#questo cerca il linciaggio
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der-papero · 2 months ago
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Ad un meeting speciale a causa della cacciata del CTO ...
Un anonimo: Given that various incidents have occurred where the consumption of alcohol served likely played a part in influencing the actions of individuals, will there be any push towards dry events? Or perhaps to consider serving of non-alcoholic wines/beers at events where absolutely necessary. Il resto dell'azienda:
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mucillo · 3 months ago
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Wendy McNeill - In Bocca Al Lupo (Official Video)
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La canzone narra del linciaggio di 11 immigrati italiani avvenuto il 14 marzo 1891 a New Orleans.
È una storia che fa parte di un’epica, la nostra , quella che risale a quando noi italiani eravamo i “ musi neri” , emigranti, uomini e donne in cerca di uno spiraglio di dignita’ attraverso il lavoro. E per questo “ camminammo” su gran parte dei mari e delle terre d’occidente e non solo…per 200 anni !
Cerchiamo di ricordarlo sempre... anche oggi e domani.
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gretathunberg · 2 years ago
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Nelle società post industriali, e post globali. Le leggi non esistono, se non in rari contesti, per proteggere l’individuo dai soprusi, dalle ingerenze, dal linciaggio della fortuna avversa, nè tanto meno per rinforzare e aiutare a realizzare i suoi diritti -  tavolta nel novero di quell inalienabili
Le leggi esistono per direzionare le masse Le masse in un mondo a comunicazione totale e ognidirezionale,  sono incontrollabili. Le masse in un mondo dove gli individui coltivano il sè, la propriocezione dell’universo, il totale diritto a tutto, sono incontrollabili. Nessuno fa se non nella direzione del sè.
Le leggi nel mondo post moderno e post globale, esistono per direzionare le masse per spingerle a muoversi in modo coerente verso fini e risultati che siano utili al sistema in sè. O il sistema imploderebbe, collasserbbe sulle pressioni delle altre economie, delle altre nazioni, delle pressioni internazionali.
A volte o forse più spesso sembrano esistere per direzionale le masse verso fini utili al potere fine a se stesso, o utili alla ristretta elite che dal potere trova giovamento a discapito del contratto sociale, e del supporto  filantropico e gratutio all’altro. Insomma le leggi sembrano solo consustanziali a un potere che adora solo se stesso, e fa di se stesso il proprio unico fine. La comunicazione in mano al potere post globale, alle autatchie ma anche a molte repubbliche insospettabilmente democratiche, sembra andare nella stessa direzione. La comunicazione non avend a dsposizione  lo strumento  della multa, della minaccia del carcrere, del gladio come invece le leggi di stato spesso hanno, la comunicazione deve sedurre, anzi convincere, dissuadre, o destituire di fondamento le tesi opposte: sedurre, coinvicere, dissuader o destituire, richiede un terreno comune, un minimo comun denominatore di valori su cui basare le proprie teorie. Il globalismo  ha creato questo terreno comune. In particolare sfruttando non il meccanismo del convicimento, che richiede fatica intellettuale da parte di chi ascolta, ma quello della dissuasione secondo cui meglio non fare questa o quella cosa, perchè lederebbe i nostri piccoli perversi e lucidi interessi di bottega; o quello ancora più facile della destituzione di valore, perchè infamare diffamare, inventare narrative destituenti, è facile e non richiede il costo della coerenza. Insomma le persone capiscono quel che si vuole dare a intendere, se detto con convinzione, e se titilla i pilastri fondant del loro ego. Un ego spesso frustrato, spaventato, solo e spaurito dalle soverchianti forze della società.
Qualsiasi teoria può essere blandita se si tratta di parlare male del “nemico”, basta la accortezza della verosimiglianza. A volte è sufficiente anche solo che sia detto da una fonte autorevole, forte, patriarcale o patriarcalizzante, il capo di stato, la polizia, la radio o la TV, un ente che nessuno può controvertire perchè investito di quel ruolo da leggi o principi pubblici. Basta per destituire il nemico e le sue teorie di ogni valore. Per cui, esemplarmente, la Polonia di Hitler era tedesca, il mare mediterraneo di Mussolini era “nostrum”, l’Ukraina di Putin è russa (siamo noi “occidentali” - brutti e cattivi - che non riconosciamo questa evidenza etnica patente e ovvia), l’america di Trump è in mano agli stranieri e messicani (e quindi il congresso - il parlamento americano - va aggredito, sottomesso e “destituito” e le elezioni e i ballottaggi, sono chiaramente “sotto il controllo del nemico” , se non danno la presidenza a Trump. La società postglobale che non crede in niente, se non ai contratti sociali, crede a volte ai capi? Alle autorità non perchè autorevoli ma perchè autoritarie? La gente crede alla forza? O semplicemente disperata, in cerca di una qualsiasi bussola mentale e morale, e anche una distorta e perversa quindi va bene? La politica internazionale sembra piena di questi esempi. Perchè nessuno in Corea smentisce Kim  Yong Perchè nessuno in Russia osa pronunciare la parola guerra contro l’Ukraina, ma si adegua a dire “operazione militare”? Solo per paura delle ripercussioni penali? Al momento nessuno sembra essere stato mai condannato, anche chi tra i russi  sui social usa la parola guerra all’Ucraina, con disnvoltura democratica.
Perchè nessuno si ribella ai Talebani che impongono il burka e proibiscono alle donne persino di guidare un auto, d di frequentare una scuola? L’uomo moderno sembra credere o che la menzogna, se detta da una autorità è in fondo un mezza verità o che non può essere totalmente ignorata. O forse l’uomo moderno è così spaesato di fronte a un mondo che promette ogni libertà e non ne mantiene nessuna, che parla di libertà, ma non difende i principi che quella libertà informano come ad es la cultura, la coscienza, la legalità, il rispetto dell’altro; un mondo che dice che tutto è possibile, ma niente è vero: Dio non è vero, ma anche il comunismo è una favola, l’islam una barbarie, il cattolicesimo è un insieme di credenze autoritarie reazionare o banali e sempliciotte, il buddismo una bella tecnica di meditazione per l’ansia, una pratica quasi da palestra,   che quindi sono superate nel dinamico e razionale e materiale mondo posto moderno.
L’importante è, pare, essere dinamici, e giovani, bere tanta acqua e fare esercizio, magari pilates o meditazione e amare le piante e gi animali. Tutto il resto è reazione e passato.
Ma questi principi da “rivista da sala d’attesa, o da rivista da parucchiere” questi principi universali, perchè non dicono nulla e non infastidiscono nessuno, possono essere il m.c.denomiantore di uan società complessa, globale, ricca e povera, sull’orlo di una crisi climatica e forse di una crisi di coscienza storica e individuale, come la nostra? E’ davvero tutto qui, oppure proprio questo vuoto, è ciò che consente il reale controllo del pensiero, il lavaggio del cervello, fatto di azioni guerruglia, di comunicazioni frammentate ma mirare sempre allo stesso scopo. Compra e non pensare, compra e non criticare. Lavora compra e si liberal e sarai felice. Compra ma non criticare, e soprattutto non cambiare un etto di quanto ti viene dato. I 3 miliardi di poveri non ci sono, e il riscladamento globale è una invenzione di qualche svaporato, nevrotico, e infelice che non ci vuole felici, col sorriso durbans, traspirati, profumati e con una bella auto. E ben idratati, dimenticavo
E’ il globalismo un’ etica o un pensiero? O è uno spazio di manovra Manovra per chi? A chi giova.
Per il potere inteso non nel senso classico o complottista, ma nel senso elitario. Ogni organizzazione sociale genera una classe dominante, perxchè ogni organizzazione è squilibrata, e tende al verticismo figlio dell’egoismo.
Le classi dominanti, che non sempre sono quelle che le leggi dello Stato definiscono, e le costituzioni vorrebbero o prevederebbero, agiscono. Nel proprio interesse. Che certamente non è quello di diminuire i propri privilegi, al limite monotonicamente di mantenerli o accrescerli. Questo spazio di libertà totale che è la comunicazione globale, è stata voluta dalle classi dominanti o no? Forse no. Ma certamente giova qualcuno più di altri.
E certamente quando la comunicazione è sottocontrollo privato, come capita nei social, giova il capitale e le entrate econoiche di chi proprietario dei mezzi di comunicazione.
Mai come oggi è stato vero il principio che “il media *è* il messaggio” (Mc Luhan), che non conta il contenuto, ma la sopravvienza del mezzo di trasmissione: questa finta libertà di opinione di espressione e di pensiero, la libertù di mostrare i propri calzini bucati a tutti, perchè qualsiasi messaggio deve essere banale o non si propaga, in quanto propagato dagli individui tramite citazioni e reblog, e non centralmente da un emettitore come capita per radio e TV, questa liberta  è semplicemente la possibilità dei proprietari di media di accrescere la potenza economica del media stess (i social di proprietà) e la propria. Ogni calzino bucato, ogni foto di gambe sdraiate al mare, ogni selfie è l’impulso che strascina sempre più in alto un potere mediatico confuso e cieco , nei fini valoriali e ideologici, ma chiaro e nitido negli scopi proprieconomici: fare soldi soldi e sempre più soldi. Vale davvero la pensa possedere questi social e usarli se non portano a nessun vero risultato se non perpetrare lo status quo? Un status di banalità condivise.
Perchè nessuno rifiuta di esistere sui social, o meglio su certi social? Perchè i social perpetuano la società globale, che è una società fatta di vuoti, di assenze, di non risposte, o risposte  banali e sempliciotte che rinforzano il superficiale. I social riflettono, conducono questi valori minimali e ristretti, o generano questi valori? Io credo che la sensazione di libertà , l’idea di liberà posgobale, quella di essere vuoti e soli, generino social senza obiettivi che hanno lo scopo di dare valori condivisi da tutti, e quindi valori minimalisti, materialisti e privi di un substrato concettuale, con impatti limitati al poco o al nulla. Al rimanere ben idratati, che pare il problema numero uno della società under 21 sui social. E questo spazio dove può sussistere solo il minimo comun denominatore, fatto di poco e nulla, genera menti prive di senso critico, o pronte  a criticare quanto sia fondato su un pensiero strutturato, perchè ogni pensiero strutturato genera opinioni contrastanti, sovente. La neutralità - un po’ ipocrita - dgli spazi globali, e post globali, la apparente neutalità dei social genera persone prive di pensiero, che hanno pensieri privi di qualsiasi spinta reale, che non modificano la realtà personale e sociale e che rinforzano la struttura neutra e la propagazione di pensieri privi di contenuto. Ogni insieme di assiomi genera i propri teoremi, i propri mondi euclidei o non euclidei. L’assenza di qualsiasi assioma, genera il vuoto delle menti e dello spirito.  
