#pettorali
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- come si può definire un 50enne vecchio che allatta i figli, con i pettorali fuori, in mezzo al ristorante pieno di persone?
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Ciò che rende una persona attraente è il suo centro magnetico.
È l’energia che ha dentro.
È ciò che egli sa trattenere dentro di sè, come un tesoro prezioso, e poi sceglie di condividere con chi sa apprezzarlo.
È come una calamita, che attira a sè senza fare troppo rumore.
Ció che rende qualcuno attraente, è la sua capacità di impattare l’autenticità costantemente, l’essere trasparente come acqua, senza spigoli e senza nodi.
È il suo fluire, è il suo essere nel corpo in presenza.
Il magnetismo si “guadagna”lavorando su di sè e aumentando la propria consapevolezza, centrandosi, respirando, e espandendo la propria essenza.
Niente a che fare con botox , extension, squat, addominali squadrati, pettorali ...
Possiamo e dobbiamo prenderci cura del nostro aspetto fisico ma consapevoli che non sara’ davvero quello a cambiare le cose ...
stay magnetic ♥️☯️
#claudiacrispolti
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Ma quanto vi costa firmare
ciò che postate con il nome
del vero autore anziché
spacciarlo per vostro pensiero?
Paura di perdere like? Ci sono blog, (non un post o due) costruiti interamente con frasi di altri passate per vostre.
A voi, falsi scrittori e scrittrici svelo un segreto, un qualcosa che voi non immaginate nemmeno... La gente legge libri, si informa, va in internet, conosce scrittori (quelli veri)... Incredibile ma vero... E riuscite a far passare per fessi solo voi stessi e chi vi mette like, che non so come fa a non accorgersi di niente, che vi fa complimenti per il pensiero scritto... E voi ringraziate pure... Non ho parole...
Il massimo si raggiunge con chi posta foto al mare, in bikini, asserendo di essere lei... Ma è invece una modella che posa per la pubblicità di Intimissimi. La stessa cosa vale per i maschietti con pettorali strabilianti, che altro non sono che foto rubate a modelli di note case di intimo. Ai tempi di internet non potete proprio barare e fate una emerita figura di... Non dico di cosa...
Cari finti scrittori, finte scrittrici e finte modelle e modelli sappiate che non tutte le persone abboccano. Buona continuazione nel mare di ipocrisia in cui state nuotando... E cercate di non affogare...
@occhietti
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Estate. Caldo. Tutti in vacanza. Tranne io, che sto ancora aspettando che mio marito si decida a interrompere il lavoro e a mettersi in ferie. Mi lascia a casa, in questo periodo in cui non c’è nessuna delle mie amiche in città, nessuno dei vicini, le case vuote, tutti in villeggiatura, anche i negozi chiusi per ferie.
Nessuno nessuno, no. Il figlio dei vicini è rimasto a casa. I suoi sono andati in vacanza, ma lo hanno lasciato solo a casa, per punizione, perché è stato rimandato in alcune materie. Così, niente vacanze, a casa, a studiare, da solo.
Lo vedo sul balcone. Sulla sdraio, un libro svogliatamente in mano, senza maglietta per prendere il sole. È giovane, ma bei pettorali, niente da dire. Non un superfusto ma un bel corpo…..niente male, scopabile direi, certo è così giovane…..
Gli dò chiacchera attraverso il balcone, quando mi affaccio anche io. Risponde timido, a monosillabi, ma come mi guarda il seno attraverso la canotta o le gambe scoperte!
L’eccitazione cresce, la voglia, la noia, mio marito sempre fuori, l’occasione fa la donna….troia!
L’idea che possa essere addirittura vergine mi fa bagnare. Un verginello non me lo sono mai fatta!
Capisco che si cucina da solo e non fa nemmeno la spesa. Lo attiro in casa con l’offerta di una limonata fresca.
Seduta accanto a lui sul divano gli premo il seno sulla spalla. Sfioro la pelle nuda delle sue gambe con le mie. Scopro e gli mostro le autoreggenti.
Quando gli dico che mi sento sola, vedo il pomo d’Adamo che gli fa su e giù ma non reagisce. Con la mano gli accarezzo la gamba. Non sa cosa deve fare e resta fermo. Gli prendo la mano e la porto sulla mia coscia. Le mie dita si infilano nella gamba dei pantaloncini, risalgono, gli toccano il pene.
