#Nati Due Volte
Explore tagged Tumblr posts
Text
“ Non ho mai capito perché nell’inconscio le ferite non si rimarginano. Quasi tutte le ferite si rimarginano, ma nell’inconscio sanguinano tutta la vita. Forse perché sono inconsce, cioè le conoscono tutti tranne l’interessato. Alfredo non si rendeva conto, almeno in apparenza, di odiare Paolo. Una volta gli avevo descritto, con pazienza, la condizione di suo fratello e l’avevo confrontata con la sua. «E allora?» mi aveva chiesto. «E allora devi aiutarlo.» «Perché, non lo faccio?» «No, tu fai il contrario.» Non dimenticherò mai il suo pianto, prima quèrulo, poi sempre più alto. Ero riuscito a interromperlo solo scuotendolo. «Ragiona!» gli avevo gridato sul viso. «L’ultima cosa che dovevi dirgli» mi aveva confortato la mia amica. «È solo l’amore che può lenire le ferite. Tu devi amarlo più di prima.» Io però lo amavo sempre meno. Era questo che mi preoccupava. Tutto si può comandare tranne ciò che si prova. Eppure gli altri non fanno che suggerirtelo. Costruiscono sistemi coerenti, postulano comportamenti matematici e traggono deduzioni inevitabili. Se ami devi reagire così. Ma io provo cose diverse. Franca se ne stupisce sempre meno, l’altra mi accusa. Quante volte ho finto di reagire come si aspettavano? Certo la mia era una finzione, ma siamo sicuri che il loro teorema fosse rigoroso? E che le reazioni che io simulavo fossero le uniche «giuste»? La vita ne sa di più che un teorema. Comunque io le sentivo ingiuste, almeno per me, e forse maturare è rispettare l’ingiustizia delle proprie reazioni. Forse maturare è sostituire alla giustizia delle convenzioni l’ingiustizia della libertà. Anche se questa - me ne sto rendendo conto - potrebbe essere l’introduzione a un manuale del criminale. “
Giuseppe Pontiggia, Nati Due Volte, Mondadori, 2006¹¹ [1ª ed. 2000], pp. 67-68.
#Giuseppe Pontiggia#Nati Due Volte#handicap#sentimenti#letteratura italiana contemporanea#leggere#letture#amore#intellettuali italiani contemporanei#malattia#normalità#vita#narrativa contemporanea#scrittori italiani#genitori#famiglia#romanzi italiani#bambini#crescere#salute#anormalità#dolore#risentimento#gelosia#fratelli#inconscio#odio#razionalità#amare#libertà
46 notes
·
View notes
Text
Discorso tenuto da Daniele Leppe davanti al papa nella Basilica San Giovanni in Laterano, in data 25 ottobre 2024.
Ringrazio Sua Santità e ringrazio il Vicariato di Roma per questa opportunità unica. Nel ringraziarLa Le rappresento una realtà invisibile, quella di una trincea dove anche Dio ha abbandonato tutti.
Credo di essere la persona meno adatta a raccontare il disagio che vivono le nostre periferie.
Nella vita di tutti i giorni faccio l’avvocato. Sono nato in un quartiere popolare di Roma, figlio di un impiegato e di una casalinga, una famiglia semplice che mi ha dato la possibilità, con molto sacrificio, di studiare. Per questo ho deciso di restituire ai quartieri dove sono nato e cresciuto un po’ della fortuna che ho avuto. Ho messo a disposizione la mia professionalità per aiutare le persone più semplici, gli ultimi quei dannati che non sanno di esserlo, gli abitanti dei quartieri popolari di questa città, troppo spesso dimenticati, che troppo spesso tornano ad essere cittadini come gli altri solo in occasione delle campagne elettorali.
Al di fuori della mia attività lavorativa, esercito il mio volontariato professionale in due quartieri difficili di Roma: Tor bella monaca e il Quarticciolo.
Il primo, nato nei primi anni ‘80, rappresenta l’ultimo intervento di edilizia pubblica fatto nella capitale, che doveva essere un quartiere modello e che, invece, è diventato il terzo carcere a cielo aperto della capitale: ci vivono ben 800 persone agli arresti domiciliari.
Il secondo, il Quarticciolo, anch’esso ultimo quartiere popolare edificato, ma questa volta durante il fascismo, negli anni 40, che è rimasto tale e quale a 80 anni fa.
A Tor bella monaca collaboro con l’associazione Tor Più Bella di Tiziana Ronzio; una donna che da sola combatte una lotta senza sconti, e per questo paga lo scotto dell’isolamento umano, contro gli spacciatori, che dispensano la vita e la morte in quel quartiere. Tiziana è riuscita, da sola, a liberare dal controllo della criminalità organizzata il suo palazzo, in via santa Rita da Cascia, con un effetto domino su tutto il comprensorio di case che costeggiano la via.
Ha lottato per i suoi figli e per le persone che vivono nel suo palazzo, e per questo paga un prezzo altissimo.
Vive sotto scorta ogni ora della sua giornata perché la sua vita è in pericolo. Non può uscire da sola nel quartiere. Riceve continue minacce da parte della criminalità organizzata mentre le Istituzioni non riescono ad andare al di là di una solidarietà formale.
Non sappiamo nemmeno quante persone abitino in quel quartiere.
Le statistiche parlano di 28000 persone, ma poiché molti degli immobili pubblici sono occupati, i dati non corrispondono alla situazione reale. Nel quartiere ci sono 14 piazze di spaccio. Gli spacciatori, il primo datore di lavoro del quartiere, pagano le vedette, i pusher; le famiglie che nascondono la droga nel proprio appartamento, corrompono l’anima dei giovani e privano le persone di un futuro dignitoso.
