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maeba-zart · 9 days ago
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retegenova · 4 years ago
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GIOVEDÌ 1° LUGLIO AL GALATA MUSEO DEL MARE INAUGURA LA MOSTRA “GIANNI CARREA E ENRICO MERLI – DIPINTI”
GIOVEDÌ 1° LUGLIO AL GALATA MUSEO DEL MARE INAUGURA LA MOSTRA “GIANNI CARREA E ENRICO MERLI – DIPINTI”
GIOVEDÌ 1° LUGLIO AL GALATA MUSEO DEL MARE INAUGURA LA MOSTRA “GIANNI CARREA E ENRICO MERLI – DIPINTI” Allestita nella Galleria delle Esposizioni e curata da Stefano Bigazzi, la mostra è composta da cinquanta pitture dei due artisti figurativi liguri ed è aperta al pubblico dal 2 al 18 luglio. Ingresso all’inaugurazione gratuito Genova – Una mostra di due pittori figurativi liguri, tra i colori…
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freedomtripitaly · 5 years ago
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Il fascino della Liguria è unico. Da un lato questa regione si affaccia su di un mare splendente e dall’altro è circondata da monti. Sono stati gli abitanti della regione i primi a sfruttarne la particolare conformazione fisica, creando dei terrazzamenti, da usare per le coltivazioni, dove la natura sembrava aver lasciato poco spazio all’uomo. Sono questi i luoghi offerti per gli itinerari in Liguria che attirano ogni anno un grandissimo numero di turisti, sia italiani che stranieri. La Liguria però non è solo Genova, ma anche Cinque Terre, borghi e percorsi perfetti per il trekking. Scopriamo insieme 10 tra i più interessanti itinerari offerti da questa regione. 1. Alla scoperta della Liguria: Ponente Tra le cose da vedere nel Ponente della Liguria c’è il paesino di Latte. Si trova proprio sul confine con la Francia, vicinissimo a Ventimiglia e è apprezzato per le sue spiagge sabbiose, strette e lunghe, caratteristiche di tutta la regione. Andando ancora più verso ponente c’è Bordighera, ricca di storia e di bellezze naturali. Qui infatti si gode del fascino delle montagne che degradano a picco sul mare, passeggiando per una cittadina ricca di chiese e musei… e di fiori e case colorate! Nell’entroterra ligure da visitare a tutti i costi c’è Dolceacqua, un borgo affascinante, dipinto anche da Monet. Conserva ancora il suo aspetto medioevale, nella parte ai piedi del monte Rebuffao, mentre dal lato opposto c’è la “città” moderna. 2. I monti del Ponente Nell’itinerario precedente ti ho illustrato un percorso che si sviluppa per lo più lungo la costa, ma anche l’entroterra merita una visita. Apricale è una tappa che non deve mancare; il paese è arroccato sui monti e offre un perfetto connubio tra cultura e natura. Potrai visitare il Castello della Lucertola, che domina la piazza del paese, nato per scopi difensivi e divenuto poi dimora signorile. Da qui potrai proseguire il tuo tour arrivando a Triora, conosciuto come il paese delle streghe o Salem d’Italia, perché qui si tenne, negli ultimi anni del 1500, uno dei più importanti processi per stregoneria. Continua poi facendo trekking sui sentieri del Parco Naturale Regionale delle Alpi Liguri e del Mongioie, fino a scendere a visitare il paese delle porte dipinte, Valloria. Qui, ogni estate, si ritrovano i giovani artisti e, insieme a pittori affermati, si dedicano alla trasformazione delle porta di case e garage, in veri e propri quadri, che spiccano ancora di più nel paese, di pianta medioevale, che si caratterizza per vicoletti e stradine strette. 3. I Monti del Levante Dopo il Ponente, gettiamo il nostro occhio sul Levante, quello vicino alla Toscana. Anche in questa area dominano i terrazzamenti e i borghi. Tra i più belli da visitare ci sono Torriglia, Sesta Godano e Varese Ligure. Si tratta di centri di piccole dimensioni, ma ricchissimi di storia. Montoggio è un’altra tappa che puoi inserire nel tuo tour; si tratta di un piccolo borgo, nato nel X secolo. In tutti questi centri, di piccole dimensioni, potrai goderti in pace e tranquillità la natura e il buon cibo locale. 4. Itinerario per chi ama la musica Tra gli itinerari in Liguria, che potrai fare in pochi giorni, c’è quello musicale. Tappa fondamentale è Sanremo e il teatro Ariston, dove si tiene il celebre Festival della Canzone italiana. Una particolarità: camminando su Via Matteotti, sotto i tuoi piedi vedrai scorrere la lista dei nomi dei vincitori delle varie edizioni del Festival, come se tu fossi sulla Walk of Fame a Los Angeles. Per chi ama ascoltare musica, non solo di artisti noti, c’è il Festival Rock in The Casbah, che si tiene nel quartiere Pigna, dove suonano artisti indie, sia locali che internazionali. 5. Itinerario del gusto Dopo aver fatto escursioni e nuotate nel mare cristallino della Liguria, ci vuole un buon pranzo. In questa regione potrai fare dei veri e propri itinerari alla ricerca di manicaretti tipici della zona. La prima cosa che viene in mente, ancora prima del pesto, è la focaccia ligure e la farinata genovese; passeggiando tra i borghi o nello stesso capoluogo potrai gustarne in quantità. Altre pietanze da assaggiare assolutamente, sono: il formaggio di Recco; il panettone di Borgomaro; i baci di Alassio; il pesto di Genova Prà. Per quanto riguarda i vini, ti consiglio di fare una visita in qualche cantina locale e lasciarti trasportare dagli aromi dei vini locali, come il Vermentino di Luni. 6. itinerari romantici e Cinque Terre Fuga romantica per il week end? Cosa vedere in Liguria in tre giorni? Non devono mancare le Cinque Terre e la Via dell’Amore. Rimanendo sulla costa di Levante ci si trova di fronte lo spettacolare scenario offerto dalle Cinque Terre, dove si alternano pareti rocciose a picco sul mare e baie e calette di sabbia chiara. Il percorso può essere fatto via mare, o via terra, ma ti avverto, il percorso trekking (conosciuto con il nome di sentiero azzurro), salvo alcune parti, è piuttosto impegnativo. La Via dell’Amore è la tratta più breve, percorribile in circa 30 minuti, e vi si accede da una scalinata, che si trova vicino alla stazione di Riomaggiore e collega questo a Manarola. Siediti su di una panchina, tra quelle che costellano il percorso, e osserva il tramonto, accanto alla persona che ami…sarà un’emozione indimenticabile. 