#riabilitare
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primepaginequotidiani · 16 days ago
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PRIMA PAGINA La Nuova Di Venezia E Mestre di Oggi venerdì, 10 gennaio 2025
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diceriadelluntore · 2 months ago
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Storia Di Musica #351: Bob Dylan & The Band, Before The Flood, 1974
C'è un'altra ricorrenza periodica nelle Storie di Musica, e che capita quasi sempre a Dicembre: un racconto di un disco di Bob Dylan. Dopo tanto tempo vi racconto quando nasce la mia fascinazione per lui. Tra i libri della libreria dei miei mi capitò tra le mani, io andavo alle elementari, un libro, Bob Dylan: folk, canzoni e poesie, a cura di Alessandro Roffeni, Newton Compton Editori, pubblicato nel 1978 e comprato anni dopo dai miei ad una Festa dell'Unità. Mi affascinava anche perché aveva i testi inglesi a fronte e quel libro, che conservo ancora con affetto, aveva un'introduzione che finisce così: in un "ritmo di distorsione impoetica" si consuma l'impossibilità stessa di fare "grande" poesia, di additare le risoluzioni definitive: nelle pulsioni dell'eros, nella ricerca martellante di concatenazioni linguistiche nervose e oltraggiosamente impure, Dylan, e con lui l'uomo contemporaneo, cerca un instabile e mai risolto rapporto con l'irriducibile spietatezza del divenire storico.
Siccome è dicembrina, la collezione del mese avrà un'idea celebrativa, perchè i dischi che ho pensato festeggiano tutti mezzo secolo, omaggio questo anche ad una delle mie migliori amiche che è nata nello stesso anno di questi album.
La storia di oggi inizia quando Dylan, con una mossa clamorosa, abbandona la Columbia nel 1973, la casa discografica che lo scoprì e per cui aveva pubblicato i suoi primi 13 dischi, per passare alla neonata Asylum di David Geffen (che la fondò nel 1971 con Elliot Roberts) costruita per riabilitare la musica folk. Dylan in quel periodo iniziò a curare personalmente la sua attività finanziaria. Con la Asylum pubblica Planet Waves nel gennaio del 1974, un disco nato quando Robbie Robertson si trasferì a Malibù vicino casa di Dylan a metà del 1973. Il rapporto con Robertson e The Band è fortissimo: erano ancora The Hawks quando furono chiamati ad aiutare Dylan nella fondamentale transizione elettrica di metà anni '60, gli innumerevoli concerti insieme, e fu con questi musicisti che Dylan, dopo il misterioso e terribile incidente in moto del 1966, si ritirò in cantina a suonare per riabilitarsi (cose che diventeranno i mitici The Basement Tapes nel 1975). Planet Waves è un disco intimo, quasi di emozioni domestiche, che spiazza perchè sembra che Dylan abbia abbandonato l'epica universale della sua musica. Nasce l'idea di promuovere il disco con un tour e appena dopo la pubblicazione Geffen organizza 30 date in 21 città, in teatri e palazzetti al coperto, in circa un mese di tour. Il materiale registrato, nelle due date di Los Angeles del 13 e 14 Febbraio e a New York il 30 gennaio, venne pubblicato a Giugno con il titolo Before The Flood, addirittura un doppio live, il primo live della storia discografica dylaniana (le registrazioni precedenti verranno pubblicate molto tempo dopo) a testimonianza di un evento non secondario: dall'incidente del 1966, e tolta la partecipazione al Concerto per Il Bangladesh organizzato da George Harrison, è la prima tournee di Dylan in 8 anni.