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kon-igi · 5 years ago
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SCANSARE I DARDI AVVELENATI O FERMARLI COL PETTO?
Fondamentalmente siamo tutti dei bestiolini irrequieti che si fanno esagitare dalla mancanza di sesso e/o cibo, ragion per cui, dopo aver visionato e studiato scientificamente le migliaia di modalità di approccio al combattimento, sono giunto alla conclusione che sebbene i meccanismi di coping differiscano notevolmente tra uomo e donna (non potrebbe essere altrimenti), quest’ultima stia decisamente mettendo in atto un costrutto disadattivo molto pericoloso.  
Dovevo avere sei o sette anni e avevo appena tirato la treccia a una stronza morfiosa che aveva cercato di centrarmi la faccia con un mattone, quando mia mamma, incazzatissima, mi strattonò per una spalla e mi disse ‘Le donne non si toccano neanche con un fiore!’. Insomma, contestualizzate... erano gli anni ‘70 e la società veniva da una spaccatura epocale su cosa dovessere essere e fare una donna perciò non si poteva farmene una colpa se risposi ‘E con un mazzo di ortiche allora?’.
A quei tempi si era più pratici e meno ipocriti: la donna di media era fisicamente inferiore e quindi non sarebbe stato corretto farci a botte. Punto.
Il grosso problema del 2020, invece, è che mentre per l’uomo la strategia di coping prevede una risposta in Fight-or-flight, per la donna invece è fisiologicamente presente una risposta in Tend-and-Befriend, quindi l’esatto contrario: la donna difficilmente è aggressiva a livello fisico (parlo di sanguinaria aggressività feroce) ma una sacrosanta e lecita autodeterminazione come individuo pari socialmente al corrispettivo maschile l’ha portata a sviluppare modelli comportamentali in hyperarousal cioè in attacco eccitato non sempre alla propria portata.
Ricapitoliamo:
La femmina dell’essere umano è sempre stata protetta e soccorsa in quanto ‘sesso debole’ (fisicamente parlando).
Da qui la Cavalleria, la gentilezza di default e tutto un codice di comportamento maschile la cui summa è ‘Le donne non si toccano neanche con un fiore’
La donna si riscatta socialmente con decenni di lotta sofferta: la fragilità del suo essere donna, diretta conseguenza dell’innegabile fragilità fisica, non ha più ragione di essere.
La donna abbandona lo schema del Tend-and-Befriend e si parifica all’uomo in quello del Fight-or-Flight, che fino a qualche tempo fa, etologicamente parlando, tra individui femmina era presente solo a scopo interattivo e dimostrativo
C’è solo un piccolo problema.
Nel maschio permane sempre uno stigma sociale nei confronti di chi picchia una donna e una remore nel farlo. A parità di situazione se a un uomo si avvicina un altro uomo per fare a botte, questi si crepano di mazzate senza il minimo dubbio; se si avvicina con lo stesso fare aggressivo una donna, il maschio la spintona via, la evita o si prende le botte senza reagire.
(a tale merito, sono molto interessanti i numerosi esperimenti sociali in cui un sembra che uomo venga picchiato dalla moglie e tutti ridono ma quando è il contrario scatta il linciaggio)
Se cercate su youtube filmati dal titolo ‘when men fight back’ o ‘...hit back’ e similari, potete vedere l’enorme disequilibrio comportamentale tra l’uomo che cerca di rimanere calmo e la donna che aggredisce con furia inenarrabile, fino allo scatto d’ira del maschio che arriva a reagire in un crescendo semiologico di prossemica che Ekman si sarebbe venuto nei pantaloni. Salvo poi che il menatore viene massacrato di botte da tutti i maschi presenti per aver infranto la regola della donna e del fiore.
Non si tratta di reverse sexism... è proprio un bias etologico derivato da una deviazione asimmetrica e spuria dell’interazione tra i due sessi, con la donna che crede di avere ottenuto la parità anche in questo ambito e l’uomo che è rimasto legato a questo pattern pro-sociale di forma.
A livello sociale la trovo una cosa interessantissima su cui credo che molti avrebbero da dire la loro.
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ideeperscrittori · 6 years ago
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IL LORO PIANO DI MERDA Non è questione di complottismo. Non ci sono piani nascosti depositati in archivi segreti. Non servono cervelloni capaci di decifrare diavolerie crittografiche per rendersene conto. C'è un piano evidente, sotto gli occhi di tutti. Basta ascoltare il telegiornale. Basta aprire un sito di news e leggere i titoli. C'è un piano che punta alla ricerca del consenso, perché questo obiettivo è l'unico faro che guida l'azione di governo. C'è un piano che non è soltanto cinico e crudele, ma anche semplice, stupido e infantile, a tal punto che in un paese come il nostro potrebbe essere considerato geniale. Per attenersi al piano basta sabotare qualsiasi idea di integrazione, cacciando migliaia di persone da centri di accoglienza, luoghi di rifugio e strutture temporanee di ricovero. Ma quale destino attende le persone cacciate? Procediamo per esclusione: non vengono teletrasportate in mondi paralleli, non si smaterializzano, non trovano ospitalità in castelli fiabeschi creati dalla fantasia di scrittori petalosi, non vengono assunte nei giornaloni diretti dagli intellettualoni, non diventano controfigure pagate a peso d'oro in produzioni cinematografiche elvetiche ambientate in Lombardia. Ma allora dove vanno a finire? A costo di dire una cosa sconcertante, voglio svelarvi la verità nuda e cruda: spesso finiscono nelle strade frequentate da tanta brava gente che prega moltissimo ed è infastidita dalla loro presenza ("È in atto una sostituzione etnica, signora mia"). Le conseguenze sono facili da immaginare. Ben presto emergono conflitti sociali puntualmente denunciati da quotidiani come Libero, con titoli come: "Ecco dove ci ha portati il buonismo". Intanto i sondaggi premiano gli autori e gli esecutori del piano. Chi si ribella viene liquidato come buonista del cazzo col Rolex e subisce il linciaggio di quelli che dicono: "Parli così perché non conosci la situazione delle periferie che stanno inghiottendo tutto". Ed è vero che le periferie divorano ogni cosa. Spuntano strutture fatiscenti, ci sono nuovi senzatetto. La concorrenza tra chi cerca di sopravvivere diventa sempre più difficile. Interi quartieri diventano periferie piene di rifiuti, degrado ed esseri umani che vivono in modo disumano. In questo scenario emerge la rabbia e scoppiano guerre tra poveri, mentre chi ha fatto esplodere la polveriera con le sue decisioni irresponsabili, con la sua cinica propaganda costruita giocando con le vite altrui, viene invocato come il messia dalla brava gente che rischia di inciampare sul corpo di un uomo addormentato sul marciapiede e privo di coperta, perché il vicesindaco l'ha gettata nella spazzatura ("Sono animali, signora mia, non usano nemmeno le coperte"). È questo il loro piano di merda che bisogna fermare.
— L’Ideota
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toscanoirriverente · 6 years ago
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Il nuovo codice di Hammurabi
Su Le Monde, un gruppo di femministe dichiara che se un uomo viene accusato di stupro è colpevole fino a prova contraria. Lena Dunham, sceneggiatrice di Girls, ha dichiarato la stessa cosa: le donne non mentono sullo stupro. Quindi se un padre, un fratello o un figlio verranno accusati di molestie da una tizia qualsiasi, è giusto linciarlo su Twitter, farlo licenziare, calunniarlo, diffamarlo e possibilmente suicidarlo. Sarà bellissimo andare da un uomo di 66 anni e dirgli “papà, hai 12 ore per dimostrare a degli sconosciuti che 30 anni fa non hai toccato il culo a una tizia, altrimenti ti toglieranno la pensione”. Sperando non crepi subito d’infarto come con gli errori di Equitalia, sarà spassoso.
Mi colpisce come né le femministe di Le Monde né la Dunham abbiano spiegato perché questo principio si debba applicare solo ai casi di molestia/stupro e non, che so, a quelli di tortura. O di omicidio. O strage. Vorrei inoltre far notare che se un tizio stupra una donna, conoscendo questo principio gli conviene ucciderla; se lei è morta avrà un processo equo e assistenza legale. Se lei è viva, no. Portentoso, ‘sto principio.
Altra domanda: se la stupratrice/molestatrice è una donna, magari di un’altra donna, o di un bambino? Anche lei è colpevole fino a prova contraria? Perché è risaputo che anche le donne stuprano, torturano, uccidono e sfregiano uomini, donne e bambini. In quel caso come funziona? La parola di un uomo vale meno che quella di una donna? E quella di un bambino?
Lo so, lo so, sto facendo il cockblocker. So che queste domande complicano una cosa “semplicissima” e tolgono alla folla il suo giusto e meritato linciaggio quotidiano, ma sto ancora imparando come funziona il tribunale popolare Social. Faccio domande a questi nuovi Savonarola e mi sento come quando discutevo con certi elettori che rispondevano “ma va làààà, va làààà, checcivuole a gestire un comuneeeee?”.
E non ho nemmeno finito. Perché con tutto il rispetto del mondo e senza voler sembrare antipatico… c’è un altro problema non trascurabile, in questo nascente tribunale sociale.