Non ho voglia di troppe smancerie, ho solo voglia di scoparlo. Gli metto la lingua in bocca mentre gli stringo forte il cazzo con la mano. Non sa baciare! Che cucciolo!
Gli ho tirato giù pantaloncini e slip, un bel cazzo duro svetta davanti ai miei occhi. Mi chino, glielo prendo in bocca e glielo succhio golosa. Geme, urla e poi si lascia andare.
“Chissà quanto ti masturbi, tutto solo a casa” gli sussurro all’orecchio mentre gli salgo a cavalcioni. “Tanto, per lei” risponde a voce bassa.
“Allora, è ora di finirla con le seghe, tesoro” gli dico con tono severo, mentre mi tolgo la canotta. Gli do un capezzolo da succhiare spingendoglielo fra le labbra. Poi arrotolo la minigonna alla vita, scosto le mutandine e gli afferro il cazzo con la mano. Lo guido dentro di me, cominciandolo a cavalcare.
Proprio un bel cazzo questo ragazzo, proprio quel che mi ci voleva per interrompere la noia.
“Quanto stanno via i tuoi genitori?”
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per vedere eventuali pettorali tornare tra 4/5 anni, grazie. Alla prossima.
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sì dan brown ti supplico continua a ripetere ogni tre pagine che robert langdon indossa una giacca di tweed, fa cinquanta vasche al giorno alle 4 del mattino, è un prof affascinante e il villain con il suo passato tormentato è così malvagio e pompato che grazie ai suoi pettorali e addominali sviluppati è addirittura antiproiettile, non vogliamo certo correre il rischio di dimenticarlo!! 😱
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FIORELLO QUANTO GAIO FORCIO CHE GLI GUARDA I PETTORALI, “abbiamo dato” COSA ROBY? RIGHT IN FRONT OF MY AMA?
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"Abbiamo avuto una generazione di uomini senza
tatuaggi , orecchini , piercing che avevano pettorali naturali, uomini gentili ed educati che sapevano corteggiare anche con la timidezza....voi tenetevi pure i Fedez con le ciabatte effeminati e volgari che baciano altri uomini...noi abbiamo avuto valori veri e uomini veri come Franco Gasparri...e sappiamo cosa è davvero la mascolinità...." Maria P.
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Un corpo che nella sua ipertrofica perfezione ha influenzato l’immaginario del canone maschile è stato quello di Arnold Schwarzenegger, colui che è riuscito a scavalcare gli argini di un settore ghettizzato e criticato dall’opinione pubblica. I palestrati, fino ad allora derisi come fenomeni da baraccone, attraverso l’ultracorpo di Arnold hanno ottenuto un nuovo status. Arnold era il corpo muscoloso ma non mostruoso. Ipertrofico ma bello. Il faccione sorridente col ricciolo sulla fronte, accoppiato ai pettorali guizzanti, diventava glamour.
Arnold era l’adone. Il semidio. Solare, riuscito, vincente. E così seduceva non solo la nicchia, ma anche il pubblico main stream. La mania per il fitness, che si imporrà nel nostro stile di vita, non farà altro che prendere la spinta estrema del body building e ammorbidirla, imborghesirla un po’. “Muscolosità, dieta, controllo, allenamento, routine, diventeranno gli imperativi del corpo contemporaneo. Il bisogno di stare dentro una forma tonica diverrà sinonimo non solo di bellezza in termini puramente estetici, ma di un sentimento di compiutezza per l’individuo, che di conseguenza acquisterà forza e sicurezza migliorando l’autostima”. Il corpo di Arnold è l’eccezione che indica la strada affinché i nostri corpi comuni si votino al corpo bello in quanto sportivo, sportivo in quanto sano, e sano in quanto: felice? Per certi versi, il canone dominante femminile ha creato maggiore pressione. I nostri corpi di donna, storicamente vessati e considerati minori, ancora si trovano a dover fare i conti con un’idea di perfezione estetica stereotipata, asfittica e ossificata nel tempo. Il movimento di emancipazione femminile prende avvio dal corpo, lo teatralizza e ne fa luogo scenico di rivoluzione e liberazione dai dogmi. Il corpo della donna rivendica parità, eguaglianza e s-classificazione della forma. E così diventa politico. Rivendicare la libertà del corpo, ostentandone l’esibizione, crea un diabolico cortocircuito. L’atto che nasce come slogan progressista, il sono-libera-di-mostrarmi-nuda, paradossalmente non fa che riattizzare il pensiero maschilista. Nel momento in cui vorremmo fare del corpo un simbolo della nostra soggettività individuale, ne stiamo anche mostrando il suo simulacro, in tutta la sua appetibile dimensione sessuale. Il pericolo è che, se sbandierarlo in nome della libertà vuol dire fare politica, in un certo senso stiamo optando per del mero populismo. La magrezza non è solo sinonimo di bellezza. Qualità e virtù morali nei secoli hanno strutturato il concetto di donna ideale. Magra in quanto bella. Bella in quanto perfetta. Perfetta in quanto proba, pura, irreprensibile. Il valore etico ha consustanziato una forma fisica. I corpi delle ballerine hanno vissuto questo percorso iniziatico. Qualcosa di sacro brucia nella loro magrezza. Discendenti delle sante anoressiche, anomale eredi del corpo cavo immacolato, attraverso il sacrificio, la privazione, l’esercizio di volontà, esse si sono donate alla dea Tersicore e hanno vissuto l’estasi e il tormento dell’arte. Emblema della divina leggerezza rimane Carla Fracci. Modello e prototipo imperituro della danza. Eterna fanciulla danzante, la definì Montale.
