#postazioni
Explore tagged Tumblr posts
Photo
tryAngles, installazione diffusa con performance collettiva https://www.design-miss.com/tryangles-installazione-diffusa-con-performance-collettiva/ #tryAngles, un’installazione diffusa, in bilico tra design e architettura…
0 notes
Text
Attacchi israeliani su postazioni Hezbollah in Siria: feriti alcuni tecnici russi
L'Osservatorio siriano per i Diritti Umani ha spiegato che in una delle zone attaccate a Homs sono solitamente presenti militanti del gruppo sciita libanese Hezbollah, alleato del governo siriano, aggiungendo che gli obiettivi potrebbero includere depositi di armi appartenenti a miliziani pro-Iran
#Attacchi israeliani su postazioni Hezbollah in Siria: feriti alcuni tecnici russi News | Euronews R
0 notes
Text
Stamattina ero in palestra e stavo facendo la poliercorina con corda. Ci sono quattro postazioni e una la stavo occupando io e all'altra c'era un ragazzo quindi ce n'erano altre due libere, si avvicina uno e mi fa "la possiamo fare insieme?" E la mia faccia era tipo "in che senso????"
Non ha detto "ehi, ci possiamo alternare?" ma proprio "la possiamo fare insieme?", quando poi c'erano altre postazioni libere
Vabbe la gente è strana
#frasi#frasi tumblr#frasi amore#amore#frasi belle#frasi e citazioni#frasi famose#frasi d'amore#frasi libri#love#frase del giorno#frasi celebri#frases#frasi brevi#frasi canzoni#frasi italiane#frasi pensieri#frasi sulla vita#frasi tristi#frasi vere#canzone#testo canzone#canzoni#canzoneitaliana#citazioni libri#cinema#citazione#citazioni#citazioni amore#frasi letteratura
10 notes
·
View notes
Text
Anna Foa, storica e scrittrice.
A quanto pare i bravi israeliti, già popolo eletto dal Signore, dopo aver massacrato donne, bambini e civili, perché colpevoli di nascondere dietro di loro i brutti e cattivi terroristi di Hamas, ora bombardano aereamente pure le postazioni Unifil dell’ONU.
Bombardano cioè truppe internazionali che rappresentano le Nazioni Unite, la Terra intera insomma o, se volete, il Mondo; e ciò avviene nell’indifferenza quasi totale e con reazioni molto tiepide da parte degli stessi bombardati.
Hanno minacciato i militi dell’ONU che se non si spostavano dalla traiettoria delle loro bombe, avrebbero potuto essere colpiti, e poiché loro non si sono spostati (figuriamoci se l’ONU può prendere ordini da Israele, contro cui ha lanciato molte risoluzioni, rimaste però lettera morta, per crimini contro l’umanità.
La stessa cosa avviene da decenni a Gaza, intimano ai civili palestinesi di spostarsi, quelli non lo fanno (dove andrebbero?) e li bombardano, oppure intima loro di spostarsi, quelli lo fanno, e li bombardano lo stesso, anzi meglio, perché sono raggruppati.
Non hanno esitato ad uccidere civili, donne e bambini, pur di ottenere i loro scopi, per poi giustificarsi che dietro le donne e i bambini c’erano nascosti i terroristi di Hamas, e poi, insomma, questi bambini una volta cresciuti saranno terroristi anche loro e le madri poi, sono madri di potenziali terroristi.
Siamo alla parafrasi del detto yankee per cui l’unico indiano buono è quello morto, e si stima che ne abbiano uccisi da 55 a 100 milioni in cinque secoli circa.
Hanno ucciso deliberatamente giornalisti e medici, bombardando ospedali, perché sia gli uni che gli altri erano potenziali testimoni dei crimini contro l’umanità che stanno commettendo.
Hanno persino continuato a bombardare Gaza, pur sapendo con certezza che gli ostaggi presi da Hamas il 7 ottobre, erano nascosti nei cunicoli sotterranei del territorio palestinese e che il rischio di colpirli era molto elevato, e infatti è successo che alcuni di loro siano morti per “fuoco amico”.
Di fronte a questa follia in cui hanno aperto sette fronti di guerra con tutti i paesi vicini, e minacciano l’Iran, assumono un aspetto inquietante e luciferino le parole che la storica Anna Foa ha pronunciato l’altra sera dalla Gruber.
Ha detto pressappoco che Israele si sta suicidando, ed è profondamente vero, dopo le bombe sui militari ONU non si possono avere altri dubbi; e direi che è vera anche quel detto: “Quem Iuppiter vult perdere dementat prius”, cioè Giove confonde la mente di chi vuole perdere.
Queste parole della Foa sono passate quasi inosservate, fanno più audience le minchiate pseudo-storiche di Italo Bocchino, che l’analisi che una storica seria fa del suo stesso popolo.
