#probabilmente mi sento solo sola
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#la cosa più triste che mi delude di più è che dal pensare che non ci azzeccavamo nulla#al pensare che invece qualcosa c'era di possibile#è che in diverso modo la mia teoria iniziale è da riportare in auge#possibilmente senza perdere tutto quello che ho scoperto nel frattempo#pensieri e paroloni#probabilmente mi sento solo sola#eppure so di non esserlo
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purtroppo la gente non capisce che ci sono persone (tipo me) che non si sentono a loro agio in determinate situazioni sociali e quindi preferiscono non parteciparvi
#sì ho evitato l'incontro con i parenti di oggi#ma in realtà non ci è andata nemmeno mia mamma perché mia nonna oggi era da sola e non poteva venire nessuno e allora ci siamo state noi#dovevo stare da mia nonna? sì#l'ho usato come scusa per non andarci? sì#perché se dicessi che non ci voglio andare perché i parenti di mio papà non mi piacciono (non che quelli di mia mamma siano meglio e lo dice#- pure lei) probabilmente si incazzerebbero e non ho il coraggio di farlo#infatti all'orario stabilito si sono accorti che non c'ero e hanno iniziato a chiamarmi ma non ho risposto#mia mamma ha addirittura spento il telefono 😂#odio queste situazioni perché se ci vado mi sento a disagio e sto male per ciò che mi dicono ma se non vado mi rompono comunque#che palle#odio il fatto di dover avere a che fare con certe persone solo perché sono miei parenti
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Per una piccola parte di me <3 0.1
La parte più difficile in ogni cosa è iniziare, come adesso. Non è facile trovare le parole giuste per aprire la strada alle milioni di cose che vorrei dirti. Ogni inizio è spaventoso, difficile. E me lo ricordo che qualche mese fa di paura ne avevo tanta, temevo tutte le cose che avremmo dovuto vivere.
Tu sei la prima volta in cui ho perso il controllo, in cui mi sono buttata nel vuoto e mi son detta 'Ora o mai più'. Perché in fondo te lo senti che alcune cose puoi farle solo in un determinato momento e che non c'è altro tempo per viverle.
Sei il mio momento giusto, su questo non ho dubbi, mi sei piombato addosso per caso e senza alcuna pretesa, nessuna forzatura e nessuna speranza, sei rimasto.
A volte mi chiedo perché, dopo aver visto tutto il casino che sono, tu sia rimasto. Non hai neanche dovuto lottare per entrarci nella mia vita, perché ti avevo lasciato ogni porta aperta, era troppo tempo che non davo così tanta fiducia a qualcuno ma stranamente con te mi sentivo al sicuro. E ci sono tutti gli ingredienti le farfalle, le palpitazioni, l'impazienza di essere tua.
Ci sono tutti gli ingredienti perché tu possa distruggermi e forse, per la prima volta, voglio correrne il rischio.
Probabilmente, anzi, sicuramente mi sono innamorata prima io ma come dovevo fare? Quando mi guardavi e mi parlavi di filosofia, di storia, cose che non mi hanno mai preso, ma che dette da te diventavano la cosa più interessante del mondo.
Non mi sono innamorata di te perché necessitavo di avere qualcuno al mio fianco, sono sempre stata bene da sola.
Non mi sono affezionata a te perché avevo bisogno di qualcuno che mi rendesse felice, ne perché stessi cercando qualcuno con cui stare.
In realtà, non cercavo proprio nessuno.
Mi sono innamorata di te perché mi sono sentita apprezzata, perché sei l'unica persona che mi restituisce tutto l'amore che do. Mi sono innamorata di te perché mi fai stare tranquilla, potremmo anche stare seduti senza dire nulla e guardare tik tok ed io non avrei ansia.
Siamo così simili ma in certi sensi così diversi, eppure sei esattamente quella parte che mi manca per essere come vorrei.
E' bastato un istante, uno sguardo e ti ho riconosciuto, come se in fondo ti avessi sempre aspettato. Delle volte sono istanti piccolissimi a cambiarci la vita, momenti così insignificanti da non rendercene nemmeno conto, ogni tanto mi chiedo cosa starei facendo ora se non ti avessi mai scritto, se tu non mi avessi mai baciata, se fossimo rimasti solo amici.
La maggior parte delle persone si limita al “mi piaci”, Kierkegaard invece scrisse: “Ti muovi costantemente sulle onde dell’intuizione; eppure, ogni singola somiglianza con te basta a rendermi felice. Perché? É a causa della ricca unità del tuo essere o della povera molteplicità del mio? Non é l’amare te, amare un mondo?”
D’altronde hai avuto tutto, prima ancora che te ne rendessi conto. Ti ho parlato di qualsiasi cosa, quando per me parlare di sentimenti o emozioni risulta essere complicato, tendo sempre a sopprimere qualsiasi cosa, penso perché da piccola venivo etichettata come “la bimba matura “e qualsiasi persona contava su di me ed io non avevo tempo di pensare a cosa realmente provassi.
