#ricorda di non dimenticare
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Ricorda di non dimenticare.
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Che bella questa frase.
Oggi è la festa dei nonni, santi nonni, come dico sempre io dei nonni di mio figlio.
E questa frase mi ricorda tanto gli occhi delle mie due nonne. Entrambi occhi azzurri, che mio figlio ha ereditato. Occhi che in effetti non puoi dimenticare.
Mia nonna di qui era una donna forte, alta, decisa, dalla quale andavo ogni giorno dopo scuola, quando ancora era raro il tempo pieno, in attesa dei miei genitori che erano al lavoro. E quando mia mamma arrivava a prendermi era sempre di corsa e mi ricordo benissimo la voce di mia nonna che, dalla lobbia, con me di fianco, le diceva: "Sei di fretta, te la butto giù così non sali". Cucinava delle frittelle a carnevale che non ho mai più mangiato. Io ero la nipote più grande di otto, andavamo in montagna a luglio solo io e lei e via via arrivavano tutti i nipoti. E lei teneva praticamente tutti. Quando eravamo sole facevamo delle camminate nei boschi, con un bastone ogni volta trovato al momento, con le sue gambe che erano già un po' storte. Arriva da lei il mio amore per la montagna. Era una donna precisa, ma avanti. Una delle cose che mi ricordo per ultime, prima che la sua testolina perdesse il contatto con le realtà, è come rispose a mia mamma quando le dicemmo che io e il mio allora moroso, ora marito, volevamo andare a vivere insieme. Mia mamma non era convinta e mi disse di andare a chiedere a mia nonna, e lei semplicemente disse sì, non vedo il problema. Mia mamma non ha potuto dire più niente.
L'altra mia nonna viveva invece in Sardegna e quindi la vedevo una volta l'anno in agosto. Stessi occhi azzurri, ma una donnina minuta, magra anche con tutti gli strati di vestiti che indossava, di un riserbo enorme. Che viveva in simbiosi con mio nonno. Con due nomi fatti uno per l'altra: Bonaria e Felice. Di lei ho ricordi più rari per il poco tempo insieme. Però non posso dimenticare le tavolate a casa sua con tutti gli zii ed i cugini e lei che cucinava ravioli di magro per tutta la via. Quanti pomodori abbiamo tagliato per fare la conserva. Le uova delle galline che ogni giorno andava a prendere nel piccolo pollaio in cortile. E mi ricordo benissimo, tipo una foto stampata nella memoria, lei, che aveva sempre freddo essendo magrolina, seduta su questa mini seggiolina di legno, davanti al camino acceso anche in agosto, con un pentolino con il gelato che si scioglieva un po', se no era troppo freddo. E poi le frasi che diceva sempre e che uso ancora: "cottu o non cottu su fogu dda biu", "la casa non ruba nasconde" e quello che era il suo saluto ogni volta che sapeva che dovevamo andare via "venite quando volete", come dire, torna il prima possibile, ma fai quello che devi fare.
Le mie nonne, e la loro luce negli occhi, non le dimenticherò mai.
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La mia carne
giuseppe frascà
(9 Dicembre 1991)
Fui io a tenerti
per mano quando, insicuro, muovevi i
primi passi.
Sei cresciuto troppo in fretta e non
sono riuscito a tenere il tuo passo. Ti
vedo come eri ed aspetto di vederti
spuntare da dietro una scusa qualsiasi
per abbracciarti e non farti andare mai
via. Ascolto i ricordi e ti rivedo e mi
rivedo quando il mondo intero era
nostro e nulla poteva rubarcelo.
Poi non tutto va come sognavo e
restano le parole non dette,
i troppi sensi di colpa
e quella paura di non essere riuscita a fare abbastanza
Ascolto i ricordi tra i sorrisi, le
risate di ieri e le lacrime di oggi
quando il giorno finisce e le mie
mani disegnano nell'aria un volto.
