#piazza dei Cinquecento
Explore tagged Tumblr posts
Text
Le Fosse Ardeatine
Dieci metri piú in là del Quo Vadis la strada si biforca: a sinistra prosegue l’Appia Antica; a destra inizia la via Ardeatina. Prendemmo a destra. Man mano che proseguivamo nel cammino, m’accorsi che s’era formata una fila indiana di persone che, da sole o a piccoli gruppi, sembravano andare nella stessa direzione. Dopo cinquecento metri la strada smette di salire: segue una brusca discesa, che piega sulla destra. Proprio lí, poco dopo la svolta, nel compatto muro di fogliame che ci aveva fin allora accompagnati, s’apriva un varco. Vi entrammo: c’era uno spiazzo, a ridosso di una di quelle creste rossastre di tufo, che cosí frequentemente segnalavano allora nei dintorni di Roma la presenza di cave di pozzolana. Sullo sfondo, lungo la parete, s’aprivano due-tre grandi cavità oscure: si vedeva che erano state aperte, o riaperte, di recente, perché cumuli di terriccio fresco le fronteggiavano. Da quelle cavità un fitto via vai di persone, in gran parte militari, – poliziotti, carabinieri, pompieri, – ma tutti con delle povere tutacce blu o marroni, e fazzoletti colorati qualsiasi stretti intorno al volto. Mio padre trovò un masso da una parte e mi ci fece sedere. «Aspettami qui, – mi disse, – non muoverti». Capii che non era il caso d’insistere. M’accoccolai lí e cominciai a guardarmi intorno, mentre mio padre s’avviava verso uno di quegli ingressi. Mescolati a quelli che erano o parevano militari c’erano anche molti civili: uomini e donne aggrondati, generalmente vestiti di nero, che entravano e uscivano guardando fisso di fronte a sé. A un certo punto passarono due uomini, sorreggendo una donna: era riversa in avanti, con il volto cereo e le gambe rigide; le punte delle scarpe, tenacemente congiunte, come per un’inconscia resistenza nervosa dovuta a qualche dolore, rigavano la polvere. Ma la cosa piú impressionante per me era che da quelle bocche d’inferno veniva un fetore di fronte al quale quello dei poveri morti accatastati nelle bare qualche mese prima nel cimitero del Campo Verano mi sarebbe sembrato insignificante: forse a causa di un forte sbalzo di temperatura tra quelle fredde viscere della terra e il calore esterno, partiva dalla parete, e percuoteva tutti coloro che si trovavano lí davanti, una corrente, un vento intenso, un flusso mortifero compatto e come oleoso, che ci avvolgeva e ci sovrastava, permeando ogni molecola dei nostri apparati sensori, non solo il naso e l’olfatto, ma la bocca e il gusto, e impastandosi con tutta la nostra percezione. Il puzzo della morte, quando è particolarmente forte, si materializza, si fa corposo, si può toccare, diventa esso stesso una creatura vivente, una forza della terra. Cominciavo ad avvertire un ormai noto fremito di disgusto nello stomaco, quando mio padre riemerse dall’oscurità, con gli occhi rossi e il fazzoletto piantato anche lui davanti alla bocca e al naso. Disse: «Andiamo», e non ci fu verso di farlo parlare, fin quando, nel bar di piazza Tuscolo, non sorbimmo insieme un bicchiere di limonata. Sobriamente mi raccontò che proprio lí erano stati trucidati quei prigionieri italiani, politici e militari, di cui aveva parlato il giornale il giorno prima della morte di mio nonno Carlo, e che perciò da quel momento, poiché non aveva avuto ancora un nome, la strage poté chiamarsi, – e da allora s’è chiamata, – delle Fosse Ardeatine. Solo nelle settimane successive, e solo a brandelli, interrotti da lunghi silenzi, mia madre e io sapemmo il resto. Mio padre raccontò di aver visto le file dei prigionieri in ginocchio, non ancora decomposti, addossati l’uno all’altro, qualcuno caduto in avanti, con le mani legate dietro la schiena e un foro immenso nel cranio; disse che, a eccezione forse del primo, tutti gli altri avevano dovuto sapere, con un anticipo da pochi a molti minuti, quello che stava per accadergli. Raccontò anche che frotte di topi grassi fuggivano in giro quando uno degli addetti alla riesumazione spostava in uno di quegli angoli bui la luce della sua lampada.
A. Asor Rosa, L'alba di un mondo nuovo [2002], Torino, Einaudi, 2005
21 notes
·
View notes
Text
Conte Giuseppe Primoli 1890, neve sullo sterrato della zona dove sarebbe sorto il Tempio Maggiore di Roma (1904) e la zona dei cosiddetti "quattro villini" tra piazza delle Cinque Scole, via del Portico d'Ottavia, Lungotevere Cenci.
Sotto questa terra smossa su cui bruca il cavallo dovevano stendersi resti di magazzini romani, della zona indicata nella Forma Urbis Severiana come Navalia e, forse, del Tempio di Castore e Polluce, collocato sotto l'area di Monte Cenci dove furono rinvenute, tra Quattro e Cinquecento, le statue dei Dioscuri, già allora traslate al Campidoglio.
In lontananza nella foto, il campanile di San Giovanni Calibita sull'isola Tiberina e, di fronte, la Torre della Pulzella.
Risalente al 1200, essa era parte delle torri medievali di Roma, legate a famiglie della nobilità e del ceto mercantile cittadino di cui erano insieme strumento e concreta traccia sul territorio.
Questa torre, collocata sull'isola, guado fluviale tanto essenziale alla vita cittadina da aver facilitato e forse cagionato la nascita dei primi insiediamenti destinati ad evolversi nella Roma romulea, apparteneva alla famiglia dei Pierleoni.
Probabilmente ebrei e opportunamente convertiti per poter sfruttare al meglio le proprie ricchezze in una Roma medievale pur non ancora dotata di Ghetto, e forse meno ostile alla Comunità di quanto non si sarebbe più tardi dimostrata, i Pierleoni controllavano anche il tratto alla base del Campidoglio.
L'edificio medievale presso il vico Jugario è a loro intitolato, e anche loro era la torre che si nota a destra, addossata al corpo della Basilica di San Nicola in Carcere, riusata come torre campanariae contenente un'antica campana di fine Duecento, commissionata dai Savelli.
Ma, soprattutto, oltre a case medievali al vicino Velabro, ai Pierleoni apparteneva il forte costruito sulle rovine del Teatro di Marcello, e di cui ancora si vede l'affollarsi di strutture alte e strette su via del Foro Olitorio.
Passato ai Savelli e, tramite loro, agli Orsini, quel forte oggi lo conosciamo come palazzo Savelli Orsini, opera di Baldassarre Peruzzi, la malinconica e splendida residenza costruita nella cavea del Teatro.
La torre della Pulzella, dall'enigmatica testolina che vi appare inquadrata da una finestrella cieca e che guarda intenta dalla parte del Portico d'Ottavia, passò come tutto il resto dei Pierleoni nelle mani dei Savelli, incastellati così tra l'isola e l'omonimo Monte, e i cui domini si estendevano già verso Campo de' Fiori e all'Aventino, come attestato dagli odonimi vicolo de' Savelli e Clivo di Rocca Sabella.
La pulzella, comunque, è una testa romana, ma la leggenda popolare la vuole l'impietrirsi di una bella giovane aristocratica che, murata per vincere la sua resistenza a un matrimonio di convenienza, morì lassù spiando all'orizzonte il ritorno del suo vero amore dalla guerra.
Fonti: studi di F. Coarelli e P. L. Tucci sulla topografia del Circo Flaminio e dell'area dei Calderari.