Il titolo prende probabilmente spunto da un racconto, Farn Mabul, scritto da Sholem Asch, scrittore e drammaturgo ebreo-polacco, il cui figlio, Moses, era molto amico di Dylan, che lo aiutò ad organizzare la sua casa discografica, Folkways Records, che era attiva nel folk revival (e che quando chiuse, nel 1987, aveva così materiale ritenuto importante che fu acquisita dalla Smithsonian Society). Tra l'altro, l'ultima canzone di Planet Waves, Wedding Song, finisce così: We can't regain what went down in the flood. Nonostante il Tour fosse stato pensato per promuovere il disco, alla fine da Planet Waves arriva pochissimo, è piuttosto l'occasione per Dylan e i fidati musicisti della Band di riprendere le meraviglie spesso suonate insieme in studio e rivoltarle, riarrangiarle nel modo più imperscrutabile, tanto che le canzoni si riconoscono solo quando il canto irrompe e ne rivela la natura. In generale, dopo qualche data di rodaggio, le serate erano composte da un set con Dylan con la Band, un set solo del gruppo, uno solo di Dylan, e poi qualche bis di nuovo insieme. Ricordo qui gli strepitosi musicisti della Band, tutte leggende: oltre a Robbie Robertson, Garth Hudson, Levon Helm, Richard Manuel e Rick Danko, una line up indimenticabile.
Il risultato fu all'epoca rivoluzionario, perchè non si era abituati a sentire Dylan live sul disco: nel doppio c'è la sua massima espressione poetica, con buona parte dei suoi classici, da Like A Rolling Stone a Blowin' In The Wind, da Ballad Of Thin Man a Knockin' On Heaven's Door, da Just Like A Woman ad una rockeggiante Highway 61 Revisited. A questi si aggiungono le meraviglie della Band: capolavori come The Weight, The Night They Drove Old Dixie Down, The Shape I'm In. Dylan si ricuce le canzoni in abiti diversi, abbandona il canto romantico e spesso è furente nell'interpretazione, tanto che il critico Robert Christgau dirà in una famosa recensione del disco appena uscito "Without qualification, this is the craziest and strongest rock and roll ever recorded. All analogous live albums fall flat.", puntando l'attenzione sulla intensificazione musicale dei suoi classici in veste dal vivo.
Il disco divenne un successo, in Top Ten negli Stati Uniti e in Gran Bretagna (che va ricordato per numero di dischi in classifica era un luogo di Dylan mania da oltre un decennio). E in Dylan scatta qualcosa: la Columbia, pentita, gli richiede di ritornare a casa, e Dylan prima regala alla storia uno dei dischi più belli di sempre, Blood On The Tracks e poi parte il circo musicale del Rolling Thunder Avenue, il secondo tour consecutivo.
Negli anni furono ripubblicati dalla Columbia altre date, anche in cofanetto, ma niente di così sfavillante come l'edizione del cinquantenario che è arrivata nel 2024: 27 cd, 417 esibizioni inedite, registrazioni appena mixate e note di copertina di Elizabeth Nelson, che raccolgono tutti i concerti di quel tour, storicamente uno dei più importanti della musica rock occidentale.
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intotheclash · 5 months ago
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Una strana follia possiede le classi operaie delle nazioni in cui regna la civiltà capitalistica. Questa follia porta con sé miserie individuali e sociali che da due secoli torturano l’infelice umanità. Questa follia è l’amore per il lavoro, la passione esiziale del lavoro, spinta fino all’esaurimento delle forze vitali dell’individuo e della sua progenie. Anziché reagire contro questa aberrazione mentale, i preti, gli economisti ed i moralisti hanno proclamato il lavoro sacrosanto. Uomini ciechi e limitati, che hanno voluto essere più saggi del loro stesso Dio; uomini deboli e spregevoli, che hanno voluto riabilitare quel che il loro stesso Dio ha maledetto. Io, che non mi professo cristiano, economista o moralista, non posso fare a meno di mettere a confronto il loro giudizio con quello del loro Dio; i precetti della loro morale religiosa, economica e libero-pensatrice, con le spaventose conseguenze del lavoro nella società capitalistica.