Diciamo che il sentirsi il “popolo eletto” non ha mai suscitato verso gli ebrei molta simpatia, i più credenti fra loro credono di essere i prescelti da Dio, gli unici a cui Dio stesso ha affidato i suoi disegni e l’unico vero baluardo contro un altro diluvio universale (Dio, cioè, non ci annega tutti di nuovo solo perché esistono gli ebrei, ve lo ricordate in mercanteggiamento di Abramo con Dio per salvare Sodoma? Se esistono dieci giusti a Sodoma, Dio non la distruggerà con fuoco e fiamme).
Il primo della classe non ha mai suscitato fervide simpatie in nessuno, è sempre stato sulle scatole a tutti il cocco della maestra e il saputello, figuriamoci dunque chi reclama una terra da cui è assente da due millenni come sua per diritto divino e, se non bastasse, per l’ordalia delle armi.
Il solito meccanismo del provocare le teste calde di Hamas perché reagiscano e diano ad Israele il preteso per scatenare l’inferno non tanto contro i terroristi stessi, ma contro la popolazione a cui essi appartengono, chiamando questo sterminio “difesa” e “diritto di esistere”, sta venendo meno, persino i più tenaci e accaniti difensori dello stato di Israele e del suo operato, sono ormai in imbarazzo visto la sproporzione enorme fra “difesa” e l’attacco subito.
Ormai è chiaro a tutti che non si tratta di semplice difesa o, al limite, si tratta ormai della difesa del paranoico, per cui tutto ciò che è al di fuori di lui è cattivo, il bene sta solo dentro di sé, ed è estremamente sospettoso di qualsiasi cosa si muova attorno a lui, spesso attaccando preventivamente anche chi non aveva alcuna intenzione di arrecargli del male.
Il paranoico per eccellenza è stato Adolf Hitler, che attaccò la Cecoslovacchia, la Polonia, la Francia (e per arrivare a questa passò per il Belgio e i Paesi Bassi), l’Inghilterra, poi per dare una mano all’Italia in affanno, pure la Grecia e, infine, per non farsi mancare proprio nulla attaccò la Russia e non disdegnò di entrare in guerra anche con gli Stati Uniti … più i suoi blitzkrieg avevano successo, più perdeva il lume della ragione e aggrediva chiunque colto da un mistico delirio di onnipotenza e mirava ad impadronirsi del mondo intero.
Israele a trazione Netanyhau si sta alienando quelle poche simpatie che riscuoteva, già da tempo si è capito che ha smesso di essere la vittima della storia per diventarne, secondo il meccanismo psicologico freudiano dell’identificazione con l’aggressore, il carnefice; oggi i ruoli si sono ribaltati, lo stato di Israele adotta metodi nazisti contro gli israeliani: ghettizzazione e sterminio.
Non sono più capaci di comprendere l’orrore che suscitano, qualche mese fa ci fu un appello di un nutrito numero di intellettuali israeliani che si chiedeva perché le atrocità di Hamas non suscitano aspre reazioni nei popoli occidentali, se nemmeno gli intellettuali hanno capito che hanno smesso da un pezzo di essere vittime per diventare essi stessi i carnefici, non c’è speranza che lo comprendano le frange più estremiste ed integraliste che credono che la Palestina appartenga loro per diritto divino.
C’è, alla fine, in ogni folle paranoico, l’anelito al martirio, una potente volontà di autodistruzione, e il popolo di Israele questo abisso l’ha sfiorato molte volte, uscendone ferita, lacerata, ma salva; ora sta sfidando il mondo intero, a garantire la sua sopravvivenza in Medio Oriente, rimane soltanto l’interesse americano ad avere un alleato fedelissimo nella zona più ricca della terra, almeno finché perdura l’era dei combustibili fossili.
Oltre alla garanzia di essere il popolo prediletto da Dio, il Dio del cielo, sono garantiti anche dagli USA (il Dio in Terra); ma se questa garanzia venisse meno, perché stanno dimostrando di essere imbarazzanti (la Harris rischia di non vincere le prossime elezioni se appoggia apertamente o non frena adeguatamente i crimini in Palestina), di essere costosi (con l’economia ferma a causa della guerra, le armi vengono fornite a credito da Stati uniti ed Europa), e soprattutto è fuori controllo (una guerra contro l’Iran non la vuole nessuno e gli USA non vorrebbero esservi costretti, tanto più che l’Iran è ad un passo dall’atomica e le basterebbero poche bombe sincrone mirate verso i centri con maggiore densità di popolazione per fare danni enormi).
E in questo abisso verrebbero risucchiati pure tutti gli alleati di Israele, Stati Uniti ed Europa, se le guerra diventasse totale, anche perché oltre agli stati arabi, avremmo probabilmente contro pure la Russia, la Cina, il Sudamerica e gran parte dell’Africa, tutti i popoli attualmente sfruttati e sottomessi alla supremazia bellica e tecnologica dell’Occidente.