Cammina solo un po' con me prima
che il mio tempo finisca. Prendi la
mia mano come io presi la tua
quando i primi passi furono la tua
prima vittoria.
Prendimi per mano, figlio mio, prendimi per mano
e cammina con me per un po'. Vorrei dirti ciò che
ho dentro e mi fa male. Vorrei che tu mi insegnassi
la vita che non ti insegnai. Vieni, siedi con me, solo
per un po' e dimmi se in questa nebbia possono
nascere ancora i fiori. Vorrei parlarti dell'amarezza
che ho, vorrei che tu mi ascoltassi, solo per un po'.
Andiamo verso il mare, come un tempo, solo per
vedere più vicino il tuo orizzonte ed il mio. Prendi i
miei tanti anni e falli tuoi, solo per un po' e, forse
capirai quel dolore lieve che mi accompagna da
sempre. Prendimi per mano e dimmi dei miei tanti
errori ma ti prego non rimproverarmi: nessuno mi
insegnò a vivere ed oggi...non so ancora vivere.
La vita non sempre è tutto come sembra, ma
ogni cosa va vissuta prima di giudicarla,
affinché possa riconoscere il bene ed il male.
Ma tu vai avanti ..anche con il mondo contro.
Votrei insegnerti a credere in te..a non arrenderti,
a prenderti in braccio e portarti in salvo perché,
ahimè, spesso sarai da solo a doverlo fare.
Ma ricorda che le cicatrici hanno una storia
e che ad ogni modo saranno una vittoria.
Vivi ogni giorno come se
fosse l'ultimo. Vivi e non
dimenticare mai i sogni
che un giorno tua madre sognò per te.
Vivi figlio mio
e se ti mancasse la voglia
vivi la vita che io non vissi
perché la vita è solo un sogno.
Sii sempre mio figlio perché il tempo è tiranno
...passa troppo velocemente.
Voglio essere ancora tua madre e carezzarti
il viso mentre stai per dormire
Si, figlio mio, fammi sentire ancora una
volta importante, fammi sentire ancora madre.
Buon compleanno cuore mio❤
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[...]
Luana è morta il 3 maggio del 2021 finendo nell’ingranaggio di un orditoio della fabbrica in cui lavorava, a Montemurlo, in provincia di Prato. Lavorava lì da circa due anni, aveva fatto quella scelta per avere una paga sicura anche per dare stabilità al suo bambino. Si era alzata come ogni mattina alle cinque per andare a svolgere il suo lavoro di apprendista. «Quel giorno lei sarebbe dovuta rientrare a pranzo: era il mio compleanno – ricorda la madre Emma – alle 13.40, mentre l’acqua della pasta stava per bollire, sono arrivati due carabinieri a darmi la notizia: mia figlia si trovava all’obitorio».
La signora Marrazzo si batte per il tema della sicurezza sul lavoro, porta avanti le sue istanze, partecipa ai processi, interviene nelle scuole. «Senza la sicurezza, non si torna a casa. Voglio dirlo ai giovani perché le Istituzioni sono assenti e, mentre i responsabili patteggiano o si salvano, in un modo o nell’altro, con attenuanti e con sospensioni della pena, il nostro, di noi famigliari, è un ergastolo a vita. Ci vogliono pene gravi o gravissime».
«Non si può immaginare il dolore di una mamma che perde un figlio. Non passa, aumenta. Mi aggrappo a mio nipote, non ricordo più com’ero prima di quel giorno. Luana riempiva la casa di gioia, mi manca in tutto. Quella porta non si apre più e così la ritrovo nei ricordi e nel suo cellulare, dove riascolto i suoi audio. Mi manca andare in giro con lei, condividere. Quando riscuoteva lo stipendio era felice e mi portava subito fuori. Aveva tempo per tutti, anche dopo il lavoro. Con suo figlio, con me, con le amiche, con il suo compagno: trovava il tempo per amarci tutti. Non è giusto andare a lavorare per produrre quel poco di più per l’azienda e perdere la vita, lasciare un figlio orfano. I sindacati devono unirsi tutti. Non ho mai ricevuto una lettera da parte dell’azienda e il giorno del funerale hanno lasciato aperta la fabbrica. Non voglio vendetta, ma dare un segnale chiaro».
