#pre islamica
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Imruʾ l-Qays – إمرؤ القيس
Un breve accenno alla poesia pre islamica: La letteratura araba preislamica, nota anche come “Jahiliyyah”, rappresenta un periodo fondamentale nella storia culturale araba, segnando il fiore della creatività poetica e la nascita di forme letterarie che sarebbero diventate centrali nell’identità culturale araba. Questo periodo, precedente l’avvento dell’Islam nel 7° secolo, era caratterizzato da…
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La sua prima vita nella società pre-islamica:
Nella società pre-islamica, Uthman (R.A.) era tra i migliori della sua gente. Era di alto rango, molto ricco, estremamente modesto ed eloquente nel parlare. Il suo popolo lo amava molto e lo rispettava. Non si prostrava mai a nessun idolo e non aveva mai commesso alcuna azione immorale nemmeno prima dell'Islam. Anche prima dell'Islam non beveva alcolici.
Conosceva bene i lignaggi, i proverbi e la storia degli eventi importanti. Viaggiò in Siria e in Etiopia e si mescolò con persone non arabe, imparando cose sulla loro vita e sui loro costumi che nessun altro conosceva. Si occupò degli affari ereditati dal padre e la sua ricchezza crebbe. Era considerato uno degli uomini del clan Banu Umayyah che godeva di grande stima da parte di tutti i Quraish. Così, Uthman (R.A.) era considerato di alto rango tra la sua gente ed era molto amato.
La sua conversione all'Islam:
Uthman (R.A.) aveva trentaquattro anni quando Abu Bakr Al-Siddiq (R.A.) lo chiamò all'Islam; egli non esitò affatto e rispose immediatamente alla chiamata di Abu Bakr (R.A.). Fu il quarto uomo ad abbracciare l'Islam dopo Abu Bakr (R.A.), Ali ibn Talib (R.A.) e Zaid ibn Harithah (R.A.).
La sua persecuzione e la migrazione in Etiopia:
Uthman (R.A.) e sua moglie Ruqayyah (R.A.), figlia del Profeta (S.A.W.), emigrarono in Etiopia (Abissinia) insieme a dieci uomini e tre donne musulmani. Alcuni musulmani si unirono poi a loro come migranti. Tutti i musulmani emigrati trovarono sicurezza e libertà di culto in Abissinia. Uthman (R.A.) aveva già alcuni contatti commerciali in Etiopia, quindi continuò a esercitare la sua professione di commerciante.
Il Sacro Corano parla della migrazione dei primi musulmani in Abissinia, come dice Allah:
"E per quanto riguarda coloro che sono emigrati per la causa di Allah, dopo essere stati ingiustamente colpiti, certamente daremo loro una buona residenza in questo mondo, ma in verità la ricompensa dell'Aldilà sarà più grande; se solo lo sapessero!" (Al-Nahl 16:41).
Quando si diceva che gli abitanti di Makkah erano diventati musulmani, la notizia giunse agli emigranti in Abissinia, che tornarono indietro ma, quando si avvicinarono a Makkah, seppero che la notizia era falsa. Ciononostante, tutti gli emigranti entrarono in città. Tra coloro che tornarono c'erano Uthman (R.A.) e Ruqayyah (R.A.) e si stabilirono nuovamente a Makkah. Uthman (R.A.) rimase a Makkah finché Allah non concesse il permesso di emigrare a Madinah.
La vicinanza al Profeta (S.A.W.):
Il fattore più forte che ha plasmato il carattere di Uthman (R.A.), ha fatto emergere i suoi talenti e le sue potenzialità e ha purificato la sua anima è stato il fatto di aver frequentato il Messaggero di Allah (S.A.W.) e di aver studiato per mano sua. Uthman (R.A.) rimase vicino al Profeta (S.A.W.) a Makkah dopo essere diventato musulmano e rimase vicino a lui a Madinah dopo la sua migrazione.
Uthman (R.A.) ci racconta come rimase vicino al Messaggero di Allah (S.A.W.) dicendo:
"Allah, che sia glorificato ed esaltato, ha inviato Mohammad (S.A.W.) con la verità e gli ha rivelato il Libro e io sono stato uno di quelli che hanno risposto ad Allah e al Suo Messaggero (S.A.W.) e hanno creduto. Ho compiuto le due prime migrazioni e sono diventato genero del Messaggero di Allah (S.A.W.) e ho ricevuto la guida direttamente da lui.
Uthman (R.A.) e il Sacro Corano:
Uthman (R.A.) era profondamente legato al Sacro Corano. È stato narrato che Abu Abd Al-Rahman Al-Sulami disse:
"Coloro che insegnavano il Corano, come Uthman ibn Affan, Abd-Allah ibn Masood e altri, ci hanno raccontato che quando imparavano dieci versetti dal Profeta (S.A.W.), non andavano oltre finché non avevano appreso la conoscenza contenuta in essi e come applicarla nei fatti. Dissero: Così abbiamo imparato insieme il Corano, la conoscenza e la sua applicazione". Per questo dedicavano un po' di tempo alla memorizzazione di una sura".
I seguenti detti di Uthman (R.A.) mostrano chiaramente il suo attaccamento e il suo amore per il Sacro Corano:
"Se i nostri cuori fossero puri, non avremmo mai il nostro filtro delle parole di Allah, che Egli sia glorificato ed esaltato".
"Non vorrei che venisse il giorno in cui non guarderò nel Patto di Allah (cioè il Sacro Corano)".
"Ci sono quattro cose che sono virtù esteriori, ma in realtà sono obblighi: mescolarsi con le persone rette è una virtù e seguire il loro esempio è un dovere, leggere il Corano è una virtù e agire in base ad esso è un dovere, visitare le tombe è una virtù e prepararsi alla morte è un dovere e visitare il malato è una virtù e chiedergli di fare testamento è un dovere".
"Dieci cose sono la più grande perdita di tempo: uno studioso di cui nessuno chiede informazioni, una conoscenza che non viene messa in pratica, un consiglio valido che non viene accettato, un'arma che non viene usata, una moschea in cui non si prega, un Mushaf (Corano) che non viene letto, una ricchezza di cui non si spende nulla (in beneficenza), un cavallo che non viene cavalcato, la conoscenza dell'ascesi nel cuore di chi cerca un guadagno mondano e una lunga vita in cui non ci si prepara per il viaggio (nell'Aldilà)".
Utman (R.A.) era un Hafiz del Corano (memorizzazione del Corano) e leggeva sempre il Corano. Uthman (R.A.) recitò l'intero Corano al Profeta Mohammad (S.A.W.) prima di morire.
Battaglia di Badr e morte della moglie:
Quando i musulmani uscirono per combattere la Battaglia di Badr, la moglie di Uthman (R.A.), Ruqayyah (R.A.), era malata e confinata a letto nel momento in cui suo padre Mohammad (S.A.W.) invitò i musulmani a intercettare la carovana dei Quraish. Uthman (R.A.) si affrettò ad uscire con il Messaggero di Allah (S.A.W.), ma Egli (S.A.W.) non permise a Uthman (R.A.) di andare con loro e gli ordinò di rimanere con Ruqayyah (R.A.) e di curarla dicendo:
"Tu [Uthman (R.A.)] riceverai la stessa ricompensa e la stessa quota (del bottino) di chiunque abbia partecipato alla battaglia di Badr (se rimarrai con lei)". (Bukhari: 3699)
Uthman (R.A.) obbedì di buon grado e rimase con sua moglie Ruqayyah (R.A.). Quando esalò gli ultimi respiri, desiderava vedere suo padre (S.A.W.) che era partito per Badr. Si allontanò da questa vita ma non poté vedere suo padre (S.A.W.) perché egli era a Badr con i suoi nobili Compagni (R.A.), impegnati a rendere suprema la parola di Allah, e non partecipò alla sua sepoltura. Il marito Uthman (R.A.), addolorato, seppellì l'amata moglie ad Al-Baqee (cimitero sacro dei musulmani vicino a Masjid Al-Nabawi a Madinah). Dopo il ritorno dalle vittorie della battaglia di Badr, il Messaggero (S.A.W.) venne a sapere della morte di sua figlia Ruqayyah (R.A.), si recò ad Al-Baqee, si fermò sulla tomba di sua figlia e pregò per il suo perdono.
Il suo contributo allo Stato islamico:
Uthman (R.A.) era uno dei più ricchi tra coloro ai quali Allah aveva concesso la ricchezza. Usò la sua ricchezza in obbedienza ad Allah. Era sempre il primo a fare il bene e a spendere e non temeva la povertà. Tra i molti esempi delle sue spese ci sono i seguenti:
1. Quando il Profeta (S.A.W.) giunse a Madinah, l'unica fonte di acqua fresca era il pozzo di Bir Rumah e senza pagare nessuno poteva bere l'acqua del pozzo. Uthman (R.A.) comprò il pozzo dal proprietario (che era un ebreo) per ventimila dirham e lo donò ai ricchi, ai poveri e ai viandanti.
2. A Madinah, il Mashid Al-Nabawi divenne troppo piccolo perché i musulmani potessero pregare anche solo 5 volte. Uthman (R.A.) comprò il terreno accanto alla moschea per venticinque o ventimila dirham e questo terreno fu aggiunto alla moschea che divenne così abbastanza grande da ospitare i musulmani.
3. Spese un'enorme somma per equipaggiare l'esercito musulmano per la campagna di Tabook.
Durante il califfato di Abu Bakr (R.A.) e Umar (R.A.):
Quando il Messaggero di Allah (S.A.W.) morì nell'11 AH (632 d.C.), Abu Bakr (R.A.) fu scelto come califfo. In effetti, Uthman (R.A.) fu il primo, dopo Umar (R.A.), a offrire la sua fedeltà ad Abu Bakr (R.A.) come califfo. Durante le guerre di apostasia (guerre di Ridda) durante il califfato di Abu Bakr (R.A.), Uthman (R.A.) rimase a Madinah e agì come consigliere di Abu Bakr (R.A.). Sul letto di morte, Abu Bakr Siddiq (R.A.) dettò il suo testamento a Uthman (R.A.), dicendo che il suo successore sarebbe stato Umar (R.A.).
Durante il califfato di Umar (R.A.), lo status di Uthman (R.A.) era quello di un consigliere e si può dire che la sua posizione fosse simile a quella di Umar (R.A.) nei confronti di Abu Bakr (R.A.) durante il califfato di Abu Bakr (R.A.).
Durante il califfato di Umar (R.A.), Uthman (R.A.) istituì il sistema di registrazione dei beni spesi e guadagnati (il Diwan). Fu Uthman (R.A.) a suggerire a Umar (R.A.) di creare l'Anno Hijri (Calendario islamico).
La sua nomina a Califfo e successore di Umar (R.A.):
Umaribn Al-Kattab (R.A.) sul letto di morte formò un comitato di sei persone per scegliere il prossimo Califfo tra di loro. Questo comitato era composto da: Ali bin Abi Talib (R.A.), Uthman ibn Affan (R.A.), Abdur Rahman bin Awf (R.A.), Saad ibn Abi Waqqas (R.A.), Al-Zubayrm (R.A.) e Talhah (R.A.). La maggioranza del popolo favorì l'elezione di Uthman (R.A.). Il quarto giorno dopo la morte di Umar (R.A.), nel 23 AH, Uthman (R.A.) fu eletto terzo Califfo con il titolo di "Amir Al-Muminin" (Principe dei Credenti).
Quando fu prestato il giuramento di fedeltà a Uthman (R.A.) come califfo, egli si presentò davanti al popolo e dichiarò il suo approccio al governo, spiegando che avrebbe seguito le linee guida del Corano e della Sunnah e avrebbe seguito le orme dei due califfi [cioè Abu Bakr (R.A.) e Umar (R.A.)]. Dichiarò inoltre che avrebbe gestito gli affari del popolo con tolleranza e saggezza, ma che non avrebbe accettato alcun compromesso riguardo alle punizioni da eseguire. Poi li mise in guardia dall'accontentarsi delle cose terrene e dal lasciarsi tentare dalle banalità mondane, per evitare che ciò li portasse a competere gli uni con gli altri e a fomentare rancori e risentimenti tra di loro, che a loro volta avrebbero portato alla divisione e alla disunione.
