#prevenzione oculare
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pier-carlo-universe · 1 month ago
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Il 15esimo Congresso Nazionale AIMO affronta la salute oculare in Italia: tra patologie sistemiche e traumatologia oculare. Roma
A Roma, esperti di oculistica discutono della necessità di un approccio multidisciplinare per la salute dell’occhio, tra malattie sistemiche e rischi militari.
A Roma, esperti di oculistica discutono della necessità di un approccio multidisciplinare per la salute dell’occhio, tra malattie sistemiche e rischi militari. Il 15esimo Congresso Nazionale dell’AIMO (Associazione Italiana Medici Oculisti), in corso a Roma, porta l’attenzione sulla necessità di una gestione multidisciplinare per la salute oculare. Questo congresso annuale, che si sta svolgendo…
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sardies · 3 months ago
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Oggi Giornata Mondiale della Vista 2024
Olmedo. In occasione della Giornata Mondiale della Vista, l’Unione Italiana dei Ciechi e degli Ipovedenti, sezione territoriale di Sassari, organizza un’iniziativa di prevenzione e sensibilizzazione sull’importanza della salute oculare. L’evento si terrà oggi, giovedì 10 ottobre, nel Comune di Olmedo, che ha riconosciuto l’importanza di questo appuntamento. Durante la giornata, saranno effettuati…
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cinquecolonnemagazine · 9 months ago
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Maculopatia secca: una sfida alla vista
La maculopatia secca, conosciuta anche come atrofia geografica, è la forma più comune di degenerazione maculare legata all'età (DMLE). Interessa la parte centrale della retina, chiamata macula, responsabile della visione centrale nitida e dettagliata. Cause e fattori di rischio della Maculopatia secca L'invecchiamento è il principale fattore di rischio per la maculopatia secca. Altri fattori includono: - Fumo - Predisposizione genetica - Esposizione alla luce solare - Ipertensione - Obesità Sintomi La progressione della maculopatia secca può essere graduale e asintomatica. I sintomi iniziali possono includere: - Visione offuscata - Distorsione delle immagini - Difficoltà nella lettura - Percezione dei colori alterata - Sensibilità alla luce intensa Diagnosi La diagnosi di maculopatia secca viene effettuata da un oculista mediante: - Esame del fondo oculare - Tomografia a coerenza ottica (OCT) - Fluorangiografia retinica Trattamento Non esiste una cura definitiva per questa malattia. Tuttavia, esistono diverse strategie per rallentare la progressione della malattia e preservare la vista: - Integratori alimentari: L'assunzione di integratori a base di luteina, zeaxantina e vitamine C ed E può essere utile per proteggere la macula. - Fotobiomodulazione: La terapia con luce a bassa intensità può stimolare la rigenerazione delle cellule retiniche. - Terapia anti-VEGF: In alcuni casi di atrofia geografica avanzata, possono essere utilizzate iniezioni intravitreali di farmaci anti-VEGF per inibire la crescita di nuovi vasi sanguigni anomali. - Impianto di lenti intraoculari: Le lenti SML o Macula Lens possono aiutare a migliorare la visione centrale in alcuni pazienti con maculopatia secca avanzata. Consigli per la prevenzione È possibile ridurre il rischio di sviluppare la maculopatia secca adottando alcune misure preventive: - Evitare il fumo: Il fumo è uno dei principali fattori di rischio per la DMLE. - Proteggersi dal sole: Indossare occhiali da sole con filtro UV aiuta a proteggere la macula dai danni causati dai raggi solari. - Avere una dieta sana: Consumare cibi ricchi di antiossidanti, come frutta e verdura, può aiutare a proteggere la salute degli occhi. - Controllare la pressione sanguigna e il colesterolo: Mantenere sotto controllo i valori di pressione sanguigna e colesterolo può ridurre il rischio di malattie cardiovascolari, che a loro volta possono aumentare il rischio di DMLE. - Effettuare controlli oculistici regolari: È importante sottoporsi a controlli oculistici periodici, soprattutto dopo i 50 anni, per identificare precocemente la maculopatia secca e iniziare il trattamento tempestivo. Foto di LhcCoutinho da Pixabay Read the full article
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lamilanomagazine · 2 years ago
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Pordenone, la truffa dello specchietto: così una coppia si fa risarcire del “danno” alla loro auto.
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Pordenone, la truffa dello specchietto: così una coppia si fa risarcire del “danno” alla loro auto.   Nei giorni scorsi, la conducente di una autovettura mentre transitava in questo capoluogo a bassa velocità veniva invitata a fermarsi dal conducente di una autovettura Hyundai Atos condotta da un uomo con a suo fianco una donna, in quanto a dire degli stessi avrebbe urtato il loro veicolo provocando il danneggiamento dello specchietto. Al riguardo la coppia chiedeva l’immediato risarcimento del danno che a loro dire ammontava a circa 300 €, ma contrattando di seguito con la vittima sono riusciti a farsi consegnare tutto il contante che aveva con sé pari a 130 €. Successivamente la donna convolta nel “presunto sinistro stradale”, si rendeva conto di essere stata vittima della cosiddetta “truffa dello specchietto” e si presentava presso l’Ufficio Denunce della Questura di Pordenone ove formalizzava una querela per truffa. Le indagini immediatamente avviate da personale dell’Ufficio Prevenzione Generale e Soccorso Pubblico, permettevano di deferire alla competente A.G. uno degli autori della truffa,  identificata in una donna, una 26enne, cittadina italiana, residente a Noto (SR), con a suo carico precedenti di Polizia  specifici per analoghe truffe, mentre sono in corso ulteriori indagini per identificare il  suo complice. Le tecniche truffaldine in questi casi sono varie, ma la più comune è quella dove si tocca una macchina simulando un piccolo incidente e poi mostrando il danno dello specchietto rotto, che in realtà lo era già, si pretende un risarcimento in contanti. Ci sono poi altre tecniche che vengono utilizzate dai truffatori, in alcuni casi quest’ultimi sfruttano vecchi danni sulla carrozzeria delle loro auto, oppure usano della carta vetrata per creare graffi. Non è escluso poi, che il truffatore si faccia aiutare anche da un complice che, appostato poco distante, finge poi di essere un testimone oculare per avvalorare la storia del malvivente. In caso di dubbio sulla dinamica dell’incidente è fondamentale chiamare immediatamente le Forze di Polizia al numero di emergenza 112 (Numero Unico Emergenza)e non allontanarsi dal luogo del sinistro perché uno degli obiettivi dei truffatori è anche quello di scortare le vittime fino al più vicino sportello bancomat. La Polizia di Stato invita i cittadini a denunciare sempre anche alle altre Forze di Polizia eventuali ed analoghi che in questo periodo stanno accadendo in città e in Provincia.  ... #notizie #news #breakingnews #cronaca #politica #eventi #sport #moda Read the full article
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worpho · 2 years ago
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Sopracciglia Terribili (56 Foto) Chissà quanto soffrono queste persone p... - Guarda tutte le foto di questa galleria su worpho.com
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otticabisogno · 3 years ago
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PREVENZIONE?
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Controllo optometrico gratuito effettuato dal Dott. Bisogno Massimo:
Analisi visiva computerizzata con simulazione finale dell’occhiale in 3d;
Stabilometria per valutare la postura in relazione all’occhiale;
Diagnosi aberrazioni visive;
Topografia corneale: analisi computerizzata della cornea, atta a definirne l’esatta geometria per la migliore applicazione di lenti a contatto;
Misurazione della pressione intraoculare: si tratta di un prezioso indice per scoprire una situazione pericolosa per l’occhio (glaucoma);
Sequenza di hasse: metodo tedesco per la misurazione ed il miglioramento delle capacità visive;
Retinografia computerizzata tecnica di acquisizione digitale delle immagini del fondo oculare;
Analisi del film lacrimale: quali-quantitativa delle componenti del film lacrimale consente la scelta dei migliori materiali per l’applicazione delle lenti a contatto a maggior confort.
Per fissare un appuntamento senza impegno chiama 0815143565 oppure contattaci su whatsapp cliccando qui.
