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Qui per sempre di Mark Edwards. Recensione di Alessandria today
Qui per sempre è un romanzo che si insinua nella mente del lettore con la sua tensione costante e l’ansia crescente. Mark Edwards, autore da oltre quattro milioni di copie vendute, costruisce una storia avvincente su quanto possa diventare pericoloso accogliere estranei nella propria casa.
Informazioni essenziali: Titolo originale: Here to Stay Autore: Mark Edwards Anno di pubblicazione: 2023 (edizione italiana) Genere: Thriller psicologico Traduzione: Roberta Maresca Editore: Indomitus Valutazione: ★★★★☆ Un thriller psicologico agghiacciante. Qui per sempre è un romanzo che si insinua nella mente del lettore con la sua tensione costante e l’ansia crescente. Mark Edwards,…
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Duecento Di Gioia
il 7 maggio del 1824, 200 anni fa al Kärntnertortheater di Vienna (il Teatro di Porta Carinzia), uno dei più belli della capitale dell'allora Impero Asburgico, è in programma una prima sinfonica. L'ultimo lavoro di un musicista che già all'epoca era una leggenda vivente. Ma che era stato lontano ben 12 anni dalle scene. Ludwig van Beethoven ha 54 anni, è quasi completamente sordo, soffre di atroci dolori da ulcere che lo porteranno alla morte di lì a due anni. Nonostante sia benestante, vive in uno stato di profonda malinconia, misoginia, tristezza, solitudine, in una stanza con fogli di musica sparsi dappertutto, cibo nei piatti ad imputridire, bottiglie vuote.
Eppure la sua ultima opera, la Nona Sinfonia in re minore per soli, coro e orchestra op. 125, è un percorso mistico, intrigante, misterioso alla fratellanza, al dialogo, al confronto.
Divisa in quattro movimenti, i primi tre puramente sinfonici, e il quarto che include il coro sui versi dell'ode Alla gioia di Friedrich Schiller.
Già quella sera vi fu un tripudio di pubblico: il compositore, che si racconta fu in tensione nervosa per tutta la durata dell'esecuzione (racconto questo che due professori di controfagotto, che parteciparono all'esecuzione, raccontarono nel 1842 alla formazione della prima orchestra della Filarmonica di Vienna, di cui facevano parte) fu richiamato dal pubblico per 5 volte, e gli furono sventolati fazzoletti bianchi in segno di giubilo.
È così leggendaria che esistono moltissimi miti su di essa: tra i più curiosi, che per "rispetto" tutti i compositori successivi si siano fermati a Nove Sinfonie (un caso a volte fortuito, a volte tragico, come nel caso di Mahler morto mentre stava componendo la sua Decima) oppure che la durata di musica in un cd sia di 75 minuti, come la durata della sinfonia (in verità, secondo le varie esecuzioni, dura un po' di meno, e anche questa è una bella leggenda metropolitana). E non si contano i saggi storici, psicoanalitici, i romanzi, su questo che è, con pochi eguali, uno dei pinnacoli della storia culturale umana, come, per fare qualche esempio, l'opera di Shakespeare, il David di Michelangelo, una cattedrale gotica europea del 1300.
Rimane uno una delle opere più note ed eseguite di tutto il repertorio classico ed è considerata uno dei più grandi capolavori della storia della musica, anche in quanto simbolo universale di unit�� e fratellanza tra gli uomini: il tema finale, nella nota riedizione del Maestro Herbert von Karajan, è stato adottato nel 1972 come Inno europeo.
Pagina del manoscritto originale della sinfonia, conservato nella Staatsbibliothek di Berlino: la Nona Sinfonia viene conservata in condizioni speciali, nel buio assoluto, ad una temperatura di 18 gradi e a un tasso di umidità del 50%.
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Viene in mente la battuta di Amleto che, deposto il teschio del buffone Yorick, ormai consunto, esclama “A che bassi servizi possiamo essere destinati, Orazio!”. Quello della guerra è uno di questi. Lo scrittore spagnolo, Ramón del Valle-Inclán, morto a Santiago de Compostela nel 1936, racconta, con lampi di linguaggio espressionista, le trincee dell’aprile del 1916 in Francia: La mezzanotte. Visione stellare di un momento di guerra. Enrico Lodi, curatore del volume – autore dell’altrettanto importante saggio Scrittura e violenza. Letteratura e guerra civile: il caso spagnolo – ci spiega la tensione che sorge tra la volontà di rappresentare la guerra nel suo insieme e l’impossibilità di farlo. È la guerra moderna, tecnica, illuminata dai riflettori che accecano e mostrano l’infamia della morte sotto la loro gelida luce. Del Valle-Inclán aveva composto un ciclo di romanzi dedicati alla guerra carlista che insanguinò la Spagna tra il 1833 e il 1839, il suo è lo sguardo disincantato di chi sa di cogliere, attraverso la guerra, il basso servizio a cui è destinata questa attività così peculiare all’uomo. Così almeno sembra. Oggi come ieri.
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" Intorno, botteghe chiuse, targhe stinte sui muri. Qualcuno spiava dalla fessura d’una persiana. Un uomo in bicicletta si avvicinò lentissimo, scese, poveramente con gesti dissanguati legò una catena tra i raggi della ruota prima di sparire in un portone. «Dunque: hai almeno un amico? O no. Insomma qualcuno. Un argomento. Sei nato sotto il cavolo? Dici mai niente di te» protestò all’improvviso. «Ma come fa a indovinare sempre» stupii. «Proprio nell’attimo in cui mi dicevo: parla.» Annuì ma senza compiacimenti. «Le mie virtù» riprese. «Per esempio, con me: sei amico? Sincero, sennò è inutile.» «Sì. Credo di sì. Perché?» «Perché e percome.» Si scosse nervosamente: «Che c’entrano tutti questi perché. Acqua fresca. Insomma: ti senti amico? Mi senti amico? O preferiresti star seduto con quegli altri. Là dietro a parlare di Boniperti Rivera. Di’ di’: sarebbe più che naturale». «Macché» risi intimidito. «Ti senti diverso da quelli là?» «Un po’. Non meglio. Solo diverso.» «Appunto. Football a parte, ti trovi bene col sottoscritto? Sì o no». «Ma sì. Davvero.» «Bah» ebbe una smorfia «crediamoci. Guarda che l’amicizia è un impegno serio.» Trangugiai il solito perché. Mi uscì un: «Sarebbe?» «Sarebbe che prima o dopo o forse anche mai si capisce potrei chiederti un grosso favore. Grosso ma possibile. Niente di impossibile» la voce era appena malinconica. «Benissimo signore.» «Benissimo signore» mi rifece il verso allentando finalmente la tensione del volto. «Ovvio che non pretendo giuramenti. Mi basta la tua parola. Giusto?» «Giusto.» «Devo dire che proprio muto non sei. Qualche sillaba ti viene fuori» rise. Mi confusi: «Eppure ho tanti discorsi da fare, in testa. Ma non mi escono». «Povera gioventù» sospirò ma distrattamente. E subito: «Andiamocene adesso. Hai notato? Un granello di ghiaccio nel whisky. Uno solo. Sempre così nei posti pitocchi. Torniamo al nostro bar di ieri sera». Era già in piedi, tutta la sua ossuta magrezza investita dal sole gettava in mezzo alla strada un filo d’ombra. "
Giovanni Arpino, Il buio e il miele, Baldini & Castoldi (collana Romanzi e Racconti, n° 5), 1993 [Edizione originale: 1969]; pp. 68-69.