7. Itinerario naturalistico La natura la fa da padrona un po’ in tutta la Liguria, così schiacciata tra terra e mare. In questa regione ci sono vari parchi naturali degni di una visita, come quello delle Alpi Liguri. La flora e la fauna in esso presenti sono vastissime e ci sono anche specie protette, che vivono tra cascate, e pareti rocciose. Altri parchi, altrettanto importanti, sono quello dell’Antola e del Beigua. Il secondo è particolarissimo, infatti qui si fermano, durante le loro migrazioni, una grande varietà di uccelli. Se ami il birdwatching qui devi proprio fare tappa anche tu. 8. itinerario per gli amanti del mare In itinerari in Liguria di 5 giorni, si trovano spesso intere giornate dedicate al mare, infatti in questa regione non si può dire che manchino delle spiagge da sogno. Tra queste non ci sono soltanto quelle delle 5 Terre, forse un po’ troppo visitate, ma tutta la zona di costa che va da Finale Ligure e Savona. È una zona più selvaggia dove si trovano le bellissime spiagge di Noli, Spotorno, Bergeggi e Varigotti, amata dai surfisti. Trattandosi di spiagge libere ti consiglio di arrivare presto al mattino, per poter stendere il tuo asciugamano vicino al bagnasciuga. Una piccola curiosità: se sei in viaggio con il tuo cane a Albissola, Alassio e Chiavari ci sono delle spiagge dove potrai portare il tuo amico peloso, le Bau beach. 9. itinerario per chi ama le celebrità, presenti e passate Natura, mare, tradizioni culinarie e buon cibo, musica. Fino a adesso abbiamo preso in esame questi aspetti del turismo in Liguria, alla portata di tutti. È arrivato il momento di dare uno sguardo al turismo più di èlite, sulle tracce di personaggi celebri del passato e del presente. Su e giù per la Liguria, e non solo a Genova, è infatti possibile ammirare dimore di Papi e Principi. Per i VIP di adesso invece è immancabile una tappa a Portofino, meta tra le preferite delle celebrità di mezzo mondo. 10. Poesia in riva al mare Solo in nome Golfo dei Poeti, situato vicino a La Spezia, dovrebbe dirti già tutto. In questa zona, nel corso del tempo, hanno soggiornato alcuni tra i poeti più famosi, che qui hanno trovato ispirazione per creare le loro opere. George Sand, Lord Byron, Sem Benelli, Percy Bysshe Shelly, Indro Montanelli, Mario Soldati e Gabriele D’Annunzio sono passati da qua, ma non sono stati i primi, Dante, il Sommo Poeta ha indicato loro la via. Se ti stai chiedendo quale sia il perché di questa scelta non ti resta che andare anche tu a visitare il Golfo dei Poeti e rimanere affascinato dalla bellezza mozzafiato di quei luoghi, unito a un clima che rende la zona vivibile per 12 mesi all’anno. 10+1… un itinerario in più per chi ama la bici La pista ciclo pedonale del Parco Costiero è una perla, da inserire in ogni itinerario in Liguria, studiato per chi ama le due ruote. Inaugurata nel 2008, ha una lunghezza di 24 km e si snoda sul vecchio percorso ferroviario, collegando San Lorenzo al Mare a Ospedaletti. Segue un percorso semplice, adatto anche a chi non è allenatissimo e è costellato da numerose aree di sosta, dove potrai gustare prodotti tipici locali, mentre osservi il panorama, come sempre spettacolare. Questo percorso, può essere utilizzato anche da chi non ha una bici, è infatti possibile percorrerlo per fare jogging, correre o anche solo passeggiare. Il percorso fa parte di un progetto ambizioso, che dovrebbe unire la pista a Marsiglia. https://ift.tt/2LABRPs I 10 itinerari migliori per visitare la Liguria Il fascino della Liguria è unico. Da un lato questa regione si affaccia su di un mare splendente e dall’altro è circondata da monti. Sono stati gli abitanti della regione i primi a sfruttarne la particolare conformazione fisica, creando dei terrazzamenti, da usare per le coltivazioni, dove la natura sembrava aver lasciato poco spazio all’uomo. Sono questi i luoghi offerti per gli itinerari in Liguria che attirano ogni anno un grandissimo numero di turisti, sia italiani che stranieri. La Liguria però non è solo Genova, ma anche Cinque Terre, borghi e percorsi perfetti per il trekking. Scopriamo insieme 10 tra i più interessanti itinerari offerti da questa regione. 1. Alla scoperta della Liguria: Ponente Tra le cose da vedere nel Ponente della Liguria c’è il paesino di Latte. Si trova proprio sul confine con la Francia, vicinissimo a Ventimiglia e è apprezzato per le sue spiagge sabbiose, strette e lunghe, caratteristiche di tutta la regione. Andando ancora più verso ponente c’è Bordighera, ricca di storia e di bellezze naturali. Qui infatti si gode del fascino delle montagne che degradano a picco sul mare, passeggiando per una cittadina ricca di chiese e musei… e di fiori e case colorate! Nell’entroterra ligure da visitare a tutti i costi c’è Dolceacqua, un borgo affascinante, dipinto anche da Monet. Conserva ancora il suo aspetto medioevale, nella parte ai piedi del monte Rebuffao, mentre dal lato opposto c’è la “città” moderna. 2. I monti del Ponente Nell’itinerario precedente ti ho illustrato un percorso che si sviluppa per lo più lungo la costa, ma anche l’entroterra merita una visita. Apricale è una tappa che non deve mancare; il paese è arroccato sui monti e offre un perfetto connubio tra cultura e natura. Potrai visitare il Castello della Lucertola, che domina la piazza del paese, nato per scopi difensivi e divenuto poi dimora signorile. Da qui potrai proseguire il tuo tour arrivando a Triora, conosciuto come il paese delle streghe o Salem d’Italia, perché qui si tenne, negli ultimi anni del 1500, uno dei più importanti processi per stregoneria. Continua poi facendo trekking sui sentieri del Parco Naturale Regionale delle Alpi Liguri e del Mongioie, fino a scendere a visitare il paese delle porte dipinte, Valloria. Qui, ogni estate, si ritrovano i giovani artisti e, insieme a pittori affermati, si dedicano alla trasformazione delle porta di case e garage, in veri e propri quadri, che spiccano ancora di più nel paese, di pianta medioevale, che si caratterizza per vicoletti e stradine strette. 