A. Carandini, Roma. Il primo giorno, Laterza 2007.
#isola tiberina#roma#rome#italy#italia#savelli#pierleoni#giuseppe primoli#fotografie d'epica#vecchie foto#roma sparita#Italia sparita#Ghetto di Roma#Comunità ebraica#torri medievali#medioevo#Roma baronale#Roma medievale#Monte Savello#circo flaminio
8 notes
·
View notes
Photo
Questa foto è del 1981, forse del 1982.
5 mesi prima oppure 7 mesi dopo quel 19 Novembre 1981 quando fui arrestata per atti osceni in luogo pubblico.
Uscivo dalla lezione di Psicologia ore 19 a Magistero (Roma Piazza Esedra) e avevo un po' di matita agli occhi, abiti vivaci in sintonia con la vivacità dei tempi. Attraversando Piazza dei Cinquecento fui fermata durante una retata, condotta in questura e da li a Regina Coeli dove rimasi 4 giorni e 4 notti. Avevo 24 anni e quell’esperienza resta una cicatrice profonda che non potrò mai cancellare perché ignoravo le ragioni per quello che ritengo essere stato un vero e proprio sequestro.
Non avevo fatto nulla se non essere quello che ero. Il processo per direttissima al quarto giorno sentenziò Atti Osceni. All’avvocato (De Cataldo del Partito Radicale) che mi difese dissi che non avevo fatto nulla e lui mi disse alzando le spalle: la tua parola contro la loro!
Meglio patteggiare. 2 mesi con la condizionale e la non iscrizione al casellario giudiziario (quest’ultima risultava essere la conquista strappata a uno stato che attraverso la sua “Buon Costume” sentenziava sul mio modo di essere).
Ieri, 42 anni dopo, il telegiornale dice che il governo Meloni vuole ripristinare il reato di Atti Osceni aggravando le pene. Un brivido mi ha scosso dal torpore. Rabbia e incredulità per il susseguirsi di atti inquietanti (direi osceni) di questo esecutivo. Assistere alla regressione lascia attoniti. Ieri era il giorno della Memoria.
Porpora Marcasciano, Facebook
99 notes
·
View notes
Text
Andrea Pozzo - Roma Sant’Ignazio di Loyola - Apoteosi di Sant’Ignazio - 1694
I conflitti religiosi che nel Cinquecento avevano visto una composizione con la Pace di Augusta in cui Carlo V aveva accettato il principio del “cuius regio eius religio” sfociano nel Seicento in due tendenze contrapposte:
- le meraviglie del Barocco e le opere della Controriforma cattolica;
- l’ampio scenario della Guerra dei Trent’Anni.
La Guerra dei Trent’Anni può essere riassunta lungo queste tappe:
- 1594 - Enrico IV Borbone, convertendosi al Cattolicesimo, Re di Francia
- 1598 - Morte di Filippo II
- 1603 - Morte di Elisabetta I
- 1618 - i rappresentanti dell’imperatore cattolico Ferdinando II d’Asburgo, che cerca di creare uno stato moderno, vengono defenestrati dai protestanti boemi
- 1620 - Sacro Macello dei protestanti in Valtellina
- 1624 - Richelieu Primo Ministro
- 1628 - il generale boemo Wallenstein, al servizio degli Asburgo, sconfigge l’esercito danese
- 1631 - il candidato francese al Ducato di Mantova e del Monferrato Carlo I Gonzaga - Nevers prevale, anche grazie all’abilità diplomatica di Mazzarino, sul candidato sostenuto dagli Asburgo di Spagna e dai Savoia dopo la guerra del Monferrato in cui dilaga la peste raccontata nei Promessi Sposi. Nello stesso anno l’Impero saccheggia Magdeburgo, città alleata degli Svedesi
- 1642 - Mazzarino succede a Richelieu
- 1643 - i Francesi, guidate dal Duca d’Enghien (poi Principe di Condè) sconfiggono gli Spagnoli a Rocroi. Luigi XIV Borbone Re di Francia
- 1648 - Pace di Westfalia. Fine del conflitto in cui si profila la leadership francese sull’Europa: gli Asburgo si concentrano sui possedimenti propri (Austria e Ungheria) anziché sull’Impero;
- 1649 - Carlo I Stuart decapitato in Inghilterra
Il Seicento, secolo in Italia di decadenza politica ed economica, è però anche il secolo di Carlo e Federico Borromeo e del Barocco ispirato dalla Controriforma i cui eventi principali sono:
- 1534 - Alessandro Farnese, fratello di Giulia, amante di Alessandro VI Borgia, eletto Papa Paolo III. Approvazione della Compagnia di Gesù
- 1542 - Paolo III istituisce l’Inquisizione
- 1545 - Concilio di Trento: accentramento del potere papale, importanza delle opere e non solo della grazia, formazione del clero, impegno pastorale
- 1566 - Michele Ghislieri eletto Papa Pio V, il Papa che raccoglie la Lega che vince a Lepanto nel 1571
- 1572 - Il bolognese Ugo Boncompagni eletto Papa Gregorio XIII, promotore non solo del calendario gregoriano, ma anche di importanti iniziative religiose, pastorali e culturali. Nel 1580 viene inaugurato il Quirinale
- 1589 - Fontana del Mosè sotto il pontificato di Sisto V che fa erigere obelischi e migliorare il tessuto urbanistico dell’Urbe: è il modello della “Ecclesia triumphans” dopo il contrasto alle eresie dei decenni precedenti
- 1592 - Clemente VIII Aldobrandini Papa
- 1600 - Cappella Contarelli a San Luigi dei Francesi (Caravaggio). Giordano Bruno al rogo a Campo dei Fiori, decapitata Beatrice Cenci
- 1605 - Camillo Borghese eletto Papa Paolo V. Cappella Cerasi in Santa Maria del Popolo (Caravaggio)
- 1612 - Carlo Maderno inaugura la nuova facciata di San Pietro
- 1623 - Maffeo Barberini eletto Papa Urbano VIII
- 1626 - Baldacchino di San Pietro (Bernini)
- 1633 - Abiura di Galileo
- 1651 - grazie alla mediazione di Olimpia Maidalchini, Innocenzo X Pamphili affida al Bernini la Fontana dei Fiumi che completa Piazza Navona
- 1652 - Estasi di Santa Teresa a Santa Maria della Vittoria (Bernini)
- 1655 - Fabio Chigi eletto Papa Alessandro VII
- 1657 - Colonnato di San Pietro (Bernini)
- 1660 - Sant’Ivo alla Sapienza (Borromini)
- 1667 - Oratorio dei Filippini (Borromini), Santa Maria della Pace (Pietro da Cortona)
Terminato lo slancio mecenatistico dei pontefici, l’Apoteosi di Sant’Ignazio con la finta cupola commissionata ad Andrea Pozzo dai Gesuiti segna nel 1694 la fine del Barocco a Roma.
5 notes
·
View notes
Text
Gaze upon the attractions of Palazzo Vecchio
Pallazo Vecchio located in Florence, Italy
Let's delve into the brief history of Palazzo Vecchio
The history of Palazzo Vecchio dates back to 1299 when the citizens of Florence decided to erect a grand palace to house their government institutions. It was to stand as a symbol of the republic's power and the people's authority. The renowned architect Arnolfo di Cambio, known for his work on the Florence Cathedral and the Santa Croce Church, undertook this ambitious project on the remnants of the Palazzo dei Fanti and the Palazzo dell'Esecutore di Giustizia in Piazza della Signoria. As was customary for major constructions of that era, multiple generations were involved in its completion, leading to various modifications and expansions.
