#recensione anime
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readwatchrepeatblog01 · 1 year ago
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Recensione Anime - "Oshi no Ko"
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Pubblicata una nuova recensione sul blog!
Si tratta dell'anime musicale che ha conquistato i primi posti in classifica degli anime più apprezzati per tutto il periodo della sua messa in onda e oltre: "Oshi no Ko"!
Clicca QUI per leggerla!
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ilmondodishioren · 2 years ago
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Belle, di Mamoru Hosoda.
Ciao a tutti, pronti per conoscere l’ultimo film d’animazione del talentuoso Mamoru Hosoda, uscito un anno fa? Iniziamo come sempre dalla trama e qualche premessa: prima di scrivere questa recensione, e dopo aver visto il lungometraggio, ho preferito leggere anche il romanzo, perché avevo la netta sensazione che mancasse qualcosa.Cosa?Difficile a dirlo…Ci sarò riuscita a capirlo?Per saperlo,…
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aroundtable · 2 years ago
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Dopo aver giocato a Namiji era opportuno restare in Giappone per parlarvi ancora una volta di ANIME, una delle mie passioni da nerdaccione. Questa volta mi sono preso un po di tempo per vederne un bel po e consigliarvi sia quelli che mi sono piaciuti ma anche dirvi quali non sono riuscito a apprezzare appieno! 00:00 Intro 02:25 Sengoku Basara 03:24 Bastard!! - L'oscuro dio distruttore 06:11 Assassination Classroom 07:30 Violet Evergarden 10:35 Ranking Of Kings 13:10 Jujutsu kaisen 15:25 The Rising of the Shield Hero/Overlord 18:00 Summer Time Rendering 20:35 Junji Ito Maniac 20:47La via del grembiule - Lo yakuza casalingo 23:25 Outro
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multiverseofseries · 6 months ago
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Inside Out: It's Pixar, It's Always Pixar!!!
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Con Inside Out di Pete Docter, la Pixar torna ai geniali fasti del passato e confeziona un film che diverte, emoziona e stupisce continuamente.
Sin dalle prime immagini di Inside Out si ha l'impressione di un ritorno ai fasti del passato. Ci era sembrato di veder brillare nuovamente la scintilla creativa che aveva permesso alla Pixar di distanziare tutta la concorrenza diretta. Con alla guida il Pete Docter di Up, lo studio di Lasseter ci ha condotto in un luogo misterioso che tutti abbiamo dentro di noi, la nostra mente, facendoci trovare faccia a faccia con la personalizzazione delle nostre emozioni basilari.
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Inside Out: un'immagine del film animato
Capolavoro annunciato?
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Inside Out: una scena tratta dal film animato
Quando tante aspettative si creano attorno a un progetto, c'è sempre il rischio che restino deluse, che lo sguardo dello spettatore punti troppo in alto mancando il bersaglio e perdendo di vista il valore reale. Non è questo il caso. E ce se ne accorge sin dalle primissime sequenze. E non potrebbe essere altrimenti nel vedere in azione le cinque emozioni della piccola Riley, guidate dall'esuberante Gioia ed impegnate a gestire le reazioni della ragazzina a tutto ciò che la circonda. Emozioni che si trovano a dover gestire una situazione d'emergenza, forse il peggio che possa capitare ad una ragazzina che si avvicina all'adolescenza, mettendo a rischio quei punti saldi, scuotendo alle fondamenta le sue isole della personalità e mettendo in subbuglio le sicurezza precostituite: un trasloco, dal Minnesota ad un mondo diverso come può essere San Francisco in California.
Il mondo della mente
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Inside Out: il character poster italiano di Gioia
Poco più su si è parlato di luogo nel far riferimento alla mente, background di gran parte dell'azione che si sviluppa in Inside Out e non si è usato questo termine a caso, perché si tratta a tutti gli effetti di un luogo vero e proprio, con diverse aree, la sua fauna e la sua flora (perché non si può dimenticare l'irrinunciabile foresta di patatine fritte della Terra dell'immaginazione). Le cinque emozioni, Gioia, Tristezza, Disgusto, Rabbia e Paura sono i principali protagonisti e gestiscono il tutto dal loro Quartier generale, definendo lo stato d'animo e le reazioni di Riley (come di ognuno di noi) e decretando la sensazione (e, visivamente, il colore) di ogni ricordo che viene immagazzinato.