Sono passati diversi anni, ma di lavoro si continua a morire, come ha scritto Raffaele Bortoliero nel libro “Non si può morire di lavoro – Storia di giovani vite spezzate”. L’autore è impegnato a promuovere la sicurezza sui luoghi di lavoro raccontando le storie di giovani, alcuni studenti lavoratori, che hanno perso la vita lavorando e che nessun Paese civile dovrebbe dimenticare. Così come non si dovrebbero dimenticare le loro famiglie, abbandonate al loro dolore e alla rassegnazione.
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Non aver fretta, e non aver paura.
Scegli quello che ti sembra giusto, ma, ogni tanto, quando puoi, anche quello che ti fa felice.
Se non ti vengono le parole, lascia che siano i tuoi occhi a parlare. E impara a leggere gli occhi degli altri, impara a capire quel che non ti dicono.
Ascolta il silenzio, fagli tutte le domande più scomode che ti vengono in mente. Non lasciarti fermare dalla paura per fare le cose che devono essere fatte.
Scappa quando devi, fermati quando puoi: c'è un momento per seminare e un momento per raccogliere - impara a distinguerli, impara ad assaporare entrambi.
Ascolta il tuo corpo e rispettalo: riposati quando te lo chiede, mangia quando hai fame e ogni tanto ubriacati - di vino, di amore o di qualche sogno. Cammina da sola su una spiaggia o in mezzo ad un bosco, piangi se ne hai voglia - ma cerca sempre di ridere di più.
Lascia correre ma non dimenticare: pretendi rispetto ma domandati se anche tu lo porti. Impara ciò che ogni botta ha da insegnarti ma non accettare le ingiustizie.
E ricorda sempre che ciò che ti rende strana o diversa non è necessariamente una debolezza.
Catherine Black
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"Ricorda le cose che contano veramente.
Non trascurare le persone importanti
della tua vita.
Non sottovalutare i piccoli piaceri
che possono renderti felice adesso.
Non dare nulla per scontato.
Ricorda di respirare
a pieni polmoni oggi e non vivere
in apnea rincorrendo il domani.
E soprattutto non dimenticare
chi sei veramente.
Se perdi te stesso hai perso tutto.".. ♠️🔥
~ Giuseppe Donadei ~
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La giovane donna che ha inviato il messaggio di supporto tecnico qui sotto (riguardo al suo rapporto con il marito) lo ha presumibilmente fatto per scherzo. Poi ha ricevuto una risposta così brillante che non poteva tenerla solo per sé. Il consiglio del supporto tecnico sull'amore è stato esilarante e geniale!
La richiesta:
Caro Supporto Tecnico,
L'anno scorso ho aggiornato il mio sistema da Fidanzato 5.0 a Marito 1.0 e ho notato un rallentamento significativo delle prestazioni complessive del sistema, in particolare nelle applicazioni Fiori e Gioielli, che funzionavano perfettamente con Fidanzato 5.0.
Inoltre, Marito 1.0 ha disinstallato molti altri programmi utili, come Romantico 9.5 e Attenzioni Personali 6.5, e ha installato programmi indesiderati come NBA 5.0, NFL 3.0 e Mazze da Golf 4.1. Conversazioni 8.0 non funziona più, e Pulizie di Casa 2.6 manda semplicemente in crash il sistema.
Vorrei far notare che ho provato a eseguire il programma Lamentela 5.3 per risolvere questi problemi, ma senza successo. Cosa posso fare?
Firmato: Disperata
La risposta (arrivata settimane dopo, inaspettatamente):
Cara Disperata,
Prima di tutto, ricorda che Fidanzato 5.0 è un pacchetto di intrattenimento, mentre Marito 1.0 è un sistema operativo.