Ecco, lungi da me rovinare tutta quest’allegra giustizia sommaria, ma in agosto una ragazza ha accusato un collega di Lena Dunham di averla molestata. Lena ha risposto che la ragazza certamente mentiva. Per questa dichiarazione è stata massacrata dal tribunale social, nonostante si sia scusata per aver dubitato. Tolta Lena, ci sarebbe la storia della tizia che non aveva voglia di pagare il taxi e se n’è andata minacciando di accusarlo di molestie. Un altro tassista è stato salvato dall’app per lo stesso scherzo. E un altro ancora. A Milano un tassista sudamericano ha violentato la turista canadah, no. Sempre a Milano, la studentessa violentata sul treno da due marocchini si era inventata tutto. C’è poi il caso dello stupro di Chiaia denunciato su Facebook, proposte di giustizia sommaria e poi era una palla. Un’altra ha mentito perché voleva 1000 euro al mese da un imprenditore. Una chiede un passaggio, la carichi e scatta il ricatto. Anche le prostitute lo fanno. A Torino c’è stata la ragazza violentata dai ROM; guerriglia urbana, poi scusate, mentivo. Una donna ha accusato il suo ex fidanzato di stupro ”per farlo tornare da lei”. Idea che ha avuto anche un’altra donna a Olbia. Dev’essere tipo “prima Badoo, dopo #metoo”.
Un’altra, per nascondere al marito l’amante, lo ha fatto incarcerare per un anno dicendo che l’aveva violentata. Un’altra l’ha detto per attirare l’attenzione. Una, per nascondere i succhiotti che le ha lasciato l’amante, racconta di essere stata violentata. Messa alle strette confessa di “avere fatto una cavolata”. Una passa la notte con l’amante, poi si presenta dalla polizia millantando di essere stata sequestrata e stuprata. Non è la sola a usare il trucco per coprire tradimenti. Ci sono poi gli immancabili 2/3 immigrati stupratori; roboanti dichiarazioni di Salvini, immancabile “castrazione chimica”, poi non è vero. Notare che, stando ai Carabinieri, la signora era “non nuova a questo genere di reati”. Un’altra non ha il coraggio di dire al marito che fa la pornostar e dice che “è stata costretta da un conoscente”: falso. Un’altra s’è inventata tutto per far ingelosire il fidanzato. Una ha accusato il vicino di casa di stupro per liberarsene. Un’altra ha speso tutti i soldi, non ha avuto il coraggio di dirlo al marito e ha inventato stupro e rapina. Un’altra lo ha fatto per non pagare il biglietto del treno. E l’ha fatto anche un’altra. In Inghilterra, una tizia nel corso degli anni ha rovinato la vita a ben 15 uomini, finché qualcuno non si è accorto che nessuno l’aveva mai stuprata. Che ne è degli uomini, dopo? A me viene in mente Mohammed Fikri, intercettato durante l’indagine su Yara Gambirasio. La brava gente si è premurata di rovinargli la vita. Poi è saltato fuori che non c’entrava nulla. C’è anche il caso di un italiano mandato in galera dalla compagna un mese per niente. Per. Niente.
Ora: sono assolutamente certo i casi qui sopra siano rarissimi e isolati. O forse non così tanto. Ma sempre attenendosi ai numeri: quanti uomini innocenti è accettabile rovinare, per saziare la sete di giustizialismo della casalinga di Voghera? Uno su mille? Su diecimila? Soprattutto: chi ha deciso che una massa dietro una tastiera ha il diritto di giudicare e punire qualcuno? Chi gli ha dato il potere di farlo?
Bè, ammettiamolo: noi media, opinionisti e webstar di stocazzo abbiamo una discreta responsabilità.
Non facciamo muro contro la falange d’immondizia umana che si indigna per noia e lincia per divertimento; anzi, ne abbiamo un terrore assoluto. Tanto da legittimare calunnie e diffamazioni coi vari “l’opinione della rete”, “il web insorge”, “la rete si indigna”. Non sono opinioni, sono calunnie e diffamazioni, ossia reati. Il terrore di essere bollati come sessisti ci ha portati a presumere la colpevolezza in base all’organo sessuale. Abbiamo accettato il linciaggio dei colpevoli, e questo ha legittimato il linciaggio dei presunti colpevoli, in un delirio giustizialista collettivo dove chi cerca di moderare i toni è bollato come complice, e per dimostrare di avere la coscienza pulita bisogna fare a gara a chi è più intransigente; chiedere punizioni via via più severe fino alle immancabili torture, mutilazioni, esecuzioni.
Forse, prima di ritornare al codice di Hammurabi, sarebbe il caso di tirare fuori i coglioni e opporsi. Non partecipare a questo schifo. Non fare nomi. Non dare visibilità ai linciaggi. Boicottare, bloccare e impedire ai capipopolo di crearne altri. In una parola, comportarci da persone responsabili e non da bestie emotive.
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aneddoticamagazinestuff · 4 years ago
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Dumbo, l'autocensura ed il politically correct
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Dumbo, l'autocensura ed il politically correct
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Perché sorridere sul bollino rosso di Dumbo e degli Aristogatti è sbagliato
Cassandra si preoccupa spesso delle questioni tecnologiche e legali, ma è più preoccupata per le questioni legate alla cultura, ed ancora di più per condizionamento del comportamento, particolarmente se nascosto o poco evidente.
Ma prima il fatto: la Disney, compagnia nota non solo per la sua dimensione economica e la sua spregiudicatezza finanziaria, ma anche per essere estremamente conservatrice da tutti i punti di vista, ha ritenuto di dover creare, sulla sua piattaforma Disney+, un sistema di segnalazione per la presenza di scene inadatte ai minori, che ha colpito molti dei suoi “classici” dell’animazione, sconsigliandoli ai minori di 7 anni.
Se da una parte siamo abituati a considerare “normale” la censura di contenuti sessualmente connotati o violenti, certamente questo non può riguardare Dumbo, Romeo o Mowgli.
E’ meglio sgombrare subito il terreno da una questione che non si può liquidare con una risata.
Da un punto di vista aziendale o finanziario, l’iniziativa della Disney non sarà forse completamente azzeccata ma ha perfettamente senso; particolarmente negli Stati Uniti la “political correctness” è condizione necessaria per mantenere un “business” ed evitare anche costosissime “class actions”.
(Inciso: Cassandra si scusa per aver usato ben 5 parole inglesi nella frase precedente! Non fatelo a casa.)
Quindi dove sta il problema?
Sta nell’esistenza di spinte “estremiste” alla correttezza verso l’ideologia dominante, spinte che non si fanno scrupolo di arrivare alla caccia alle streghe, al revisionismo storico ed alla manipolazione mentale.
Cassandra è d’accordo con molte di queste posizioni, ma è totalmente in disaccordo su certi metodi con cui si cerca di promuoverle.
Parlare seriamente di censurare opere perché, figlie della loro, epoca dicono cose non allineate col pensiero dominante odierno, è revisionismo storico; riscrivere la storia è un’arma di controllo mentale, e per questo, e per altri altrettanto importanti motivi, non è accettabile.
Che sia la censura di un capolavoro cinematografico, oppure il linciaggio di un personaggio pubblico per una frase detta in un’email, queste manifestazioni perverse di “political correctness”, od in altri termini di adeguamento forzato ad una ideologia dominante, non possono essere accettate.
Purtroppo viviamo nuovamente in un mondo dove non solo si accetta la censura, ma addirittura ci si autocensura per paura delle conseguenze.
In un mondo dove questa deriva illiberale non viene percepita appieno, perché non è imposta da una polizia segreta, ma da uno strisciante condizionamento mentale causato principalmente dalle comunità sociali e dalla loro manipolazione.
Ci si autocensura non per paura che uomini in divise anonime sfondino la porta e ti portino via con un sacco infilato sulla testa, ma per paura di perdere popolarità e magari essere linciati sui social.
E sia per una multinazionale che per un individuo, non è una bella cosa.
Non fa ridere; è una tragedia per tutti.
Scrivere a Cassandra – @calamarim
Le profezie di Cassandra: @XingCassandra
Videorubrica “Quattro chiacchiere con Cassandra”
Lo Slog (Static Blog) di Cassandra
L’archivio di Cassandra: scuola, formazione e pensiero
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weirdesplinder · 4 years ago
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Visto che oggi è giorno di Elezioni, ho deciso di postare un estratto dal mio romanzo l'ACCOMODATRICE LIE FOR ME, dove la protagonista Alice cerca di sfuggire alla vendetta di un sindaco che a causa di alcune sue bugie messe in giro per conto di un cliente, ha perso le elezioni.