Prima del traumatico trasloco, è il giallo della Gioia a dominare i ricordi, sia quelli chiave che tutti gli altri, di Riley, ma le cose sono destinate a cambiare ed i cinque protagonisti emotivi di Inside Out dovranno fare i salti mortali per gestire la situazione, in una storia che si dipana esplosiva e pirotecnica in tutti i recessi della mente, nell'archivio della memoria a lungo termine, negli abissi del subconscio dove albergano le paure recondite, nella vivacità della Terra dell'immaginazione. Un mondo che ha il sapore del parco tematico, con le sue tante aree ed i suoi tanti abitanti che fanno da contorno ai protagonisti, sui quali non si può non citare l'entusiasta amico immaginario di Riley, Bing Bong, e gli spazzini che si occupano di portar via i ricordi inutilizzati, ma anche il treno dei pensieri che si intravedeva già in una delle prime clip.
Le emozioni guidano la storia
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Inside Out: il sorriso di Gioia in una scena del film d'animazione
C'è un momento in Inside Out, dopo gli esplosivi venti minuti iniziali, in cui per un attimo si teme che la genialità del film ci si possa fermare all'idea iniziale e la prima presentazione dei personaggi, ma non è così: il film prosegue agile, senza perdere colpi, catapultandoci da una situazione all'altra come su montagne russe di emozioni che ci sballottano dalle risate alle lacrime senza soluzione di continuità, mentre scopriamo di più delle cinque emozioni che governano Riley (ma anche di ognuno di noi, come si vede fin da subito con i flash nella mente dei due genitori della ragazza e nel meraviglioso inserto che accompagna i titoli di coda).
Un'attenzione per la storia e i suoi dettagli, fin nei suoi personaggi secondari, da sempre caratteristica Pixar, che qui torna con prepotenza facendo passare in secondo piano il pur eccellente comparto tecnico: a differenza di altri casi passati, infatti, non c'è niente di rivoluzionario che salta all'occhio nella impeccabile messa in scena. Forse perché si è troppo concentrati sull'aspetto narrativo per far caso ai miracoli tecnologici, forse perché semplicemente è la stessa Pixar ad aver volontariamente spostato maggiormente l'attenzione su storia, personaggi e, soprattutto, emozioni.
Il cinema ha bisogno della Pixar.
Non solo idee
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Inside Out: Tristezza e Gioia in una scena del film d'animazione
Il cinema, e l'arte dell'intrattenimento in generale, non di rado ci mostra grandi idee non sviluppate come meriterebbero. Non è anomalo, tutt'altro; sembra piuttosto la normale conseguenza della difficoltà nel padroneggiare l'arte della narrazione con tutto ciò che comporta in termini di capacità di conquistare e coinvolgere il proprio pubblico. Maestria tecnica a parte, se c'è un aspetto specifico che rende la Pixar unica nel mondo dell'animazione contemporanea, e non solo, è proprio quell'abilità nello sviluppare le sue idee, già di per sé geniali. Una qualità che rende addirittura guardabile un titolo minore come Cars 2 e permette allo studio di Lasseter di poter sfornare sequel che non sfigurano al cospetto dei loro precursori. É una qualità importante e non merce da poco, ed è per questo sento di affermare con sicurezza e profonda stima una grande realtà confermata: il cinema ha bisogno della Pixar e tutti noi non possiamo che essere grati all'impareggiabile lavoro sviluppato nel corso degli anni.
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jazzluca · 10 months ago
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PROWL ( Deluxe ) Generations LEGACY EVOLUTION *Animated*
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Immancabili, e vorrei ben vedere il contrario altrimenti, anche gli Animated partecipano alla trilogia celebrativa di Legacy per il 40ennale dei Transformers, ed iniziano alla chetichella col solo PROWL uscito per Evolution, per poi continuare in seguito con un altro paio di suoi colleghi Autobot in United.
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Prowl in Animated è stata una signora rivisitazione del classico Pantera G1, condividendo solo il tema del veicolo della polizia e qualche dettaglio come il diadema sulla fronte o i gradi sulle braccia, o volendo anche le ali decorative sulle spalle, mentre caratterialmente era il combattente solitario del gruppo, un cyber-ninja inizialmente allergico alle dinamiche di gruppo ed ad eseguire gli ordini di Optimus.