Inserisci il comando: Pensavo che mi amassi.html e prova a scaricare Lacrime 6.2. Non dimenticare di installare l'aggiornamento Senso di colpa 3.0. Se questa applicazione funziona come previsto, Marito 1.0 dovrebbe automaticamente avviare le applicazioni Gioielli 2.0 e Fiori 3.5.
Tuttavia, ricorda che l'uso eccessivo dell'applicazione Lacrime potrebbe causare il reset di Marito 1.0 su Silenzio Imbronciato 2.5, Happy Hour 7.0 o Birra 6.1. Nota che Birra 6.1 è un programma molto problematico, poiché scarica la versione beta di Russare Forte.
Qualunque cosa tu faccia, NON installare sotto nessuna circostanza Suocera 1.0, poiché esegue un virus in background che alla fine prenderà il controllo di tutte le risorse del sistema.
Inoltre, non tentare di reinstallare il programma Fidanzato 5.0. Queste applicazioni non sono più supportate e faranno crashare Marito 1.0.
In sintesi, Marito 1.0 è un ottimo programma, ma ha una memoria limitata e non può imparare nuove applicazioni rapidamente. Potresti considerare l'acquisto di software aggiuntivo per migliorare la memoria e le prestazioni. Ti consigliamo Cucinare 3.0, Sesso Sfrenato 2.3 e Non Rompere I Coglioni 9.1
Buona fortuna!
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NON AVERE FRETTA
🦋Non aver fretta, e non aver paura.
Scegli quello che ti sembra giusto, ma, ogni tanto, quando puoi, anche quello che ti fa felice.
🦋Se non ti vengono le parole, lascia che siano i tuoi occhi a parlare.
E impara a leggere gli occhi degli altri, impara a capire quel che non ti dicono.
🦋Ascolta il silenzio, fagli tutte le domande più scomode che ti vengono in mente.
Non lasciarti fermare dalla paura per fare le cose che devono essere fatte.
🦋Scappa quando devi, fermati quando puoi: c'è un momento per seminare e un momento per raccogliere - impara a distinguerli, impara ad assaporare entrambi.
🦋Ascolta il tuo corpo e rispettalo: riposati quando te lo chiede, mangia quando hai fame e ogni tanto ubriacati - di vino, di amore o di qualche sogno.
🦋Cammina da sola su una spiaggia o in mezzo ad un bosco, piangi se ne hai voglia - ma cerca sempre di ridere di più.
🦋Lascia correre ma non dimenticare: pretendi rispetto ma domandati se anche tu lo porti. Impara ciò che ogni botta ha da insegnarti ma non accettare le ingiustizie.
🦋E ricorda sempre che ciò che ti rende strana o diversa... non è necessariamente una debolezza.
Catherine Black
Le Streghe Lucenti
Notte✨✨✨
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Il cuore ricorda...
non importa quanto impegno ci metti a dimenticare..
o a cercare di svuotarlo...
da sentimenti che non cercavi o non volevi...
il cuore ricorda...
e ti ricorda che anche lui batte...
e che tu sei vivo...
Dolcezza e Passione 🌹
@artemisx78
#frasi mie#dolcezza#passione#frasi passione#frasi#emozioni#carezze#@artemisx78#ascolta il tuo cuore#sensazioni#cuore#amore lontano#lottare per amore#vivimi#coraggio di viversi#coraggio di amarsi#corpo e mente#connessione mentale#ti voglio qui#ti desidero#ti penso#ti odio#ti voglio#tristezza#sei la mia persona#sei unico#tu sei#la mia vita#appartenenza#battito del cuore
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Krzysztof Kieślowski commenta la celebre scena della zolletta di zucchero in Film Blu (1993):
Il cubetto di zucchero è bianco, tocca il caffè, e comincia a scurirsi.