"Mi dirigo alla sede del partito, dove mi hanno detto che posso trovare l'ex sindaco. È la prima volta che la incontro di persona e devo dire che non mi fa rimpiangere di aver creato una bugia su di lei. Ha due occhi piccoli e neri che sembrano fissarmi con odio, anche se neppure mi conosce... credo. Mi presento. «Salve, signora Balloni, sono una giornalista del periodico Voce della Lombardia. Vorrei porle qualche domanda in vista delle prossime elezioni. Sarebbe possibile?» Mi sorride, fredda. «Una giornalista, eh? O forse sarebbe meglio dire la verità e chiamarla spia? Sapevo sarebbe ricomparsa in paese, visto che quest'anno avremo nuove elezioni. L'ultima volta, con il suo contributo, la minoranza è riuscita a vincere e adesso vogliono riprovarci con lo stesso trucco! Non so chi lei sia, ma ha fatto un errore scegliendo di lavorare per loro e soprattutto a prendere di mira me. Io non perdono!» Qui si mette male, però forse posso ancora cavarmela fingendo totale ignoranza. «Non so di cosa stia parlando.» Il sorriso sul suo volto diventa crudele. «Ah, no? Ragazzi, portate il poster!» Uno dei dieci uomini presenti nell'ufficio si alza ed entra in una stanza adiacente, per poi tornare con un poster su cui campeggia una foto di me nei panni dell'agente di viaggio e sotto di essa la scritta Wanted. Okay, forse non riuscirò a cavarmela. Inizio a sudare freddo e gli occhi puntati su di me mi danno i brividi. «Le piace? L'abbiamo fatto noi, in preparazione del suo ritorno» mi informa l'ex sindachessa. «Ci ha preso per degli idioti? Dopo che ho perso le elezioni, ho indagato sui motivi del mio calo di popolarità e ho scoperto subito le bugie che erano state messe in giro ad arte sul mio conto. Ne ho cercato l'origine, chiedendo in giro, e ho scoperto che diverse persone mai viste prima si aggiravano per il paese proprio quando le voci hanno iniziato a circolare. Tramite le telecamere di sorveglianza che ho collocato durante la mia amministrazione, per rendere più sicure le strade di Basiglio, ho potuto visionare diversi filmati e ho notato un volto che compariva spesso: il suo. Così abbiamo stampato la foto e atteso... ed eccola di nuovo qui, proprio poco prima delle nuove elezioni. Io non credo alle coincidenze: questa è la prova della sua colpevolezza e intendo fargliela pagare.» Okay, direi che è il momento di darsela a gambe. Mi volto e, con uno scatto per niente felino, mi precipito fuori dall'ufficio. Purtroppo quelli del partito non esitano neppure un attimo a inseguirmi. Sento i loro passi veloci dietro di me, come se io fossi la preda e loro i cacciatori. Non è una bella sensazione. Mi sento come una volpe inseguita dai cani e dai cavalli! Accidenti alle telecamere e alla mia avarizia che per risparmiare mi fa assumere meno collaboratori possibile! Sapevo di essermi fatta vedere troppo in paese, lo sapevo! Era troppo pensare che la sindachessa fosse una stupida. Comunque non è lei l'attentatrice, visto che a quanto pare non conosce la mia identità. Se così fosse mi avrebbe sicuramente rintracciata a Milano e denunciata ben prima di oggi, ma ce l'ha comunque a morte con me e io sono finita dritta nelle sue mani. Cavolo! Corro più veloce che posso, ma sono quasi tutti uomini quelli che mi inseguono, con gambe lunghe e in buona forma fisica, perciò guadagnano terreno a ogni passo. Uno riesce ad afferrarmi per un braccio e a bloccarmi. Per quanto cerchi di resistere, non riesco a impedire che mi trascini a forza verso i suoi compari, che sembrano essersi procurati delle cassette di legno... piene di pomodori marci. Oddio, che puzza! Senza alcuna pietà, e sorridendo trionfanti, me li rovesciano addosso. Sono freddi e viscidi e io non riesco a trattenere un urlo ben poco dignitoso, che fa scoppiare a ridere quei bastardi. Che schifo! Sono in preda al disgusto più totale. Un tempo, per punire qualcuno pubblicamente, lo si ricopriva di catrame e piume. Questa sarebbe la versione moderna? O la declinazione milanese? Tutto sommato, penso, nonostante il tanfo e il viscidume poteva andarmi peggio... almeno finché non vedo altri due uomini del partito farsi avanti con dei secchi di latta che, dall'odore, sembrano pieni di sterco. No, questo è troppo! Non potrei sopportarlo! Non permetterò che mi cospargano di letame! Grazie all'unto dei pomodori che ho addosso sono tutta scivolosa, perciò decido di sfruttare la situazione a mio vantaggio. Inizio a dimenarmi come un'invasata e, con un forte strattone del braccio, riesco infine a liberarmi. Riprendo a correre a più non posso cercando di distanziare i miei aguzzini e raggiungo la strada principale del paese. «Aiuto!» urlo, ma nessuno si muove in mio soccorso. Ci sono solo dei vecchi seduti davanti a un bar che mi fissano a occhi sgranati, come fossi pazza. Gli uomini dell'ex sindaco mi hanno quasi raggiunta, quando una macchina appare sulla statale. Mi lancio in mezzo alla strada per fermarla e chiedere aiuto, ma poi mi accorgo che è nera e ha un targa straniera. No! Non di nuovo, ti prego! L'auto non sembra volersi fermare e, anzi, accelera! Altro che coincidenza! È l'attentatore. L'ex sindaco è a piedi, a poca distanza da me, con altri pomodori in mano. Okay, a questo punto so per certo che non è lei chi sta cercando di tirarmi sotto. La macchina è sempre più vicina. Ora so esattamente cosa significa l'espressione vedere la morte in faccia. La mia ha le sembianza del muso di un'auto. Esito un istante nella speranza di riuscire a scorgere il conducente, poi mi rendo conto che se aspetto che la vettura sia abbastanza vicina sarò spacciata. E preferisco salvarmi la pelle che non scoprire l'identità dell'attentatore! Mi butto sulla destra, ma devo avere esagerato con lo slancio, perché invece di fermarmi appena oltre il ciglio della strada rotolo rovinosamente nel fosso che la costeggia. Fradicia e contusa, riemergo dalla poltiglia melmosa che non si può certo definire acqua: è verde, puzza di urina di maiale e io ne ho bevuta un bel po'. Mi viene da vomitare! Come se non bastasse, quando mi rimetto in piedi l'auto nera è scomparsa, e l'ex sindaco e i suoi uomini mi fissano dalla strada con aria soddisfatta. Stanno per buttarmi addosso il letame, quando sento della sirene. La cavalleria è arrivata in mio soccorso! Tre auto della polizia si fermano a poca distanza da me. Non l'avrei mai detto, ma sono proprio felice di vederle. Da una di esse scende l'ispettore Donati. «Fermi dove siete!» intima agli uomini con i secchi in mano e all'ex sindachessa. Sospiro di sollievo. Sono salva. Due volte. Ho cantato vittoria troppo presto. Sono salva dagli scagnozzi dell'ex sindachessa e dall'attentatore, ma Donati non è certo molto ben disposto nei miei confronti al momento. Dopo avermi aiutato a uscire dal fosso, mi ha ordinato – sì, intendo proprio ordinato, e con un tono che non lasciava adito a dubbi – di seguire i suoi uomini fino al motel più vicino, prendere una camera dove lavarmi e darmi una sistemata, e aspettarlo. Normalmente non avrei mai accettato i suoi ordini senza ribattere o ribellarmi, ma ero stanca e sporca e sollevata. Perciò sono rimasta zitta e ho ubbidito. Grave errore! Perché ora mi ritrovo in camera d'albergo, seduta sul letto in accappatoio, costretta ad ascoltare Donati dare in escandescenze mentre elenca tutte le mie colpe. «Di tutte le cose stupide, irresponsabili, pericolose e scriteriate che poteva fare, scappare dalla casa sicura era la peggiore! Si rende conto di ciò che ha fatto? Del pericolo che ha corso? Stavano per ucciderla! Di nuovo! E ha pure rischiato il linciaggio! Possibile che debba creare casini ovunque vada? Non ha il minimo senso del pericolo? E pensare che dopo averla vista, stamattina, avevo pensato di parlare con i miei superiori per chiedere il permesso di coinvolgerla almeno parzialmente nell'indagine.» Sobbalzo sul materasso per la sorpresa. «Davvero?» La sua voce gronda esasperazione. «Sì, davvero.» «Be', se me l'avesse detto, forse non sarei scappata.» Alza un sopracciglio e mi fissa con uno sguardo che potrebbe uccidere. «Forse?» Ouch! Non era certo la cosa migliore che potessi dire, ma sono esausta. Fisicamente e mentalmente. È come se mi fossi resa conto solo in questo momento che qualcuno vuole uccidermi sul serio. "
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paoloxl · 7 years ago
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Venerdì 22 Febbraio 1980, a Roma, intorno all’una di pomeriggio, tre uomini bussano alla porta di un appartamento al quarto piano di via Monte Bianco 114, abitazione di Valerio Verbano, studente di 19 anni, militante dell’Autonomia Operaia. In quel momento in casa si trovavano solamente i genitori di Valerio. La madre, dichiarandosi i tre uomini amici di Valerio apre la porta. Subito i tre uomini, armati e resi irriconoscibili da dei passamontagna, la immobilizzano e la legano insieme al marito in camera da letto, e successivamente perquisiscono accuratamente tutto l’appartamento. Intorno alle 13:40 Valerio torna da scuola, apre la porta di casa e ad aspettarlo trova i suoi aguzzini. Subito si accorge della loro presenza, e dopo averne disarmato uno, cerca di fuggire dalla finestra, ma viene raggiunto da un colpo di pistola alla schiena. Morirà poco dopo in ambulanza, mentre viene trasportato in ospedale. Alle 21 dello stesso giorno arriva la rivendicazione dell’omicidio da parte dei NAR, che verrà confermata in un ulteriore volantino ritrovato alle 12 del giorno successivo. Nell’ambiente dell’Autonomia, questo omicidio viene visto come parte di un processo repressivo ampio, portato avanti dalle questure fortemente legate al terrorismo nero. Proprio su questo legame Valerio aveva svolto un ampio e preziosissimo lavoro di indagine, raccolto in un dossier che sparirà dopo essere stato sequestrato dalle forze dell’ordine. Inutile dire come, in questo caso, tutta quella macchina mediatica che si avviava in quegli anni per rendere onore alle “vittime del terrorismo”, non si sia messa in moto e si sia invece impegnata a descrivere Valerio come un militante indeciso, sul punto di abbandonare i suoi ideali. A mettersi in moto è comunque il movimento: alla diffusione della notizia dell’uccisione di Valerio seguirono cortei, che si concludono con scontri con le forze dell’ordine, che arrivano persino ad inseguire i manifestanti, il giorno del funerale, fin dentro il cimitero del Verano, sparando lacrimogeni e raffiche di mitra. Riportiamo due passi tratti da “I Volsci” del Febbraio 1980: “Questo attacco si inserisce in quello più generale contro l’antagonismo organizzato, contro l’Autonomia. Dove non riescono galere, delatori, brigatisti pentiti, giudici cervellotici e piccisti, dove non riesce la campagna di linciaggio politico gestita dal potere, preparata ed avvallata dal Pci, si arriva all’eliminazione fisica dei compagni” “La potenza repressiva dello Stato è stata invece un elemento complementare dell’assassinio e della logica che lo ha prodotto. Come i compagni hanno fin da subito messo in evidenza, i fascisti hanno colpito dopo che la repressione aveva spianato loro la strada. Ma non basta. Ciò che è avvenuto dopo l’uccisione di Valerio, sia sulla stampa di regime che nelle piazze, ha infatti dimostrato che non solo ai fascisti era stato suggerito e permesso di prendere l’iniziativa, ma che l’assassinio stesso di Valerio veniva gestito dallo stato come un ammonimento per i compagni. Eppure Valerio era stato ucciso inerme, dentro casa sua, davanti ai genitori” (da InfoAut)
