#problemi inutili
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#opinioni di un clown#ansia#fretta#correre#stress#velocità#rallentare#calmarsi#problemi inutili#giusta importanza#guardare avanti
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È scientificamente provato che più cerchi di farti i cazzi tuoi senza rompere le scatole a nessuno, più cerchi di startene per conto tuo, e più c'è sempre qualcuno pronto a romperti i coglioni.
Isola deserta dove sei?
Barbara
#altro che amici...#le persone non hanno il senso della misura e ti rompono i coglioni con inutili cazzate#beati loro che hanno problemi tanto stupidi#pentesilea
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In una Sicilia in ginocchio per la carenza idrica, dove l'acqua viene razionata, i raccolti non producono più, laghi e fiumi spariscono, ieri a Messina grande corteo con migliaia di persone a chiedere che le risorse pubbliche siano utilizzate per risolvere i problemi strutturali dell'isola e non per realizzare (ma poi, davvero, realizzare?) grandi opere inutili, costose e dannose per l'ambiente. Migliaia di persone a ribadire "NO PONTE". Ovviamente il servizio pubblico dell'informazione non ha fatto cenno all'iniziativa...
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Un mio collega (praticamente quello che sento come il più stretto da quando abbiamo cambiato postazione e ci siamo trovati ad essere vicini) si chiama Ishiguro (letteralmente "pietra nera" - non mi chiedete perché, è un cognome e quindi va preso per quello che è senza domande come con i cognomi italiani).
Dicevo, ho sto collega che si chiama Ishiguro e che è, secondo me, l'emblema della freddezza/distanza sociale dei giapponesi ma che sotto sotto dimostra anche gentilezza e timidezza.
Infatti lui è il tipo che una volta si è arrabbiato tantissimo con me per una cosa stupida, ma qualche minuto dopo, si è scusato ammettendo che se l'era presa troppo con me perché era arrabbiato per altri motivi.
È dall'altroieri che sono a conoscenza del fatto che sarei stata spostata di dipartimento, ma il nostro superiore ancora non aveva fatto sapere niente a nessuno. Ieri però era arrivata una richiesta che in tutto e per tutto avrei dovuto prendere in carico io, ma, sapendo del trasferimento imminente e per evitare inutili transizioni, volevo evitare di gestire e quindi l'ho lasciata lì per un po' non sapendo cosa fare. Alla fine decido di parlare di questa situazione alla mia ex tutor che mi dice:"Poiché il nostro superiore non ha ancora dato la comunicazione ufficiale, devo fare finta di non sapere niente e purtroppo non posso gestire ufficialmente quella mail. Per cui chiedi a Ishiguro o a qualcun altro di farlo e se ti chiedono qualcosa dì loro soltanto che ti è stato detto di non gestire nuovi casi, senza dare troppe spiegazioni". Essendo questa (dire le cose a metà come fossero mezze bugie) una delle poche cose al mondo che proprio NON SO FARE (perché sono il tipo che o dico tutto o non dico niente), alla fine non c'ho avuto proprio cuore o coraggio di dire una cosa del genere e quindi alla fine sta mail è rimasta così fino a fine giornata.
Poco prima di andare via però il nostro superiore dice che la mattina seguente alle 10:00 ci sarà un meeting. Poco dopo, Ishiguro (ignaro di tutto) mi dice:"Rossella domani puoi gestire quella mail? È lo stesso pattern di sempre quindi non penso ci siano problemi..." e io mentre bevo acqua dalla bottiglia un po' così dico:"Sì, domani la faccio".
Stamattina il nostro superiore dà la notizia e dice che, anche se improvvisamente, è stato deciso che io sarò spostata. Al che, poco dopo, Ishiguro manda un messaggio su Teams e fa:"Scusa Rossella, ieri ti ho chiesto di gestire quella mail ma non sapevo di questa cosa, quindi ora la gestirò io" e rispondo con:"Ovviamente non c'è problema, ero consapevole che nessuno sapesse. Grazie comunque".