Paul Lafargue - Il diritto all'ozio
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rideretremando · 5 months ago
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"A chi gli ricordava che secondo Sartre Camus era di destra, pare che Sciascia una volta abbia risposto: “e allora vuol dire che è meglio la destra”. Credo si possa affermare che su certi temi Sartre ha scritto pagine di sottile intelligenza psicologica, e Camus pagine un po’ retoriche; che su altri temi, invece, Camus ha scritto pagine limpide e coraggiose, mentre Sartre, credendo di fare surf sull’onda più alta della Storia, ne ha giustificato grevemente e inutilmente la crudeltà. Ma il punto qui non è il giudizio sui due intellettuali francesi. Quello che importa, nell’aneddoto sciasciano, è l’alzata di spalle da parte di uno scrittore che certo con la destra non aveva nulla da spartire, dato che era nato alla coscienza civile difendendo i poveri dai soprusi dei “galantuomini”, e aveva speso la vita a riabilitare le vittime inermi del carcere, della tortura, dell’inquisizione. Ma ecco che siamo al cuore del problema: l’inquisizione, di cui purtroppo una parte della sinistra è stata l’erede. E dove non ha potuto adottarne le pratiche totalitarie, si è servita del loro surrogato più tipico: il ricatto. Fuori dalla trama del “Contesto”, innumerevoli Galano e innumerevoli Nocio hanno continuato ad affollare lo spazio pubblico del nostro Paese; e la loro frase preferita, quando si trattava e si tratta di squalificare i ragionamenti onesti ma sgraditi, è rimasta sempre la stessa: “guarda che così ti dimostri reazionario, guarda che così fai il gioco di…” (la destra, il capitale, i fascisti, i colonialisti, eccetera). Storditi da questa accusa viscida, quanti intellettuali della vecchia, della nuova o della declinante sinistra non si sono rassegnati subito alla posizione dell’interrogato che deve discolparsi, mettere le mani avanti, escogitare cavilli dialettici? Ma se si comincia così, al ricatto e all’umiliazione del pensiero non c’è mai fine: lo dimostra, a livello alto, la storia di un Fortini, la prigione in cui è rimasto chiuso suo malgrado. Invece Sciascia rifiuta di essere ricattato. “E allora vuol dire che è meglio la destra”, ribatte con la sua ironia di siciliano. Ovvero: ma che, credete di farmi paura, col vostro babau da preti? E’ un istinto, il suo: l’istinto della libertà. E nel caso lo esprime in poche parole - senza nemmeno bisogno di avvertire, come farà citando il suo Savinio durante le polemiche antimafia, che le proteste degli imbecilli “cadranno ai piedi della mia gelida indifferenza”. Purtroppo non abbiamo ancora imparato granché da questo Sciascia."
Matteo Marchesini
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mezzopieno-news · 7 months ago
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IN ECUADOR SCONFITTA LA SICCITÀ GRAZIE ALL’ANTICA ECOIDROLOGIA INDIGENA
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Catacocha, una piccola città nel sud dell’Ecuador, ha risolto il problema della siccità utilizzando un antico sistema di raccolta dell’acqua piovana di epoca Palta, gli indigeni dell’era preincaica. Situata in una provincia arida con piogge limitate ai mesi di gennaio e febbraio, negli anni recenti Catacocha ha affrontato ulteriori difficoltà a causa dei cambiamenti climatici. La svolta è avvenuta grazie a Galo Ramón, uno storico locale, che ha riscoperto e implementato questo sistema idrico tradizionale.
Nel 2005 la comunità ha ricreato il sistema di lagune artificiali sul Cerro Pisaca, imitando le 250 lagune che i Palta costruirono oltre mille anni fa. Questo metodo ha permesso di stoccare l’acqua piovana, garantendo risorse idriche sufficienti per agricoltura e allevamento per tutto l’anno. Ramón ha scoperto il sistema indigeno durante una ricerca su documenti del 1680 riguardanti una disputa fondiaria tra Coyana e Catacocha. Le lagune dei Palta, descritte in questi documenti, sfruttavano la permeabilità del terreno e la “linea del verde” visibile nei periodi secchi per individuare le falde acquifere. La Fundación Comunidec, guidata da Ramón, ha aiutato la comunità a riabilitare le due lagune principali e a costruirne altre 248 in cinque anni. Queste lagune non solo raccolgono l’acqua piovana ma la gestiscono attraverso piccoli muri di contenimento per ricaricare le falde acquifere.
Il successo del sistema ha portato l’UNESCO a includere l��area nella lista dei siti dimostrativi di ecoidrologia nel 2018, evidenziando la capacità delle lagune più vicine al Cerro Pisaca di stoccare fino a 182.482 metri cubi di acqua.