3. I Monti del Levante Dopo il Ponente, gettiamo il nostro occhio sul Levante, quello vicino alla Toscana. Anche in questa area dominano i terrazzamenti e i borghi. Tra i più belli da visitare ci sono Torriglia, Sesta Godano e Varese Ligure. Si tratta di centri di piccole dimensioni, ma ricchissimi di storia. Montoggio è un’altra tappa che puoi inserire nel tuo tour; si tratta di un piccolo borgo, nato nel X secolo. In tutti questi centri, di piccole dimensioni, potrai goderti in pace e tranquillità la natura e il buon cibo locale. 4. Itinerario per chi ama la musica Tra gli itinerari in Liguria, che potrai fare in pochi giorni, c’è quello musicale. Tappa fondamentale è Sanremo e il teatro Ariston, dove si tiene il celebre Festival della Canzone italiana. Una particolarità: camminando su Via Matteotti, sotto i tuoi piedi vedrai scorrere la lista dei nomi dei vincitori delle varie edizioni del Festival, come se tu fossi sulla Walk of Fame a Los Angeles. Per chi ama ascoltare musica, non solo di artisti noti, c’è il Festival Rock in The Casbah, che si tiene nel quartiere Pigna, dove suonano artisti indie, sia locali che internazionali. 5. Itinerario del gusto Dopo aver fatto escursioni e nuotate nel mare cristallino della Liguria, ci vuole un buon pranzo. In questa regione potrai fare dei veri e propri itinerari alla ricerca di manicaretti tipici della zona. La prima cosa che viene in mente, ancora prima del pesto, è la focaccia ligure e la farinata genovese; passeggiando tra i borghi o nello stesso capoluogo potrai gustarne in quantità. Altre pietanze da assaggiare assolutamente, sono: il formaggio di Recco; il panettone di Borgomaro; i baci di Alassio; il pesto di Genova Prà. Per quanto riguarda i vini, ti consiglio di fare una visita in qualche cantina locale e lasciarti trasportare dagli aromi dei vini locali, come il Vermentino di Luni. 6. itinerari romantici e Cinque Terre Fuga romantica per il week end? Cosa vedere in Liguria in tre giorni? Non devono mancare le Cinque Terre e la Via dell’Amore. Rimanendo sulla costa di Levante ci si trova di fronte lo spettacolare scenario offerto dalle Cinque Terre, dove si alternano pareti rocciose a picco sul mare e baie e calette di sabbia chiara. Il percorso può essere fatto via mare, o via terra, ma ti avverto, il percorso trekking (conosciuto con il nome di sentiero azzurro), salvo alcune parti, è piuttosto impegnativo. La Via dell’Amore è la tratta più breve, percorribile in circa 30 minuti, e vi si accede da una scalinata, che si trova vicino alla stazione di Riomaggiore e collega questo a Manarola. Siediti su di una panchina, tra quelle che costellano il percorso, e osserva il tramonto, accanto alla persona che ami…sarà un’emozione indimenticabile. 7. Itinerario naturalistico La natura la fa da padrona un po’ in tutta la Liguria, così schiacciata tra terra e mare. In questa regione ci sono vari parchi naturali degni di una visita, come quello delle Alpi Liguri. La flora e la fauna in esso presenti sono vastissime e ci sono anche specie protette, che vivono tra cascate, e pareti rocciose. Altri parchi, altrettanto importanti, sono quello dell’Antola e del Beigua. Il secondo è particolarissimo, infatti qui si fermano, durante le loro migrazioni, una grande varietà di uccelli. Se ami il birdwatching qui devi proprio fare tappa anche tu. 8. itinerario per gli amanti del mare In itinerari in Liguria di 5 giorni, si trovano spesso intere giornate dedicate al mare, infatti in questa regione non si può dire che manchino delle spiagge da sogno. Tra queste non ci sono soltanto quelle delle 5 Terre, forse un po’ troppo visitate, ma tutta la zona di costa che va da Finale Ligure e Savona. È una zona più selvaggia dove si trovano le bellissime spiagge di Noli, Spotorno, Bergeggi e Varigotti, amata dai surfisti. Trattandosi di spiagge libere ti consiglio di arrivare presto al mattino, per poter stendere il tuo asciugamano vicino al bagnasciuga. Una piccola curiosità: se sei in viaggio con il tuo cane a Albissola, Alassio e Chiavari ci sono delle spiagge dove potrai portare il tuo amico peloso, le Bau beach. 9. itinerario per chi ama le celebrità, presenti e passate Natura, mare, tradizioni culinarie e buon cibo, musica. Fino a adesso abbiamo preso in esame questi aspetti del turismo in Liguria, alla portata di tutti. È arrivato il momento di dare uno sguardo al turismo più di èlite, sulle tracce di personaggi celebri del passato e del presente. Su e giù per la Liguria, e non solo a Genova, è infatti possibile ammirare dimore di Papi e Principi. Per i VIP di adesso invece è immancabile una tappa a Portofino, meta tra le preferite delle celebrità di mezzo mondo. 10. Poesia in riva al mare Solo in nome Golfo dei Poeti, situato vicino a La Spezia, dovrebbe dirti già tutto. In questa zona, nel corso del tempo, hanno soggiornato alcuni tra i poeti più famosi, che qui hanno trovato ispirazione per creare le loro opere. George Sand, Lord Byron, Sem Benelli, Percy Bysshe Shelly, Indro Montanelli, Mario Soldati e Gabriele D’Annunzio sono passati da qua, ma non sono stati i primi, Dante, il Sommo Poeta ha indicato loro la via. Se ti stai chiedendo quale sia il perché di questa scelta non ti resta che andare anche tu a visitare il Golfo dei Poeti e rimanere affascinato dalla bellezza mozzafiato di quei luoghi, unito a un clima che rende la zona vivibile per 12 mesi all’anno. 10+1… un itinerario in più per chi ama la bici La pista ciclo pedonale del Parco Costiero è una perla, da inserire in ogni itinerario in Liguria, studiato per chi ama le due ruote. Inaugurata nel 2008, ha una lunghezza di 24 km e si snoda sul vecchio percorso ferroviario, collegando San Lorenzo al Mare a Ospedaletti. Segue un percorso semplice, adatto anche a chi non è allenatissimo e è costellato da numerose aree di sosta, dove potrai gustare prodotti tipici locali, mentre osservi il panorama, come sempre spettacolare. Questo percorso, può essere utilizzato anche da chi non ha una bici, è infatti possibile percorrerlo per fare jogging, correre o anche solo passeggiare. Il percorso fa parte di un progetto ambizioso, che dovrebbe unire la pista a Marsiglia. Sono numerosi gli itinerari per scoprire la ricca regione della Liguria, sia al mare che in montagna: possono essere percorsi in bici o a piedi.