E niente, il mio cuoricino, a quel messaggio ha fatto leggermente crack. 💔
#perdonami Ishiguro-san#tvb anche se non lo saprai mai#da oggi in poi le nostre strade si divideranno e già lo so che diventerai di nuovo freddissimo come all'inizio sigh#lavoro#HTB-BCD#my life in tokyo#Ishiguro-san
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Sintesi della settimana :
Mia zia si è riavvicinata dopo aver dato i soliti numeri, perché me ne stavo chiusa in camera e non capiva cosa avessi lì dentro di così importante. Domenica scorsa mi chiese di andarla a prendere nella mia città natia, dicendomi che aveva già preparato le valigie. Mentre guidavo mi accorsi, però, di un problema, ovvero che c’era una perdita di gas e fui costretta a lasciare la macchina a mio zio il quale mi promise che l’avrebbe fatta aggiustare entro martedì. Sono trascorsi i giorni e non ho avuto più notizie. Nel frattempo zia è rimasta a dormire da me , mi ha dato una mano con le ultime cose da impacchettare e tutto sembrava volgere per il meglio. Poi, all’improvviso, ha laggato un’altra volta. Due giorni fa sono rientrata dal lavoro e ho notato un nervosismo strano, insolito. Quando le ho domandato spiegazioni mi ha risposto che “Sono un’ingrata,una scostumata, una bestia”perché l’ho lasciata da sola tutto il pomeriggio pur avendole espressamente detto che poteva uscire, recarsi al bar e/o fare quel che voleva dal momento che aveva in suo possesso le chiavi di casa. Da questa storia si è sfociato a tutt’altro, è tornato in mezzo il discorso del patrimonio, del tfr di mia madre e la discussione ha preso la piega di una vera e propria lite tanto che alla fine - in piena crisi di panico- ho preferito sedere su una panchina e ritirarmi all’una di notte. Il giorno dopo ho cercato di essere gentile e ripartire con il piede giusto. Le ho dato il buongiorno, chiesto se voleva il caffè ma non c’è stato alcun tentativo di riconciliazione da parte sua e alla fine se n’è andata lasciandomi ancora più nei casini perché quando le ho chiesto se era pronta la macchina mi ha risposto che l’ ha comprata con i suoi soldi, potevo andare a piedi al lavoro ed altre eresie del genere. A completare il mix di cattiverie gratuite si è aggiunta la volontà di fare ancora più del male quando mi ha apostrofato che dovevo pensarmi senza patente,e organizzarmi così come ero solita fare una volta quando c’era mia madre. Non starò a dilungarmi sulle conseguenze che le sue parole e azioni hanno causato. Ho trascorso una giornata a disperarmi per colpe inutili e inesistenti. Una nottata da incubo senza chiudere occhio tra un attacco di panico e l’altro per poi ricevere -alla fine e grazie all’intervento degli altri membri della “famiglia” che hanno giudicato l’azione una vera e propria malvagità -una telefonata da mio zio , in cui mi esortava a raggiungerlo a S. Stamattina quindi ho preso il treno , sono andata in officina , convinta che sarei tornata in auto, invece nulla : dopo aver viaggiato 80km ,dopo aver saputo che il motore era stato completamente smontato e che non avrei avuto libertà di movimento prima del trasloco -forse nel tentativo di causarmi problemi- ho scoperto che in realtà il meccanico -suo amico- non l’ha mai aggiustata. Sintesi : ho fatto un viaggio per ritrovarmi con un pugno di mosche e non avere nessuna certezza.
Cosa ho di sbagliato? Qualcuno può illuminarmi?
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"Una politica impopolare, o peggio ingannevole, non si riconosce dunque dalle sue false soluzioni, ma dai suoi falsi problemi. A me sembra che oggi questo requisito sia soddisfatto oltre ogni dubbio e oltre ogni decenza. Il dibattito politico contemporaneo può definirsi come una produzione a getto continuo di falsi problemi dove non passa giorno senza che si aggiunga nuovo fumo a una cortina di «emergenze» da mettere ogni volta in cima all'agenda: dall'«odio» al razzismo, dal patriarcato al sessismo, dallo ius soli, culturae, itinerandi, natandi degli altri alla «scarsa mobilità» dei nostri, dal sempreverde baubau del fascismo che ritorna a quello - novità dello chef - del comunismo, dal debito pubblico ai soldi pubblici che «non ci sono», dal «nanismo delle imprese» al «troppo Stato», dall'«analfabetismo finanziario» a quello «funzionale», dai mancati scontrini alle mancate nascite (ma, subito dopo, l'apocalisse della «sovrappopolazione»), dalle frontiere «da abbattere» ai dazi «anacronistici», dal troppo contante in circolo ai mancati scontrini alla corruzione «percepita», dalla genitorialità gay ai semafori, ai cessi, alla modulistica «gender equal», dall'educazione erotica degli infanti ai chemioterapici per i preadolescenti sessualmente indecisi, dal deficit di «cultura scientifica» al «ritardo digitale» che va «colmato» forzando ovunque l'uso dei calcolatori, dai «fondamentalismi» ai «nazionalismi», dal «complottismo» alle «fake news», dall'anidride carbonica al diritto di voto che deve essere riservato ai plurilaureati nei giorni pari, esteso anche ai sedicenni in quelli dispari, dalla varicella al morbillo alle altre malattie che dall'oggi al domani diventano emergenze globali e piaghe sterminatrici, ma solo se prevenibili con un vaccino, dalle autoblù alle province agli «enti inutili» al numero dei parlamentari il cui taglio, dicono, era atteso da quarant'anni (cioè da qui).