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fedelando · 3 years ago
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TELESE: GEPOS, OSSIGENO ATTIVO PER LA TERAPIA POST OPERATORIA DELLA CATARATTA
L’Oculistica della Casa di Cura Gepos, guidata dal dottor Giorgio Cusati, prescelta come compartecipante di uno studio multicentrico, ha ottenuto risultati positivi. Lo studio clinico mirava a indagare l’efficacia di una terapia post operatoria per la cataratta che non si basasse sulla somministrazione di colliri antibiotici di sintesi, in maniera tale da evitare l’eventuale sviluppo di ceppi resistenti. IL dottor Giorgio Cusati e la sua equipe, selezionati in base all’altissimo numero annuale di interventi eseguiti presso la Casa di Cura telesina, hanno così utilizzato sui pazienti un collirio a base di ossigeno attivo. Il farmaco, privo di antibiotici di sintesi, si è dimostrato efficace nel ridurre la carica batterica del sacco congiuntivale a valori bassissimi, per cui sicuri per la chirurgia, paragonabili a quelli ottenuti con la somministrazione del farmaco tradizionale. “Dai risultati restituiti dallo studio, possiamo affermare di essere stati in grado di effettuare una terapia preoperatoria efficace. Contemporaneamente, abbiamo evitato la diffusione di ceppi resistenti. Una riuscita che ci incoraggia nel proseguire la strada non solo della prevenzione e della cura per il paziente: vogliamo portare avanti lo studio di terapie innovative per migliorarne ulteriormente il percorso. Siamo tra i centri che effettuano, proporzionalmente alle nostre dimensioni, tra i numeri più elevati di interventi chirurgi. Un bacino di studio ampio e un motivo di orgoglio per i risultati che riusciamo a garantire”. Giorgio Cusati è iscritto all’Ordine dei Medici Chirurghi ed Odontoiatri della provincia di Benevento dal 1997. E’ membro della Società Oftalmologica Italiana dal 1993. Fa parte dell’ American Academy of Ophthalmology dal 2002. E’ componente della Sitrac (Società Italiana Trapianto di Cornea) dal 2000, della Sicsso (Società Italiana Cellule Staminali e Superficie Oculare) dal 2007. 
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E’ iscritto all’Rscrs (European Society Cataract and Refractive Surgery) dal 2000 e all’ Ascrs (American Society Cataract and Refractive Surgery) dal 2003.
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wdonnait · 4 years ago
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Morbo di Basedow, malattia autoimmune diagnosi
Nuovo post pubblicato su https://www.wdonna.it/morbo-di-basedow-malattia-autoimmune-diagnosi/110501?utm_source=TR&utm_medium=Tumblr&utm_campaign=110501
Morbo di Basedow, malattia autoimmune diagnosi
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Con l’espressione morbo di Basedow si fa riferimento ad una delle cause più note di ipertiroidismo.
Si tratta di una patologia principalmente diffusa nelle donne e prende talvolta la denominazione di gozzo tossico diffuso e/o morbo di Graves.
Sempre a livelli statistici, la sua frequenza è di maggiore incidenza in età avanzata. Infatti, molti pazienti che soffrono di morbo di Basedow hanno più di 60 anni di vita. Ma quali sono i sintomi associati? Scopriamone di più!
Morbo di Basedow sintomi
Innanzitutto, è bene precisare che il morbo di Basedow non presenta una sintomatologia universale.
Di conseguenza, essa varia in base al caso specifico. Addirittura, nella prima fase non risulta essere facilmente individuabile, manifestandosi soltanto in un secondo momento. Tuttavia, in linea generale questa patologia si presenta attraverso alcuni campanelli d’allarme, che riguardano anche la sfera psichica. Infatti, il soggetto affetto tende ad avvertire:
Ansia e nervosismo
Forte preoccupazione
Agitazione ed eccessiva emotività
Insonnia e disturbi del sonno
Depressione
Attacchi di panico
Dal punto di vista fisico invece, chi soffre di morbo di Basedow potrebbe andare incontro a:
Tachicardia
Fiato corto
Giramenti di testa
Aumento di volume della tiroide
Fragilità delle unghie
Squilibri ormonali e del ciclo mestruale
Intolleranza al caldo
Sudorazione eccessiva
Calo del desiderio sessuale
Viso e collo arrossati
Nel caso in cui si dovesse arrivare ad uno stadio avanzato, la persona in questione avverte forte debolezza e problemi agli occhi. Questi ultimi infatti, iniziano a diventare sporgenti, con annessa lacrimazione, prurito, annebbiamento della vista, ed irritazione della cornea o congiuntivite. In tal caso, si parla di oftalmopatia basedowiana.
Ma non è tutto: anche il peso corporeo potrebbe risentirne. Non a caso, diverse persone che scoprono di essere affette dal morbo di Basedow, ingrassano con una rapidità fuori dal comune.
Morbo di Basedow cause
A questo punto ci si chiede: quali possono essere le cause scatenanti del morbo di Basedow?
Definirle con esattezza non è affatto semplice. Il motivo risiede nel fatto che si tratta di una patologia per certi aspetti ignota e tutt’ora in fase di studio. Ciò che si sa di certo per il momento è che i fattori scatenanti possano avere a che fare con la questione dell’ereditarietà.
Manifestandosi su base autoimmune, la malattia appare attraverso degli anomali anticorpi. Essi a loro volta, sono diretti principalmente contro l’ormone ipofisario adibito alla sintesi di quelli tiroidei (ossia il ricettore del TSH). Nel momento in cui quest’ultimo entra a stretto contatto con gli anticorpi, si può creare un’iperattivazione funzionale della tiroide. Ciò significa che si verifica un aumento degli ormoni tiroidei e una vera e propria tireotossicosi.
In linea generale, tra le cause del Morbo di Basedow più diffuse, bisogna citare:
Lo stress
Il fumo
La gravidanza
L’età
La genetica
Alcune infezioni
E tanto altro ancora…
Tuttavia, per poter comprendere al meglio ciò che possa aver scaturito tale patologia, basta effettuare una serie di test clinici approfonditi.
Morbo di Basedow diagnosi
Come vi abbiamo detto poco fa, attraverso una diagnosi è possibile risalire alle cause scatenanti.
A tal proposito, ci sono vari esami a cui si consiglia di sottoporsi. In primis, c’è quello generico, ossia mirato allo studio dei vari sintomi: qui il medico porrà al paziente delle domande, così da farsi un’idea e/o delle ipotesi.
Andando nello specifico, si richiede il test basato sul dosaggio di alcune componenti, come ad esempio:
Gli anticorpi antitiroidei
Il ricettore del TSH
Gli ormoni tiroidei
Solitamente, questi esami richiedono l’ecocolordoppler, il quale è in grado di ricevere informazioni dettagliate riguardo la funzionalità e la morfologia dei vasi sanguigni.
Invece, per l’oftalmopatia basedowiana si raccomandano:
La risonanza magnetica
L’ecografia orbitaria
La misura e la valutazione dei globi oculari
Morbo di Basedow trattamento
Esistono delle cure per il morbo di Basedow?
Di sicuro, ci sono varie terapie che hanno come obiettivo quello di ridurre le quantità degli ormoni tiroidei. E nella maggior parte dei casi, si basano sulla somministrazione di farmaci. Tra i medicinali più gettonati, troviamo:
Metimazolo
Propranololo
Carbonato di litio
Propiltiouracile
Ovviamente, le dosi variano in base all’entità della patologia e sono quasi sempre decrescenti. Se i farmaci non dovessero risultare efficaci (o il paziente inizia a mostrare una serie di effetti collaterali), si dovrà optare per la via chirurgica.
Pertanto, si richiederà l’asportazione di gran parte della ghiandola tiroidea, tramite un sistema basato sull’utilizzo dello iodio radioattivo. Tuttavia, bisogna precisare che non è una soluzione efficace al 100%, in quanto potrebbero verificarsi delle recidive.
Infine, per i casi di oftalmopatia da Morbo di Basedow (nella forma lieve) basta l’utilizzo di cortisonici locali o colliri a base di lacrime artificiali, così da poter ridurre i livelli di secchezza oculare. Altrimenti, se la situazione dovesse risultare complessa, allora il medico consiglierà un intervento chirurgico che ha lo scopo di decomprimere la cavità orbitaria.
Ulteriori informazioni
Oltre ai trattamenti per morbo di Basedow, è anche importante parlare di prevenzione.