Forse ho perso la testa, tu mi hai fatto perdere la testa, perché adesso non sento neanche di essere io, ho meno paura di tutto e provo cose talmente diverse che mi destabilizzano. Ti ho parlato di cose che non voglio ammettere nemmeno a me stessa, che portavo, e porto, come un peso, con vergogna, ma tu sei stato così paziente e mi hai ascoltato quando probabilmente quello che dicevo non aveva senso nemmeno per me.
Ti ho amata fin da subito ed ho avuto paura della velocità con cui un sentimento del genere sia cresciuto, d’altronde sono un overthinker e mi son chiesta, che vuoto lascerà una persona del genere nella mia vita? Come mi faccio domande, mi do anche risposte e Tu lasceresti un vuoto enorme, incolmabile.
Oramai occupi tutto, tutto lo spazio che c'è, sei ovunque e neanche me ne rendo conto. Se conquisti la mia mente ci sarai sempre dentro.
Hai reso tutto pieno di significato, pieno d'amore e di timori. Per la prima volta ho davvero paura di perdere qualcuno, per la prima volta penso che non esista qualcosa che non farei per te, qualsiasi cosa pur di farti stare bene.
Non lo dico perché ti amo, ma lo dico perché sei una persona speciale. Meriti qualsiasi cosa di bello possa esserci, tutta la felicità che possa provare. Hai così tante cose dentro, che non dici e che non mi mostri. Ed io vorrei sapere tutto, conoscerti meglio di te stesso perché niente che ti riguarda mi è estraneo.
Ho capito che ero fottuta quando non mi sapevo dare una risposta al perché ti amassi, lo faccio e basta.
Ogni volta che dico di amarti significa che ti accetto per la persona che sei, e che non voglio trasformarti in qualcun altro. Significa che ti amerò e starò al tuo fianco anche nei momenti peggiori. Significa amarti anche quando sei giù di morale, non solo quando è divertente starti vicino. "Ti amo" significa che conosco la tua persona e non ti giudico. Significa che ci tengo abbastanza da lottare per quello che abbiamo e che ti amo abbastanza da lasciar perdere, se ciò significa vederti felice. Vuol dire pensarti, sognarti, volerti e aver bisogno costantemente di te, e sperare che tu provi lo stesso per me.
Mi stai donando qualcosa che non potrò che inscrivermi nel cuore, quelle cose che ti porti gelosamente dentro, che sai di poter vivere solo con una determinata persona.
Alla fine, ogni cosa mi riconduce a te. Sei nei libri che sottolineo e nella musica che ascolto, in ogni film che mi segno, in tutte le parole che scrivo, persino in quelle che non scrivo ma che custodisco gelosamente dentro di me, tra l’anima e il cuore, in quello spazio che solo tu riesci a raggiungere e che vorrei non abbandonassi mai. É come se dopo un viaggio molto lungo tu mi avessi finalmente riportato a casa.
Mi hai dato talmente tanto che adesso sono piena di te e non potrei dimenticarti mai, seppur volessi.
Mi hai riempita di un amore che non credevo avrei mai provato, così forte che adesso fatico nello scrivere senza commuovermi, senza sentire quelle stupide farfalle, perché pensarti mi fa questo effetto.
Esattamente come quando ti guardo troppo a lungo, penso a quanto sei stupenda, a quanto sai farmi stare bene e mi escono dagli occhi tutte le parole che mi rimangono bloccate in gola. Non riesco a dirtelo mentre ti ho davanti, ma hai dato alla mia vita un valore aggiunto e che avrei milioni di parole da dedicarti se solo riuscissi a concentrarmi mentre mi guardi con quegli occhioni da cui non riesco a fuggire.
Quando mi guardi dimentico tutti i miei difetti ma allo stesso tempo ho paura che guardandomi troppo o standomi troppo vicina tu mi veda come mi vedo io.
Vorrei rivivere ogni ora passata insieme, per rendermi conto di quanti dettagli mi son persa, ma poterli assaporare tutti, coglierli e conservarli. Sei un regalo grandissimo, per il quale sarò per sempre in debito verso il destino. Non so cosa succederà un domani, non importa se un ti amerò esattamente come adesso, probabilmente di più, ma sarai sempre e comunque tu, niente ti renderà diverso di fronte ai miei occhi, adesso non vedo altro che la tua essenza. Non vedo l'ora di poterti baciare, mi manchi da morire e niente mi rende felice come averti accanto e poter sentire il calore di un tuo abbraccio che tanto ho desiderato. Sei ciò di cui ho più bisogno e che non voglio lasciar andare per nulla al mondo.
Ti amo, come non amo altro.
Tua, A.
#amore#angel#love#citazione libro#ti voglio tanto bene#heartbreak#relationship#relazione#fidanzata#fidanzato#fidanzati#lettera d'amore
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L'amore non corrisposto
C’è un dolore che pochi riescono a capire davvero, un dolore che non lascia ferite visibili, ma ti scava dentro, lentamente, giorno dopo giorno. È l’amore non corrisposto. Di quel tipo di amore, io sono diventata una sorta di esperta. Non è un amore come gli altri, non è la favola di due persone che si innamorano l’una dell’altra e condividono sogni, passioni e paure. No, questo è un amore che ti lascia sola, in una stanza piena di pensieri che si rincorrono, domande senza risposta, speranze che si infrangono e dubbi che ti logorano l’anima.