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adrianomaini · 6 years ago
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Una vita culturale di Bordighera (IM) che avrei voluto vivere direttamente
Guido Seborga - Fonte: Laura Hess Seborga
Le linee più generali degli aspetti di una certa pregressa vita culturale di Bordighera (IM) a me, sino ad allora ignaro per età e/o insipienza, erano già state tratteggiate da alcuni amici circa cinquant'anni fa, ma per lungo tempo non avevo mai pensato o non avevo più avuto occasione di approfondire. 
Un articolo sul Premio Cinque Bettole del 1952 - Fonte: www.giuseppebalbo.it
Un momento del Premio Cinque Bettole del 1952 - Foto: Ferroli - Fonte: www.giuseppebalbo.it
A destra Giuseppe Balbo - Fonte: www.giuseppebalbo.it
Di grande rilievo in proposito mi sembra uno scritto del nipote di Guido Seborga, Claudio Panella, da cui attingo, per stralci, quanto segue:
Fin dagli anni '50 Bordighera è stato un centro culturale decisamente animato, e Guido Seborga passava spesso le sue giornate nei caffè del centro, intrattenendosi con coloro che diverranno i suoi compagni di una vita. Nei locali del Gran Caffè - ormai scomparsi - della Stazione, o del Caffè Giglio sull'Aurelia, poi del bar Chez Louis di C.so Italia, si è incontrata e formata più di una generazione di artisti liguri: oltre a quella di Seborga e dei pittori Balbo e Maiolino, che all'inizio degli anni '50 fondarono i premi delle "Cinque Bettole" per la pittura e per la letteratura, passando libri e stimoli a scrittori come Sanguineti e Biamonti, quella più giovane di Giorgio Loreti e Angelo Oliva, che insieme a Seborga scoprirono i poeti francesi, i surrealisti, gli esistenzialisti e la politica. Tutti i nomi sopra citati, e non solo, furono variamente influenzati dall'azione continua di formazione e incitamento all'organizzazione giovanile che Seborga portò avanti nella Bordighera di quegli anni. Nel 1956 Seborga, che già conosceva Francesco Biamonti e faceva parte della giuria delle "Cinque Bettole", lo indusse a parteciparvi con la speranza che si mettesse in luce ... Seborga citava "le pagine scritte da certi giovani come Oliva, Lanteri, Loreti, per non dire del romanzo "Colpo di grazia" di Biamonti, dimostrano ampiamente che un clima di ricerca intellettuale i migliori giovani hanno saputo creare".
Fu presente in varie occasioni sopra menzionate un personaggio singolare quale fu Giacomo Natta.
Credo sia importante visitare il sito dedicato a Giuseppe Balbo, non solo per ammirare belle opere di questo artista, ma anche per conoscere più da vicino un ponderato riepilogo delle iniziative culturali, svolte in Bordighera soprattutto nei primi anni '50.
Non si dovrebbe dimenticare il pittore Gian Antonio Porcheddu.
Di sicuro scorderò in questo articolo di fare riferimento ad altri degni intellettuali.
Alla fine degli anni '50 nasce, poi, l'Unione Culturale Democratica, tuttora operante con grande impegno di Giorgio Loreti. Aggiungo, ma solo a titolo di esempio, dei nomi che vi furono e/o vi sono tuttora attivi: Paolo Del Monte, Joffre Truzzi, Sergio Gagliolo, Sauro Santilli, Francesco Biamonti, Angelo Oliva, Enzo Maiolino, Elio Lentini, Guido Seborga, Sergio Ciacio Biancheri, Matteo Lanteri.
Mi preme sottolineare che Presidente dell'Unione Culturale Democratica fu il professore Raffaello Monti, non solo insigne musicista, ma anche pacifista di intense frequentazioni con Aldo Capitini: anche di recente una notizia a prima vista non classificabile, su cui mi riprometto di tornare, mi ha fatto ripensare alla sua figura.
from Adriano Maini: vecchi e nuovi racconti http://bit.ly/2XsoNzc via IFTTT
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nikinervi · 6 years ago
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The Italy series: Alfred Herman Helberger, 'Riviera bei Nervi' #italy #ligury #ligurien #liguria #liguriansea #italia #italien #meer #sea #riviera #italianriviera #costa #coast #küste #art #pittori #pittoriliguri #kunst #arte #interiorscape #mare #nervi #beautiful #love #life (presso Nervi) https://www.instagram.com/p/BoHzz-MFVDN/?utm_source=ig_tumblr_share&igshid=aomjf4xokc1p
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whileiamdying · 8 years ago
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Luca Cambiaso è uno dei pittori liguri più famosi di sempre: formatosi in ambito manierista seguendo gli esempi dei più grandi del tempo, seppe porre le basi per far vivere a Genova la sua più feconda stagione artistica, che si aprì proprio con lui. Partendo dal gigantismo michelangiolesco, che caratterizza tutte le opere della fase giovanile della sua carriera, Luca Cambiaso riflettè poi sulla pittura di Correggio e del Parmigianino proponendo anche capolavori molto delicati e soprattutto molto intensi: i suoi malinconici notturni rischiarati dalle luci delle candele sono uno dei risultati in assoluto più originali dell'arte del Cinquecento e precorrono alcuni grandi del secolo successivo come Georges de La Tour e Hendrick Ter Brugghen. Alcuni accostano Luca Cambiaso anche a Caravaggio, ma con Ilaria e Federico scopriremo quali sono le differenze che dividono i due pittori, e soprattutto scopriremo alcuni dei suoi più grandi capolavori! 