In questa cacofonia di allarmi, tutti accuratamente lontani dagli allarmi che salgono dalla più ampia base dei cittadini, si confondono fattispecie diverse: i problemi falsamente formulati (che cioè riformulano un problema reale, per nasconderlo), quelli falsamente rappresentati (che trasformano casi minoritari o controversi in questioni universali, per falsa sineddoche), i falsi d'autore (cioè problemi creati e alimentati da chi li denuncia) e i falsi tout court.
È altrettanto diffusa la percezione che questi e altri falsi problemi servano a paralizzare l'azione politica e a deviare l'attenzione del pubblico dalla mancata soluzione dei problemi reali che lo affliggono. Anche questa percezione è condivisibile e invita ad approfondire i modi e i moventi del fenomeno". (segue)
Se non serve, serve a qualcos'altro. (I.P)
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Un'altra cosa che ho conosciuto da quando mi sono spostata qua in provincia di Bergamo è la generosità vera e propria. Ne avevo parlato brevemente in un vecchio post, ma credo che meriti un post a parte.
I padroni di casa dove sono in affitto sono credo le persone più gentili e discrete che io abbia mai conosciuto: persone modeste sebbene benestanti, comprensive, gentili, di una educazione impressionante; generosamente mi regalano le uova delle loro galline (ed io le mangerei ad ogni pasto perché sono credo le uova più buone che io abbia mai assaggiato), mi dicono sempre che se ho bisogno di qualcosa posso scendere e venire a bussare, fino a ieri "se hai bisogno di qualcosa, non comprare, dimmi a me ché io ho molte cose qua". E che siano delle persone generose lo ha dimostrato anche il fatto che qualche anno fa hanno ospitato una famiglia ucraina in fuga dalla guerra. Sono i primi estranei che piuttosto che mettermi davanti problemi irrisolvibili da risolvere mi danno invece delle soluzioni. Tutta la mia vita, fino ad ora, è stata costellata da problemi irrisolvibili: ogni chiacchiera pure la più innocua era formata da dei problemi, da delle polemiche inutili a problemi irrisolvibili, di qualsiasi tipo; stessa identica cosa nella mia famiglia ed io che cercavo di risolverli e alla fine riuscivo solo a piangere la notte e ad ingozzarmi di giorno e spesso di nascosto per alleviare l'angoscia. Questi signori, invece, ci parli un attimo ed è tutto semplice, facile e soprattutto già risolto: il problema non si è posto proprio. La loro discrezione poi è disarmante: mai conosciute delle persone così discrete nei miei confronti e così rispettose dei miei spazi pure se questo è un loro spazio. Da due mesi che sono qua non si sono mai sognati di venirmi a bussare, nemmeno per dirmi delle cose belle: se io scendo loro qualche fetta di dolce la signora mi ridà il piatto lasciandomelo sulle scale; mi fanno trovare il pellet sulle scale, pellet tra l'altro acquistato da loro per noi sebbene non abbiano la stufa a pellet ma quella a legna; non solo mi regalano le piantine di peperoncino, ma anche queste me le lasciano fuori dalla porta per non disturbarmi; hanno la copia del contratto da farmi firmare e non mi chiamano ma aspettano di vedermi uscire. Nella mia famiglia invece è sempre stato il contrario: mai avuto la mia privacy, le mie cose erano anche contro la mia volontà, le cose di tutti a meno che non me le nascondevo; chi mi apriva armadi e cassetti, non potevo nemmeno chiudermi in camera perché si lamentavano e non mi riferisco ai miei, ma agli altri parenti coi quali i miei avevano instaurato un rapporto morboso; non potevo scappare da loro, dovevo starci per forza e soprattutto fare finta di starci bene. Per non parlare della presunta generosità di parenti lontani e vicine di casa: ogni gesto "generoso" significava l'aver contratto un debito con degli strozzini: la volta successiva tu per loro dovevi esserci per forza pena il rinfacciarti quello che avevano fatto per te, maledirti e probabilmente pure toglierti il saluto. Poi il parlare è sempre stato denigratorio: credo che una cosa che accomuna tutti i poveracci che campano di merda perché non tengono soldi ma spendono più di quello che potrebbero permettersi, è l'essere arroganti. Ecco, in sicilia e poi in campania erano tutti arroganti e fondamentalmente gente di merda; in sicilia peggio che in campania dove invece ho conosciuto qualche essere umano ancora leggermente piacevole. Per non parlare poi della tranquillità della gente che lavora in questa zona: nei supermercati, nei negozi, oltre ad essere gentili, sono pure tranquilli (tranne qualche rara eccezione): cassiere sedute che se ne sbattono se la gente si accumula (d'altronde loro che ci possono fare), chiacchierano e non si scompongo e hanno sempre da regalarti un sorriso gentile. Un sacco di estranei, da quando sono in questa zona, mi hanno regalato un sorriso gratuito ed un saluto, entrambi fatti con una bella espressione calorosa e gentile sul volto, come se fossero veramente contenti di salutarti e di vederti.