Ho provato a capirlo, a capire cosa ci fosse di sbagliato in me, cosa mi portasse a fissarmi su qualcuno che non poteva, o non voleva, ricambiarmi. Ogni volta che lo vedevo, il cuore batteva più forte, le mani sudavano, la gola si stringeva fino a farmi mancare il respiro. Eppure, anche in quei momenti di pura emozione, una voce dentro di me continuava a ripetere che non c’era speranza. Lo sapevo, lo sentivo in ogni fibra del mio corpo, eppure non riuscivo a smettere. Mi odiavo per questo.
Odiavo quella parte di me che continuava a sperare. Odiavo come il mio corpo cercava involontariamente il suo, come ogni suo sguardo, ogni suo gesto, anche i più banali, diventavano per me un segnale da interpretare, una traccia di possibilità. E odiavo me stessa per permettermi di credere, anche solo per un attimo, che ci fosse una minima chance che lui potesse provare lo stesso.
Ma la parte peggiore è quando arriva quella la notizia. "ho sapute che si sente con lei." E lì, tutto si ferma. Il mondo crolla in un istante. Non capisco più niente. Mi sento stupida, fragile, inutile. Mi chiedo come ho potuto illudermi per tutto questo tempo. Il caos nella mia mente si trasformava in un silenzio assordante, e quel silenzio mi urlava dentro, ricordandomi che non ero mai stata abbastanza, che non lo sarei mai stata.
Eppure, c’era una parte di me che non riusciva a lasciar andare. Ogni volta che lui si avvicinava, ogni volta che accettava quel piccolo contatto fisico, era come se mi desse appena abbastanza per restare incatenata a quel sentimento. Bastava un tocco, uno sguardo, un sorriso, e io tornavo a credere che, forse, tutto non fosse stato solo un’illusione della mia mente. Che forse, in qualche angolo del suo cuore, ci fosse posto anche per me.
Ma era solo una trappola, una bugia che mi raccontavo per non affrontare la verità: lui non mi avrebbe mai amato. E questo mi distruggeva. Mi faceva sentire piccola, inutile, come se ogni mia emozione fosse sprecata, come se stessi dando tutto ciò che avevo per una battaglia che era già persa in partenza.
Mi sono chiesta tante volte perché continuiamo a farci questo. Perché continuiamo a innamorarci di persone che non ci ricambieranno mai, perché mettiamo il nostro cuore nelle mani di chi non lo custodirà con cura. Forse perché, in fondo, ci aggrappiamo a quel pizzico di speranza che, per quanto irrazionale, ci tiene vivi. O forse perché non sappiamo come fare a spegnere i sentimenti, anche quando sappiamo che ci stanno portando solo sofferenza.
E così, continuo a camminare in questo limbo, tra la speranza e la disperazione, tra il desiderio e la consapevolezza. So che dovrei andare avanti, so che dovrei lasciar andare, ma qualcosa dentro di me si rifiuta. Qualcosa dentro di me spera ancora che un giorno lui si accorga di me, che veda in me ciò che io vedo in lui.
Ma la realtà è che, probabilmente, non succederà mai. E forse, in fondo, il vero problema non è lui, ma sono io. Sono io che non riesco a smettere di sperare, sono io che non riesco a proteggere il mio cuore da qualcuno che non lo merita. Sono io che, nonostante tutto, continuo a innamorarmi di chi non mi amerà mai.
E mi odio per questo. Mi odio per non riuscire a smettere. Mi odio per aver permesso a un sentimento unilaterale di definire così tanto chi sono, di determinare così tanto il mio valore. Eppure, per quanto provi a combatterlo, per quanto cerchi di liberarmi, torno sempre al punto di partenza: a quella sensazione di vuoto, di mancanza, di amore non corrisposto che mi tiene prigioniera di qualcosa che non esiste.
E così, mentre i giorni passano e lui continua a vivere la sua vita, io rimango qui, a raccogliere i pezzi di un cuore che si spezza ogni volta che lo vedo, ogni volta che sento parlare di lui con qualcun’altra. E mi chiedo se un giorno riuscirò mai a liberarmi di questo peso, o se sarò condannata a portarlo con me per sempre.
-Anonimo🖤
#quotes#pensieri#tristezza#realtà#nostalgia#frasi#vita#citazioni#citazione#frasi vita#amore non corrisposto#amore non ricambiato#riflessioni#persone
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Fonte LOVEPETS
Fb
66 anni fa, Laika è stata lanciata nello spazio.
Laika, il suo vero nome era Kudrjavka, in russo significa "Ricciola". " È stata catturata per strada, a Mosca.
Metà Husky e metà Terrier, aveva circa 3 anni all'epoca. È stata scelta perché calma, docile e perfettamente adattabile alla capsula Sputnik 2. Attrezzata per il supporto vitale (cibo e acqua), la missione non prevedeva il ritorno. Per Laika, era una condanna a morte.