I punti salienti del suo regno come califfo:
Le conquiste di Uthman (R.A.), durante il suo regno come Califfo, sono tantissime. Di seguito sono riportati alcuni punti salienti delle sue realizzazioni durante il suo califfato (Khilafat):
Conquista: Le opere più importanti di Uthman (R.A.) sono la conquista di Murrow, in Turchia, e l'espansione dello Stato Islamico. Oltre alla conquista di Alessandria e poi dell'Armenia, del Caucaso, del Khurasan, del Kerman, del Sajistan, dell'Africa e di Cipro.
Espansione della Moschea del Profeta: Uthman (R.A.) ampliò la Moschea del Profeta (Masjid Al-Nabawi) nel 29-30 A.H. e istituì la prima flotta islamica per proteggere le spiagge musulmane dagli attacchi dei Bizantini.
Compilazione del Corano: Uno dei risultati più importanti di Uthman (R.A.) è la compilazione del Sacro Corano, iniziata durante il califfato di Abu Bakr Siddiq (R.A.).
Hudhaifah (R.A.) era molto allarmato dalle differenze nella recitazione del Corano tra il popolo siriano e quello iracheno. Così Hudhaifah (R.A.) disse a Uthman (R.A.):
"O Principe dei credenti, salva questa nazione prima che divergano riguardo al Libro (Corano) come fecero gli ebrei e i cristiani".
Uthman (R.A.) disse:
"Mandaci il manoscritto in modo che possiamo farne delle copie, poi te lo restituiremo".
Il suo martirio:
A Shawwal, nel 35 AH, si verificò un tumulto e i malfattori assediarono Uthman (R.A.) nella sua casa (per quaranta giorni) e gli impedirono di pregare nella moschea e persino di bere. Ma quando vide alcuni dei Compagni (R.A.) che si preparavano a combatterli, lo impedì perché non voleva far cadere il sangue di un musulmano per il suo stesso bene. Poi i cospiratori entrarono in casa sua dal retro (dalla casa di Abu Hazm Al-Ansari) e lo attaccarono mentre leggeva il Sacro Corano. Sua moglie Naila (R.A.) cercò di proteggerlo, ma la colpirono con la spada e le tagliarono i polpacci. I ribelli lo uccisero (R.A.) e il suo sangue finì sul Corano. Fu martirizzato il 18 Dhul-Hijjah 35AH (17 giugno 656 d.C.) e fu sepolto ad Al-Baqee [cimitero sacro dei musulmani vicino alla Moschea del Profeta (Masjid Al-Nabawi)] a Madinah.
Aspetto fisico:
Non era né basso né alto, con spalle larghe e folti capelli in testa. Aveva una lunga barba ed era di bell'aspetto. Si dice che fosse il più bello del popolo.
Prestavolto nelle trame:
Marcus Charlie Bishop
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Eyes on the world #178
Stiamo (di già?) per dire addio al primo mese del 2024.
Settimana particolarmente peperina su più fronti, dalla guerra tra Hamas e Israele alle ultime dal nostro paese, passando per USA, Germania, Vaticano e Turchia. Insomma, ce n’è per tutti i palati.
Direi di partire, che dite? 👇
🇮🇱 ISRAELE-HAMAS: GLI ATTACCHI A KHAN YUNIS, LE ULTIME TRA USA E HOUTHI, LE ACCUSE DI GENOCIDIO
(1) 7 giorni piuttosto pieni per ciò che riguarda il conflitto tra #Israele e #Hamas, a partire dallo scorso lunedì, quando un gruppo di familiari degli ostaggi israeliani detenuti nella Striscia di #Gaza ha protestato nella Knesset di Gerusalemme, interrompendo una riunione sulle questioni economiche. La protesta è stata scatenata dalle dichiarazioni del primo ministro Benjamin #Netanyahu, che aveva escluso la possibilità di un nuovo accordo con Hamas per la liberazione degli ostaggi. Netanyahu ha sottolineato la necessità di pressione militare, mentre i familiari chiedevano concessioni. Dopo l'irruzione, 15 famiglie hanno incontrato brevemente il premier, che ha affermato l'assenza di proposte concrete da parte di Hamas. La situazione riguarda oltre 130 ostaggi detenuti da Hamas dalla guerra di ottobre. Sempre lunedì, l'esercito israeliano ha attaccato due ospedali a Khan Yunis, nella Striscia di Gaza, causando morti e feriti secondo fonti palestinesi. Le ambulanze sono state ostacolate nel raggiungere i feriti a causa dell'assedio israeliano. Ci sono stati scontri anche vicino ad altri ospedali, con l'esercito israeliano che sostiene di aver trovato armi ed esplosivi nella zona. In generale, l'esercito israeliano ha riportato la perdita di 24 soldati durante i combattimenti a Khan Yunis. È il più alto numero di perdite interne dall'inizio dell'invasione di terra il 27 ottobre. Secondo un portavoce dell'esercito, granate hanno colpito un carro armato e successivamente due edifici, causando la morte di 21 soldati. Altri tre soldati sono stati uccisi in un altro attacco nella stessa zona. In totale, l'esercito israeliano riporta 217 soldati uccisi dalle operazioni di terra nella Striscia.
Nel frattempo l'#UnioneEuropea è stata sollecitata a richiedere un cessate il fuoco, mentre gli #StatiUniti hanno espresso la necessità di rispettare il diritto internazionale e proteggere i civili negli ospedali. Sempre gli Stati Uniti, in collaborazione con il Regno Unito, questa settimana hanno bombardato otto obiettivi controllati dai ribelli #Houthi nello Yemen, sciiti sostenuti dall'Iran. L'attacco, confermato dal Centcom degli USA, ha coinvolto anche Australia, Bahrein, Canada e Paesi Bassi. È l'ottavo attacco in due settimane contro gli Houthi e riflette gli sforzi per indebolire il gruppo senza espandere il conflitto nella regione. Gli Houthi continuano a motivare le loro operazioni come ritorsione ai bombardamenti israeliani nella Striscia di Gaza. Il Centcom degli Stati Uniti ha anche confermato un attacco aereo in #Iraq contro tre strutture utilizzate da milizie filoiraniane, senza però fornire dettagli sul numero di vittime. Gli attacchi sono una risposta a precedenti attacchi contro militari statunitensi in Iraq e Siria, compreso un attacco rivendicato dalla Resistenza islamica in Iraq. Gli Stati Uniti hanno al momento circa 2.500 soldati in Iraq e 900 nel nord-est della Siria, impegnati nella lotta contro l'#ISIS. Tornando a Israele, la creazione di una zona cuscinetto di circa un chilometro lungo il confine tra Israele stesso e la Striscia di Gaza, con la demolizione di edifici e strutture civili, è stata ammessa dall'esercito israeliano dopo l'uccisione dei 21 soldati nell'operazione per demolire due edifici. Questa azione è stata descritta come necessaria per la sicurezza di Israele, ma ha generato critiche internazionali per la sua impattante riduzione del territorio palestinese e il rischio di violare l'integrità territoriale di Gaza. Questa settimana, la Corte Internazionale di Giustizia ha inoltre ordinato a Israele di prendere misure per impedire atti di genocidio nella Striscia di Gaza, come richiesto dal Sudafrica. L'accusa di genocidio è stata riconosciuta come plausibile ma non è stata confermata. Israele deve rispettare la Convenzione sul genocidio e altre misure, ma la Corte ha limitate possibilità di far rispettare la sua decisione. La reazione da parte di Israele e Hamas è stata critica e favorevole rispettivamente, mentre la condanna per genocidio è una questione complessa nel diritto internazionale. Sebbene la Corte non abbia chiesto un cessate il fuoco, ha ordinato cinque "misure provvisorie", riconoscendo la plausibilità dell'accusa presentata dal Sudafrica contro Israele. La decisione è stata ampiamente discussa a livello internazionale e il governo israeliano deve ancora decidere ufficialmente come rispondere. Mentre alcuni ministri israeliani hanno respinto la decisione della Corte, altri hanno mostrato una certa apertura. La situazione solleva questioni delicate riguardo al diritto internazionale e alla natura del conflitto tra Israele e Hamas nella Striscia di Gaza.
🇩🇪 GERMANIA: SI DISCUTE IL DIVIETO PER ALTERNATIVE FÜR DEUTSCHLAND. COSA DICE LA COSTITUZIONE?
(2) Diverse città tedesche sono state teatro di imponenti proteste sabato scorso, con centinaia di migliaia di persone che hanno manifestato contro il partito di estrema destra Alternative für Deutschland (#AfD), chiedendo il suo divieto nel paese. Le dimostrazioni più massicce si sono svolte ad Amburgo, Francoforte, Hannover, Kassel, Dortmund, Wuppertal, Karlsruhe e Norimberga. Queste proteste sono state innescate da un'inchiesta pubblicata all'inizio di gennaio dal sito di giornalismo investigativo Correctiv, secondo la quale a fine dicembre si sarebbe tenuto un incontro tra leader dell'AfD, finanziatori del partito e membri del movimento neonazista tedesco per discutere un piano di "remigrazione" su larga scala di richiedenti asilo, immigrati e cittadini tedeschi di origine straniera. Le dimostrazioni sono state supportate dal cancelliere tedesco Olaf #Scholz e da altri politici, oltre che da diversi allenatori e dirigenti del campionato tedesco di calcio (la Bundesliga) e vescovi. Nonostante l'AfD abbia negato l'inclusione della "remigrazione" nel suo programma, si sta discutendo la possibilità di vietare il partito in base all'articolo 21 della Costituzione tedesca, che considera incostituzionali i partiti che minacciano l'ordine democratico. Tuttavia, ci sono dubbi sulla fattibilità e l'efficacia di tale misura, poiché il bando di un partito in Germania è un processo complesso e non sempre approvato dalla Corte costituzionale, come dimostrano casi precedenti come il rifiuto nel 2017 di vietare il Partito nazionaldemocratico tedesco (NPD). Alcuni sottolineano i rischi politici di una tale azione, temendo che un tentativo di censura potrebbe aumentare la simpatia per l'AfD tra gli elettori. La situazione è particolarmente delicata in vista delle imminenti elezioni regionali in Sassonia e Turingia, dove l'AfD gode di un forte sostegno. In conclusione, sebbene le proteste abbiano evidenziato una forte opposizione all'AfD e alla sua presunta agenda anti-immigrazione, la discussione su un possibile divieto del partito continua ad essere oggetto di dibattito e incertezza politica in Germania.
🇺🇸 USA: TRUMP VINCE ANCHE IN NEW HAMPSHIRE. ANCORA SCONFITTA NIKKY HALEY. RON DESANTIS SI RITIRA
(3) Donald #Trump ha trionfato nelle primarie del Partito Repubblicano nel #NewHampshire, confermando la sua posizione di favorito per le elezioni presidenziali di novembre. Con oltre il 95% dei voti scrutinati, Trump ha ottenuto il 54,3% dei voti, superando nettamente Nikki #Haley, che si è fermata al 43,3%. Questa vittoria ha consolidato ulteriormente la sua leadership all'interno del partito, con pochi rivali capaci di minacciare seriamente la sua presa di consensi. Le primarie proseguiranno fino alla primavera, ma il risultato nel New Hampshire ha evidenziato la mancanza di rivali significativi per Trump nel Partito Repubblicano. La principale sfidante, Nikki Haley, ex governatrice della Carolina del Sud, aveva criticato apertamente Trump, ma non è riuscita a ottenere il sostegno necessario per contrastarlo efficacemente. Nonostante le sue accuse di inaffidabilità e le critiche alla sua età avanzata, Trump ha mantenuto un forte sostegno tra gli elettori Repubblicani. Tuttavia, la situazione potrebbe cambiare nei prossimi stati in cui si terranno le primarie, dove le condizioni potrebbero non essere favorevoli come nel New Hampshire. Haley ha ammesso la sconfitta, ma è incerto il suo futuro politico, poiché continuare la campagna elettorale diventa sempre più difficile senza un sostegno significativo e potrebbe danneggiare ulteriormente la sua reputazione. A complicare ulteriormente la situazione per gli avversari Repubblicani dell’ex presidente Trump c’è stato il ritiro dalle primarie del governatore della Florida Ron #DeSantis, che ha già dichiarato di voler appoggiare Trump nella corsa alla presidenza. Nel frattempo, il Partito Democratico sta anch'esso svolgendo le primarie, ma al momento il principale candidato è Joe #Biden, con pochi altri concorrenti di rilievo. La prossima consultazione ufficiale del partito si terrà in South Carolina, mentre il New Hampshire, nonostante la mancanza di altri candidati di spicco, ha organizzato comunque il voto, con una vittoria schiacciante per Biden grazie a un movimento che ha incoraggiato gli elettori a scrivere il suo nome sulla scheda. In conclusione, Trump ha consolidato la sua posizione di favorito nel Partito Repubblicano, mentre il futuro di Nikki Haley rimane incerto. Le primarie negli Stati Uniti sono un momento cruciale per i partiti politici, e le sfide interne riflettono le dinamiche complesse del panorama politico statunitense.