Possiamo far partire il cronometro, dovrebbe impiegare 5 secondi, 5 secondi e mezzo, per impregnarsi completamente.
Come assicurarsi che ciò avvenga in soli cinque secondi?
Non è così semplice.
Prendiamo una comune zolletta di zucchero, come questa, e immergiamola nel caffè.
Metto il cronometro.
8 secondi.
3 secondi di troppo.
Dovevamo trovare un cubetto che si impregnasse in 5 secondi.
Abbiamo deciso che un dettaglio del genere non dovesse durare più di cinque secondi.
Per mezza giornata, il mio assistente, ha testato diversi tipi di zollette per trovarne una che si impregnasse in esattamente 5 secondi e non 8 o 11, o in 3 secondi, come altre.
Abbiamo finalmente trovato una marca che lo faceva nel modo in cui volevamo.
Cronometriamolo.
Possiamo vedere che dura...4 secondi e mezzo.
Stavamo cercando una zolletta di zucchero che si inzuppasse abbastanza rapidamente per questo tipo di inquadratura.
Cosa ce ne importa di una stupida zolletta di zucchero che assorbe dello stupido caffè?
Niente...
A meno che non ci troviamo, per un momento, nel mondo della nostra protagonista.
Lei immerge un cubetto di zucchero nel suo caffè e si concentra su di esso per rifiutare l'offerta che l'uomo che la ama le ha appena fatto.
Quest'uomo un tempo era il suo amante.
Lei vuole rifiutare questa offerta, dimenticare quest'uomo, e dimenticare la musica che non si ferma perché questa musica le ricorda qualcosa che lei nega.
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Oggi, 25 aprile, naturalmente ero al lavoro. Però ho deciso di approfittare della situazione e siccome lavoro in una struttura per anziani sono riuscita a scambiare quattro chiacchiere - tra una doccia e un cambio pannolone - con una delle poche pazienti ancora pienamente presenti a se stesse. Alla fine sono riuscita a strapparle qualche parola sulla sua esperienza con il fascismo, visto che ha 96 anni, nonostante fosse molto riluttante a parlare di politica. È bolognese, con uno splendido accento, e mi ha raccontato di come le truppe americane entrarono a Bologna e di come la gente festeggiasse sui viali. Mi ha raccontato della guerra, della paura delle bombe, del paesino dove erano stati sfollati che venne completamente raso al suolo soltanto pochi giorni dopo che loro erano ritornati a casa a Bologna, perché avevano sentito dire che quelle zone dove erano stati sfollati erano diventate ancora più pericolose della città dove vivevano. Ma soprattutto mi ha raccontato di come, quando il padre la portava con sé andando alla ricerca di cibo (perché un padre con una bambina era molto meno sospetto agli occhi della milizia fascista), passassero insieme davanti a una caserma che era poco lontano da casa loro. Ancora adesso, mi ha detto, ricorda perfettamente le grida degli uomini torturati che provenivano da dentro a quella caserma. Mi ha raccontato di suo zio, un partigiano al quale cavarono gli occhi. "Per questo" ha concluso "sono FIERAMENTE antifascista". Per questo, posso aggiungere io, non dobbiamo mai dimenticare.
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Questo è il migliore dei mondi possibili
Temo che da me non avrai mai né un romanzo con il tuo nome
né un libro dove si parli di te quasi fossi Lou Salomé. Temo anche
che a settant’anni – tanti me ne sono assegnati – me ne andrò
lasciandoti un pezzo di strada da fare da sola. Del resto,
fossi stato più saggio, o stolto, avrei già da tempo
provveduto a rendermi più credibile al cassiere della mia banca
o sarei preside in qualche scuola della papania
e avrei fatto anche due o tre passaggi in tv.
Invece, così, tutti pensano che sono uno che ha l’insonnia addosso
e avrebbe bisogno di un prete o di uno psichiatra.