L'interno del satellite era rivestito e lo spazio interno era abbastanza ampio da permettere a Laika di stare seduta in piedi. La temperatura interna era fissata a 15 gradi, e un sistema di refrigerazione doveva proteggere l'animale da eccessivi sovraccarichi termici.
Il 3 novembre alle 2 di notte, lo Sputnik 2 è stato lanciato nello spazio. Laika probabilmente è sopravvissuta per sette ore.
Ma alcune fonti sostengono che l'agonia è stata molto più lunga: quattro giorni.
Da sola, nello spazio.
Il satellite ritornò in atmosfera 5 mesi dopo, il 14 aprile 1958, dopo aver girato 2.570 giri intorno alla Terra.
Si è disintegrato al ritorno nell'atmosfera.
Ogni anno, prima dell'Autunno, mi sento costretto a raccontare questa storia e possibilmente farlo con parole nuove. C'è un profondo senso di colpa che tutti noi dovremmo provare leggendo quello che abbiamo fatto a Laika. Il progresso umano è stato spesso raggiunto a spese di animali che non hanno nulla a che fare con il nostro desiderio di supremazia.
Molti credono che questo sia stato un prezzo accettabile per le nostre conquiste, ma sembra ovvio, anche leggendo questa storia, che in realtà era solo una banale forma di prevaricazione.
Avevamo il dovere di scegliere un'altra strada.
Abbiamo ancora quel dovere oggi.
Mi dispiace che l'umanità ti abbia deluso, Laika.😪
"Umanità".... Mi FAI SCHIFO😡.......
vividiste😪
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Non riesco a stare bene da sola. Non so come farlo. Da un lato, vorrei essere lasciata in pace, ma dall'altro non voglio sentirmi sola. Quando mi sento esclusa, mi rattristo, mi riempio di paranoie, e penso che tutti ce l'abbiano con me, anche se probabilmente non è così. Mi sento emarginata, nonostante le mie interazioni siano sempre amichevoli e tranquille. Vedo che dall'altra parte c'è piacere nel parlare con me, ma sembra che non si vada mai oltre, e questo mi dispiace. Non so cosa fare, e temo di risultare pesante o fastidiosa. I rapporti che ho sembrano limitarsi a battute o conversazioni civili.
Non so più come fare amicizia. È passato tanto tempo dall'ultima amica che ho avuto, sono ormai otto anni... E adesso, a quasi trent'anni, posso contare solo sul mio ragazzo, mentre le altre persone intorno a me hanno gruppi di amici o migliori amiche. So che mi lamento spesso di questo, ma ho bisogno di sfogarmi in qualche modo.
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La malattia della settimana scorsa, come è giusto che sia, mi ha fatto "rallentare" e riflettere sui ritmi che sto sostenendo in questi mesi e su alcuni punti di questo lavoro. I ritmi sono molto serrati, ma è anche perché io decido quotidianamente di perseguire la mia passione della palestra, sottraendo ore di riposo e di preparazione pasti - quindi un po' è anche colpa mia.
In quella settimana di malattia e per il discorso ferie ho odiato la mia azienda nella maniera più forte possibile - avrei voluto andarmene via subito. Tuttavia, quando penso a dimettermi nel momento in cui sono nell'azienda che mi è stata assegnata mi sento abbastanza in pace: l'ambiente è multiculturale, il lavoro non è complicato, i colleghi non sono per niente male e ho il caffè e il cappuccino gratis.
Se dovessi pensare a quello che proprio non va è una cosa sola: il viaggio. Perdo praticamente 3h della mia giornata solo per raggiungere e tornare dall'ufficio.
E allora il punto è: devo cambiare lavoro o devo cambiare casa?
Se cambiassi casa e mi avvicinassi a Tokyo potrei, sì, dimezzare i tempi ma perderei l'aiuto all'affitto che attualmente l'azienda mi offre (ovvero mezzo affitto me lo pagano loro per 2 anni) e, cosa più importante, perderei il contatto diretto con tutti gli amici che ho conosciuto qui. È pur vero che so già che prima o poi ci si abbandona, ma è come se non mi sentissi in grado di fare il primo passo (specialmente se si aggiunge al discorso economico). Inoltre, anche questo lavoro nell'attuale azienda potrebbe essere temporaneo e potrei essere spostata da un giorno all'altro.
Quindi che fare? La soluzione sarebbe fare una scala delle priorità e capire cosa fare. Però nel momento in cui mi decido a cambiare casa, sto lì a pensare a quanto mi costerà in più e alla perdita umana che dovrò affrontare (e che forse non sono ancora pronta ad affrontare).
In tutto ciò, ogni tanto mando cv totalmente a caso e questo mi ha portato oggi (che sono in smartworking*) a fare due colloqui con due aziende diversissime tra loro:
- nel primo caso è nell'industria dei viaggi e del turismo. Azienda internazionale solida con 2 giorni a settimana in smart e con 10 giorni di malattia in aggiunta alle ferie retribuite. Tutto molto allettante, se non fosse che mi sono resa conto che il giapponese probabilmente non potrei usarlo più frequentemente come adesso;
- nel secondo, industria dell'insegnamento dell'inglese. Orari un po' strambi e con il lunedì di riposo invece del sabato. In questo caso dovrei praticamente gestire una mini scuola tra genitori e personale per cui il giapponese è richiesto e lo utilizzerei. Poco chiaro il discorso ferie (120 annual leaves che significano? Che leaves sono? Boh).
