#pontiggia
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" «Voi dovete vivere giorno per giorno, non dovete pensare ossessivamente al futuro. Sarà una esperienza durissima, eppure non la deprecherete. Ne uscirete migliorati. «Questi bambini nascono due volte. Devono imparare a muoversi in un mondo che la prima nascita ha reso più difficile. La seconda dipende da voi, da quello che saprete dare. Sono nati due volte e il percorso sarà più tormentato. Ma alla fine anche per voi sarà una rinascita. Questa almeno è la mia esperienza. Non posso dirvi altro.»
Grazie, a distanza di trent’anni. "
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Giuseppe Pontiggia, Nati Due Volte, Mondadori, 2006¹¹, p. 35.
[1ª edizione: 2000]
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Lorenzo Pontiggia | Photo by Christopher Beutel Photography
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Dicevamo?
«Scusatemi le digressioni, ma io non faccio altro. E chi lo conosce più il discorso principale?»
G. Pontiggia, Il raggio d'ombra [1983], Milano, Mondadori, 2015
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L'essenziale non è quello che si sa,
ma quello che si è.
Giuseppe Pontiggia
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Outsider Art in Italia
Arte irregolare nei luoghi della cura
Bianca Tosatti
Skira, Milano 2003, 152 pagine, 161 ill.a colori, 21 x 28cm, ISBN 9788884915764
euro 40,00
email if you want to buy [email protected]
L’Associazione Onlus Progetto Itaca sviluppa le sue iniziative nel campo della salute mentale: la sensibilizzazione, l’informazione e la prevenzione, l’accompagnamento e il sostegno del paziente e dei suoi familiari durante la cura, la riabilitazione e l’eventuale inserimento lavorativo.Proprio il pensiero della riabilitazione ha portato Progetto Itaca a promuovere alcune iniziative volte a dare dignità a persone con problemi mentali. Con questo obiettivo – e visti i risultati ottenuti all’interno dei laboratori artistici e terapeutici di alcuni dei maggiori ospedali psichiatrici nella produzione di arte figurativa – si è pensato di far conoscere al pubblico veri artisti che vivono in condizioni diverse. Dal 2000 l’Associazione è impegnata nell’organizzazione dell’asta "Outsider Art in Italia", con la quale si intende offrire una ribalta concreta e importante dove questi nuovi artisti diventino protagonisti anche del mercato e i loro lavori possano ricevere un riconoscimento che li inserisca a pieno titolo nella società. Gli outsiders sono artisti diversi, fuori schema e privi, per quello che la patologia stessa comporta, di condizionamenti. Lavori di grande energia; di poetica e dirompente forza creativa di autori che non seguono le mode, che non sono allineati a movimenti o a gruppi di tendenza ma che esprimono nella forza dei loro colori, nell’originalità delle forme che riportano ad archetipi ricorrenti e unici dell’ossessione patologica, una creatività spontanea, indipendente e del tutto individuale. L’obiettivo principale dell’impegno dell’Associazione, tramite l’asta e il catalogo, non è tanto l’aspetto clinico della terapia tramite l’arte, quanto lo sguardo di attenzione vero, il riconoscimento di contenuti propri in termini artistici, quindi di una divulgazione convinta sul senso di dignità esistenziale di un mondo diverso e del suo indubitabile valore estetico.
05/05/23
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«Noi siamo catene di desideri, ogni desiderio un anello. E spezzare questa catena è impossibile. Solo la morte ci riesce, ma non possiamo augurarcela.» Qualche testa in platea si mosse. «Il problema è, come sempre, un altro.» Inclinò il busto verso il pubblico: «Noi amiamo le catene.» Si sollevò gradualmente. «Guai se non ci fossero. Saremmo liberi. Ma gli uomini vogliono una sola libertà, quella di non scegliere.»