#Giovanni Arpino#Il buio e il miele#Profumo di donna#Scent of a Woman#letture#leggere#libri#citazioni letterarie#narrativa#romanzi#letteratura italiana del '900#XX secolo#amicizia#amici#invalidità#cecità#Torino#Genova#Roma#Napoli#Italia#scrittori piemontesi#viaggio#servizio militare#amore#devozione#passione#innamoramento#fedeltà#estate
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Influenza culturale storica di Nostradamus

L’influenza culturale storica di Nostradamus è vasta e complessa toccando molteplici aspetti della società, dalla letteratura all’arte dal cinema alla musica le sue profezie hanno lasciato una impronta indelebile sulla cultura mondiale. Comprendere questa influenza ci permette di apprezzare pienamente la figura di Nostradamus e di riconoscere il suo contributo molto importante alla storia e alla cultura. Per quel che riguarda l’influenza di Nostradamus sulle arti cominceremo a prendere in considerazione la sua influenza sulla letteratura. Nostradamus ha ispirato numerosi autori nel corso dei secoli. Le sue profezie con il loro linguaggio enigmatico e il loro contenuto simbolico hanno fornito materiale ricco per scrittori di generi diversi. Uno degli esempi più noti è quello di Giulio Verne il padre della fantascienza moderna che cita Nostradamus nei suoi romanzi utilizzando le sue visioni per arricchire le trame avventurose. Anche Umberto Eco famoso per il suo approccio esoterico alla narrativa Ha fatto riferimento a Nostradamus nelle sue opere. Eco ha esplorato nelle sue opere temi di mistero e conoscenza nascosta. Per fare un esempio concreto Umberto Eco nel suo romanzo "Il pendolo di Foucauld” ha integrato elementi della tradizione profetica costruendo un intricato labirinto di cospirazioni e segreti. Nel mondo della poesia Nostradamus è stato una ispirazione per poeti che cercavano di catturare il senso del mistero e della predestinazione. Yeats conosciuto per il suo interesse per la dimensione dell’occulto ha tratto ispirazione dalle profezie di Nostradamus per i suoi lavori. Anche nel teatro figure come Cristopher Marlowe e Ben Yonson hanno creato personaggi ispirati a veggenti come Nostradamus. In tal modo essi hanno arricchito le loro opere con elementi di profezia e premonizione. La rappresentazione del veggente come un personaggio enigmatico e ambiguo ha permesso ai drammaturghi di esplorare temi collegati al destino e al libero arbitrio. L’influenza di N si estende anche alle arti visive dove il simbolismo nelle sue profezie è stato rappresentato in vari modi. Salvator Dalì il maestro del surrealismo ha creato opere ispirate ai temi profetici di Nostradamus. Le sue opere caratterizzate da immagini oniriche e simboli criptici riflettono la complessità e l’enigmaticità delle profezie dell’autore francese. Per fare une esempio l’opera “il volto di Nostradamus” di Dalì rappresenta il veggente con un volto deformato circondato da simboli astrali a sottolineare l’interconnessione tra il tempo il destino e la psiche umana. Il pentagramma la clessidra e altre icone esoteriche sono state ampiamente utilizzati dagli artisti per rappresentare le visioni di Nostradamus. Questi simboli intrisi di significati profondi hanno contribuito a creare un immagine visiva forte e duratura del veggente. Altri artisti hanno utilizzato simboli astrologici e iconografie rinascimentali per rappresentare il mistero e la profezia nelle loro opere. Le profezie di Nostradamus hanno esercitato una forte influenza anche sui mass media. Le profezie di Nostradamus hanno affascinato non solo scrittori e artisti ma anche i creatori di film serie televisive. Numerosi film e documentarli hanno esplorato la vita e le profezie varie del veggente francese. Tra questi "Nostradamus” un film che traccia la vita del veggente e vari documentari che analizzano l’accuratezza delle sue profezie. Queste rappresentazioni hanno contribuito a formare l’immagine popolare di Nostradamus come profeta misterioso e lungimirante. Alcuni documentari come quelli prodotti da History Chanel hanno cercato di decodificare le sue quartine collegandole a eventi storici contemporanei. La serie tv "Reign” ha incluso Nostradamus come personaggio utilizzando le sue profezie per arricchire la trama storica e drammatica. Questo approccio ha permesso di introdurre elementi di mistero e tensione rendendo la narrazione più avvincente. Anche la musica è stata influenzata dalle profezie di Nostradamus con artisti che hanno incluso riferimenti alle sue visioni nelle loro opere. Il gruppo heavy metal Judas Priest ha pubblicato un album intitolato “Nostradamus” in cui le canzoni esplorano temi di profezia e destino. Altri artisti hanno scritto canzoni ispirate alle visioni di Nostradamus utilizzando la sua figura per esplorare temi di mistero e premonizioni. prenderemo ora in considerazione l’influenza storica di Nostradamus. Le profezie del veggente francese sono state interpretate come predizioni di vari eventi storici influenzando la percezione pubblica e politica di tali eventi. Alcune delle quartine di Nostradamus sono state interpretate come profezie della rivoluzione francese. Inoltre la figura di Napoleone Bonaparte è spesso collegata alle sue quartine considerate come premonizioni dell’ascesa di un grande leader militare. Durante la II guerra mondiale le profezie di Nostradamus sono state utilizzate sia dagli alleati che dai nazisti per la propaganda. Entrambe le parti cercavano di trovare nelle sue quartine previsioni che potessero giustificare le loro azioni e motivare le truppe. Per fare un esempio il ministro della propaganda nazista utilizzò le quartine per far credere che il nazismo era destinato a durare mille anni basandosi su presunte previsioni di Nostradamus. Dobbiamo mettere in evidenza che l’impatto delle profezie del veggente francese non si è limitato solo agli eventi storici ma ha avuto una influenza significativa anche sulla società e la cultura. Per quel che riguarda la percezione pubblica della figura di Nostradamus dobbiamo dire che egli è stato percepito in modi diversi nel corso dei secoli passando dall��essere venerato come un veggente profetico a essere criticato come un impostore. Tale cambiamento di percezione riflette le fluttuazioni nei valori culturali e degli atteggiamenti nei riguardi della profezia e dell’occulto. Durante il Rinascimento la sua figura era messa in relazione con la saggezza esoterica mentre nei secoli successivi è stato visto con scetticismo da parte di una società sempre più scientifica e razionale. Per quanto riguarda l’eredità di Nostradamus della cultura popolare dobbiamo dire che essa è evidente in numerosi riferimenti a lui in libri , film e programmi televisivi e altre forme di intrattenimento. La sua figura è diventata sinonimo di profezia e mistero perpetuando il suo fascino nel tempo. A loro volta gli studiosi hanno continuato a esplorare ed analizzare le opere di Nostradamus fornendo nuove interpretazioni e elaborando nuove prospettive sul suo lavoro. La ricerca accademica su Nostradamus ha messo in luce la complessità delle sue opere e ha esplorato le influenze culturali storiche e personali che hanno condizionato le sue profezie. Alcuni studiosi hanno cercato di decodificare le quartine offrendo interpretazioni che collegano le profezie a eventi specifici. Altri ricercatori hanno esaminato le fonti storiche letterarie utilizzate da Nostradamus rivelando come abbia combinato influenze diverse per creare le sue visioni profetiche. Le opere di Nostradamus hanno ricevuto sia critiche che sostegno in ambiente accademico. Alcuni studiosi criticano l’ambiguità delle sue profezie mentre altri riconoscono il valore storico e culturale delle sue opere. In definitiva dobbiamo dire che la questione della interpretazione delle quartine continua a essere un argomento di dibattito nell’ambiente accademico con alcune teorie che sostengono che Nostradamus abbia voluto scrivere in maniera oscura per proteggere le sue conoscenze. Per quanto riguarda le interpretazioni moderne delle profezie di Nostradamus esse continuano a evolversi riflettendo i cambiamenti nelle credenze e nelle aspettative culturali. Per fare un esempio le profezie di Nostradamus sono state spesso utilizzate nelle teorie del complotto che le interpretano come messaggi nascosti destinati a guidare e condizionare l’umanità. Alcuni teorici del complotto sostengono che Nostradamus avesse accesso a conoscenze esoteriche o a informazioni segrete che gli permisero di prevedere eventi futuri con una precisione sorprendente. Tuttavia queste interpretazioni sono spesso basate su interpretazioni vaghe ed ambigue nelle sue profezie. Le profezie di Nostradamus continuano a essere rilevanti nel contesto contemporaneo influenzando la cultura nella società moderna. La loro capacità di adattarsi a vari contesti storici e culturali contribuisce a mantenere vivo l’interesse per Nostradamus. Per quanto riguarda l’impatto delle profezie nella psicologia gli studi psicologici hanno analizzato l’impatto delle profezie sulla psiche umana e sulla paura del futuro. Il concetto di predestinazione e la ricerca di significati nascosti possono influenzare il modo in cui le persone percepiscono e reagiscono agli eventi futuri. La figura di Nostradamus è stata utilizzata per studiare come le credenze nelle profezie possano influenzare il comportamento e le decisioni degli individui. Molto importante in psicologia è il cosiddetto "Effetto Nostradamus” che si riferisce al fenomeno per cui le persone cercano di adattare i riti attuali alle profezie di Nostradamus. Questo effetto è spesso alimentato dalla ricerca di conferme e dal desiderio di trovare un senso negli eventi caotici. Gli studi psicologici hanno esplorato come l’effetto Nostradamus possa influenzare la percezione del futuro e la credenza nelle profezie. Concludiamo il nostro discorso prendendo in considerazione l’influenza delle profezie di Nostradamus nelle religioni e nella spiritualità. Le profezie di Nostradamus sono state interpretate integrate in diverse tradizioni religiose spirituali. Alcuni gruppi religiosi vedono nelle sue quartine delle premonizioni divine utilizzandole come parte delle loro credenze e pratiche spirituali. Ad esempio alcuni gruppi cristiani tradizionalisti hanno interpretato le sue profezie come previsioni della fine dei tempi e del ritorno di Cristo. Infine i movimenti spirituali moderni come il New Age hanno adottato le profezie di Nostradamus considerandole fonti di saggezza e di guida spirituale tanto che le sue visioni sono state spesso utilizzate per esplorare i concetti di energia cosmica ed evoluzione spirituale. Prof. Giovanni Pellegrino Read the full article
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Ripley - Un nuovo talento per Mr. Ripley (2024)
La Nuova Serie di Netflix che Rivoluziona uno dei più famosi Thriller Psicologici degli anni Novanta.
Nel 2024, Netflix ha rilasciato Ripley, una serie televisiva che promette di ridefinire il genere del thriller psicologico. Basata sui celebri romanzi di Patricia Highsmith, questa serie porta sugli schermi una narrazione intricata e coinvolgente.
Scopriamo insieme cosa rende questa serie così speciale.
La Trama di Ripley: Un Intrigo Avvincente
Un Protagonista Complesso e Affascinante
"Ripley" è composto da una stagione di 8 episodi. Segue le vicende di Tom Ripley, un giovane dalla mente acuta ma moralmente ambiguo, che si infiltra nelle vite delle persone ricche e potenti.