Pertanto, chi soffre di tale patologia, dovrà seguire una serie di accorgimenti, come ad esempio:
Ridurre lo stress quotidiano
Cercare di seguire uno stile di vita sano
Praticare costante attività fisica (senza fare sforzi eccessivi)
Smettere di bere e fumare
Seguire una buona alimentazione
L’aspetto riguardante la dieta è davvero fondamentale. Per prima cosa, chi soffre di ipertiroidismo, deve provare a mantenere il normopeso (anche grazie al supporto di un dietologo o un nutrizionista). Il sovrappeso invece, potrebbe causare un netto peggioramento del suo stato di salute.
Dal punto di vista dell’alimentazione, si richiede un corretto bilanciamento di carboidrati, proteine, sali minerali, vitamine e fibre. Andando nello specifico, è bene consumare con una certa frequenza le verdure, in quanto apportano numerosi benefici all’organismo. Tra le più consigliate, ci sono:
I cavoli
La rucola
I broccoli
I cavolfiori
La lattuga
Sì anche ai legumi (le lenticchie, le fave, i piselli, i ceci, i fagioli e via dicendo) e al pesce. E ovviamente, via libera anche alla frutta, in particolar modo l’uva, le arance e le pesche.
Tra i cibi sconsigliati (o comunque da limitare), troviamo:
Le carni grasse (meglio optare per le carni bianche)
I frutti di mare
Alcune spezie (ad esempio il peperoncino)
Il caffè (massimo una tazzina al giorno)
Gli snack salati
Le bevande zuccherate
Chiaramente, questi consigli non sostituiscono minimamente il supporto di un esperto nel settore. Pertanto, per tutte le informazioni inerenti alla dieta per morbo di Basedow, affidatevi ad un dietologo o a un nutrizionista.
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babivilla · 7 years ago
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HOLY BIBLE #MAIPIUSENZA
Stamattina per un quarto d'ora ho pensato di essere dentro al Bates Motel, o nell'albergo di Shining, o nella twilight zone: fuori nebbia fitta, e nella hall gelida tipo polo nord nessuno...non un fruscio, non una preghiera sussurrata o urlata da un minareto, e nessuna risposta a scampanellate varie, richiami e nocche sulle porte! Alla fine mi sono lanciata alla ricerca della sala da pranzo e, sorpresa! Erano tutti lì attorno alle stufe! Praticamente sarei potuta andare via senza pagare e non se ne sarebbe accorto nessuno. Quattro chiacchiere col proprietario sull'Italia e la Giordania e di nuovo in macchina col mio driver finto arabo che spacca il secondo meglio di un berlinese Doc; insieme a noi un ragazzo Ali che abbiamo accompagnato al lavoro: cooperatore per i rifugiati Siriani per una Onlus Italiana che opera in un grande campo a Jerash. La prima meta è a poco più di un'ora: Madaba, la città con più alta popolazione Cristiana della Giordania; roba facile mi viene da dire, perché la ridente cittadina di origine neolitica poi passata ai nabatei fu abbandonata per tipo un secolo dopo essere stata semidistrutta da un terremoto, dopodiché un allegro gruppetto di circa 2000 cristiani scacciati da Karak decise di insediarcisi, e proprio mentre scavavano per ricostruire case scoprirono una marea di mosaici bizantini. A quel punto la voce arrivò in Europa e nel giro di qualche mese frotte di archeologi si insediarono nella zona riportando alla luce delle meraviglie senza pari, come la mappa dei territori biblici/palestinesi/israelian/giordani piu antica della storia che fa da pavimento ad una coloratissima chiesa ortodossa. O il pavimento della chiesa dedicata a Maria, perfettamente conservato in mezzo ai resti del colonnato e dell'abside, egregiamente salvaguardati dalle intemperie con una struttura nuova. Insomma un'oretta buona a camminare in mezzo a tessere multicolori di grandezza infinitesimale che narrano le storie di secoli fa tra scene di guerra, giochi, e allegorie mirabilmente incorniciati da tralci di vite, melograni, foglie di acanto o disegni geometrici complicatissimi. Camminando tra i mille negozietti di mosaici (e chi se lo sarebbe mai aspettato?) mi è caduto l'occhio su quello che resterà "l'oggetto" di questo viaggio, del quale ho immediatamente capito di non poter assolutamente fare a meno, e che mi sono quindi precipitata a comprare: BARBIE MUSULMANA, con tanto di vestito palestinese ricamato a mano e velo a coprire i capelli...ed ero così felice, che ho deciso di festeggiare con un bicchiere di succo di melograno fresco, si...la vita mi sorride! La seconda destinazione e' stata il monte Nebo, sul quale (per quanti di voi abbiano saltato lezioni al catechismo quando si parlava di vecchio testamento) il caro vecchio Mose' diede da bere per la prima volta agli ebrei, se siete stati attenti vi sarete accorti che si, per lui era un po' un vizio sta cosa dell'acqua, in realtà avrebbe voluto aprire un bar o un chiringuito al di là del Giordano e chiamarlo "la terra di latte e di miele", ma alla fine per motivi legislativi non se ne fece più nulla...gli rimase il pallino di raggiungere la Palestina che rimirava appunto da quassù, tant'è che a 112 anni circa, quando passò a miglior vita decisero di seppellircelo! Nemmeno a dirlo, un terremoto distrusse il paesino che era stato costruito quassù (io spero davvero che il re abbia approntato un piano serio per quanto riguarda le catastrofi naturali e si faccia una seria prevenzione perché qui i movimenti tellurici fanno danni seri!) e dopo secoli, e dopo parecchie segnalazioni da parte dei pellegrini che passavano da queste parti, si ritrovarono i resti di una chiesa dedicata appunto al grande vecchio, manco a dirlo, piastrellata a mosaico! Ora, pavimentazione a parte, la vista da quassù e' davvero spettacolare, lo sguardo arriva fino al mar rosso, si vedono Gerusalemme, Nazareth ed un altra mezza dozzina di città bibliche arroccate su queste montagne aride rosse e gialle di terra e sabbia, sferzate dai venti ed attraversate solo ogni tanto da dei wadi profondi, pochissimi alberi, se non accanto ai fiumi, personaggi fuori dal tempo che camminano in mezzo a questo niente ed io che mi ritrovavo a chiedermi dove mai potesse andare, fino a che non sentivo in lontananza il richiamo di un gregge o di un cane pastore. Il panorama non deve essere cambiato molto, ed è davvero facile immaginare gli avvenimenti di allora. Riprendiamo la STRADA DEI RE, così chiamata perché collegava tre governorati, e che oggi è percorsa dai pellegrini che da Madaba si dirigono a Gerusalemme...e guardando il cielo azzurro stagliarsi sopra queste colline spoglie so già che prima o poi la percorrerò anche io, col mio zaino in spalla, condividendo ancora storie e sogni. La discesa verso il mar rosso e' segnata da un brusco aumento della temperatura, e a Betania al di là del Giordano (ebbene sì esiste anche una Betania AL DI QUA del Giordano....ed ovviamente il punto di vista è quello di Israele) ci sono più di 19 gradi. Siamo solo in 9 sulla navetta che ci accompagna al sito del battesimo, e la guida ci tiene a rimarcare che il fiume era immenso una volta, che è lui il confine tra Giordania ed Israele...nonostante sia in continuo movimento, e che anche se quelli dall'altra parte continuano a dire che il sito dove Giovanni (vecchia volpe del deserto misogino e incazzoso) battezzò Gesù sta nel loro territorio...le scritture dicono di no! E che vabbe' che il fiume e' sempre lo stesso ma la cosa è successa di qua, e' inutile che dicono il contrario! Ora non voglio soffermarmi troppo sull'esimia testadicazzo dell'ICR che si è divertito a farsi fare foto in pose imbecilli dall'altra esimia testadicazzo della guida perché mi salirebbe di nuovo il sangue al cervello (essendo io una specie di agnostica, ma con una spiccata predilezione per il rispetto altrui, e quello, volente o nolente per qualcuno è un luogo sacro...ergo se la cosa non ti piace non ci venire ciccione schifoso che noi stiamo tutti più larghi, e la federazione non ci avrebbe nemmeno rimesso la benzina di ben DUE jeep che ti hanno accompagnato), ma vorrei riuscire a trasmettere la sensazione di gioia che mi hanno trasmesso quelli dall'altra sponda