#peter stuart ney
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jabybarjo · 1 month ago
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have you ever heard of the Peter Stuart Ney affair? the guy who pretended to be Marshal Ney after his death in 1815? it must be said that today we already know that he was an impostor who had nothing to do with Ney, but suddenly we come to say who he was? and why did he pretend to be Ney? (what was the point seriously?), and I find it "funny" that even Ney had his impostor like Louis XVII for example
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impetuous-impulse · 1 year ago
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The source Victor's Wikipedia page cites for the fact is a webpage documenting the regimental history of the 5e bataillon des Bouches-du-Rhône, which Victor led at some point in the early Revolutionary years. The fact about him making 7 December a penance day is embedded in the tacked-on biography at the end, which makes it hard to verify. There are sources that support this claim, but they come from Victor's family, so they are not the most credible.
Imagine paying penance for a full third of your life's birthdays, though. Dramatically-speaking, you also went to the grave (never celebrated a birthday) as soon as the one you condemned to death got shot.
Happy birthday Marshal Victor! December 7, 1764
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joachimnapoleon · 2 years ago
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Hopefully we can put this nonsense to bed now.
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le-brave-des-braves · 1 year ago
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My dear marshal:
You said somewhere that you would like people to share resources about you. There are three books that I've never seen anyone comment on here on Tumblr:
1) "La segunda vida del mariscal" by Sixto Sánchez Lorenzo. This book won an award for best historical novel. As far as I know, it is only in Spanish. There are two parallel stories, one about your supposed life in the USA and the second about your life, describing from your childhood, when you went to school, etc.
2) "Courage Marshal Ney." They are also two parallel stories, it also talks about Peter Stuart Ney. The second story talks about the period June - December 1815 (in English)
3) "The clóture" by Jean Rolin. They are also two parallel stories, one talks about events in your life and the other story about the habitants of Boulevard Ney in Paris (in French and Spanish, I'm not sure if it is translated into English).
Well, thanks for reading!! Have a nice day!
Sorry for my bad English
((I want to congratulate you for the fun way you play the beloved Ney. Merci!)).
((Thank you for the resources! I unfortunately don’t speak a word in Spanish but I could certainly practice my rusty French.
Also, thank you for your kind words. I am really happy to see that people actually like him. Ney was a fascinating character and I feel the weight of the responsibility because he is really popular and I don’t want to fuck this up.
Bonne journée et merci beaucoup!
Neylo))
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nowtoboldlygo · 6 days ago
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full list for the year + my challenge tag
MARCH
sonnets 1-25 - i'll admit to skipping around on these. not particularly in the mood for romance, and it sounds like all of shakespeare's sonnets are romance-themed?
julius caesar dir stuart burge (1970) - dozens of interchangeable white men, impossible to watch.
measure for measure dir chuck ney (2012) - a really compelling story! link to a stage production set in 1810 new orleans, louisiana (usa). would've benefited from a more diverse cast, but damn did i find this easy to watch.
henry vi dir peter hall & john barton (1965) - the most natural monologues of any shakespeare adaptation i've seen yet, a decently watchable three hours. the adaptation is seemingly well abridged; it's henry vi part one and some of part two!
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weirdesplinder · 7 months ago
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Romanzi con loop temporali in stile "Giorno della marmotta"
Replay. Una vita senza fine,  di Ken Grimwood
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Trama: Che cosa accadrebbe se fosse possibile rivivere la propria vita all'infinito? Jeff Winston, quarantatré anni, intrappolato in un matrimonio insoddisfacente e in un lavoro noioso, muore nel 1988 per risvegliarsi nel suo passato, diciottenne, nella sua stanza della Emory University. Tutto è come l'ha vissuto... ma con una sola, cruciale differenza, lui sa già cosa gli riserva il futuro: conosce i risultati degli eventi sportivi, l'andamento della borsa e gli eventi storici che segneranno l'umanità in quegli anni. Jeff può scegliere di cambiare tutto della propria esistenza: amore, figli, lavoro, guadagni, quello che vuole. Ma in nessun modo riesce a comprendere per quale motivo sia proprio lui destinato a rivivere di continuo la sua vita. Ma è poi veramente il solo a vivere questo tipo di esperienza? Forse no...