🇻🇦 PRIMA CONDANNA PER ABUSI EMESSA DAL VATICANO. DECISIVE LE TESTIMONIANZE RACCOLTE NEL 2016
(4) La Corte di Appello del #Vaticano ha emesso una sentenza storica condannando don Gabriele Martinelli a 2 anni e 6 mesi di reclusione per "corruzione di minore", riconoscendolo colpevole di abusi sessuali su un minore avvenuti tra il 2008 e il 2009 nel preseminario Pio X, situato all'interno del Vaticano. Questa decisione ha ribaltato la sentenza di primo grado che aveva assolto Martinelli per mancanza di prove, segnando così la prima condanna per abusi sessuali emessa nel Vaticano. Il preseminario Pio X è un istituto di orientamento vocazionale che accoglie ragazzi delle scuole medie e superiori provenienti da varie diocesi italiane e straniere. Martinelli, all'epoca degli abusi, era un allievo del preseminario e aveva acquisito un ruolo di coordinatore dei "chierichetti del papa", i giovani che assistono alle funzioni liturgiche papali. Le indagini contro Martinelli sono iniziate nel 2017 dopo che il giornalista Gianluigi Nuzzi ha pubblicato il libro "Peccato originale", che includeva testimonianze di abusi raccolte da un compagno di stanza della vittima. La vittima, assistita da Kamil Jarzembowski, polacco e compagno di stanza nel preseminario, tentò di denunciare le violenze inviando lettere a autorità ecclesiastiche, ma fu allontanato dall'istituto. Solo nel 2016, grazie all'incontro con Nuzzi, Jarzembowski riuscì a far emergere le denunce e alcune registrazioni audio. Nel 2018, dopo le inchieste giornalistiche, la vittima decise di denunciare ufficialmente alla giustizia vaticana. Nonostante gli abusi fossero avvenuti anni prima, il processo a Martinelli fu reso possibile grazie alla rimozione del vincolo di improcedibilità da parte di papa Francesco, che consentì il processo anche senza la querela presentata dalla vittima entro un anno dai fatti contestati. L'accusa ha sostenuto che Martinelli ha abusato della sua posizione di tutore all'interno del preseminario, usando violenza e minacce per costringere la vittima a compiere atti sessuali. La condanna segna un importante precedente nella giustizia vaticana riguardo agli abusi sessuali e solleva questioni sulla protezione dei minori all'interno delle istituzioni ecclesiastiche.
🇹🇷 DIETROFRONT DELLA TURCHIA SULL’INGRESSO DELLA SVEZIA NELLA NATO. MANCA SOLO L’OK DELL’UNGHERIA
(5) Il parlamento turco ha ratificato il protocollo d’ingresso della Svezia nella #NATO, con 287 voti favorevoli e 55 contrari, dopo mesi di trattative. La #Turchia si era opposta all'ingresso della Svezia, richiedendo concessioni riguardo alle organizzazioni curde e alla vendita di armi. La ratifica richiede ora la firma del presidente turco #Erdogan, considerata una formalità. Tuttavia, l'adesione effettiva della Svezia dipende ancora dall'approvazione dell'Ungheria, che insieme alla Turchia si era opposta. Il primo ministro ungherese #Orban ha suggerito trattative con il primo ministro svedese Kristersson. La richiesta di adesione della Svezia, influenzata dall'invasione russa dell'Ucraina nel 2022, è stata presentata insieme a quella della Finlandia. La Finlandia ha ottenuto l'approvazione ad aprile 2023, mentre la Turchia e l'Ungheria hanno ritardato il loro consenso fino ad ora.
🇮🇹 IL SENATO APPROVA L’AUTONOMIA DIFFERENZIATA. TRA TANTE PERPLESSITÀ, LA PAROLA PASSA ALLA CAMERA
(6) Martedì, il #Senato ha approvato il disegno di legge sull’#autonomia differenziata con 110 voti favorevoli, 64 contrari e 30 astenuti, un provvedimento voluto dal ministro degli Affari regionali Roberto Calderoli. Il testo definisce le modalità con cui le regioni possono chiedere e ottenere autonomia su alcune materie attualmente gestite dallo Stato centrale. Il provvedimento passa ora alla Camera, con la possibilità di ulteriori modifiche che potrebbero richiederne il ritorno al Senato. Il Partito Democratico ha fortemente contrastato il disegno di legge, evidenziando il proprio impegno per l'unità e l'indivisibilità della Repubblica. Tuttavia, l'approvazione del disegno di legge non comporta automaticamente il trasferimento di competenze alle regioni, ma indica piuttosto un percorso negoziale con il governo e il parlamento. Questo processo è vincolato alla definizione dei Livelli essenziali delle prestazioni (LEP), che mirano a evitare disparità territoriali tra regioni e a garantire servizi minimi su scala nazionale. Restano perplessità sull'impatto economico e sulle possibili conseguenze sulla competitività del paese e sulla gestione delle risorse pubbliche.
Alla prossima (ovvero sabato 10 febbraio) 👋
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Gira molto questa foto in questi giorni che secondo i più rappresenterebbe alcune studentesse di Kabul negli anni settanta: come si viveva bene in Afghanistan prima dei talebani! (in Afghanistan i colpi di Stato sono iniziati nel 1973).
In realtà la stessa foto era servita in passato a magnificare la condizione delle donne di Teheran prima dell'avvento della rivoluzione islamica di Khomeini (1979): come si viveva bene in Persia ai tempi dello Shah! (Ref: Daily Mail).
Si tratterebbe dunque di una foto di studentesse dell'università di Terehan scattata nel 1971.
Secondo alcuni questa sarebbe la vera foto che rappresenta la condizione delle donne di Kabul negli anni '70:
Cambia poco, stessa narrazione. Però bisognerebbe anche specificare che questa condizione rappresentava uno stato di eccezione relegato a un contesto urbano, un'oasi di modernità circondata da una realtà di rapporti tribali.
Non c'è quindi nessun pre-Handmaid's Tale o post-Handmaid's Tale, c'è sempre stata invece una situazione piuttosto complicata.
La narrazione, questo vizio di fantasticare sui fatti e ricostruirli come più ci aggrada, è più appestante del Sars-Cov-2.
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Significato del nome Gesù
Gesù è l'adattamento italiano del nome aramaico יֵשׁוּעַ (Yeshu'a), passato in greco biblico come Ἰησοῦς (Iēsoûs) e in latino biblico come Iesus; si tratta di una tarda traduzione aramaica del nome ebraico יְהוֹשֻׁעַ (Yehoshu'a), ovvero Giosuè, che ha il significato di "YHWH è salvezza", "YHWH salva". Questo nome è noto a livello internazionale per essere stato portato da Gesù, detto "il Cristo", figura centrale del Nuovo Testamento, adorato come il figlio di Dio dai cristiani e considerato un importante profeta anche dai musulmani.
Significato di "Messia"
Messia è il termine che designa una figura e una nozione importante per le tre principali religioni monoteistiche abramitiche: ebraismo, cristianesimo e l'islamismo. In tali religioni si crede che a un certo punto della storia debba comparire un inviato da Dio con il compito di eliminare le contraddizioni della condizione umana attuale.
Il Messia, salvatore e risolutore del tempo attuale, è l'instauratore di un tempo nuovo e definitivo (eschaton),che corrisponde, per i suoi vari contenuti di felicità e perfezione, alle aspirazioni della comunità che lo attende. Il Messia abolisce la realtà attuale e la sostituisce con una nuova realtà che, almeno nelle prospettive, si presenta come metastorica e mitica.
Nel cristianesimo la figura del Messia coincide con quella di Gesù Cristo quindi, di fatto, per i cristiani il Messia è già comparso e se ne aspetta la seconda venuta.
Anche l’Islam, come il Cristianesimo, attende il ritorno di Gesù alla Fine dei Tempi. Assunto in cielo da Allah, il “figlio di Maria” é destinato, secondo l’Islam, a ritornare nei Tempi Ultimi. Con un compito speciale: annientare al-masih al-dajjal, l’anticristo.
Breve biografia
Nella fede islamica, il profeta Isa ibn Maryam (Gesù, figlio di Maria), o profeta Gesù, è inteso come il penultimo profeta e messaggero di Allah (Dio) e al-Masih, il termine arabo per Messia (Cristo), inviato guidare i Figli di Israele (bani israeliano in arabo) con una nuova rivelazione: al-Injil (arabo per "il Vangelo"). Si crede che Gesù sia un profeta che non ha sposato né avuto figli e si riflette come una figura significativa, trovandosi nel Corano nel 93 ayaat (arabo per versi) con vari titoli allegati come "Figlio di Maria", "Spirito di Dio e la "Parola di Dio" tra gli altri termini relazionali, menzionati direttamente e indirettamente, oltre 187 volte. Il profeta Gesù è la persona più citata nel Corano, 25 volte con il nome di Isa, 3a persona 48 volte, 1a persona 35 volte, il resto come titoli e attributi.
Il Corano (testo religioso centrale dell'Islam) e la maggior parte degli Hadith (testimonianze) menzionano il profeta Gesù come nato come "ragazzo puro" (senza peccato) a Maria (Maryam) come risultato del concepimento verginale, simile all'evento di l'Annunciazione nel cristianesimo.
Nella teologia islamica, si crede che Gesù abbia compiuto molti miracoli, molti dei quali sono menzionati nel Corano come parlare da bambini, guarire vari disturbi come la cecità, risuscitare i morti, fare uccelli con l'argilla e respirare la vita. Nel corso dei secoli, gli scrittori islamici hanno fatto riferimento ad altri miracoli come scacciare demoni, avendo preso in prestito da fonti pre-islamiche, alcune eretiche e da fonti canoniche man mano che le leggende su Gesù si espandevano. Come tutti i profeti del pensiero islamico, anche il profeta Gesù è chiamato musulmano (uno che si sottomette alla volontà di Dio), poiché predicava che i suoi seguaci avrebbero dovuto adottare la "retta via". Il profeta Gesù è scritto da alcuni studiosi musulmani come l'uomo perfetto.
Nell'Islam, si ritiene che il profeta Gesù sia stato il precursore del profeta Muhammad SAW, attribuendo il nome Ahmad a qualcuno che avrebbe seguito Gesù. L'Islam insegna tradizionalmente il rifiuto della divinità, che Gesù non era Dio incarnato, né il Figlio di Dio e, secondo alcune interpretazioni del Corano, la morte e la crocifissione sono ampiamente negate e non si ritiene che siano avvenute. Nonostante le prime tradizioni ed esegesi musulmane citino resoconti in qualche modo contrastanti riguardo alla morte e alla lunghezza della morte, la convinzione musulmana tradizionale è che il profeta Gesù (Isa) non ha subito la morte ma è stato invece portato in vita in cielo (cielo).
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Sunnah (in arabo: سُنَّة, sunnah, arabo plurale: سُنَن sunan [sunan]), anche sunna o sunnat, è il corpo della letteratura che discute e prescrive i costumi e le pratiche tradizionali della comunità islamica, sia sociale che legale, spesso ma non necessariamente sulla base della trasmissione verbale di insegnamenti, azioni e detti, permessi silenziosi (o disapprovazione) del profeta islamico Muhammad, nonché vari resoconti sui compagni di Maometto.
Il Corano (il libro sacro dell'Islam) e la Sunnah costituiscono le due fonti primarie di teologia e legge islamica.
La sunnah è anche definita come "una via, una via, un modo di vivere"; "tutte le tradizioni e le pratiche" del profeta islamico che "sono diventate modelli da seguire" dai musulmani. Nel periodo pre-islamico, la parola sunnah veniva usata con il significato di "modo di agire", sia esso buono o cattivo.