In the 16th century, Cosimo I de Medici orchestrated a significant renovation and embellishment of the building, transforming it into his residence, thus bestowing upon it the name "Ducal Palace." Subsequently, Cosimo I moved his residence to the Pitti Palace, and the Palazzo Ducale became known as Palazzo Vecchio, serving as the hub of government offices and a repository for valuable items.
Cosimo I also commissioned the construction of a connecting corridor, the Vasari Corridor, which linked the Pitti Palace with the administrative offices, now known as the Uffizi Gallery, and Palazzo Vecchio. This corridor provided a more convenient and private means of moving between these locations.
The Current Status of Palazzo Vecchio
Throughout its extensive history, the palace has gone by various names. Its original name was Palazzo della Signoria, which was later changed to Palazzo Vecchio when the Medici court relocated to the Pitti Palace. Currently, Palazzo Vecchio serves as the home of the Museo dei Ragazzi, and it houses the administrative offices of the Town Hall. Additionally, the Cinquecento Hall, which still retains its original function, hosts special audiences and events.
Fascinating Tidbits about Palazzo Vecchio
Were you aware that Palazzo Vecchio is situated in Piazza della Signoria, the most prominent square in Florence? This stunning square is nestled between Piazza del Duomo and the Arno River, and Palazzo Vecchio stands as its most iconic edifice. Adorning its entrance are remarkable sculptures, including depictions of Adam and Eve, a copy of Michelangelo's David, and Hercules and Cacus. The square also features the Loggia dei Lanzi, the Fountain of Neptune, and the equestrian statue of Cosimo I.
Did you know that within Palazzo Vecchio, a network of concealed passages exists? These secret passages, commissioned by the Medici, served as escape routes from potential threats and as repositories for precious items. For instance, concealed behind the map of Armenia in the Stanza delle Mappe (The Map Room) is a hidden entrance leading to the dressing room of Duchess Bianca Capello, the second wife of Francesco I.
Why a Visit to Palazzo Vecchio is an Absolute Must
A journey to Florence, the birthplace of the Italian Renaissance, would be incomplete without a visit to the iconic Palazzo Vecchio. This historical gem, also known as the Old Palace, stands as one of the most renowned symbols of the city. Constructed in the likeness of a formidable castle, with a towering 94-meter-high tower, it was built between 1299 and 1314. Palazzo Vecchio was intended to serve as both the residence and workplace of republic officials, offering a captivating array of rooms, each with its own distinctive character.
Your exploration of Palazzo Vecchio commences in the grand "Salone dei Cinquecento" (Hall of the Five Hundreds), an expansive chamber that spans an impressive 54 meters in length, 22 meters in width, and soars to a height of 17 meters, rendering it the largest room in all of Florence. This awe-inspiring historical landmark promises an unforgettable journey through the heart of the Italian Renaissance. So, why wait? Embark on an adventure through history at Palazzo Vecchio today!
How to Explore Palazzo Vecchio (Old Palace)
Visiting Palazzo Vecchio, a symbol of Florence's civil power for over seven centuries, offers an enriching historical experience, best accompanied by an expert guide's insights.
To embark on this journey, you can secure entry to the building by purchasing a Palazzo Vecchio admission ticket combined with the Audio Guide of Florence, which comes with priority entrance privileges.
A variety of tour options are available, catering to diverse interests. These range from the traditional Palazzo Vecchio tour to the guided exploration of Dan Brown's Inferno, delving into the palace's more enigmatic aspects. Of course, opting for a private guide is also highly recommended. These itineraries are versatile and can be tailored to your preferences. For example, the private tour based on Dan Brown's Inferno and the Boboli Gardens will immerse you in the very locations vividly described in the famous book, creating a truly personalized and memorable experience.
Travel Route from the Philippines to Palazzo Vecchio in Florence, Italy:
1. **Philippines to Rome, Italy by Air:**
- Start your journey by booking a flight from the Philippines to Rome, Italy. The main international airport in Rome is Leonardo da Vinci-Fiumicino Airport (FCO).
2. **Transfer to Florence:**
- After arriving in Rome, you can choose to take a connecting flight to Florence. Florence's main airport is Amerigo Vespucci Airport (FLR). Alternatively, you can take a train or bus from Rome to Florence if you prefer overland travel.
3. **Arriving in Florence:**
- Once in Florence, you'll find yourself in the heart of the city. Palazzo Vecchio is located in the historic center, specifically in Piazza della Signoria. You can reach it by walking, as Florence is a very pedestrian-friendly city.
4. **Exploring Palazzo Vecchio:**
- Upon reaching Piazza della Signoria, you'll see the impressive Palazzo Vecchio. Purchase your admission ticket at the entrance and begin your exploration of this historic landmark.
Remember to check the latest travel regulations, flight availability, and visa requirements before planning your trip, as they may change.
Enjoy your journey to Palazzo Vecchio!
Reference:
Florence Museum. (n.d.). Palazzo Vecchio. https://www.florence-museum.com/palazzo-vecchio.php
4 notes
·
View notes
Photo
El 𝗠𝗼𝗻𝘂𝗺𝗲𝗻𝘁𝗼 𝗮𝗹 𝗣𝗮𝗽𝗮 𝗝𝘂𝗮𝗻 𝗣𝗮𝗯𝗹𝗼 𝗜𝗜, oficialmente llamado "𝗖𝗼𝗻𝘃𝗲𝗿𝘀𝗮𝘇𝗶𝗼𝗻𝗶", es una estatua de bronce obra de 𝘖𝘭𝘪𝘷𝘪𝘦𝘳𝘰 𝘙𝘢𝘪𝘯𝘢𝘭𝘥𝘪, que se encuentra en la Plaza del Cinquecento de la Estación de Roma Termini. ⁜⁜⁜⁜⁜⁜⁜⁜⁜⁜⁜⁜⁜⁜⁜⁜⁜⁜⁜⁜⁜⁜⁜⁜⁜⁜ #giovannipaolo2 #giovannipaolosecondo #monument #sculpture #urbanphoto #street #streetview #rome #roma #photography #art #artist #sculptureart #stazionetermini #juanpabloII #juanpablosegundo #chusayinka #travelphotography #travelitaly #ig_roma #ig_rome #lagrandebellezza #romacaputmundi #igersroma #romacapitale #cittaeterna #instaroma #travelgram #amoroma #wheninrome (en Piazza dei Cinquecento) https://www.instagram.com/p/CmzQ0Xvsb94/?igshid=NGJjMDIxMWI=
#giovannipaolo2#giovannipaolosecondo#monument#sculpture#urbanphoto#street#streetview#rome#roma#photography#art#artist#sculptureart#stazionetermini#juanpabloii#juanpablosegundo#chusayinka#travelphotography#travelitaly#ig_roma#ig_rome#lagrandebellezza#romacaputmundi#igersroma#romacapitale#cittaeterna#instaroma#travelgram#amoroma#wheninrome
2 notes
·
View notes
Text
Il pupazzo di neve
La favola del pupazzo di neve Il pupazzo di neve di Andersen, una breve storiella metaforica del grande autore danese, celebre in tutto il mondo per le sue favole per bambini. Le storie intrattengono e insegnano; ci aiutano a goderci la vita e anche a sopportarla. Dopo nutrimento, riparo e compagnia, le storie sono la cosa di cui abbiamo più bisogno nel mondo. Philip Pullman Se volete che vostro figlio sia intelligente, raccontategli delle fiabe. Se volete che sia molto intelligente, raccontategliene di più. Albert Einstein Le storie sono la cosa più importante al mondo. Senza storie, non saremmo affatto esseri umani. Philip Pullman Hans Christian Andersen (2 aprile 1805 - 4 agosto 1875) è stato uno scrittore danese. Sebbene sia stato un prolifico autore di opere teatrali, diari di viaggio, romanzi e poesie, è ricordato soprattutto per le sue fiabe. Le fiabe di Andersen, composte da 156 storie in nove volumi e tradotte in più di 125 lingue, sono diventate culturalmente integrate nella coscienza collettiva dell'Occidente, facilmente accessibili ai bambini, presentano tuttavia lezioni di virtù e resilienza di fronte alle avversità anche per i lettori più maturi. Le sue fiabe più famose includono "I vestiti nuovi dell'imperatore", "La sirenetta", "L'usignolo", "Il soldatino di stagno", "Le scarpette rosse", "La principessa e il pisello", "La regina delle nevi, "Il brutto anatroccolo", "La piccola fiammiferaia" e "Pollicina". Le sue storie hanno ispirato balletti, opere teatrali e film d'animazione e live-action. Uno dei viali più ampi e trafficati di Copenaghen, che costeggia la piazza del municipio, all'angolo della quale si trova l'enorme statua in bronzo di Andersen, è chiamato appunto "H. C. Andersen Boulevard”. La storia del pupazzo di neve nasce da molto lontano e Bob Eckstein ha addirittura scritto un libro su di lui, The History of the Snowman, in cui racconta le sue origini. Il primo ritratto documentato risale al 1380, trovato in un antico Libro delle Ore e ora custodito in una biblioteca dell’Aia. Il Pupazzo appare poi in diverse stampe del Cinquecento, prima di essere celebrato da Hans Christian Andersen nel racconto pubblicato il 2 marzo 1861 in cui L’uomo di neve si innamora perdutamente di una stufa e finisce liquefatto da un vento caldo.