___________________
Fonte: Fundacion Comunidec; Unesco; Mongobay; foto di Pexels
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canesenzafissadimora · 12 days ago
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Abbiamo terrore del per sempre.
ci insegnano che quando un legame finisce
si porta via tutto,
educano alla presenza di una persona
tralasciando i valori che ci lascia dentro
nel suo passaggio
siamo rimasti con la paura del per sempre
attaccata addosso.
un amore che ci lascia
si porta via tutto,
una mamma che vola via
non esiste più
un amico che parte
fa male come un abbandono
abbiamo l'angoscia del per sempre.
ci costringono a credere che nella nostra cultura
l'assenza è vuota
il silenzio è simile al nulla
e il niente non ha consistenza
eppure siamo pieni di immortalità,
perfino le assenza che abbiamo subito
ci hanno lasciato dei perenni dentro,
siamo circondati da eternità,
c'è ancora da finire l'infinito
da menzionare l'immenso
nuotare il vasto
e confinare con lo sconfinato
siamo fatti di per sempre.
dentro ogni separazione c'è un per sempre che resta,
dietro un addio c'è una delicatezza che rimane,
dietro una conoscenza c'è una ricchezza
che ti aggiunge carisma,
dietro una morte
c'è una persona che si trasferisce dentro te,
dietro un viaggio
c'è una cultura che ti cresce
dobbiamo riabilitare i nostri infiniti,
dobbiamo sciogliere i nostri per sempre emotivi,
che non vogliono pretendere di esserci per sempre
ma di fare in modo che dentro di noi
luoghi, amori, eventi
non vadano mai persi.
gio evan
disegno sunnyshino
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gregor-samsung · 11 months ago
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“ L’instabilità di Delo, l’isola galleggiante nella quale Latona generò ai piedi di un palmizio i due bambini avuti da Giove, spiega il carattere di Apollo e quello di sua sorella Diana. Bisognerebbe studiare il carattere di coloro che sono nati su una nave: mi maraviglierebbe assai che costoro non avessero un carattere apollineo. Apollo è il più fatuo degli dei olimpii, il più vanesio, il meno significante. Gli Apolli abbondano tra noi. Basta guardarsi attorno: uomini di bella prestanza, con occhi a mandorla e aperti come finestre (ossia che non vedono né di dentro né di fuori), larghi di spalle, stretti di vita, bellissimi e di una inutilità perfetta. Naturalmente non posso fare nomi. Gli altri dei esercitano chi delle professioni, chi come Vulcano pratica addirittura un mestiere. Apollo, questo bellimbusto ingombrante e inetto a ogni occupazione seria, fu fatto musagete non sapendosi che altro fare di lui, cioè a dire conduttore delle muse, una carica che qualunque uomo fornito di un minimo di dignità avrebbe rifiutato con sdegno. Apollo oltre a ciò è il fugatore di tenebre, l’apportatore di luce, il sole in persona. Ma chi assicura che la luce è migliore delle tenebre? Al buio io penso meglio. Viene da Apollo la mania della solarità e quell'aggettivo « solare » che ha l’aria di dire tanto e in verità non dice niente. Rappresentanti di Apollo in poesia sono Giorgio Byron, Shelley, Gabriele D’Annunzio. Pensando alla inutilità di certa luce, si ha voglia di scendere in cantina. Per riabilitare la luce e salvarla dalle troppo vicine compromissioni, Nietzsche inventò l’« oscurità » della luce e che il meriggio è più profondo della mezzanotte. Malgrado ciò, il suo Zarathustra, stretto parente di Apollo, è uno dei personaggi più goffi e mal riusciti della letteratura universale. Vogliamo dire la verità? Apollo è il dio dell’estetismo. Quanto al mondo è più inconsistente, più retorico, più isterico, lo ha eletto suo dio. Noi siamo per il serpente Pitone. La rappresentazione plastica riflette questo carattere di Apollo, superficiale e privo di consistenza. L’Apollo cosiddetto del Belvedere, è il ritratto di un giocatore di golf. “
Alberto Savinio, Nuova enciclopedia, Adelphi (collana Biblioteca, n° 70), 1ª edizione 1977. [Libro elettronico]
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unbiviosicuro · 9 months ago
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ma nonostante tutto nel mio cuore mi dico, mi ripeto quelle tue parole: non sarà sempre così, è fisiologico. che se non sto morendo per una qualche ragione a me ancora ignota (ma non per questo non immaginata, temuta, allontanata), verrà il giorno in cui mi faccio tante di quelle scopate per riabilitare la mia identità sessuale che - posso dire? la persona in questione sarà molto fortunata
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blacklotus-bloog · 2 months ago
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Il difficile...