Durante il primo periodo islamico, il termine arrivò a riferirsi a qualsiasi precedente precedente stabilito da persone del passato, incluso Maometto. Sotto l'influenza di Al-Shafi’i, che sosteneva la priorità dell'esempio di Maometto come riportato in hadith sui precedenti stabiliti da altre autorità, il termine al-sunnah alla fine venne ad essere visto come sinonimo della sunnah di Maometto.
La sunnah di Maometto comprende le sue parole specifiche (Sunnah Qawliyyah), le sue abitudini, le sue pratiche (Sunnah Fiiliyyah) e le approvazioni silenziose (Sunnah Taqririyyah). Secondo la credenza musulmana, Maometto era il miglior esempio per i musulmani, e le sue pratiche devono essere rispettate nell'adempiere alle ingiunzioni divine, compiere riti religiosi e plasmare la vita in accordo con la volontà di Dio. L'istituzione di queste pratiche era, come afferma il Corano, una parte della responsabilità di Maometto come messaggero di Dio.
Registrare la Sunnah era una tradizione araba e, una volta che le persone si convertirono all'Islam, portarono questa usanza alla loro religione. La parola "sunnah" è anche usata per riferirsi a doveri religiosi che sono facoltativi, come Sunnah salat.
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Vuoi scoprire Tetouan? Ci sono mille e uno modi per amare questa citta . La città di Tetouan che appartiene alla regione di Tanger Tetouan Al Hoceïma è una città accogliente che si estende sulle rive del Mediterraneo con un affascinante entroterra. Tetouan è un luogo di incontro per diversi popoli, religioni e culture, andalusa, ottomana, arabo-berbera ed europea. Non è un caso che alcuni la chiamino "Colomba Bianca", "Ragazza di Granada" o "Piccola Gerusalemme". A pochi chilometri dallo stretto di Gibilterra, nella fertile valle di Martil è un vivace porto famoso sopratutto per la sua Medina, tra le meglio conservate in Marocco, dichiarata patrimonio mondiale dell’Unesco nel 1997. Immediatamente sopra la città, costruita su un altopiano roccioso, si trova l’insediamento romano di Tamula mentre la città spagnola ha ancora l’aspetto di una città imperiale. La Medina di Tetouan, considerata uno degli esempi migliori di città storiche dell’VIII secolo, è circondata da 3 lati da mura, dotate di 7 porte, e racchiude 36 edifici sacri tra moschee chiese sinagoghe e santuari. La grande Mellah, il quartiere ebraico, è stato chiamato Piccola Gerusalemme ed è la zona più vivace dopo il tramonto. Molto bella l’esposizione del Museo archeologico di Tetouan che ripercorre la storia pre-islamica e preistorica del Marocco. Scoprirete notizie interessanti sui Romani, i Fenici, i Mauritani, i Punici e le influenze che queste popolazioni ebbero sul Paese. Grazie alla sua vicinanza alle spiagge del Mediterraneo, la città è una destinazione turistica molto popolare soprattutto tra i marocchini. #marocco #marrakech #inmaroccoconlaura #viaggiatori #raccontidalmondo #vacanze #viaggi #jemaaelfna #oldmedina #tetouan https://www.instagram.com/p/CNhY1AxHMSH/?igshid=16dlh3j9tcfw
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Bibbia e Corano. Due mondi sotto un unico cielo
Giuseppe La Torre, autore di questo saggio, inizia la propria riflessione osservando come cristiani e musulmani non possano fare a meno di conoscersi. La prima parte del saggio è quindi dedicata a definire, in sintesi, cosa sia l’islam.
Dal punto di vista linguistico, la parola “islam” è traducibile in italiano con “arrendersi”, “sottomettersi a Dio”; musulmana è la persona che si arrende a Dio. Storicamente, l’islam come religione originò nella penisola arabica, che, in periodo pre-islamico, era abitata da popolazioni semitiche politeiste, con presenze ebraiche, gnostiche e cristiane monofisite. Di notevole importanza era La Mecca, dove si trovava l’edificio della Ka’aba, sede dei santuari della Pietra Nera e del dio Hubal, chiamato “allah” ossia “il dio”; La Mecca era una città posta in posizione strategica per i commerci, fu conquistata dalla tribù dei quraisciti a metà del V sec. d.c. e, sotto di essi, divenne il principale centro della regione, la cui fiera annuale richiamava gente da una vasta zona. In questa società nacque, attorno al 570 d.c., Muhammad, che trascorse la prima parte della sua vita come un ricco commerciate quraiscita, in seguito, ritiratosi dalla vita pubblica e cercata la solitudine nel deserto, ricevette la rivelazione da Allah e la vocazione ad essere profeta. Muhammad è figura centrale nell’islam, in quanto depositario della rivelazione coranica: secondo i musulmani, dopo aver ricevuto il Corano come rivelazione divina, Muhammad fu investito del mantello profetico dall’arcangelo Gabriele. Nel 610 d.c. Muhammad iniziò la sua predicazione, con enfasi sulla giustizia sociale, a La Mecca. Questo tipo di predicazione incontrò l’opposizione della classe sociale più ricca, ossia della sua stessa tribù. Nel 622 d.c. Muhammad e la comunità che gli si era raccolta attorno, invitati dai suoi abitanti, emigrarono nella città di Medina, episodio noto come egìra. A Medina l’islam, oltre che religione, diventò il fondamento di una società, ed ottenne successi militari, fino a conquistare La Mecca nel 630 d.c. Due anni dopo, Muhammad compì il pellegrinaggio a La Mecca; morì l’8 Giugno del 632 d.c. senza aver lasciato nulla di scritto. Solo dopo la sua morte fu redatto un testo contenente le trascrizioni delle rivelazioni del profeta: un libro composto da 114 sure di lunghezza decrescente, il Corano è considerato dai musulmani come la rivelazione ultima e perfetta. La concezione islamica del rapporto tra Dio e umanità prevede che esista una religione unica, eterna ed universale, di cui la torah ebraica ed il vangelo dei cristiani sono espressione; quindi l’islam non è, da questo punto di vista, una religione fondata da Muhammad, piuttosto è il momento culminante e la rivelazione definitiva dell’unica religione. Ebraismo, cristianesimo ed islam sono allora tre momenti della medesima rivelazione.
Oltre al Corano, l’islam si basa sulla Sunna, ossia l’insieme di tradizioni che hanno avuto origine dalla vita di Muhammad, e che sono considerate normative. Per interpretare Corano e Sunna si utilizza l’ijtihad, ossia il ragionamento. L’insieme dei principi normativi che regolano la vita civile e religiosa, tratti dal Corano e dalla Sunna, costituisce la sciarìa. Ad ogni modo, l’islam si basa su 5 elementi essenziali, i pilastri: la professione di fede davanti a due testimoni musulmani, la preghiera comunitaria da recitare 5 volte al giorno, la contribuzione per i poveri, il digiuno rituale per il mese del Ramadàn, ed il pellegrinaggio a La Mecca.
Una volta descritti i tratti essenziali dell’islam, La Torre esamina la storia intercorsa tra cristianesimo e mondo musulmano. È possibile sintetizzare affermando che fin da quando venne in contatto con l’islam, il cristianesimo lo considerò un’eresia. Rifiutato dai teologi medievali, l’islam risvegliò un modesto interesse durante la Riforma, periodo in cui si iniziò a tradurre le fonti arabe, così da averne conoscenza diretta.
Al giorno d’oggi, le relazioni islam-cristianesimo ondeggiano tra due estremi: dalla tolleranza a tutti i costi, anche unilaterale, all’integralismo del rifiuto totale. Dal lato musulmano si registrano posizioni moderniste, che tentano di accogliere la cultura occidentale, si sottolinea: la cultura occidentale, non la religione cristiana. Ma anche posizioni radicali, di rifiuto. Infine posizioni intermedie, riformiste, che cercano, a partire dal Corano di accettare alcuni elementi occidentali. I riformisti tuttavia vedono il cristianesimo come una religione che ha perduto di influenza sulla società. Da parte cristiana si assiste ad atteggiamenti di evangelizzazione, che partono dal presupposto che la salvezza sia solo in Cristo, e che svalutano l’islam come religione; ma anche ad atteggiamenti di riconoscimento, che partono dal presupposto che l’azione di Dio non sia limitata alle chiese cristiane, e che tentano di individuare punti in comune tra islam e cristianesimo. Considerando le articolazioni interne al cristianesimo, il mondo protestante ha cercato il dialogo interreligioso con l’islam, grazie ad organismi come il Consiglio ecumenico delle chiese. Il cattolicesimo anche ha cercato il dialogo, a partire dal Concilio Vaticano II, declinandolo su temi etico-culturali, evitando gli aspetti teologici. Infine, le chiese ortodosse, che si trovano spesso a vivere in paesi con consistenti comunità musulmane, hanno messo in primo piano il comune destino politico e sociale.
Dopo aver mappato il terreno su cui islam e cristianesimo si incontrano, La Torre esamina la principale difficoltà che si riscontra nella relazione tra le due religioni: musulmani e cristiani sembrano incapaci di riconoscersi a vicenda una parte di verità; piuttosto entrambe le religioni si considerano quali depositarie del mandato di diffondere il messaggio divino, e per questo si trovano una opposta all’altra. La fede nel Corano conferisce ai musulmani assoluta certezza di conoscere la verità di Dio, mentre, per l’islam, ebrei e cristiani, pur avendo ricevuto il messaggio divino, non sono riusciti a mantenerlo integro. Questa fede islamica della rivelazione, come parola di Dio discesa dal cielo, comporta che, sebbene rivelata in precedenza ad ebrei e cristiani, dal momento che questi non sarebbero stati in grado di salvaguardarla, solo il Corano sia conforme alla parola scesa dal cielo, invece la Torah ebraica e i Vangeli cristiani non sarebbero i testi autentici. Muhammad avrebbe quindi predicato le medesime cose che Gesù ed altri profeti avevano predicato in precedenza, in quanto la rivelazione è una sola, ed il Corano ne costituisce la forma finale e perfetta. Si tratta dunque di una concezione atemporale ed immutabile della rivelazione, e non di un messaggio situato nelle contingenze della storia. L’atteggiamento non è solo inclusivista, è fagocitante: il Corano invita ebrei e cristiani a vivere secondo le proprie scritture, ma per questo motivo li invita a sottomettersi al Corano stesso, poiché i testi sacri ebraico-cristiani sono visti come adulterati.
In definitiva, sono presenti nella quinta sura dei passi che invitano a rispettare la fedeltà dei cristiani alla propria fede. Tuttavia la comprensione della figura di Gesù propria del cristianesimo, Gesù Cristo come Salvatore e Signore in cui Dio si è rivelato pienamente, resta aliena alla rivelazione coranica. La figura di Gesù presente nei brani coranici presenta punti in comune con alcune tradizioni apocrife e post-bibliche. In effetti il Corano non cita mai la Bibbia alla lettera, inserisce storie relative a profeti biblici in funzione della predicazione di Muhammad. Il Gesù coranico è uno di questi profeti, inviato da Dio ma non figlio di Dio. Anzi, secondo il Corano la credenza della natura divina di Gesù sarebbe da imputare non a Gesù stesso, ma ai cristiani. Nel testo coranico Gesù non morì in croce, né ovviamente resuscitò. Era un semplice profeta; l’idea che potesse essere figlio di Dio viene considerata in contraddizione con la concezione monoteista islamica.
A conclusione del saggio La Torre sottolinea come cristianesimo e islam si rifacciano ad una comune eredità religiosa. Allo stesso tempo nota la difficoltà di impostare un dialogo tra islam e cristianesimo incentrato sulla figura di Gesù. L’autore suggerisce che la reciproca curiosità possa promuovere la conoscenza, anche nel mantenimento del dubbio sulla fede dell’altro. Fondamentale è superare gli stereotipi, liberandosi dei pregiudizi che vedono il mondo musulmano come conservatore e oppressore dei diritti di fronte ad un mondo occidentale libero e progressista. La Torre, in fine, ricorda l’importanza di essere interlocutori credibili, in quanto cristiani in un mondo largamente secolarizzato, la cui fede nel Vangelo chiama ad essere costruttori di pace, ad accogliere i musulmani che arrivano in Europa, soprattutto quando sono in condizione di disagio economico e culturale, ad essere aperti ad una relazione verso il mondo musulmano fatta di dialogo.