C’è una presenza altissima di ragazze madri con figli nati da relazioni diverse, con mariti ristretti in carcere. Di anziani disabili. Di povertà, educativa e alimentare. Accanto a un tessuto sociale straordinario colpisce, nell’anno giubilare, l’assenza delle Istituzioni, che intervengono nel quartiere solo come forza repressiva e per questo sono viste come nemiche, incapaci di comprendere il disagio e le difficoltà di chi vive nella povertà.
Sembra di assistere ad una sorta di tacito patto sociale in questa città.
Nei quartieri poveri della capitale viene lasciata vita facile alla criminalità organizzata più invadente, per consentire agli abitanti della Roma bene di vivere in tranquillità.
La mia attività, in realtà, non è tanto giuridica: il più delle volte mi occupo di collegare i fili immaginari fra i poveri diseredati e le Istituzioni, per risolvere problemi che altrove sarebbero semplici, ma che in condizioni di povertà diventano insormontabili.
Le condizioni di degrado umano, abiezione, povertà, sono indicibili.
Donne che vendono il proprio corpo per comprare la droga, genitori in mano ad usurai per pagare i debiti contratti dai figli, bambini che crescono con i nonni, famiglie distrutte dalla droga e dalla povertà.
Quattro mesi fa ho partecipato ad una messa tenutasi in ricordo di un bimbo morto nel quartiere a causa dei ritardi nei soccorsi provocati dalla rottura di un ascensore e di una ragazza morta investita lungo via di Torbellamonaca.
La messa si teneva di domenica mattina, dietro la famigerata R5, un complesso popolare situato in via dell’Archeologia attualmente in ristrutturazione. Per entrare nel complesso ho contato 4 ingressi. Ognuno di questi ingressi era presidiato da spacciatori che, come in una sorta di confine immaginario, segnano l’ingresso fra il dentro e il fuori. Questo accadeva in pieno giorno, senza alcun imbarazzo, a pochi chilometri da qui.
Quando iniziai a lavorare nel quartiere ho conosciuto una donna che viveva prigioniera degli spacciatori. Il figlio aveva contratto un debito con uno di essi. Non riuscendo a pagarlo, è fuggito. Alla madre hanno bruciato l’attività imprenditoriale per vendetta. Non sa dove è andato a vivere il figlio e non vuole saperlo. Lo fa per proteggerlo. Lo sente solo con telefoni usa e getta. Lei continua a vivere nello stesso quartiere dove è cresciuto il figlio e dove riceve le minacce dei criminali per il debito contratto del figlio. Sembra un altro mondo. Siamo a 10 km da San Giovanni. Non sembra di essere in un paese ricco, in una democrazia liberale.
Il Quarticciolo, invece, è l’esempio dell’abbandono pubblico - né più né meno come Tor bella monaca - e della capacità delle persone di reagire, costruendo una speranza concreta per i più poveri.
Li collaboro con un’associazione; Quarticciolo ribelle, composta da ragazzi e ragazze che, finita l’università, hanno deciso di andare a vivere in quel quartiere, cui si dedicano giorno e notte.
Anche il Quarticciolo è una nota piazza di spaccio di Roma.
Come tutti i quartieri di edilizia popolare, la povertà economica e sociale e l’abbandono del patrimonio pubblico da parte delle Istituzioni costituiscono l’humus ideale per la proliferazione della criminalità.
In quel quartiere gli spacciatori smerciano la loro roba seduti su comode sedie agli angoli delle strade, in particolare vendono crack, che trasforma i ragazzi che ne fanno uso, in zombie che girano come morti per il quartiere. È un quartiere dove la polizia di Roma capitale ha paura ad entrare e ha bisogno di un parcheggio privato per i propri poliziotti per evitare che le macchine siano vandalizzate, dove gli spacciatori minacciano gli operai delle ditte dell’Ater in occasione dei interventi per la manutenzione degli stabili, e tanto altro ancora.
I ragazzi di Quarticciolo Ribelle costruiscono, invece, giorno per giorno, un’alternativa possibile, con il loro esempio e con le loro attività.
Nel quartiere hanno realizzato una palestra popolare dove i bambini e le bambine sono seguiti, direi accuditi, e tenuti fuori da ambienti malsani.
I familiari i che non possono permetterselo, non pagano rette. Questi ragazzi, che come detto si sono soprannominati Quarticciolo Ribelle, hanno organizzato il doposcuola per i bambini.
Hanno creato, nel deserto, un ambulatorio sociale che interviene laddove lo Stato arretra.
Cercano di creare lavori, fornendo un’alternativa concreta, con un birrificio, una stamperia.
Come dicono loro, dove tutto chiude, noi apriamo.
Supportano le famiglie nei colloqui con i servizi sociali e nei colloqui scolastici.
Collaborano con l’università nell’immaginare un possibile alternativa.
Coprono buchi.
Danno ovviamente fastidio. Innanzitutto alla criminalità, che prospera laddove è maggiore il bisogno. Ma anche alle Istituzioni. Sono sentinelle attive che denunciano, senza sconti, le loro mancanze, le loro lacune.
Raccontano di come i prezzi delle case, sempre più insostenibili, allontano i poveri dalla loro città, trasformata in una Disneyland per ricchi e turisti.
Collaboro con associazioni scomode con problematiche insostenibili.
Perché la povertà e l’abbandono sono scomode.
È più facile costruire una cancellata, un recinto, un ghetto, per occultare la realtà che dare risposte concrete ai bisogni dei poveri.