... viene dopo! Ribellarsi è un atto di sopravvivenza. Il difficile è riabilitarsi. Riabilitare una femminilità mutilata. Imparare a guardare un Uomo non con gli occhi di una vittima ma di una Donna, riprendere a vivere. Ci sono Uomini e uomini, Donne e donne, violenze sessuali, violenze fisiche, violenze verbali, violenze psicologiche e violenze economiche. Ci sono le violenze sulle donne, le violenze sugli uomini, quelle sui minori. Non esiste un tipo di violenza ma la VIOLENZA ed è il fallimento personale di chi non è in grado di confrontarsi con un simile se non in modo intimidatorio...
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BLACKLOTUS
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susieporta · 3 months ago
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Nove di Coppe
"Il bambino impara nell'Amore".
Stiamo tornando "bambini".
Questa ondata di vulnerabilità che ci pervade da giorni, ci riporta a "recuperare pezzi di emotivo" che avevamo disperso nella disfunzione affettiva dell'infanzia.
Non è semplice.
Si vorrebbe volentieri scansare quella sensazione di ritorno al Passato, per concedersi una pausa emozionale. Ma le complesse vicende che ruotano intorno alla nostra Vita, ci proiettano esattamente là, da dove tutto ha avuto inizio e da dove tutto ripartirà.
Non possiamo sottrarci a questo delicato passaggio.
Non giungerà alcuna soluzione magica a risolvere questo fondamentale "attraversamento pedonale".
Un bambino ferito nella sua dimensione affettiva, deve recuperare da adulto i "pezzi mancanti". Altrimenti resterà disabile per sempre e riproporrà nelle relazioni reiterate dinamiche di abbandono e di prevaricazione, incapace di attirare, scambiare e sostenere rapporti sani e nutrienti.
Andrà alla perenne ricerca del "genitore mancato". Lo farà entrare a "casa", lo idealizzer��, lo coinvolgerà nella simbiosi, per poi affrontare il passaggio successivo: lo "scarto" per mancata adesione al ruolo assegnato.
Non esistono "salvatori".
Così nel piccolo, tanto nel grande.
Esiste la volontà di "riabilitare" il pieno funzionamento interiore.
Esiste il coraggio e la fiducia di rompersi, per poi ricomporsi.
Tutto il resto è "dinamica di compensazione".
Anche credere che qualcuno si debba accollare le nostre parti disfunzionali, si debba sostituire alle nostre mancanze e paure, o debba accorrere al nostro capezzale quando stiamo male, è una pietosa e ingiusta delega di responsabilità.
Quando sono i figli a doverlo fare è ancora più penoso, patologico e doloroso.
Solo perché l'Adulto non vuole affrontare, ha paura di "stare nella Verità" di se stesso, non riesce a reggere il proprio dolore e la propria astenia, non significa che sia giustificato nel chiedere a chi è più piccolo di dover sopperire alla mancanza di coraggio o forza.
E nessuno deve morire per noi.
E noi non dobbiamo sacrificarci per gli altri. Per la loro parte "rotta".
Non è sano "giustificare" comportamenti manipolatori e lesivi dell'integrità.
Non si può continuare a riversare all'esterno richieste di "compensazione emotiva".
Occorre farsi carico ciascuno della propria "storia di dolore e mancanza" e avere pazienza, entusiasmo e volontà di trasformare il limite in risorsa, di riattivare i meccanismi di salute e benessere, di maturare emozioni sane e affettività sostenibile.
Se pensiamo che un innamoramento risolva tutto questo, abbiamo solo spostato temporaneamente il problema altrove.
Ma tornerà, più potente e prepotente di prima.
A chiederci di essere responsabili di ciò che creiamo, accettiamo, sacrifichiamo per l'Altro contro noi stessi.