Negli anni ’50 l’editoria e la discografia americane rispolverano l’omino di neve e proprio il 14 dicembre 1950 esce Frosty the Snowman, la celebre canzone scritta da Steve Nelson e Jack Rollins e interpretata da Gene Autry - There must have been some magic in that old silk hat they found, for when they placed it on his head, he began to dance around! - (lo stesso che l’anno prima aveva portato al successo la canzone dedicata a Rudolph la renna dal naso rosso - Rudolph the red-nosed reindeer, had a very shiny nose. And if you ever saw it, you would even say it glows -) e in contemporanea viene pubblicato l’omonimo libro scritto da Annie Nord Bedford e illustrato da Corinne Malvern, dove il nostro eroe anziché sciogliersi per amore, all’arrivo del caldo se ne va per ritornare l’anno successivo. Il pupazzo di neve di Andersen rappresenta invece il simbolo della forza dell’inverno ed è indiscutibilmente legato al destino delle stagioni, e più in generale alla nascita e alla morte del ciclo naturale, con un evidente rimando all'amore, motore del nostro agire, per cui, senza scomodare Aristotele con la teoria del caldo e del freddo, possiamo concludere ricordando che l'essere umano pur essendo una macchina termodinamica ha anche uno spirito che va oltre la pura materia, e che la letteratura, così come la religione, ci aiuta ad interpretare, anche se per molti personaggi questa essenza non è altro che un freddo, se non gelido, spiffero di vento che nel giro di poco tempo è destinato a dissolversi tra le onde di polvere inquinata che agitano il nostro misero pianeta, e a queste povere anime chi ci penserà più? Tutto ciò che guardi può diventare una favola e puoi ottenere una storia da tutto ciò che tocchi. Hans Christian Andersen Limitarsi a vivere non è abbastanza. C'è bisogno anche del sole, della libertà e di un piccolo fiore. Hans Christian Andersen Dove le parole falliscono, parla la musica. Hans Christian Andersen C’era una volta, in una freddissima giornata d’inverno, un pupazzo di neve, che in tutto quel freddo stava proprio bene e mentre guardava il sole diceva: “Cos’avrà da fissarmi? Beh, non riuscirà a farmi sbattere le palpebre! Continuerò a tenere le tegole aperte, io!”. Diceva così perché i suoi occhi erano fatti con due pezzetti di tegola, mentre la bocca era un vecchio rastrello spuntato e per questo si poteva dire anche che avesse i denti.
La filastrocca del pupazzo di neve Il sole intanto volgeva al tramonto e la luna sorgeva, grande e rotonda nel blu del cielo, e il pupazzo di neve desiderava potersi muovere e andare a scivolare sul ghiaccio come i ragazzi che aveva visto nel pomeriggio, ma non sapeva come si faceva! E mentre faceva queste riflessioni, il vecchio cane legato alla catena, disse: “T’insegnerà il sole a correre! Come è successo a quello che c’era prima di te e a quello prima ancora! Bahu! Bahu! Uno alla volta se ne sono andati tutti”. “Non capisco, amico mio”, disse il pupazzo di neve. “Quello che sta lì sopra”, e indicava la luna, “mi dovrebbe insegnare a correre? È vero che è scappato via quando l’ho guardato dritto negli occhi, ma adesso è spuntato fuori dall’altra parte…”. “Non capisci un bel niente”, rispose il cane. “Anche se bisogna ammettere che sei ancora nuovo nuovo! Quella che tu vedi adesso si chiama luna, quello che se n’è andato era il sole che tornerà domani e vedrai se t’insegnerà a scivolare lungo il fossato. Tra un po’ il tempo cambierà: lo so perché la mia zampa sinistra dietro mi dà dei dolori…”. “Mah, non capisco proprio”, disse il pupazzo di neve. “Non so perché, ma sembra quasi che tu mi voglia dire qualcosa di spiacevole. Neanche quello di prima, che mi fissava e che si chiama sole, neanche lui deve volermi bene, temo”. Intanto il cane, dopo essersi rigirato tre volte su se stesso, si addormentò nella sua cuccia. L’indomani il tempo cambiò e un vento freddo cominciò a soffiare così che tutti gli alberi e le piante erano pieni di brina. Sembrava una foresta di perle bianche! Nel frattempo uscirono in giardino un ragazzo e una ragazza che stavano ammirando il paesaggio e il pupazzo di neve chiese al cane chi fossero quei due ragazzi! Il cane gli disse che loro erano due padroni e cominciò a raccontare la sua vita al pupazzo di neve curioso! E gli narrò che prima di essere messo in catene viveva nella casa della padrona, dove aveva un bel cuscino tutto suo e passava le sue giornate, quando fuori era tanto freddo, vicino ad una stufa che lui ancora si sognava tanto fosse bella! E mostrò al pupazzo di neve la stufa attraverso la finestra della casa!