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Spetta al pubblico scoprire anche nelle movenze all’apparenza più serie la vena ironica, lo spunto parodico, con cui Pontiggia rende i suoi personaggi emblemi dell’umano
Il medesimo principio saggistico della «totalità del non totale», del frammento cosmico che fa «risplendere» l’intero «senza però asserirne la presenza» <328, viene sfruttato da Giuseppe Pontiggia quando assembla il suo repertorio esistenziale, in cui un numero ristretto di “Vite di uomini non illustri” (1993) basta a descrivere un microcosmo universale di ordinarietà, in divenire come lo schema…
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Spetta al pubblico scoprire anche nelle movenze all’apparenza più serie la vena ironica, lo spunto parodico, con cui Pontiggia rende i suoi personaggi emblemi dell’umano
Il medesimo principio saggistico della «totalità del non totale», del frammento cosmico che fa «risplendere» l’intero «senza però asserirne la presenza» <328, viene sfruttato da Giuseppe Pontiggia quando assembla il suo repertorio esistenziale, in cui un numero ristretto di “Vite di uomini non illustri” (1993) basta a descrivere un microcosmo universale di ordinarietà, in divenire come lo schema…
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“Pochi versi, ma veri.
Valgano per te, come per me.
Che siano limpidi – per guardare il cielo alto
– e severi, se così è il tuo animo.”
Giancarlo Pontiggia
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Era convinto che la complicità degli amanti nasce dalla felicità di essere bambini da adulti. E certi giochi d'amore sono un riflesso del passato e insieme la luce del presente.
Giuseppe Pontiggia
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“ Non ho mai capito perché nell’inconscio le ferite non si rimarginano. Quasi tutte le ferite si rimarginano, ma nell’inconscio sanguinano tutta la vita. Forse perché sono inconsce, cioè le conoscono tutti tranne l’interessato. Alfredo non si rendeva conto, almeno in apparenza, di odiare Paolo. Una volta gli avevo descritto, con pazienza, la condizione di suo fratello e l’avevo confrontata con la sua. «E allora?» mi aveva chiesto. «E allora devi aiutarlo.» «Perché, non lo faccio?» «No, tu fai il contrario.» Non dimenticherò mai il suo pianto, prima quèrulo, poi sempre più alto. Ero riuscito a interromperlo solo scuotendolo. «Ragiona!» gli avevo gridato sul viso. «L’ultima cosa che dovevi dirgli» mi aveva confortato la mia amica. «È solo l’amore che può lenire le ferite. Tu devi amarlo più di prima.» Io però lo amavo sempre meno. Era questo che mi preoccupava. Tutto si può comandare tranne ciò che si prova. Eppure gli altri non fanno che suggerirtelo. Costruiscono sistemi coerenti, postulano comportamenti matematici e traggono deduzioni inevitabili. Se ami devi reagire così. Ma io provo cose diverse. Franca se ne stupisce sempre meno, l’altra mi accusa. Quante volte ho finto di reagire come si aspettavano? Certo la mia era una finzione, ma siamo sicuri che il loro teorema fosse rigoroso? E che le reazioni che io simulavo fossero le uniche «giuste»? La vita ne sa di più che un teorema. Comunque io le sentivo ingiuste, almeno per me, e forse maturare è rispettare l’ingiustizia delle proprie reazioni. Forse maturare è sostituire alla giustizia delle convenzioni l’ingiustizia della libertà. Anche se questa - me ne sto rendendo conto - potrebbe essere l’introduzione a un manuale del criminale. “
Giuseppe Pontiggia, Nati Due Volte, Mondadori, 2006¹¹ [1ª ed. 2000], pp. 67-68.
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Lorenzo Pontiggia | Cleveland Ballet | Photo by Kaela Ku
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Bisogna!
Il compito delle persone che hanno intelligenza è di esercitarla anche per conto degli altri.
G. Pontiggia, La grande sera [1989], Milano, Mondadori, 1996 [edizione revisionata dell'originale dall'autore nel 1995]
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ANTIDETTI
Chi si accontenta non gode.
Il dolce far tutto.
L'assente ha sempre ragione.
Le parole volano gli scritti anche.
L'occasione fa l'uomo onesto.
Non lasciare l'incerto per il certo.
Nuotare nella povertà.
Oggi a me, domani a me.