Se continua così credo che potrebbe pure passarmi la repulsione per il genere umano, ricordarmi che almeno a grandi linee stiamo messi male, ma poi qualche rara eccezione la si incontra.
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riuscite a capire LA GIOIA che prova una studentessa che ha appena trovato una fonte da citare su una cosa che avrebbe potuto dire a parole sue tranquillamente perché è common knowledge ma nell'essay deve per forza citare qualcun altro che l'ha detta prima di lei senza che però la fonte sia troppo vecchia né sia un website né mille altri problemi INUTILI dell'academic writing???
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A seguito dell'alluvione romagnola, da quelle acque torbide e fangose sembra stiano uscendo fuori centinaia di coccodrilli politici e milioni di coccodrilli elettori, tutti pronti a fustigarsi per aver trascurato il problema dei cambiamenti climatici. Scene gia' viste tante volte. In pandemia gli angeli da sorreggere erano medici e infermieri. Ad ogni terremoto gli angeli erano i volontari, viglili del fuoco e protezione civile. Diversi anni fa gli angeli erano i magistrati, quelli che ripulivano questo Paese puzzolente dai politici ladri. Basta vedere che Paese siamo oggi. I magistrati sono messi alla gogna dalla maggioranza della politica e del Paese, la ricostruzione post-terremoto e' ferma al 10% e praticamente non frega niente a nessuno, la sanita' pubblica e' violentata ogni giorno e quelli che predicano l'economia circolare, una decrescita felice e lo stop a tutte le energie non rinnovabili, vengono presi a pedate da tre quarti di nazione. Prova lampante e' la rivolta contro quei sindaci che stanno vietando nelle citta' le auto piu' inquinanti o il plauso elettorale per opere inutili come TAV e ponte sullo Stretto di Messina o il plebiscito (70%) di Imperiesi che ha rieletto quello a cui avevano regalato una casa al Colosseo a sua insaputa. Noi italiani siamo ancora un coacervo di rivendicazioni personali, di personaggi alla Alberto Sordi e non sappiamo dove indirizzare questo Paese. Un popolo che invece di ascoltare i problemi posti dai giovani che imbrattano i monumenti, batte le mani a chi raddoppia le pene per gli imbrattatori, senza chiedersi perche' lo fanno. Un Paese che accetta supino le comparsate tv di politici condannati in via definitiva (Formigoni e altri) o lo sperpero di decine di miliardi per rifornire di armi l'Ucraina e zero per difendere l'Italia da questi eventi calamitosi sempre piu' frequenti.. L'unica che non vuol sentir ragioni e' la natura. Sempre pronta a ribellarsi contro chi la violenta continuamente. @ilpianistasultetto
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La questione è che pur avendo problemi psicologici di varia natura ed avendo dunque empatia per chi soffre dei miei stessi disagi non riesco neanche più ad essere tollerante entro una certa soglia. Non quantifico più le volte in cui il disagio mentale altrui è diventata una condizione così granitica, così intrinseca, che m’è sembrato non ci fossero modi e armi per oltrepassare quello stato che era sempre uguale a se stesso; ed i suddetti rapporti sono dunque morti, come conseguenza naturale. La cosa frustrante è che le persone che vivevano queste condizioni erano estremamente intelligenti e consapevoli eppure, puntualmente, tornavano indietro. E allora il discrimine è ancora una volta la scelta, l’impegno costante di rendersi conto a un certo punto che o ti muovi da quella condizione o ci rimarrai a vita. Non mi riferisco ovviamente alle condizioni paralizzanti del disturbo mentale; non mi sognerei mai di dire a un depresso che non si alza dal letto di farlo, per magia, per scelta.