Atmosfera natalizia Appena il pupazzo scorse, attraverso la finestra, la stufa, si sentì strano! Era una sensazione che non riusciva a spiegarsi. In cuore aveva come una nostalgia che non aveva mai provato, ma che tutti gli uomini conoscono bene, quando non sono fatti di neve. “Ma perché l’hai lasciata?”, chiese, che aveva deciso che doveva trattarsi di una creatura femminile. “Come hai potuto abbandonare quel posto?”. “Sono stato costretto!”, disse il cane. “Mi hanno buttato fuori e mi hanno attaccato qui dopo che mi capitò di mordere il più giovane dei padroni, perché aveva dato un calcio al mio osso! E così è finita la mia bella vita d’un tempo”. Ma il pupazzo non lo ascoltava più! Stava guardando fisso la stufa: “Che strana sensazione quella che provo! Mi riuscirà mai di incontrarla? Devo entrare a ogni costo, anche se dovessi rompere i vetri!”. “Bahu! Tanto non ci arriverai mai!”, disse il cane, “e poi, se ti ci avvicini sei finito, non lo sai? Bahu!”. “Già ora non mi sento affatto bene”, rispose il pupazzo di neve. Per tutto il giorno il pupazzo rimase a guardare la finestra: alla luce del tramonto la stanza sembrò diventare ancora più accogliente! La stufa, emanava un bagliore dolcissimo, più dolce di quello della luna, e anche di quello del sole. Se qualcuno apriva lo sportello, ne usciva una fiammella e una di quelle fiamme sembrò penetrare proprio il petto del pupazzo di neve. “Non resisto”, diceva lui. “Com’è carina, quando mette fuori la lingua”. Intanto i giorni passavano e il pupazzo di neve era sempre più triste perché gli mancava la stufa, ma il tempo stava cambiando e ben presto arrivò il vento tiepido che cominciò a sciogliere la neve e, dopo qualche giorno, il pupazzo crollò e al suo posto restò qualcosa che sembrava un manico di scopa dritto nell’aria. I bambini lo avevano usato per farlo reggere meglio. “Adesso capisco cos’era la sua nostalgia!”, disse il cane, “quel pupazzo aveva in corpo uno spazzolone per stufe! Ecco cos’era che lo turbava tanto! Bahu! Ma ora è tutto finito”. Anche l’inverno ormai era agli sgoccioli e nel frattempo i bambini in giardino cantavano: “Bel mughetto, da bravo, esci fuori, vedi che al salice spuntan già i fiori? Se non è marzo, qui è già primavera. Senti gli uccelli cantare alla sera! E insieme a loro io canto: Cucù, Fratello Sole, vien fuori anche tu!”. E al povero pupazzo di neve, chi ci pensava più?
Una storia di Natale Se amate il Natale, le feste e la letteratura potete anche leggere i seguenti articoli: Aforismi e citazioni sul Natale Aforismi divertenti sul Natale Barzellette sul Natale Aforismi di C.W. Brown sul Natale Pensieri e riflessioni sul Natale Una favola per Natale e non solo Numeri sul Natale Odio il natale (Umorismo) A Christmas Carol by Charles Dickens Other books by Charles Dickens Fairy tales and other stories by Hans Christian Andersen Best Christmas songs videos and karaoke Christmas markets in England
Buone feste a tutti! Christmas markets in America Christmas markets in Italy and Germany Christmas quotes 60 great Christmas quotes Christmas tree origin and quotes Christmas jokes Christmas cracker jokes Funny Christmas Stories Amusing Christmas stories Christmas food Christmas thoughts Christmas story Christmas in Italy Christmas holidays Christmas songs Christmas poems An Essay on Christmas by Chesterton Aforismi per autore Aforismi per argomento Riflessioni e pensieri Saggi e aforismi Read the full article
#Andersen#anima#Aristotele#bambini#Brown#favole#fiabe#freddo#Hans#inverno#libertà#metafora#morte#natale#neve#pupazzo#sole#spirito#stagioni#vento#vita
0 notes
Text
~ "Castellani Jewelled pendant brooch with enamelled gold and a large sapphire intaglio of a battle scene. Circa 1887-1888. Enamelled gold, set with rubies, a pearl, a bevelled diamond and a large sapphire intaglio of a battle scene (a cast of the intaglio is also displayed); hung with pearls. Applied plaque with the Castellani monogram. Height: 8.9cm; Width: 5.0cm; Depth: 1.8cm. This nineteenth-century jewel draws its inspiration from the pendants made in Germany in the early 1700s, but it is unusual amongst Renaissance Revival pieces for its commemoration of an event from contemporary Italian foreign policy. The large central sapphire is finely engraved with a representation of the battle of Dogali, Ethiopia. The jewel was designed and made by the great Italian firm of Castellani, noted for their interest in historical jewellery and their revival of classical and Renaissance styles. On the 26th of January 1887, an Italian invasion force was defeated by the Ethiopian army at Dogali, leading to the death of 500 Italian soldiers. This was a traumatic defeat for the newly unified Italy, soon commemorated with a monument near the renamed Piazza dei Cinquecento in Rome. Passionate newspaper reports served to inflame opinion against Ethiopia and united Italians in a feeling of wounded pride and indignation. The battle scene engraved with minute detail on the sapphire was taken from a print published in Illustrazione italiana, along with an account of the battle. Castellani’s nationalist feeling was also demonstrated by the creation of tricolour brooches after the unification of Italy. The sapphire must have been engraved very soon after the event, and the completed jewel is recorded in Castellani's studio inventory in June 1888 - allowing a more precise dating than is usually possible with Castellani's work. Three other pendants in this form are known, but these have a double flower in place of the engraved gem. Castellani’s Renaissance style jewellery did not meet the same immediate praise as the classically inspired pieces but the firm’s research into enamelling was an important factor in the renewal of the art." ~
1 note
·
View note
Link
- Il Vicepresidente del Consiglio dei Ministri e Ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti Matteo Salvini ha visitato stamattina il cantiere di Piazza dei Cinquecento a Roma. Il sopralluogo è stato l’occasione per fare il punto sullo stato di avanzamento dei lavori di riqualificazione urbanistica e funzionale della piazza che è la porta d’ingresso a Roma Termini. I lavori, iniziati a ottobre 2023 dopo la conclusione positiva della Conferenza dei Servizi, riguardano aree di proprietà di FS Sistemi Urbani e di Roma Capitale e porteranno a una trasformazione epocale della piazza in vista del Giubileo del 2025.Presenti al sopralluogo, insieme al Ministro Salvini anche Francesco Rocca, Presidente Regione Lazio, Roberto Gualtieri, Sindaco di Roma, Gianpiero Strisciuglio AD e DG Rete Ferroviaria Italiana, Umberto Lebruto AD e DG FS Sistemi Urbani e Aldo Isi AD e DG ANAS.L'obiettivo principale dei lavori - che potrà vedere la sua completa attuazione dopo il Giubileo - è la riqualificazione dell’area e la riorganizzazione dei servizi esistenti. Nuovi spazi verdi che trasformeranno la piazza in un luogo più accogliente e contemporaneo per vivere una nuova socialità tra arte, cultura e rigenerazione urbana. La riqualificazione urbanistica e funzionale del Nodo di Termini e Piazza dei Cinquecento mira a valorizzare e accrescere l’integrazione tra monumenti e aree archeologiche circostanti, oltre a miglioramento della qualità architettonica ed ambientale di tutto il contesto.La piazza sarà trasformata in un luogo sempre più accessibile e integrato con i sistemi di mobilità urbana treno-bus-taxi, migliorando la qualità dello spazio urbano con la pedonalizzazione di gran parte dell’area. Il tutto ponendo al centro la mobilità pedonale e ciclabile con il ridisegno del terminal bus, del nuovo molo taxi e l’insediamento di un nuovo sistema di piste ciclabili, con l’obiettivo di migliorare i servizi alla città e ai viaggiatori in coerenza con gli indirizzi del PUMS di Roma Capitale. Fonte
0 notes
Text
Da dove nascono i nomi delle strade?