Le prime quindici vite di Harry August, di Claire North
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Trama: Ogni volta che muore, Harry August rinasce esattamente nello stesso luogo e nello stesso anno. Un potere o una condanna, che Harry affronta vivendo vite sempre diverse, così da fuggire a un’esistenza prevedibile, cercare la sua strada e dare un senso al tempo che si ripete in circolo, all’infinito. Non sa perché succeda né che ci sono altri come lui, fino al giorno in cui una bambina gli dice: “La fine del mondo sta arrivando. Adesso tocca a te”. Le prime quindici vite di Harry August è la storia di quello che Harry fa dopo aver ricevuto questo messaggio, quando capisce che il progresso si sta muovendo troppo in fretta e sta cambiando la Storia e l’intera umanità.
Le sette morti di Evelyn Hardcastle, di Stuart Turton
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Trama: Blackheath House è una maestosa residenza di campagna cinta da migliaia di acri di foresta, una tenuta enorme che, nelle sue sale dagli stucchi sbrecciati dal tempo, è pronta ad accogliere gli invitati al ballo in maschera indetto da Lord Peter e Lady Helena Hardcastle. Gli ospiti sono membri dell’alta società, ufficiali, banchieri, medici ai quali è ben nota la tenuta degli Hardcastle. Diciannove anni prima erano tutti presenti al ricevimento in cui un tragico evento – la morte del giovane Thomas Hardcastle – ha segnato la storia della famiglia e della loro residenza, condannando entrambe a un inesorabile declino. Ora sono accorsi attratti dalla singolare circostanza di ritrovarsi di nuovo insieme, dalle sorprese promesse da Lord Peter per la serata, dai costumi bizzarri da indossare, dai fuochi d’artificio. Alle undici della sera, tuttavia, la morte torna a gettare i suoi dadi a Blackheath House. Nell’attimo in cui esplodono nell’aria i preannunciati fuochi d’artificio, Evelyn, la giovane e bella figlia di Lord Peter e Lady Helena, scivola lentamente nell’acqua del laghetto che orna il giardino antistante la casa. Morta, per un colpo di pistola al ventre. Un tragico decesso che non pone fine alle crudeli sorprese della festa. L’invito al ballo si rivela un gioco spietato, una trappola inaspettata per i convenuti a Blackheath House e per uno di loro in particolare: Aiden Bishop. Evelyn Hardcastle non morirà, infatti, una volta sola. Finché Aiden non risolverà il mistero della sua morte, la scena della caduta nell’acqua si ripeterà, incessantemente, giorno dopo giorno. E ogni volta si concluderà con il fatidico colpo di pistola. La sola via per porre fine a questo tragico gioco è identificare l’assassino. Ma, al sorgere di ogni nuovo giorno, Aiden si sveglia nel corpo di un ospite differente. E qualcuno è determinato a impedirgli di fuggire da Blackheath House…
Posto sbagliato momento sbagliato, di Gillian McAllister
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Trama: È appena scoccata la mezzanotte nei tranquilli sobborghi di Liverpool. Jen, affacciata alla finestra, sta aspettando che il figlio diciottenne torni a casa. Non ha rispettato il coprifuoco. A un certo punto ecco che il ragazzo compare, ma non è solo: si sta avvicinando a qualcuno, e ha qualcosa in mano. Impietrita, nel giro di pochi secondi Jen assiste a una scena che non si sarebbe mai immaginata: suo figlio accoltella un uomo. Non riesce a crederlo. Todd, un adolescente spiritoso e felice, ha appena ucciso uno sconosciuto, proprio lì, sulla strada di casa, sotto ai suoi occhi. Non sa chi sia. Non sa perché. Sa soltanto che il suo futuro è distrutto. Diverse ore più tardi, si addormenta sul divano, stremata. Ma quando si sveglia… è il giorno precedente. La scena da incubo a cui ha assistito non ha ancora avuto luogo. Questo strano viaggio a ritroso nel tempo comincia a ripetersi a ogni risveglio: è l’occasione, per Jen, di ripercorrere la loro vita familiare alla ricerca di indizi. Tassello dopo tassello, emergono dei particolari su suo figlio di cui era completamente all’oscuro, e la faccenda si fa sempre più inquietante. Da qualche parte, nascosta nel passato, c’è una soluzione, e Jen non ha altra scelta: deve trovarla.