7 notes
·
View notes
Text
La Grande truffa elettrica:
Faccio spoiler di un paio di aspetti per i pigri:
"costo a km di una ricarica domestica = € 0,122 (€ 20,80 ÷ 170km = € 0,122)
- costo a km di una ricarica pubblica = € 0,217 (€ 35,60 ÷ 170km = € 0,209)
- costo a km di un pieno di benzina = € 0,109 (€ 74,40 ÷ 680km = € 0,109)
- costo a km di un pieno di Gpl = € 0,052 (€ 29,44 ÷ 560km = € 0,052) ."
( Per Un viaggio di 3 ore con auto termica, ne servono 6 con auto elettrica calcolando tempi di ricarica) . E per furgoni e tir , qualcuno mi spieghi come si farà a lavorare o con che costi... )
Evviva l’auto elettrica!
"Da un anno sono possessore di una auto Full Electric di ultima generazione: una Peugeot E-208 con una batteria da 50 KWh.
Mi sono fatto convincere dalle fandonie raccontate sul fatto che le auto elettriche sarebbero molto più convenienti di quelle con motore termico. Ebbene, posso dire con certezza, scontata sul mio portafogli, che le auto elettriche sono una colossale fregatura.
L'Unione Europea, non ho ben capito con quale logica e per quale interesse, spinge fortemente per la conversione totale della mobilità dal termico all'elettrico. I principali argomenti per convincere gli utenti a passare all'elettrico sono la scelta ecologica ed il risparmio.
Quanto alla valenza ecologica dei motori elettrici, non ho gli elementi per affermare se sussiste veramente ma ho seri dubbi anche in considerazione dell'enorme problema relativo allo smaltimento delle batterie esauste.
Per quanto riguarda invece la assoluta antieconomicità delle auto elettriche, e, problema di non secondaria importanza, la loro faticosissima fruibilità, ebbene qui ho solo certezze, raggiunte dopo un anno di calvario, sia pratico che economico.
Innanzitutto voglio spendere una parola sulla indegna malafede speculativa rappresentata dal costo addebitato all'utente per la energia erogata dalle colonnine pubbliche.
A fronte di un costo medio della energia domestica pari ad € 0,52/KWh, ho dovuto riscontrare che per le ricariche alle colonnine pubbliche viene praticato un costo pari ad euro 0,89/KWh, ovvero quasi il doppio.
Riguardo poi alla infruibilità delle auto elettriche, faccio presente che i motori elettrici di nuova generazione necessitano di batterie con una capacità di almeno 40kwh, che, a causa della rilevanza di tale capienza, necessitano di essere ricaricate quasi esclusivamente presso i punti di ricarica veloce visto che, con una ricarica lenta, per raggiungere il 100% ci vorrebbero almeno 14 ore.
Quindi il problema della scarsissima disponibilità di punti di ricarica pubblici viene enormemente acuito dalla necessità di accedere esclusivamente ai punti di ricarica veloce, che sono circa il 20% della totalità.
Da ciò deriva che se devi fare un viaggio, o ti prendi due giorni per fare 400 km oppure ti fermi almeno un paio di volte per ricaricare nelle postazioni di ricarica veloce, con una attesa per ogni ricarica di minimo un'ora (purtroppo anche la storia che con 20 minuti si raggiunge l'80% della ricarica è un'altra fandonia: ce ne vogliono almeno 40).
Si aggiunga poi che sulla rete autostradale italiana i punti di ricarica veloce sono rarissimi, il che significa che ogni volta che si ha bisogno di ricaricare si deve uscire dall'autostrada e percorrere a volte diversi chilometri aggiuntivi per raggiungere la postazione.
In sostanza un viaggio che con un motore termico richiederebbe tre ore di percorrenza, con un motore elettrico, se si è fortunati a trovare le colonnine funzionanti e libere, se ne impiegano almeno sei!
Veniamo ora alla tanto sbandierata "economicità" delle auto elettriche.
Mettiamo a paragone una piccola utilitaria con batteria da 40kWh ed autonomia di 170 km (che è la reale autonomia su percorso extraurbano rispettando i limiti di velocità, alla faccia della autonomia di 350 km dichiarata dalla casa), con la stessa utilitaria con motore termico a benzina e Gpl:
A) un "pieno" di energia effettuato collegandosi ad una utenza domestica costa € 20,80 (€ 0,52 x 40kwh = € 20,80);
😎 un "pieno" di energia effettuato collegandosi alle colonnine pubbliche costa € 35,60 (€ 0,89 x 40kwh = € 35,60);
C) un pieno di 40 litri di benzina costa € 74,40 (€ 1,86 x 40lt = € 74,40);
D) un pieno di 40 litri di Gpl costa € 29,44 (€ 0,736 x 40lt = € 29,44).