Mi riferisco a quelle persone che studiano, lavorano, hanno relazioni sentimentali, una vita comunque “funzionale” - paradossalmente più della mia - e comunque ricadono negli stessi meccanismi che oltre a doverti subire tu in quanto amico o partner a fasi alterne, avverti, a un certo punto, capaci di renderle persone-non persone, persone involute, persone statiche, persone rassegnate. A vent’anni.
È un discorso antipatico, soprattutto quando devi farlo a te stessa, come nel mio caso, ma è l’unico discorso che può smuoverti e darti un metaforico calcio in culo. Non ci sono altre strade. Persino i farmaci e la terapia senza questa volontà di scelta sono inutili. Per questo motivo nella mia vita non accetto più certe dinamiche e certe persone per quanto umanamente sia coinvolta nelle loro questioni e mi tocchino anche dal vivo. Quando mi si dicono le stesse frasi, quanto mi si raccontano le stesse storie d’amore ma con protagonisti differenti, quando si reiterano gli stessi scenari, oltre a salirmi la noia, la frustrazione, mi allontano inconsciamente. Perché l’unica cosa che si può realmente perdonare è la mancanza di strumenti; quando li hai tutti ed in più vivi i privilegi che hai, è un dovere morale nei confronti di te stesso prendere la situazione in mano, ancor prima che nei confronti altrui. E se non sei in grado di scegliere per la tua vita e la tua stessa sopravvivenza, non sei in grado di scegliere (e dunque amare, ed avere cura) di niente.
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PIÙ O MENO RELAZIONI?
Crescendo lungo l’asse verticale il “bisogno” compulsivo di relazionarsi, diminuisce.
Rimane un desiderio sano di condividere alcune esperienze, visioni, pensieri, progetti con qualcuno, ma non qualcuno a caso, qualcuno che stia nel tuo stesso cammino, che parli la tua stessa “lingua”.
Non è che non si puó relazionare con tutti: si può e si può anche meglio di prima, ma non se ne ha molta voglia.
Un tempo, cercavo di riempire il mio tempo libero con chiacchiere inutili, incontri a caso, gli altri erano come “riempitivi”: non importava tanto chi fosse, doveva solo adempire al ruolo di contenitore/ ascoltatore/ intrattenitore.
Crescendo si diventa più avvezzi alla solitudine e si impara ad apprezzarla: oggi come oggi non riuscirei a non avere almeno una o due ore di totale silenzio e solitudine ( ma in realtà ne ho molte di più…)
Ho piacere di coltivare quelle 3,4 relazioni significative dove gli scambi sono nutrienti e se mi annoio posso guardare dei film, dei video, leggere, o anche non fare nulla.
È altresì vero che potrei intrattenermi a parlare con chiunque senza avere problemi, ma non ne ho molta voglia, ma se capita, lo accolgo.
Non credo che tutti siano maestri, come dice qualcuno: la vita è un film e nei film ci sono anche le comparse, non solo gli attori principali.
Qual è la vostra esperienza in merito al rapporto tra evoluzione personale e relazioni? ( non parlo di coppia )
ClaudiaCrispolti
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I will translate this one soon, but I'd also like to share it like this.