Molte strade fiorentine ricordano con il loro nome l’attività che in passato vi veniva svolta, alcuni esempi: Via degli Arazzieri: erano i tessitori di arazzi, usati per rivestire muri e pareti. Gli arazzi erano grandi e sontuose tappezzerie la cui trama formava un disegno figurato. Cosimo I nel Cinquecento fece venire i tessitori dalla città di Arras nelle Fiandre, e sistemò i loro stabilimenti in questa strada, nei locali dell’ex ospizio della compagnia di Gesù Pellegrino, che fino ad allora ospitava i pellegrini diretti a San Iacopo di Compostela. Via dei Cimatori: vi si trovavano i laboratori e le apparecchiature molto sofisticate che eseguivano la cimatura. I cimatori rifinivano le stoffe rasandole e pulendole della peluria superficiale come nessun altro paese sapeva fare e diedero a Firenze una superiorità assoluta sui mercati della lana fino a tutto il XV secolo. Via dei Vagellai: il “vagello” era la grande caldaia nella quale i vagellai tingevano le stoffe: erano insomma tintori e qui si trovavano le loro numerose officine. Via dei Saponai: qui si trovavano i fabbricanti di tutti i tipi di sapone necessari al degrassamento della lana.
Via dei Cardatori: erano gli operai che cardavano la lana, anticamente con il fusto e i rami della pianta derivata dal carciofo selvatico, chiamata “cardo dei lanaioli”, i cui rami coperti di piccolissimi uncini pettinavano la lana per ammorbidirla. In seguito un tipo di pettine sostituì la pianta, fin quando Leonardo da Vinci disegnò le prime cardatrici meccaniche all’inizio del Cinquecento. La cardatura era un lavoro pesante, insalubre e poco redditizio. Via dei Naccaioli: fu il nome di una piccola parte soltanto di questa via dove vi furono alcune botteghe di fabbricanti di nacchere, un antico strumento musicale assai in uso in altri tempi; si trattava di una specie di tamburi, da suonare con le bacchette. Il nome più importante e più antico della strada era quello di Via dei Rigattieri perché qui appunto furono in gran numero le botteghe di quest'arte. L' ultimo tratto poi verso il Mercato, si chiamò Via degli Stracciaioli, sempre per causa delle botteghe appartenenti a questo mestiere che consisteva nel toglier dal bozzolo la seta straccia.
Via dei Fibbiai: prende il nome dai fabbricanti di fibbie che avevano le botteghe sulla parallela via dei Servi e le retrobotteghe o laboratori su questa stradina, che ne prese il nome. Le fibbie erano di primaria importanza sia per le bardature dei cavalli che per affibbiare alla cintura gli oggetti che oggi portiamo nelle tasche dei vestiti, poiché nel Medioevo ne erano privi. Via dei Tessitori, etc. Talvolta il nome della via ricorda il luogo dove gli artigiani lavoravano o gli attrezzi che usavano: Via del Tiratoio: nei tiratoi i lanaioli distendevano le stoffe bagnate mentre asciugavano, per tirarle alle larghezze desiderate. I tiratoi erano vasti fabbricati, con la tettoia sopraelevata per la ventilazione; si trovavano numerosi a nord dell’Arno, trasferiti poi in Oltrarno da Cosimo III.
Via delle Conce, in questa strada lavoravano antichi artigiani del cuoio. Le conce erano i laboratori dove i conciatori trattavano le pelli per renderle non putrescibili e pronte per i diversi usi. La tecnica usata prevedeva l’uso di urina fermentata degli animali, il che fa capire l’odore che poteva sprigionarsi nella zona. Per curiosità, via delle Conce prima si chiamava via dei Pelacani, lascio all'immaginazione!
Via delle Caldaie: in questa strada c’erano laboratori di tintura dei tessili, che avveniva nelle caldaie, grandi recipienti di metallo nei quali bollivano le sostanze coloranti. Anche il tipo di merce che veniva venduto nei mercati è stato all’origine del nome di alcune strade: Via delle Oche: anticamente a Firenze c’era l’usanza di mangiare l’oca nel giorno di Ognissanti, probabilmente in questo luogo si svolgeva un mercato annuale delle oche, oppure vi era un forno specializzato nella loro cottura. Piazza del Pesce: da tempo immemorabile vi si vendeva il pesce d’Arno. In questo luogo c’era una loggia detta “dei pesciaioli”, che fu fatta demolire da Vasari per realizzare il Corridoio Vasariano. Piazza Piattellina: prende il nome dai piattelli o piatti e altre stoviglie di terracotta venduti all’antico mercato dei cocci che si teneva in questa piazza.
Gabriella Bazzani Madonna delle Cerimonie Read the full article
0 notes
Text
Roma, furti in metro: arrestate 5 persone
Roma, furti in metro: arrestate 5 persone Sono 5 gli ultimi arresti della Polizia di Stato. Realizzati servizi specifici volti al contrasto dei furti nelle metro. Sono stati i poliziotti del I Distretto Trevi-Campo Marzio nel corso di un servizio antiborseggio a bordo della metropolitana linea A, nella tratta compresa tra le fermate "Flaminio" e "Termini", ad arrestare un cittadino argentino di 27 anni. Gli agenti si trovavano a bordo del convoglio diretto ad "Anagnina" all'interno del quale vi erano numerosi turisti e, giunti alla fermata "Spagna", hanno visto un gruppo di 5 soggetti, dell'America Latina, salire a bordo. Quest'ultimi, fingendosi comuni passeggeri, accerchiavano immediatamente una coppia di turisti iniziando a spintonarli, al fine di creare ulteriore confusione all'interno della metropolitana già molto affollata. A questo punto, una ragazza che faceva parte del predetto gruppo, occultando la mano destra con una giacca posta sul braccio, con particolare destrezza, ha aperto la borsa a tracolla della turista, ha asportato un portafoglio e lo ha passato poi velocemente ad un complice di sesso maschile. Prima che le porte del convoglio si richiudessero, il gruppo di malfattori è sceso velocemente sulla banchina tentando di dileguarsi fra le persone in attesa del treno. I poliziotti, che avevano assistito a tutta la scena, hanno inseguito il ragazzo bloccandolo in flagrante, qualificandosi nel contempo come appartenenti alla Polizia di Stato. Il giovane è riuscito inizialmente a divincolarsi, gettando a terra il portafoglio, ma è stato prontamente bloccato dagli agenti e il portafoglio è stato recuperato. Gli agenti del commissariato Celio, invece, sono intervenuti presso la metro linea B, fermata "Colosseo", a seguito della segnalazione di un furto perpetrato a danno di un turista. Quest'ultimo mentre era a bordo del treno direzione Rebibbia della linea B della metropolitana, giunto in prossimità della fermata Colosseo, è stato avvicinato da due uomini che, in prossimità della fermata, gli hanno asportato il portafoglio dalle tasche per poi fuggire. La vittima, accortasi di quanto accaduto, ha inseguito i due fino alla scalinata che conduce ai tornelli d'uscita della stazione, dove hanno gettato all'interno di un cestino della spazzatura documenti e portafoglio, subito recuperati dalla moglie della vittima. Quest'ultima ha allertato la vigilanza che ha bloccato i due uomini, un Colombiano di 31 anni e un Peruviano di 28, consegnati successivamente ai poliziotti prontamente intervenuti. Inoltre, le immagini di videosorveglianza mostrano i due soggetti sulle scale mobili che, dopo aver asportato il denaro dal portafoglio, lo gettano in un cestino della spazzatura dopo i tornelli. I due uomini sono stati arrestati poiché gravemente indiziati del reato di furto aggravato con destrezza in concorso. Sono stati gli agenti del Commissariato San Lorenzo ad arrestare un Nigeriano di 31 anni. Nello specifico, gli agenti sono intervenuti a seguito della segnalazione di un uomo che in strada minacciava le auto in transito brandendo una bottiglia di vetro. Giunti sul posto, il 31enne è apparso in forte stato di agitazione e ha minacciato i poliziotti tentando di colpirli con il coccio di bottiglia, tanto da richiedere l'ausilio degli agenti del commissariato Viminale ed Esquilino. Solo grazie all'uso dello spray urticante in dotazione l'uomo è stato bloccato. A seguito della colluttazione due dei poliziotti intervenuti sono stati soccorsi presso il Pronto Soccorso dell'Ospedale "CRISTO RE" con 10 e 7 giorni di prognosi. Infine, i poliziotti del commissariato Colombo hanno arrestato un 22enne italiano, di origini colombiane, poiché gravemente indiziato del reato di resistenza e lesioni a Pubblico Ufficiale, rifiuto di fornire le proprie generalità ed oltraggio a Pubblico Ufficiale. Gli agenti presenti in Piazza dei Cinquecento sono stati avvicinati da un operatore Atac il quale riferiva di un uomo che stava prendendo a calci e pugni il gabbiotto impedendogli di lavorare. Quando i poliziotti si sono avvicinati l'uomo ha iniziato ad inalberarsi rifiutandosi di fornire il documento d'identità fino a scagliarsi contro i poliziotti. Con l'ausilio degli uomini della Sezione Volanti giunti sul posto, i poliziotti sono riusciti a fermare l'uomo, il quale, mentre veniva condotto all'interno dell'autovettura, ha ripetutamente colpito con calci uno dei due poliziotti. Tutti gli arresti, su richiesta della locale Procura della Repubblica, sono stati convalidati dal Gip.... #notizie #news #breakingnews #cronaca #politica #eventi #sport #moda Read the full article
0 notes
Text
Vanessa Redgrave
Oggi compie 87 anni un'attrice straordinaria, Vanessa Redgrave, una lunga e fortunata carriera vissuta all’insegna della libertà e degli ideali per la costruzione di un mondo migliore.