Con tristezza infinita sono costretto a constatare che gran parte degli interventi pubblici delle Istituzioni per onorare il giubileo, nato anche per la promozione della dignità di ogni persona e per il rispetto del creato, non siano stati investiti e utilizzati per dare dignità agli abitanti più sfortunati della nostra città ma per rendere più comodi, belli e sicuri i quartieri bene della Città Santa che santa non può essere se non apre gli occhi sulle povertà diffuse che la popolano.
#roma
#giubileo
#periferie
#realtà_vs_belleparole
49 notes
·
View notes
Text
referendumcittadinanza.it
immaginate essere bambini nati in italia da genitori stranieri. a sei anni ti ritrovi a tradurre a tua madre cose burocratiche, l'infanzia la passi a fare la fila per i rinnovi dei permessi di soggiorno. arrivi a 18 anni e inizi l'iter per la cittadinanza. ogni anno rinnovi la richiesta pagando spese folli. poi ti chiedono una carta per cui mio padre ha fatto avanti e indietro dal marocco per due volte. vai a chiedere come procede e chi se ne occupa ti guarda dalla testa ai piedi, crede di farti un favore, insinua ironicamente che dovevano pensarci i tuoi genitori a ottenere la cittadinanza per primi. "eh ma se lei non fosse tornato per un periodo in marocco lasciando qui la famiglia" "eh ma se lei avesse lavorato continuamente" "eh ma se il suo reddito fosse stato più alto" . prendono i tuoi genitori per buoni a nulla con cui usare forme semplificate di italiano e te una fallita che non ha niente a che vedere con lo stato nel quale sei nata e a cui stai chiedendo un diritto basilare e che ti spetta. richiesta fatta a 18 anni, cittadinanza ottenuta a quasi 23. (tanto si ottiene in 24 mesi, dicono). nel frattempo mi sono laureata e, lavorando d'estate, mi ero messa da parte i soldi per l'erasmus sperando di arrivare in tempo a farlo. (non l'ho mai fatto).
questa è la vita degli italiani di seconda generazione. quindi please:
referendumcittadinanza.it
3 notes
·
View notes
Text
STOP WAR
Le guerre hanno sempre lasciato dietro di loro milioni di amori mai finiti, mai consumati, a volte nemmeno iniziati. Ma ci pensate? Figli mai nati, baci mai dati. La luna e le stelle private degli applausi a due corpi che fanno l'amore sotto quel loro chiarore. Quanto orrore!
@ilpianistasultetto
72 notes
·
View notes
Text
Se riesci a diventare di nuovo un bambino, hai raggiunto tutto. Se non riesci a diventare di nuovo un bambino, ti è sfuggito tutto. Un saggio è un bambino nato due volte. I bambini nati una volta sola non sono realmente bambini, perché dovranno crescere. La seconda nascita è la vera nascita, poiché quando qualcuno nasce per la seconda volta dà vita a se stesso: è una trasformazione, è diventato di nuovo un bambino. Non si preoccupa delle ragioni e dei perché, semplicemente vive. Qualsiasi cosa il momento offra, si muove con esso; non ha programmi, non ha proiezioni. Vive senza pretendere nulla, e questo è l’unico modo di vivere; altrimenti, dai l’impressione di essere vivo, ma in realtà non lo sei. Osho art by Giulia Valente ********************** If you can become a child again, you have achieved everything. If you can't become a child again, you've missed everything. A sage is a twice-born child. Children born only once are not really children, because they will have to grow up. The second birth is the true birth, because when someone is born for the second time he gives life to himself: it is a transformation, he has become a child again. He doesn't care about the reasons and whys, he just lives. Whatever the moment offers, moves with it; it has no plans, it has no projections. He lives without expecting anything, and this is the only way to live; otherwise, you give the impression of being alive, but in reality you are not. Osho art by Giulia Valente
6 notes
·
View notes
Text
The Lady Orlando
Orlando è così bello che a volte mi chiedo come sia possibile che esista una cosa del genere a questo mondo. Come è possibile che davvero una persona abbia dentro la testa e nel cuore così tanta bellezza, io non lo so. Mi fa essere felice perché riesco a vederla, la bellezza, è per me, e sono anche inspiegabilmente triste al pensiero che il resto del mondo non stia leggendo Orlando, in questo preciso istante. Per me Mrs Dalloway era stato memorabile. ricordo di averlo letto in metro, nei pomeriggi di ritorno dall'Università, e intanto ascoltavo Antony and the Johnsons. è stata l'unica volta che in vita mia sono riuscita a leggere qualcosa ascoltando della musica. E questo perché Virginia Woolf e quella musica si conoscono, parlano la stessa identica lingua. Quella musica è così trasparente, così profonda che mi fa pensare spesso alla morte. E così anche Virginia Woolf. Ci sono tantissimi pensieri dentro Mrs Dalloway che vanno lì senza cercare scuse, senza mezzi termini. È bellissimo. Bellissimo ma vertiginoso. E Orlando lo scrive subito dopo Mrs Dalloway: questo mi ha fatto pensare, quando l'ho scoperto, che tra i libri di uno stesso autore esiste una relazione di parentela che è inversa rispetto a quella che c'è tra i figli di una stessa madre: i primi nati non sono i più grandi; i figli maggiori sono gli ultimi partoriti dalla mente dello scrittore. per capirci, Orlando è il fratello più grande di Mrs Dalloway, e questa è una garanzia di buona condotta nel ragazzo, lui è presumibilmente maturo, assennato, serio almeno quanto la sorella, probabilmente lo è anche di più. E invece, quando lo conosci bene, vedi subito che Orlando è sbarazzino come