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latinabiz · 5 years ago
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La santa messa di papa Francesco nella cappella Santa Marta del 28 aprile 2020
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Papa Francesco Papa Francesco, all'inizio della celebrazione, ha invitato ad obbedire alle disposizioni sanitarie per evitare che il contagio aumenti: "In questo tempo, nel quale si incomincia ad avere disposizioni per uscire dalla quarantena, preghiamo il Signore perché dia al suo popolo, a tutti noi, la grazia della prudenza e della obbedienza alle disposizioni, perché la pandemia non torni." E in questo bisogna lodare il Signore per quanto ha fatto, come si legge dall'antifona di ingresso: "Date lode al nostro Dio, voi che lo temete, piccoli e grandi, perché è venuta la salvezza e la potenza e la sovranità del suo Cristo. Alleluia". Ed infine l'omelia del Santo Padre si è incentrata sul martirio di Stefano, il più santo dei sette diaconi scelti dagli apostoli, condannato per aver predicato la verità del Cristo risorto. ecco il testo riportato dall'Editrice Vaticana: " Nella prima Lettura di questi giorni abbiamo ascoltato il martirio di Stefano: una cosa semplice, come è successo. I dottori della Legge non tolleravano la chiarezza della dottrina, e, appena proclamata, sono andati a chiedere a qualcuno che dicesse di aver sentito dire che Stefano bestemmiava contro Dio, contro la Legge. E dopo questo, gli piombarono addosso e lo lapidarono: così, semplicemente. È una struttura di azione che non è la prima: anche con Gesù hanno fatto lo stesso. Il popolo, che era lì, hanno cercato di convincerlo che era un bestemmiatore e loro hanno gridato: "Crocifiggilo!". È una bestialità. Una bestialità, partire dalle false testimonianze per arrivare a “fare giustizia”. Questo è lo schema. Anche nella Bibbia ci sono casi del genere: a Susanna hanno fatto lo stesso, a Nabot hanno fatto lo stesso, poi Aman ha cercato di fare lo stesso con il popolo di Dio. Notizie false, calunnie che riscaldano il popolo e chiedono la giustizia. È un linciaggio, un vero linciaggio. E così, lo portano al giudice, perché il giudice dia forma legale a questo: ma già è stato giudicato; il giudice deve essere molto, molto coraggioso per andare contro un giudizio “così popolare”, fatto apposta, preparato. È il caso di Pilato: Pilato vide chiaramente che Gesù era innocente, ma vide il popolo, se ne lavò le mani. È un modo di fare giurisprudenza. Anche oggi lo vediamo, questo: anche oggi è in atto, in alcuni Paesi, quando si vuole fare un colpo di Stato o “fare fuori” qualche politico perché non vada alle elezioni, si fa questo: notizie false, calunnie, poi si affida ad un giudice di quelli ai quali piace creare giurisprudenza con questo positivismo “situazionalista” che è alla moda, e poi condanna. È un linciaggio sociale. E così è stato fatto a Stefano, così è stato fatto il giudizio di Stefano: portano a giudicare uno già giudicato dal popolo ingannato. Anche questo con i martiri di oggi succede: i giudici non hanno possibilità di fare giustizia perché sono già stati giudicati. Pensiamo ad Asia Bibi, per esempio, che abbiamo visto: dieci anni in carcere perché è stata giudicata da una calunnia e un popolo che ne vuole la morte. Davanti a questa valanga di notizie false che creano opinione, tante volte non si può fare nulla, non si può fare nulla. Io penso tanto, in questo, alla Shoah. La Shoah è un caso del genere. È stata creata l’opinione contro un popolo e poi era normale dire: “Sì, sì, vanno uccisi, vanno uccisi”. Un modo di procedere per “fare fuori” la gente che è molesta, che disturba. Tutti sappiamo che questo non è buono, ma quello che non sappiamo è che c’è un piccolo linciaggio quotidiano che cerca di condannare la gente, di creare una cattiva fama sulla gente, di scartarla, di condannarla. Il piccolo linciaggio quotidiano del chiacchiericcio che si crea un’opinione. Tante volte uno sente sparlare di qualcuno e dice: “Ma no, questa persona è una persona giusta!” – “No, no, si dice che …”, e con quel “si dice che” si crea un’opinione per farla finita con una persona. La verità è un’altra: la verità è la testimonianza del vero, delle cose che una persona crede; la verità è chiara, è trasparente. La verità non tollera le pressioni. Guardiamo Stefano, martire: primo martire dopo Gesù. Primo martire. Pensiamo agli apostoli: tutti hanno dato testimonianza. E pensiamo a tanti martiri, anche a quello di oggi, San Pietro Chanel: è stato il chiacchiericcio a creare che era contro il re … Si crea una fama, e va ucciso. E pensiamo a noi, alla nostra lingua: tante volte noi, con i nostri commenti, iniziamo un linciaggio del genere. E nelle nostre istituzioni cristiane, abbiamo visto tanti linciaggi quotidiani che sono nati dal chiacchiericcio. Il Signore ci aiuti a essere giusti nei nostri giudizi, a non incominciare o seguire questa condanna massiccia che provoca il chiacchiericcio." Read the full article
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dreamers-queen · 7 years ago
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“Su Le Monde, un gruppo di femministe dichiara che se un uomo viene accusato di stupro è colpevole fino a prova contraria. Lena Dunham, sceneggiatrice di Girls, ha dichiarato la stessa cosa: le donne non mentono sullo stupro. Quindi se un padre, un fratello o un figlio verranno accusati di molestie da una tizia qualsiasi, è giusto linciarlo su Twitter, farlo licenziare, calunniarlo, diffamarlo e possibilmente suicidarlo. Sarà bellissimo andare da un uomo di 66 anni e dirgli “papà, hai 12 ore per dimostrare a degli sconosciuti che 30 anni fa non hai toccato il culo a una tizia, altrimenti ti toglieranno la pensione”.
Sperando non crepi subito d’infarto come con gli errori di Equitalia, sarà spassoso.
Mi colpisce come né le femministe di Le Monde né la Dunham abbiano spiegato perché questo principio si debba applicare solo ai casi di molestia/stupro e non, che so, a quelli di tortura. O di omicidio. O strage. Vorrei inoltre far notare che se un tizio stupra una donna, conoscendo questo principio gli conviene ucciderla; se lei è morta avrà un processo equo e assistenza legale. Se lei è viva, no.
Portentoso, ‘sto principio.
Altra domanda: se la stupratrice/molestatrice è una donna, magari di un’altra donna, o di un bambino? Anche lei è colpevole fino a prova contraria? Perché è risaputo che anche le donne stuprano, torturano, uccidono e sfregiano uomini, donne e bambini. In quel caso come funziona? La parola di un uomo vale meno che quella di una donna? E quella di un bambino?
Lo so, lo so, sto facendo il cockblocker. So che queste domande complicano una cosa “semplicissima” e tolgono alla folla il suo giusto e meritato linciaggio quotidiano, ma sto ancora imparando come funziona il tribunale popolare Social. Faccio domande a questi nuovi Savonarola e mi sento come quando discutevo con certi elettori che rispondevano “ma va làààà, va làààà, checcivuole a gestire un comuneeeee?”.
E non ho nemmeno finito. Perché con tutto il rispetto del mondo e senza voler sembrare antipatico… c’è un altro problema non trascurabile, in questo nascente tribunale sociale.
Ecco, lungi da me rovinare tutta quest’allegra giustizia sommaria, ma in agosto una ragazza ha accusato un collega di Lena Dunham di averla molestata. Lena ha risposto che la ragazza certamente mentiva. Per questa dichiarazione è stata massacrata dal tribunale social, nonostante si sia scusata per aver dubitato. Tolta Lena, ci sarebbe la storia della tizia che non aveva voglia di pagare il taxi e se n’è andata minacciando di accusarlo di molestie. Un altro tassista è stato salvato dall’app per lo stesso scherzo. E un altro ancora. A Milano un tassista sudamericano ha violentato la turista canadah, no. Sempre a Milano, la studentessa violentata sul treno da due marocchini si era inventata tutto. C’è poi il caso dello stupro di Chiaia denunciato su Facebook, proposte di giustizia sommaria e poi era una palla. Un’altra ha mentito perché voleva 1000 euro al mese da un imprenditore. Una chiede un passaggio, la carichi e scatta il ricatto. Anche le prostitute lo fanno. A Torino c’è stata la ragazza violentata dai ROM; guerriglia urbana, poi scusate, mentivo. Una donna ha accusato il suo ex fidanzato di stupro ”per farlo tornare da lei”. Idea che ha avuto anche un’altra donna a Olbia.
Dev’essere tipo “prima Badoo, dopo #metoo”.
Un’altra, per nascondere al marito l’amante, lo ha fatto incarcerare per un anno dicendo che l’aveva violentata. Un’altra l’ha detto per attirare l’attenzione. Una, per nascondere i succhiotti che le ha lasciato l’amante, racconta di essere stata violentata. Messa alle strette confessa di “avere fatto una cavolata”. Una passa la notte con l’amante, poi si presenta dalla polizia millantando di essere stata sequestrata e stuprata. Non è la sola a usare il trucco per coprire tradimenti. Ci sono poi gli immancabili 2/3 immigrati stupratori; roboanti dichiarazioni di Salvini, immancabile “castrazione chimica”, poi non è vero. Notare che, stando ai Carabinieri, la signora era “non nuova a questo genere di reati”. Un’altra non ha il coraggio di dire al marito che fa la pornostar e dice che “è stata costretta da un conoscente”: falso. Un’altra s’è inventata tutto per far ingelosire il fidanzato. Una ha accusato il vicino di casa di stupro per liberarsene. Un’altra ha speso tutti i soldi, non ha avuto il coraggio di dirlo al marito e ha inventato stupro e rapina. Un’altra lo ha fatto per non pagare il biglietto del treno. E l’ha fatto anche un’altra. In Inghilterra, una tizia nel corso degli anni ha rovinato la vita a ben 15 uomini, finché qualcuno non si è accorto che nessuno l’aveva mai stuprata. Che ne è degli uomini, dopo? A me viene in mente Mohammed Fikri, intercettato durante l’indagine su Yara Gambirasio. La brava gente si è premurata di rovinargli la vita. Poi è saltato fuori che non c’entrava nulla. C’è anche il caso di un italiano mandato in galera dalla compagna un mese per niente. Per. Niente.