Nel paragone va considerato un "piccolo particolare": con un pieno di energia si percorrono al massimo 170 km, mentre con un pieno di benzina si percorrono almeno 680 km (considerando un consumo medio di 17 km/l) e con un pieno di Gpl se ne percorrono 560 (calcolando un consumo di 14 km/l).
E qui casca l'asino:
- costo a km di una ricarica domestica = € 0,122 (€ 20,80 ÷ 170km = € 0,122)
- costo a km di una ricarica pubblica = € 0,217 (€ 35,60 ÷ 170km = € 0,209)
- costo a km di un pieno di benzina = € 0,109 (€ 74,40 ÷ 680km = € 0,109)
- costo a km di un pieno di Gpl = € 0,052 (€ 29,44 ÷ 560km = € 0,052).
Quindi, tirando le somme, un pieno di carica elettrica alla colonnina costa il quadruplo di un pieno di GPL.
Il tutto senza considerare che una auto elettrica costa il 30% in più rispetto ad una pari modello termica e che una auto termica può durare anche 15 anni mentre una auto elettrica all'esaurimento delle batterie o della garanzia sulle medesime(dopo non più di 8 anni) vale zero.
Alla faccia delle "scelte ecologiche" per le quali subiamo pressioni da anni: facile così, tanto paga Pantalone.
A questo punto si può giungere ad una sola conclusione: va bene il Green, il rispetto dell'ambiente, l'etica ambientalista, va bene tutto, ma non a spese nostre, non costringendoci a spendere il quadruplo, e, soprattutto, non speculandoci sopra perché quando si tratta di mettere mano al portafogli la gente non è stupida".
(Da un utente del WEB)
PS 1: era scontato, le premesse ci stavano tutte ma in pochi ci "arrivavano", l'auto del futuro sarà per pochi eletti, si creerà un ulteriore distanza netta fra le caste e indovinate quale sarà quella sottomessa? ...
PS 2: per alimentare tutt' Italia,case private, industrie, auto, chi sa fare i conti dichiara che serviranno per restare green almeno 12 centrali nucleari... Quindi? Come faranno/ faremo?
PS3: in pochi sono preparati a spegnere gli incendi delle auto elettriche (che non sono pochi) , visto che servono attrezzature a parte adeguate, e in pochi meccanici ci sanno ancora mettere mano.
190 notes
·
View notes
Text
Bestia che delusione
La delusione di quando frughi fra bancarelle, banchetti, mercatini e postazioni di bookcrossing e non trovi nulla di così suadente da spingerti ad afferrarlo.
20 notes
·
View notes
Text
Che la misura fosse ormai colma, bastavano i numeri a certificarlo: 42mila palestinesi morti (compresi 18mila bambini) in un anno di guerra – pardon, di invasione militare israeliana nella Striscia di Gaza – quale bilancio evidentemente sproporzionato della risposta di Tel Aviv al vile attacco di Hamas del 7 ottobre dell’anno scorso. Ma se non bastassero i numeri a documentare la sete di vendetta, ormai del tutto fuori controllo, di Netanyahu ci ha pensato ieri il suo esercito a ricordarcelo, aprendo il fuoco contro alcune postazioni Unifil nel sud del Libano, ferendo due caschi blu, di nazionalità indonesiana, dell’Onu e distruggendo le telecamere di sorveglianza negli avamposti italiani delle basi prese di mira. Una situazione paradossale: il grande alleato degli Stati Uniti – e degli alleati degli Usa, Unione europea e Italia comprese – che da un anno a questa parte sta spargendo impunemente sangue a Gaza e che, dopo aver bombardato anche Siria, Yemen e Iraq, ha varcato con i carrarmati pure i confini del Libano mentre si prepara ad attaccare l’Iran, ha aggiunto all’elenco dei danni collaterali le basi Unifil gestite dall’Italia. Spingendo il ministro della Difesa, Crosetto, che ieri ha convocato l’ambasciatore israeliano, ad ipotizzare “un crimine di guerra”. Sebbene dall’incidente – per così dire – è difficile aspettarsi chissà quali conseguenze nelle relazioni diplomatiche tra Tel Aviv e Roma. Che finora, a parte qualche dichiarazioni di circostanza sulla necessità di garantire la sicurezza dei civili, non ha mai preso una posizione netta di condanna contro il responsabile della carneficina in atto in Medio Oriente. Così come accaduto a Bruxelles con un altro nostro alleato. Quando si è scoperto quello che tutti fingevano di non sapere, e cioè che a sabotare in mare aperto il gasdotto Nord Stream che collega la Russia alla Germania non era stato Putin ma gli ucraini con il supporto di alcuni paesi nordeuropei. Un atto di guerra in piena regola contro un’infrastruttura strategica per tutta l’Ue. Ma a Zelensky e Netanyahu si perdona tutto. Se conviene agli americani a noi non resta che metterci sugli attenti. E dire signorsì!