un fratello minore. Con lui Virginia Woolf si è voluta concedere una "writer's holiday": e si sente tutto, perché lei se la concede gloriosamente. Questa è una vacanza in un hotel di cinque stelle, e l'hotel si chiama Knole. In vacanza, si sa, uno ci va spensierato e leggero, ma Virginia Woolf non lascia niente al caso, tutto è preparato e organizzato nel minimo dettaglio, prima ancora che per se stessa, per la sua compagna di viaggio, Vita. Perché in fondo questa non è solo una vacanza da scrittore, no: è una lettera d'amore. La più lunga lettera d'amore della letteratura. Ogni parola in questo libro è una parola d'amore. E di un amore invidiabile, almeno io lo invidio: perché è fatto proprio di letteratura, costruito con pezzi di quella, raccolti con cura da ogni epoca passata. E a leggere bene, è un amore fatto di poesia, ecco in realtà perché lo invidio. Poesia, proprio come nell'incipit di quella lettera bellissima in cui Virginia annuncia a Vita la sua intenzione di scrivere questo romanzo. Una poesia travestita da lettera, ché a guardar bene quelli a me sembrano proprio pentametri
Never do i leave you without thinking/
it's for the last time. and the Truth Is,/
we gain as much as we lose by this./
E Orlando è una poesia che trasuda arguzia da ogni poro, ed è travestita da narrativa che è travestita da biografia. Ogni idea dentro questo libro è una trappola, fin troppo intelligente, per far capitolare Vita: è un incallito tentativo di compiacerla, di sedurla con le parole, un corteggiamento letterario, un glorioso e velleitario occhiolino: vuole farla ridere, vuole farla innamorare. Difatti per tutto il tempo si ha la netta sensazione di essercisi seduti per sbaglio ad un tavolino che era prenotato per due. E quelle due del tavolino si guardano negli occhi e, appunto, ridono: tu se vuoi puoi pure sederti, tanto loro non ti sentono proprio.
Virginia Woolf inizia a scrivere la sua biografia proprio quando Vita Sackville-West sembra più incostante, le volta le spalle, passeggia con altre donne. Allora deve riprendersela, allora l'invenzione deve essere altissima, deve farla cadere ai suoi piedi, deve lasciarla senza parole con le uniche armi che ha, lei che non sa neanche riconoscere il davanti di un abito dal dietro: allora le regala il tempo, e le regala l'ironia. Le regala un corpo da uomo, e un paio di calze nere perché possa sfoggiarci dentro le sue gambe perfette, le più belle gambe su cui un nobiluomo si sia mai messo in piedi; le regala una vecchia regina Elisabetta, infatuata di lui; le regala una risalita del Tamigi di fronte alla nuovissima Londra di Wren; le regala le coffee houses appena fondate, e le regala i poeti. I poeti sono il suo più grande asso nella manica: sono le sue parole d'amore più irresistibili, e Virginia Woolf lo sa perfettamente. Perché è impossibile che Vita non si sciolga al pensiero di aver cenato con Pope, pranzato con Addison, e preso il tè con Swift. Meglio ancora: i poeti glieli porta dentro casa, e lì dentro Vita può finalmente ridere anche di loro, fino quasi a vergognarsene, può vederli in tutti i loro miseri difetti e in tutti i loro piccoli limiti. Può vederli umani insomma, può vederli davvero. E allo stesso tempo, mentre è così impegnata a disegnare Vita, a dirle quanto è bella, a dimostrarle quanto a fondo la conosce, quanto può riuscire a compiacerla, Virginia Woolf si sta spogliando davanti alla signora Orlando, si sta arrendendo a lei, senza pudore. Il suo amore per il 700 inglese è una confessione spudorata. È seducente persino sentirla descrivere il passaggio di secolo, l'umidità che si arrampica su per le pareti delle case insieme alle rampicanti di edera, le barbe che crescono, i tappeti che avanzano, che conquistano ancora una stanza: i matrimoni che si stringono al freddo del nuovo secolo e la conseguente, inevitabile nascita dell'impero britannico. È un libro intimo: è una conversazione a un tavolo per due.
Verso la fine di questa vacanza nel tempo, sento distintamente che Virginia Woolf comincia a prepararsi per il rientro a casa. Gli ultimi capitoli del libro sono più impegnativi, sembra quasi di sentirla ogni tanto tirare un colpetto di tosse, a far uscire la sua voce di sempre, quella della signora Dalloway, la sorella minore ma più assennata. Con quella stessa voce raccoglie finalmente tutti i fili seminati per la sua biografia fittizia e, senza curarsi di te che stai lì al tavolino, li mette in mano alla sua interlocutrice, la vera questione di questa lettera d'amore: cara Vita, ha forse senso questo mio rincorrere la tua bellezza nei secoli? esiste davvero la poesia? ha qualcosa a che vedere poi con la vita? e dimmi, Dryden può mai essere una parola d'amore? Avvicinati ancora una volta, ascolta: Dryden.
La questione era già perfettamente formulata nella meravigliosa lettera che annunciava il concepimento di Orlando: alla vigilia della scrittura, quando ancora il libro è quasi solo un'idea. Questo è un momento mitico, come quando per la prima volta si incontrano gli sguardi di due amanti della leggenda. Sto per scrivere Orlando perché non voglio più lasciarti: never do I leave you without thinking, It is for the last time. Prima ancora che Orlando abbia iniziato la sua gestazione, molto prima che abbia aperto gli occhi sul mondo, la domanda c'è già, rotonda, sbigottita: come faccio a restare con te? come faccio a tenerti per sempre? come faccio a evitare che questa sia la mia ultima lettera? come può la poesia vincere la vita, o meglio, vincere la morte?