Partendo dalla lettura del saggio di La Torre è possibile avanzare alcune considerazioni, in particolare ritengo importante toccare due temi. Il primo è relativo agli aspetti concreti e storici del dialogo tra islam e cristianesimo. Ogni potenziale dialogo oggi non è un primo passo verso la conoscenza reciproca, piuttosto avviene in seguito a, e quindi è condizionato da, una lunga storia condivisa. Una storia fatta di conquista, in primis islamica, ed in seguito di ri-conquista cristiana di territori anche molto vasti, quali penisola iberica, sud Italia, Gerusalemme e regioni limitrofe; fatta di scambi commerciali e culturali all’interno del mediterraneo, attraverso le rotte da cui giunsero seta e pepe dall’India, ma anche la matematica con numeri arabi, i testi aristotelici commentati da pensatori musulmani, e via dicendo; fatta infine da tensioni politiche tra potenze europee e impero ottomano, ed interessi coloniali che hanno finito per smembrare il mondo sciita e iranico, a vantaggio di quello della penisola arabica. Da questa storia emergono due mondi socialmente relazionati da secoli, ed in alcune aree geografiche, come nei Balcani, sovrapponentisi, eppure mai assimilati. Si noti poi che l’islam ha sempre dimostrato una notevole capacità di inculturarsi, il mondo musulmano è linguisticamente accomunato dall’arabo ma culturalmente molto vario, comprendendo territori vastissimi, da paesi africani come il Senegal, ad asiatici come l’Indonesia. La situazione storica attuale, caratterizzata da una forte influenza economica occidentale ed europea, sta generando l’opportunità di un islam occidentale, un Euroislam nell’espressione di Bassam Tibi. Fenomeno che non si è verificato in passato, adesso diventa possibile creare le condizioni perché l’islam possa inculturarsi nel mondo secolarizzato occidentale. Se questo accadesse, allora un dialogo con il cristianesimo sarebbe facilitato da linguaggi e vissuti comuni che consentirebbero degli atteggiamenti di reciprocità e di reciproca comprensione.
Qui si inserisce il secondo tema che intendo affrontare: affinché un isalm occidentale possa realizzarsi risulta di primaria importanza il fattore educativo, della formazione teologica e culturale sia dei credenti che, soprattutto, degli imam, le guide della comunità islamica. Se la gestione, e le risorse economiche, della formazione teologica non venissero più lasciate ad entità extra europee, magari politicamente ed ideologicamente ostili all’occidente, si contribuirebbe a superare quell’ostacolo dovuto ad una radicata tensione sociale e culturale nel dialogo tra islam e cristianesimo. Da un lato questo porterebbe alla creazione di nuove entità culturali ed educative ufficiali e ben definite, con personalità giuridica, come il Centro Islamico Culturale d’Italia, che sarebbero interlocutrici ideali di un dialogo interreligioso; dall’altro, questo tipo di atteggiamento prevede di impostare qualsiasi dialogo tra fedi sulla base di una visione laica della verità, non necessariamente relativista, ma che si dipana su di un piano civile e del confronto culturale. D’altro canto, se non si è grado di uscire da un pensiero assolutizzante della propria verità, che dialogo si può intavolare? Le opzioni che rimarrebbero sono il, poco credibile, proselitismo reciproco; oppure l’accusa reciproca di essere nell’errore, che sfocia facilmente nella violenza. Questa ultima considerazione è comunque, a mio avviso, valida in termini generali: una fede coniugata con la certezza piuttosto che con il dubbio, genera integralismo e sopraffazione.
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Il fascino inconfondibile di Genova si definisce tutto nella valutazione metaforica della sua posizione geografica: stretta in un fazzoletto di terra, chiusa verso l’interno dalle montagne, ma aperta verso l’esterno nel richiamo del mare. La vocazione commerciale della città che fu una gloriosa repubblica marinara l’ha resa potente, elegante, ma anche intrinsecamente meticcia, contaminata, colta e fertile nell’incontro delle culture. Nei suoi stretti carruggi, ancora oggi, tra le facciate decadenti dei signorili palazzi colorati e le numerose edicole votive, aleggia l’odore delle spezie e risuonano molte lingue, insieme al suono strascicato e indolente dell’accento genovese. Le ridotte dimensioni della città la rendono la meta ideale per un fine settimana, o persino per una breve fuga in giornata. La storia, l’arte, la visione scintillante del mare e il buon cibo – dalla focaccia street food alla vera ricetta del pesto – ripagheranno certamente il viaggiatore. Il porto Antico di Genova Il cuore di Genova risiede però certamente nel suo porto Antico, raccolto in una forma tondeggiante che racchiude un mare inverosimilmente blu, quasi come se si fosse al largo. Qui passeggiano più turisti che genovesi, affollando i bar con i loro tavolini panoramici e affollati all’aperto. Tuttavia, basta poco per individuare i marinai, genovesi da generazioni o nuovi genovesi con la pelle scura e la stessa inflessibile etica di un lavoro duro, ma al tempo stesso ancora romantico. Al porto si trovano anche alcune delle attrazioni più famose della città, i cui biglietti di ingresso spesso possono essere acquistati in modo combinato. Lanterna di Genova. Simbolo per eccellenza della città di Genova, la storica lanterna de Zena si erge sul lato occidentale del porto, nel quartiere di Sampierdarena, con i suoi 77 m d’altezza dal 1128. Costruita in pietra di Carignano presenta due terrazze di ampiezza differente. Soltanto la prima, dalla quale si può ammirare un’impareggiabile vista della città e del porto di Genova, è aperta al pubblico e la si raggiunge attraversa una scala di 172 gradini. Acquario di Genova. Ospitato nel cinquecentesco porto di Genova, l’acquario è forse la più famosa tra le attrazioni della città, disegnato dal celebre architetto genovese Renzo Piano nel 1992. I visitatori, compresi i bambini, rimarranno incantati davanti alle 39 vasche, di cui 4 a cielo aperto nel padiglione Cetacei, che ospitano circa 15 mila esemplari di 400 specie diverse tra pesci, mammiferi marini, uccelli, rettili anfibi e invertebrati. Esistono anche alcuni percorsi speciali (Avventura Acquario e Acquario Segreto) dedicati ai bambini. Data l’enorme affluenza, si consiglia di prenotare per tempo i biglietti, con ingresso prioritario o con visita guidata. Biosfera di Genova. Conosciuta anche come la Bolla di Renzo Piano, è un luogo molto speciale, il cui ingresso spesso è compreso nel percorso offerto dall’acquario di Genova. La sfera di vetro e acciaio sospesa sul mare nei pressi dell’Acquario, con un diametro di 20 m, ospita una piccola porzione di autentica foresta pluviale con oltre 150 specie tra uccelli, tartarughe, pesci, insetti e grandi felci arboree alte fino a 7 m. Galata, il museo del Mare. Il Galata è il percorso museale più grande dell’area del Mediterraneo dedicato al mare e uno dei più moderni d’Italia. Nelle sue sale è illustrata la storia di Genova, del suo legame indissolubile con il mare e delle mille sfaccettature che questo legame porta con sé: dalle galee agli atlanti e ai globi, dai viaggi come quello di Cristoforo Colombo alla vita dei marinai fino allo sviluppo del porto di Genova dal Medioevo ai giorni nostri. Bigo di Renzo Piano. Costruito da Renzo Piano insieme all’acquario e alla biosfera nel 1992 in occasione dell’Expo di Genova, conosciuto anche come le Colombiadi in quanto quell’anno si celebrava anche il 500° anniversario dalla scoperta dell’america. La suggestiva e scenografica struttura del Bigo non è altro che una gru usata per il carico e lo scarico in ambiente navale, ma al tempo spesso ormai è entrato a far parte dello skyline di Genova. Scoprire Genova: perdersi tra i carruggi del centro storico Pensando a Genova la mente richiama inevitabilmente l’immagine di un dedalo di stradine e strettissimi vicoletti. Sono i famosi carruggi, che si intersecano e si aprono su piazzette raccolte e suggestive, o vengono tagliati da scalinate chiamate crêuze, che connettono i diversi livelli della città che si allunga obliqua verso il mare. In questi vicoli è obbligatorio girare senza meta, seguendo soltanto l’istinto, magari alla ricerca di una bottega, di un caffè storico o di un fornaio per prendere al volo un pezzo di focaccia o di farinata di ceci da mangiare lungo la strada. Il centro storico pullula infatti di locali e trattorie dove gustare i piatti tradizionali della cucina genovese: le trofie al pesto, i pansotti con il sugo di noci, la cima, il minestrone, il cappon magro.. per i più golosi potrebbe essere interessante organizzare un vero e proprio tour alla scoperta dei sapori più autentici di Genova. Le soluzioni possibili sono plurime, basta valutarle. Per chi invece non vuole perdersi nemmeno un angolo del centro storico, si consiglia un tour guidato. In questo girovagare senza meta, comunque, vanno tenuti in mente alcuni riferimenti imperdibili: Cattedrale di San Lorenzo. La costruzione della chiesa più importante di Genova comincia nel 1098 e prosegue per i due secoli successivi, quando assume definitivamente le attuali forme romaniche e la caratteristica facciata gotica a fasce bianche e nere, che in città nel Medioevo erano simbolo di nobiltà. Da segnalare all’interno la rinascimentale cappella di San Giovanni Battista, le magnifiche volte del presbiterio barocco dipinte da Lazzaro Tavarone con il Giudizio Universale e il Martirio di San Lorenzo, quelle della cappella sinistra con l’Assunzione della Vergine di Luca Cambiaso, e infine il museo del Tesoro di San Lorenzo con il sacro Catino, un manufatto in vetro di fattura islamica del IX-X secolo che una leggenda lo vorrebbe corrispondere al sacro Graal. Palazzo Ducale. L’altro monumento simbolo del centro storico di Genova è il neoclassico palazzo Ducale, sede del dogato dell’antica repubblica Marinara e oggi principale sede cittadina di musei e mostre internazionali. La costruzione risale alla fine del XIII secolo per poi subire nei secoli successivi numerose trasformazioni fino al 1777, quando un devastante incendio costrinse la città alla sua ricostruzione nelle forme visibili ancora oggi. Le parti antiche e moderne dell’edificio si fondono l’una con l’altra creando un mix unico e armonioso. Piazza Truogoli di Santa Brigida. In una piazzetta tra via Balbi e la celebre via Pre si trovano i cosiddetti truogoli, ovvero gli antichi lavatoi dove le donne portavano i panni da lavare e alla cui costruzione contribuirono gli stessi nobili Balbi verso il 1656. Il rio Santa Brigida che scorreva nei pressi alimentando i lavatoi forniva acqua anche alla vicina fontana dei Macellari. Via del Campo. Questa via è stata resa immortale dall’omonima canzone del grande Fabrizio De André e rappresenta il punto di congiunzione tra l’antica porta dei Vacca, il lungomare del porto Antico e via di Pré, che termina all’altezza del complesso romanico della commenda di San Giovanni di Pré (1180). Per gli amanti di De André potrebbe essere una buona idea organizzare un tour guidato alla scoperta dei luoghi di Genova legati ai grandi musicisti. Piazza delle Erbe. Adiacente all’imponente palazzo Ducale, la piazza è il cuore della vita notturna genovese, con i suoi locali alla moda frequentatissimi dai giovani della città. Piazza San Donato. Situata nel quartiere Molo, si contraddistingue per la bella chiesa romanica intitolata appunto a San Donato, risalente al XII secolo e al cui interno spicca il trittico dell’Adorazione dei Magi (1515) dell’artista fiammingo Joos van Cleve. Scoprire Genova: passeggiare per la strade Nuove Se nei carruggi medievali aleggia potente l’anima profonda di Genova, quell’orgoglio nobiliare che la fece definire superba dal Petrarca si concretizza nel sistema delle strade Nuove. Si tratta di un insieme di ampie strade sulle quali si affacciano i cosiddetti palazzi dei Rolli, recentemente inseriti nel patrimonio dell’umanità Unesco, ovvero delle dimore nobiliari in stile rinascimentale e barocco, fatte costruire a partire dal XVI secolo dalle nobili famiglie genovesi per magnificare la loro ricchezza e il loro potere. Il nome viene dal fatto che queste dimore erano inserite nei registri cittadini, detti appunto rolli, dai quali venivano scelte le residenze dove poter ospitare eventuali personalità di prestigio in visita di Stato. Per respirare questa atmosfera sfarzosa è obbligatorio percorrere via Balbi, via Cairoli e via Garibaldi. Qui si possono ammirare, tra gli altri: Palazzo Reale (1643-1650). Costruito in puro stile barocco genovese conserva stucchi e affreschi di una bellezza travolgente, come quelli che adornano la galleria degli Specchi. Nella quadreria sono