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Un ottimo esempio quindi di un personaggio nuovo ma conosciuto da riproporre nei Generations, insomma, presentato con un look meno stilizzato di quelli della sua serie originale, come già visto per Arcee Prime, ma alla fine reso bene e fedele del ROBOT visto in Animated.
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Prowl qui infatti non è uno smilzo o spilungone, anche se ha un accenno di mento lungo sulla faccia, ed è grande quanto gli altri robot che diventano motociclette della linea. Come dicevo è fedelissimo nei dettagli dalla figura originale, con in più i dettagli dei "gradi" anche sulle spalle, mentre un po' meno gradite sono le due parti di manubrio sopra le "ali", ma di riflesso queste sono mobili a differenza delle originali ed hanno pure il dettaglio dei reattori con cui il nostro poteva brevemente volare nei cartoni.
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Oltre ai soliti fori sotto i piedi il nostro ne ha pochi altri solo sul spalle e braccia e uno dietro la schiena, potenzialmente inacessibile non fosse per la summenzionata possibilità di abbassare le ali. Se l'Animated originale aveva le armi nascoste delle stella ninja a 3 punte nascoste nei cerchioni, ed idem il Legacy, con le punte che spuntano ruotando i due cerchi esterni l'uno rispetto all'altro.
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Fa un po' storcere il naso che la sola mano destra abbia la forma del foro standard per armi mentre la sinistra imiti quelle del giocattolo del 2008, magari per poter impugnare meglio i suddetti shuriken, ma alla fine si riescono a mettere pure sulla mano destra, quindi mah!
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Già il giocattolo originale era snodatissimo per i tempi, ma il nostro in quanto Generations moderno lo supera anche se di poco con l'inclinazione delle caviglie e la testa che si alza, peccato solo che gli manchi la rotazione dei polsi, ma al solito è assente per la TRASFORMAZIONE dei pugni, che si nascondono all'interno degli avambracci, con un vuoto però non così fastidioso.
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Ed a proposito della tale, il passaggio da robot a veicolo è idealmente uguale a quello dell'originale, con le braccia che si proiettano all'indietro a formare il retro ed il petto che è platealmente il muso della moto, mentre il bacino ruota di 90° e le gambe si piegano a metà degli stinchi liberando le ruote.
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La MOTOCICLETTA SPORTIVA risultante non è sinuosa ed elegante come l'originale, ma si difende bene, anche se appunto sono in vista le giunture che uniscono le spalle e la coscia della gamba posteriore, così come le ruote risultano piccole in proporzione al resto del veicolo.
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Se il robot Animated del 2008 era un po' smollaccione nelle articolazioni, la sua moto era invece un sublime gioco di incastri e risultava compattissima nel suo look futuristico, mentre viceversa grazie alle solide articolazioni del Legacy la motocicletta del 2023 per fortuna resta salda nella parte posteriore, dato che l'aggancio del ginocchio sulla fessura formata dalle braccia unite non reggerebbe!
I fori che erano su braccia e spalle possono essere usati anche nella moto per piazzarci armi, volendo, così come quello vicino al serbatoio, anche se è un po ostico per via della vicinanza con la testa del robot…
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Ed infatti fa quasi scompisciare il fatto che la faccia del robot s'intraveda da dietro il parabrezza della moto, anche se ha senso che sia lì dato che sulla nuca il nostro ha i conta chilometri scolpiti! Magari era meglio se mettevano un pannello di plastica subito dietro quella trasparente del parabrezza, ecco. ^^'
Insomma, una bella versione moderna dello storico personaggio del 2008, con discrete migliorie rispetto al giocattolo originale ma anche lacune che lo bilanciano, consigliato quindi ai fan del Prowl ninja o ai fan dei tf motocicletta, ma di sicuro non sostituisce del tutto il bel Deluxe archetipo.