Mi hanno detto che si chiama principio di realtà ciò che mi manca;
che sono dissipatore di soldi, sentimenti e donne, specie di quelle
altrui; che non ho capito ancora che la poesia non è la vita
e che come peter pan ho bisogno sempre di capitan uncino
per fare a meno de ll’eutanasia o del suicidio.
Bene, d’accordo: questo è il migliore dei mondi possibili
e ci sta bene anche che la poesia, una poesia ogni mattina,
sia solo un espediente un po’ raffinato per portarsi a letto
la moglie del dottore di turno. Ci sta bene anche
che mentre due torri crollano e l’antrace ci ricorda
come sono buoni e generosi gli yankee
c’è ancora chi per dimenticare ha tempo per le chiacchere
e interessarsi ai fatti altrui.
In ogni caso, a nulla serve uccidere gli angeli e i demoni
che sono in noi o scordare che a dire ti amo ci vuole
tenerezza e crudeltà quanto basta per restare bambini
anche se i capelli sono ormai bianchi.
Perciò non scriverò mai né un romanzo con il tuo nome
né un libro dove parlo di te quasi fossi la mia Lou Salomé.
Mi limiterò a dirti ti amo mentre ti guardo negli occhi.
E a settant’anni me ne andrò
lasciandoti un pezzo di strada da fare da sola.
Emilio Piccolo
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L'Angelo caduto di Alexandre Cabanel, è un dipinto del 1868, che sconvolge l'osservatore attento. L'Angelo caduto non è uno qualsiasi, è il bellissimo Lucifero, “portatore di luce”, le cui ali conservano ancora i riflessi iridati di quando era ancora creatura celeste. Il fulcro del quadro non è il giovane corpo anatomicamente perfetto, rispondente al canone classico, e colto nel momento esatto della caduta, ma lo sguardo che emerge come una rivelazione, dal braccio destro piegato ancora, con le mani intrecciate, in una ultima e inascoltata preghiera. È uno sguardo che, nella sua avvolgenza, rivela un caleidoscopio di emozioni. É rivolto dritto davanti a sé, in contrapposizione con lo sguardo rivolto in alto, di divina indifferenza, degli angeli fedeli, raffigurati mentre ascendono al Cielo, casa a lui ormai preclusa. Molti vedono in questo sguardo rabbia e desiderio di rivalsa. Personalmente, in questo sguardo, torbido come una pozza palustre, che trattiene il riverbero della chioma fulva come una foglia autunnale caduta, leggo molto di più: amarezza, delusione per un mancato perdono, solitudine, rimpianto e frustrazione. Cabanel si dichiarò lontano dal Naturalismo, ma, a mio avviso, questo occhio pieno di emotività è quanto di più vicino al Naturalismo ci possa essere, perché è uno sguardo profondamente umano.
E il particolare sconvolgente è proprio questo: lo sguardo del reietto Lucifero è lo specchio dello sguardo di ognuno di noi, perché in ognuno di noi alberga il tormento di un angelo caduto, la nostalgia indefinibile di un luogo lontano, di un'isola che non c’è, che sentiamo appartenerci e, al contempo, sfuggirci. Lucifero, "stella del mattino", stigmatizzato come Lilith, per il suo desiderio di conoscenza e indipendenza, per la sua aspirazione non legittima a farsi uguale al Padre Uno sguardo che potrebbe essere quello di Adamo, bandito dall' Eden, creatura ribelle anch'ella al suo Creatore e da questi ripudiata. Una rivalsa dell’individualità personale verso l’autorità genitoriale, che tanto ricorda le dinamiche d'azione nel rapporto padre figlio nel periodo adolescenziale. Negli occhi di Lucifero brilla una lacrima in cui si cristallizza il suo destino, un destino di cui si è fatto egli stesso artefice, forse neanche pensando davvero alle conseguenze. In quella lacrima c'è l'evoluzione terribile dal Bene al Male, dall' Amore all' Odio, da prediletto a reietto. Molto di Lucifero è in noi, contraddittorio impasto di fango e Cielo, capace di grandi bontà e immani atrocità, presi da un delirio di onnipotenza che ci fa dimenticare di essere non padroni ma semplici ospiti del mondo.