Giuseppe Pontiggia
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Pontiggia Giuseppe, a cura di Daniela Marcheschi, "Un libro che divorerei": pareri di lettura, Palingenie editore, Venezia, 2024
scheda dell’editore: Un libro che divorerei – Giuseppe Pontiggia Un Pontiggia inedito e ‘privato’, nella veste di impareggiabile consulente editoriale. Lettore appassionato, vorace e onnivoro, pertinace bibliomane, Giuseppe Pontiggia era come fatalmente predestinato a quell’invisibile ruolo di consulente editoriale che, per decenni, affiancò alla pubblica attività di scrittore. Ma anche il…
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ADELPHI: LE ORIGINI DI UNA CASA EDITRICE 1938-1994 (parte I)
Scrivere del volume di Anna Ferrando, “Adelphi” (Carrocci Editore) è facile, così come è altrettanto facile leggere il sostanzioso volume, ma naturalmente dipende molto da chi legge e da cosa ha rappresentato la casa editrice Adelphi nella sua vita. Se siete tra quelli che per motivi generazionali o esistenziali hanno scelto di riempirsi la casa di volumi Adelphi, potete tranquillamente continuare a leggere, se invece, al contrario, qualche volume Adelphi vi è capitato per caso tra le mani, allora questa lettura (del mio commento e del libro stesso), potrebbe essere noiosa e superflua. Adelphi nasce nel 1938, in un’Italia umiliata dalle leggi razziali e dalle persecuzioni antisemite, per merito delle menti vulcaniche di Alberto Zevi, Luciano Foà, Bobi Bazlen, Claudio Rugafiori che avevano un sogno del cuore, ovvero il proposito di far uscire l’editoria, o almeno una parte di essa, dall’eurocentrismo, dalla cultura filosofica per attingere alla scienza, alle religioni e alle tradizioni orientali, al buddhismo, all’islamismo, alla psicanalisi e, soprattutto alla grande cultura Mitteleuropea. Il taglio, fin dai difficili anni iniziali, era chiaramente antistoricista, a tutto vantaggio della ricerca del “libro unico” come si ostinava a chiamarlo Bobi Bazlen. È paradossale che il competitor ideale della nascente Adelphi fu subito Einaudi. La casa editrice torinese era infatti agli antipodi delle idealità che covavano nel cuore degli “adelphi”. Einaudi, in quegli anni, fu quasi completamente organica ad un progetto politico di cambiamento della società. Il paradosso, a mio modo di vedere, è che nei decenni successivi, a partire dal 1970 almeno, i lettori di Einaudi e quelli di Adelphi furono assolutamente sovrapponibili. Eppure “l’impolitico” era certamente uno dei fili conduttori di tutto il catalogo Adelphi (non è certo un caso che “Considerazioni di un impolitico” di Thomas Mann, entrò nel catalogo nel 1997). Ma Adelphi cominciò da Nietzsche (con l’opera omnia curata da Giorgio Colli), filosofo impolitico per antonomasia, nonostante l’uso e l’abuso che ne fece la destra del post sessantotto. Adelphi, come ebbe a scrivere un pezzo da novanta del suo catalogo, Elena Croce, figlia di Benedetto Croce, “contribuiva ad aprire gli ancora angusti orizzonti del panorama intellettuale italiano” che dal suo punto di vista era troppo impregnato di ideologia per poter scoprire dell’altro. E così, sulla scorta delle ricerca del “libro unico”, il catalogo di Adelphi, tra difficoltà economiche e battaglie ideali anche all’interno della redazione, è andato arricchendosi di fiori preziosi. E qui, tutti noi, quelli di cui sopra, possiamo sbirciare tra gli scaffali delle nostre biblioteche e scorgervi le copertine color pastello di Leonardo Sciascia, Guido Ceronetti, Karen Blixen, Ingebor Bachman, Fleur Jaeggy, Erik Satie, Douglas R. Hofstadtrer, Emanuele Severino, Hilary Putnam, Vladimir Nabokov, Giuseppe Pontiggia, Paul Velery, Elias Canetti, Joseph Roth, Alberto Arbasino, Thomas Bernhard, Arthur Schnitzler, Franz Werfel, Adolf Loos, Ludwig Wittgenstein, Katherine Mansfield, George Simenon, Massimo Cacciari, citati volutamente un po’ a caso, ma in modo che ognuno di noi possa aggiungerci i propri. (continua)
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