La risposta io credo sia in quella cassaforte dove, allo scoppiare della guerra, Vita aveva nascosto i suoi smeraldi insieme al piu inestimabile dei tesori in suo possesso: il manoscritto di Orlando, che Virginia Woolf le aveva fatto recapitare a casa un giorno prima della pubblicazione del libro per il resto del mondo. Loro due sono ancora sedute a quel tavolo, e lo saranno nei secoli, a ripetersi tre semplici parole d'amore:
Addison, Dryden, Pope.
E a guardare bene, Vita Sackville-West ride e piange allo stesso tempo:
Never do i leave you without thinking, it's for the last time.
#virginia woolf#vita sackville west#orlando#literature#poetry#poesia#illustration#watercolor#watercolour art
9 notes
·
View notes
Quote
Psyco (1960) Alfred Hitchcock Il mago di Oz (1939) Victor Fleming Il padrino (1972) Francis Ford Coppola Quarto potere (1941) Orson Welles Pulp Fiction (1994) Quentin Tarantino I sette samurai (1954) Akira Kurosawa 2001: Odissea nello spazio (1968) Stanley Kubrick La vita è meravigliosa (1946) Frank Capra Eva contro Eva (1951) Joseph L. Mankiewicz Salvate il soldato Ryan (1998) Steven Spielberg Cantando sotto la pioggia (1952) Stanley Donen e Gene Kelly Quei bravi ragazzi (1990) Martin Scorsese La regola del gioco (1939) Jean Renoir Fa' la cosa giusta (1989) Spike Lee Aurora (1927) Friedrich Wilhelm Murnau Casablanca (1942) Michael Curtiz Nashville (1975) Robert Altman Persona (1966) Ingmar Bergman Il padrino - Parte II (1974) Francis Ford Coppola Velluto Blu (1986) David Lynch Via col vento (1939) Victor Fleming Chinatown (1974) Roman Polanski L'appartamento (1960) Billy Wilder Tokyo Story (1953) Yasujirō Ozu Susanna! (1938) Howard Hawks I 400 colpi (1959) François Truffaut Gangster Story (1967) Arthur Penn Luci della città (1931) Charlie Chaplin La fiamma del peccato (1944) Billy Wilder L'impero colpisce ancora (1980) Irvin Kershner Quinto potere (1976) Sidney Lumet La donna che visse due volte (1958) Alfred Hitchcock 8 1/2 (1963) Federico Fellini Ombre rosse (1939) John Ford Il silenzio degli innocenti (1991) Jonathan Demme Fronte del porto (1954) Elia Kazan Io e Annie (1977) Woody Allen Lawrence d'Arabia (1962) David Lean A qualcuno piace caldo (1959) Billy Wilder Fargo (1996) Joel e Ethan Coen Il mucchio selvaggio (1969) Sam Peckinpah Moonlight (2016) Barry Jenkins Shoah (1985) Claude Lanzmann L’avventura (1960) Michelangelo Antonioni Titanic (1997) James Cameron Notorious - L'amante perduta (1946) Alfred Hitchcock Mean Streets (1973) Martin Scorsese Lezioni di Piano (1993) Jane Campion Non aprite quella porta (1974) Tobe Hooper Fino all'ultimo respiro (1960) Jean-Luc Godard Apocalypse Now (1979) Francis Ford Coppola Come vinsi la guerra (1926) Buster Keaton In the Mood for Love (2000) Wong Kar-wai Interceptor - Il guerriero della strada (1981) George Miller Il lamento sul sentiero (1955) Satyajit Ray Rosemary's Baby (1968) Roman Polanski I segreti di Brokeback Mountain (2005) Ang Lee E.T. - L'extraterrestre (1982) Steven Spielberg Senza tetto né legge (1985) Agnès Varda Moulin Rouge! (2001) Buz Luhrmann La passione di Giovanna D'Arco (1928) Carl Theodor Dreyer La vita è un sogno (1993) Richard Linklater Bambi (1942) David Hand Carrie - Lo sguardo di Satana (1976) Brian De Palma Un condannato a morte è fuggito (1956) Robert Bresson Parigi brucia (1990) Jennie Livingston Ladri di biciclette (1948) Vittorio De Sica King Kong (1933) Merian C. Cooper e Ernest B. Schoedsack Beau Travail (1999) Claire Denis 12 anni schiavo (2013) Steve McQueen Il matrimonio del mio migliore amico (1997) P. J. Hogan Le onde del destino (1996) Lars von Trier Intolerance (1916) D.W. Griffith Il mio vicino Totoro (1988) Hayao Miyazaki Boogie Nights (1997) Paul Thomas Anderson The Tree of Life (2011) Terrence Malick Agente 007 - Missione Goldfinger (1964) Guy Hamilton Jeanne Dielman (1975) Chantal Akerman Sognando Broadway (1966) Christopher Guest Pixote - La legge del più debole (1981) Héctor Babenco Il cavaliere oscuro (2008) Christopher Nolan Parasite (2019) Bong Joon-ho Kramer contro Kramer (1979) Robert Benton Il labirinto del fauno (2006) Guillermo del Toro Assassini nati - Natural Born Killers (1994) Oliver Stone Close Up (1990) Abbas Kiarostami Tutti insieme appassionatamente (1965) Robert Wise Malcolm X (1992) Spike Lee Bella di giorno (1967) Luis Buñuel The Shining (1980) Stanley Kubrick Scene da un matrimonio (1974) Ingmar Bergman Pink Flamingos (1972) John Waters Frank Costello faccia d'angelo (1967) Jean-Pierre Melville Le amiche della sposa (2011) Paul Feig Toy Story (1995) John Lasseter Tutti per uno (1964) Richard Lester Alien (1979) Ridley Scott Donne sull'orlo di una crisi di nervi (1988) Pedro Almodóvar La parola ai giurati (1957) Sidney Lumet Il laureato (1967) Mike Nichols
Dall’articolo "I 100 migliori film della Storia del Cinema secondo Variety: 1° Psyco, 5° Pulp Fiction, 33° 8 1/2, 45° Titanic" di Antonio Bracco
21 notes
·
View notes
Text
Quando iniziava a fare un po' più caldo, a volte facevamo "filone" a scuola. Tutti insieme, ci portavamo pure la Catapano che voleva sempre entrare.Ma siccome in città non si poteva camminare, si poteva incontrare uno zio, un amico di papà, sai che figura? Allora ci andavamo a nascondere giù al Lungomare. Non c'erano ancora le scale, si doveva scavalcare, e ci andavamo a mettere il più possibile vicino alla banchina dove vedevamo il porto mercantile e la rotonda, il faro di san Vito e a volte pure san Paolo, san Pietro e le montagne della Calabria, dall'altra parte del mondo.