che si bagnavano, vestiti con una camiciola bianca, nelle acque del fiume, in un secondo battesimo mentre un ragazzo salmodiava in ebraico....erano tantissimi e sembrava una grande festa. Mi sono seduta in silenzio reverenziale a guardarli, fotografarli mi sembrava fargli violenza in un momento così gioioso; sono riuscita a tirare fuori la mia reflex solo quando sono spariti tutti...ed è rimasto un segnale in mezzo all'acqua a segnare un confine guardato a vista da entrambi i lati. Ora, detta così , sembrerebbe che il Giordano sia una specie di Rio della Plata e che a stento si veda la riva opposta lambita da acque limpide e cristalline....ecco, mi dispiace rovinarvi l'immagine romantica ma....in realtà stiamo parlando di una specie di torrentello largo tipo 3metri al suo massimo, profondo 40cm di un'acqua stagante ed inquinata che definire color "caffellatte" e' già fargli un complimento, e di fede per bagnarsi lì dentro vi assicuro che ce ne vuole davvero tanta!!! Il nervoso che avevo in corpo non dava segni di voler diminuire, ma per fortuna era arrivato il magic moment della giornata: Mar Morto in un albergo da paura! Un succo di limone mentre sbrigo le pratiche (le più lunghe che la storia ricordi...ma essendo un albergo svizzero tutto ha immediatamente un senso) alla reception, e guardandomi attorno tra marmi, stucchi, ori, incensi e mirra, l'unica cosa che penso è: ti vuoi sbrigare testina di vitello tonnata che mi voglio andare a buttare a mare si o no??? Non so nemmeno io realmente cosa aspettarmi quando finalmente arrivo alla riva, metto un piede in acqua....mm tutto nella norma...metto il secondo....freschettina ma, sempre tutto normale, ma mi avranno mica preso in gi....ed ecco che arriva lei: LA BUCA , di botto i piedi non toccano più! Cioè chiariamo: non è che non toccano il fondo, no...tu sei piegato come se fossi in poltrona e i piedi non toccano proprio l'acqua!!! Se ti metti dritto a candela emergi dal petto in su senza muovere nemmeno il trillice (che è una delle dita dei piedi ignorantoni malfidati), e se per caso hai la malaugurata idea di passare a "pancia sotto"...vabbè un attacco di ridarella isterica non te lo toglie nessuno! Nonostante la rumorosa presenza di un gruppo di gialli, ho seguito scrupolosamente tutta la procedura dettatami dal bagnino: galleggiamento (nuotata non si può dire), spalmaggio aggressivo in ogni dove del fango nero, attesa zen che il tutto asciughi mentre il pollaio attorno a me non accennava a diminuire, e quando poi anche il minimo movimento oculare e' impossibilitato dal consolidamento della Malta nera, di nuovo in acqua per il risciacquo! E in acqua ci sono rimasta fino a quando il rumoraccio di fondo non è svanito, rilassata come se fossi seduta in poltrona a farmi cullare dalla lentissima corrente mentre guardavo il sole fare lentamente capolino dalle nuvole, così ho avuto il mio tramonto, il mio silenzio, il mio relax...e pure le coccole di un gattone rosso! La spa e' risultata in ristrutturazione, e così mi sono consolata con una cena giordana dopo una lunghissima chiacchierata su ecologia, amicizie, salinità e vita futura del mar morto (con tanto visione in 3D di pezzi di sale presi in Israele) ovviamente religione ed antico testamento e cibo con Mahmoud, ed ora mi godo la serata guardando le stelle spuntare ad una ad una sopra il mare dalla mia terrazza privata. Scusate se da dove sono vedo le luci di Jericho, Ebron e Gerusalemme...posso dire a ragion veduta che per tutto QUESTO, c'è MasterCard!
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fondazioneterradotranto · 5 years ago
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Dalla “spagnola” al coronavirus speriamo che la storia non si ripeta
di Fernando Scozzi 
Fino a pochi anni fa viveva ancora qualche testimone oculare della terribile febbre spagnola (1) che negli anni 1918/19 causò solo nel nostro Paese più di 600.000 morti, un numero addirittura superiore a quello degli italiani caduti nella prima guerra mondiale. L’immane conflitto cessò proprio nel periodo di massima diffusione della pandemia che, secondo alcune fonti, aveva decimato gli eserciti degli imperi centrali causandone la resa. Ma il contagio non conosceva confini e la malattia si diffuse ben presto dai campi di battaglia in tutto il mondo. Chi aveva vissuto quel triste periodo nei piccoli paesi del Salento, ricordava lo straordinario numero di morti, il divieto di celebrare i funerali, la calce viva cosparsa sui cadaveri e la mancanza di ogni tipo di prevenzione e di cura dal momento che l’assistenza sanitaria pubblica era quasi inesistente, i presidi sanitari del tutto sconosciuti e la maggior parte delle abitazioni prive di servizi igienici. La spagnola, quindi, fu considerata una tragica fatalità che infierì sulle famiglie già duramente colpite dal conflitto bellico. Per avere un’idea dell’ecatombe che colpì anche il Salento basti pensare che nel 1918, fra i circa 37.000 leccesi, si contarono 1.542 decessi (esclusi i caduti in guerra) contro i 910 dell’anno precedente, tanto da indurre le autorità a rinviare la riapertura delle scuole. Non andò meglio nei paesi della provincia, dove le vittime dell’influenza furono ugualmente numerose e determinarono una consistente diminuzione della popolazione. (2) A Casarano, per esempio, fu necessario un registro supplementare degli atti di morte, perché fra il 1917 ed il 1918, su una popolazione di circa 8.500 abitanti il numero dei decessi aumentò da 203 a 301, mentre nella frazione Melissano (circa 3.000 abitanti) i defunti, in prevalenza femmine da zero a cinque anni e da 20 a 40 anni, furono 117 (contro i 68 dell’anno precedente) con punte di 5 morti il 1°, il 4, il 6, l’11 ed il 14 ottobre (3).
Nell’Ufficio dello Stato Civile del Comune di Maglie, il 31 dicembre 1918, fu compilato l’atto di morte n. 300, mentre l’anno precedente la prima parte del registro si chiuse con l’atto n. 184. A Gallipoli l’epidemia anticipò i suoi effetti agli ultimi mesi del 1917, tanto è vero che in quell’anno i morti furono 321, contro i 228 dell’anno precedente.
Sul Corriere delle Puglie (4) del 2.10.1918, si legge un articolo sulle precarie condizioni igieniche del Comune jonico, cui si faceva risalire la recrudescenza dell’epidemia. “Alcune strade della città, per non dire tutte – affermava il giornalista – sono diventate un letamaio, da cui esala un odore sgradevole, l’innaffiamento stradale manca, e le disinfezioni si fanno con tale parsimonia che il loro effetto diviene nullo”.  Lo stesso giornale annunciava la morte, avvenuta il 4 ottobre 1918, dell’arcivescovo di Trani, Mons. Giovanni Règine “colpito da influenza e successiva polmonite contratta durante le quotidiane, assidue, faticose peregrinazioni nei quartieri maggiormente colpiti dal morbo che ci affligge”.
Da Giovinazzo, invece, si partecipava la morte del Sindaco Dagostino Donato  “scomparso dalla scena del mondo in soli cinque giorni di malattia ribelle alle cure dei sanitari che fino agli estremi hanno lottato per sottrarlo alla inesorabile morte”, mentre il Comune di Bitonto invitava i cittadini a “non recarsi colà in occasione della festa di Santi Medici che avrebbe dovuto avere luogo il venti corrente, e che è stata sospesa in vista delle attuali condizioni sanitarie ”.
Era così grave la carenza di personale sanitario che il Consiglio Scolastico Provinciale di Bari, nella seduta del 30 settembre 1918, ritiene opportuno e necessario che “nella volgente epidemia gli insegnanti portino il loro contributo di opera di assistenza degli ammalati”. Il Regio Commissario del Comune di Brindisi, da parte sua, “fa appello a tutti i volenterosi per un servizio volontari di assistenza e disinfezione”, mentre l’on. Cotugno interrogava il ministro degli Interni “per sapere quali provvedimenti abbia adottato per supplire alla grave deficienza di medici, medicine, nettezza pubblica, servizio trasporto cadaveri ed inumazione nella provincia di Bari fortemente colpita dalla febbre spagnuola”.