Ogni prima volta, di Justin A. Reynolds
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Trama: Jack King è un esperto in "Ci è mancato poco". Ci è mancato poco perché tenesse il discorso di fine anno, ci è mancato poco perché entrasse nella squadra sportiva della scuola e ci è mancato poco perché conquistasse la ragazza della sua vita. Poi Jack incontra Kate a una festa. I due restano a parlare fino all'alba, si scoprono innamorati degli stessi film e della stessa marca di cereali. È un colpo di fulmine in tutto e per tutto. Ehi, Jack, niente più "Ci è mancato poco"! Invece no, perché Kate muore. Normalmente la storia si concluderebbe qui, ma la morte della ragazza rispedisce Jack indietro nel tempo al loro primo incontro e lei è di nuovo lì. Bella e radiosa come sempre. Sembra una follia eppure se il destino ha davvero deciso di offrirgli una seconda possibilità, lui è determinato a prenderla al volo. Ma nessuna azione è senza conseguenze e quando si gioca con i fili del destino - si sa - ogni scelta può essere fatale.
All you need is kill, di Hiroshi Sakurazaka
Il romanzo è inedito in italiano, ma il manga invece è stato pubblicato anche nella nostra lingua. E del romanzo è disponibile la versione inglese.
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Trama: Una giovane recluta dell'esercito giapponese, dopo aver affrontato gli invasori alieni Mimics, si trova incastrato in un loop temporale. Fin quando Keiji Kiriya dovrà combattere, morire, risorgere e combattere ancora?
Prima di domani di Lauren Oliver
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Trama: Se avessi solo un giorno per cambiare tutto? Samantha Kingston ha tutto quello che si potrebbe desiderare: un ragazzo che tutte invidiano, tre amiche fantastiche, la popolarità. E venerdì 12 febbraio sarà un altro giorno perfetto nella sua meravigliosa vita. Invece Sam morirà tornando in macchina con le sue amiche da una festa. La mattina dopo, però, Samantha si risveglia nel suo letto: è di nuovo il 12 febbraio. Sospesa fra la vita e la morte, continuerà a rivivere quella sua ultima giornata comportandosi ogni volta in modo diverso, cercando disperatamente di evitare l'incidente.
Provaci ancora. The Do-Over, di Lynn Painter
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Trama: Emilie Hornby è una figlia e studentessa modello, compila liste di pro e contro per ogni aspetto della sua vita, e ama avere tutto sotto controllo. Per questo, quando il giorno di San Valentino nulla va secondo i suoi piani, le crolla il mondo addosso. A darle il colpo di grazia ci pensa Josh, il ragazzo che, almeno sulla carta, sembrava il fidanzato perfetto. Bello, studioso, e affidabile… o così credeva Emilie, prima di scoprirlo a baciarsi con la sua ex nel parcheggio della scuola. Quella sera Emilie va a letto desiderando solo di lasciarsi alle spalle gli eventi catastrofici della giornata, ma al suo risveglio realizza che, per qualche strano scherzo del destino, è di nuovo la mattina del 14 febbraio. Si ritrova così intrappolata in un circolo vizioso temporale, che la costringe a rivivere all’infinito la festa degli innamorati più disastrosa di sempre. Un’unica costante sembra accompagnare ogni versione di quella terribile giornata, per quanto lei cerchi di evitarla: l’incontro-scontro con Nick Stark, il suo compagno di banco musone, che le rivolge a stento la parola. Che l’universo stia cercando di dirle qualcosa?
Neverworld, di Marisha Pessl
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Trama: Quando Beatrice frequentava il liceo, Jim, Martha, Whitley, Kipling e Cannon erano la sua famiglia. E per tutti l'improvvisa e misteriosa morte di Jim, il più carismatico del gruppo e fidanzato di Bea, era stata un terremoto, di quelli che inghiottono la città e spazzano via ogni cosa. Un anno dopo, in occasione del compleanno di Whitley, Beatrice torna nella villa dove il gruppo era solito trascorrere lunghissime nottate a raccontarsi segreti, amori, piani per conquistare il mondo, sperando di trovare risposta alla domanda che ancora la tormenta: cosa è successo davvero al suo ragazzo? Perché, di questo è certa, i suoi (ormai ex) amici sanno molto più di quanto non diano a vedere. La notte corre via veloce, tra balli scatenati in un locale del centro, un po' troppi Moscow Mule, battute imbarazzanti e silenzi imperscrutabili, fino all'epilogo, un incidente d'auto dal quale il gruppo esce apparentemente illeso. Ma una volta rientrati alla villa, accade l'impensabile: un uomo misterioso bussa alla porta e, candido, annuncia una verità sconvolgente: sono tutti morti. O meglio: sono tutti quasi morti, incastrati tra la vita e la morte, prigionieri in una sorta di limbo, il Neverworld, dove il giorno appena vissuto è destinato a ripetersi all'infinito. Solo uno di loro potrà scampare a questo incubo e tornare alla vita vera, ma dovranno essere loro stessi a decidere chi.