E' difficile "riabilitarsi". Ma non è impossibile.
Il nostro Corpo così come nell'infanzia incamera rapidamente memorie e automatismi di apprendimento sensoriale, psichico ed emotivo, può da adulto altrettanto velocemente destrutturare, ridefinire, sostituire.
Solo che da Adulti deve essere governato dalla Volontà e dalla Coscienza.
Deve essere mediato dalla piena presenza, lucidità, costanza e perseveranza, quando si tratta di affrontare problematiche di disregolazione emotiva e affettiva.
All'Adulto viene chiesto di accogliere anche il dolore che accompagna i vecchi schemi. Di considerare la possibilità di dover rivivere le sensazioni negate e sofferenti del Passato, per portarle a guarigione.
Si cade tante volte. E poi ci si rialza. Si prosegue più determinati di prima e ancora più amorevoli verso se stessi del giorno precedente.
Novembre ci chiede di dare "valore" al nostro "viaggio umano".
Non siamo solo un ammasso di ossa e muscoli. Non siamo carcasse involute e sfortunate. Non siamo meno evoluti della nostra Anima.
Siamo uomini e donne.
Possiamo onorare la nostra parte terrestre. Essere onesti, integri, funzionanti, completi in ogni nostra parte.
L'Integrità è un Diritto di nascita.
Nessuno ce lo può togliere.
Non rinunciamo a restituirci i pezzi evolutivi che ci sono mancati.
Approfittiamo di questi "tempi energetici" così potenti per riportare "salute" ad ogni nostro passo terreno.
E' faticoso?
Certo.
E' frustrante.
Spesso.
Ma necessario.
Perché meritiamo il meglio. Meritiamo di amare e accogliere l'Altro in modo completo e di essere amati allo stesso modo.
Di realizzarci nei nostri Talenti, di esprimerci, di liberare la nostra creatività, abbondanza e bellezza.
Perciò approfittate dell'Autunno per lavorare sodo su ogni aspetto limitante di voi stessi.
Otterrete dei frutti strepitosi nei prossimi passaggi.
Tutto in queste settimane cospira per la nostra "liberazione dal conflitto". Ogni singola vibrazione, ogni evento esterno, ogni incontro, ogni sorriso, ogni parola.
Dai. Forza! Ci siamo! Ancora qualche "colpetto".
Tosto. Impegnativo. Ma altamente risolutivo.
Mirtilla Esmeralda
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abr · 2 years ago
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"Il grande non sequitur commesso dai difensori dello Stato è saltare dalla necessità della società alla necessità dello Stato". -Murray Rothbard
Lo stato è come la chemioterapia: un male presentato come necessario ma non si sa mai bene, resta che fa danneggia.
Allo stato va applicata la gerarchia della mitigazione d'impatto: primo evitare (fin che si può/riesce), secondo minimizzare (sempre), terzo riabilitare/compensare.
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teredo-navalis · 2 years ago
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Andando in stamperia a ritirare questa maglietta leggendo libro di psicologia e tenendolo bene in mostra per cercare di riabilitare la mia immagine agli occhi delle signore che lavorano lì
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multiverseofseries · 11 months ago
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Stranger Things 5: tutto quello che sappiamo sulla nuova stagione
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La notizia che tutti aspettavamo con grande trepidazione. È tempo di tornare ad Hawkins. Ed è tempo di immergersi nel Sottosopra, per un'ultima e indimenticabile volta. Anche se non c'è ancora data di uscita, Netflix ha, da poco, annunciato l'inizio della produzione della stagione 5 di Stranger Things, che racconterà l'emozionante (e forse dolorosa?) fine della storia iniziata nel lontano 2016. Con l'annuncio, dell’avvio delle riprese, è arrivata anche la prima foto del cast. In quell'immagine ci sono proprio tutti i protagonisti di uno show diventato iconico.
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E sì, c'è anche Sadie Sink, la nostra amata Max, un personaggio il cui destino è ancora in bilico tra la vita e la morte. Ma dobbiamo aspettarci davvero una stagione indimenticabile? "Questa stagione è come se fosse la stagione uno con gli steroidi" hanno dichiarato qualche mese fa i creatori di Stranger Things, i Duffer Brothers. "È la più grande in assoluto in termini di scala, ma è stata davvero divertente, perché tutti sono di nuovo insieme a Hawkins: i ragazzi e Undici interagiscono di più, in linea con quanto accadeva nella prima stagione".