In effetti, la situazione era ormai fuori controllo tanto che, il 26 settembre 1918, nel Circondario di Bari si contarono 100 morti ed il successivo 3 ottobre, nel Circondario di Barletta i decessi furono addirittura 240. Il Consiglio Provinciale Sanitario deliberava, quindi, la chiusura dei cimiteri in quanto “con l’agglomeramento di persone i germi del male potrebbero agevolmente propagarsi”.
Questo è solo un breve resoconto di quanto succedeva in una regione periferica del Regno, ma nel resto dell’Italia le cose non andavano meglio, anche se a leggere i giornali pubblicati a Roma e nelle grandi città del Nord sembra che l’epidemia non toccasse affatto gli italiani. In realtà, la censura militare impediva la pubblicazione di notizie allarmanti che avrebbero depresso lo spirito pubblico nella fase finale della guerra contro l’Austria, ma le informazioni filtravano ugualmente attraverso i notiziari dall’estero per i quali le maglie della censura erano più larghe. Infatti, La Stampa del 27 ottobre 2018 in un “Servizio Speciale da Londra” informava i lettori sulla recrudescenza dell’epidemia in Inghilterra e soprattutto fra le popolazioni indigene dei grandi centri coloniali, dove il contagio assumeva forme micidiali.
Il successivo 22 novembre lo stesso giornale non esitava a scrivere che “L’epidemia continua a fare stragi in Danimarca, specificando che gran numero di medici e infermieri ne sono colpiti.” . Il Corriere delle Puglie, in un servizio dall’estero intitolato “La febbre spagnuola”, comunicava che a “Berlino l’epidemia ha preso un tale sviluppo che, oltre alla chiusura delle scuole, uffici pubblici ed amministrazioni pubbliche, i tramway hanno dovuto ridurre in gran parte il loro servizio. L’epidemia – continuava il giornale pugliese – prende proporzioni formidabili anche a Pietrogrado e la situazione non è migliore in Svizzera dove a Friburgo si contano, solo in una settimana, ben 1437 casi di “grippa spagnola” e quindi sono aperti i lazzaretti nelle scuole.”
Riguardo all’Italia, invece, nessuna notizia, se non la pubblicità, nelle ultime pagine dei giornali, della “Brevettata maschera antimicrobica”, della “Pozione Arnaldi contro la febbre spagnola” e dello “Sciroppo S. Agostino, depurativo e rinfrescante”.
In realtà, la strage causata dall’epidemia si evinceva dalla lettura dei numerosissimi necrologi, che non indicavano mai la spagnola come causa della morte. I decessi avvenivano, invece, per “implacabile e crudele  morbo”, per “inesorabile morbo” , oppure per “insidioso e crudele morbo che spezzava in pochi giorni un’esistenza buona e gentile”.
Le direttive delle autorità militari erano quelle di minimizzare, ma ciò non impediva al quotidiano socialista “Avanti” di titolare: “Il Consiglio Superiore di Sanità dice che l’influenza … è l’influenza”, ironizzando sulle deliberazioni del consesso per il quale “l’attuale forma epidemica altra non è che influenza identica a quella che già infierì e fu felicemente superata negli anni 1889/90”.   Ma basta leggere i resoconti delle rubriche degli Uffici dello Stato Civile di Torino, Roma, Milano, riportate sui vari giornali, per rendersi conto del flagello. Il 21 ottobre1918, nella Capitale, il numero di morti per influenza fu di 194, a Milano di 125, con 1.031 nuove denunzie di malattia, a Torino il numero dei decessi fu di 110, nonostante si fosse deliberata la chiusura dei cimiteri, dei cinematografi, dei teatri, la riduzione degli orari delle osterie e la sospensione, fino a nuovo avviso, di alcuni treni che collegavano Milano con alcune grandi città.
Intanto si aspettava l’arrivo di materiale farmaceutico dall’America che,” per sopperire agli attuali bisogni dei cittadini, aveva messo a disposizione i propri prodotti”. In realtà, i più disparati tentativi di trovare una cura per l’epidemia, compresi l’utilizzazione della china gialla ridotta in polvere impalpabile, la soluzione acquosa con acido fenico allo 0,5% corretto con essenza di viola, o l’inalazione periodica di tintura di iodio, riportati anche dal Corriere delle Puglie, non avevano avuto successo.
Esito negativo pure per l’utilizzazione del sangue ricco di anticorpi delle persone guarite per curare i malati, (6) terapia sperimentata anche ai nostri giorni per debellare il coronavirus con il quale la spagnola ha numerose analogie. In entrambi i casi i virus sarebbero passati dagli animali agli uomini (suini per la “spagnola”, pipistrelli o mammiferi per il coronavirus). Le modalità del contagio ed i tentativi di contenimento sono identici.
Entrambe sono malattie influenzali che attaccano principalmente l’apparato respiratorio. Non manca nemmeno l’ipotesi della guerra batteriologica che nel 1918 sarebbe stata scatenata dagli imperi centrali contro la Triplice Intesa, oggi dalla Cina, dove il virus sarebbe stato prodotto in qualche segreto laboratorio per colpire i Paesi occidentali. Infine sia la “spagnola” che il coronavirus possono definirsi pandemie della globalizzazione: la prima innescata dal movimento di milioni di militari impegnati nella Grande guerra, la seconda dalla libera circolazione di uomini, di capitali e di merci fra le diverse aree del mondo.
Speriamo solo che l’epilogo del coronavirus non sia uguale a quello della spagnola.
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pier-carlo-universe · 2 months ago
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Cataratta: Cause, Intervento Chirurgico e Scelte per il Cristallino Artificiale
Comprendere la cataratta, le opzioni chirurgiche e le diverse tipologie di cristallino intraoculare.
Comprendere la cataratta, le opzioni chirurgiche e le diverse tipologie di cristallino intraoculare. La cataratta è una patologia comune che colpisce il cristallino dell’occhio, portando a una visione progressivamente offuscata. È una delle principali cause di cecità a livello globale, ma l’intervento chirurgico offre una soluzione efficace. Scopriamo le cause della cataratta, i dettagli…
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purpleavenuecupcake · 5 years ago
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Campagna “vista in salute”, programma itinerante di prevenzione delle malattie ottico-retiniche
Una unità mobile in tre regioni per visite ed esami gratuiti: inattesi i primi risultati (di Nicola Simonetti) La campagna per la prevenzione delle malattie della retina e del nervo ottico che il Ministero della Salute ha affidato alla gestione dell’Agenzia Internazionale per la Prevenzione delle Cecità – IAPB Italia Onlus, sulla base di un finanziamento triennale approvato dal Parlamento nella Legge di Bilancio 2019, ha avuto inizio in tre Regioni: Lombardia, Abruzzo e Campania (seguiranno tutte le altre Regioni nell’arco di 3 anni).