Era bello perché c'era questo vecchio attracco di cemento, mezzo sprofondato e spaccato dal tempo. Alcuni prendevano la rincorsa e saltavano fino in punta e poi chiamavano "un, due, tre, stella!" e si faceva a chi arrivava prima senza bagnarsi. Qualcuno cadeva sempre nell'acqua e ridevamo. E intanto il mare ci brillava intorno, alcune navi militari sullo sfondo. Un giorno, lì seduti sulla punta dell'attracco, rimanemmo in silenzio per qualche minuto. Guardavamo il riflesso del sole sulle onde salate, immaginavamo il ritmo delle correnti e quasi si potevano sentire viaggiare sulla superficie dell'acqua i sussurri delle città portuali di mari lontani. Era intensissimo sentirsi così presi da quel potere salmastro, percepirne la storia e la forza ed il mistero, che quasi ci dissociavamo e davvero nessuno parlò per un bel pezzo. Poi all'improvviso vedemmo tutti una luce strana, come un abbaglio. Scomparve praticamente subito, ma credo che in quel momento pensammo tutti la stessa cosa :"Stella Maris!" Lo sapevamo che era lei che ci salutava: la Madonnina che protegge i naviganti, i pescatori e tutti i bambini nati vicino al mare, ed anche noi Tarantini, per sempre cullati dal suo canto e guidati dalla luce di mille fari. Fu un momento mistico. Poi Basile fece un rutto e tutti ridemmo forte e sguaiatamente. E mi ricordo solo questo.
#mare #stellamaris #ricordi #scuola #religione #sud #margrande #lungomareN.d.A. : ogni riferimento a persone esistenti, luoghi o fatti accaduti è puramente casuale.
7 notes
·
View notes
Text
Nel momento in cui entri nell’amore, entri in una persona diversa e, quando verrai fuori, non sarai più in grado di riconoscere il tuo vecchio volto: non ti apparterrà più, sarà accaduta una discontinuità. Ora c’è una frattura: l’uomo vecchio è morto e l’uomo nuovo è arrivato. Per rinascita s’intende questo: essere nati due volte.
(Osho)
6 notes
·
View notes
Text
1 giu 2022, 16:37
dopo aver vagato per un’ora in auto mi sono ritrovata seduta in macchina in un parcheggio davanti un parco. di solito li vanno ad allenarsi, io ci vado ogni tanto per stare da sola. non che mi piaccia particolarmente li, ma cercavo disperatamente un po’ d’ombra, fa troppo caldo oggi. sarà che questo posticino è sotto casa di un mio amico, magari lo sento un po’ familiare. ero lì in silenzio, abbandonata sul sedile scomodo, tentando di sistemare la benda sul polso in modo da non farla cadere per l’ennesima volta, tra una parolaccia e l’altra. ad un certo punto ho visto arrivare un ragazzo, era cicciottello, con la barba ed era pieno di tatuaggi. era solo, a due posti da me. aveva lo sguardo un po’ perso, sembrava estremamente triste. mi è sembrato cosi simile a me. non so perché, ma c’è stato un momento in cui, solo per un attimo, non mi sono sentita più sola. come se, per un secondo, tutto fosse svanito nell’aria. è buffo a volte come uno sconosciuto qualsiasi possa farci sentire meglio di quanto riesca a fare una persona a noi vicina, anche senza far nulla. è forse questo allora che ci fa pensare che siamo tutti uguali, nati sotto la stessa stella? che non importa tanto conoscersi, a volte basta poco per far non far sentire una persona diversa, sola, al mondo. superate le nostre resistenze, siamo fatti tutti della stessa intima e indefinita sostanza. non avevo la minima idea di chi fosse quel ragazzo e per essere chiari, non spero che qualcun altro stia provando quello che provo io però, egoisticamente, un po’ ci fantastico perché ho un disperato bisogno di non sentirmi sola in questo momento. ovviamente non gli ho parlato, non avevo voglia di aprire bocca. sono rimasta lì immobile, a chiedermi che cosa potrei mai farmene di tutta questa tristezza.
7 notes
·
View notes
Text
Di morti e menefreghismo - e buon anno
Non farò nomi, tanto li conoscete tutti e non è mia intenzione offendere nessuno (quindi spero che non tutti capiate tutti i riferimenti), ma è notizia recentissima che questo 2022 ci lascia con un'ultima morte celebre, che chiameremo PB, e quindi mi sono deciso a sfogarmi, perché se c'è una cosa a cui serve Tumblr è sfogarsi, dicendo cose che mi faranno perdere il 50% dei follower e disapprovare da chi rimarrà.