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-Bio ufficiale codice QR: https://transformers.hasbro.com/it-it/bios/tzanukfg#kbydst
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strangerclubofseries · 2 months ago
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diceriadelluntore · 2 years ago
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Storia Di Musica #261 - Pink Floyd, Animals, 1977
Le Storia Musicali di Febbraio, che iniziano eccezionalmente di sabato, avranno come matrice comune un aspetto che all’inizio della ricerca mi sembrava molto più presente, ma alla prova dei fatti non è affatto vero. Se infatti è molto facile trovare e ricordare canzoni che si ispirano ad un libro famoso, lo è molto più raro per gli album che prendono spunto da un libro. In effetti, se volessimo essere pignoli, pochissimi dischi sono strutturati come concept sulle vicende di un libro, qualcuno in più invece prende spunto, in molti casi in maniera decisiva, da un romanzo, un racconto o una raccolta per sviluppare dei temi simili a quelli del libro- fonte. E da questa seconda categoria che ho pescato le storie dei dischi di Febbraio. Che inizia con un gruppo che nel 1975 era probabilmente il più famoso (e ricco) del mondo. Reduci dall’accoppiata storica e leggendaria di The Dark Side Of the Moon e Wish You Were Here (due dei più grandiosi e leggendari dischi di tutti i tempi) i PInk Floyd erano sul punto di prendersi una pausa. Ma tramite un annuncio immobiliare, comprano un intero isolato della Chiesa a Britannia Row, a Islington, quartiere Nord di Londra. Furono creati dei magazzini e uno studio di registrazione all’avanguardia, dove la band iniziò a provare qualcosa. L’aria era piuttosto tesa: David Gilmour subì un clamoroso furto di strumenti, tra cui preziose chitarre, le idee erano piuttosto differenti sul da farsi fin quando Roger Waters iniziò a indirizzare le scelte su un binario ben preciso. Ispirandosi a La Fattoria Degli Animali, pensò a canzoni che descrivevano una simbolica struttura sociale piramidale, come nel romanzo, ma se nel capolavoro orwelliano la critica era alla dittatura Stalinista, qui gli animali sono schiavi del capitalismo, del perbenismo e sono uno dei più aspri e critici attacchi alla società contemporanea in musica. Waters scrive tutte le musiche e i testi di Animals, che esce nel gennaio 1977, tanto che è il primo disco dei dieci dei Pink Floyd senza nessun contributo di Richard Wright o di Nick Mason; Gilmour canta solo in un brano, e gli vengono accreditati solo due brani (per una band da decine di milioni di copie, era punto centrale). Waters pesca dalle sessioni di Wish You Were Here due canzoni, Gotta Be Crazy (che fu suonata anche qualche volta dal vivo) e Raving And Drooling: furono riadattate con i titoli Dogs e Sheep. Paragonando il comportamento umano a quello delle bestie, sono quindi presenti Pigs (Three Different Ones), al vertice della piramide sociale, che sarebbe la classe dirigente, i Dogs, arrampicatori sociali, arrivisti disposti a vendersi per il potere, e Sheep, al singolare, la massa di persone più deboli che hanno bisogno di un leader per sentirsi al sicuro. Questi tre brani costituiscono il nucleo centrale del disco, e sono anticipati e poi conclusi da una canzone acustica, solo voce e chitarra, Pigs On The Wing 1 e 2, in cui Waters descrive cosa succederebbe se lui e sua moglie non si curassero l'una dell'altro (Parte 1), e del rapporto di amore reciproco tra loro (Parte 2). Musicalmente, abbandonata l’epica di Wish You Were Here, qui la musica accompagna la cupezza dei testi, mai così potenti e forti. In Dogs si dice: Sordo, muto e cieco, continui solo a far finta\Che tutti sono sacrificabili e nessuno ha un vero amico\E ti sembra che quello che bisogna fare è isolare il vincitore\E tutto è fatto alla luce del sole\E tu ci credi veramente, tutti sono assassini; in Sheep: Cosa ottieni facendo finta che il pericolo non è reale\Mite e obbediente segui il capo\Lungo sentieri ben battuti nella valle d'acciaio\Che sorpresa! Uno sguardo di shock nei tuoi occhi\Ora le cose sono proprio quello che sembrano\No, questo non è un brutto sogno. Tra l’altro con una voce modificata da un vocoder, un roadie scozzese del gruppo legge una versione modificata del Salmo 23, il cui testo riprende la tematica del seguire ciecamente il leader (In verdi pascoli, mi conduce presso calme acque\Con luccicanti coltelli\ Egli libera la mia anima\Mi fa penzolare dall'alto, appeso a ganci\Mi trasforma in cotolette d'agnello). In Pigs (Three Different Ones), vengono presi in esami tre pezzi grossi: di due, un uomo e una donna, non