conservate tele dei maggiori artisti genovesi del Seicento come Bernardo Strozzi e il Grechetto insieme ad alcuni capolavori di Tintoretto, Luca Giordano, Van Dyck e del Guercino. Palazzo Rosso (1671-1677). L’edificio, con la sua inconfondibile facciata rossa finemente decorata, ospita la prima delle tre sezioni dei musei di strada Nuova, che comprende anche palazzo Bianco e palazzo Doria-Tursi, dedicato alle collezioni d’arte della famiglia Brignole-Sale, tra cui una splendida quadreria con opere di Anton Van Dyck, Guido Reni, Guercino, Palma il Vecchio e Veronese. Palazzo Bianco (1530-1540). L’elegante balconata che si apre a fianco della sobria facciata nasconde, oltre a un incantevole giardino, una meravigliosa galleria di dipinti cinquecenteschi tra cui tele del Caravaggio, Luca Cambiaso, Filippino Lippi, Rubens, Van Dyck e Giorgio Vasari. Palazzo Doria-Tursi (1565). Il più grande per estensione, nonché il più maestoso tra i palazzi di strada Nuova, con due ampie logge laterali a incorniciare il corpo centrale in marmo bianco di Carrara, pietra rosa di finale e ardesia. Da segnalare gli affreschi e i dipinti che abbelliscono il grande salone di Rappresentanza e le sale che ospitano i musei di strada Nuova, nella quali spiccano la splendida Maddalena Penitente di Antonio Canova e il violino, detto Il Cannone, appartenuto a Niccolò Paganini e costruito dal liutaio italiano Guarneri. Palazzo Podestà (1559-1565). Merita una visita per lo stupendo ciclo di affreschi di Bernardo Strozzi raffigurante La fede cristiana sbarca nel nuovo mondo (1623-1624) che adorna la volta del salone centrale. @Shutterstock https://ift.tt/2BXCLn2 Alla scoperta della città di Genova Il fascino inconfondibile di Genova si definisce tutto nella valutazione metaforica della sua posizione geografica: stretta in un fazzoletto di terra, chiusa verso l’interno dalle montagne, ma aperta verso l’esterno nel richiamo del mare. La vocazione commerciale della città che fu una gloriosa repubblica marinara l’ha resa potente, elegante, ma anche intrinsecamente meticcia, contaminata, colta e fertile nell’incontro delle culture. Nei suoi stretti carruggi, ancora oggi, tra le facciate decadenti dei signorili palazzi colorati e le numerose edicole votive, aleggia l’odore delle spezie e risuonano molte lingue, insieme al suono strascicato e indolente dell’accento genovese. Le ridotte dimensioni della città la rendono la meta ideale per un fine settimana, o persino per una breve fuga in giornata. La storia, l’arte, la visione scintillante del mare e il buon cibo – dalla focaccia street food alla vera ricetta del pesto – ripagheranno certamente il viaggiatore. Il porto Antico di Genova Il cuore di Genova risiede però certamente nel suo porto Antico, raccolto in una forma tondeggiante che racchiude un mare inverosimilmente blu, quasi come se si fosse al largo. Qui passeggiano più turisti che genovesi, affollando i bar con i loro tavolini panoramici e affollati all’aperto. Tuttavia, basta poco per individuare i marinai, genovesi da generazioni o nuovi genovesi con la pelle scura e la stessa inflessibile etica di un lavoro duro, ma al tempo stesso ancora romantico. Al porto si trovano anche alcune delle attrazioni più famose della città, i cui biglietti di ingresso spesso possono essere acquistati in modo combinato. Lanterna di Genova. Simbolo per eccellenza della città di Genova, la storica lanterna de Zena si erge sul lato occidentale del porto, nel quartiere di Sampierdarena, con i suoi 77 m d’altezza dal 1128. Costruita in pietra di Carignano presenta due terrazze di ampiezza differente. Soltanto la prima, dalla quale si può ammirare un’impareggiabile vista della città e del porto di Genova, è aperta al pubblico e la si raggiunge attraversa una scala di 172 gradini. Acquario di Genova. Ospitato nel cinquecentesco porto di Genova, l’acquario è forse la più famosa tra le attrazioni della città, disegnato dal celebre architetto genovese Renzo Piano nel 1992. I visitatori, compresi i bambini, rimarranno incantati davanti alle 39 vasche, di cui 4 a cielo aperto nel padiglione Cetacei, che ospitano circa 15 mila esemplari di 400 specie diverse tra pesci, mammiferi marini, uccelli, rettili anfibi e invertebrati. Esistono anche alcuni percorsi speciali (Avventura Acquario e Acquario Segreto) dedicati ai bambini. Data l’enorme affluenza, si consiglia di prenotare per tempo i biglietti, con ingresso prioritario o con visita guidata. Biosfera di Genova. Conosciuta anche come la Bolla di Renzo Piano, è un luogo molto speciale, il cui ingresso spesso è compreso nel percorso offerto dall’acquario di Genova. La sfera di vetro e acciaio sospesa sul mare nei pressi dell’Acquario, con un diametro di 20 m, ospita una piccola porzione di autentica foresta pluviale con oltre 150 specie tra uccelli, tartarughe, pesci, insetti e grandi felci arboree alte fino a 7 m. Galata, il museo del Mare. Il Galata è il percorso museale più grande dell’area del Mediterraneo dedicato al mare e uno dei più moderni d’Italia. Nelle sue sale è illustrata la storia di Genova, del suo legame indissolubile con il mare e delle mille sfaccettature che questo legame porta con sé: dalle galee agli atlanti e ai globi, dai viaggi come quello di Cristoforo Colombo alla vita dei marinai fino allo sviluppo del porto di Genova dal Medioevo ai giorni nostri. Bigo di Renzo Piano. Costruito da Renzo Piano insieme all’acquario e alla biosfera nel 1992 in occasione dell’Expo di Genova, conosciuto anche come le Colombiadi in quanto quell’anno si celebrava anche il 500° anniversario dalla scoperta dell’america. La suggestiva e scenografica struttura del Bigo non è altro che una gru usata per il carico e lo scarico in ambiente navale, ma al tempo spesso ormai è entrato a far parte dello skyline di Genova. Scoprire Genova: perdersi tra i carruggi del centro storico Pensando a Genova la mente richiama inevitabilmente l’immagine di un dedalo di stradine e strettissimi vicoletti. Sono i famosi carruggi, che si intersecano e si aprono su piazzette raccolte e suggestive, o vengono tagliati da scalinate chiamate crêuze, che connettono i diversi livelli della città che si allunga obliqua verso il mare. In questi vicoli è obbligatorio girare senza meta, seguendo soltanto l’istinto, magari alla ricerca di una bottega, di un caffè storico o di un fornaio per prendere al volo un pezzo di focaccia o di farinata di ceci da mangiare lungo la strada. Il centro storico pullula infatti di locali e trattorie dove gustare i piatti tradizionali della cucina genovese: le trofie al pesto, i pansotti con il sugo di noci, la cima, il minestrone, il cappon magro.. per i più golosi potrebbe essere interessante organizzare un vero e proprio tour alla scoperta dei sapori più autentici di Genova. Le soluzioni possibili sono plurime, basta valutarle. Per chi invece non vuole perdersi nemmeno un angolo del centro storico, si consiglia un tour guidato. In questo girovagare senza meta, comunque, vanno tenuti in mente alcuni riferimenti imperdibili: Cattedrale di San Lorenzo. La costruzione della chiesa più importante di Genova comincia nel 1098 e prosegue per i due secoli successivi, quando assume definitivamente le attuali forme romaniche e la caratteristica facciata gotica a fasce bianche e nere, che in città nel Medioevo erano simbolo di nobiltà. Da segnalare all’interno la rinascimentale cappella di San Giovanni Battista, le magnifiche volte del presbiterio barocco dipinte da Lazzaro Tavarone con il Giudizio Universale e il Martirio di San Lorenzo, quelle della cappella sinistra con l’Assunzione della Vergine di Luca Cambiaso, e infine il museo del Tesoro di San Lorenzo con il sacro Catino, un manufatto in vetro di fattura islamica del IX-X secolo che una leggenda lo vorrebbe corrispondere al sacro Graal. Palazzo Ducale. L’altro monumento simbolo del centro storico di Genova è il neoclassico palazzo Ducale, sede del dogato dell’antica repubblica Marinara e oggi principale sede cittadina di musei e mostre internazionali. La costruzione risale alla fine del XIII secolo per poi subire nei secoli successivi numerose trasformazioni fino al 1777, quando un devastante incendio costrinse la città alla sua ricostruzione nelle forme visibili ancora oggi. Le parti antiche e moderne dell’edificio si fondono l’una con l’altra creando un mix unico e armonioso. Piazza Truogoli di Santa Brigida. In una piazzetta tra via Balbi e la celebre via Pre si trovano i cosiddetti truogoli, ovvero gli antichi lavatoi dove le donne portavano i panni da lavare e alla cui costruzione contribuirono gli stessi nobili Balbi verso il 1656. Il rio Santa Brigida che scorreva nei pressi alimentando i lavatoi forniva acqua anche alla vicina fontana dei Macellari. Via del Campo. Questa via è stata resa immortale dall’omonima canzone del grande Fabrizio De André e rappresenta il punto di congiunzione tra l’antica porta dei Vacca, il lungomare del porto Antico e via di Pré, che termina all’altezza del complesso romanico della commenda di San Giovanni di Pré (1180). Per gli amanti di De André potrebbe essere una buona idea organizzare un tour guidato alla scoperta dei luoghi di Genova legati ai grandi musicisti. Piazza delle Erbe. Adiacente all’imponente palazzo Ducale, la piazza è il cuore della vita notturna genovese, con i suoi locali alla moda frequentatissimi dai giovani della città. Piazza San Donato. Situata nel quartiere Molo, si contraddistingue per la bella chiesa romanica intitolata appunto a San Donato, risalente al XII secolo e al cui interno spicca il trittico dell’Adorazione dei Magi (1515) dell’artista fiammingo Joos van Cleve. Scoprire Genova: passeggiare per la strade Nuove Se nei carruggi medievali aleggia potente l’anima profonda di Genova, quell’orgoglio nobiliare che la fece definire superba dal Petrarca si concretizza nel sistema delle strade Nuove. Si tratta di un insieme di ampie strade sulle quali si affacciano i cosiddetti palazzi dei Rolli, recentemente inseriti nel patrimonio dell’umanità Unesco, ovvero delle dimore nobiliari in stile rinascimentale e barocco, fatte costruire a partire dal XVI secolo dalle nobili famiglie genovesi per magnificare la loro ricchezza e il loro potere. Il nome viene dal fatto che queste dimore erano inserite nei registri cittadini, detti appunto rolli, dai quali venivano scelte le residenze dove poter ospitare eventuali personalità di prestigio in visita di Stato. Per respirare questa atmosfera sfarzosa è obbligatorio percorrere via Balbi, via Cairoli e via Garibaldi. Qui si possono ammirare, tra gli altri: Palazzo Reale (1643-1650). Costruito in puro stile barocco genovese conserva stucchi e affreschi di una bellezza travolgente, come quelli che adornano la galleria degli Specchi. Nella quadreria sono conservate tele dei maggiori artisti genovesi del Seicento come Bernardo Strozzi e il Grechetto insieme ad alcuni capolavori di Tintoretto, Luca Giordano, Van Dyck e del Guercino. Palazzo Rosso (1671-1677). L’edificio, con la sua inconfondibile facciata rossa finemente decorata, ospita la prima delle tre sezioni dei musei di strada Nuova, che comprende anche palazzo Bianco e palazzo Doria-Tursi, dedicato alle collezioni d’arte della famiglia Brignole-Sale, tra cui una splendida quadreria con opere di Anton Van Dyck, Guido Reni, Guercino, Palma il Vecchio e Veronese. Palazzo Bianco (1530-1540). L’elegante balconata che si apre a fianco della sobria facciata nasconde, oltre a un incantevole giardino, una meravigliosa galleria di dipinti cinquecenteschi tra cui tele del Caravaggio, Luca Cambiaso, Filippino Lippi, Rubens, Van Dyck e Giorgio Vasari. Palazzo Doria-Tursi (1565). Il più grande per estensione, nonché il più maestoso tra i palazzi di strada Nuova, con due ampie logge laterali a incorniciare il corpo centrale in marmo bianco di Carrara, pietra rosa di finale e ardesia. Da segnalare gli affreschi e i dipinti che abbelliscono il grande salone di Rappresentanza e le sale che ospitano i musei di strada Nuova, nella quali spiccano la splendida Maddalena Penitente di Antonio Canova e il violino, detto Il Cannone, appartenuto a Niccolò Paganini e costruito dal liutaio italiano Guarneri. Palazzo Podestà (1559-1565). Merita una visita per lo stupendo ciclo di affreschi di Bernardo Strozzi raffigurante La fede cristiana sbarca nel nuovo mondo (1623-1624) che adorna la volta del salone centrale. @Shutterstock Il fascino inconfondibile di Genova si definisce tutto nella valutazione metaforica della sua posizione geografica: stretta in un fazzoletto di terra, chiusa verso l’interno dalle montagne, ma aper…
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AL-KHANSÁ, LA POETESSA IMMORTALE DELL’ARABIA PRE ISLAMICA.