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Una struttura mobile dotata di tre ambulatori e di strumentazione diagnostica hi-tech con apparecchiature molto sofisticate ha consentito di effettuare un grande numero di refertazioni delle immagini della tomografia ottica computerizzata (OCT) e delle fotografie del fondo oculare. Il personale specialistico addetto si è interfacciato con le istituzioni locali per superare lo scoglio delle lunghe liste di attesa per gli ulteriori accertamenti ed eventuali interventi necessari per chi ne necessitava. Una iniziativa che si è rivelata preziosa per diagnosi precoci e per la prevenzione oltre che consentire l’acquisizione di dati da utilizzare per ricerca e programmazione di interventi. I primi dati hanno dimostrato: “nel 40 per cento dei soggetti esaminati (tra i 40 e i 90 anni, età media 63 anni) sono stati rilevati segni di malattia in atto o di sospetta malattia o, ancora, di premonizione di malattia”. Questo - dice l’avv. Giuseppe Castronovo, Presidente IAPB Italia Onlus - ci fa comprendere quanto diffuse siano le minacce che gravano sulla nostra vista e delle quali purtroppo non abbiamo troppo spesso consapevolezza. La vista è un bene prezioso, un enorme patrimonio che ereditiamo e dobbiamo preservare e questa campagna va nella direzione giusta: quella di elevare la cultura della prevenzione e di stimolare l’assunzione di misure adeguate di contrasto”. “Primi risultati, inaspettati, che dimostrano l’utilità dell’iniziativa e che - ha detto il moderatore dr. Marcello Portesi - innovando in materia, si rivela esempio virtuoso dell’utilizzazione dei soldi pubblici. Il prof. Filippo Cruciani – referente scientifico di IAPB Italia – afferma che “il sospetto di glaucoma è stato rilevato nel 12,8 per cento dei soggetti esaminati, la degenerazione maculare senile nel 6 % circa, la sindrome dell’interfaccia vitreo-retinica nel 12,1%, la corioretinosi miopica nel 3,24%, l’idrusen (piccole formazioni proteico-lipidiche che si formano sotto la retina) nel 11,35%, l’atrofia nel 4,14%, solo per citare le patologie più frequentemente emerse”. Il glaucoma, chiamato per l’assenza di sintomi “ladro silenzioso della vista”, colpisce in Italia 1 milione di persone, di cui ben la metà non sa di essere ammalata. La prevenzione è quindi elemento fondamentale e questa campagna traccia la strada per migliorare, tramite una diagnosi precoce, l’evoluzione di questa patologia, così come anche nel caso della degenerazione maculare senile e della retinopatia diabetica. “L’insieme dei dati, delle informazioni e degli spunti che saranno raccolti e sistematizzati con questa campagna triennale, ci consentiranno di disporre di una piattaforma solida sulla quale far poggiare nuove e più efficaci scelte di politica sanitaria per la tutela visiva – dice l’On. Paolo Russo, oculista e presidente dell’Intergruppo Parlamentare per la Tutela della Vista – ce lo impone il fatto che l’allungamento della vita media porta inevitabilmente ad un aumento delle patologie della vista per le quali l’argine più efficace è sicuramente la prevenzione, anche per la sostenibilità della spesa sanitaria”. Mettiamo a fuoco tre malattie oculari Glaucoma Il glaucoma è considerata la prima causa di cecità irreversibile al mondo: secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) colpisce 55 milioni di persone, mentre 25 milioni hanno già perso le proprie capacità visive per causa sua. Questa malattia oculare nella forma cronica non dà neanche sintomi: in genere una pressione oculare troppo elevata danneggia “silenziosamente” la visione. Prima compaiono piccole “macchie” scure (scotomi) alla periferia del campo visivo il quale poi si può restringere progressivamente fino a una visione a cannocchiale (“tubulare”) e, nei casi peggiori, si arriva all’oscurità completa. In Italia si stimano circa un milione di glaucomatosi: la patologia riguarderebbe il 3,5% delle persone di età compresa tra i 40 e gli 80 anni. Bisognerebbe quindi individuare tempestivamente i casi di glaucoma ancora non diagnosticati, ossia circa mezzo milione di persone solo nel nostro Paese. Retinopatia diabetica Secondo l’OMS i diabetici nel mondo sono 422 milioni. L’Istat scrive (2017) che in Italia la prevalenza del diabete è stimata intorno al 5,3% della popolazione (oltre 3,2 milioni di persone); colpisce particolarmente gli anziani, ossia il 16,5% tra le persone dai 65 anni in su. Se il diabete di tipo 1 è diagnosticato dopo i 30 anni, indicativamente la prevalenza di retinopatia diabetica è del 20% dopo 5 anni di malattia, del 40-50% dopo 10 anni e di oltre 90% dopo 20 anni. La retinopatia diabetica è la prima causa di cecità in età lavorativa in Italia e negli altri Paesi economicamente sviluppati. I danni alla retina sono generalmente evitabili controllando il diabete. Inoltre, è stato dimostrato che un attento controllo della pressione arteriosa in chi ha il diabete di tipo 2 riduce il rischio di malattia micro-vascolare del 37%, il tasso di progressione della retinopatia diabetica del 34% e il rischio di peggioramento dell’acuità visiva del 47%. In un Rapporto sul diabete l’OMS scrive: “La retinopatia diabetica è un’importante causa di cecità e si verifica come risultato di un danno accumulato nel lungo periodo a carico dei piccoli vasi sanguigni della retina. La retinopatia diabetica ha provocato globalmente l’1,9% della disabilità visiva (moderata o grave) e il 2,6% della cecità nel 2010. Ci sono studi che suggeriscono che la prevalenza di ogni tipo di retinopatia in persone con diabete sia del 35%, mentre quella della retinopatia proliferativa (pericolosa per la vista) sia del 7%”. Maculopatie Le maculopatie sono una causa importantissima di perdita della visione centrale nei Paesi più avanzati, tra cui l’Italia. Tra le maculopatie acquisitela più diffusa è la degenerazione maculare legata all’età (AMD), che generalmente si presenta dopo i 55 anni ed è la principale causa di cecità legale nel mondo occidentale. Si riconoscono due tipologie di AMD: la forma secca (atrofica), caratterizzata da un’evoluzione lenta e meno aggressiva, e la forma umida (detta essudativa), che può anche essere un’evoluzione della prima. Per questo è molto importante seguire attentamente l’insorgenza e l’evoluzione della patologia retinica. Attualmente non esistono terapie specifiche per l’AMD secca. La forma umida (essudativa o neovascolare) è meno comune, ma è più aggressiva e ad evoluzione più rapida. È caratterizzata dalla presenza di nuovi vasi sanguigni retinici nella macula (centro della retina). Tutte le maculopatie vanno diagnosticate tempestivamente e, laddove possibile, si può ricorrere a trattamenti specifici (iniezioni intravitreali di anti-VEGF). È importante che venga fatta una diagnosi tempestiva e, dunque, è sempre necessario il ricorso a visite oculistiche periodiche. Read the full article
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giancarlonicoli · 5 years ago
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9 LUG 2019 15:10
GLI ITALIANI HANNO LA VISTA CORTA: TROPPE PIPPE? NO, TROPPO COMPUTER – E’ BOOM DI MIOPI: UNA VOLTA CI SI ACCECAVA A FURIA DI SMANACCIARSI, OGGI IL PROBLEMA E’ L' ABUSO DI PC E SMARTPHONE – “NOI MEDICI OCULISTI CONSIGLIAMO DI FARE PAUSE OGNI 20-30 MINUTI DI LAVORO AL COMPUTER…”
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Noemi Penna per “la Stampa”
I nostri occhi non sono nati per gli schermi. A provarlo è il dilagante aumento della miopia: ogni giorno rispondiamo a migliaia di stimoli digitali, esigiamo sempre maggiori performance visive e pretendiamo una continua opera di messa a fuoco e rapidissimi movimenti oculari tali da stressare ed usurare tutto il sistema visivo. E le conseguenze sono evidenti
«La miopia è diventata una vera e reale pandemia», denuncia Lucio Buratto, fondatore e direttore del Centro Ambrosiano Oftalmico. Si stima che ne sia affetta circa la metà della popolazione mondiale. E gli studi epidemiologici evidenziano le cause e i fattori di rischio che portano alla progressione di questa malattia.
«Numerose ricerche indicano che l' aumento delle attività visiva "da vicino" con computer, tablet, smartphone e videogiochi, così come la mancanza o la forte riduzione di attività all'aria aperta, portino alla miopia». Un problema che si manifesta già da bambini.
«Uno studio ha esaminato l' associazione tra le attività e l' incidenza della miopia tra i bambini di Taiwan: su 1958 bambini, dai sette ai 12 anni, il 26,8% aveva già una miopia prima dell'inizio dell'anno scolastico e quasi il 28% di quelli che avevano 10 decimi ha sviluppato un "vizio refrattivo" nei tre anni successivi».
Stare all'aperto. Sconvolgente è il fatto che «la riduzione o l'assenza di ore trascorse all'aria aperta sia la causa principale della miopia. I problemi di miopizzazione sono legati non solo al continuo lavoro e studio su monitor, ma anche ai problemi di illuminazione e di riduzione della sensibilità al contrasto. Noi genitori dovremmo quindi impegnarci a trascorrere molto più tempo all'aperto con i figli. Sia per noi sia per loro».
Con un altro recente lavoro, pubblicato sulla rivista Ophthalmology, «abbiamo scoperto che gli europei, soprattutto quelli del Nord e dell'Ovest, stanno diventando sempre più miopi: più studiano e più aumenta il loro grado di istruzione, più si applicano su pc e tablet. Più vivono in luoghi chiusi e più la loro miopia galoppa». Questo affievolirsi della vista passa sotto la definizione tecnica di «Computer vision syndrome»: questa raggruppa una serie di disturbi collegati all'uso prolungato di pc e smartphone.