è tanto facile capire chi siano (e le ricostruzioni che vedono gli attacchi di Waters a Margaret Thatcher non sono credibili, dato che divenne primo ministro solo nel 1979, l’album è di tre anni prima), ma di una è diretto lo strale. Waters canta: Ehi tu, Whitehouse, ah ah, sei una sciarada, in riferimento a Mary Whitehouse, capo dell’Associazione Nazionale dei telespettatori e franca promotrice di una campagna contro la TV, dove vedeva solo sesso e violenza. Ha un record niente male: i Deep Purple, presi di mira per lo stesso motivo, le dedicarono una canzone, Mary Lord, in Who Do You Think We Are? del 1973, insieme a Frank Pakenham, Settimo Conte di Longford, parlamentare che in quegli anni si batté molto contro la rappresentazione dell’omosessualità e redasse un rapporto, The Longfort Report, sugli effetti della pornografia, tanto che fu soprannominato dai detrattori Lord Porn. Un disco cupo, aspro, nerissimo anche nell’uso molto più potente dei sintetizzatori e di assoli drammatici di Gilmour, passò alla storia anche per la copertina, una delle più famose di tutti i tempi. Insieme a Storm Thorgerson e Aubrey Powell della mitica Hipgnosis, Waters chiese alla stessa azienda che realizzò i dirigibili Zeppelin di costruire un gigantesco Maiale aerostatico, che fu battezzato Algie. Come sfondo Waters scelse la centrale elettrica di Battersea, che con le sue quattro ciminiere agli angoli sembrava una gigantesca mucca stecchita capovolta. L’idea era di fotografare Algie tra le ciminiere, ma il 2 Dicembre 1976 un violento temporale fece prendere il volo a Algie che arrivò a 3000 metri di altezza. Powell informò la Polizia, e i piloti della Raf che videro un maiale gigante volare sopra Londra bloccarono per qualche ora i voli a Heathrow, fin quando verso sera un contadino del Kent chiamò per lamentarsi che un maiale atterrato nella sua proprietà infastidiva il bestiame. Il secondo giorno andò tutto per il meglio, ma Powell conservò il cielo plumbeo del giorno precedente, che fa da perfetto sfondo all’intera atmosfera dell’album, a cui aggiunse le foto di Algie del giorno dopo. Un disco che vendette moltissimo, nonostante la visione pessimistica del mondo che conteneva. E che ha un’ultima storia legata. Durante il tour In The Flesh per promuovere il disco, dove compare in tutta la sua grandezza anche Algie, a Birmingham, uno spettatore, secondo la leggenda vestito punk, lanciò una bottiglia contro Waters, che in tutta risposta rabbiosa gli sputò in faccia. Negli stessi mesi in cui il disco veniva alla luce, Johnny Lyndon dei Sex Pistols si presentava spesso con una maglietta con la scritta “I hate Pink Floyd”, da lui definiti “i dinosauri del rock”, epiteto che va ancora oggi per la maggiore: rappresentavano “quello che non volevano essere”. Solo anni dopo si scoprirà la verità, che era solo un modo per farsi pubblicità, tant’è vero che Nick Mason negli stessi Studi di Britannia Row produrrà Music For Pleasure dei The Damned, famoso gruppo punk, nel 1977, anno sacro del movimento. Tuttavia, quell’episodio fu centrale per Waters nell’esplorare l’incomunicabilità di certi pensieri, che sarà alla base del successivo, e leggendario, lavoro del gruppo.
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isolaideale · 1 year ago
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hermioneblk · 2 years ago
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lostinaflashforward · 2 years ago
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RECEFLASH | Star Wars: Visions - Stagione 1
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Da oggi su Disney+ ritorna Star Wars: Visions con l’attesissima seconda stagione e per l’occasione, vi proponiamo il nostro parere sul primo volume della serie d’animazione targata LucasFilm!
RECEFLASH STAGIONE 1
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agathaandrea · 29 days ago
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Recensione... Anime
Ringrazio Angela Iacoviello per la bella recensione che ha scritto sul Blog Chicchi di pensieri del mio libro. Grazie e buona lettura… https://chicchidipensieri.blogspot.com/2024/08/anime-di-maria-cristina-buoso-recensione.html
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readwatchrepeatblog01 · 2 years ago
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NUOVA RECENSIONE SUL BLOG! - “Buddy Daddies”
Pubblicata una nuova recensione sul blog! Questa volta è toccato a uno degli anime stagionali che sta appassionando molti e che continua comparire tra le prime posizioni nella classifica dei “Top 10 anime più apprezzati della settimana”! Sto parlando di “Buddy Daddies”!