Ecco, cominciamo col dire che alcune morti non mi toccano. Molta gente è contenta, altre persone sono disperate, io sono tra quelli indifferenti. Ad esempio, della morte di PB avvenuta oggi non mi frega nulla, davvero, non ho alcun sentimento a riguardo.
Ovviamente ci sono morti che mi toccano di più, al di là di quelle personali (ciao nonna) e parlando solo di quelle che mi ricordo a memoria possiamo citare PA, che ci ha lasciati qualche mese fa e a cui io ero particolarmente affezionato, perché mi ha accompagnato per tutta la vita (spesso proprio insieme a nonna); a lui devo moltissimo di come sono oggi.
Poi c'è M, che è morto qualche settimana fa ed è stato incensato da tutti "oh quanto mi dispiace, oh quanto era bravo". Ecco, io M non l'ho mai potuto sopportare. Non sono stato contento della sua morte, ma sentirne parlare bene in giro mi ha dato un enorme fastidio. E se capirete chi è M - non è difficile - insultatemi pure, se vi va. Mi fa anche un'enorme rabbia il fatto che ogni volta che si parla di M si debba anche far riferimento a GV, che al momento è vivo, anche se in cura per un cancro.
Poi è morto P, proprio pochi giorni fa, e subito è partito - di nuovo, cribbio - il confronto con un altro personaggio dello stesso ambito, un altro M. Ecco, io questo secondo M lo detestavo ancor più del primo M, e tutte le volte che me lo incensano mi sale la rabbia. A mio parere, non c'è paragone con P, in nessun caso. Ovviamente M è stato nominato moltissimo anche alla luce degli ultimi eventi sportivi, di nuovo paragonandolo ad altri. Altri che non hanno nulla da invidiare a lui ma che, purtroppo, pagheranno il peso di essere semplicemente nati qualche anno dopo.
Un'altra persona di cui non mi interessava molto era EW. Non sono infastidito dal suo ricordo come per i due M, semplicemente ho accettato la sua dipartita abbastanza in fretta.
Un'attrice che pensavo fosse immortale invece è AL, e lei mi mancherà, probabilmente.
Bene, questo è tutto.
Buon 2023 a tutti.
9 notes
·
View notes
Text
Nella mia memoria interna erano impressi i tuoi occhi e le tue mani mi scaldavano sulle cosce. Potremmo anche non parlarci, quello lo sappiamo fare benissimo anche in silenzio da seduti, da sdraiati sul cofano delle auto a guardare il cielo stellato di una notte di mezzo agosto dove porterà via con se tutte le cose belle che abbiamo provato a costruire. Siamo come quelle formiche bastarde che provano a fuggire tra la folla, ma sai distinguirti tra altre cento ammassate nello stesso luogo, annuisco il tuo odore un pò come i gatti che hanno il sistema olfattivo sette volte superiore al nostro. Mi impregnavo nei tuoi abbracci solo per farmi restare un pò di te addosso. Ma farsi del male prima o poi a noi che importa? Ti riconosco tra centomila anime sorridenti, perché sei l’unico che ha tra le mani una birra e il volto spento di emozioni, solo pensieri. Io non ne faccio parte, ma tieni a precisarmi quanto fosse difficile entrare in un pensiero. Allora io chiamo il dottore dopo aver ingerito del cibo avariato, per farmi ritornare l’euforia e così ho deciso di nuotare nel fango o tra le tue dita. Poi non ti trovo più in nessuna parte, nemmeno in quei posti lì capendo a quanto problematico fosse, pensando solo ad un periodo ed invece mi sbagliavo. Le uniche parole che hai saputo scrivermi sono state “ DELUSO” - “ PRESO IN GIRO” Ma su cosa precisamente? Va bene lascio correre anche questa volta, ma poi basta dare giustificazione a tutto, non serve essere perfetti per piacere a qualcuno, non bisogna nemmeno darsi troppo perché vedi poi come va? Sbagli sempre tu e non sai nemmeno come. La cosa che più mi dispiace è quella che forse ho dato troppa importanza, dandomi mille aspettative che solo ora apprendo non essere così, speravo in una bella crescita dove due persone normali si confrontano o anche confondono tra le chiacchiere e le birre di qualche pub provinciale. Finisce tutto, vanno via tutti e resti solo tu a capire a chi dare priorità da ora in poi.. a chi vuoi dare possibilità di sfiorarti la mente se mai ce ne sarà occasione, sei tu a decidere cosa è giusto o sbagliato da ora in avanti. Sei solo tu che puoi capire come si fa a non darti per scontato, a non dare tutta la fiducia. Ricordati che i fiori più belli sono quelli rari, quelli nati sulle colline Francesi, in quei posti spirituali mistici che nascono nelle rocce di montagna, che può crollare tutto intorno, ma tu resisti, sempre.
#tumblr#made with tumblr#tumblrpost#tumblrblog#frasedelgiorno#blog post#tumblrboy#tumblerboy#tumblog#frase vita#amore#scritture brevi#blog#pensieri tumblr
0 notes
Text
*L'AUTOEROTISMO NELLA ROMA ANTICA*
Quando non vi erano partner a disposizione, entrambi i sessi praticavano l’autoerotismo.
Le donne si dilettavano utilizzando dei falli artificiali rivestiti in cuoio, a volte agganciati a lacci anch’essi di cuoio e stretti in vita, per simulare una penetrazione maschile; il lubrificante usato era molto probabilmente l’olio di oliva.
La testimonianza di questo strumento è attestata dall’opera del poeta greco Eroda, dove dalla conversazione tra due amiche si intuisce che l’oggetto in discussione era un fallo in cuoio, opera del calzolaio Cerdona.
Un’altra fonte attestante l’esistenza di questi oggetti è la coppa di Epiktetos, nella quale una donna stringe soddisfatta nelle sue mani ben due falli artificiali.