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"C’era stato un tempo, molti anni addietro, in cui ero stato convinto che ci si abituasse a ogni cosa, con il tempo. Che ci si dovesse abituare a ogni cosa. Ma allora non mi ero ancora scontrato con la vita. Non avevo ancora fatto i conti con il lento, talvolta infinito, trascorrere degli anni. Il tempo, inevitabilmente, si porta via molte cose. Alcune sbiadiscono, altre vengono smarrite lungo la strada, specialmente quando è lunga quanto lo è stata la mia. I ricordi si confondono, i contorni sempre meno nitidi, opachi, polverosi. Le immagini si disperdono come foglie secche spazzate dal vento. Voci, suoni e volti divenuti, ormai, null’altro che ombre lontane appartenenti a un passato impossibile da recuperare. La mente, ora l’ho capito, è destinata a dimenticare. A lasciare andare. Non il cuore. Ciò che esso ricorda, non può essere cancellato. E, come un grande illuso, esso rifiuta l’abitudine, l’assuefazione alla mancanza di ciò che non può smettere di desiderare."
Francesca Diotallevi - Le stanze buie
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Storie ed emozioni e lezioni di vita.
Dal Grande Spirito allo Spirito Santo.
Tatanka, taverna del pellegrino, oasi di pace. 📷
Ancora ateo ma molto provato dagli eventi. Non mi ero ancora convertito, e stavo attraversando il periodo più duro della mia vita. Ma nonostante tutto avevo dei punti fermi su cui appoggiarmi e molti amici che mi sostenevano, conoscendo le cause delle mie sofferenze. Subivo ingiustizie da parte di chi invece, avrebbe dovuto aiutarmi. Le cause? Avevo acquistato un luogo che non avrei dovuto prendere io, già, faceva gola ai qualcuno dei potenti che amministravano il Comune e ad altri che in teoria avrebbero dovuto stare neutri.
Era ridotto cosi quando l'ho acquistato io ma era al centro del paese e in più confinava con quella che si può ben vedere, un'antica chiesa del 1700 circa, ancora diroccata e sconsacrata. Divieti su divieti, ma nonostante aver dovuto rinunciare a molte delle strutture che avevo nei programmi come per esempio una piscina, alla fine questo è stato il prodotto che sono riuscito ad ultimare. Avevo due squadre in serie "A" sia maschile che femminile e i campi di calcetto erano necessari.
Non mi fecero muovere più di cosi e non potetti più avere nessun altro permesso, nel frattempo avevano ristrutturato e riconsacrata la chiesa. E cosi, come funzionava anticamente, mi ritrovai contro Sindaco e Comune, Chiesa, clero e Belle Arti con il naturale coinvolgimento dell'arma dei carabinieri. Sindaco comunista (Peppone) prete (Don Camillo)...si voglio finire questo post con il sorriso sulle labbra pensando che è solo passato e che, seppure in tantissimi anni di soprusi, che in Italia conosciamo bene, forse proprio per tali sofferenze, io quì ci ho incontrato, conosciuto e ricevuto il Signore nel mio cuore e nella mia vita.
Nello stesso periodo dunque, iniziò la mia storia come pellegrino e mi ritrovai come d'incanto ad essere un uomo davvero felice. Avevo con me il Fratello e l'Amico come Guida, e tutte le Vie del mondo da percorrere in libertà. La vera Libertà!
-Non dovevo rinnegare niente e nessuno, io ero cresciuto come uno spirito libero e sempre dalla parte dei deboli. Amavo gli indiani fin da piccolo e odiavo le promesse non mantenute cosi come facevano i bianchi con lingua biforcuta. D'altra parte gli indiani erano un popolo spirituale, che amava e rispettava la natura gli animali e gli altri esseri umani se agivano correttamente con loro e venivano in pace e rispettavano la parola data. Traditi più volte, reagivano con forza e coraggio come le madri quando difendono i loro figli. Per non dilungarmi oltre e concludere, quel Grande Spirito era non altro che lo Spirito Santo, avevo solo cambiato il nome ma era sempre il mio Dio.