Clicca per leggere la recensione!
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pier-carlo-universe · 2 months ago
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Il pittore di anime di Ildefonso Falcones: Un capolavoro tra amore, arte e rivoluzione. Recensione di Alessandria today
Un affresco storico e passionale nella Barcellona modernista
Un affresco storico e passionale nella Barcellona modernista Recensione Il pittore di anime è un romanzo che ci porta nella Barcellona dei primi del Novecento, in un periodo segnato da profondi cambiamenti sociali e culturali. L’autore, Ildefonso Falcones, conosciuto per La cattedrale del mare, dipinge un affresco storico potente e coinvolgente, in cui la città catalana è protagonista insieme…
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aroundtable · 2 months ago
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In questa domencia off topic in cui siamo tuttti distratti da Lucca Comics ho deciso di completare il discorso cominciato un paio di settimane fa con i recap degli anime che ho visto nell'ultimo anno. In questo video vedremo Tokyo Ravangers Blue Lock Kamikatsu Ooku The Inner Chambers Akuma Kun Frieren: Beyond Journey's End SoloLeveling Zom 100 Bucket List of Dead I'm in love with villainess Dungeon Food High Cards I got a cheat Skill in another world
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multiverseofseries · 8 months ago
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X-Men '97: il revival sui mutanti Marvel che tutti aspettavamo
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La recensione di X-Men '97, revival della storica serie animata sui Mutanti di casa Marvel che torna con un prodotto nostalgico ma intelligentemente aggiornato al presente. Tra animazione, regia e scrittura. Su Disney+.
Bastano gli iconici titoli di testa a confermare l'identità di X-Men '97, molto cara ai figli degli anni '80 e dei primi anni '90. La serie d'animazione classica era conosciuta in Italia come Insuperabili X-Men, in onda dal 1992 al 1997 per cinque ricchissime stagioni. Il suo peso storico è rintracciabile nell'aver aperto la strada allo sviluppo di molte altre serie televisive dedicate ai supereroi della Marvel, prima fra tutte quella di Spider-Man, ma più in generale nell'atto di sdoganare in senso mainstream i gli eroi sul piccolo schermo, sfruttando l'animazione come efficace strumento traspositivo per testare un medium differente.
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X Men: un frame della serie animata
Nel settembre del 1997, poi, Insuperabili X-Men trova la sua naturale conclusione in un episodio dai tratti commoventi dedicato al lascito della missione di Charles Xavier ai suoi studenti, ormai cresciuti e diventati supereroi a tutti gli effetti. E proprio da lì riparte X-Men '97 di Marvel Animation: da quell'anno d'interruzione nel passaggio d'eredità morale, come se non fossero passati 27 anni, per raccontare un prodotto di ieri con gli occhi di oggi. Dimostrando quanto difficili e complesse siano le tematiche inclusive e identitarie narrata nella serie.
L'X-Factor di un prodotto straordinario
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X-Men '97: una scena
X-Men '97 è prima di tutto rivolto alle generazioni che sono cresciute con la serie originale, ma non per questo si può dire disinteressata a un parterre di spettatori più ampio e più giovane. Il fatto è che lo show è in tutto e per tutto la sesta stagione del prodotto anni '90, di cui non funge soltanto da sequel ma recupera anche dinamiche, rivalità, scelte narrative e villain del suo glorioso passato. Lo sdoganamento dei supereroi grazie ai cinecomic ha resto molto più noti i fumetti Marvel tra i nuovi nerd, ed è principalmente su questa conoscenza acquisita e maggiormente diffusa a cui lo Studio ha deciso di aggrapparsi per lo sviluppo di una serie apparentemente nostalgica ma di fatto moderna, rinnovatrice di se stessa, ragionata principalmente su tematiche che dopo trent'anni sono oggi più di ieri fondamentali e dibattute in ambito civile e sociale. È il genere supereroistico che si rende elevato, sfruttando il mezzo dell'animazione per raccontare l'eterna battaglia dei Mutanti per l'accettazione. Stravolge una cifra contenutistica già emozionante e intimista in partenza e adesso più introspettiva, filosofica, con distinti tratti etici e intellettuali che trasudano dalla straordinaria penna di Beu DeMayo, showrunner ed head writer della serie che purtroppo non curerà più il progetto dopo la seconda e già annunciata stagione.