La sua storia inizia in una New York stranamente silenziosa e semivuota. Si susseguono delle riprese formate da dei singoli fotogrammi che sembrano delle cartoline in bianco e nero.
La serie esplora la sua trasformazione da un semplice truffatore a un maestro della manipolazione e del crimine. Per ogni episodio la tensione viene fatta crescere lentamente, quasi di nascosto.
Ambientazione e Atmosfera: Un Viaggio negli Anni '60
Ambientata negli anni '60, la serie cattura perfettamente l'atmosfera del periodo. I costumi, le scenografie e la colonna sonora trasportano lo spettatore in un'epoca passata. Le voci di Mina, di Tony Renis, di Fred Buscaglione, di Nilla Pizzi trasportano il pubblico all'interno di quel periodo.
L'attenzione ai dettagli rende l'ambientazione non solo credibile ma anche affascinante, aggiungendo ulteriore profondità alla narrazione. I paesaggi sono uno dei protagonisti del racconto e si litigano quasi le luci della ribalta con l'attore Andrew Scott.
Nel cast avrebbero dovuto dare credito anche ai palazzi e all'architettura di New York. Così come alle stradine sterrate di Atrani con le scalinate fatte di pietra. Per non parlare della scenografia che sono i monumenti e le tenute aristocratiche in cui risiedono i protagonisti a Roma e a Venezia.
Cast e Interpretazioni: Un Ensemble di Talento
Un Protagonista Eccezionale
Nel film originale, sicuramente, la recitazione di Matt Damon ha dato alla narrazione e all'estetica della pellicola un colore particolare. Anche la chimica creatasi con il co-protagonista Jude Law è un elemento messo al centro del film del 1999.
L'attore scelto per il remake quindi era una scelta profondamente importante ed essenziale. A mio parere sotto questo punto di vista la miniserie ha fatto davvero centro.
Andrew Scott, noto per il suo ruolo del "hot priest" in Fleabag, interpreta Tom Ripley con carisma, inquietudine e complessità. La sua capacità di rendere umana una figura moralmente ambigua è uno dei punti di forza della serie. Nonostante sia palesemente colpevole nel momento in cui commette un errore o dimentica un dettaglio che potrebbe incriminarlo, gli spettatori sono spinti a sperare che se ne accorga prima di essere beccato.
Anche Matt Damon era un volto che ispirava empatia, ma al contrario di Scott, la sua recitazione, mi ha trasmesso molto di più il disagio. Provavo il suo imbarazzo, quello di un uomo che desiderava ardentemente entrare in un rapporto profondo con il mondo di Dickie.
Il Ripley di Andrew Scott è molto più inquietante e molto più solo: le sue espressioni e il suo modo di muoversi trasmette una sicurezza e un talento nel muoversi nell'ombra che il Ripley di Matt Damon sottolineava molto di meno.
Personaggi Secondari: Un Supporto di Qualità
Accanto a Scott, troviamo un cast di supporto eccezionale che include Johnny Flynn, Dakota Fanning e Eliot Sumner. Ognuno di loro contribuisce in modo significativo alla trama, offrendo interpretazioni che arricchiscono la storia e rendono i personaggi secondari indimenticabili.
Rispetto a Jude Law, il volto di Flynn da al personaggio di Dickie una sfumatura più dolce, quasi simpatica. Mentre l'attore del film, con la sua bellezza sfrontata e i modi da spaccone, trasmetteva una superiorità e un'egocentrismo caratterizzante; il Richard Greenleaf di Netflix è più pacato, quasi gentile con Ripley.
Tuttavia, anche noi come il protagonista, possiamo sentire il fastidio nel vedere quel ragazzo, con alcun talento per la pittura, passare la sua vita in un paesino italiano, facendo la "bella vita" con i soldi del padre.
Ripley 2024 vs Il Talento di Mr. Ripley 1999: Un Confronto Avvincente
Approccio Narrativo e Tematico
Il film del 1999, "Il Talento di Mr. Ripley", diretto da Anthony Minghella, con Matt Damon nel ruolo principale, ha offerto una versione cinematografica condensata e intensamente drammatica del romanzo di Highsmith.
La serie Netflix ha il vantaggio del formato episodico. Questo permette una maggiore esplorazione dei dettagli psicologici e delle sfumature dei personaggi, offrendo una narrazione più lenta e approfondita.
I primi episodi sono formati da infiniti singoli fotogrammi che congelano i mondi in cui Ripley si muove: luoghi caratterizzati dalla solitudine e dall'immobilità, il tutto sottolineato e amplificato dall'uso del bianco e nero di una bellezza mozzafiato.
Interpretazione dei Personaggi
Matt Damon ha dato vita a un Tom Ripley giovane e apparentemente innocente, ma con una crescente oscurità interiore. Andrew Scott, d'altro canto, presenta un Ripley più sfaccettato sin dall'inizio, con un'interpretazione che esplora immediatamente le sue complessità morali. Entrambe le interpretazioni sono eccellenti, ma la serie offre una visione più dettagliata e sfumata del personaggio.
Quello di Scott è un Ripley più maturo e molto più freddo: negli occhi di Matt Damon si vede perfettamente l'ammirazione e l'ossessione per Dickie.
Negli occhi di Scott passano poche emozioni, ma si legge in maniera molto più precisa la razionalità e la freddezza che guida le sue scelte.
Stile Visivo e Atmosfera
Il film di Minghella è rinomato per il suo stile visivo elegante e l'ambientazione lussuosa. La serie Netflix non è da meno, ma aggiunge un tocco di autenticità storica e una profondità atmosferica che rendono l'ambientazione degli anni '60 ancora più vivida e immersiva. L'uso del bianco e nero è una scelta di stile molto particolare ma che dona alla storia e agli ambienti che accolgono le vicende una vibrazione classica ed elegante.
Ecco, direi che la parola "elegante" può perfettamente riassumere la sensazione che questa miniserie mi ha lasciato sulla pelle.
Dalle musiche italiane di quegli anni, passando dagli abiti scelti per i protagonisti, così come per le ambientazioni e i panorami drammaticamente belli di New York e delle città italiane che ospitano le azioni criminali del protagonista.
Perché Guardare Ripley su Netflix?
Una Nuova Prospettiva su un Classico
Ripley non è solo una reinterpretazione del classico di Highsmith, ma un'opportunità per esplorare nuovi angoli della sua complessa psicologia. La serie riesce a mantenere l'essenza dei romanzi originali, aggiungendo però una freschezza e una profondità che attrarranno sia i fan di lunga data che i nuovi spettatori.
Un Thrilling Emotivo e Intellettuale
Se ami le storie che ti fanno riflettere, Ripley è la serie che fa per te. Con una trama intricata e una performance eccezionale da parte del cast, questa serie promette di tenerti incollato allo schermo episodio dopo episodio.
In conclusione, Ripley di Netflix è una serie imperdibile per gli amanti del thriller psicologico e per chiunque apprezzi una narrazione ben costruita e interpretazioni di alto livello. Non perdere l'occasione di immergerti in questo affascinante viaggio nella mente di uno dei personaggi più complessi della letteratura.
Buona visione! La vostra Easy Tears!
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Luigi Mirabella - Il romanzo “Sarissa - Vaso di Pandora”

“Sarissa - Vaso di pandora”, è il romanzo che segna l’esordio dello scrittore Luigi Mirabella nel mondo dell’editoria nazionale, presente sui principali stores digitali e edito dalla “Lupi Editore”, casa editrice fondata nel 2015 da Jacopo Lupi. Magistralmente scritto, con dettagli paesaggistici e non solo estremamente dettagliati che donano al lettore un’immediata immersione emotiva e sensoriale nello scorrere le pagine. Un thriller d’altri tempi, ma con una caricata letteraria contemporanea che crea un mix di tensione e colpi di scena degni dei grandi classici della letteratura.
Scopriamo di più
Nel cuore dell’Afghanistan dilaniato dalla guerra, le Forze Speciali Italiane stanno cercando di stabilizzare una nazione sull’orlo del caos. Una scoperta inaspettata: antiche munizioni della Seconda Guerra Mondiale, ricolme di agenti chimici, gettano una nuova e tenebrosa luce sul conflitto. Da un tranquillo villaggio di pescatori italiano, all’inquietante mercato nero della ex Jugoslavia, fino alle profondità delle montagne afghane, una caccia mozzafiato contro il tempo è iniziata. Mentre i pericoli si avvicinano e gli alleati si sfidano, una rete di intrighi, tradimenti e segreti sconvolgenti viene svelata. Saranno le Forze Speciali Italiane a fermare l’impensabile? Oppure l’apertura del Vaso di Pandora segnerà l’inizio di un terrore ancora più grande? Un thriller avvincente che ti terrà col fiato sospeso fino all’ultima pagina.