Ora: sono assolutamente certo i casi qui sopra siano rarissimi e isolati. O forse non così tanto. Ma sempre attenendosi ai numeri: quanti uomini innocenti è accettabile rovinare, per saziare la sete di giustizialismo della casalinga di Voghera? Uno su mille? Su diecimila? Soprattutto: chi ha deciso che una massa dietro una tastiera ha il diritto di giudicare e punire qualcuno? Chi gli ha dato il potere di farlo?
Bè, ammettiamolo: noi media, opinionisti e webstar di stocazzo abbiamo una discreta responsabilità.
Non facciamo muro contro la falange d’immondizia umana che si indigna per noia e lincia per divertimento; anzi, ne abbiamo un terrore assoluto. Tanto da legittimare calunnie e diffamazioni coi vari “l’opinione della rete”, “il web insorge”, “la rete si indigna”. Non sono opinioni, sono calunnie e diffamazioni, ossia reati. Il terrore di essere bollati come sessisti ci ha portati a presumere la colpevolezza in base all’organo sessuale. Abbiamo accettato il linciaggio dei colpevoli, e questo ha legittimato il linciaggio dei presunti colpevoli, in un delirio giustizialista collettivo dove chi cerca di moderare i toni è bollato come complice, e per dimostrare di avere la coscienza pulita bisogna fare a gara a chi è più intransigente; chiedere punizioni via via più severe fino alle immancabili torture, mutilazioni, esecuzioni.
Forse, prima di ritornare al codice di Hammurabi, sarebbe il caso di tirare fuori i coglioni e opporsi. Non partecipare a questo schifo. Non fare nomi. Non dare visibilità ai linciaggi. Boicottare, bloccare e impedire ai capipopolo di crearne altri. In una parola, comportarci da persone responsabili e non da bestie emotive.
Ma immagino sia la frase che dice il classico guastafeste.”
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 Ma ricordate, bambini: la violenza è un problema di genere, tutti gli uomini nascono carnefici - e devono andare in tv a cospargersi il capo di cenere in quanto nati uomini, perché se gli stupratori (almeno quelli che fanno notizia) hanno il cazzo allora tutti quelli che hanno il cazzo sono stupratori e DEVONO scusarsi e guai a loro se fanno notare che a sessi invertiti è la stessa cosa - tutte le donne nascono vittime e questo bisessismo, in fondo in fondo, ci piace, ci fa comodo, ci caratterizza. Fomentiamolo, che va bene così* 
 */s/
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giancarlonicoli · 6 years ago
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28 gen 2019 17:31
POSTA! - CARO DAGO, VIVO CON UNA PENSIONE DI INVALIDITÀ DA 292 EURO AL MESE. IN QUESTI GIORNI DI FREDDO INTENSO A CASA HO 12 GRADI PERCHÉ NON ACCENDO IL RISCALDAMENTO PER RISPARMIARE. NESSUNO DI QUEI TRE "VALOROSI" PARLAMENTARI CHE IERI SONO SALITI A BORDO DELLA SEA WATCH SI È MAI OFFERTO NON DICO DI PORTARMI UNA COPERTA, MA NEMMENO DI CHIEDERE SE QUELLI COME ME AVESSERO BISOGNO DI QUALCOSA…
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Lettera 18
Caro Dago, vivo con una pensione di invalidità da 292 euro al mese. In questi giorni di freddo intenso a casa ho 12 gradi perché non accendo il riscaldamento per risparmiare. Nessuno di quei tre "valorosi" parlamentari che ieri sono saliti a bordo della Sea Watch si è mai offerto non dico di portarmi una coperta, ma nemmeno di chiedere se quelli come me avessero bisogno di qualcosa. Spero che al prossimo giro elettorale gli italiani onesti li mandino a casa.
Franco G.
Riceviamo e pubblichiamo:
Lettera 1
Caro Dago, per placare le polemiche sui lavoratori irregolari, Di Battista potrebbe far assumere al padre un nero.
BarbaPeru
Lettera 2
Caro Dago, quando vedo un economista della Bocconi dare lezioncine a destra e a manca, mi viene sempre in mente che in quella "prestigiosa" università si sono laureati l'assassino Alberto Stasi e Sara Tommasi (la sua definizione la lascio ai lettori).
Alex
Lettera 3
Questi dovrebbero essere i giorni della merla. Arriveranno anche i giorni della passera
Riccio
Lettera 4
Gentil Dago, intelligentissima la strategia di offrire il petto nudo di Salvini alle lance dei Magistrati! Di Maio e Di Battista hanno già deciso dove lo seppelliranno con tutti gli onori? Che sia un posto comodo, visto che lo seguiranno a ruota!
Cordiali saluti
gioR
Lettera 5
Caro Dago, "Di Maio e Salvini? Italia merita leader all'altezza della sua storia". Ma Macron non era quello che non interferiva negli affari dei Paesi altrui?
Popcop
Lettera 6
Caro Dago, sembra che appena Stefania Prestigiacomo è salita a bordo della Sea Watch, Forza Italia sia scesa di 3 punti percentuali.
Bibi
Lettera 7
Caro Dago, Sea Watch, divieto di navigazione a mezzo miglio dalla nave con i 47 migranti a bordo. La pacchia è finita. I parlamentari che si preparavano a fare altre sceneggiate dopo quella di ieri, dovranno trovarsi altri clandestini tra i 600mila già presenti in Italia.
Camillo Geronimus
Lettera 8
Caro Dago, Hillary Clinton non esclude di scendere di nuovo in campo per le Presidenziali 2020. Per aiutare Donald Trump a farsi altri 4 anni alla Casa Bianca?
Antonello Risorta
Lettera 9
Caro Dago, finalmente ho capito perché ci sono tanti buonisti favorevoli all'accoglienza dei migranti senza alcuna distinzione. Per ogni clandestino che arriva ci sono almeno 10-12 persone che ci guadagnano sopra, "buonisti" compresi....
FB
Lettera 10
Caro Dago, dopo che Tabacci ha portato coi pullman centinaia di persone per far eleggere Dalla Vedova segretario di "Più Europa", se Cappato e Fusacchia rimangono nel partito vuol dire che sono degli scemi patentati.
Claudio Coretti
Lettera 11
Caro Dago, la Procura di Siracusa conferma che il comandante della Sea Watch non è indagato per i suoi spostamenti in mare. E allora su chi stanno indagando? Su Salvini?
Mark Kogan
Lettera 12
Caro Dago, il Pd volevano organizzare una staffetta di solidarietà per i 47 clandestini a bordo della Sea Watch. Perché invece non ne organizzano una negli ospedali dove i pazienti sono ricoperti da formiche?
Raphael Colonna
Lettera 13
Caro Dago, ormai è chiaro a tutti che Michael Jackson era uno schifoso pedofilo. Cosa si aspetta a distruggere tutti i prodotti audio e video che ha lasciato? Hanno tanto rotto le palle con Harvey Weinstein - che si è  "limitato" ad approfittarsi di ragazze disposte a tutto pur di far carriera - e ora lasciano in giro le opere di chi ha compiuto il più vergognoso dei crimini?
Giuly
Lettera 14
Onorevole Dago, una menzione speciale per Della Vedeva Benedetto ex tutto ( radicale, AN, Lista Civica ) sempre al top dei cambiamenti, è stato nominato leader di +Europa grazie anche al supporto di Tabacci, altro professionista di lotta e di poltrone. Dicono i due che mostreranno il simbolo del movimento alle prossime europee, siamo in attesa di nuovi accorpamenti in merito.
Aridatece Buttiglione.
Peprig
Lettera 15
Gentile Redazione di Dagospia, qualche giorno fa, in una puntata di "otto e mezzo" su La7, ho sentito Furio Colombo sostenere che è dovere dell'Italia ospitare i migranti.
Peccato che quando volevano farne vivere cinquanta nella "sua" Capalbio, si sia fieramente opposto assieme a un bel pezzo di quella "sinistra al caviale" a cui auguro una rapida ed indolore estinzione.
Condoglianze all'Italia.
Il samurai
Lettera 16
Caro Dago, ho molto rispetto per l’uomo Filippo Mountbatten (alias duca di Edimburgo).
Visto pero’ che ha quasi cent’anni guidi come vuole l’auto in Gran Bretagna, anche senza cintura. Basta che non gli venga in mente di venire a guidare nel Bel Paese.
Duca o non duca lo dovrebbero fermare subito.
Cordiali saluti.
Piero
Lettera 17
Dago darling, se il golpe venezueliano riuscisse, potrebbe servire come esempio approvato da quella parte della Comunità Internazionale che adora il dio petrodenaro. E noi potremmo presto trovarci con un presidente della Camera "pasionario" come Fico che si autoproclama premier e presidente del Far West Italia? Magari per scacciare Salvini e Freccero.
Speriamo comunque che Fico si ricordi di ricordare a Macron il caso Regeni ora che Macron é in visita ufficiale in Egitto, sopratutto per vendervi armi. Non si sa se si é portato il suo "fidato" bodyguard Benalla che, stando alle ultime notizie, ha perso uno dei suoi tanti passaporti diplomatici.
T'immagini, Dago caro, le urla di orrore e sdegno, specie delle "sinceramente democratiche" vestali di Largo Fochetti, se Putin od Orban avessero attuato repressioni poliziesche (persino un accecato) simili a quelle approvate da Macron contro i gilet gialli?