Per gli uomini lo strumento era quello usato anche oggi, la mano; l’unica differenza era il fatto che il piacevole aiuto veniva fornito dalla sinistra e non dalla abituale destra, almeno così ci dice Marziale:
«Pontico, perché tu non chiavi mai e tieni per amante la sinistra e questa mano amica fai servire agli uffici di Venere...»;
e aggiunge con mordacia una non tanto velata condanna:
«A Orazio bastò una sola chiavata per generare tre ardimentosi Orazi, una a Marte per fare due gemelli. Tutto sarebbe perduto se entrambi fossero stati dei masturbatori delegando alle mani la ricerca dei godimenti immondi. La natura medesima ti dice, credi: “Questo che sperdi tra le dita è un uomo, Pontico”».
L’uso della mano sinistra come protagonista assoluta dell’autoerotismo maschile è confermato anche da una scritta pompeiana.
Per degli uomini nati per dominare il mondo, le dimensioni della propria virilità erano importanti.
I possessori di un membro dalla misura extra large suscitavano una notevole ammirazione, e Priapo, divinità legata alla fecondità maschile, non esitava nel ricordare loro, minaccioso e fiero, l’importanza di detenerne uno forte e vigoroso.
Tratto dal libro: Passioni e divertimenti nella Roma Antica
Fonti storiche:
Eroda, Mimiambi, VI, La conversazione intima.
Marziale, Epigrammi, VIII, 41.
CIL, IV, 2066.
Da Passioni e divertimenti della Roma antica. (Dott. Silvana Ceccucci)
1 note
·
View note
Text
grazie alla francia coloniale oggi non è solo il primo dell'anno ma è anche il compleanno di tipo metà popolazione marocchina over 70. All'epoca dell'occupazione, i funzionari francesi facevano aspettare mesi e mesi per registrare i bambini nati. Spesso i genitori si dimenticavano la data di nascita oppure, nella miseria, non l'avevano mai saputa. E quindi quando riuscivano a registrare i bambini - mesi, a volte pure anni dopo - fissavano come data simbolica il primo gennaio. In realtà credo che fosse comune pure in Italia nelle zone molto povere fino al secolo scorso.
Insomma oggi fanno il compleanno due miei zii auguri sjhgfadksjha
3 notes
·
View notes
Text
IL VASO INCRINATO C’era una volta, in una regione della Cina, un portatore d’acqua che si guadagnava da vivere trasportando il prezioso elemento dalla lontana sorgente al villaggio. Due volte al giorno portava il suo carico in due grandi vasi appesi alle estremità di un’asta di legno poggiata trasversalmente sulle sue spalle. Il vaso che gli pendeva sulla sinistra era intatto e arrivava sempre pieno al villaggio, mentre quello di destra aveva una piccola incrinatura e perdeva un po’ di acqua. Purtroppo l’uomo non aveva di che comperarsi un vaso nuovo, così la faccenda andò avanti per anni. Un giorno, però, il vaso incrinato prese la parola e disse al portatore: «Sono davvero mortificato, credimi. Perdo l’acqua che dovrei conservare. Ti chiedo perdono. Mi vergogno della mia imperfezione». Il portatore guardò il recipiente, lo accarezzò amabilmente e gli rispose: «Al nostro prossimo viaggio, lungo il tragitto, guarda dalla tua parte della strada». «E cosa vedrò…», chiese il vaso. «Vedrai che meravigliosa scia di fiori sono nati lungo la via, grazie all’acqua che non sei riuscito a trattenere a causa della tua imperfezione».
|| da un’antica leggenda cinese
0 notes
Text
Se riesci a diventare di nuovo un bambino, hai raggiunto tutto. Se non riesci a diventare di nuovo un bambino, ti è sfuggito tutto. Un saggio è un bambino nato due volte. I bambini nati una volta sola non sono realmente bambini, perché dovranno crescere.
La seconda nascita è la vera nascita, poiché quando qualcuno nasce per la seconda volta dà vita a se stesso: è una trasformazione, è diventato di nuovo un bambino. Non si preoccupa delle ragioni e dei perché, semplicemente vive. Qualsiasi cosa il momento offra, si muove con esso; non ha programmi, non ha proiezioni. Vive senza pretendere nulla, e questo è l’unico modo di vivere; altrimenti, dai l’impressione di essere vivo, ma in realtà non lo sei.
Per un bambino non c’è niente di buono, e niente di cattivo, non esiste nessun Dio e nessun diavolo, un bambino accetta ogni cosa. Per questo puoi dire che Dio è l’inverno e l’estate, la pace e la guerra, il bene e il male, contemporaneamente. Per il saggio, ogni legge morale di nuovo svanisce, e ogni distinzione si dissolve; ogni cosa è santa, ogni luogo sacro. Osho art by Pajaritito ****************************** If you can become a child again, you have achieved everything. If you can't become a child again, you've missed everything. A sage is a twice-born child. Children born only once are not really children, because they will have to grow up.
The second birth is the true birth, because when someone is born for the second time he gives life to himself: it is a transformation, he has become a child again. He doesn't care about the reasons and whys, he just lives. Whatever the moment offers, moves with it; it has no plans, it has no projections. He lives without expecting anything, and this is the only way to live; otherwise, you give the impression of being alive, but in reality you are not.
For a child there is nothing good, and nothing bad, there is no God and no devil, a child accepts everything. This is why you can say that God is winter and summer, peace and war, good and evil, at the same time. For the wise man, every moral law vanishes again, and every distinction dissolves; everything is holy, every place sacred. Osho art by Pajaritito
6 notes
·
View notes