Acquista il libro
Storia dell’autore
Luigi Mirabella nasce a Siracusa, il 22 luglio del 1981. Sin da giovane età è fortemente appassionato di paleontologia ma sviluppa, col passare del tempo, anche un forte amore per la storia, principalmente antica e contemporanea. Si laurea in Tecnologie per la Conservazione e il Restauro dei Beni Culturali nel 2008 e, poco dopo, inizia a cimentarsi nella scrittura, inizialmente come una sorta di passa tempo che fa da contraltare al suo hobby della lettura; è, infatti, un accanito divoratore di libri. Col passare degli anni, riesce a mettere da parte ben tre romanzi, oltre ad avere nel cassetto idee per numerosi altri. Trova, nella Lupi Editore, la casa editrice che vuole scommettere sulle sue potenzialità e valorizzarne opere e lavoro.
“Sarissa - Vaso di Pandora” è il primo romanzo edito dalla Lupi Editore, pubblicato il 1° settembre del 2023.
Facebook: https://www.facebook.com/profile.php?id=61551215755491
Instagram: https://www.instagram.com/luigimirabella.81scrittore?igsh=Ym8zaHNjMXhkazVl
YouTube: https://www.youtube.com/@LuigiMirabellaScrittore
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Alessandra (Alex) Ricci è una poliziotta di Gilroy, tranquilla cittadina nella contea di Santa Clara, California. Ex ballerina, dopo il divorzio ha lasciato l’Italia per raggiungere sua sorella negli USA, dove ha frequentato la scuola di polizia e preso un Master in Criminologia e Psicologia Forense. Alex, che vive sola con il suo barboncino nano Charlie, conduce una vita molto tranquilla, dal momento che Gilroy non offre grandi opportunità di mettere a frutto i suoi studi di criminologia. Le cose cambiano all’improvviso quando il suo capo le comunica che verrà inviata ad Atlanta, dove da qualche mese hanno luogo rapimenti e omicidi di bambine. Alex viene affiancata al senior detective John Riley, uomo brusco e scostante, ma anche molto protettivo e affascinante, del quale la donna si innamora, suo malgrado, nel giro di poche ore.
Sandplay è un thriller poliziesco molto coinvolgente, che regala al lettore intensi momenti di suspense, di fronte agli efferati delitti su cui indagano i due poliziotti, ai quali si alternano però momenti di leggerezza, capaci di stemperare la tensione.
Stefania Napoli (Padova, 1973) è laureata in Scienze Politiche a indirizzo internazionale e ha brillantemente conseguito un Master in Criminologia, presentando un saggio su “Criminal profiling e omicidio seriale”. Dal 2014 è pubblicista per il magazine online “Il Giornale della danza” e dal 2006 è insegnante di danza e istruttrice di Pilates.
Nei suoi romanzi, attraverso i suoi personaggi, indaga la natura della psiche umana e i suoi meccanismi di funzionamento, riuscendo a dar voce alle nostre emozioni più nascoste e profonde.
Sandplay è il quarto romanzo che pubblica con Tripla E, dopo La spina dorsale del diavolo (2020), Il prezzo del dovere (2021) e La zona d’ombra (2022).
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Malombra 1/4
Miranda si compone di tre parti: La lettera, Il libro di Miranda e Il libro di Enrico svolgendo la vicenda di un amore irrealizzato: in Enrico, Fogazzaro avrebbe voluto rappresentare la figura di un giovane poeta estetizzante e troppo egoista per amare altri fuori di sé stesso, un figlio del suo tempo visto nel lato più negativo, mentre in Miranda è raffigurata una ragazza – come scrive il Gallarati Scotti (Vita di A. F.) - «nata tutta dal sogno, anima e corpo, e dei sogni ha perciò il pallore e l'inconsistenza. I suoi piedi non toccano terra e il suo cuore, in fondo, non batte con violenza, come chi ami in questo mondo reale un uomo reale [...] essa ci commuove per quel tanto del mondo interiore che del suo poeta che si accende in lei. Ma non appena essa si muove come un personaggio che è centro di un piccolo intreccio di avvenimenti [...] noi sentiamo che essa non ha mai avuto vita vera».
Se non ai critici e ai letterati, quella poesia piacque però al pubblico dei lettori dei quali solleticava l'allora dominante spirito sentimentale e Fogazzaro ne trasse incoraggiamento per proseguire nella via intrapresa della scrittura letteraria.
Malombra. Protagonista è Marina di Malombra, bella e psicotica nipote del conte Cesare d'Ormengo, nel cui palazzo vive dopo la morte dei genitori. Qui trova casualmente un biglietto scritto nei primi anni dell'Ottocento da un'antenata – moglie infelice del padre del conte d'Ormengo e amante di un certo Renato – Cecilia Varrega, che invitava chi avesse trovato il suo messaggio a vendicarla contro i discendenti del marito.
Il lago del Segrino, dove s'immagina ambientata la vicenda del romanzo Malombra
Puntualmente Marina, che si considera una reincarnazione della disgraziata Cecilia, consumerà la vendetta, facendo morire lo zio Cesare e uccidendo lo scrittore Corrado Silla, a sua volta considerato come la reincarnazione dell'amante di Cecilia. In una notte tempestosa, Marina scomparirà nelle oscure acque del lago.
I protagonisti del romanzo, Marina e Corrado, sono figure che Fogazzaro riprenderà pressoché in tutti i suoi romanzi successivi: Marina è la donna bella, aristocratica, sensuale ma inafferrabile, inquieta e nevrotica; Corrado Silla è l'intellettuale ispirato da importanti ideali che vorrebbe realizzare, ma ne è impedito dalle lusinghe del mondo e dall'inettitudine che lui stesso sente come fondamento del proprio essere.
Nel romanzo, percorso da un'atmosfera morbosa di occultismo, sensualità e morte, Fogazzaro introduce personaggi umoristici e generosi (il segretario del conte e sua figlia Edith, di casta purezza) o macchiettistici, come la contessa Fosca e il figlio Nepo. L'utilizzo del dialetto nei dialoghi di alcuni personaggi e il cogliere l'umana cordialità della provincia lombarda attenua la tensione di mistero e d'imminente tragedia che agita la vicenda.
Il libro, che mostra anche gli interessi spiritisti dello scrittore, suscitò reazioni contrastanti. Criticato da Salvatore Farina e da Enrico Panzacchi, fu parzialmente lodato da Giovanni Verga, che lo definì «una delle più alte e delle più artistiche concezioni romantiche che siano comparse ai nostri giorni in Italia». Anche Giuseppe Giacosa lo descrisse come «il più bel libro che siasi pubblicato in Italia dopo I promessi sposi», ma le maggiori riviste letterarie non lo citarono nemmeno.[1]
La vicenda è ambientata sulle rive del lago del Segrino, un piccolo lago della Brianza comasca. Il palazzo, invece, è l'antica villa Pliniana sul Lago di Como, che Fogazzaro visitò e che con la sua lugubre atmosfera costituì una delle principali fonti di ispirazione del romanzo. La versione cinematografica di Mario Soldati (1942), uno dei capolavori del cinema italiano, venne girata nella stessa villa Pliniana.