P.S. Non so perché, ma leggendo in fretta un titolo che segnalava burrasca tra Clooney e Amal, avevo frainteso e letto Anal invece di Amal. Ossequi
Natalie Paav
Lettera 18
Caro Dago, vivo con una pensione di invalidità da 292 euro al mese. In questi giorni di freddo intenso a casa ho 12 gradi perché non accendo il riscaldamento per risparmiare. Nessuno di quei tre "valorosi" parlamentari che ieri sono saliti a bordo della Sea Watch si è mai offerto non dico di portarmi una coperta, ma nemmeno di chiedere se quelli come me avessero bisogno di qualcosa. Spero che al prossimo giro elettorale gli italiani onesti li mandino a casa.
Franco G.
Lettera 19
Caro Dagos, Landini celebra la sua elezione a segretario della CGIL dichiarando guerra a Salvini, invece o più e prima che alla disoccupazione, al precariato, alle pensioni da fame, ai tagli alla Sanità, alla sotto-povertà di cinque milioni di cittadini italiani; offre ovvero chiede di più una sindacalista cigiellina sulla scorta della guerra totale al governo e in particolare, a Salvini, che vuole morto, non dimissionario o in galera, morto Salvini; dopo (add)Avvenire (l'immigrato) e Famiglia Cristiana, Alex Zanotelli, ministro di molto per casual e trendy missionario dell'immacolata immigrazione, dà del "genio malefico"a Salvini, bel revival a fini politici dell'anatema, con un rogo sullo sfondo o in primo piano per il Ministro di belzebù che rispetta programmi elettorali e contratti di governo; gli intellettuali firmaioli si stringono a coorte a chi sottoscrive di più e a chi grida più forte (Cacciari) fino a esaurimento decibel.
Se intendono continuare in questo genere di linciaggio propiziatorio della lotta armata (battistrada la sindacalista di cui sopra) come ultimo approdo sicuro nel naufragio procurato o auto-affondamento di ogni lume della ragione che tanto cara gli è che se la sono intestata, avvisate l'establishment politico, ecclesiastico, sindacalistico, vippettistico, mediatico che stanno finendo le scorte di insulti, di maledizioni, di anatemi e di minchiate da sparare a tiro incrociato su Salvini.
Se, invece, vogliono sparargli in senso proprio, ditegli che la caccia è aperta dalle avanguardie armate di grandi firme - oggi, un manifesto che arruoli qualche Cesare Battisti (la sindacalista cigiellina sulla fricassea ha assolto per tutta la categoria alla bisogna di mandante a chiare lettere e futura memoria) cui controfirmare, a cose fatte, l'assoluzione generazionale -, di spray e di retorica guerrigliera resistenzale che va avanti, popolo fin dalla fine della Resistenza.
Se, putacaso, intendessero battere Salvini sul piano elettorale, abbiano fiducia in Conte, che, a rapporto (al netto da alcolici) e a dimostrazione delle gloriose tradizioni e solide relazioni vassallatiche dell'Italia nei confronti dell'Ue carolingia, riferisce alla Gran Cancelliera del pericolo leghista e cerca di farsi spiegare da lei come fare a fregare uno dei Partiti grazie a cui Conte è Primo Ministro, intanto che si proclama avvocato del popolo italiano come lavoro di copertura dell'attività di galoppino della Merkel.
Raider
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orsattiwriter-blog · 7 years ago
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Incipit dalle bozze del prossimo libro (titolo provvisorio “Boia chi torna”)
Scompartimento di un "regionale veloce" da Pesaro a Parma, 2 settembre 2017
L'arrivederci ai villeggianti, che hanno arricchito questa estate l'industria del turismo sull'Adriatico, è sintetizzato in vagoni stracolmi e senza aria condizionata, luridi, bagni chiusi perché senz'acqua e una trentina di minuti di ritardo presi già in partenza. Non funziona nulla in questo mobile simbolo del declino italico, se non le prese di corrente. Non sia mai che non si possa caricare la batteria dello smartphone. Sempre connessi anche in questa prigione arroventa trionfo del fiato pesante e del sudore raffermo. Sempre connessi, sempre pronti a ricevere la migliore offerta quale essa sia. Selfie e un filtro Instagram per nascondere questo squallore funereo. E vaffanculo ai migranti che è tutta colpa loro. Stupratori, ladri e assassini. Il nemico.
Da qualche giorno Forza Nuova ha rimesso in circolazione vecchi manifesti del periodo di Salò sui neri invasori che violentano le donne italiane. Gli stupri italici e se possibilmente fascisti non meritano altrettanto accurata ricerca iconografica. Incitamento al linciaggio, preventivo ovviamente. Pochi giorni fa alla Festa dell'Unità di Pesaro il ministro dell'Interno Marco Minniti - che già all'epoca del suo incarico di segretario della Fgci a Gioia Tauro era definito «il perfetto stalinista» - ha posto il sigillo governativo alla deriva xenofoba con un mirabolante «l'immigrazione mette a rischio la tenuta democratica del Paese» e dando ancora maggior forza all'ormai sempre più evidente voglia di pogrom che attraversa l'Italia.
Una campagna elettorale eterna, quella che viviamo da decenni, che quest'anno mostra però un volto inedito. Tutti, e dico tutti, a correre dietro alla paura e all'odio. Ai sentimenti più visceralmente fascisti e razzisti che si sono radicati nelle fondamenta sociali e culturali della nostra società. Non che sia una novità questa propensione ad aggrapparsi alla razza, al manganello e olio di ricino, ma erano decenni che il populismo fascistoide che ha sempre segnato, occultamente, la nostra società non riusciva ad avere un presa così istantanea e profonda nel comune sentire.
Una coppia di ragazzi provoca fastidio in questo vagone multietnico, multi linguistico e multi odore. Lei italiana, lui di origine africana. Parlano entrambi romagnolo, che riempe la bocca e spinge a sorridere. Ma non tutti guardano con un sorriso questo bell'insieme di un'Italia un po' meno ipocrita e provinciale di quella a cui, purtroppo, ci stiamo abituando. E non è lo sguardo dei tanti stranieri che invadono il treno del "fine ferie", ma quello dei troppi italiani brava gente. Che ancora si fatica a capire in che cosa fossero bravi questi benedetti italiani per guadagnarsi questa definizione. Ma chiamiamoli così questi nipoti di sterminatori di selvaggi abissini e libici, così compiaciuti all'epoca delle leggi razziali confezionate su misura dei loro vicini di casa a un lampo dalla Seconda Guerra Mondiale. Brava gente.
Loro se ne fregano, i ragazzi. Ridono, si baciano e si raccontano. Loro il Paese e il futuro lo sognano e se lo costruiscono davvero, malgrado la televisione, i social network, la politica, i titoli raffazzonati e fuorvianti dei giornali. Malgrado, probabilmente, alcuni dei loro stessi compagni di scuola che si "pompano" di slogan e balle e proclami da eroi da tastiera sui social nework - quanti i manipolatori scesi in campo - e ripetono mimicamente parole e comportamenti. Nel quotidiano.
Una signora, sessant'anni che neanche il botulino riesce a mitigare, non si trattiene e si lascia sfuggire un «che schifo» a una risata dei due ragazzi che finisce in un bacio. «Cosa?», chiede il marito impegnato nel cercare di placare un nipotino di neanche quattro anni con chiari segni comportamentali di incipiente bullismo. «Quella là che fa la puttana con il negro».  «Necro, necro, necro...» inizia a cantilenare il pupo. I due nonnetti arzilli ridono. «Bravo. Negro di merda». Evviva! E quando un'altra donna cerca di intervenire in difesa dei due ragazzi, che intanto continuano a farsi gli affari loro, il rischio di una mezza rissa si fa concreto tanto da attirare l'attenzione del capotreno, entrato fortunatamente nel vagone al momento giusto. I due ragazzi scendono sempre tenendosi stretti mentre la lite prosegue a tratti. La vecchia Italia del Belpaese che fu a sbavare rabbia, odio e paura, la nuova Italia che si allontana lungo la banchina. Sotto il sole, senza paura. E in bella vista. Loro due si "brava gente". (...)
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metaforum-it · 8 years ago
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In un indagine svolta tra giovani veneti in occasione di una mostra sull’emigrazione e risultato quanto segue:
32% non sa nulla dell'emigrazione italiana. 37% sa qualcosa dalla televisione. 22% sa qualcosa da parenti. 9% ha saputo qualcosa tramite la scuola.
Inoltre 80% degli studenti intervistati pensa che gli italiani emigravano per turismo e il restante 20% ha risposto per fame.
Questi sono dati che fanno riflettere sulla necessita e urgenza di far conoscere ai giovani, e non solo ai giovani, la storia del nostro passato recente per poter sgombrare il campo da facili generalizzazioni e comode rimozioni su un fenomeno quale l’emigrazione nei giorni nostri verso il nostro paese.
Fermamente convinti che “conoscere la storia serve ad evitare gli stessi errori” abbiamo realizzato Made in Italy dove raccontiamo le vicende che hanno visto coinvolti i nostri progenitori e che tuttora riguardano direttamente noi. Un dato su tutti: tra il 1960 e il 1980 i nostri connazionali emigrati in Svizzera dovevano nascondere i propri bambini in casa per la paura di essere espulsi.
Tra il 1820 e il 1980 ventisette milioni di italiani hanno lasciato la propria terra per cercare fortuna altrove, in luoghi piu vivibili. Stiamo parlando di una delle piu grandi diaspore che siano mai esistite nella storia che molti, e non solo giovani, non conoscono affatto.La rimozione e un meccanismo a volte subdolo, accomodate, si rimuovono addirittura interi periodo storici per evitare di doversi specchiare in chi oggi vive le stesse sofferenze e umiliazioni che noi abbiamo dovuto vivere nel passato.