La Fracci, cristallizzata nella grazia del pudore, con il suo monacale e ligio senso del dovere, getta coordinate etiche ed estetiche sull’immaginario novecentesco del femminile mischiandosi ai corpi patinati di modelle e soubrette televisive. Il corpo leggero e sottile diventa sacro e profano al tempo stesso. E risulta vincente e desiderato. Con l’avvento del virtuale l’entusiasmo per la sottigliezza diventa estremo. Si impone il corpo s-materiale. In assenza di peso, nello schermo, abbiamo creato il corpo che bramavamo. Perfetto a tal punto da eliminare il corpo stesso e rinascere a sua sola immagine. Nel tentativo di estirpare il difetto reale, nuovi corpi galleggiano vitrei nell’etere, mai nati e mai morti, perfettamente utopici. Corpi inesistenti, scartavetrati dai filtri, incamminati sulla strada della reinvenzione. E così facendo corteggiamo proprio quella spinta alla perfezione da cui stiamo cercando di affrancarci. Ci siamo incaricati di rinascere a nuova forma e un delirio di onnipotenza ci attraversa. Si rinasce a sé stessi nella sanificazione della forma. E a questa siamo devoti. Santifichiamo un ultracorpo che non a nulla di religioso ma che profanamente trasuda disumana perfezione.
Ultracorpi, disumane perfezioni
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Quotidianità - parte 1
È qualche giorno che ho pensieri per il lavoro e lui si accorge subito quando è così. Mi conosce bene, non c'è bisogno che parli, mi guarda in faccia e lo legge nei miei occhi. In più gli occhi mi fregano perché si riempie una venina sotto l'occhio destro quando sono molto stanca o pensierosa.
Siamo a tavola e la mia mente vaga in mille cose da fare e mille soluzioni da trovare. Lui sente il mio silenzio, vede che sono persa da qualche parte, mi guarda e dopo poco sento il suo sguardo. Sto per girarmi verso di lui, ma mi anticipa e allunga le sue grandi mani prendendomi delicatamente il collo. Sa benissimo che quel gesto mi scioglie, è come se percepissi che sta arrivando a rallentatore, trattengo quasi il respiro, e quando le sue dita toccano la mia pelle il respiro esce completamente e mi sembra mi si rilassi tutto, fino alle ossa. Mi scosta i capelli e comincia a baciarmi il collo. Ecco, il collo. Se devi farmi passare da incazzata a tranquilla baciami il collo. E lui lo sa benissimo.
Mi giro verso di lui e ci baciamo delicatamente. Ma quello di cui ho bisogno è altro. Il suo gesto, il bacio sul collo e solo per entrare nel mio mondo, per farmi staccare dai pensieri. Ci guardiamo, mi alzo, gli prendo la mano e lo porto verso la camera lasciando tutto alle spalle, tavolo apparecchiato, televisione accesa, cena del gatto.