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Recensione di Annesa sul blog Ariaeparole
Ci sono romanzi che catturano completamente il lettore, tenendolo col fiato sospeso, con il desiderio di sapere quale piega prenderà la storia, fino a quando non è finita e allora, ma solo allora, si comprenderà se è piaciuto oppure no. Per me, con Tradimenti, è andata proprio così, come poche altre volte mi è capitato: leggere con l’urgenza di sapere, di vedere e scoprire che cosa succederà, nonostante la storia sia un po’ particolare e i protagonisti non entrino subito nelle simpatie, anzi. Sergio e Lorenzo sono due persone molto diverse tra loro, conosciutisi in un ambiente particolare, un tennis club. Un giovane e ricchissimo avvocato il primo, il ragazzo della manutenzione che gioca occasionalmente con i membri del club il secondo. Si conoscono superficialmente, non sono amici e, se le cose fossero rimaste così, non lo sarebbero mai diventati. Lorenzo lavora in questo circolo, senza infamia e senza gloria, e anche se il suo ruolo lo appaga e lo soddisfa economicamente, lo usa come facciata di comodo per evitare le responsabilità che la vita gli avrebbe richiesto di assumersi. Di tutt’altra pasta è Sergio, avvocato, come suo padre prima di lui, e ricco di famiglia. Appare un po’ fragile. Così come Lorenzo, è in crisi con la sua fidanzata, una donna particolare, con una sessualità spregiudicata che la spinge a sfidare se stessa e Sergio fino al punto che, con una fantasia molto particolare, sconvolgerà l’uomo riportando in superficie un suo ricordo, o meglio, un’ossessione.Con Sergio era diverso, si era lasciato andare molto e lui, a sua volta, gli aveva raccontato e gli aveva parlato senza nessuna censura, nessun pudore e, in certi momenti, davvero lo aveva sentito come un fratello più piccolo da proteggere. E poi, quello che lo prendeva di più era il suo modo di fare. Si faceva usare, comandare, più o meno a suo piacimento, quasi contento di obbedirgli, di assecondarlo. E poi contemporaneamente però, gli aveva dimostrato di essere uno tosto.***Lorenzo era stato il suo maestro, e lui lo aveva scelto apposta. E aveva scelto bene. Lo aveva portato lì dove voleva arrivare, senza nessuna incertezza, senza nessuna tensione e, man mano che andavano avanti, lui si era lasciato andare sempre più tranquillamente. Aveva sentito Lorenzo come il suo fratello maggiore, la sua guida, il suo maestro. Gli aveva dimostrato di saperlo fare e lui aveva cominciato ad abbandonarsi a lui, a riconoscergli potere, a vivere la sua sottomissione, come qualcosa di naturale, da sempre cercata, quella passività che ti consegna all’altro, sicuro che in lui troverai un conforto, una guida, un amico.Infatti, Tradimenti inizia come un racconto erotico, e sin dal principio tutto sembra attenersi a questo genere, per poi cambiare del tutto, presentandoci le lunghe ed estenuanti elucubrazioni mentali dei due protagonisti, in un’attenta, sottile e spesso feroce critica della società e dei rapporti interpersonali, della vita e della morte, della maternità e della paternità, dell’amore e dell’amicizia. E ovviamente dei loro problemi, degli enormi scheletri nell’armadio che hanno entrambi e che, aiutandosi l’un l’altro, riusciranno a tirar fuori e a seppellire per sempre. O così si spera. In un modo che ho trovato affascinante, Augusto Novali inizia con quella che sembra una storia un po’ torbida: un giovane uomo, Sergio, in preda a inattesi turbamenti sulla propria sessualità, chiede aiuto alla persona più improbabile, Lorenzo, per risolvere un problema che lo sta divorando all’interno e che ormai sta influenzando la sua vita, ossessionandolo. Quasi controvoglia, ma in qualche modo intrigato, Lorenzo, di qualche anno più giovane, si ritroverà a provare piacere nell’aiutarlo con un metodo tutto suo. Cominciando insieme a loro questa “cura”, si assisterà a un profondo sviluppo dei due personaggi, che piano piano si evolvono, prima in modo quasi impercettibilmente e poi sempre più freneticamente, in un altalenarsi di eventi che, come sulle montagne russe, lasciano il lettore col cuore in gola, tra momenti di spensieratezza e veri e propri pugni nello stomaco, fino a un drammatico e sorprendente scambio di ruoli. Lo stile narrativo è particolare ma efficace, sa tenere viva l’attenzione e la curiosità, anche attraverso le continue discussioni tra i due, che vengono comunque stemperate da veri e propri “fermi immagine” nelle scene più emotivamente significative. Ho trovato intrigante come vengono sviluppate certe argomentazioni. Tutti i dialoghi sono resi come se davvero si assistesse a una discussione in diretta, seguendo il pensiero dei protagonisti, ripetendo più e più volte lo stesso concetto, quasi come si trattasse della trascrizione di una registrazione, parole ascoltate e poi riportate su carta. Forse è questa la causa dell’estrema lunghezza del romanzo, lunghezza che è stata più volte criticata, tanto da spingere l’autore a scrivere una giustificazione al termine del libro. Devo confessare che anch’io mi sono fatta prendere dall’angoscia ogni volta che, dopo aver letto pagine e pagine dove davvero accadevano molte cose importanti, la percentuale di lettura non aumentava che di pochi punti! Ma nonostante questo, il romanzo mi ha sorpresa, coinvolta e, cosa che non mi capita spesso, commossa. Perché davvero, questa storia così particolare è sì dura e torbida, ma anche tenera ed emozionante, e alla fine della lettura si comprende quanta strada hanno fatto i due protagonisti, quanto l’uno ha cambiato l’altro, come se si fossero scambiati la pelle.Lorenzo girò il viso verso Sergio due volte e poi tornava a guardare fisso davanti a sé e se ne restava addossato al lampione. Quando Sergio sentì di poterlo fare, di essersi riavuto, lentamente si diresse verso Lorenzo e lo fissò. Lorenzo lo fissò, con un’espressione dura, sofferta. “Questa me la paghi. Giuro quanto è vero che mi chiamo Lorenzo che questa me la paghi stronzo.” Sergio lo fissava tranquillo, con uno sguardo amico: “E perché? Per cosa dovrei pagare? Per aver cercato di evitarti tutta la mia triste storia, per non dirti tutto il bello che mi hai dato, e di quanta sicurezza mi davi? Ci avevo provato. Avevo cercato di condensare tutto quanto in una sola parola. Non sono una checca, non parlavo di lustrini e piume di struzzo. Parlavo di questo: di amicizia, di sesso, di senso di protezione. Che colpa ne ho io se tu hai paura?”Ritornando alle discussioni sulla loro visione della vita e del mondo: lo stesso titolo del romanzo, Tradimenti, prende tutta una nuova connotazione attraverso le esperienze di Sergio e Lorenzo, che danno un significato molto più particolare, originale e profondo di quello che comunemente si è propensi a intendere. È il voltare le spalle, l’abbandonare l’altro quando ha più bisogno, il decidere al posto suo, partendo dal presupposto che sia meglio così, o la volgare condivisione della propria intimità con estranei, anche peggiore della più semplice infedeltà. Tutto molto difficile da comprendere con una lettura superficiale, ma che nel contesto del romanzo si rivela la chiave di lettura per raggiungere la storia e quello che vuole realmente raccontare.Erano amanti? Sì, oggettivamente si poteva accettare una definizione del genere. Grossolana, si diceva, ma vera. Ma non riusciva a legare a questa il sesso, gli pareva di immiserire qualcosa che sentiva più bella, più preziosa del semplice sesso. Sentiva di amarlo, di questo era sicuro, ma non riusciva a vedere nessuna speranza di un avvenire, di un amore pienamente vissuto. Nemmeno lo desiderava più di tanto. Di più desiderava vederlo sereno, felice, con una compagna al suo fianco, una famiglia sua. Decise che il sentimento che meglio poteva esprimere il loro rapporto era l’amicizia. Si disse che forse era un po’ riduttivo, banale. Ma lui si sentiva così: un amico. Anche l’amicizia è un sentimento grande, nobile come l’amore e Sergio non riusciva a trovare la differenza tra l’uno e l’altro. ”È solo questione d’intensità – concluse – ma sono, possono essere la stessa cosa!”Nella conclusione, quando le cose sembrano dirigersi in tutt’altra direzione, rendendo indigesta non solo la storia ma il romanzo stesso, ecco che compaiono le pagine più belle, più vive e commoventi, dove, con mia sorpresa, mi sono scese le lacrime. Nei ringraziamenti, l’autore non esclude una seconda fase della vita dei due protagonisti. Questo confesso che mi preoccupa un po’, perché, anche se non è propriamente una storia romantica, trovo la conclusione perfetta così com’è, quasi sospesa, anche se sarebbe bello ritrovare Sergio e Lorenzo alle prese con la loro vita, il loro futuro, i loro messaggi telefonici, le chiacchierate sulla vita, l’amore, il loro chiamarsi “coglione”, “stronzone” e “tutte quelle belle cose lì”.
Annesa
https://www.amazon.it/Tradimenti-Augusto-Novali-ebook/dp/B00XK4O39W/ref=pd_sim_nf_351_4/261-0888627-0728123?_encoding=UTF8&pd_rd_i=B00XK4O39W&pd_rd_r=4a992c74-bfde-4e46-9528-a257f236ae6d&pd_rd_w=JAumj&pd_rd_wg=ETUsA&pf_rd_p=04f07bd7-dd17-4d82-affb-b5f57f1d8696&pf_rd_r=V649HZC5V04C11R35HWN&psc=1&refRID=V649HZC5V04C11R35HWN
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"Ombre d’acqua" – Un nuovo caso per la detective Rebecca Rubini. Recensione di Alessandria today
Il secondo capitolo della serie dedicata alla detective Rebecca Rubini ci porta nel cuore della campagna romagnola, trasformata in un inquietante scenario di segreti, delitti e misteri irrisolti.
Informazioni bibliografiche essenziali: Autore: Sara Scaranna Anno di pubblicazione: 9 febbraio 2025 Genere: Thriller, Giallo investigativo Valutazione: ★★★★☆ (4,3 su 5, basato su 15 recensioni) Serie: Le indagini della detective Rebecca Rubini (Libro 2 di 2) Trama e analisi del romanzo Il secondo capitolo della serie dedicata alla detective Rebecca Rubini ci porta nel cuore della…
#Alessandria today#campagna romagnola#crime fiction#detective Rebecca Rubini#gialli italiani#giallo contemporaneo#giallo psicologico#Google News#indagini poliziesche#investigatori al femminile#Investigazioni#italianewsmedia.com#lettura coinvolgente#letture da brivido#libri emozionanti#libro da leggere#misteri da risolvere#mistero e tensione#narrativa gialla#narrativa thriller#noir psicologico#Ombre d’acqua#omicidi e misteri#Pier Carlo Lava#Rebecca Rubini serie#romanzi con detective#romanzi con protagoniste femminili#romanzi crime#romanzi di suspense#romanzo ad alta tensione
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Anche i mostri piangono
Il mondo sta cambiando: il surriscaldamento atmosferico globale causa lo scioglimento dei ghiacci con conseguente innalzamento del livello dei mari, i serbatoi petroliferi si stanno esaurendo per cui c’è una corsa sfrenata verso fonti di energia alternative, da un momento all’altro un meteorite potrebbe colpire il nostro pianeta, a breve avremo un contatto con civiltà extraterrestri molto più evolute della nostra specie, il narvalo è sull’orlo della estinzione e l’horror non fa più paura.
Qual è l’elemento che funge da chiave di volta degli argomenti menzionati?
Molto semplice, sono affermazioni in parte false, buoniste, ipocrite e superficiali; a parte l’ultima (e quella del narvalo).