Che begli alleati! - La Notizia
4 notes
·
View notes
Text
L’offensiva di Israele contro gli Hezbollah è iniziata ufficialmente il 17 settembre, con l’esplosione di migliaia di cercapersone in Libano e in Siria. Poi, ondate continue di bombardamenti e attacchi di precisione che, oltre a spazzare via ufficiali di alto e medio rango del Partito di Dio, hanno distrutto migliaia di postazioni, lanciarazzi e depositi di armi. (...)
Venerdì 27 settembre, lo Squadrone 69 dell’aviazione israeliana ha sganciato 80 bombe bunker busters su Beirut, uccidendo il numero uno di Hezbollah Hasan Nasrallah. Un’operazione condotta con estrema precisione (...).
L’Unità 8200, la squadra dell’intelligence israeliana dedita al cyber warfare, ha costruito sistemi informatici all’avanguardia per intercettare le comunicazioni dei terroristi libanesi e ha creato nuovi team all’interno dei ranghi del gruppo per far sì che le informazioni fossero inviate rapidamente all’esercito e all’aviazione. Tel Aviv, inoltre, ha fatto volare sempre più satelliti e droni sopra il Libano, in modo da fotografare continuamente le roccaforti di Hezbollah e registrare anche le più piccole modifiche agli edifici che potrebbero, per esempio, indicare la costruzione di un deposito di armi. In più, Israele ha sfruttato la vicinanza geografica con il Paese dei cedri per far infiltrare in profondità dei commando sotto copertura, incaricati di condurre delicate missioni di intelligence. Uno sforzo enorme, quello dello Stato ebraico, e segnale di un’audacia degli 007 di Tel Aviv che, secondo ex funzionari statunitensi, li distingue dai membri delle agenzie di intelligence più “tradizionali” e meno inclini a incorrere in rischi e problematiche legali.
Nel corso degli ultimi due decenni, questo lungo e paziente lavoro ha dato i suoi frutti. Nel 2008, il Mossad e la Cia hanno collaborato per eliminare Imad Mugniyah, un operativo di alto livello di Hezbollah. Nel 2020, l’intelligence israeliana ha monitorato i movimenti del generale iraniano Qassem Soleimani, il capo delle forze Quds, e ha passato le informazioni agli americani, che hanno provveduto ad ucciderlo in un attacco con drone all’aeroporto internazionale di Baghdad.
Nel giugno scorso, gli israeliani hanno eliminato Fuad Shukr, confidente di Nasrallah e ritenuto il numero due di Hezbollah. All’inizio di settembre, le forze speciali delle Idf hanno condotto un raid in una fabbrica di missili segreta legata al Partito di Dio e all’Iran in Siria, guidate dalle informazioni raccolte dall’Unità 8200. Poi, l’operazione dei cercapersone, resa possibile grazie alla creazione di una compagnia fasulla da parte del Mossad, che ha acquisito la licenza per fabbricare i dispositivi da una società taiwanese. Alcuni giorni dopo, è stato ucciso anche Ibrahim Aqeel, alto comandante militare di Hezbollah, ed è stato spazzato via il comando delle forze speciali Radwan. Infine, è stata la volta di Hassan Nasrallah, il bersaglio numero uno. (...)
Un avvertimento per tutti i capi del cosiddetto “asse della resistenza”, primo tra tutti l’ayatollah Ali Khamenei.
di F.J. Carpani via https://www.ilgiornale.it/news/guerra/unoperazione-lunga-ventanni-cos-israele-ha-decapitato-2374372.html
TERRORISHMO !!! Ululano i servi delle Istituzzioni statali, finalmente sotto mira, finalmente terrorizzati loro, assieme al mainstream colluso e ai boccaloni che ci credono.
Chiamatelo come volete, la guerra è sempre merda sempre e per tutti ma se ti ci ritrovi, non c'è paragone tra questo modo di condurla, con bombe intelligenti nel senso che vaporizzano i capi e i buroApparati, non i soldatini carne da macello come nella Ucraina che tanto piace ai capintesta nostrani, ma pensa.
2 notes
·
View notes
Text
Pubblichiamo foto ed impressioni dell'Alfista Florian Pfeifer sulla Junior 2024 elettrica dopo averla provata:
Buongiorno, allora chi pensa che l'elettrico sia il futuro e che sia un'ottima invenzione legga qui le vere impressioni vissute ieri da un test drive con la Alfa Romeo Junior Speciale elettrica. Percorso fatto solo autostrada e centro città:
Ma prima di lasciare le impressioni vissute di guida ecco qualcosa sulla vettura, essendo alfista appassionatissimo, avendo posseduto più modelli, sia recenti che vecchi, tra l'altro come ultima il Tonale 1.5 130 CC.