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colospaola · 7 years ago
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Gignese è un delizioso borgo situato a 700 metri d’altitudine sul pendio che dal Mottarone conduce verso il Lago Maggiore, posto tra due torrenti, la Fiumetta o Grisana a Nord e lo Scoccia o Erno a sud. Regala splendide viste sul lago Maggiore e sul Golfo Borromeo, alcune proprio da balconi naturali. Un centro situato sullo spartiacque naturale del Mottarone che divide il Verbano dal Cusio, e dai due laghi, percorso dalla “Strada delle due riviere”. Il borgo attuale vide la luce nel 1928 con l’aggregazione dei comuni di Gignese, Vezzo e Nocco. Apprezzato per la sua fortunata posizione, è centro di villeggiatura e relax, punto di partenza di diverse sentieri che conducono alla vetta del Mottarone, a quelli che portano nei boschi apprezzati in ogni stagione, anche per via dei frutti che si trovano, in particolare castagne e funghi.
Dalla prima metà del 900′, la frazione l’Alpino è stato punto di riferimento privilegiato per la villeggiatura e il turismo dell’aristocrazia, della borghesia e di molti artisti che passavano qui lunghi periodi, trovando spesso l’ispirazione per le loro opere. A Gignese e nelle sue frazioni erano habitué il regista Mario Monicelli, Valentina Cortese (stresiana), pittori come Carcano, musicisti come Toscanini e Arturo Benedetti Michelangeli.
La leggenda dice che il paese venne fondato dal genovese Genesio Dotti nel XII secolo, quando arrivò alla foce dell’Erno con la moglie e le tre figlie.
La realtà storica dice invece che il territorio, come per tutto il Lago Maggiore vede la presenza dell’uomo in tempi molto lontani. In località Lagoni presso la frazione di Mercurago sopra ad Arona, è stato rinvenuto un insediamento palafitticolo risalente all’età del bronzo (attivo dal XVIII al XIII secolo a.C.). Che un po’ ovunque su questa parte del Lago Maggiore si trovano presenze della cultura Golasecchiana, a testimoniare l’importanza dell’area per quanto concerne i commerci, che già nel passato più lontano avevano la funzione cruciale per il transito delle merci tra Europa centrale e Mediterraneo. Inoltre anche l’area della vicina Ornavasso-Verbania si sta rivelando sempre più ricca di ritrovamenti che testimoniano insediamenti dei Celti, in particolare Insubri e Leponzi.
A Levo, frazione collinare di Stresa, sulla strada che porta a Gignese nel 1877, durante la costruzione di un albergo, vennero rinvenute alcune tombe con un corredo e cinque lastre tombali in caratteri Leponzio-Liguri e latini. Tre di queste steli, datate al I° secolo a.C., si possono ammirare nell’oratorio dei SS. Giacomo e Filippo (monumento nazionale) dove una lapide racconta la storia di questo tempio.
Un po’ tutte le frazioni del comune della collina sopra Stresa, hanno dato negli anni reperti come quelli rinvenuti a Levo, come il borgo di Brisino, dove nel 1975, in occasione degli scavi per una villa, furono, trovate steli con iscrizioni simili. L’antica Strixia ovvero Stresa, pare sorgesse proprio su un insediamento celtico sparso tra collina che andava da Gignese a bordo lago (nella zona di Corciano) ed è un’ipotesi che sta rapidamente conquistando gli studiosi.
Dopo la caduta dell’Impero Romano, anche il territorio dell’attuale Gignese venne assoggettato al dominio dei Longobardi, essendo assegnato al ducato dell’Alto Novarese, avente un’alta valenza strategica per controllare tutti i traffici da Nord verso Sud con i valichi e i passaggi sul lago.
Un tempo l’’economia del paese era legata all’allevamento del bestiame, e alla coltivazione degli ulivi, della vite e non mancavano i castagni, che sono ancora oggi presenti.
A Gignese verso la seconda met�� dell’800 venne aperta una miniera di zinco e piombo, che per settant’anni fu un’importante valvola di sfogo dell’economia, portando lavoro e richiamando lavoratori da fuori.
Il lavoro alla miniera e l’aumento demografico della manodopera hanno portato alla costruzione di un villaggio rurale per l’accoglienza.
Dalla fine dell’800 la miniera diventa proprietà della famiglia Basalini/Toma la quale inizia una costante trasformazione della zona con bonifiche territoriali, trasformazione d’immobili dell’attività mineraria in alpeggio e costruzione stalle per gli animali.
Dalla metà del ‘900 fino ad oggi la miniera si è poi evoluta, fino a diventare quella bellezza naturale ricca di storia, per diventare attualmente un agriturismo.
I numerosi interventi sui fabbricati e le bonifiche delle zone circostanti che la famiglia Basalini nel corso degli anni ha apportato, ha reso la zona della miniera quella gemma nel verde che si può vivere e ammirare.
Presso il bivio dell’antica “strada delle due riviere”, Stresa-Orta, che s’incontrava con la strada per l’attuale frazione di Nocco, nel Cinquecento fu edificato un tempietto dedicato alla Purificazione della Vergine, ora Madonna di Bretta.
Legato all’Erno è il santuario della Madonna del Sasso, che secondo la leggenda nacque quando un viandante, travolto dalle acque del torrente in piena, invocò Maria mentre cercava di salvarsi aggrappandosi a un masso. In seguito come segno di ringraziamento venne dipinta l’immagine della Madonna del Rosario. Successivamente il masso venne portato in una chiesetta inaugurata nel 1939, ancora oggi cara ai gignesini.