Non so come andrà a finire (dato che sembrano sempre tutti interessati ma poi ti ghostano). Sebbene l'unica cosa certa che so è che in generale non sento che il mondo IT mi appartenga e che un giorno cambierò campo, ogni volta che comincio a muovermi, tutto quello che lascio indietro diventa evidente e mi mette sempre molta tristezza al punto che vorrei che le cose rimanessero come sono. Sarà sicuramente la paura dell'ignoto...
#qualche decisione però la devo prendere perché sennò in vado in burnout sul serio#my life in tokyo#lavoro#*smartworking solo un venerdì ogni 2 settimane non ci allarmiamo con i benefit
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in queste ultime ore mi sono sentita sola come non succedeva da tantissimo tempo
so che non sono sola e che devo sempre distinguere la solitude dalla loneliness eppure nell'ultimo periodo sento la convinzione dentro che è questo quello che mi spetta che non succederà quello che succede agli altri, non succederà a me e probabilmente non succederà mai perché evidentemente sono io che non so relazionarmi e magari per anni mi sono nascosta dietro l'idea che ero io a scegliere di non sprecare il mio tempo quando invece la verità è che non ho la capacità di relazionarmi, funzioni a metà
vorrei inoltre non sentire questa sconfitta che brucia quando la partita ancora deve essere giocata e programmata
vorrei solo non pensarci ma sento queste cose da qualche tempo e stasera non c'è modo di spegnere questa litania di fondo
mi ripeto che è solo il malessere della domenica, è solo lo stress, è solo
solo solo solo
non c'è nessuno sugli spalti, nessuno in campo
e si torna sempre lì
sei solo tu
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martina ho confessato i miei sentimenti e terminato per sempre un’amicizia, fortunatamente non vedrò più questa persona per un po’ (vivrà in un’altra città) ma non riesco a farmi passare questa perenne sensazione di vulnerabilità ed imbarazzo (btw la sua risposta è stata completamente ignorare i miei sentimenti perché chiaramente non voleva ferirmi con un rifiuto e chiudere i rapporti, ad ogni caso è più di una settimana che non ci sentiamo più dopo essere stati insieme tutti i giorni per 6 mesi haha).
Allo stesso tempo non riesco ad non essere un po’ fiera di me perché la me di qualche mese fa non avrebbe mai fatto una cosa del genere (probabilmente non lo farò mai più hahah).
Non so perché ti sto scrivendo tutto ciò, forse la mia vera domanda è, da persona abbastanza disperata e stanca della propria situazione, come si fa a smettere si vivere nella vergogna ed imbarazzo? Esiste effettivamente una soluzione a questo stato? Perché più vado avanti con gli anni e più mi rendo conto di star ferma e non riuscire ad uscirne.
ciao tesoro :) mi scrivi in un momento in cui mi sento particolarmente fragile dal punto di vista emotivo e incredibilmente sola (come sempre, d'altronde). vergogna ed imbarazzo possono essere paralizzanti, soprattutto quando ci imbattiamo in persone o situazioni che in qualche modo validano queste emozioni e ci fanno pensare "ah, vedi, allora non sono io, non è soltanto una mia personalissima e distorta percezione della realtà, ho effettivamente tutte le ragioni del mondo per sentirmi così". non c'è una reale "soluzione", se così si può dire: l'unica cosa è quella di non lasciarsi frenare completamente dalla vergogna e continuare ad andare a sbattere contro le cose che ci fanno male pur di rendere giustizia ai nostri sentimenti e ai nostri desideri. pensa che non sei l'unica a sentirti così. probabilmente anche quella persona ora sta provando vergogna ed imbarazzo. probabilmente è lì che ti pensa e che rimugina sul vostro rapporto e su ciò che le hai detto. probabilmente si sta chiedendo la stessa cosa che ti stai chiedendo tu. fai bene ad essere fiera di te e non è vero che sei ferma. aprire il tuo cuore a qualcuno senza avere la certezza che ricambi è un grande atto di coraggio. la paura del rifiuto è universale. soltanto, non lasciare che questa situazione ti faccia chiudere a riccio. te lo dico da persona che sta ancora pensando in maniera più o meno ossessiva a qualcuno con cui non parla da più di sei mesi. io ho semplicemente smesso di punirmi e rimproverarmi e mi lascio liberamente provare vergogna, imbarazzo, paura, rancore, tristezza, umiliazione. lasciati provare tutte queste brutte sensazioni senza cercare disperatamente di soffocarle finché non si trasformano in mal di testa, mal di stomaco, nausea. chi più chi meno, tutti ci sentiamo così. sì, anche la persona di cui mi parli. non è semplice essere vulnerabili. ogni giorno mi imbatto in video di guru, life coach, influencer et similia che insegnano a manipolare e ferire gli altri prima che loro lo facciano con noi. trucchetti e giochi