Il mondo cambia quindi, così come la percezione della paura da parte delle persone. Non molto tempo fa ero solito affermare che la paura scaturisce da tutto ciò che non si conosce; ebbene, non mi vergogno ad ammetterlo, mi sbagliavo.
Oggigiorno fanno paura anche le cose che si conoscono e che fanno parte della nostra quotidianità. Basta leggere i giornali e guardare i tg per perdere l’appetito dal momento che, solitamente durante la cena, ci vengono propinate immagini di cadaveri più o meno scomposti e putrefatti, stragi di massa, gente che decapita altra gente in pieno giorno con una mannaia in nome di un dio che non si sa bene che messaggio voglia divulgare, femminicidi, infanticidi e via dicendo. Siamo talmente abituati alla violenza che ormai la notizia di un uomo ucciso da due colpi di revolver ci fa meno effetto di quella di un delfino spiaggiato.
C’è un però! Anzi, ce ne sono molti a dirla tutta.
Il fatto che il livello di sensibilità minima delle persone si sia notevolmente alzato, non costituisce una giustificazione al fatto che la maggior parte dei romanzi e dei film cosiddetti horror si sia ridotta a una grottesca pagliacciata non molto dissimile da certe telenovelas sudamericane dei bei vecchi tempi perduti.
Non tutto l’horror è così, ma è innegabile che qualcosa sia cambiato nella concezione della paura e della tensione: in peggio, decisamente in peggio.
E siccome, come si suol dire, al peggio non c’è mai fine, immagino già futuri romanzi horror in cui vampiri si suicidano infilandosi un palo di frassino nel cuore perché magari sono stati mollati dalla fidanzata umana, oppure licantropi che si somministrano massicce dosi di prozac per aver divorziato dalla strega tanto amata, oppure demoni che piangono guardando un tramonto sulla spiaggia mentre sorseggiano un mojito.
Ragazzi, non ci siamo proprio.
Il mondo cambia, ma esistono dei dogmi che vanno necessariamente rispettati. Qui non stiamo parlando di cambiamenti in peggio, bensì di vere e proprie involuzioni che farebbero rivoltare Darwin nella tomba (questa sì che sarebbe una buona traccia per un horror).
L’horror, più di ogni altro genere, deve suscitare nelle persone emozioni forti, possibilmente di paura, tensione e, perché no, anche disgusto: l’importante è che non induca la gente a dire “povero vampiro, non se lo meritava proprio, era tanto una brava persona”.
L’aspetto più grottesco è che questo genere piace alle masse, romanzi e film di questo genere spopolano diventando bestsellers o veri e propri film cult: possibile che qualcuno abbia conosciuto Volterra, vera e propria perla della stupefacente cultura etrusca, per i Volturi? Roba da cospargersi le mani di chiodi e poi prendersi a schiaffi.
Non è finita (purtroppo). Pare che queste pseudo storie d’amore truccate da horror debbano avere anche un lieto fine; la gente lo vuole, lo esige e lo brama come un drogato in crisi di astinenza. Ecco quindi il colpo di grazia, il buon vecchio e caro finale in cui tutto si sistema e ognuno torna alla bella e appagante situazione iniziale. Con buona pace di tutti.
In questa decadenza globale (come il riscaldamento), a onor del vero, c’è anche chi tenta di uscire da questo mieloso contesto aggrappandosi alla tradizione oppure cercando di essere a tutti costi originale.
E anche in questo caso, il più delle volte, casca l’asino.
Per un attimo fate mente locale. Pronti?
Un gruppetto di adolescenti scatenati (molto spesso americani) parte per una vacanza all’insegna della trasgressione ma, udite udite, si ritrovano in una casa sperduta nel nulla con il maniaco-mostro- cannibale di turno, che li fa a pezzettini uno ad uno. Talvolta qualcuno si salva, altre volte no.
Siamo agli apici dell’originalità, apoteosi dello sconforto, acme della banalità.
Dato che ormai viviamo in un mondo globalizzato, ecco che non solo gli yankee si distinguono in questo. Pensiamo, ad esempio, agli orientali: popolo rispettabile e molto zen ma, per quanto riguarda il genere horror, alquanto deprimente.
Certo, il primo film della serie bambina-pallida-fantasma-con lunghi capelli lisci neri bagnati, ci ha inquietato non poco. Si trattava di un’interessante trilogia arrivata a noi occidentali in ritardo e replicata con un famoso film che sbaragliò i bagaglini.
Avrebbero potuto fermarsi qui e, la maggior parte di noi assetati di horror, avrebbe avuto un lieve sussulto a inserire una qualsiasi videocassetta nel lettore. Benissimo.
Purtroppo il successo esige dei seguiti e in breve ci siamo ritrovati a vedere bambine pallide e dalla folta capigliatura sostare sulle spalle dello sventurato di turno, apparire nelle foto di gruppo, parlare nei cellulari, spuntare da soffitte con andature rettiliane: ci manca solo vederle uscire dal frigorifero o dalla lavatrice. E che cavolo, il troppo stroppia.
Ricordo ancora nitidamente un bizzarro episodio avvenuto dopo aver fatto incetta di film e libri come quelli che ho appena descritto. Era sera e stavo rincasando a piedi; in prossimità di un incrocio vedo sbucare una bambina magrolina, pallida e con i capelli lunghi (castano chiari a dir la verità, ma la sera le sfumature di colore possono essere percepite in maniera non perfetta) che si dirigeva proprio nella mia direzione. Mi irrigidii e continuai a camminare: io non cambio mai strada e guardo la gente dritta negli occhi.
Ero comunque molto teso. Ci incrociammo e, non sapendo bene come comportarmi, fui pronto a sferrarle un destraccio al mento: lo diceva sempre il mio mister di pugilato, chi picchia per primo picchia per due. D’accordo, ma il mister aveva mai fatto a cazzotti con un fantasma? Non credo.
Il mio diretto destro era in procinto di partire come una frustata quando, per puro istinto, mi bloccai. La bambina alzò lo sguardo e…accidenti era la figlia del mio vicino.
Con un gesto goffo e impacciato portai la mia mano destra a grattarmi la testa. La salutai e le detti anche uno spassionato consiglio, “vai un po’ al mare e tagliati i capelli, non sono tempi questi per bambine pallide”. Lei non rise affatto, io nemmeno.
Non vorrei sembrare troppo decadentista e noir perché in realtà, in quest’ oscuro brodo primordiale che è divenuto il genere horror con tutte le varie sfumature, alcuni bagliori di luce si possono scorgere. Ma sono, appunto, una rarità.
E se anche i mostri piangono…figuriamoci noi poveri “normali”!
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Fuori faceva freddo, e io amavo alla follia quel periodo dell'anno.
L'inverno era un vero narcisista. Una bellezza distruttiva, avvolta in una visone bianca e grigia, così incantevole, vista dall'interno della propria casa.
Niente per me era più bello delle serate in cui rimaneva a casa, avvolta nelle calde coperte di lana a guardare Netflix sul computer o a leggere un buon libro attrezzata di qualche spuntino o una cioccolata calda.
00.00 P.M
Ero seduta sul letto, con la schiena al muro e le ginocchia al petto. Stavo leggendo uno dei tanti libri che avevo in casa nonché, uno dei miei preferiti. Si intitolava "Sei di Corvi".
Un libro Fantasy con sei protagonisti incredibili dove ognuno di loro ha un proprio punto di vista, un colpo impossibile e quattrocento pagine di ansia pura. Sei personalità diverse ma unite da un unico scopo, in un mix di tensione, colpi di scena e mistero. Era questo il genere di libri che mi piaceva leggere.
00.10 P.M.
Una volta arrivata all'ultima pagina del libro, l'agitazione aggredii il mio petto, provocandomi una forte adrenalina.
"Nessuno la faceva a Pekka Rollins. Nessuno osava. Ma Brekker sì, e Rollins si domandò se quello fosse solo l’inizio."
Spalancai la bocca e di conseguenza premetti la mano sopra. I miei occhi, con la vista appannata e pieni di lacrime, continuarono a scorrere le parole scritte. Dentro di me sentivo che quell'adrenalina sarebbe esplosa da un momento all'altro e volevo urlare. Volevo urlare fortissimo, fino a finire la voce. Ma non lo feci.
Mi ritrovai distrutta, con una sensazione di vuoto e le lacrime che continuavano a segnarmi il viso, bagnando quelle ormai seccate.
00.20 P.M.
Dopo il mio crollo emotivo, avevo chiuso e appoggiato il libro sopra al cuscinetto grigio e a forma di luna che si trovava sul letto. Poi, mi fermai a pensare.
Mi chiedevo se c'era qualcuno come me, se si era mai sentito così connesso a una storia che era come viverla nella vita reale.
Quando leggevo, il cervello non faceva una vera distinzione tra leggere di un'esperienza e viverla concretamente. I romanzi erano in grado di entrarmi nei pensieri e sentimenti. Insomma sembrava che la lettura era l'esperienza di realtà virtuale che volevo vivere, almeno per il mio cervello.
00.30 P.M.
Stavo ascoltando il nuovo pezzo di Adele: Easy on me, zucchero per le mie orecchie. Per me, le sue canzoni erano poesie raccontate ad alta voce e ogni volta che ne ascoltavo una mi veniva voglia di cantarle a squarciagola.