Le mie impressioni della Junior sono in generali buone su linea ed interni. Anche il colore rosso come nel test drive la rende molto bella. E' una SUV piccola e quindi a livello di spazio molto limitata con un allestimento interno della versione Speciale molto accurato, cruscotto ordinato, il tablet multimedia angolato vs. lato guida bello, ma solo un po' complicato da gestire rispetto ad esempio Tonale.
La guida (versione elettrica): la mia prima esperienza con una vettura elettrica è comunque negativa e conferma ciò che sempre saputo e confermato da veri ingegneri nel settore automobilistico e quindi pochi sono gli aspetti positivi:
1) girando nei centri urbani pare abbia avere consumi bassissimi però solo se non si accelera molto, quindi viaggiando a velocità costante.
2) una buona ripresa anche perché il motore elettrico non ha un vero cambio (si va solo o avanti senza marce o indietro oltre alla modalità di parcheggio e neutro.
3) in discesa la batteria si ricarica anche se di poco (ca. 2 km ovvero l'1% su ca. 2 km), ma che vai a perdere già in pianura all'istante, in parole povere un inganno, inoltre la rete di fornimento elettrico in Germania è scarsissima.
A destinazione raggiunta una gran parte delle postazioni erano fuori uso e non solo da ieri, e quindi immaginate chi arriva con 2% di autonomia in un posto tra l'altro mai stato e devi andare in giro a trovare postazioni funzionanti di ricarica elettrica... buona notte a chi poi rimane a piedi. Siamo stati fortunati e molto anche perché stavamo già giocando col pensiero del carroattrezzi.
In autostrada però il motore elettrico è un disastro su tutto ed è assolutamente sconsigliato.
Avevamo (eravamo in due quindi c'è pure la conferma e parere dell'altra persona in questo caso identico) ricevuto la vettura dal concessionario con 106 km, ovvero 36%, di autonomia che sembrerebbe poter bastare a sufficienza per fare un bel giretto e quindi abbiamo scelto una città molto bella da visitare (confluenza del Danubio con l'Inn) a circa 50 km dal concessionario: la città di Passau in Bavaria (Germania), facendo solo autostrada e sapendo che il motore elettrico comunque non si può tirare molto per l'autonomia limitata e per il pericolo che non si possa raggiungere la prossima colonnina di ricarica, abbiamo viaggiato (che poi x un'autostrada senza limiti di velocità in generale ti fa piangere lacrime di dolore x non dover sfruttate l'occasione di viaggiare velocemente) a 110 km orari e siamo rimasti scioccati a dir poco. Con clima e radio accesa abbiamo raggiunto la meta con autonomia residua pari a 0 km e 2% di batteria disponibile che ci ha permesso di raggiungere ancora una postazione di ricarica tra l'altro veloce. Quando la batteria raggiunge il 3% la il motore va in sistema di emergenza ciò ne limita il funzionamento.
Queste stazioni non forniscono ricariche come da pubblicità in 15 minuti raggiungendo l'80% di batteria ma in più di 40 minuti ad un costo spaventoso: 41 Euro x 87% e 352 km di autonomia che come già menzionato prima non sono km di autonomia veri perché al ritorno stessa cosa: per 50 km in autostrada, sempre con autoradio e clima accessi, e visto di autonomia ricaricata superiore che avuto in partenza abbiamo provato con una media superiore ovvero 120 km orari. Risultato: a destinazione arrivati con 63% e 228 km di autonomia (non è uno scherzo) quindi quasi 130 km di autonomia persi su 50 km di strada con media di 120 km orari in autostrada, quindi fatevi un bel calcolo sull'ecologia e tutela dell'ambiente con vetture dotate di motore elettrico nel confronto a vetture con motore endotermico.
Giudizio finale: un disastro ed inganno totale da parte delle case automobilistiche, con l'unico obbiettivo della politica che si possa riconosce è di rallentare il traffico, altro non si riesce a dire anche a livello ambientale dove l'elettrico è in gran lunga più inquinante del motore a combustione, inoltre ammesso già da vari governi, avendo già dovuto ammettere che la corrente elettrica solamente da fonti rinnovabili e pulite praticamente non è possibile, questi sono i fatti reali!
=================
Le auto elettriche sono auto da città e per chi possiede:
A) un box per il ricovero dell'auto così spazioso da poter installare in sicurezza una colonnina da ricarica da almeno 6 kW e separata dal sistema elettrico domestico,
B) una seconda auto a combustione interna per i gli spostamenti extra urbani. A questo devi aggiungere la pazienza di tenere la vettura ferma per ore ed ore, perché il rendimento di ricarica scema al "riempimento di elettroni" del "serbatoio elettrico", la media è tra l'82% e l'87%, quindi 6*0.87, necessiti di una notte per ricaricare la miseria di 30 kWh, e la bolletta la paga il vicino di casa...
