Direi di si! Non solo, ma confusi e spaventati.
Crescendo, i figli di genitori NP presentano caratteristiche di iper-vigilanza (osservare le persone e cercare di prevedere il prossimo passo, notare tutti i cambiamenti di umore, parole, comportamento ecc), e bassa autostima perché questa instabilità ci fa portare dietro la paura di non poterci fidare di noi stessi nelle decisioni, anche di tutti i giorni (perché qualunque cosa deciderai/farai non andrà mai bene).
Come Far Sparire Le Malefiche Nubi Nere
Crescere in una famiglia disfunzionale e in questo caso con dei genitori NP, crea delle difficoltà a livello di rapporti personali, incluso il rapporto che abbiamo con noi stessi. Ed è proprio da qui che possiamo iniziare il nostro lavoro.
Capire le dinamiche di una famiglia disfunzionale vi aiuterà a crearvi un’immagine della vostra situazione.
Il prossimo passo sarà quello di rilasciare tutte quelle emozioni che sono state represse per tanto tempo (inclusa la rabbia, che è più che normale avere) in modo salutare, e vi consiglio di farlo con una figura professionale che vi possa dare il giusto supporto.
E poi, una volta che sarete riusciti a guadagnare un po’ di prospettiva, accettare che l’unica cosa che potete cambiare siete voi stessi e andare avanti per la vostra strada in pace.
Il passato non può essere cambiato e quello che vi è successo, non è colpa vostra, ma il vostro futuro invece, è una vostra responsabilità.
Avete già fatto il primo passo leggendo questo articolo, quando sarete pronti per fare il prossimo, vi aspetto per una seduta. Sono qui per aiutarvi ad avere la vita che sapete di meritarvi!
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maibrillo · 2 years
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l’unico modo per salvarsi da soli a volte è scendere a patti col fatto che non possiamo salvare tutti se prima non ci concediamo di salvare ogni parte di noi stessi
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viaggiatricepigra · 2 years
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Opinione: La Stirpe e il Sangue, di Lorenza Ghinelli
  Lorenza Ghinelli si misura con la letteratura gotica reinterpretandola offrendo ai lettori un racconto nerissimo ma anche un potente inno alla sete di riscatto degli esuli e alla forza indomita delle donne.
C'è qualcosa nel bambino, l'ha capito nel bosco, qualcosa che chiama la morte, qualcosa che la morte ama nel bambino. Anno 1442. L'esercito ottomano al comando di Murad II irrompe in Valacchia devastando i villaggi. Tra le capanne divorate dalla violenza nasce Radu un bambino affetto da una rara forma di anemia che riuscirà a sopravvivere solo grazie alla caparbietà di Maria sua madre e a quella della sorella Anna. I tre sfuggono all'invasione rifugiandosi nella foresta ma l'efferatezza dei lupi e degli orsi impallidisce dinnanzi a quella degli uomini. Anna e Maria si trovano così costrette per resistere a infrangere ogni regola e insegneranno a Radu un'ostinata resistenza e una ferocia che ha l'impudenza di rivelarsi necessaria. La loro è la storia di un esilio e di una scalata che rovescia il potere affogandolo nel suo stesso sangue. La sopravvivenza come codice morale l'amore come unica gomena. E a legarli sopra ogni cosa il rito del sangue che Maria insegna a Radu e che lo tiene in vita unendo così il suo destino di giovane uomo alla leggenda che porterà Vlad l'Impalatore meglio noto come Dracula a imporsi nell'immaginario collettivo. Lorenza Ghinelli si misura con la letteratura gotica reinterpretandola offrendo ai lettori un racconto nerissimo ma anche un potente inno alla sete di riscatto degli esuli e alla forza indomita delle donne.
Ho recuperato, dopo averlo puntato per parecchio tempo, questo romanzo trovandolo usato (finalmente!). Non mi ispirava particolarmente, nonostante avessi letto alcuni pareri positivi (da parte di lettor3 di cui mi fido), altrimenti lo avrei comprato molto molto tempo prima. Ammetto che mi ha piacevolmente sorpresa, seppur con qualche piccola lamentela.  Partiamo con una sfogliata veloce alle pagine. 