[ita] un altro headcanon con BiKang; relazione nascosta
(NSFW sottointeso. Questo testo è estratto da una conversazione che ho avuto con mia amica, ed è ciò che ha poi ispirato la mia fanfiction pubblicata su ao3, alcune cose potrebbero essere simili)
Mi immagino Bi-Han come una persona molto riservata, infatti raramente parla di qualcosa che non abbia a che fare col suo incarico da Granmaestro; perfino in quel caso lì tende ad andare sempre dritto al punto, senza perdersi in conversazioni che ritiene inutili. Forse l'unica eccezione sono stati i suoi fratelli, ma fino ad un certo punto. Tomas menziona nelle intro un Bi-Han freddo e distaccato, quindi i due, seppur cresciuti insieme, non hanno mai condiviso momenti particolarmente intimi nonostante Bi-Han comunque tenesse a lui (a modo suo, ovviamente). Kuai Liang invece, quando ancora erano ragazzi, aveva avuto modo di conoscerlo in modo più approfondito, e con non poca fatica era riuscito a scalfire in superficie per intravedere una minima parte della sua interiorità. Nonostante ciò, andando avanti con gli anni Bi-Han aveva finito per chiudersi sempre di più in sé stesso, preferendo affrontare i propri problemi da solo, anche nei momenti in cui era evidente quanto avesse bisogno di una spalla su cui piangere. Allo stesso tempo, i due fratelli minori rispettavano il suo bisogno di privatezza.
Per questo motivo, nessuno aveva mai più sentito Bi-Han parlare di qualcosa che non fosse prettamente legato al suo lavoro. Addirittura, non considerava nessuna relazione al di fuori di quelle famigliari e lavorative come valide. Mai. Solitamente, se qualcuno provava ad avvicinarsi a lui, Bi-Han si irritava dopo i primi segni d'insistenza e cambiava argomento di conversazione, o optava direttamente per gli insulti.
Quindi nel mio stato delulu mi sogno la sorpresa di Kuai nel notare un comportamento insolito in suo fratello, da quando Liu Kang aveva chiesto loro aiuto. Bi-Han era sempre stato una testa calda e più di tutto non sopportava che gli venissero dati degli ordini; allo stesso tempo però, se Liu chiedeva loro un favore, Bi-Han lo eseguiva senza se e senza ma. Ancor meno Bihan amava i colloqui, ma se era Liu Kang a necessitarne uno si presentava anche agli orari più insoliti. Per non parlare del fatto che trascorreva una quantità di tempo immane lontano dai Lin Kuei per stare con i monaci che allenava Liu Kang. Inizialmente nessuno ci faceva nemmeno troppo caso, perché Bi-Han era solito sfiancarsi dal lavoro e tale dedizione era ormai normale da parte sua.
Kuai non è uno che ama particolarmente farsi gli affari degli altri, ma si fidava abbastanza di Bi-Han per sapere che quest'ultimo non gli avrebbe mai nascosto dettagli riguardanti il loro lavoro o le loro successive missioni. Ad esclusione, se Bihan non aveva nulla da nascondere, significava che la maggior parte degli incontri che teneva con Liu Kang non riguardavano il loro lavoro. Altrimenti, avrebbe sicuramente detto qualcosa anche a Kuai e Tomas.
Quindi beh, Kuai non si fa gli affari degli altri, no, ma se c'è da scartare un po' di drama non si tira certamente indietro, a maggior ragione se la persona coinvolta è suo fratello. Per settimane non aveva mai esternato i suoi dubbi, finché non fu Tomas, una mattina, a tirare fuori l'argomento, facendo notare a Kuai come Bi-Han avesse lasciato il tempio la sera ma non fosse più rientrato.
Da quel momento entrambi iniziarono a osservare Bi-Han con un occhio di riguardo, stando particolarmente attenti a dove diceva di andare e cosa faceva quando loro tre erano da soli; entrambi riuscirono a notare come Bi-Han cambiasse completamente approccio ogni qualvolta che Liu Kang era insieme a loro: diventava più tranquillo, meno sfacciato, e la sua espressione quasi si rilassava. Erano anni che Kuai non vedeva il volto di Bi-Han contorto in un'espressione che non fosse di concentrazine o rabbia. Tomas giurò perfino che una volta aveva visto Bihan sorridere sotto la maschera mentre parlava con Liu Kang, e ne aveva parlato come se avesse visto gli Dèi.
Kuai aveva racimolato abbastanza coraggio per affrontare Bi-Han a riguardo, spinto più da interesse che altro: certamente, non denunciava il fratello per essersi fatto un eventuale amico, ma era ben curioso di sapere come Liu Kang fosse riuscito nell'impresa. Dovette però parlare senza fare nessun tipo di accusa che potesse obbligare Bi-Han a mettersi subito sulla difensiva: quando gli chiese perché si lasciava sottomettere senza obiezioni da Liu, Bi-Han aveva semplicemente detto qualcosa simile a "perché ci stiamo guadagnando anche noi".