mentali; una gara a chi è più emotivamente distaccato; chi ti ama ti rincorre, anzi no: ti ricorre chi ignori, chi tratti con sufficienza, chi fai assaggiare il tuo amore con il contagocce, ma solo ogni tanto, eh, senza esagerare. io personalmente mi rifiuto di vivere così. non dico di implorare, inseguire o perdonare chi ci fa del male. dico solo di essere sinceri e di agire di impulso e di sbatterci la testa finché non smette di fare poi così tanto male. magari solo un po'. se non ho mai avuto una relazione è perché sono ancora tanto spaventata. provo vergogna ed imbarazzo costantemente. mi sento spesso umiliata e usata. però anziché costringermi in una condizione di isolamento autoimposto continuo ad espormi e a sentirmi fisicamente male per la vergogna perché voglio vivere. perché mi rifiuto di pensare che siano tutti crudeli e maliziosi e malintenzionati, anche se nel profondo lo penso sempre. quindi non so se c'è un modo per liberarsi della vergogna e dell'imbarazzo, ma so per certa che si può vivere nonostante la vergogna e l'imbarazzo. io sono cooooosì stanca di sentirmi sola. così stanca di sentirmi immeritevole di amore. però se desidero così disperatamente di amare ed essere amata vuol dire che sono viva!!!!!!!! e mi va bene così: preferisco la me di adesso, patetica e disperata, alla me di qualche anno fa, praticamente morta dentro. baciiii
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Caro diario
È stato un mese strano, in cui ho temuto di non farcela. È difficile ammettere tutto ciò per quelle come me. Beh, quelle come me vogliono avere tutto SEMPRE sotto controllo, ma non sempre la vita lo permette e questo mese è stato così: intransigente, rigido, imprevedibile.
Ed io sono crollata. Sono crollata con tutte le mie insicurezze, con tutte le mie paure che pian piano, mentre il mio muro di certezze crollava, loro saltavano fuori.
Dico da un po' di voler andare in terapia, ma non ho ancora avuto la forza necessaria per andarci. Fa molto ridere tutto ciò perché io sono la prima persona che dice 'la terapia è ancora un taboo ma non dovrebbe esserlo, dovrebbero andare tutti' e lo penso davvero eh, però io mi blocco.
Mi blocco perché sarebbe una spesa in più, e se poi non trovassi il terapista adatto a me?
Insomma, un periodaccio.
Ora è passato ma sto capendo che continuo a trascinarmi questa malinconia da un po' e sembra che nessuno se ne accorga e tutto ciò mi fa arrabbiare, perché non capisco se sono un'ottima attrice e mi arrabbio perché potrei guadagnarci invece di usare le mie doti per cazzate, o se ho solo ciechi intorno.
Io non mi mostro mai debole, c'è da dirlo, però sono cambiata. E lo riconosco, me ne accorgo. Non ho più quella voglia di mangiare il mondo, non ho più voglia di cercare cosa fare nel weekend perché voglio vedere, esplorare, visitare, scappare. Mi sono totalmente rifugiata nel lavoro e tutto ciò che faccio è un "trascinarmi" nella vita, con dietro la malinconia di cui ti parlavo prima.
Ma allora perché? Perché io lo noto e gli altri no? Perché sembrano tutti sordi, ciechi e muti? Anche quando riesco a fare qualcosa che sia un'uscita, una visita o la qualsiasi, non è più un "voglio farlo" ma "lo faccio, altrimenti sto a casa a non fare nulla". Mi riempio di cose da fare per non pensare a quanto io sia sola. Perché questo è.
Alla mia età ancora non ho trovato vere amiche e non penso succederà mai. Purtroppo anche quelle che ho non sono le amiche che chiameresti nel bel mezzo della notte sicura di ricevere una risposta; anzi, probabilmente mi risponderebbero due giorni dopo con 'dimmi' oppure 'oh che succede' fingendosi preoccupate.
Con lui è un po' così, è molto impegnato perché ha molto da fare e lo giustifico e perdono per questo ma chissà.. spero che tutto cambi, perché sono stanca di essere invisibile.
Ed è come se le persone che ho attorno avessero il pennarello dell'invisibilità ed ogni volta che faccio un gesto nei loro confronti loro mi cancellano qualcosa. Più cerco di essere presente, sgomito, urlo, piango e più scompaio.
E se non sono ancora scomparsa è solo per merito mio, che mi ritiro su ogni volta che mi sento cadere nel buco nero ma non so quanto questa cosa potrà durare. Non so fin quando avrò la forza di prendermi la mano e rialzarmi mentre tutti gli altri mi rendono invisibile.
Sono stanca di urlare, piangere, sgomitare, cercare di farmi spazio nella vita delle persone e vedere che alla fine non riesco. Se io domani dovessi sparire probabilmente nessuno lo noterebbe, se non mia madre che non mi vedrebbe in casa. Probabilmente neanche lui se ne accorgerebbe in questo periodo.
E tutto ciò è molto, molto triste.
Sono stanca e dico la verità: vorrei chiudere gli occhi e non riaprirli più. Non m'importa più di niente, o forse m'importa troppo di tutto.