«There ain't no room for our things to change When we are both so deeply stuck in our ways You can't deny how hard I've tried I changed who I was to put you both first.» Sussurrai ad alta voce con gli occhi chiusi e facendo strani gesti con la mano, lasciandomi trasportare dall'emozione di quel momento.
Avrei continuato così per tutta la notte.
1.00 P.M.
Stavo camminando verso la porta del bagno che si trovava in fondo al corridoio del piano di sopra, dove c'era anche la mia camera.
Come ogni sera prima di andare a dormire, avevo lavato la faccia con dell'acqua tiepida e i denti. Adesso ero pronta per andare a infilarmi sotto quel panino caldo che mi attendeva le e risvegliarmi la mattina dopo.
Ma proprio mentre stavo uscendo dalla porta del bagno, uno strano rumore si udii nell'aria. Sembrava provenire dal piano di sotto, mi fermai sulla soglia della porta ad ascoltare.
Passarono due minuti, ma c'era il silenzio, non si udiva più nulla nell'aria. Ne approfittai per camminare velocemente verso la porta dello stanzino che si trovava al centro del corridoio, sul lato destro.
Tra tutto quel casino, avevo preso l'unica cosa che i miei occhi avevano notato per primi, un pugnale.
1.10 P.M.
A passo felpato, mi stava incamminando di sotto. Che era ansia o paura quella che provavo, non mi fece distrarre. Sembrava che il tempo si fosse fermato. Ogni gradino e passo che percorrevo, risultavano lenti e infiniti.
Una volta scesa di sotto, sentii il suono di prima e mi affrettai a nascondermi dietro una parete. Solo che, era un rumore diverso da quello che avevo udito prima.
Aspettai di nuovo il silenzio per muovermi. Ero davanti alla porta della mia casa e con esitazione, afferrai il pomello in oro e lo girai a 90° gradi.
Mi guardai attorno girando più e più volte su me stessa ma, fuori non ci fu un'anima viva.
"Fa più freddo del solito o sono io troppo freddolosa?" Pensai.
D'impulso, abbassai lo sguardo sul seno ed era lì che realizzai. Indossavo ancora il reggiseno in pizzo nero e il pantaloncino di raso rosa, ricamato con del pizzo nero sulla vita e sull'estremità di entrambi i lati. Ero paralizzata mentre stringevo il pugnale nelle mani. Imbarazzo. Era questo quello che provavo in quel momento. Non sapevo cosa fare, come muovermi. Sembravo una preda impaurita e speravo con tutta me stessa che quella notte mi avesse visto nessuno.
1.35 P.M.
Improvvisamente, mentre stavo per andarmene di nuovo dentro casa, una figura apparse appesa al tetto.
«AHH!»
«AHHH!»
«AHHHH!»
Guaivo di terrore a causa dello spavento e d'impulso, colpii la persona con un calcio al fianco.
Guardai meglio la figura distesa sul pianerottolo e mi resi conto che era solo Grace Smith, la mia migliore amica, che si controcerva e gemeva per il dolore da me causato. Sbuffata e irritata, abbassai il pugnale.
«Grace, che diavolo ci fai qui a quest'ora?!» Sbraitai, sbattendo un piede per terra e serrando i pugni.
L'aiutai ad alzarsi da terra, era esasperata quanto me.
«Non rispondevi al telefono! Perché cavolo hai un pugnale?» Abbassò lo sguardo, guardando la mia mano.
«Pensavo fossi un predatore!» risposi infastidita girando la testa da un lato.
«Un pre... Cosa? Potevi uccidermi!» Mi guardò scioccata e inorridita da tutta quella implicazione.
Evitai di rispondere, mantenendo ancora lo sguardo altrove.
«Senti, lo so che è tardi, ma devi sentirlo. Ho visto il padre di Stiles andarsene da casa sua venti minuti fa. Sono riuscita a sentire la telefonata prima che entrasse in macchina e da come ho capito stanno portando tutti gli ufficiali del Dipartimento Beacon, e anche la polizia di stato.» Si schiarì la voce facendo un finto colpo di tosse e cambiando discorso.
«Tu spii Stiles?» La guardai sconvolta.
Lei sbuffò e alzò gli occhi al cielo. Non volle rispondermi a quella domanda, era chiaro.
"D'accordo Grace Smith, ora non è il momento ma stanne certa che lo riprendiamo questo discorso"
«E sentiamo, per cosa?» La guardai accigliata, a braccia conserte.
Grace aveva difficoltà a nascondere la sua gioia per la mia risposta, glielo leggevo negli occhi. La conoscevo meglio di chiunque altro. Ma la cosa più strana era che, ogni volta che mi era vicino sentivo un qualche legame famigliare nei suoi confronti.
«Due corridori hanno trovato un cadavere nel bosco.» Affermò con tranquillità.
«Cosa, UN CADAVERE?» Sbottai.
Grace si era appoggiata alla ringhiera per guardarmi dritta negli occhi con un'espressione sarcastica.
«No, il paese delle meraviglie.» alzò di nuovo gli occhi al cielo e fece cenno negativo con la testa.
«Sì, idiota, un cadavere!» scavalcò la ringhiera per raggiungermi sotto il portico.
«Intendi tipo, assassinato?» Domandai disorientata, con lo sguardo rivolto per terra.
«Nessuno lo sa ancora. So solo che era una ragazza, probabilmente sui vent'anni.»
«Aspetta, se hanno trovato il corpo, allora cosa stanno cercando?» aggrottai la fronte e alzai lo sguardo, fissando la casa del vicinato non molto distante dalla mia.
«Questa è la parte migliore: ne hanno trovata solo la metà.» Rispose sopraffatta dalla gioia.
«Andiamo.» Annuì con un tono determinato e con passo deciso.
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Dal momento che qui c'è qualcuno che giudica tutto senza capire i generi del GDR (non faccio nome) prima di tutto mostro i generi che possono esistere come potete vedere nello schema ma ora passiamo ai generi che ha il GDR il terzo tempio:
-Thriller: Il thriller è un genere di fiction che utilizza la suspense, la tensione e l'eccitazione come elementi principali della trama.
Accorgimenti tipicamente letterari quali falsi indizi, colpi di scena e complotti sono ampiamente utilizzati.
-Dramma: Un dramma (dal greco δρᾶμα, "drama" = azione, storia[1]) è una forma letteraria che include parti scritte per essere interpretate da attori.
In senso lato è un intreccio narrativo compiuto e destinato alla rappresentazione teatrale. Può essere in forma verbale scritta (ogni opera letteraria che preveda parti recitate o cantate) oppure improvvisata da un attore, o ancora in forma di narrazione non verbale, tramite la gestualità o la danza. Il termine dramma, se inteso in senso restrittivo, si applica esclusivamente alle opere teatrali scritte. Nell'opera lirica, si ricorre in genere al termine libretto.
Action fiction: L'action fiction è il genere letterario che include romanzi di spionaggio, storie di avventura, racconti di terrore e intrighi ("mantello e pugnale") e misteri. Questo tipo di storia utilizza la suspense, la tensione che si crea quando il lettore desidera sapere come verrà risolto il conflitto tra il protagonista e l'antagonista o quale sia la soluzione al puzzle di un thriller.
Mistero: Un film misterioso è un genere di film che ruota attorno alla soluzione di un problema o di un crimine. Si concentra sugli sforzi del detective, investigatore privato o detective dilettante per risolvere le misteriose circostanze di un problema per mezzo di indizi, indagini e deduzioni intelligenti.
Apocalittico-fantasy: La fantascienza apocalittica e post apocalittica sono due sottogeneri della fantascienza, strettamente connessi, generalmente analisi su alcuni elementi comuni come il verificarsi di un evento distruttivo che possa portare all'estinzione dell'umanità o comunque della società tecnologica (f. Apocalittica), o che abbia portato alla nascita di società distopiche (f. post apocalittica); queste eventi possono essere dall'uomo, come ad esempio una guerra nucleare, o naturali, con conseguenze su scala planetaria con danni all'intera umanità.
Rosa: Il romanzo rosa (detto anche romance) è un genere letterario che narra di storie d'amore e del loro intreccio che si dipanano in genere in avventure e intrighi e terminano sempre con un lieto fine. I romance (in inglese significa romanticismo) o romanzi rosa presentano una struttura formale molto simile alla fiaba, infatti in ogni romanzo i personaggi svolgono ruoli che seguono uno schema ben preciso simile a quello presentato da Propp: l'eroina protagonista (la tipica fanciulla giovane e bella che va incontro al pericolo), l'eroe (protagonista maschile e figura molto importante nel romanzo rosa in quanto "cavaliere" nonché "uomo amato" dalla protagonista che la salva sempre dal pericolo), l'antagonista (solitamente anche quella di sesso femminile, come per esempio la matrigna cattiva, ma non così frequente come la figura della protagonista, può anche capitare che l'antagonista sia un maschio che rapisce la fanciulla per poi sposarla contro il suo volere), l'amico/a aiutante dei protagonisti (la figura che nelle fiabe riveste il ruolo di fata madrina) e tanti altri personaggi secondari che si intrecciano sullo sfondo di intrighi politici, complotti, duelli, guerre, ecc...
Ora la persona che non nomino dice: i tuoi pg sono brutti, non possono ruolare con i miei.