Stranger Things 5 sarà interamente ambientata ad Hawkins
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Come avevano confermato i Duffer Brothers subito dopo la fine della stagione 4, l'ultima stagione di Stranger Things sarà ambientata interamente ad Hawkins. Come, d'altra parte, si poteva immaginare guardando l'ultima scena dell'episodio, che ha visto i protagonisti su una collina a scrutare l'orizzonte nerissimo con delle colonne di fumo uscire dalla terra per arrivare alte fino al cielo. Se Stranger Things 5 si svolgerà interamente a Hawkins, è probabile che non ci sia alcuna fase d'attesa, e che l'azione "partirà in quarta", senza un attimo di respiro.
Mad Max, tra la vita e la morte
Ci sarà anche Max (Sadie Sink), come abbiamo visto dalla foto del cast. E sarà lei che per prima ci farà trepidare, sin dalle prime scene, anche se, per lei come per gli altri personaggi, dovremo restare con il fiato in sospeso fino alla fine. Stranger Things, infatti, ci ha anche abituato alle "morti dolorose".
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Infatti, la prima risposta che ci darà la quinta stagione è che ne sarà di Max: l'avevamo lasciata in coma con la vista e l'udito fuori uso e gran parte delle ossa rotte. I Duffer Brothers avevano svelato che nelle loro intenzioni originali  Max sarebbe dovuta morire nella stagione 4. Ma alla fine non sono riusciti a eliminare un personaggio tanto interessante quanto amato, e hanno deciso quindi di tenerla in vita.
Eddie Munson is alive!
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Non è più in vita ma è sempre tra noi, Eddie. Sì, a quanto pare insieme a Max, ripartiremo da un altro dei personaggi cult di Stranger Things 4. Infatti una delle prime foto dal set, "rubate" e diffuse sui social, della nuova stagione ci hanno mostrato Dustin Henderson (Gaten Matarazzo) al cimitero, in visita alla tomba vandalizzata di Eddie Munson. Dustin, in omaggio alla loro amicizia, indossa orgogliosamernt una maglietta dell'Hellfire Club. Eddie è stato una delle grandi intuizioni dei Duffer Brothers in Stranger Things 4, diventando subito uno dei personaggi preferiti dai fan, indimenticabile il suo assolo su Master of Puppets dei Metallica, dopo il suo eroico sacrificio per salvare i suoi amici. La città di Hawkins, però, è ancora all'oscuro di tutto, e i suoi cittadini continuano a credere che sia stato Eddie ad uccidere Chrissy. E credono anche che l'Hellfire Club sia una specie di una setta satanica, con Eddie come suo leader. Ma se Eddie non potrà tornare in vita, di certo Dustin e gli altri riusciranno a riabilitare la sua memoria.
Ci sarà Linda Hamilton. Ma non ci saranno...
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Anche nella sua quinta e ultima stagione, Stranger Things darà il consueto omaggio agli anni Ottanta. In questi anni abbiamo visto tante presenze di attori simbolo degli 80s. Ricordiamo Matthew Modine e Sean Astin. E la guest star di questa nuova stagione sarà una vera e propria icona degli anni Ottanta: Linda Hamilton, l'indimenticabile Sarah Connor della saga di Terminator, ovviamente non sappiamo ancora che ruolo ricoprirà. Chi non tornerà, come ha dichiarato recentemente, è Sean Astin, che nella seconda stagione era apparso nei panni del fidanzato di Joyce Byers, Bob Newby. Anche lui sacrificatosi per salvare Joyce e i ragazzi. Ma è un personaggio così amato che, in tanti, lo avrebbero voluto vedere nuovamente, magari in un flashback. Non ci sarà neanche l'Argyle di Eduardo Franco, l’amico fattorino di Surfer Boy Pizza, di Jonathan Byers. Molto simpatico e molto amato dai fan, ma sicuramente non un personaggio centrale.
Stranger Things: un finale commovente?