Troviamo una storia di brevi capitoli che si alternano a illustrazioni molto particolari. Ahimè, non mi hanno fatto impazzire, ma questo è a puro gusto personale! Sono fedeli a ciò che si va a leggere senza cadere in spoiler. Molto "semplici" (dal mio occhio totalmente senza alcuna nozione artistica), ma che comunque appaiono curate. 
Il romanzo in sé è piuttosto breve. Capitoli non lunghissimi, che spaziano negli anni, dando dettagli qua e là sulla vita di questa famiglia e, molto in generale, sulla vicenda più famosa che fa solo da sfondo (Vlad l'Impalatore).  Pensavo fossero in qualche modo intrecciate, ma sono stata piacevolmente sorpresa che non lo fossero, se non per la vicenda storica: la guerra, le conquiste, la fama, la violenza, che raggiungono ogni villaggio anche solo tramite le voci. 
Veniamo alla storia. 
Alla nascita di questo bambino già il padre avrebbe voluto abbandonarlo nella foresta poiché appariva estremamente cagionevole e quindi una bocca inutile da sfamare, che sarebbe morta subito anche con le dovute cure; ma la sorella e la madre si oppongono fortemente, dandogli questa possibilità di vita, che non sarà l'unica.  Infatti immediatamente la guerra arriva anche nel loro villaggio e, per salvarsi, Maria (la madre), Anna (la sorella) e Radu (appunto il neonato) scappano nella foresta.  Soli, al freddo, di notte, in un luogo pieno di pericoli e creature affamate. 
Ci renderemo conto di cosa si è disposti a fare per mantenere in vita i propri figli, o comunque la propria famiglia. Non solo riguardo alle creature nascoste nella boscaglia, ma anche quando delle bestie li catturano per portarli dietro a delle mura. 
Maria trasmette ai figli la sua "ferocia" verso gli estranei che vogliono far loro del male. Unita alla pazienza verso il momento giusto per agire, alle conoscenze che ha appreso durante la sua vita, e ad una scaltrezza che la rendono una donna all'apparenza fragile ma dentro forte e determinata come pochi. 
Questo solo un accenno alla trama, poiché le loro dis-avventure continueranno negli anni e porteranno tutti a crescere, fin troppo in fretta, per mantenersi in vita l'un l'altro e riprendersi ciò che è stato loro strappato. Con gli interessi. 
Incontri e scelte più o meno realistici, ma che rendono il romanzo scorrevole e molto piacevole da leggere. 
Ovviamente, lo specifico, non adatto a tutti.  Ci sono scene che non cadono mai nello splatter più volgare, ma sono comunque esplicite e crude, che potrebbero dare molto fastidio ad alcune persone. 
Una lettura che mi ha sorpreso in positivo, seppur un romanzo più lungo e dettagliato, magari più romanzato in alcuni punti, mi avrebbe potuto far innamorare del tutto. Ma sono pensieri miei. 
Scorrevole e comunque breve, si legge in poco, catturando il lettore che deve arrivare alla fine per scoprire come si concluderà questa storia familiare.  Riguardo il prezzo. Beh, capisco che è altino, ma il materiale è ottimo: pagine davvero spesse che fanno spiccare le illustrazioni come meritano. Già questo dettaglio va valutato nel complesso. Si, io sono molto contenta di averlo trovato usato, altrimenti non so se mai mi sarei lanciata, ma comprendo le scelte editoriali che hanno portato a questo prezzo (che comunque si trova per libri di qualità inferiore, senza illustrazioni, con meno storia). 
In ogni caso, tirate fuori voi le vostre conclusioni.  Non ho idea se si possa trovare in qualche biblioteca (magari in quelle più grandi), così se siete curiosi lo recuperate in questo modo e, nel caso, lo comprerete poi per averlo in libreria.ù
Io di sicuro non lo sconsiglio!
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