Maggiore è l'uso che facciamo dei dispositivi digitali e più grande sarà il fastidio oculare e il danno subito da tutto l'organismo, proprio a partire dagli occhi. Secondo la ricerca condotta da Captain Cook Reaserch per conto di Hoya - azienda med-tech giapponese da cui nascono le nuove lenti Sync che aiutano a prevenire e ridurre l' affaticamento visivo digitale -, ogni giorno la maggior parte delle persone trascorre in media tra otto e 10 ore (con picchi fino a 15 ore), guardando schermi a distanza ravvicinata. Pause ogni 20 minuti.
«Noi medici oculisti consigliamo di fare pause ogni 20-30 minuti di lavoro al computer, ma non sempre riusciamo a rispettare questa regola: il lavoro ci coinvolge. E la magica finestra sul mondo e sui social network ci rapisce e ci ammalia», sottolinea Buratto. E allora come si può reagire?
E' fondamentale trovare dei modi per distrarsi, in modo periodico. «Sarebbe molto utile guardare il panorama dalla finestra o alzarsi per fare due passi. Ma è anche consigliabile massaggiare delicatamente gli occhi e bere un po' d'acqua». Il «trucco» da tenere sempre a mente è la regola del 20-20-20: fare una pausa dallo schermo di almeno 20 secondi ogni 20 minuti, guardando a 20 piedi di distanza, vale a dire circa sei metri.
Attenti alla luce blu. La prevenzione diventa essenziale. Se la «Computer vision syndrome» è scatenata dall'abuso, spesso inconsapevole, dei dispositivi digitali, si devono adottare «buone abitudini». Per esempio, «prendere immediate e adeguate misure di sicurezza: controllare l'illuminazione e l'intensità della luce dello schermo del nostro dispositivo digitale e poi stabilire posizione e distanze di lavoro adeguati dal pc: questo dev'essere più in basso del nostro sguardo, da 15 a 20 gradi sotto il livello degli occhi».
Poi bisogna controllarsi: le visite oculistiche devono essere regolari. Anche leggeri vizi rifrattivi, come l'astigmatismo, possono trasformarsi in problemi. «Questi si limitano utilizzando gli occhiali con filtro e collirio protettivi contro la luce blu. E poi è bene evitare di avere gli occhi secchi, aiutandosi con adeguate lacrime artificiali o gel. E controllate sempre l'umidità dell'aria intorno a voi».
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lamilanomagazine · 2 years ago
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Lecco, aggressione in via Cavour: arrestato responsabile
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Lecco, aggressione in via Cavour: arrestato responsabile. Lo scorso 11 agosto, personale del Pronto Soccorso dell’Ospedale Manzoni di Lecco contattava la Centrale Operativa della Questura riferendo di aver soccorso, in via Cavour, un uomo verosimilmente vittima di una aggressione.  Il personale sanitario riferiva che l’uomo risultava essere in prognosi riservata, in gravissime condizioni cliniche ed in fin di vita. In particolare, venivano evidenziate delle profonde fratture su tutto il viso, nonché un’emorragia celebrale. Vista la gravità della situazione, sul posto intervenivano gli agenti della Polizia di Stato in servizio presso l’Ufficio Prevenzione Generale e Soccorso Pubblico – Squadra Volanti, la Squadra Mobile ed il Gabinetto Proviciale di Polizia Scientifica della Questura di Lecco. Da un primo sopralluogo della zona indicata dai sanitari, si notavano numerose chiazze di sangue e tutto lasciava pensare che, effettivamente, si trattasse di un’aggressione. Tale circostanza veniva confermata da lì a poco da un testimone oculare che raccontava di avere visto litigare due uomini. Tuttavia, pur indicando agli operatori la direzione di fuga dell’aggressore, dichiarava di non averlo visto in volto. A quel punto, nella speranza di identificare quanto prima l’aggressore, gli investigatori iniziavano immediatamente a visionare le telecamere della zona. Effettivamente, una di esse inquadrava l’indagato mentre si dava alla fuga nella direzione indicata dal testimone. A quel punto, divulgata  la sua immagine a tutti gli equipaggi sul territorio, lo stesso veniva rintracciato da una Volante in un luogo non molto distante dall’aggressione e, quindi, condotto in Questura. Dopo aver verificato alcune corrispondenze investigative ed indiziarie, si riteneva che si trattasse della stessa persona che qualche ora prima aveva ridotto in fin di vita la vittima, quindi, lo si dichiarava in stato di fermo per tentato omicidio. Pertanto, grazie al lavoro sinergico dell’Ufficio Prevenzione Generale e Soccorso Pubblico – Squadra Volanti – e della Squadra Mobile, si riusciva, in poco tempo, ad individuare ed arrestare il responsabile della violanta aggressione. Il pestaggio, anche per ammissione dello stesso indagato, sarebbe avvenuto per futili motivi e nei pressi di un esercizio pubblico.... Read the full article
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ryadel · 6 years ago
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Computer Vision Syndrome (CVS) e Luce Blu: come difendersi
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Questo articolo è un estratto del corso di aggiornamento Computer Vision Syndrome e affaticamento da Luce Blu: Informazioni e metodologie di contrasto che ho organizzato in alcune aziende dove lavoro con l'obiettivo di informare dipendenti, funzionari, dirigenti e collaboratori dei rischi che si corrono in conseguenza dell'esposizione prolungata agli schermi basati su tecnologie di retroilluminazione a LED. Sia i contenuti del corso che quelli illustrati nel corso di questa panoramica sono suddivisi in due categorie: cosa si intende per CVS (Computer Vision Syndrome, ovvero Sindrome da Visione al Computer) e quali contromisure adottare per contrastarla nell’utilizzo quotidiano dei dispositivi elettronici quali Computer, Tablet e Smartphone.
Introduzione
Il termine CVS, acronimo per Computer Vision Syndrome (Sindrome da Visione al Computer nella traduzione italiana), definisce una particolare tipologia cronica di affaticamento provocata dall’utilizzo prolungato di schermi elettronici e, in particolare, degli effetti di un particolare tipo di luce blu intensa emessa da questo tipo di dispositivi. Questa sindrome Insorge solitamente negli individui che sono soliti trascorrere più di 7-8 ore al giorno davanti ad uno schermo. Prima di addentrarci in questa panoramica è bene chiarire che, benché il termine CVS sia stato coniato per riferirsi in modo specifico agli effetti degenerativi della luce blu sulla retina, nel corso di questo articolo coglieremo l'occasione per ricordare anche una serie di ulteriori controindicazioni determinate dall'utilizzo prolungato dei videoterminali, alcune delle quali anche riconosciute a norma di legge: benché non si tratti di problematiche ascrivibili alla CVS è comunque opportuno cogliere l'occasione per ricordarle, così da includerle all'interno di un discorso generale di tutela della salute durante l'attività lavorativa, ludica e ricreativa.
Descrizione
La maggior parte degli schermi elettronici oggi in commercio, tra cui la totalità dei display LED e LCD, emettono quantitativi considerevoli di luce blu: recenti studi hanno stabilito che l’esposizione prolungata di questa luce è fonte di stress ossidativo sulla pigmentazione retinica dell’occhio, col risultato di inibire la naturale secrezione di melatonina, stimolata dai colori rosso-arancio tipici del tramonto. Questa anomalia ha l’effetto di disturbare il ritmo circadiano e celebrale, favorendo l’insorgere dell’insonnia e affaticando la vista. L’impatto negativo della “luce blu” risulta particolarmente forte nella seconda parte della giornata: la melatonina viene sintetizzata soprattutto in assenza di luce dalla ghiandola pineale; poco dopo la comparsa dell'oscurità, le sue concentrazioni nel sangue aumentano rapidamente e raggiungono il massimo tra le 2 e le 4 di notte per poi ridursi gradualmente all'approssimarsi del mattino. L'esposizione alla luce durante quel periodo, soprattutto alla lunghezza d'onda blu tra 460 e 480 nm, inibisce la produzione della melatonina e favorisce l’insorgere di numerosi sintomi indesiderabili che, nel corso degli anni, possono diventare cronici.