Il consumo autostradale testato di tutte le auto elettriche è spaventoso, ma è normale per una tecnologia nota da sempre; se giri a basso carico puoi consumare anche 18/20 kWh per percorrere 100 km, ma in autostrada devi chiedere di "girare in alto" e non è il terreno per nessun motore elettrico, e lì superi i 30 kWh per 100 chilometri (e deve andarti bene). All'incrementare dello stato di usura della batteria (in cicli continui di carica/scarica normalissimi nell'uso misto) questi numeri vanno a pallino, persone che hanno possesso di ultra costose Tesla dopo 12 mesi iniziano ad avere problemi per riduzione di 1/3 dell'autonomia reale. Se vogliamo dire che sono silenziose, poi, diciamo una balla, perché non lo sono affatto; magari a velocità bassissime, ma appena pigi sull'acceleratore poi ne riparliamo, e non si parli di colonnine, perché ne dovremmo avere centinaia per ogni città e senza discutere di quelle necessarie ogni 100 km in autostrada, e non meno di un centinaio per stazione (in estate ci divertiamo con milioni di auto per le vacanze a far coda ). Negli Stati Uniti, esattamente California, hanno realizzato una stazione di ricarica per la miseria di 80 Tir Tesla Truck, e consumano l'energia di una città di 200 mila abitanti per un solo ciclo di ricarica di Tir... una sola stazione, che funziona a mezzo servizio per mancanza di potenza elettrica necessaria, ma il deserto verso la successiva stazione di ricarica (che ancora non esiste) non verrebbe che attraversato a 1/4 della distanza... buon elettrico.
Ah, a proposito, domandate alle popolazioni che hanno perso acqua potabile (Cile), libertà individuali (Congo), terreni agricoli (Batou e limitrofi in Cina), quanto siano ecologiche le auto elettriche, e domandate agli olandesi (centrali a carbone) quanto siano pulite da ricaricare...
2 notes
·
View notes
Text
se vivessero di economia gli Usa semplicemente non dovrebbero esistere (immenso debito pubblico- deficit commerciale- capacità industriali in netto scadimento). Però "controllano il flusso navale in ogni stretto del globo - sebbene il 70% delle merci non raggiunga il Nord America- e offrono la loro deterrenza militare ai clientes". (cit. Fabbri).
BRICS -SBROCS...a meno che non si dividano le postazioni ma dubito...
7 notes
·
View notes
Text
Royal Italian Army Sapper with a "Bangalore Torpedo" to be used against british defences . North Africa battlefront,october 1941.
Geniere del Regio Esercito con un "Tubo Bangalore" per distruggere le difese delle postazioni nemiche. Fronte Nordafricano,Ottobre 1941.
15 notes
·
View notes
Text
la titolare stamattina ci ha fatto trovare nelle nostre postazioni questa scatola di cioccolatini
3 notes
·
View notes
Text
I primi di ottobre ho comprato l'ennesima confezione di cerotti da tenere in negozio e una manciata li ho messi nella borsa, mi faccio spesso male alle mani.
Oggi, primo dicembre, ho finito la confezione di cerotti, anche quelli in borsa. Ho un taglio sulla punta dell'indice destro. Stavo sistemando delle nuove postazioni in negozio e ho visto delle goccioline a terra di sangue, poi un catalogo sporco (per fortuna in un angolino e si è tolto subito). Come me lo sono fatta? Non ho idea. Come mi sono fatta gli altri 19 visto che la scatola era da 20? Non ne ho idea.
6 notes
·
View notes
Text
#repost @cronacheribelli La donna nella foto, Truganini, è stata l’ultima abitante della Tasmania.
Per millenni l'isola situata a sud dell’Australia fu la patria dei Palawa. Con l'arrivo degli europei tra il 17esimo ed il 18esimo secolo, la storia della Tasmania cambiò radicalmente.
Già dal 1808 i coloni iniziarono i primi scontri per il controllo delle risorse alimentari dell’isola. In seguito gli scontri iniziarono a riguardare anche il "possesso" delle donne Palawa di ogni età. Ben presto iniziò la cosiddetta "Black War", con l'immunità giuridica per chi avesse ucciso un Palawa. Nel 1830 il numero dei Palawa presenti in Tasmania scese da 1500 a poche centinaia.
Nel 1829 un missionario inglese, George Robinson, incontrò una giovane Palawa, Truganini, figlia di un capo locale. La sua famiglia era stata massacrata dai coloni. Il missionario prese a cuore gli interessi dei - pochi - Palawa rimasti e propose di spostarli insieme nell'isola di Flinders, a nordest della Tasmania. Truganini strinse una sincera amicizia con Robinson, aiutandolo tra l'altro a stabilire un insediamento per alcuni nativi australiani a sud di Melbourne.
Ma la condizione nella quale versavano i nativi dell'Oceania non poteva lasciare indifferente Truganini. Nel 1841 si unì ad un movimento di resistenza indigeno, il quale si dimostrò una spina nel fianco per i coloni per diversi mesi, con diversi assalti a postazioni coloniali. Furono catturati pochi mesi dopo, ma Truganini, grazie all'intercessione di Robinson, fu graziata, ed accettò di tornare in una "riserva" in Tasmania.