Nel panorama letterario della storia araba, poche figure brillano tanto intensamente quanto Al-Khansa, una poetessa vissuta nel periodo pre-islamico che ha lasciato un’impronta indelebile nella poesia araba. Nata nel VI secolo in una tribù nomade, Al-Khansa, il cui vero nome era Tumadir bint Amr, si distinse per la sua straordinaria abilità poetica in un’epoca dove la poesia era una delle più…
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Ungheria: le ONG temono la legge "anti-Soros"
L'8 maggio il Parlamento ungherese dovrebbe approvare nuove misure che penalizzeranno le ONG. Era la promessa pre-elettorale di Viktor Orbán contro il "promotore dell'invasione islamica" George Soros
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Orasul Riyadh nu este doar o simpla capitala a unui stat, este un loc unde istoria, cultura se imbina armonios cu modernitatea si inovatia. Si cum Regatul tinde sa devina mai accesibil strainilor, urmand sa se emita si vize turistice, cel putin asa se discuta, va prezint 5 locuri care merita vizitate in Riyadh. Nu se stie niciodata, poate ca va veni un moment cand pe lista vacantelor mult dorite sa treceti si Regatul Arabiei Saudite.
1.Fortul Al Masmak
Situat in in vechiul cartier Deerah, Fortul Al Masmak ( Qasr Al Masmak) este un castel fortificat din secolul al XIX-lea, zidit din lut si caramizi facute din namol. Este locul bataliei istorice de cucerire a Riyadhului de catre fondatorul Arabiei Saudite moderne, Abdul Aziz ibn Saud in 1902. Fortul are patru turnuri inalte de 18 metri cu peretii a caror grosime este de 1,24 metri. Nu e de mirare ca poarta numele de “masmak”, in araba insemnand “fortificat”.Construit in 1865 in timpul domniei lui Mohamed bin Abdullah bin Rashid, fortul a fost preluat de catre clanul Al Saud in 1902 reusind astfel sa preia controlul in zona. Fortul a fost renovat in anii 80 si apoi transformat in muzeu in 1995 cu o serie de exponate istorice care prezinta istoria culturala si militara, precum si artefacte. Poarta are o inaltime de 3,65 metri si o latime de 2,65 metri. Exista o deschidere in centrul usii, numita Al Khokha care este suficient de mare doar pentru ca o persoana sa poata trece, o caracteristica defensiva menita sa permita oamenilor sa treaca fara a deschide larg poarta. Castelul fortificat cuprinde de asemenea si o moschee si un put. Acoperisurile sunt facute din lemn de palmier pictat, usile camerelor care comunica prin acest labirint si ale curtilor interioare sunt din lemn de cedru (tamarisk) pictat. Fortul Masmak este unul dintre punctele de atractie favorite ale turistilor.
2.Parcul King Abdullah
Parcul este unul dintre cele mai importante puncte de atractie ale capitalei, situat in cartierul Malaz. Atractia principala este fantana care danseaza (Dancing Fountain) luminata de lasere colorate. Parcul se intinde pe o suprafata de 318.000 de metri patrati si a fost construit ca loc de intalnire pentru expozitii si activitati recreative. Parcul este format dintr-un coridor pietonal lat de 12 metri, inconjurat de verdeata luxurianta si stalpi cu lampi de iluminat. Parcul este un loc excelent pentru pasionatii de drumetii. Inainte de a intra in parc exista posibilitatea de a cumpara de la vanzatorii stradali scaune pliante, covorase, pernute, jucarii. Vizitatorii pot sa organizeze picnicuri pe iarba, exista standuri cu mancare si bautura si un trenulet rosu cu care vizitatorii pot face inconjurul parcului.
3.Muzeul National
Muzeul national din Riyadh este o structura reper in orizontul Arabiei Saudite. A fost infiintata ca o oda adusa dezvoltarii educatiei si culturii saudite, oferind o perspectiva asupra istoriei tarii. Muzeul se intinde pe o suprafata de 17 mii de metri patrati, aproape de Centrul Istoric King Abdul Aziz. In interiorul muzeului sunt prezentate diferite antichitati, manuscrise, panouri de afisare care prezinta o perioada de odinioara. Exista opt sali de expozitie care acopera teme ca: Omul si Universul; Regatele Arabe; Era pre-islamica; Misiunea Profetului Mahommad; Islamul si Peninsula Arabica; Primul si al doilea stat saudit; Unificarea Regatului; Hajul si cele doua moschei sfinte. Sunt tinute diverse prelegeri si ateliere iar Muzeul publica buletine si brosuri care ofera informatii despre evenimente si expozitii.
4.Sky Bridge din Kingdom Centre
Sezand deasupra Turnului Kingdom, pe al sau etaj 99 este Sky Bridge (podul din cer= cam asa s-ar traduce in romana). Sky Bridge este o structura de otel cu o greutate de aproximativ 30 de tone situata pe varful unui turn inalt de 300 de metri si are vedere asupra intregului oras. Pozitia sa unica o catalogheaza ca o principala atractie turistica. Se ajunge urcand cu 2 lifturi, primul duce vizitatorul pana la 180 de metri inaltime in 50 de secunde pana la nivelul “transfer” si apoi cel de-al doilea lift il duce pe acesta pana la destinatia finala, Sky Bridge, in mai putin de 40 de secunde.
5.Dir`aiyah
Este o regiune istorica situata pe malurile Wadi Hanifa la periferia Riyadhului. Un frumos peisaj natural, Al Dir`aiyah mai este cunoscut si sub numele traditional Al Awja. Este vazut ca un important simbol national din istoria regatului fiind prima capitala a primul stat saudit in 1745. Partea interesanta este cartierul Turaif care este pastrat remarcabil. Acesta a fost sediul familiei saudite conducatoare. Zidul intercalat cu cateva forturi defensive a fost construit in timpul domniei lui Imam Abdul Aziz Ibn Muhammad Ibn Saud pentru a evita amenintarilor posibililor aspiranti la Dir`aiyah. Lungimea totala a zidului este de 7 km, unde peretele cu inaltimea cea mai mare este format din pietre mici asezate pe o bazata construita din pietre de dimensiuni mai mari si unite intre ele cu straturi din ipsos.
5 locuri de vizitat in Riyadh Orasul Riyadh nu este doar o simpla capitala a unui stat, este un loc unde istoria, cultura se imbina armonios cu modernitatea si inovatia.
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Calendar Ortodox Mai
Cea mai pondere practicare de de pre-moderne a purta evidenta anului liturgic si observarea zilelor de sarbatoare religioasa. in ritm ce Gregorian este el insuti fundamentat istoricesc in ceea ce priveste calculul datei Pastelui, este in cadou in uz laic la grad mondial ca banal de facto. Pe prejur utilizarea Orthodox Fasting Calendarui gregorian pentru problemele seculare, dainui in prelungire o seama de utilizate in scopuri religioase. Crestinii din est folosesc iulian, cel al bisericii ortodoxe vetust. Un Calendar Catolic este un ansamblu de organizare zile in scopuri sociale, religioase, comerciale sau administrative. Cest munca se fabrica prin acordarea de intitulare pentru perioade de vreme, de nacafa de zile, saptamani, luni si ani. O timp este desemnarea unei singure zile, specifice intr-un asemenea de stil. Un este, de intocmai, o trecere fizica (de multe ori de papir) a unui astfel de sistem. Un poate fixa, de intocmai, o catagrafie de evenimente planificate, cum ar fi un Rusalii Calendar Ortodox sau o instanta lista partialnic sau complet cronologica a documentelor, cum ar fi un Calendar Ortodox Septembrie de vointe. Perioadele dintr-un Calendar Ortodox Ianuarie (cum ar fi de ani si luni) sunt, de deprindere, deti nu in mod util, sincronizat cu ciclul de soare sau lunatie. Cel mai obisnuit tip de prestabilit moderne a fost lunisolar, un Rusalii Calendar Ortodox mensual oricine se a pune, intamplator, o menstruatie intercalata sa ramana sincronizate cu anul sideral pe fine inalt. Calendar Ortodox Nunti utilizat cel mai raspandit astazi este gregorian, introdus in secolul al 16-lea ca o schimbare a Calendar Ortodox Stil Vechiui iulian, orisicine a fost ea insati o prefacere a vechiului musetel. Termenul de Calendar Ortodox Septembrie in sine este luat din Calendare, termenul pentru calendar ortodox rata de asigurare zi a lunii in Calendar Ortodox Romanesc romaicesc, coerent de ecvestru verbul "a a convoca", referindu-se la "chemarea" a lunii noi cand a fost considerat panglica noroc. 1 Calendrium latina inseamna "document de cont, ventil" (ca conturi au fost solutionate si datoriile au fost colectate pe calendele a fiecarei luni). Termenul romano-catolic a fost adoptat in franceza veche ca calendier si de acoace in Orientul Mezin engleze ca calandru de secolul al 13-lea (Malankara Orthodox Calendar este ortografia moderna timpurie). Cursul Soarelui si Menstruatie sunt cele mai evidente forme de cronometraj, iar anul si luna sinodica au fost cel mai cunoscut utilizate in societatile premoderne la grad universal ca unitati de perioada. Cu toate acestea, Calendar Ortodox Decembrie romanesc continea ramatite tare batranesc ale unui an sideral de pre-etrusc de 10 luni. 2 Primele Calendar Ortodox Aprilie inregistrate dateaza din perioada bronzului, depinde de dezvoltarea scrisului in Orientul Apropiat antic, Calendar Ortodox Role egiptene si sumeriene . Un marime mai geros de sisteme Calendar Ortodox Decembrieistice din Orientul Asemanator vechi devine usor in perioada fierului, bazata pe Calendar Ortodox Ianuarie babilonian. Aceasta cuprinde Imperiului persienesc, care, la randul sau, a dat nastere la Calendars zoroastrian, conj si Calendar Ortodox Septembrie ebraic. Un marime noian de Romanian Orthodox Calendar eleni se dezvolta in Grecia clasica, conj si cu timp elenistica influenteaza, de invar, Calendar Ortodox Iunie in afara sferei de inraurire imediata greaca, dand nastere la diferitele Orthodox Fasting Calendar hinduse prep si la vechiul romanita neadevarata. Calendar Ortodox Patriarhie din vechie erau lunisolar, in calitate de introducerea de luni intercalata pentru a a ordona astral si anii mensual. Acest deala sa bazat in conducator pe parere, dar este potential sa fi existat incercari timpurii de a modela modelul intercalarii algoritmic prep cum reiese din fragmentare a 2-lea Orthodox Easter Calendar Coligny. 2016 Calendar valah a fost reformat de Iulius Imparat in anul 45 i.Hr.. Calendar Ortodox Roman iulian nu mai era atarnare de observarea lunii noi, ci pur si neincarcat a urmat un algoritm de punere a unei zile singur la fiece star ani. Iest mestesug a creat o disociere a lunii Calendar Ortodox Romanistice din lunatie. Calendar Ortodox Ian islamic se bazeaza pe interzicerea intercalatie (nasi ") de Muhammad, in traditia islamica datata la o propovadui a avere loc la 9 (timp iulian: 06 germanar 632) Dhu al-Hijjah AH 10. Acest unealta a efect intr-un Calendar Ortodox Azi mensual pe a se sprijini observationally deplasarea in referinta cu anotimpurile anului astral. Premiu a modifica a ui epocii moderne timpurii a fost Calendar Ortodox Februarie gregorian, introdus in 1582 bazat pe observarea unei schimbari pe perioada intins inspre Calendars iulian si anul astral. Au existat o numar de propuneri moderne de reforma a 2016 Calendarui, cum ar fi Calendar Ortodox Mai mondial, International fix, Calendar Ortodox Octombrie Holocen, ti, cald, Hanke-Henry Stabil. Asadar de idei sunt din voroava crearea perioada in timp, dar nu reutesc sa castige de tractiune, din temei pierderii de continuitate, tulburari masive in punerea in executare si obiectiile religioase.