Ha vinto un Oscar e ricevuto cinque nomination, un Golden Globe (sette nomination), la Coppa Volpi e il Premio alla Carriera al Festival di Venezia, due Palma d’Oro al Festival di Cannes come miglior attrice, un David di Donatello, un European Film Awards, un SAG Awards, due Emmy e un Tony Award.
Ha il titolo di Comandante dell’Impero Britannico per il servizio reso alla recitazione.
Le sue interpretazioni si sono sempre distinte per l’asciutta e lucida intelligenza e la perfetta fusione fra controllo e trasporto. È l’interprete che ha meglio rappresentato il cinema inglese degli anni Settanta, fatto di personaggi, luoghi, situazioni, momenti interni che andavano di pari passo con i movimenti di protesta. In piazza e sullo schermo Vanessa Redgrave, ha dato il meglio di sé, scioccando il pubblico fra nudità e militanza politica.
Nata a Londra il 30 gennaio 1937, discende da una famiglia di celebri attori e attrici. I suoi genitori, Sir Michael Redgrave e Rachel Kempson, recitavano all’Old Vic Theatre. Suo nonno, Roy Redgrave, è stato uno dei più famosi attori del muto australiano e anche le sue sorelle sono attrici. Dopo aver iniziato a studiare danza ha dovuto lasciare perché considerata troppo alta e si è lanciata verso la recitazione. Ha studiato alla Central School of Speech and Drama di Londra e le sue prime esperienze sono state a teatro.
Il suo debutto cinematografico è stato accanto al padre, in Behind the Mask del 1958.
La carriera di attrice è andata di pari passo con il suo attivismo.
Da giovanissima ha fatto parte del Worker’s Revolutionary Party e apportato il contributo per diverse cause, per le persone rifugiate dall’Ungheria, per il disarmo nucleare, contro la guerra in Vietnam e accanto al popolo palestinese, posizioni che le sono costate aspre critiche e anche problemi giudiziari.
Il primo successo è arrivato con Morgan matto da legare del 1966, ruolo che le ha fatto vincere la Palma d’Oro a Cannes e ricevere la sua prima nomination agli Oscar come miglior attrice protagonista.
Dopo il premiato Un uomo per tutte le stagioni con Orson Welles, è stata diretta da Michelangelo Antonioni in Blow-up.
Col film Il marinaio del Gibilterra con Jeanne Moreau, del 1967, ha vinto la sua seconda Palma d’Oro a Cannes e ricevuto una seconda nomination agli Oscar. Durante la manifestazione, mentre entrava nella sala di Los Angeles, era stata accolta da uno striscione che recava la scritta: «Un voto per Vanessa Redgrave è un voto per i Viet-cong».
Nel 1977 ha vinto l’Oscar come miglior attrice non protagonista per il film Giulia, recitato con Jane Fonda. Un trionfo avvenuto in mezzo a pesanti polemiche, si era messa contro la Jewish Defense League per aver prodotto il documentario The Palestinian e incontrato Yasser Arafat. Vennero impiegati cinquecento poliziotti fuori dal Dorothy Chandler Pavillion per prevenire eventuali scontri fra i membri della lega e i simpatizzanti arabi intervenuti in difesa dell’attrice. Mentre fuori dal teatro, si bruciava la sua effige con la scritta “Vanessa Assassina“, ha ringraziato l’Academy che non si era fatta intimorire dalle minacce di un “mucchio di teppisti sionisti“.
La sua carriera è continuata inarrestabile, con ruoli cinematografici e televisivi diversissimi tra loro.
Composta nella sua recitazione, enigmatica e distante dal modello hollywoodiano, ha affrontato ogni sorta di personaggio, riconosciuta e sempre amata dal grande pubblico.
Ha continuato negli anni a coltivare la passione per il teatro, dove ha interpretato una vasta gamma di ruoli, dalla tragedia classica alla commedia contemporanea, dimostrando il suo incredibile talento e la carica interpretativa.
Ambasciatrice Unicef e presidente dell’International Artists Against Racism, a ottant’anni si è cimentata nella regia col documentario Sea sorrow, generoso appello alla solidarietà verso i rifugiati che documenta i suoi viaggi tra i campi profughi, nella Jungle di Calais, in Grecia e nel Libano, presentato per la prima volta al festival di Cannes.
Ispirazione per diverse generazioni, Vanessa Redgrave non smette di apportare il suo contributo all’arte e in favore dei diritti umani.