La rimozione aiuta soprattutto coloro che si arrogano il diritto di poter insultare e "cacciare" dal nostro territorio i “temibili” extra-comunitari che per la stragrande maggioranza vengono qui per cercare di vivere piu dignitosamente che al loro paese. A volte non e neanche rimozione ma reinvenzione della realta come e il caso di molti che si raccontano il mito che i nostri emigrati italiani erano grandi lavoratori, rispettati e ben voluti ovunque andassero.
Ma la realta e ben lontana purtroppo e Made in Italy ce lo spiega molto bene, raccontando come eravamo veramente e lasciando allo spettatore il paragone tra quello che dovettero subire i nostri nonni, bisnonni e trisavoli all'estero e quello che subiscono gli immigrati di oggi che cercano rifugio e speranza nel nostro Paese .Made in italy e uno spettacolo che sfata molti miti raccontando di come scrittori e giornalisti, spesso corredando di vignette maligne e xenofobe, scrivessero degli italiani come una minaccia, o descrivessero le nostre citta e i nostri abitanti come bei posti pieni di opere d'arte ma abbandonati e trascurati da una popolazione di ladri, mendicanti, briganti o scansafatiche. Un Italia, dal nord al sud piu profondo, in cui le donne erano particolarmente avvezze a vendere il proprio corpo ai forestieri e non da meno fu la tratta delle donne, vendute anch'esse da qualche "magnaccia" nostrano nei bordelli di mezza Europa.
E se oggi ci indignamo per i bambini sfruttati con l’accattonaggio, perche si riconosce che non si puo rubare l’innocenza, ci dobbiamo ricordare che anche noi, cattolicissimi italiani, l’infanzia e i suoi diritti l’abbiamo violata in tutti i modi. Noi i bambini li si vendeva per pochi soldi per essere sfruttati in qualche fabbrica oltre confine, o ancor peggio a fare mestieri al limite della fatica umana con il piu delle volte l’inevitabile decesso. Bambini usati come spazzacamini, sterratori o suonatori ambulanti in giro a mendicare con la scimmietta sulla spalla.
E anche quella che sembra essere l’accusa piu nuova che viene mossa di questi tempi agli stranieri, ossia quella di essere terroristi, non era a noi risparmiata. Basti pensare a Sacco e Vanzetti condannati, con accuse false e infamanti, alla sedia elettrica perche anarchici e soprattutto italiani.Gli italiani sparsi nel mondo hanno raggiunto la cifra strabiliante di 27 milioni!
27 milioni di nostri connazionali che nell'arco di un secolo hanno cercato una vita migliore altrove. Tra il 1880 e 1915 piu di 4 milioni sbarcarono solo negli Stati Uniti. Una vera e propria orda, incontrollabile ed incontrollata specialmente dal nostro governo che era ben felice di veder partire quei poveracci e le loro famiglie numerose, difficili da sfamare in un Paese ridotto all'osso.
Si imbarcavano ovunque, ammassati in 3° classe. Un viaggio infernale che durava svariati giorni dove la morte era sempre in aguato. Molti avevano venduto tutto quello che avevano per questo viaggio.
Chi arrivava a destinazione, in particolare ad Ellis Island (New York) veniva sottoposto a varie visite e vari test per verificare l'idoneita a varcare la soglia del Nuovo Mondo. Molti, essendo analfabeti o fisicamente inadatti, non passavano i controlli e venivano rispediti in Italia. Alcuni al solo pensiero si suicidavano buttandosi nel mare gelido.
Erano troppi, una marea umana, tanto che negli anni '20 il governo americano fece delle leggi che riducevano le quote di immigrati per ogni Paese, per quelli del Nord Europa le quote erano piu alte di quelli del Sud, cosi che quella dell'Italia era stata ridotta a poche migliaia l'anno.
Ma gli italiani non andavano solo negli Stati Uniti; oltre ad alcuni stati Europei come la Francia, il Belgio, la Germania e la Svizzera che videro una consistente immigrazione dal nostro Paese nel dopoguerra, anche l'Australia, il Canada e tutto il Sud America accolsero milioni di nostri connazionali in cerca di fortuna, tanto che oggi in alcuni Paesi come l'Argentina ,il Brasile o l'Uruguay, la percentuale dei nostri oriundi e molto elevata ed arriva a sfiorare il 50%. In alcune zone del Brasile si parla una lingua chiamata "Talian", un misto tra portoghese e antico dialetto veneto.
Ma anche qui l'accoglienza loro riservata non era delle migliori. Specialmente nei Paesi anglosassoni gli italiani venivano visti come i peggiori tra gli immigranti, cittadini di serie B, gli stereotipi sull'italiano medio si sprecavano, eravamo i piu ignoranti, i piu sporchi, i piu rissosi, i piu propensi a delinquere (grazie anche all'associazione con la mafia), i piu chiassosi e gesticolanti, col coltello in tasca sempre pronto all'uso, spesso paragonati ad animali; nelle Little Italy americane dormivano insieme agli asini e le scimmie. Studi pseudo scientifici cercarono di dimostrare che gli italiani non erano di razza bianca, molti erano troppo piccoli e scuri per essere paragonati ai Nord Europei, quindi dovevano avere sangue africano. Da qui l'italiano era classificato come razza inferiore e pericolosa per quei Paesi che ci accoglievano e che vedevano arrivare milioni di nostri connazionali che, oltre a rubare il lavoro, avrebbero "infettato" la purezza della razza caucasica.
Eravamo la feccia della civilta, tutti, indistintemente, dal Trentino alla Sicilia.
Eravamo gli zingari del mondo.
Tanti i nomignoli che ci venivano, e tuttora vengono, affibbiati a dimostrazione che la stupidita e dura a morire.
E magari la discriminazione si fermasse solo agli insulti… Negli Stati Uniti non impiccavano solo i neri ma anche italiani e con pretesti a volte banali. Il tutto sotto l’occhio benevolo delle autorita locali e con la piena partecipazione di tutti i cittadini: donne, vecchie, bambini. Tutti orgogliosi di partecipare a quel macabro “sport” che porta il nome di linciaggio (lyncing); e tutti orgogliosi di avere prova testimoniale della loro impresa attraverso scatti fotografici che sarebbero diventati cartoline postali da inviare ad amici, parenti…
Veri e propri massacri avvenuti in ogni angolo del mondo contro gli italiani, dove fino a non molto tempo fa si potevano trovare cartelli appesi in alcuni locali che recitavano: “vietato l’ingresso ai cani e agli italiani"
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paoloxl · 8 years ago
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Venerdì 22 Febbraio 1980, a Roma, intorno all’una di pomeriggio, tre uomini bussano alla porta di un appartamento al quarto piano di via Monte Bianco 114, abitazione di Valerio Verbano, studente di 19 anni, militante dell’Autonomia Operaia. In quel momento in casa si trovavano solamente i genitori di Valerio. La madre, dichiarandosi i tre uomini amici di Valerio apre la porta. Subito i tre uomini, armati e resi irriconoscibili da dei passamontagna, la immobilizzano e la legano insieme al marito in camera da letto, e successivamente perquisiscono accuratamente tutto l’appartamento. Intorno alle 13:40 Valerio torna da scuola, apre la porta di casa e ad aspettarlo trova i suoi aguzzini. Subito si accorge della loro presenza, e dopo averne disarmato uno, cerca di fuggire dalla finestra, ma viene raggiunto da un colpo di pistola alla schiena. Morirà poco dopo in ambulanza, mentre viene trasportato in ospedale. Alle 21 dello stesso giorno arriva la rivendicazione dell’omicidio da parte dei NAR, che verrà confermata in un ulteriore volantino ritrovato alle 12 del giorno successivo. Nell’ambiente dell’Autonomia, questo omicidio viene visto come parte di un processo repressivo ampio, portato avanti dalle questure fortemente legate al terrorismo nero. Proprio su questo legame Valerio aveva svolto un ampio e preziosissimo lavoro di indagine, raccolto in un dossier che sparirà dopo essere stato sequestrato dalle forze dell’ordine. Inutile dire come, in questo caso, tutta quella macchina mediatica che si avviava in quegli anni per rendere onore alle “vittime del terrorismo”, non si sia messa in moto e si sia invece impegnata a descrivere Valerio come un militante indeciso, sul punto di abbandonare i suoi ideali. A mettersi in moto è comunque il movimento: alla diffusione della notizia dell’uccisione di Valerio seguirono cortei, che si concludono con scontri con le forze dell’ordine, che arrivano persino ad inseguire i manifestanti, il giorno del funerale, fin dentro il cimitero del Verano, sparando lacrimogeni e raffiche di mitra. Riportiamo due passi tratti da “I Volsci” del Febbraio 1980:
“Questo attacco si inserisce in quello più generale contro l’antagonismo organizzato, contro l’Autonomia. Dove non riescono galere, delatori, brigatisti pentiti, giudici cervellotici e piccisti, dove non riesce la campagna di linciaggio politico gestita dal potere, preparata ed avvallata dal Pci, si arriva all’eliminazione fisica dei compagni”
“La potenza repressiva dello Stato è stata invece un elemento complementare dell’assassinio e della logica che lo ha prodotto. Come i compagni hanno fin da subito messo in evidenza, i fascisti hanno colpito dopo che la repressione aveva spianato loro la strada. Ma non basta. Ciò che è avvenuto dopo l’uccisione di Valerio, sia sulla stampa di regime che nelle piazze, ha infatti dimostrato che non solo ai fascisti era stato suggerito e permesso di prendere l’iniziativa, ma che l’assassinio stesso di Valerio veniva gestito dallo stato come un ammonimento per i compagni. Eppure Valerio era stato ucciso inerme, dentro casa sua, davanti ai genitori” (da InfoAut)
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Anche quest'anno sfileremo nelle nostre strade per ricordare Valerio e sua mamma Carla, con cui abbiamo condiviso tanta strada insieme, e dare vita ancora una volta a una giornata di lotta.
Mercoledì 22 febbraio ore 16.00 via Monte Bianco 'Un fiore per Valerio' ore 17.00 CORTEO   Contro ogni sessismo, razzismo e fascismo: solidarietà, resistenza e liberazione!   I compagni e le compagne di Valerio
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