Buonanotte.
-gonetoosoon
#gonetoosoon#amore#mi manchi#distanza#fottuta distanza#frasi belle#morte#schifo#frasi e citazioni#music#buonanotte#chiuderegliocchi#invisibile#amici#nuove amiche#migliori amici#migliore amico#migliore amiche#frasi per amiche
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domani mattina avevo in programma di alzarmi presto, fare colazione, studiare i miei due capitoli dell’esame, prepararmi e andare a lavoro, invece mi trovo sveglia alle 3 del mattino e la mia testa non ne vuole sapere di riposare. domani mattina mi alzerò quando riuscirò ad alzare questo corpo stanco che continuo a disgustare, e alla meglio mi preparerò per andare a fare il lavoro da cui mi vorrei già licenziare. vorrei tanto scappare da questo vuoto che mi soffoca, da tutte queste cose che sono stanca di fare e che non voglio più. l’unica persona che potrebbe capirmi è dall’altra parte del mondo ed è piena anche lei di problemi che le tolgono il respiro la notte, invece accanto alcune volte sento di avere un estraneo che fa finta di capire e di esserci davvero. vorrei urlare che amo questa vita, che va bene così, ma che cliché, così non è e dentro di me vorrei rimettere insieme i pezzi al posto giusto, ma ovunque io vada o qualunque cosa io faccia sembra che sia destinata a provare dolore, come una condizione naturale. non mi è mai dispiaciuta tanto la solitudine, ma sta notte mi sembra di essere l’unico essere umano su questo pianeta. mi sento sola quando provo emozioni, quando provo a comunicare, come se parlassi una lingua che nessuno riesce a comprendere e odio ancora tanto me stessa per questo, forse non conosco altro, forse ne sono dipendente, mi odio così tanto che non riesco a fare altro. è una vita intera che provo ad essere costante ma con scarsi risultati, come un martello pneumatico che non si ferma un attimo ma al momento desidero solo spegnermi completamente e buttare all’aria tutto, è probabilmente questo non farebbe nessuna differenza.
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La mia Pasqua è iniziata quando a mezzanotte lui mi ha chiesto "Posso raccontarti una cosa che non sa nessuno?".
Eravamo davanti ad una chiesetta, una delle tante di questa cittadina sperduta che non avevo mai visitato e meno che mai avevo raggiunto in auto prima di ieri sera, quando ho dovuto attraversare stradine buie con la nebbia per poterlo rivedere. Non so perché io l'abbia fatto, probabilmente avevo bisogno di uscire ed ero comunque disposta a farmi i chilometri pur di vedere un volto familiare.
Abbiamo parlato ininterrottamente per quasi sei ore, senza mai stancarci, e se non ci fosse stato il cambio d'ora probabilmente sarebbero state sette. Scattate le quattro, come al magico rintocco delle campane di Cenerentola, ho sentito l'esigenza di andarmene, perché oltre quell'ora sono stata sveglia per poche persone in vita mia e il superamento della soglia bisogna guadagnarselo. Tornando a casa mi sono sentita sporca, come se avessi sbagliato a passare la serata con lui, come se stessi tradendo qualcuno.
Poco fa mi è arrivato un suo messaggio, in cui mi ha ringraziata di averlo ascoltato e in cui ha ribadito di essere disposto a starmi vicino in questo periodo buio, perché non vuole lasciarmi sola. Non riesco a vederla come una bella cosa, perché penso solo di aver dato l'impressione di non farcela da sola.
Un anno fa a quest'ora stavo per essere scaraventata nel periodo più buio della mia vita e sento di essermi spostata pochissimo e sempre in cerchio. Mi sono ripromessa di non permettere mai più a nessuno di mettermi in condizione di essere distrutta con uno schiocco di dita.
Ora capisco la sensazione di tradimento che mi porto addosso: sto tradendo me stessa. Non abbasserò mai più il muro. Giurin giurello.
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Sono cotta e stravolta, è venerdì sera, da stamattina ho staccato a lavoro alle 20.00 ed il tempo di tornare a casa e mangiare che sono arrivate incredibilmente le 9 e mezza e questo mi rende un po malinconica ed abbattuta perché non farò nulla nemmeno stasera, che tra domani e domenica mi aspettano più di venti ore lavorative e si ok, va bene, però allo stesso tempo vorrei anche godermi un pò le serate, poter uscire e mi sento stanca stanchissima, e mi ritrovo come ogni volta da sola e allora che si deve fare? Non so nemmeno quello che sto dicendo, è più uno sfogo perché stasera probabilmente non va e la mia testa ha iniziato a pensare un pò troppo e non mi sembra comunque di desiderare la luna. Solo abbracci e carezze su questo corpo dolorante.
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Mi sento sola. E probabilmente la colpa è la mia. Mi circondo di gente che non è fatta per me, solo per passare un po’ di tempo in compagnia. Fingo che queste situazioni, queste persone mi vadano bene. Perché mi sento sola da quando la persona che ritenevo l’unica degna di stare al mio fianco ha deciso che non gli andavo più bene, che non gli facevo bene. La cosa mi ha ferito più di quanto voglia ammettere. Probabilmente ho sbagliato io e buttato all’aria l’unica amicizia che mi faceva stare realmente bene, che mi faceva sentire viva e compresa, che mi faceva sentire come se contassi qualcosa.