Nel 1861 nel rifugio dove si trovava Truganini, poco a sud della capitale Hobart, non rimanevano che 14 Palawa. Nel giro di pochi anni, Truganini rimase sola. L'ultima, vera Palawa, l'ultima capace di parlare la loro lingua, sviluppata nel corso di millenni, ed ultima erede della loro cultura morì nel 1876.
Oggi circa 26000 persone, discendenti di relazioni forzose o volontarie tra Palawa e coloni, si definiscono, anche solo in parte, eredi dei Palawa.
Raccontiamo la storia di Truganini anche nel primo Cronache Ribelli. Info al link in bio.
#cannibaliere #cronacheribelli #truganini #australia #tasmania #nativi
8 notes
·
View notes
Text
Un lettore serio
Ci sono persone che non hanno rispetto né per i libri, né per i lettori. Portano alle postazioni peril bookcrossing dei volumi in pessime condizioni. Alcuni non hanno la copertina. Altri mancano di diverse parti. Altri ancora hanno le pagine tutte molli o scollate. Ce ne sono anche alcuni gonfi gonfi, quasi avessero preso una cisterna d'acqua. Per non parlare di quelli che fanno l'onda. Quelli che porto io sono sempre impeccabili. A parte, magari, quelli che ho comprato usati e si vede. Per il resto, sembrano nuovi. Perché io sono un lettore serio. E rispetto chi, come me, ama i libri.
26 notes
·
View notes
Text
[...]
La novità più sorprendente degli ultimi giorni sono sicuramente i bombardamenti dell’Iran contro alcuni paesi a maggioranza musulmana.
Dal 7 ottobre dell’anno scorso, il giorno dell’attacco di Hamas contro i civili israeliani, le tensioni in Medio Oriente si sono concentrate tutte attorno a Israele e alla Striscia di Gaza. Tutti i rischi di nuovi scontri e di un’estensione del conflitto finora sono stati fatti risalire alla guerra a Gaza e alla possibilità che l’Iran e i suoi alleati, come il gruppo libanese Hezbollah, decidessero di intervenire contro Israele, il loro più grande nemico. In realtà i timori di un’estensione del conflitto in questo senso si sono rivelati alla fine esagerati: in più di un’occasione l’Iran e Hezbollah hanno fatto capire che, allo stato attuale delle cose, non intendono attaccare direttamente Israele.
Diverso è invece il discorso sui ribelli Houthi, che controllano metà dello Yemen dopo avere iniziato una guerra con il governo centrale yemenita dieci anni fa. Da dicembre i ribelli hanno cominciato ad attaccare con razzi e missili le navi commerciali che passano per il mar Rosso. Gli Houthi hanno detto che gli attacchi contro le navi sono una risposta alla guerra a Gaza, e che si interromperanno quando Israele smetterà di attaccare la Striscia. Gli Stati Uniti, davanti a una crisi commerciale che rischiava di diventare molto grave, hanno deciso di bombardare obiettivi militari degli Houthi.
Fin qui i legami tra tutte queste vicende, benché complicati, sono piuttosto chiari: le azioni di tutti i paesi e dei gruppi coinvolti ruotano attorno alla guerra a Gaza. Poi però l’Iran ha cominciato a bombardare altri paesi.
[...]
In Siria, l’Iran sostiene di aver bombardato le postazioni di alcuni gruppi terroristici sunniti, e in particolare dell’ISIS, gruppo che aveva rivendicato l’attacco terroristico compiuto a Kerman, in Iran, all’inizio di gennaio, in cui erano state fatte esplodere due bombe ed erano state uccise 84 persone. Quello di Kerman era stato uno degli attentati più gravi della storia recente dell’Iran, che aveva messo estremamente sotto pressione il regime sciita che governa il paese. I bombardamenti in Siria contro l’ISIS sono con ogni probabilità una risposta all’attentato.
Sui bombardamenti iraniani in Pakistan le interpretazioni sono meno chiare. L’Iran ha detto di aver colpito postazioni del gruppo sunnita Jaish al Adl, che opera al confine tra Iran e Pakistan e che viene considerato terroristico sia dal governo iraniano sia da quello statunitense.
[...]
Quindi, almeno in apparenza, i bombardamenti iraniani contro Siria e Pakistan sono eventi isolati, che l’Iran ha compiuto contro altri nemici e non hanno niente a che fare con il crescente aumento della tensione in Medio Oriente provocato dalla guerra a Gaza. In realtà non è proprio così.
Benché le ragioni immediate degli attacchi non riguardino Israele, questi bombardamenti sono la prova che l’Iran e i suoi alleati sono sotto pressione, e questa pressione è stata ovviamente creata dalla guerra a Gaza.
[...]
4 notes
·
View notes