Ma il declino del paese sembrava inesorabile fino a quando, nei primi del Novecento, alcuni escursionisti inglesi s’incamminarono verso il Mottarone per goderne lo straordinario panorama.
Da quel momento il turismo d’elite del primo Novecento, che era già esploso anni prima a Stresa, diede vita a una serie di alberghi per offrire conforto e ospitalità a chi arrivava dalle sottostanti località rivierasche.
Simboli della Gignese di oggi sono il Museo dell’Ombrello e del Parasole e il Giardino Botanico Alpinia, nati dall’intuizione dell’agronomo Igino Ambrosini.
Il Museo venne inaugurato nel 1939 e, dopo la seconda guerra mondiale, nel 1949 fu ristrutturato e ampliato.
Nel 1976, Eugenio Pattoni, Giuseppe Al lesina, Silvano e Giuseppe Ambrosini, Zaverio Guidetti e l’Associazione degli Ombrellai trasferirono il Museo nella sede attuale.
Il Museo è oggi una testimonianza dell’operosità e della tenacia degli ombrellai di ieri e di oggi che hanno avuto l’idea di creare e condurre un’impresa.
Gli ombrelli ideati dagli artigiani erano veri capolavori, creati usando bacchette e tessuti necessari per creare esemplari non solo belli ed eleganti, ma anche robusti e resistenti in maniera tale da riuscire ad affrontare anche le tempeste più terribili. Gli ombrellai del Cusio e dell’Ossola erano famosi in tutta Europa per la loro bravura e per la qualità dei manufatti.
Il Giardino Botanico Alpinia, ufficialmente fondato nel 1934 da Igino Ambrosini e Giuseppe Rossi, dal momento dell’inaugurazione, riceve gli apprezzamenti da naturalisti e botanici internazionali.
Collocato nella frazione Alpino del Comune di Stresa, si estende per circa quattro ettari sulla cima di un promontorio che sovrasta il Golfo Borromeo a 800 metri d’altezza, ospitante più di mille specie botaniche provenienti dalla fascia alpina e subalpina, nonché dal Caucaso, dalla Cina e dal Giappone.
Grazie alla posizione privilegiata, regala al visitatore una vista mozzafiato che spazia fino alle Alpi svizzere, permettendo di vedere tutto il ramo svizzero del lago Maggiore e le tre isole del golfo Borromeo: Isola Bella, Isola Madre, Isola dei Pescatori.
Inoltre la zona è caratterizzata da un particolare microclima che mantiene la temperatura più fresca nei mesi estivi con un’umidità inferiore rispetto alle zone circostanti e in inverno si copre facilmente di neve consentendo alle piantine di sopravvivere alla stagione fredda protette dalla coltre bianca.
Sulla strada che da Gignese porta all’Alpino, sono sorte da fine 800′ diverse ville e proprietà, che caratterizzano ancora il panorama locale, alcune sono considerate delle vere e propri monumenti dello stile  liberty. E durante il periodo della “Resistenza”, sono state anche luogo di ricovero. Proprio al termine della strada si trova la stazione intermedia della funivia Stresa-Mottarone. Un luogo molto rinomato ma tranquillo che nel 1934, venne scelto da Vittorio Pozzo, allora commissario tecnico della Nazionale di calcio dell’Italia, come base per svolgere una parte della preparazione (15 giorni) in vista dei Mondiali di calcio 1934. Un gruppo di trenta calciatori arrivò il primo maggio 1934 proprio all’Alpino, con l’obiettivo di disintossicare gli atleti dalle fatiche del campionato, sfruttando un luogo fresco, tranquillo, circondato dal verde e in gran parte ancora non contaminato e lontano da stampa, tifosi e diversivi vari.
Su una terrazza naturale a 700 metri, nella piana di Gignese, si trova lo storico “Golf Club Alpino”, fondato nel 1924, il Club è situato e si colloca in una delle più caratteristiche zone del lago Maggiore fra bellissimi boschi naturali e secolari, progettato nel 1924 dall’architetto Peter Gannon, fu affidato alle mani esperte del maestro golfista Francesco Pasquali, che fu anche vincitore della prima edizione dell’Open d’Italia, nel settembre 1925, tenutosi proprio su questo campo.
Negli anni Sessanta a Gignese furono girati due film, nel 1962 “Dal sabato al lunedì”, la prima e unica opera di fiction del documentarista Guido Guerrasio, con Marianne Hold, Geronimo Meynier e Sandro Panseri. Mentre nel 1969 fu la volta della poco fortunata commedia nera “Toh, è morta la nonna” di Mario Monicelli, con Valentina Cortese, Riccardo Garrone, Carol Andrè, Sergio Tofano, Ray Lovelock e Wanda Capodaglio. Film che ebbe come location la prestigiosa e spettacolare Villa Riva, situata nella località di Alpino, in via Mottino, e di proprietà di Felice Riva, noto per le vicende del cotonificio Vallesusa. Una scelta non casuale, Monicelli era di casa da questi parti, e da sempre passava le vacanze sul lago Maggiore, dove il cugino, Alberto Mondadori, il famoso editore, aveva una villa a Meina.