Ci baciamo profondamente in piedi di fianco al letto. Intanto le mie mani sono già dentro i pantaloni e strizzano il suo culo. Adoro il suo culo, sodo, liscio, adoro la curva sotto la natica, mi viene sempre una voglia pazzesca di morderlo. E le sue mani sono sul mio fondoschiena, mi piace come lo spreme, come mi fa alzare sulla punta dei piedi mentre me lo stringe e poi mi dà una secca sculacciata che fa ballonzolare la natica. Con quella presa reciproca del posteriore sento il suo cazzo che sta già diventando duro e mi strofino ancora di più su di lui. Gli slaccio la cerniera della felpa e sotto non ha la maglietta, non la mette mai. In punta di piedi gli bacio il collo, le mani sono passate dentro la felpa aperta e sono sulla schiena, lo accarezzo e graffio. So benissimo dove è quel punto che, quando uso le unghie, gli fa venire un brivido che non può trattenere. Scendo baciandolo sui pettorali, non ha un pelo, è muscoloso ma senza esagerare come piace a me. Sono in ginocchio davanti a lui. Gli abbasso i pantaloni, il suo cazzo è già duro, lo prendo in mano ma non lo bacio, ci giro intorno baciando l'inguine e poi i testicoli. Li lecco e poi salgo con la lingua fino al glande. Sento i suoi movimenti, sento il suo cambio di respiro, mi eccita sentire che gli piace. Arrivo alla punta, faccio qualche giro con la lingua, mi piace giocherellarci un po' e spingerlo al limite, finché lo prendo in bocca. È durissimo, lo sento completamente nella mia bocca, comincio ad andare su e giù anche con la mano. So che gli piace quando lo sente dentro la mia guancia, gli piace sentire i denti e quel piccolo dolore, mi dice che sono bravissima a farlo. Alzo lo sguardo, mi sta guardando e vedo sul viso il suo piacere. Mi raccoglie i capelli con le mani e mi spinge la testa avanti e indietro. Aumento l'intensità, aumenta il suo gemere, io aumento finché mi dice che sta venendo. Tiro fuori la lingua e mi viene sulla faccia mentre gli prendo i testicoli e li stringo il giusto per continuare l'orgasmo il più possibile. Lui mi guarda, si inginocchia e mi bacia. Mi abbraccia e rimane lì quasi fino a riprendere il respiro normale. Si avvicina e mi sussurra all'orecchio: mi fai morire con quella bocca, ma adesso tocca a me. E io non vedo l'ora.
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Eccoli che tornano.. piano piano sempre piano piano..
Quella pancetta deve sparire.
Sembra che ho dei pettorali decenti ma invece fanno ancora schifo… QUELLA GHISA NON SI SOLLEVA DA SOLA
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TASMANIA KID ( Core ) Generations LEGACY UNITED
Come già detto spesso e volentieri, è bello che nei Generations ripropongano i personaggi Transformers più famosi e favoriti, ma ogni tanto vedere qualche faccia nuova o di nicchia aiuta il senso di novità e bilancia il già visto, ed il caso del buon TASMANIA KID qui, personaggio apparso nel cartone animato giapponese Beast Wars 2, ma anche contemporaneamente uno dei tanti della linea di giocattoli di BW che non si vide in tv, col nome di SNARL.
La MODALITA' BESTIALE di DIAVOLO DELLA TASMANIA del Legacy ora ricorda decisamente di più la bestia reale, che il giocattolo originale pareva più una sorta di castoro piranha con la testa enorme, e non scomodiamo la versione cartoonesca che sembrava un incrocio fra un gatto e un cane. ^^'
Anche con la forma più realistica, però, a non essere fedele alla natura è la colorazione, con i T.D. che sono neri con una striscia bianca orizzontale sul petto, mentre il nostro deve piegarsi almeno cromaticamente al personaggio e quindi è color marrone ma con una striscia verticale da testa e coda nera, così come le spalle e cosce sono grigio scuro.
Se l'originale BW era ben snodato alle zampe anteriori mentre quelle posteriori potevano solo ruotare alle anche, beh, nel Legacy succede l'esatto opposto, a causa della trasformazione diversa fra i due modelli, così come il Core qui sarebbe idealmente in totale disguise non fosse per la finta mandibola scolpita sul petto.
Non scordiamoci però della gimmick a molla del Basic Beast Wars, con la possibilità di, ehm, sparare l'animale prememdo un pulsante sulla coda! ^^'''
E ovviamente la gimmick è assente nel Core, ma a parte l'effimerità di questa, la TRASFORMAZIONE di Snarl era quantomeno interessante, poichè, dopo aver aperto le parti laterali del corpo ( questa azione magari già vista in altri Basic mammiferi come Rattrap ), la testa della bestia si divideva in due diventando i due piedi del robot, ed ovviamente ribaltandosi verso indietro. La mandibola restante si abbassava a divenire il petto ( con tanto di decorazioni dei pettorali ed addominali sulla lingua!!! ^^'' ), mentre le zampe anteriori erano le braccia, e quelle posteriori si ripiegavano alla un po' nei pannelli.