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Islamofobia, il nuovo razzismo occidentale
di Enzo Traverso
Una nuova ondata di islamofobia si sta diffondendo in Occidente. Se eletto presidente, Donald Trump ha promesso di espellere tutti i musulmani dagli Stati Uniti e in tutta l’Unione europea le correnti conservatrici reclamano leggi contro l’Islam. L’Islam è percepito come una barbarie e una minaccia alla civiltà “giudeo-cristiana” occidentale, una tendenza che guadagna forza in Francia a seguito di una serie di attacchi terroristici. In questa cultura di estrema xenofobia e pregiudizio, l’idea che i cittadini musulmani siano costretti a indossare una stella gialla e mezzaluna sui loro vestiti, come gli ebrei durante la seconda guerra mondiale, non sembra più oltre i regni del possibile. Nella prima metà del XX secolo, l’antisemitismo era diffuso un po’ ovunque, dagli strati aristocratici e borghesi – dove stabilì i confini simbolici – all’intellighenzia: molti dei più importanti scrittori degli anni ’30 non nascondevano il loro odio per gli ebrei. Oggi, il razzismo ha cambiato le sue forme ed i suoi obiettivi: l’immigrato musulmano ha sostituito l’Ebreo. Il razzialismo – un discorso scientifico sulla base di teorie biologiche – ha ceduto il passo a un pregiudizio culturale che enfatizza una discrepanza antropologica radicale tra Europa ‘ebraico-cristiana’ e Islam. Il tradizionale antisemitismo, che per un secolo dette forma a tutti i nazionalismi europei, è diventato un fenomeno residuale. Con una sorta di inversione, le commemorazioni dell’Olocausto hanno costruito una sorta di ‘religione civile’ nell’Unione europea. Come in un sistema di vasi comunicanti, l’antisemitismo pre-bellico è diminuito e l’islamofobia è aumentata. La rappresentazione post-fascista del nemico riproduce il vecchio paradigma razziale e, come il precedente Bolscevico ebrao, il terrorista islamico è spesso raffigurato con tratti fisici sottolineando la sua alterità. Le ambizioni intellettuali del post-fascismo, tuttavia, sono notevolmente diminuite. Non vediamo alcun equivalente di Francia ebraica di Edouard Drumont o di Le fondamenta del XIX secolo di Houston Stewart Chamberlain nel nostro momento attuale, né i saggi di antropologia razziale di Hans Günther o André Siegfried. La nuova xenofobia non ha prodotto scrittori come Léon Bloy, Louis Ferdinand Céline e Pierre Drieu La Rochelle, per non parlare di filosofi come Martin Heidegger e Carl Schmitt. L’humus culturale del post-fascismo non si alimenta con creazione letteraria degna di nota – la sua espressione più significativa è un recente romanzo di Michel Houellebecq, Submission, che raffigura la Francia nel 2022 trasformata in una repubblica islamica – piuttosto con una massiccia campagna per conquistare l’attenzione dei media. Molte personalità politiche e intellettuali, i canali televisivi e le riviste popolari che certamente non potevano essere definite come fasciste, hanno contribuito immensamente alla costruzione di questo humus culturale. Potremmo ricordare la famosa dichiarazione di Jacques Chirac – pronunciata nel 1991 – sul ”rumore e l’odore’ degli edifici abitati da immigrati del Maghreb; la prosa infuocata di Oriana Fallaci dei musulmani che ‘si riproducono come topi’ e urinano contro i muri delle nostre cattedrali; la comparazione di ministri neri a scimmie sia in Francia che in Italia; e innumerevoli riferimenti spregiativi all’islam come ‘la religione più stupida’(la religion la plus con). George L. Mosse aveva rilevato che, nel fascismo classico, le parole dette erano più importanti dei testi scritti. In un’epoca in cui la ‘videosfera’ ha sostituito la ‘grafosfera’, non è sorprendente che il discorso post-fascista si diffonda prima di tutto attraverso i media , assegnando un posto secondario alle produzioni intellettuali (che diventano utili – come Submissionnella misura in cui si trasformano in eventi mediatici). Mi sembra che le somiglianze più significative tra l’islamofobia di oggi e il più vecchio antisemitismo evocano il Reich tedesco della fine del XIX secolo, piuttosto che la Terza Repubblica francese. Sin dall’epoca dell’Affare Dreyfus, l’antisemitismo francese stigmatizzava immigrati ebrei provenienti dalla Polonia e dalla Russia, ma il suo obiettivo principale erano gli alti funzionari (Juifs d’Etat) che, sotto la Terza Repubblica, occupavano posizioni molto importanti nella burocrazia, nell’esercito, nelle istituzioni accademiche e nel governo. Il capitano Dreyfus stesso era un simbolo di tale ascesa sociale. All’epoca del Fronte Popolare, il bersaglio dell’ antisemitismo fu Léon Blum, un dandy ebreo e omosessuale che incarnava l’immagine di una repubblica conquistata dall ‘Anti-Francia’. Gli ebrei erano indicati come ‘uno stato nello stato’, una posizione che certamente non corrisponde alla situazione attuale degli africani e delle minoranze musulmane arabe che rimangono ancora enormemente sottorappresentate all’interno delle istituzioni statali dei paesi europei. Così, sarebbe più pertinente il confronto con la Germania guglielmina, in cui gli ebrei furono accuratamente esclusi dalla macchina dello Stato, mentre i giornali mettevano in guardia contro un ‘invasione ebraica’ (Verjudung), che metteva in discussione la matrice etnica e religiosa del Reich. In questo caso, l’antisemitismo giocò il ruolo di un ‘codice culturale’ che ha permesso ai tedeschi di definire negativamente una coscienza nazionale, in un paese turbato dalla rapida modernizzazione e dalla concentrazione ebraica nelle grandi città, dove apparivano come il loro gruppo più dinamico . In altre parole, un tedesco era prima di tutto un nonebreo. In modo simile, oggi l’Islam sta diventando un codice culturale che permette di trovare, con una demarcazione negativa, una perduta ‘identità francese’, minacciata o inghiottita nel processo di globalizzazione. La paura del multiculturalismo e dell’ibridazione (métissage) aggiorna semplicemente la vecchia ansia per la ‘miscela di sangue’ (Blutvermischung). Oggi, il linguaggio è cambiato, ma la prosa di Alain Finkielkraut, che esprime la sua ‘identità infelice’ (identité malheureuse) di fronte a due calamità come il multiculturalismo e un ibridismo erroneamente idealizzato (il métissage di una Francia “BlackBlancBeur “), non si discosta molto da quello di Heinrich von Treitschke. Nel 1880, questo grande storico deplorò l’ ‘intrusione’ (Einbruch) degli ebrei nella società tedesca scrivendo che avevano sconvolto i costumi della Kultur e agito come una forza corruttrice. La conclusione disperata di Von Treitschke è diventata una sorta di slogan: ‘gli ebrei sono la nostra infelicità’ (die Juden sind unser Unglück). Anche se gran parte della transizione dal vecchio anti-semitismo alla presente islamofobia si gioca nei media francesi, essa trova espressione in una figura letteraria: Renaud Camus, uno scrittore che non nasconde i suoi legami con il Fronte Nazionale. Quindici anni fa, Camus si lamentava nel suo diario sulla presenza ebraica schiacciante nei mezzi di comunicazione culturale francese; negli anni successivi, tuttavia, ha spostato la sua attenzione sui musulmani, la cui immigrazione di massa ha prodotto un “ottimo rimpiazzo,” in altre parole, l’ “islamizzazione” della Francia. Appartenendo a una generazione più giovane, anche Michel Houellebecq, che vuole diventare il Céline degli inizi del XXI secolo, ha assunto l’ ‘ottimo rimpiazzo’ come punto di partenza di Sottomissione. E la stessa idea è il cuore di un saggio di successo – 500.000 copie vendute in sei mesi – di Eric Zemmour, Le suicide français, dedicato al declino francese dal 1970 al 2008. Più di recente, l’idea dell’ ‘ottimo rimpiazzo’ era difesa in alcuni degli editoriali di le Figaro. Questa è la modalità in cui post-fascismo sta costruendo la sua egemonia culturale, ben oltre i suoi exploit elettorali. Tuttavia, l’islamofobia non è un semplice surrogato del vecchio antisemitismo, le sue radici sono antiche e possiede una sua tradizione: il colonialismo. Le radici della islamofobia si trovano nella memoria del lungo passato coloniale dell’Europa e, in Francia, della guerra d’Algeria. Il colonialismo ha formato una antropologia politica basata sulla dicotomia tra cittadini e soggetti coloniali – citoyens e Indigènes – che fissava i confini sociali, spaziali, razziali e politici. Anche se questa scissione giuridica codificata sotto la Terza Repubblica era stata rotta, gli immigrati musulmani che sono diventati cittadini francesi continuano ad affrontare una reazione xenofoba, formata da questa antropologia politica, che li percepisce come un agente infettivo, come un ‘popolo all’interno del popolo’. La matrice coloniale dell’islamofobia spiega la sua virulenza e persistenza. Un modo per esaminare la realtà materiale di questi barriere spaziali, razziali e politiche è attraverso la dissoluzione naturale dei nomi di migranti italiani, polacchi e spagnoli in patronimici francesi, un processo che spesso si verifica dopo tre generazioni. Questa dissoluzione contrasta con la persistenza di nomi e cognomi africani e arabi , che rivelano immediatamente i loro titolari come appartenenti a una speciale categoria di secondo ordine; ‘Provenienti dall’immigrazione’ o figli di immigrati. La matrice coloniale dell’ islamofobia ci dà una chiave per comprendere le metamorfosi ideologiche del post-fascismo (molti movimenti di estrema destra, come il Fronte Nazionale in Francia, Lega Nord in Italia, Pegida in Germania e in altre correnti simili in altri paesi dell’UE) , che ha abbandonato le ambizioni imperiali e di conquista del fascismo classico al fine di adottare una posizione molto più conservatrice e difensiva. Esso non vuole conquistare, piuttosto espellere (anche criticando le guerre neo-imperiali svolte dall’inizio degli anni ’90 dagli Stati Uniti ed i loro alleati occidentali). Mentre il colonialismo ottocentesco desiderava compiere la sua ‘missione civilizzatrice’ attraverso le sue conquiste al di fuori dell’Europa, l’islamofobia postcoloniale combatte contro un nemico interno, in nome degli stessi valori. Il rifiuto ha sostituito la conquista, ma le motivazioni non cambiano: in passato, la conquista mirava a sottomettere e civilizzare i barbari; oggi, il rifiuto e l’espulsione hanno lo scopo di proteggere la nazione dalla loro influenza deleteria. Questo spiega i dibattiti ricorrenti sulla laicità e il velo islamico che porta alla legge islamofobica, promulgata in Francia dieci anni fa, che lo vieta in luoghi pubblici. Questo accordo consensuale su una concezione neocoloniale e discriminatoria del secolarismo ha contribuito in modo significativo a legittimare il post-fascismo. Questa ondata di islamofobia, che con la sua bellicosa retorica-‘Siamo in guerra contro il terrorismo’ – posiziona Islam come l’unico nemico legittimato dell’ordine occidentale, che in ultima analisi, alimenta il terrorismo .. I combattenti contro il “fascismo islamico” e i difensori dei ‘valori umani’ hanno anche raggiunto un risultato importante: rendere le vittime delle guerre occidentali in Iraq, Libia e Siria-largamente superiori in numero alle vittime del terrorismo islamico in Europa-in gran parte dimenticate ‘.
traduzione di Maurizio Acerbo
fonte: www.maurizioacerbo.it
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