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Dopo la monumentale stagione 4, con episodi lunghissimi, la stagione 5 dovrebbe tornare alle origini, con episodi più brevi, lasciando così per l'episodio finale un respiro più lungo, quasi quanto quello di un film. A proposito del gran finale, è stato David Harbour, cioè il caro Hopper, a dire qualcosa sul finale. "So dove andremo a finire ed è molto, molto commovente" ha dichiarato. "Questo è il termine che userò... È un'impresa incredibile. Voglio dire, le scene e gli eventi che vedremo visto sono più grandiosi di qualsiasi cosa abbiamo fatto in passato". A sentire queste parole, l'hype dei fan è cresciuto ancor di più. Ma sale anche la paura che alcuni dei beniamini dei fan possano lasciarci. In molti, tra i fan, temono che sarà proprio l'amatissimo Steve Harrington di Joe Keery ad affrontare la dipartita; un personaggio che, da bullo, è diventato il più grande amico e alleato dei giovani protagonisti.
Come sconfiggere il passare del tempo?
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Ma, oltre che contro Vecna, i nostri protagonisti dovranno lottare contro il passare del tempo. Già nella quarta stagione li avevamo visti cresciuti. Ora, sono passati altri due anni. Del resto, è questo il problema delle saghe molto lunghe e che hanno per protagonisti preadolescenti, un po' come era successo per Harry Potter. I produttori di Stranger Things hanno pensato a questa problematica, come ha dichiarato Shawn Levy. "Abbiamo già visto il cast del nostro show crescere sotto gli occhi del pubblico, e tra i 12 e i 22 anni ogni essere umano cambia profondamente. il passare del tempo non aiuta di certo. Detto ciò, il nostro reparto di acconciatura, trucco e costumi è davvero eccezionale a usare tutti gli strumenti che ha a disposizione. Gli anni '80 sono anche nostri amici nel restituire a questi giovani attori adulti i loro iconici personaggi di Hawkins. Quindi useremo tutti gli strumenti a nostra disposizione. E so che il nostro cast è ansioso di tornare al lavoro come tutti noi".
L'inizio della fine
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L'incipit della sceneggiatura dell’ultimo atto di Stranger Things, comunicata via social, si apre con queste parole "Buio. Vento freddo. Fruscio di alberi. E... la voce di un ragazzino canta una canzone familiare". Ma quale canzone sarà? Forse il tema della quarta stagione, ovvero Running Up That Hill di Kate Bush? O l'altra canzone cult della passata stagione, Master Of Puppets dei Metallica? O Should I Stay Or Should I Go dei Clash, che era una delle chiavi narrative della prima stagione? Ma c'è una canzone che i fan di Stranger Things vorrebbero sentire: Don't Give Up di Kate Bush e Peter Gabriel. Ovvero, "non mollare". Beh viste le sfide che i protagonisti dovranno affrontare, il brano risulterebbe emblematico.
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theonpilled · 2 years ago
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"il carcere serve a punire, e non a riabilitare la persona" e altre grandissime scoperte tipo l'acqua calda
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generalevannacci · 14 hours ago
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È già tanto che vogliano mettere sullo stesso livello comunismo e nazismo e non riabilitare baffetto e mandare all'inferno baffone.
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pier-carlo-universe · 2 months ago
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L'ULTIMA RIVELAZIONE di Ferdinando GAMBOA. Un nuovo viaggio per Ulises Vidal verso l'incredibile. Recensione di Pier Carlo Lava
Fernando Gamboa ci porta, con L'Ultima Rivelazione, nel terzo capitolo della serie di avventure di Ulises Vidal, dove il coraggioso protagonista e i suoi compagni, Cassie e il professor Castillo, si ritrovano a dover riabilitare il loro nome e provare la
Fernando Gamboa ci porta, con L’Ultima Rivelazione, nel terzo capitolo della serie di avventure di Ulises Vidal, dove il coraggioso protagonista e i suoi compagni, Cassie e il professor Castillo, si ritrovano a dover riabilitare il loro nome e provare la verità dietro le loro straordinarie scoperte. In quest’opera, Gamboa intreccia suspense, mistero e azione in un viaggio che si spinge ai limiti…
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