Sintomatologia
I sintomi più comuni della stanchezza cronica da schermo elettronico si manifestano solitamente in un periodo compreso tra 1 a 3 anni dopo una esposizione prolungata alla luce blue, e comprendono: Affaticamento della vista Secchezza oculare Stanchezza (astenia) Senso di pesantezza Perdita di lucidità Dolore al collo (cervicalgie) Senso di vergini Visione offuscata e/o disturbata (difficoltà nel mettere a fuoco le cose) Nausea Insonnia e altre alterazioni del ritmo circadiano (difficoltà a prendere sonno e/o a svegliarsi negli orari corretti) Questi sintomi derivano dalle seguenti concause: sforzo oculare, connesso alla necessità di mantenere il “focus” sulle immagini, in particolare sul testo presente sullo schermo (lettura); carenza di melatonina, provocata dall’esposizione prolungata alla luce blu secondo quanto descritto sopra; sforzo muscolare, connesso ad eventuali posture non corrette del collo, spesso collegate al posizionamento non corretto del monitor (o del dispositivo) rispetto alla testa durante l’attività.
Effetti di lungo periodo
La Sindrome da Visione al Computer, come suggerisce il nome, è un disturbo direttamente collegato all’utilizzo prolungato di prodotti tecnologici. Nella maggior parte dei casi, chi va incontro ai sintomi sopra descritti sviluppa una progressiva “intolleranza” all’utilizzo di questi dispositivi, non essendo più in grado di sostenere i ritmi precedenti. Trascorrere tempo davanti a uno schermo diventa progressivamente più stancante, e quindi più difficile, in quanto i sintomi principali – stanchezza, secchezza oculare, visione sfocata - cominciano a insorgere molto rapidamente (dopo 30/60 minuti di utilizzo). Recenti studi illustrano come questo tipo di difficoltà le difficoltà continuino a manifestarsi anche dopo anni, specialmente in concomitanza con altri disturbi oculari, neurologici o muscolo-scheletrici. Secondo uno studio pubblicato recentemente sulla rivista “Nature”, l’esposizione prolungata alla luce blu provocherebbe danni oculari irreversibili, provocando la formazione di molecole chimiche tossiche per la retina, che favoriscono il rischio di maculopatia degenerativa senile. Il gruppo di ricercatori dell’Università di Toledo nell’Ohio (USA), autori dello studio, spiegano che né la cornea né il cristallino dell’occhio riescono a bloccare o a riflettere efficacemente questo tipo di luce: per questo motivo, l’esposizione prolungata provoca la formazione di molecole chimiche tossiche per le cellule fotorecettrici, che costituiscono il tessuto fotosensibile della retine: queste cellule, una volta distrutte, non possono essere rigenerate dall’occhio, provocando un danno permanente al meccanismo che consente la trasmissione delle informazioni visive al cervello. 
Contenimento, protezione e prevenzione
Per proteggersi dai numerosi effetti negativi della CVS esistono ad oggi numerose contromisure considerate efficaci, tra cui: Utilizzare schermi che non mettano in difficoltà la vista e che permettano invece di avere una visione chiara. Posizionare lo schermo alla distanza corretta, che può variare a seconda della persona ma è solitamente tra i 50 e i 70 centimetri dal viso, così da non sforzare gli occhi. Posizionare lo schermo all’altezza corretta, che grossomodo corrisponde al centro del monitor posto a 10-20 centimetri sotto la linea degli occhi: in questo modo si riduce notevolmente il carico di stress muscolare sul collo, consentendo a quest’ultimo di assumere una posizione naturale e rilassata senza eccessive inclinazioni verso il basso o verso l’alto. Questo tipo di posizionamento è favorito dai cosiddetti “monitor stand”, appositamente disegnati per sollevare il monitor dalla scrivania del numero dei centimetri necessari all’ottenimento di queste proporzioni. Regolare le impostazioni di luminosità dello schermo in modo che non sia l’unica fonte di luce presente nella stanza: al tempo stesso, la luce ambientale dovrebbe essere indiretta, schermata e il più possibile calda. Nel caso in cui la stanza in cui si lavora sia particolarmente esposta alla luce del sole è opportuno applicare delle tende alle finestre o utilizzare delle persiane per ridurne la luminosità. Prevedere delle pause regolari all’utilizzo degli schermi. Prevedere pause regolari durante sessioni prolungate di utilizzo di qualsivoglia videoterminale è certamente un buon modo per prevenire l’insorgere di numerosi sintomi della CVS. In Italia è a tutt’oggi in vigore il dlgs 81/2008 in attuazione all’articolo 1 della legge 123/2007, in base al quale - per scongiurare i rischi per la salute (vista, postura e affaticamento) connessi all’attività lavorativa tramite videoterminali - vige l’obbligo per il datore di lavoro di tutelare i dipendenti con misure ad hoc e con interruzioni di un quarto d’ora ogni due ore, mediante pause o cambiamento di attività di lavoro. Le contromisure descritte sopra vanno intese come best practices da seguire nei casi di utilizzo prolungato dei videoterminali nel corso della giornata, a prescindere dalla CVS: l’esempio più comune corrisponde al il periodo di attività lavorativa, ma è consigliabile seguire le medesime raccomandazioni anche per utilizzi ludici e ricreativi degli schermi (videogiochi, chat, fruizione di video, lettura, etc.). Per quanto riguarda le misure di prevenzione e contrasto degli effetti direttamente ascrivibili alla luce blu, esistono tre ulteriori accorgimenti che è opportuno menzionare. Utilizzare degli occhiali con lenti dotate di filtro luce blu. Da diversi anni sono in commercio alcune lenti trattate in modo particolare per proteggere l’utilizzatore dai raggi di luce blu (380-500nm) che vengono emessi dai dispositivi digitali: questo trattamento è compatibile anche con lenti graduate, e può aiutare a schermare attivamente l’occhio dagli effetti deleteri della luce blu. La principale controindicazione di questo accorgimento è legata al fatto che i trattamenti di schermatura che risultano più efficaci hanno ad oggi l’effetto di “ingiallire” l’immagine, provocando una alterazione dei colori percepiti. Utilizzare un dispositivo (monitor PC, smartphone, tablet) che preveda la possibilità di regolare la temperatura del colore nelle impostazioni, così da applicare un filtro in uscita a livello hardware: i monitor più recenti sono dotati di funzionalità specifiche (Blue Light Filter) che consentono di regolare la temperatura del colore in vari modi, aumentando o riducendo l’emissione di luce blu a seconda dell’attività effettuata dall’utente. Anche in questo caso, ovviamente, tale accorgimento provocherà una alterazione dei colori percepiti direttamente proporzionale all’intensità del filtro, ovvero alla riduzione del quantitativo di luce blu emesso per comporre i colori. Installare e utilizzare un software apposito per il controllo della temperatura del colore, che consenta di risolvere il problema tramite software. Questo approccio consente di ridurre le emissioni di luce blu in assenza di un filtro hardware e in alcuni casi può rivelarsi anche superiore a quest’ultimo in quanto consente la possibilità di pianificare una regolazione automatica e incrementale del filtro a seconda degli orari della giornata. Tra i numerosi applicativi software che possono essere utilizzati a tale scopo, vi sono: le impostazioni luce notturna di Windows 10; il software f.lux, installabile gratuitamente su qualsiasi dispositivo Windows; il filtro luce blu, presente nelle ultime versioni del sistema operativo Android. Questo tipo di accorgimenti è particolarmente efficace nell’ultima parte della giornata, ovvero nelle ore che precedono il riposo notturno, per i motivi legati al ritmo circadiano e alla produzione naturale di melatonina spiegati nei paragrafi precedenti.
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I quattro livelli del Blue Light Filter (filtro anti-luce blu) presente nella maggior parte dei monitor ASUS prodotti negli ultimi anni. Come si può vedere, ogni filtro si presta maggiormente a un utilizzo specifico e/o è maggiormente adatto in determinate situazioni di luminosità ambientale.
Conclusioni
Per il momento è opportuno fermarsi qui: in un articolo di prossima pubblicazione ci occuperemo di analizzare in dettaglio le contromisure software che abbiamo menzionato poco sopra e che consentono, se configurate in modo opportuno, di limitare gli impatti deleteri della luce blu riducendone sensibilmente l'emissione.   Read the full article
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sciscianonotizie · 7 years ago
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Prevenzione della secchezza oculare femminile: anche a Napoli dal 2 al 31 maggio la campagna di prevenzione e diagnosi http://ilmonito.it/index.php/magazine/5770-prevenzione-della-secchezza-oculare-femminile-anche-a-napoli-dal-2-al-31-maggio-la-campagna-di-prevenzione-e-diagnosi.html?utm_source=dlvr.it&utm_medium=tumblr
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