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X Men: un frame della serie animata
Il gene mutante, il grande X-Factor di X-Men '97, risiede principalmente in un DNA concettuale che recupera il meglio del prodotto classico per attualizzarlo in ogni suo aspetto, divenendo per Disney+ quello che Castlevania di Warren Ellis rappresenta per Netflix. Ci sono monologhi che vanno riascoltati e interiorizzati, nello show, scambi di battute caustici e sarcastici, relazioni complicate che hanno ancora una loro decisa centralità. E poi molte intuizioni concettuali arrivano a trasformare completamente il senso di un episodio, toccando corde profonde e stuzzicando il pensiero critico dello spettatore. Un valore, questo, che è impossibile ignorare.
Il potere dell'animazione
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X Men: un frame della serie animata
Al di là dell'attenzione per storia e dialoghi, comunque, X-Men '97 gode di un'animazione davvero splendida e di un gruppo di protagonisti ancora valido e affascinante. Il merito dell'estetica va tutto a Studio Mir, che è riuscito ad aggiornare il canone stilistico anni '90, mantenendone intatto fascino e carattere ma ripulendone linee e contorni, tratteggiando con decisione i dettagli delle scene e dei personaggi e sfruttando ovviamente tecnologie di sviluppo moderne per confezionare il prodotto. È dunque ricercata la patina televisiva dell'epoca, ma ad esempio la CGI è sfruttata in minima parte, dando ampio e giusto spazio al 2D e all'animazione tradizionale in tutto il suo splendore. Per non tradire la continuità dell'opera, si è poi deciso di mantenere tutti i costumi del tempo, da Ciclope a Wolverine, da Jubilee a Morph (tra l'altro scelta geniale riaverlo nel team, potendosi trasformare in tanti altri X-Men). Il colpo d'occhio maggiore, però, arriva dalle scene d'azione, dove risalta una maggiore fluidità dei movimenti e una regia animata più stilizzata e virtuosa rispetto a trent'anni fa. Altro elemento modernizzante della serie che dà il suo massimo nei team-up dei protagonisti (Wolverine e Gambit, Ciclope e Alfiere).
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X-Men '97: una scena
Dei DIeci episodi che compongono questa prima stagione, non ce n'era uno che si potesse dire simile all'altro o che fosse meno interessante. Ognuno di essi guarda a un importante arco narrativo del passato, tra Sentinelle, Magneto o Sinistro, dando comunque modo allo spettatore più spaesato di comprendere gli allacci delle varie storie e di non sentirsi lasciato solo. Possiamo dirci sinceramente colpiti e soddisfatti del progetto X-Men '97, nella speranza che la prossima stagione possa regalarci gli stessi spunti di riflessione e lo stesso spettacolo di questa appena conclusa.
Conclusioni
In conclusione, dietro alla sua apparente aura nostalgica X-Men '97 nasconde una profonda anima intellettuale che si rende evidente soprattutto nella scrittura degli episodi e dei dialoghi, per come tratta alcune tematiche identitarie ed inclusive, per come sfrutta relazioni e rivalità, per le corde che sa toccare. Un prodotto meraviglioso forte di un parterre di protagonisti ben ragionato e di un'animazione rinnova il passato senza tradirlo, mantenendo intatto fascino e carattere della serie classica ma con un tocco aggiuntivo più virtuoso e moderno. Imperdibile.
Perché ci piace
La scrittura e la curatela di Beu DeMayo sono straordinarie.
Ci sono monologhi e riflessioni che lasciano il segno.
Il recupero costante di dinamiche e storie classiche che vengono però adattate al presente.
Lo stile animato è semplicemente meraviglioso.
Gli scontri, le rivalità, i team-up.
Cosa non va
Forse il pubblico di riferimento è principalmente quello che è cresciuto con la serie classica, ma non lasciatevi intimorire: in realtà è aperto a tutti.
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jazzluca · 9 months ago
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OPTIMUS PRIME ( Voyager ) LEGACY UNITED *Animated*
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A cementare la presenza degli Animated nei Legacy arriva il loro OPTIMUS PRIME, ed abbiamo anche qui un interessante ibrido fra il classico stile Generations e quello stilizzato della serie animata del 2008, forse maggiormente in risalto in questo Voyager.