Gignese Il paese degli ombrelli Gignese è un delizioso borgo situato a 700 metri d'altitudine sul pendio che dal Mottarone conduce verso il…
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histofuture · 8 years ago
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1946-1989, IL SECOLO BREVISSIMO DEL MODERNO GENOVESE
di VALTER SCELSI
Scrivere un elenco, anche breve e incompleto, di architetture genovesi del secondo Novecento, come lo chiamiamo, è scrivere di Genova, che poi è scrivere di molte città del mondo, in «un'idea di mondo dove ci si deve labirinticamente smarrire, ma dove, sempre, da qualche parte, si può scoprire un luogo privilegiato, quasi magico, dove tutto si ordina e si compone, almeno in emblema, almeno in allegoria» [1]. Poi dall'elenco, costruito a più mani, leggendo molte riviste di architettura, undici testate [2] nei numeri pubblicati tra l'inizio del 1946 e la fine del 1989, una sorta di “secolo brevissimo” ad uso pratico, o meglio, dalla combinazione dell'elenco con le memorie degli autori di questo lavoro collettivo, emerge la vecchia questione di quanto noi, comunemente, usiamo l'architettura come “fatto espressivo”, anche senza escluderne funzionalità o altri elementi di senso [3]. Ma in questa molteplice attribuzione di significato, l'architettura ci complica il lavoro, consegnandosi principalmente attraverso la propria immagine, che, come tale, pone resistenza a offrirsi come un sistema di significazione, per via di quello che viene definito il suo carattere “analogico”, che la distingue dal linguaggio articolato e organizzato.[4] Tale carattere analogico è espressione del carattere continuo delle immagini, organizzate in concatenazioni spaziali che poi, nel caso esemplare del cinema, vengono rafforzate dall'essere, secondo Roland Barthes, anche successioni temporali. Un edificio visto in un film, viene proposto secondo una sequenza selezionata e selettiva di punti di vista, ordinati linearmente. Così il film, che si pone come uno strumento, a suo modo classico, in grado di tentare la costituzione di un rapporto di senso tramite il montaggio, la scelta delle sequenze e la disposizione dei singoli “frame”, ha ospitato il racconto del nostro elenco, breve e incompleto, che è poi è anche una guida, ancor più lacunosa e parziale, di questa città.    
La possibilità di montaggio-assemblaggio, o meglio, la combinazione di queste azioni con l'apertura dei personali archivi mnemonici, consente il recupero di due brevi (e lontani, e giacenti) testi dove, scrivendo di Genova, trattavo di cinema e di guide (il primo scritto nel 1996, il secondo nel 2004). In sostanza, la combinazione di questi depositi intende proporre una dialettica tra dimensione narrativa e codici di interpretazione di un'epoca.
La cinepresa viaggia verso ponente lungo la sopraelevata, filmando la palazzata della Ripa, il fronte della città storica. Con le immagini scorrono i titoli di coda del cortometraggio di Giorgio Bergami “Genova alla finestra”. L'anno è il 1977. Nell'ambito della rassegna “I set di Genova e della Liguria”, ospitata durante il mese di maggio nella sala Pietro Germi, il film di Bergami ci ha offerto, il solo, la testimonianza di un passato prossimo – gli anni settanta – di crisi e di sedimentazione dell'assetto urbanistico cittadino; nel centro gli ultimi sventramenti del tessuto antico, sulle alture la faticosa ricostruzione delle identità locali confuse o sovrastate dal caos edilizio del dopoguerra. Bergami racconta, sul sottofondo di voci e dialetti diversi, una città di finestre che si affacciano su strade strette dove, nella quiete della sera, si confondono i suoni e le parole delle televisioni, le grida dei bimbi, i rumori delle cucine.
Bergami è un fotografo genovese, uno di quelli che vogliono bene alla città – parlando la dice straordinaria, bellissima – e che sanno dove puntare l'obiettivo, dove cercare. Vent'anni fa, come prova generale alla vigilia di un incarico di direttore della fotografia in RAI, gira il documentario lungo 25 minuti che considera “riassunto e prodotto del suo lavoro sulla città”, e commette un errore.
Genova è, in quegli anni, una città senza turismo, sconfortata dalla crisi del porto e dal conseguente degrado generale della propria immagine, che conosce bene le proprie vergogne, sente parlare di speculazione edilizia e si accorge di esserne piena. Certo – a ben vedere – l'epoca d'oro dei palazzinari si è conclusa da un pezzo, ma, sotto la luce fredda della recessione economica (la crisi, come si dice), la cementificazione delle colline appare in tutto il suo irrimediabile squallore.
Intanto, nell'atmosfera di attesa fiduciosa del nuovo piano regolatore (quello che sarà il P.R.G. dell'80), si ritiene giusto, allo scopo di costituire un'immagine divulgabile della città, concentrare l'attenzione sull'enorme qualità del tessuto storico ancora pressoché intatto.
E le periferie? Di quelle si parla soprattutto in privato, a volte sulle pagine dei giornali cittadini, ma conviene non farle tanto vedere in giro, magari all'estero, se non si vuole rovinare tutto. Ecco perché Bergami ha sbagliato. E dire che era partito bene, la sua lunga soggettiva sui vicoli piaceva un po' a tutti. I tetti, le finestre, le vecchie botteghe, il colore dei carruggi sembravano cose ben esportabili. Erano le immagini di una città antica e misteriosa, ricca di una fotogenia mai completamente compresa e sfruttata prima. Le amministrazioni locali si interessarono al lavoro di Bergami, gli fecero sapere che avrebbero utilizzato volentieri il suo cortometraggio – che, intanto, a Roma negli ambienti vicini alla RAI raccoglieva consensi – come biglietto da visita della nascente anima turistica genovese. A un patto, però. I dieci minuti finali, con tutto quel caos edilizio, quella speculazione senza rimedio, quelle migliaia di metri cubi composti a caso sulle colline dovevano scomparire. Le periferie enormemente più estese e densamente popolate della città storica erano, nei tardi anni settanta, un dato di fatto che si poteva negare senza tanta pena. Non avevano, i quartieri collinari, neanche il diritto di possedere un'immagine. 
La storia finisce con Bergami che rifiuta di mutilare il film.