Eppure loro non ci guadagnavano un bel niente, ad aiutare Liu Kang; se non altro, ci perdevano su molto del loro tempo: c'erano giorni in cui il loro clan non aveva nessuno che potesse seguire i loro allenamenti, considerando che Bi-Han era sempre lontano dal tempio. Tempio che, tra l'altro, erano giorni che non veniva più seguito come prima, perchè il Granmaestro non aveva più tempo per dedicarsi alla cura della struttura. A quel punto era palese che, se Bi-Han ci stava effettivamente "guadagnando" qualcosa, era parallelo al loro lavoro, e che non ne aveva ancora fatto parola con nessuno.
Kuai aveva iniziato a sospettare che Bi-Han e Liu Kang fossero diventati amici stretti, anche se l'idea che Bi-Han potesse anche solo concepire una relazione di questo genere era già surreale. Eppure non c'erano altre spiegazioni, ed era evidente che Bi-Han stesse bene quando Liu Kang era al suo fianco. Forse, pensava che coltivando un'amicizia con Liu sarebbe riuscito in qualche modo a elevare lo status del loro clan, o ad accontentare le sue aspirazioni di potere.
Il dubbio fu presto smentito quando un giorno Kuai e Bi-Han si cambiarono insieme dopo un allenamento: era da un po' di tempo che i due non combattevano l'uno contro l'altro, e la loro seduta era durata ore. Erano entrambi talmente stanchi che Bi-Han non aveva neanche avuto la forza di lamentarsi quando aveva visto Kuai Liang entrare nello spogliatoio insieme a lui. Mentre si cambiavano, l'occhio di Kuai cadde involontariamente sul fisico del fratello: la sua pelle chiara era imperlata di sudore e coperta di lividi, alcuni che riconosceva essere opera sua, come quelli sul bacino e sulle spalle, ma altri erano in posti alquanto ambigui: sul suo petto, appena sotto le clavicole, sulle sue cosce, e alcuni più piccoli perfino sul collo, che fino a quel momento Kuai non aveva nemmeno notato. Ma più di tutto lo colpì una scottatura, che si trovava sull'interno coscia di Bi-Han, e che Kuai poté vedere solo quando il fratello gli stava dando le spalle. Non era grave, ma era stata comunque abbastanza potente da lasciare un'impronta scura sulla sua pelle; era stranamente grande, e Kuai quasi spalancò gli occhi quando vide che aveva la forma di una mano. Qualcuno aveva premuto con forza fino a lasciare un alone sulla sua gamba; e non era neppure l'unico segno, perché se ne potevano intravedere anche di più leggeri sui suoi fianchi.
Preso dalla curiosità, ma anche dalla preoccupazione, gli aveva chiesto cosa fosse successo. Appena finirono di cambiarsi, Kuai afferrò Bi-Han per un braccio chiedendogli se stesse bene; quando quest'ultimo gli chiese il perché della domanda, lui menzionò i segni che aveva sul corpo.
Suo fratello aveva aggrottato le sopracciglia, scazzato, incitandolo a farsi gli affari propri senza interessarsi tanto a quello che faceva lui nella sua vita privata. Già il fatto che Bi-Han avesse usato il termine "privata" era come ammettere che Kuai aveva ragione a pensare quello che pensava.
L'ultima, definitiva prova che Bi-Han stava apprezzando fin troppo la compagnia di Liu Kang arrivò quando i tre fratelli furono invitati da quest'ultimo a passare dei giorni al suo tempio per seguire gli allenamenti dei due campioni presi da Madam Bo.
Le notti erano particolarmente tranquille, ma Kuai aveva ugualmente fatto fatica ad addormentarsi in un letto che non era il suo. Così, aveva più volte passato le notti in piedi passeggiando per i giardini del tempio, osservando la loro struttura e godendosi la tranquillità che trasmettevano. Per arrivare ai giardini era obbligatorio passare davanti alle stanze dei monaci e conseguentemente davanti a quella di Liu.
Passando davanti alle varie porte, dei suoni catturarono l'attenzione del ninja. Kuai constatò di non essere l'unico sveglio, e preso dall'interesse aveva appoggiato l'orecchio sulla porta da cui provenivano per distinguere la voce che li emetteva. Si staccò immediatamente quando li identificò come gemiti di piacere. A maggior ragione, appena riconobbe la voce roca di suo fratello mescolarsi insieme a quella Liu Kang, si allontanò preferendo uscire dal corridoio senza intromettersi più di quanto non avesse già fatto...