Forse il mio problema è che mi aspetto di essere il centro dell’universo della persona a cui decido di dare tutta me stessa. O forse semplicemente sono stata fatta per essere in sintonia con pochi, pochissimi. Ma non posso aspettarmi che gli altri trattino me come io tratto loro, ognuno ha la propria vita e le proprie esigenze e spesso io vengo messa da parte.
Tutti quelli che mi circondano non mi capiscono, non mi trattano come io credo che sia giusto, come io credo di fare con loro. Penso di dare troppi agli altri, quando gli altri danno il minimo. Ed è brutto sentirsi invisibile in un gruppo di persone dove tra quelli c’è la persona a cui stai dedicando più tempo ed energie di tutto il resto.
Solo con lei mi sono sentita, per quei due anni, considerata come si deve. E forse ho sbagliato io a non aver fatto abbastanza per farle capire quanto valesse per me. Oppure è stata lei a non rendersi conto di ciò che ha perso. Sta di fatto che adesso sono sola e non credo troverò mai un altra persona al suo stesso livello, che mi faccia sentire viva e al sicuro come lei.
Sono sola e da sola devo combattere le mie ansie, le mie paranoie, i miei problemi e la mia solitudine. Perché lei non c’è più e al suo posto ci sono tante altre persone vuote, che non mi sanno dare la risposta giusta al momento giusto, come faceva lei. Altre persone che non sono neanche lontanamente affini a me come lo era lei. E mi sembra assurdo immaginare il resto della mia vita così, senza di lei, perché fino a qualche mese fa pensavo fosse una cosa impossibile.
Ho dato tutta me stessa ad una persona che ora non mi vuole più nella sua vita e me lo dice con il sorriso sulle labbra, come se fosse la cosa più naturale del mondo che due persone si allontanano. Ma due persone con un legame del genere non possono allontanarsi così facilmente, questo è il dubbio che più mi divora l’anima.
Mi ritrovo a dover passare del tempo con persone che del mio stato d’animo, dei miei problemi e del mio parere se ne fregano, come se non contasse nulla. Solo per non stare da sola…
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stavo pensando a come cambiano i rapporti nell'arco di un anno. Un giorno sei affiatata con quella persona, ci parli, ti ci senti ogni giorno anche se siete distanti e non siete in una relazione seria. Uno di quei rapporti a metà tra amici e fidanzati. Momenti in cui parlate di tutto, si scherza, si ride, ci si racconta la giornata. Poi arriva un momento in cui per tante circostanze cominciate ad allontanarvi fino ad essere due sconosciuti, o comunque il vostro rapporto si riduce a conoscenti.
In questo momento sono sola a casa, i miei sono scappati in ospedale per mia nonna, mi sento tanto sola anche perché è un giorno di festa. Un anno fa in questo periodo probabilmente avrei chiamato te, ti avrei scritto un messaggio per chiederti di farci anche solo un giro con la macchina. Ma adesso non è più così, e sto cercando di farmene una ragione. Forse una parte di me scrive queste righe confuse spinta anche dalla nostalgia per il rapporto che c'era prima.
Forse è anche giusto così, i rapporti cambiano perché le persone cambiano. Ma una parte di me continuerà a chiedersi per un po' "chissà come sarebbe stato se ci fosse stato di più".
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ho definitivamente 24 anni li ho compiuti il 1 ,luglio scorso, è uno dei periodi più sereni della mia vita. Ho scoperto di avere l'ADHD, a ottobre ho fatto dei test e ho scoperto definitivamente di avere questo disturbo, non è stata una cosa da poco perchè influenza moltissimo la chimica celebrale. Infatti, chi soffre di ADHD ha difficoltà a ricaptare la serotonina, un neurotrasmettitore fondamentale per la regolazione dell'umore, per questo ero sempre sofferente, per questo se provavo un emozione poi non se ne andava più erano martellanti. Il mio psichiatra ha detto che probabilmente non sono mai stata così serena nella mia vita ed è vero, non mi sono mai sentita così. Da pasqua che non sento più A. mi manca, ho passato cinque anni della mia vita con lui, so che a lui è bastato poco per dimenticarmi ma io non sono fatta così. Ad ogni modo è meglio così, non stavo bene con lui, era evidente a me e alle persone che mi stavano attorno e comunque sto molto bene da sola. Mi piacerebbe un giorno trovare qualcuno con cui condividere la mia quotidianità e con cui chiaccherare e fare l'amore, ma non ho fretta, arriverà. Sto facendo servizio civile in un biblioteca mi piace molto, ma il dottore mi ha scalato le pastiglie e oggi mi sono resa conto che ho più ansia del solito, ma niente di che. Sto facendo quello che mi va di fare nella vita, sono stata presa all'erasmus per corfù, manca solo finire le ultime scartoffie e poi vediamo sono un po' emozionata
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