=====
Ma il giorno dopo l'11 Settembre però, dopo aver appreso la notizia dai Tg, anch'io come tutti feci cordoglio. Un abominio, uno vero scempio circa tremila morti, ma gli esecutori, avevano toccato la pupilla di Dio e attirato la sua ira, mentre Bush dichiarava che tutto quello non sarebbe di certo rimasto impunito. Ecco cosi come sempre i capi dichiarano le guerre dai loro comodi salotti, e gli altri vanno a morire. Perchè non andate in testa voi come si faceva una volta? Ma non succederà mai. Ecco perchè il giorno dopo, ripensando alla storia di quei popoli innocenti e sottomessi, cosi come gli indiani e in accordo, con ciò che si può leggere nelle scritture: "Ciò che l'uomo semina, quello pure raccoglierà", ho scritto questa breve poesia già pubblicata, per non dimenticare:
"Guardando e riguardando queste foto degli indiani, mi viene in mente adesso la guerra ai talebani.
La lotta al terrorismo che il mondo sta facendo si dice è cosa giusta, ma la gente sta morendo.
L'America che spara, e che colpisce forte, non se ne rende conto che semina la morte.
Or tutti che l'aiutano perchè colpita al cuore ma intanto nessun ricorda che il talebano muore.
Tu un bel giorno hai deciso e hai decimato gli indiani, con le pistole, i fucili e loro con le mani.
Che senso d'impotenza devono aver provato, hanno difeso casa e non ti avevano provocato.
Ci vivevano da sempre, era la loro terra, ma tu per bramosia gli hai dichiarato guerra.
Li hai sconfitti, sei diventato padrone, loro erano i daini, tu eri il leone e quando eri sicuro che loro erano finiti, hai detto a tutto il mondo: "Ecco a voi gli Stati Uniti".
Ora ti ricordi che quel che è fatto è reso, che senso d'impotenza provi adesso popolo leso.
Eri certo ed eri sicuro che non sarebbe mai successo, del boomerang che è tornato te ne accorgi solo adesso.
Ma tu ti puoi difendere, puoi persino attaccare, la vittoria è quasi certa, ma poi dovrai pensare,
a come vivere in futuro e a far la strada dritta o pagherai di nuovo perchè ogni cosa è scritta".
lan ✍️🖤
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NON AVERE FRETTA
Non aver fretta, e non aver paura.
Scegli quello che ti sembra giusto, ma, ogni tanto, quando puoi, anche quello che ti fa felice.
Se non ti vengono le parole, lascia che siano i tuoi occhi a parlare. E impara a leggere gli occhi degli altri, impara a capire quel che non ti dicono.
Ascolta il silenzio, fagli tutte le domande più scomode che ti vengono in mente. Non lasciarti fermare dalla paura per fare le cose che devono essere fatte.
Scappa quando devi, fermati quando puoi: c'è un momento per seminare e un momento per raccogliere - impara a distinguerli, impara ad assaporare entrambi.
Ascolta il tuo corpo e rispettalo: riposati quando te lo chiede, mangia quando hai fame e ogni tanto ubriacati - di vino, di amore o di qualche sogno.
Cammina da sola su una spiaggia o in mezzo ad un bosco, piangi se ne hai voglia - ma cerca sempre di ridere di più.
Lascia correre ma non dimenticare: pretendi rispetto ma domandati se anche tu lo porti. Impara ciò che ogni botta ha da insegnarti ma non accettare le ingiustizie.
E ricorda sempre che ciò che ti rende strana o diversa... non è necessariamente una debolezza.
- Catherine Black
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