Appena raggiunse i giardini il peso della scoperta gli gravava così tanto sulle spalle che non potè fare a meno di immaginarsi la faccia di Tomas appena gli avrebbe confidato il segreto.
Penso che Bi-Han sarebbe quindi uno riservato anche nelle sue relazioni, preferendo tenerle nascoste il più possibile. Di certo sarebbe l'ultima persona a mostrarsi romantico in pubblico. Inoltre, non vorrebbe di certo passare come "smielato" davanti al suo clan o ai suoi fratelli, in quanto Granmaestro ha pur sempre un'immagine da mantenere.
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Treno in ritardo. Scrivo una cosa qui. Camminata sotto il sole cocente. Timbro. Compro un cappellino su vinted. Leggo le mail. Mando una mail in segreteria che la macchinetta per timbrare mi odia e mi ha sballato la giornata di ieri. Salgo su da A (come ogni mattina), è in lab, le do una mano. Trovo V, mi offre un caffè e scappa giù. Torno a lavoro. Arriva F, ha il collo bloccato e una crema in mano. Spalmo la crema sul collo di F. Dottoranda offre cornetti a tutti. Cornetto e caffè. Mi chiama un numero che non conosco, è quella che si occupa delle presenze, mi dice di passare da lei, ma non so dove. Dice che passa lei. Sulla soglia appare l'elfo che mi dice dei giorni lavorativi di Agosto e di come non farmi un giorno in sede. Arriva la tizia di presenze, mi chiede se voglio un caffè, rifiuto. Andiamo a vedere la macchinetta e niente, c'ha i problemi. Mi dice di continuare a fare segnalazione se ci sono problemi. Sono le 12. Lancio un comando e attendo.
Pranzo, chiacchiere, caffè, disegno. Mi chiedono una marea di grafici inutili. Mi stampo 2 locandine disegnate da me. Vorrei riempirmi il muro alle spalle di disegni e locandine. Disegno il lupo di Fantastic Mr. Fox con il braccio alzato. Sono le 5, il tempo passa rapido. Mando i grafici. Finisco i compiti del giorno. Stimbro.
Con F vado in libreria. Finiamo nel reparto bambini perché deve fare un regalo alla figlia di una sua amica. Compro degli sticker simpatici per A. F mi accompagna a prendere degli occhiali da sole e poi la accompagno sotto casa. M mi chiama, è in giro con un'amica e mi chiede se mi voglio aggregare. Vado da M e l'amica, parliamo un po' e si fanno le 21. Piglio il treno, mi vedo Spagna Francia. Torno a casa, doccia, cena, crollo sul letto stanco. Sono convinto di non aver fatto nulla di che.
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partita finita da venti minuti e sono già arrivati gli esperti da divano di tennis a spiegarci che jannik vince solo partite inutili, che lo slam glielo ha regalato medvedev, che è un rottame con problemi fisici boh ma tutto ok ?? capisco la delusione (io in primis lo sono ed è normale), ha fatto tanti errori che si potevano evitare ma insomma daniil era in super forma (sicuramente anche più riposato) e per come si era messo il secondo set già portarla al quinto mi è sembrato un miracolo. è andata così, resterà sicuramente il rammarico di un possibile epilogo diverso, ma è parte del gioco..poi ben venga le critiche costruttive ma le idiozie che sto leggendo servono a zero e sono disoneste nei confronti di un ragazzo che sta vivendo una stagione fantastica e sta riportando il tennis italiano ad altissimi livelli
#io purtroppo il roscio lo difenderò sempre non mi interessa#sta gente non si merita questo sport e lo sport in generale#che fastidio mammamia#fine momento polemica#jannik sinner#tennis
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Ho parecchi comportamenti ossessivi/compulsivi, faccio sempre le stesse cose e se c'è qualche novità vado in crisi. Nel corso degli anni sono migliorata molto perché stava diventando quasi impossibile vivere così. Ieri sera, parlando con lui, gli stavo raccontando una piccola cosa che mi ha mandato un pochino in crisi durante la giornata. Lui mi ha detto che devo finirla con questi inutili problemi, che devo darmi una svegliata perché non si può andare in crisi per dei piccoli imprevisti. Ci sono rimasta male, molto male. Sa benissimo che prima ne avevo molti di più quindi perché dirmi così. Forse sono come al solito esagerata io, due lacrime sarebbero scese se non le ricacciavo dentro. Ma probabilmente esagero io in tutto. Ci metto troppo cuore in tutto quello che dico e che faccio e sbaglio.
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