Anche nel Core si apre il corpo lateralmente, ma stavolta vi restano attaccare le zampe anteriori, mentre anche qui la testa si divide e si proiettano le gambe all'infuori, con le zampe posteriori che si proiettano verso l'alto a divenire le braccia, aiutate dalla possibilità di sollevare un po' la "pelliccia" dell'animale.
Il ROBOT risultante è un'ottima rappresentazione del personaggio visto nei cartoni di BW2, anche se giocoforza non è stato possibile far sparire del tutto i due pannelli laterali sulla schiena, ma di sicuro qui sono meno ingrombranti che nel giocattolo originale.
I piedi magari non sono così grandi, ed ora come talloni si trova l'effettiva mandibola, ma il resto è davvero ben riportato, con le lunghe braccia ed ovviamente il torso con la falsa ma più accomodante mandibola decorativa. E non scordiamoci la testa, con le orecchie più in evidenza!
Il nostro ha balljoint su tutte le articolazioni, caviglie e polsi compresi, ma gli manca la rotazione del bacino a causa della trasformazione, vabbè.
L'arma è sempre la coda, ora non così esagerata come dimensioni, e si può sistemare nei fori sotto gli avambracci, o volendo essere impugnata come … spada ( ^^' ) per via della spina sulla canna, anche se nel caso di T.K. qui non rende bene avendo i fori per le armine dei Core nei palmi della mano! ^^''
Infine, una bella versione di un personaggio magari minore, ma che almeno va a far compagnia al povero Lio Convoy che sennò si sentiva solo soletto come unico BW 2, sempre nella speranza quindi che faranno altri Maximal di quel cartone, ma senza fretta, che personalmente prima vorrei vedere gli altri Biocombat occidentali visti in Tv. ^^
#transformers#hasbro#generations#tasmania kid#snarl#beast wars#biocombat#beast wars 2#maximal#legacy#united
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Questo è quello che mi fa stare bene.
Il primo e unico ultratrail che avevo corso prima di domenica 28 Gennaio era stato “Translagorai Classic” e, per dovere di cronaca, è stato per ora, il mio miglior DNF.
Che poi non c’è niente di male, capita e, anzi, non aver terminato TLC è un’ottima scusa per tornare a Trento, rivedere un po’ di amici e tentare nuovamente la traversata del Lagorai per portarmi a casa l’adesivo più desiderato della storia dell'Ultrarunning italiano.
In quell’occasione mi ritirai al rifugio Cauriol (non ringrazierò mai abbastanza Letizia e Chiara per avermi recuperato), letteralmente svuotato di ogni energia dopo circa 50km e più o meno 3000 D+ (che i più esperti mi correggano) ma, non lo saprò mai con certezza perché il mio GPS pensò bene di abbandonarmi dopo 12 ore (più o meno tra i laghetti di Lagorai ed il Cimon de la Sute).
Ma torniamo a noi e ai dubbi che mi assalgono la sera di sabato 27. Dopo aver viaggiato, ritirato i pettorali e cenato insieme a Dario, Marco e Carletto, arriva il momento di andare a letto ed è lì che mi aspettavano i dubbi:”Ma domani, ce la farò? Sul Lagorai sono arrivato più o meno al 50° km con circa 3000 D+, distrutto e dopo una quantità di ore che nemmeno ricordo bene. Ricordo però che dopo 12 ore quando il GPS si spense, ero sì e no al 41° o 42° km e forse il dislivello era simile a quello che mi aspetta domani… saranno 45 km e 2300 D+ ed il tempo limite sarà di 10 ore. Sono più allenato, forse… certo non ho mai corso su dei dislivelli simili… ma ho tentato di fare del mio meglio…”
Per fortuna non sono il tipo che si fa togliere il sonno dai dubbi e così arriva finalmente il momento che aspettavamo.
Siamo lì, tutti e quattro schierati sulla linea di partenza, visibilmente felici ed eccitati, maglia del Team, zainetto contenente tutto il materiale obbligatorio che nessuno ha mai controllato: cappellino, guanti, collo e manicotti. Ci guardiamo, ci scambiamo un doppio cinque ed un “in bocca al lupo” promettendoci di rivederci alla fine e… cinque, quattro, tre, due, uno VIAAAAAAAAAAAA! Si parte, ed è come al solito una grande emozione.