Quando circa un anno fa, nel tentativo di mostrarmi arguto, chiesi a Edoardo Sanguineti se avrebbe mai potuto scrivere una guida turistica della propria città, sul tipo di quella scritta da Fernando Pessoa per Lisbona, lui mi rispose che, in effetti, lo stava proprio facendo. Città di mare Lisbona e poeta, come sapete, Pessoa. Città di mare Genova e poeta Sanguineti, come sapete. Un simile intreccio analogico impone un po’ di cronologia, così come di seguito. Nel 1888 Pessoa nasce a Lisbona. Nel 1905 Pessoa torna a Lisbona dopo gli anni dell’infanzia e dell’adolescenza trascorsi a Durban, in Sudafrica. Nel 1925 Pessoa scrive in inglese, ma non pubblica, l’ultima stesura della guida “Lisbon, What the Tourist Should See”. Nel 1930 Sanguineti nasce a Genova. Nel 1934 Sanguineti si trasferisce con la famiglia a Torino. Nel 1935 Pessoa muore (o, come dicono, si spegne) a Lisbona. Nel 1974 Sanguineti torna a Genova, usque ad mortem, come egli suppone (mentre, per inciso, a Lisbona è l’anno della rivoluzione dei garofani). Nel 1988 è riscoperta tra le carte di Pessoa la guida di Lisbona, che viene pubblicata nel 1992 dalla casa editrice Livros Horizonte, di Lisbona. Nel 1994 Lisbona è città europea della cultura. Nel 2004 Genova è capitale europea della cultura (che poi è la stessa cosa della città europea della cultura: hanno solo cambiato il nome). Sempre nel 2004 esce la guida Genova per me, scritta da Sanguineti per Alfredo Guida Editore. Nel 2005 il libro raggiunge le nostre librerie. In occasione dell’evento GeNova 2004, chiedono a Sanguineti di partecipare, con una poesia (inedita) che parli di Genova, a un volume collettivo di testimonianze varie. Sanguineti risponde che non può: è proprio sul punto di partire per - pensate un po’ - Lisbona. Gli spiegano che può scriverla a Lisbona, una piccola poesia per Genova, e consegnarla al suo ritorno. «Così scrivo davvero, laggiù, un acrostico di s ei versi, che sono questi:
Guardala qui, questa città, la mia:
E' in riva al Tejo che io cerco Campetto,
Nel Barrio Alto ho trovato Castelletto,
O un Cable Car su in vico Zaccaria;
Vedilo, il mondo: in Genova è raccolto
A replicarne un po' la psiche e il volto.» 
Dalla combinazione di questi due reperti (combinazione variabile, per la verità: cinema e turismo, periferia e poesia, porto e città) potrebbe risultare, per via analogica, l'immagine di un luogo in carenza di definizione, in un paesaggio dove quello che perde l'architettura del secondo Novecento è la “levigatezza”, la qualità che Elias Canetti aveva individuato come espressiva dell'architettura moderna della prima parte del secolo [5], e dove, anzi, il carattere scabro delle superfici diventa programmatico; la bocciardatura in opera dei conci del museo del tesoro di San Lorenzo o della tomba Galli, il cemento scalpellato del Centro dei Liguri e l'intonaco a rinzaffo dell'impianto sportivo di Valletta Cambiaso [6] esprimono una volontà di opacità anti-purista, capace di farsi espressione di una posizione critica. Quello che restituisce, quindi, la Genova del secondo Novecento è l'espressione di un prodotto poetico, generato anche attraverso il suo variegato e incerto processo architettonico.
Nel 1972, quasi a metà di questo “secolo brevissimo” del Moderno genovese,  una mostra [7] espone due immagini di soggetto analogo: il porto di Genova. Si tratta di un'opera di Max Beckmann, dipinta del 1927, e di una tela di Oskar Kokoschka, del 1933. Quasi simultanee opere di due pittori di lingua tedesca, praticamente coetanei [8].
Nel tentativo di aprire un discorso intorno all'immagine della città e di rendere Genova caso emblematico di tale ricerca, nel catalogo della mostra l'esposizione del “discorso per immagini” del movimento radicale viene affiancato alle letture strutturaliste che propongono l'architettura come “linguaggio debole” che si esprime secondo catene analogiche di immagini. In tale tentativo, i due dipinti che rappresentano la città e il porto nel pieno sviluppo dell'era della macchina  descrivono un'architettura che, se perde alcuni dei propri connotati storici, lo fa fissandosi come elemento del paesaggio, al pari del mare, delle macchine e degli uomini. «La modificazione potrà avvenire - avverte Vittorio Gregotti nel testo “Architettura della città”, presente nella pubblicazione -, come nella lingua, secondo il contributo di opere di alta poesia, secondo piccoli spostamenti funzionali o secondo vasti rimaneggiamenti strutturali.»
[1] Edoardo Sanguineti, Genova per me, Alfredo Guida Editore, Napoli, 2004.
[2] Abitare, Casabella, Controspazio, Domus, L'Architettura Cronaca e Storia, L'Industria delle Costruzioni, Lotus, Metron, Spazio e Società, Urbanistica, Zodiac.
[3] Umberto Eco, La struttura assente. La ricerca semiotica e il metodo strutturale, Milano, 1968.  
[4] Roland Barthes, Sémiologie et Cinéma, 1964.
[5] «si parla di funzionalità, di chiarezza, di ma ciò che veramente ha trionfato è la levigatezza e il segreto del potere che vi è insito.» Elias Canetti, Masse und Macht, Hamburg, 1960; ed. it. Massa e potere, Milano, 1972. 
[6] Franco Albini, Museo del Testoro di San Lorenzo, Genova, 1952-1956; Carlo Scarpa con P. Terrasan, G. Tommasi, M. Pastorino, Tomba Galli, cimitero di Sant'Ilario, Genova-Nervi, 1981; Marco Dasso, Angelo Bruzzone, Centro Direzionale dei Liguri, via Madre di Dio, Genova, 1972-1980; Franco Albini, Franca Helg, Stadio del tennis di Valletta Cambiaso, 1955-1956.
[7] L'immagine della città, a cura di Gianfranco Bruno, Palazzo dell'Accademia e Palazzo Reale, 8 aprile – 11 giugno 1972
[8] Max Beckmann, Lipsia, 12 febbraio 1884 – New York, 27 dicembre 1950.
Oskar Kokoschka, Pöchlarn, 1 marzo 1886 – Montreux, 22 febbraio 1980.
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maeba-zart · 27 days ago
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maeba-zart · 29 days ago
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I miei abissi ❤️
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maeba-zart · 1 month ago
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maeba-zart · 2 months ago
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maeba-zart · 2 months ago
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maeba-zart · 2 months ago
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maeba-zart · 2 months ago
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#ISPIRAZIONE RITROVATA #Acrilici su Tela A4 di
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"ispirazione ritrovata", acrilico su tessuto formato A4
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maeba-zart · 2 months ago
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Relitto. Il fascino dei corpi lignei dormienti sul fondo del mare.
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