Peccato che dal mio punto di vista che la sua soap opera non mi attira completamente. Motivo? non ci sono colpi di scena particolari, è solo sesso e niente storie d'amore che partono dai sentimenti che si provano.
Conclusione? la persona in questione non sa che vuol dire amore e non sa nemmeno cosa vuol dire creare colpi di scena che complicano molto la situazione di personaggi protagonisti.
Si sente offeso e deluso? questa è la verità che gli fa male e non accetta.
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Tutto ciò che serve per il viaggio al centro della Terra
Dal capitolo 11 del romanzo “Viaggio al centro della Terra”, di J.Verne – fino alla rottura degli stessi – gli apparecchi Ruhmkorff sono imprescindibili compagni di viaggio per i tre esploratori diretti nelle viscere della Terra.
…Due apparecchi Ruhmkorff, i quali, per mezzo d’una corrente elettrica, davano una luce molto portatile, sicura e poco ingombrante. L’apparecchio di Ruhmkorff consiste in una pila di Bunsen, messa in attività per mezzo del bicromato di potassio, che non dà alcun odore; una bobina d’induzione mette l’elettricità prodotta dalla pila in comunicazione con una lanterna disposta in un modo particolare, in cui si trova una serpentina di vetro nella quale è stato fatto il vuoto ed è rimasto solo un residuo di acido carbonico o di azoto. Quando l’apparecchio funziona, quel gas diventa luminoso producendo una luce biancastra e continua. La pila e la bobina sono collocate in una sacchetto di cuoio che il viaggiatore porta a bandoliera. La lanterna, collocata esteriormente, illumina abbastanza nella più profonda oscurità, permette di avventurarsi, senza temere alcuna esplosione, fra i gas più infiammabili, e non si spegne neppure nei più profondi corsi d’acqua…
Così il celebre scrittore francese descriveva l’apparecchio Ruhmkorff nei suoi romanzi scientifico-avventurosi, 1864-1865. Gli apparecchi Ruhmkorff, saranno per i tre protagonisti le uniche fonti di luce da quando decideranno di calarsi nella bocca del vulcano Sneffels, in Islanda. Gli apparecchi compariranno anche un anno più tardi, nel romanzo “Dalla Terra alla Luna”,assieme ad altri strumenti oggi desueti e/o pericolosi, ma all’epoca imprescindibili per avventure di questo tipo.
Piccoli strumenti, grandi imprese
A causa di vecchi e dubbi appunti di uno sconosciuto scienziato, i tre partiranno alla volta del centro del globo, e la loro vita sarà inesorabilmente in mano agli apparecchi di Ruhmkorff e ad altri piccoli strumenti come cronometro, barometro, termometro etc. Un pull di oggetti che all’epoca costituiva l’unico mezzo trasportabile fuori da un laboratorio e utile a trarre conclusioni scientifiche, ipotizzare principi e orientarsi in ambienti ostili.
Se pensiamo ad esempio alle esplorazioni oltreoceano, o a quelle sotterranee, oltre a carte approssimative, non vi erano chissà quali mezzi cui appoggiarsi, soprattutto in caso di necessità. La bobina a induzione, alias rocchetto di Ruhmkorff, è alla base dell’apparecchio citato da Verne. All’epoca, il rocchetto era considerato un oggetto rivoluzionario, e ha contribuito grandemente allo sviluppo di molti altri strumenti basati su Legge di Faraday et similar.

Heinrich D. Ruhmkorff, il tecnico premiato da Napoleone
H. D. Ruhmkorff è stato un elettromeccanico tedesco dalla carriera piuttosto curiosa. Non essendo benestante, dopo le scuole elementari dovette cercarsi un impiego. Lavorò presso varie officine tecniche, e si interessò prontamente ai lavori di grandi scienziati come Davy, Faraday, Herschel e Brewster. Raggiunta l’età adulta ed una notevole esperienza, si mise in proprio, e a Parigi, si dedicò alla costruzione di strumenti utili nel campo della fisicasperimentale. Talento e impegno gli valsero clienti come i grandi professori e i ricercatori della Sorbona.
Legion d’onore e premio Volta
La realizzazione del rocchetto valse a Ruhmkorff la croce de l’Ordre national de la Légion d’honneur – corporazione volta a premiare il merito sociale o militare istituito da Napoleone Bonaparte – che costituiva al tempo lamassima onoreficenza concessa dalla Repubblica francese. Ad oggi l’ordine è ancora in vigore, ed al vertice vi è il Presidente della Repubblica francese. Nel ’64, per la bobina a induzione, Ruhmkorff si aggiudicò anche il premio Volta di 50.000 franchi, istituito sempre da Napoleone III, che premiava le straordinarie scoperte scientifiche legate all’elettricità.
Rocchetto di Ruhmkorff, il generatore che ha fatto storia
Ruhmkorff costruì il suo rocchetto ad induzione nel 1851. In realtà si dice non sia stato il primo a brevettare la bobina a induzione, attribuita poi a N.Callan, 1836. Tuttavia la versione di Ruhmkorff, migliore delle precedenti, ha riscosso molto più successo di quella del filosofo irlandese. Il funzionamento di questo meraviglioso aggeggio si basa sulla legge di Faraday (1831) o dell’induzione elettromagnetica. Ricordiamola brevemente.
Legge di Faraday

Consideriamo una superficie delimitata da un circuito elettrico. Poniamo anche che il flusso del campo magnetico che attraversa questa superficie sia variabile nel tempo. Secondo Faraday, nel suddetto circuito, si genera una grandezza corrispondente alla differenza di potenziale massima ai capi di un generatore sconnesso dal circuito. Questa grandezza indotta, detta f.e.m, forza elettromotrice, sarà pari all’opposto della variazione temporale del flusso.
…Non si conoscono altre località della fisica in cui la reale comprensione di un così semplice ed accurato principio generale richiede l’analisi di due fenomeni distinti.
Dunque il rocchetto sfrutta i periodi variabili e a basso potenziale, pertrasformare la corrente continua, in corrente alternata ad alto potenziale. L’intensità del fenomeno dell’induzione è direttamente proporzionale all’area dei due circuiti coinvolti e alla permeabilità del mezzo in cui si collocano.
Funzionamento del rocchetto di Ruhmkorff

Il rocchetto di Ruhmkorff si compone di un nucleo ferromagnetico, attorno al quale sono avvolti un circuito primario ed uno secondario, ovvero due bobine, solenoide in rame. Il primario è alimentato da una batteria e include un interruttore con in serie un sistema a martelletto. Quest ultimo, al magnetizzarsi del nucleo secondo il passaggio di corrente, interrompe ogni volta il contatto. Ad ogni interruzione corrisponde una magnetizzazione del nucleo, con il martelletto che si riposiziona chiudendo il circuito. Così, nel circuito secondario, che ha molte più spire del primario ed è a filo sottile, circola corrente continua, alternativamente in un verso e nell’altro.
Riassumendo…
Abbiamo che il circuito primario, percorso da una corrente generatrice del campo magnetico, funge da induttore e accumula energia nel campo magnetico associato. Il secondario, secondo la legge di Faraday, è attraversato da un violento impulso ad alta tensione, generato interrompendo la corrente, grazie al brusco calo del campo magnetico generato.

Semplificando…
Ad un nucleo di fili di ferro è avvolto il solenoide primario, collegato a un interruttore in grado di interrompere il flusso di corrente. Il secondario invece, di norma è avviluppato in bobine sopra al primario, ha un numero di spire molto maggiore, e costituisce il circuito dove la tensione è indotta. Questa tensione è conseguente alla rapida variazione del flusso magnetico a livello del nucleo.
Dal rocchetto alla lampada di Ruhmkorff
La lampada citata da Verne è dunque un applicazione del rocchetto visto sopra. È stata progettata da Camille Benoît e da Alphonse Dumas. Questo strumento, nato per il lavoro in miniera, costituiva la forma primitiva della nostra torcia portatile. Sostanzialmente si componeva di un tubo di Geissler, eccitato dalla bobina di di Ruhmkorff, collegata a sua volta ad una batteria. Il tubo di Geissler è semplicemente un tubo di vetro contenente gas rarefatti, sigillato ed evacuato, che porta un elettrodo per ciascuna estremità.

Se tramite i due elettrodi facciamo scorrere elettricità internamente al tubo, questa ionizza il gas in esso contenuto. Da quí, secondo i fenomeni della scarica a bagliori di gas e della fluorescenza, si genera luce. La seconda versione, utilizzava l’azoto, mentre la prima anidride carbonica. A causa della decomposizione di quest’ultima, si optò per l’N, che produceva una luce rossa invece che bianca. Oltre a questo si iniziò ad impiegare un vetro ai sali di uranio, verde fluorescente.

Di nuovo abbiamo dimostrato come la scienza e le sue teorie ci abbiano accompagnati fin dagli albori della civiltà, e come molte delle applicazioni che oggi utilizziamo quotidianamente e senza rifletterci, siano il – non semplice – frutto di lungimiranti studi scientifici.
Nata e cresciuta a Bologna, studentessa di Ingegneria. Sono appassionata di fisica, meccanica, ma soprattutto di ingegneria dei materiali e della sicurezza. Progettista Formula SAE materiali compositi, concentro i miei studi sui sistemi di sicurezza nel Motorsport.
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