Dopo poco più di un km ci siamo già persi di vista, ma fa parte del gioco e ci va bene così, l’obiettivo è quello di rivederci al traguardo. In fondo “non importa a nessuno quando si va forte, l’importante è soffrire tutti allo stesso modo” (cit. TRC).
I primi km sono tra le strade del paese, mi sento bene. anzi, mi sento in gran forma! Dei dubbi della sera prima nemmeno l’ombra e va benissimo fino al terzo km, quando sento un dolore intenso dietro la coscia sinistra. Dario che era con me si rende conto che qualcosa non va e mi chiede se voglio fermarmi. Cammino qualche secondo, qualcosa dev'essere successo ma no, non voglio fermarmi, non posso ritirarmi ora al terzo km, non se ne parla. Arriviamo al primo ristoro, poi si vedrà.
Da lì in poi è tutto un tira e molla, prima è avanti Dario poi sono avanti io e via così fino al 21° km attraverso paesaggi fantastici e correndo su terreni di ogni tipo affrontando salite, sentieri tecnici di roccia, salite, single track nel sottobosco, ancora salite, forestali fangose, sempre salite, canyon di roccia e di nuovo salite.
Sono stupito. nonostante il dolore che mi porto dal km 3 sto andando bene, non mi sento particolarmente affaticato e quando sono quasi al trentesimo km, ecco davanti a me il ristoro che dovrebbe trovarsi tra il km 29 ed il km 30. Sono lì che inizio a tirar fuori il bicchierino da trail, quando dal sottobosco esce un cane, anche lui corre verso il ristoro, peccato che non mi veda ed infilandosi tra le mie gambe mi fa volare a terra.
Per fortuna non è niente di grave (un livido e qualche escoriazione), vengo immediatamente soccorso dai volontari del ristoro ed in 5 minuti sono di nuovo in strada. Ancora qualche km e mentre sono lì a ragionare sul dislivello che manca e i km che devo ancora percorrere prima di raggiungere il traguardo, entro in una sorta di trance senza rendermi nemmeno conto di percorrere altri 7 km. Torno al presente e sono al 37° km, sono passate poco meno di 5 ore, non manca molto, circa 8 km e 500D+, sono un po’ stanco, ripenso al Lagorai ed ho voglia di riscatto. Con questo pensiero tiro dritto ignorando il dolore che mi porto dal terzo km, la fatica che inizia a farsi sentire ed i quadricipiti che ormai mi insultano per lo sforzo a cui sono sottoposti (sia in salita che in discesa).
Arriverò al traguardo in 6h11’31” felice come un bambino che ha passato una giornata nel miglior parco giochi del mondo e come se non bastasse scopro che qui, alla Ronda Ghibellina, hanno un’usanza diversa dal solito: al posto della solita medaglia da finisher ti danno un boccale di ceramica, pieno di birra!
Non mi resta che sedermi vicino all’arrivo, sorseggiare la birra ed aspettare i miei compagni per festeggiare il loro di arrivo.
Il primo ad arrivare sarà Marco, seguito da Dario ed a chiudere il gruppo, Carletto.
Queste sono le avventure che ci piacciono, questo è quello che mi fa stare bene.
Al netto del mio non saper scrivere, mi rendo perfettamente conto di quanto, questo breve racconto non possa rendere giustizia all’avventura che abbiamo vissuto, che si è completata nel preciso momento in cui stanchi, sudati ed ammaccati ci siamo abbracciati subito dopo aver oltrepassato la linea del traguardo.
Mi chiedo se abbia senso tentare di trasmettere ciò che ho sentito e vissuto in questa giornata. Ho corso, questo è poco ma sicuro, ma forse la vera essenza, la bellezza di quello ho sentito, non può essere rccontata a parole. Resterà tutto custodito dentro di me, nei miei muscoli, nei miei tendini, nel mio cuore e nei miei polmoni ma, di una cosa sono sicuro e questa ve la posso dire:”è in giornate come queste, passate fuori a correre e a faticare che riesco a far pace con la vita”
Ci vediamo lungo la strada!
#ultrarunning#run#running#correre#corsa#trail running#ultra trailer#trailrunning#ultratrail#rondaghibellina#ronda ghibellina
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oggi mi sento grosso e ingombrante, i pettorali tirano e sono gonfi, le braccia non hanno spazio, le gambe pesano come macigni
sto diventando un dio della ghisa
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