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Anche se devo dire che di primo acchito, dalle iniziali immagini promozionali, non è che il ROBOT mi ispirasse tantissimo, ma dal vivo esprime al meglio le sue peculiarità, dato che è bello grosso e massiccio, ma forse è l'effetto della plastica blu di braccia e gambe che un po' mi da la sensazione di leggerezza e / o di pochezza: plastica con un blu spento che è fedele a quello dei cartoni, rispetto a quello scuro o più acceso dei Prime di altre serie, ma che appunto sminuisce l'estetica del robot, cui vanno aggiunte pure le ruote ai lati delle caviglie senza i cerchioni argentati, o anche altre piccole cose come i dettagli neri attorno ai piedi o quelli gialli sul collo dei piedi e sul dorso delle mani.
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Ma per fortuna non è tutto un macello, dato che torso e viso sono ricchi di dettagli e ottimamente dipinti, con una testa che è una bella sintesi fra un Commander classico e quella dell'originale Animated, ed il rosso di torso e spalle e un po' scuro e bilancia il succitato blu spento.
Carini pure i dettagli su avambracci e gambe, che sono quelli del classico Op G1, laddove sennò quelle parti, a guardare l'Animated, sarebbe dovute rimanere lisce e glabre.
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Da buon Generations post WfC il nostro ha i classici fori sparsi nei soliti posti standard, con in più quelli delle ruote all'altezza delle caviglie, mentre sugli avambracci appaiono subito prima dei pugni, una posizione non casuale forse, dato che nei cartoni Optimus sparava rampini ed altri gadget dai polsi, ma neanche in questo modello Prime esibisce questa particolarità, quindi si spera in eventuali accessori successivi o in versioni repaint con questa gimmick.
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Infatti gli accessori di questo Voyager sono il pannellino coi lampeggianti da piazzare sulla schiena ( che copre 3 fori ma ne ha poi uno di suo ) e l'ascia iconica del personaggio, una signora asciona fedele con la lama in plastica trasparente blu e con il manico un po' troppo grosso, sì, ma questo perchè poi può allungarsi, sempre come visto nei cartoni!
L'ascia, infine, ha due spine ai lati del manico largo ed un'altra in cima al supporto della lama, così come dietro di questo c'è un foro per metterci l'effetto di esplosione in plastica trasparente, seeeeeeempre per ricreare quanto si vede in tv. ^^
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La posabilità è nella norma, ma sorprendono i polsi che ruotano, più che altro perchè nella TRASFORMAZIONE rientrano nei pannelli restando sulla loro base di balljoint, un metodo questo che dovrebbe essere lo standard per tutti i Generations dai Voyager in su, minimo! Il busto si converte nella cabina del camion alla maniera del Deluxe Cybertroniano e quello Battle Damage, con il pannello del petto che si solleva a coprire la testa, idem quello della testa e ai lati le braccia ripiegate. Le gambe invece hanno una trasformazione davvero interessante ripresa da Siege Hound, srotolandosi lateralmente in modo che le ruote che erano sulle caviglie siano ora allineate.
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Peccato solo per i piedi in vista sopra la parte posteriore della MOTRICE DI UN CAMION DEI POMPIERI, dato che a parte questo difetto estetico ( perdonabile vista la trasformazione, però ), il veicolo è davvero somigliante a quello visto in tv, sopratutto per via delle succitate ruote vicine e alla presunta assenza di quelle anteriori, nascote nel modulo grigio inferiore.
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L'ascia così grossa non si può nascondere neanche vagamente come nel succitato Deluxe originale e quindi semplicemente si appoggia sul retro del veicolo, o ai lati dello stesso tramite i numero fori.
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Se i vari Optimus Generations avevano Matrici scolpite all'interno del torso e robe così, il nostro Animated qui ha invece un altro tipo di finezza, ovvero i dettagli della cabina scolpiti all'interno, con i sedili sul retro delle spalle e nel pannello frontale il volante da una parte e lo stereo dall'altra!!
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Ancora, davvero un peccato per le ruote senza i cerchioni argentati, che sminuiscono parecchio un veicolo altrimenti davvero indovinato, pannelli dei piedi a parte, così come il succitato il blu spento non aiuta l'estetica del robot, ma per il resto è davvero una buona versione Generations dello storico Animated, anche se magari ci sono indizi di un'eventuale versione magari Leader con altri accessori, quindi al limite aspettiamo di vedere cosa e se sforneranno in futuro per questo personaggio.
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