0 notes
Text
NU ARTS AND COMMUNITY_PUPPETS JAZZ, DAVID LANG, MAYAKA NAKAGAWA, CALIBRO 35 (parte I)
L’ultima giornata del festival di Nu Arts and Community, forse con l’intento di scacciare la malinconia, si apre con uno spettacolo pieno di allegria, tra i migliori visti in questa edizione, ovvero “Puppets Jazz”, nato da un’idea di Enrico Intra con le marionette del Teatro Colla e la band dei Civici Corsi di Jazz di Milano. La storia del Jazz raccontata dalle marionette era qualcosa che ancora non avevo visto: un divertentissimo Louis Armstrong ci introduce alle vicende della nuova musica del Secolo breve. Dialogano con lui Duke Ellington, Charlie Parker, Miles Davis, John Coltrane ed anche Enrico Rava. Il Maestro Enrico Intra sembra divertirsi un mondo a far interagire i suoi musicisti con le marionette dei Colla che, a loro volta, sembrano avere non solo un corpo (di legno), ma una vera anima jazz. Pubblico in visibilio nel giardino di Nova inondato dal sole. L’intervallo, prima di uno degli appuntamenti clou è con il simpatico “Dédicace”, sorta di juke-box dove Romane Peytavin e Pierre Piton danzano brani su richiesta degli spettatori. Ed eccoci in Piazza della Repubblica per ���Crowd Out” di David Lang, in prima esecuzione in Italia e già ampiamente sperimentato altrove: si tratta di un coro di mille persone (ma a Novara erano sì e non cinquecento), diretto da Matteo Manzitti e per la regia di Isabella Mongelli. Un testo piuttosto criptico ad una prima lettura che allude agli stati d’animo dell’individuo in relazione alla folla. Molto impegnati i coristi chiamati anche ad interpretare segni e gesti, un po’ più distratto il pubblico. (continua)
0 notes
Text
Custodi di arte e fede: Duomo di Cremona
Una delle chiese più antiche della Lombardia… Non ci sono molte notizie su chiese paleocristiane preesistenti al Duomo di Cremona, ma si ipotizza che ve ne fossero almeno due prima del 26 agosto 1107 quando, come dimostra l’iscrizione della pietra di fondazione, cominciarono i lavori di edificazione. Fu un terremoto, come narrò anni dopo il vescovo Sicardo, ad interrompere nel 1117 i lavori, ripresi poi nel 1129 e molto del materiale del vecchio edificio viene riutilizzato, compresi alcuni elementi decorativi come i profeti del portale maggiore. L`aspetto originale del Duomo, di impianto romanico, era di tipo basilicale, senza transetto, a 3 navate absidate, delle quali quella centrale è coperta a capriate con tetto a vista, mentre la facciata era in cotto con profilo a salienti ed un solo ingresso. Già nel Duecento l`edificio vide una serie di profonde trasformazioni tra cui la costruzione delle volte gotiche in muratura della navata centrale e l`edificazione del transetto e all`inizio del Trecento venne ultimato il Torrazzo, una torre civica a carattere difensivo, diventato poi l`altissimo campanile del Duomo. A partire dal 1413 furono costruite le volte delle navate laterali, quelle della navata centrale e quelle dei transetti, il ciclo pittorico dell`Antico Testamento viene realizzato in questi anni e la data di conclusione dei lavori fu il 1430. Da vedere all’interno del Duomo sono le storie di Giuseppe e dei suoi fratelli del transetto Sud e quelle di Giacobbe, Rebecca ed Esaù del transetto Nord, uno dei pochi esempi occidentali di rappresentazione in quell`epoca dell`Antico Testamento all`interno di un edificio sacro. Alla fine del secolo iniziò anche la sopraelevazione della parte centrale della facciata del Duomo con le due volute e il frontone che oggi la caratterizzano, inoltre arrivarono tra i tesori della chiesa la Grande croce d`argento nel 1478 e lo splendido coro canonicale intagliato e intarsiato da Giovanni Maria da Piadena, detto il Platina. La grande stagione artistica della Cattedrale cominciò dai primi anni del Cinquecento, con la grande impresa pittorica che interessò l`abside e le pareti della navata centrale per mano di Boccaccio Boccaccino e continuò con gli interventi di Gianfrancesco Bembo, Altobello Melone, Girolamo Romanino, il Pordenone e Bernardino Gatti, che chiuse nel 1529 e la pala dell`Assunta fu commissionata a fine secolo a Bernardino Gatti. Allo stesso periodo risalgono le tele che decorano le cappelle della Madonna del Popolo e del Santissimo Sacramento. Nel 1629 i costruttori del Duomo commissionarono 12 arazzi con le storie di Sansone per ornare la navata centrale, poi fabbricati a Bruxelles, oggi esposti al pubblico in occasioni speciali, cui segì la decorazione ottocentesca delle pareti del presbiterio con 4 episodi evangelici legati alla Risurrezione realizzati da Giuseppe Diotti. Nella piazza del Duomo, frutto di un lavoro di demolizione iniziato nella seconda metà dell`Ottocento fino ai primi anni del Novecento, si trova la pietra di fondazione, conservata sopra la porta d'ingresso della sagrestia dei canonici, con la data in cui è cominciata la costruzione del massimo tempio cittadino, che era il 26 agosto 1107, mentre a reggere l`iscrizione sono Enoch ed Elia, due figure di cui l`Antico Testamento non narra la morte, viste come simbolo dell’immortalità della Chiesa. Read the full article
1 note
·
View note
Text
Giubileo: procedure accelerate e semplificate per opere chiave
(ANSA) – ROMA, 24 APR – Procedure accelerate e semplificate per alcune opere chiave previste per il Giubileo 2025 e facenti parte del primo Dpcm. Le ha stabilite con con cinque ordinanze firmate il 21 aprile il Commissario straordinario di governo per l’evento e sindaco di Roma Roberto Gualtieri. Le opere interessate sono: la riqualificazione urbana di piazza dei Cinquecento e del complesso…
View On WordPress
0 notes
Text
Concorso per un posto amministrativo a Castel Maggiore BO
Concorsi pubblici in Emilia-Romagna: al via un bando per diplomati. Dettagli e stipendio per la posizione prevista. Tra gli ultimi concorsi pubblici indetti in Emilia-Romagna, c'è anche un bando per l'assunzione di candidati diplomati a tempo indeterminato L'Unione Reno Galliera ha indetto un bando per l'assunzione a tempo pieno e indeterminato di un istruttore amministrativo, da inserire nei Servizi Demografici, presso il Comune di Castel Maggiore. Il profilo professionale è individuato nella categoria C del Contratto Collettivo Nazionale di Lavoro - Comparto Funzioni Locali, con posizione economica C1. A questa posizione è associato uno stipendio lordo mensile di circa 1.800 euro, equivalente a uno stipendio netto di circa 1.400 euro. Vi si aggiunge, altresì, la corresponsione della tredicesima mensilità e di altre indennità previste dal CCNL. Il titolo di studio richiesto è un diploma di scuola secondaria superiore (maturità). Il bando richiede anche la conoscenza della lingua inglese e dei sistemi operativi e degli applicativi informatici più diffusi. I requisiti generali previsti dal bando sono i seguenti: l'età compresa fra i 18 anni e quella prevista per il collocamento a riposo, il godimento dei diritti civili e politici, l'inclusione nell'elettorato politico attivo, la cittadinanza italiana, europea o di altri Stati, purché siano rispettati i requisiti previsti dall'art. 38 del D.Lgs. n°165 del 2001. I candidati non devono essere stati destituiti, dispensati, dichiarati decaduti o licenziati da un pubblico impiego, per un motivo incompatibile allo stesso, né aver ricevuto condanne penali per reati ostativi al lavoro scelto. I candidati di sesso maschile, nati fino al 1985, devono essere in regola con gli obblighi di leva. Concorsi pubblici in Emilia-Romagna: perché scegliere Castel Maggiore L'Unione Reno Galliera è un'unione di comuni situati nella città metropolitana di Bologna, costeggiati dal fiume Reno. In particolare, Castel Maggiore è uno dei più affascinanti, grazie al suo patrimonio culturale e artistico. Di grande bellezza sono, ad esempio, le ville presenti nella città, costruite dal Cinquecento all'Ottocento, come Villa Zarri e Villa Isabella. C'è, poi, anche un grattacielo moderno, Torre Frascari, situato in Piazza Lorusso. La città metropolitana di Bologna è, inoltre, nota per l'alta qualità della vita: è, infatti, in prima posizione nella classifica de Il Sole 24 Ore del 2022 sulle province più vivibili d'Italia. La selezione pubblica avverrà mediante l'espletamento di una prova orale e di una prova scritta. In relazione al numero di domande presentate, potrebbe essere prevista anche una prova preselettiva. La domanda potrà essere presentata solo online, iscrivendosi e accedendo alla piattaforma online, resa disponibile sul sito dell'Unione, con credenziali SPID, CIE, CNS o FedERa. Per ulteriori informazioni, cliccate qui. La data di scadenza è fissata alle 14.00 del 2 maggio 2023. Read the full article
0 notes