Il cerchio del tempo, di Tanith Lee
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Trama: Oaive, la giovane sacerdotessa che custodisce uno sperduto santuario, è forse una strega? Lei non l'ha mai sospettato, ma i suoi poteri si rivelano all'improvviso quando un misterioso ragazzo dai capelli grigi le ruba una delle sacre Reliquie. Inseguendolo, Oaive capiterà in una gelida terra dominata da uno stregone crudele, che ha ai suoi ordini un popolo di lupi. E per combatterlo, la giovane sacerdotessa dovrà fuggire nel più lontano passato, decisa a interrompere un ciclo che si ripete sempre uguale, finché non verrà spezzato il cerchio del tempo...
The redemption of Philip Thane, di Lisa Berne (inedito in italiano)
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Trama: Philip Thane--rogue, rake, and scoundrel extraordinaire--hadn't wanted to show up in the little town of Whittlesey to give a speech, but somehow he let his relative Henrietta Penhallow talk him into it. He also didn't expect that somehow he'd be living the same day over and over again. It's strange! It's terrible! Although . . .On the plus side, it's giving him time to further his acquaintance with the delightful, the delectable, the brainy Miss Margaret Allen, in town to research the book she's writing. And Philip has no doubt she'll fall starry-eyed into his arms, just like so many other women have done before.
A Quantum Love Story, di Mike Chen (inedito in italiano)
Trama: The only thing harder than finding someone in a time loop is losing them. Grieving her best friend's recent death, neuroscientist Mariana Pineda’s ready to give up everything to start anew. Even her career— after one last week consulting at a top secret particle accelerator. Except the strangest thing a man stops her…and claims they've met before. Carter Cho knows who she is, why she's mourning, why she's there. And he needs Mariana to remember everything he’s saying. Because time is about to loop.
In a Holidaze by Christina Lauren  (inedito in italiano)
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Trama: It's the most wonderful time of the year . . . but not for Maelyn Jones. She's living with her parents, hates her going-nowhere job and has just made a romantic error of epic proportions. But perhaps worst of all, this is the last Christmas Mae will be at her favourite place in the world - the snowy cabin where she and her family have spent every holiday since she was born. Mentally melting down as she drives away for the final time, Mae throws out what she thinks is a simple plea to the universe: Please. Show me what will make me happy. The next thing she knows, everything goes black . . . When Mae gasps awake, she's back on an airplane, beginning the same holiday all over again. With one hilarious disaster after another sending her back to the plane, Mae must figure out how to break free of the strange time loop - and finally get her true love under the mistletoe.
See you yesterday di Rachel Solomon (inedito in italiano)
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Trama: Barrett Bloom is hoping college will be a fresh start after a messy high school experience. But when school begins on September 21st, everything goes wrong. She’s humiliated by the know-it-all in her physics class, she botches her interview for the college paper, and at a party that night, she accidentally sets a frat on fire. The next morning, Barrett’s perplexed to find herself back in her dorm room bed, no longer smelling of ashes and crushed dreams. It’s September 21st. Again. And after a confrontation with Miles, the guy from Physics 101, she learns she’s not alone―he’s been trapped for months. When her attempts to fix her timeline fail, she agrees to work with Miles to find a way out. Soon they’re exploring the mysterious underbelly of the university and going on wild, romantic adventures. As they start falling for each other, they face the universe’s biggest unanswered question yet: what happens to their relationship if they finally make it to tomorrow?
12:01 P.M., di Richard A. Lupoff (inedito in italiano)
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Trama: It is 12:01 PM and Myron Castleman, an executive in New York City, finds that he is reliving the same hour of the same day, over and over. His time loop starts at 12:01 PM and lasts until 1:00 PM, when he is somehow returned to the same place where he began the hour. All the people around him are unaware of the loop, and everyone repeats their actions exactly over the course of the hour, except insofar as they interact with Castleman. In one of his loops, Castleman learns of a local physicist's theory that appears to describe his situation. The physicist, Nathan Rosenbluth, theorized a "disfiguration of time" that could cause the universe to snap backward and repeat the period of one hour. Over his next three time-loops, Castleman tries desperately to contact Rosenbluth and ask him for advice.
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napoleondidthat · 4 years ago
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I'm Back! And with a book report!
So, while I was away, I was doing a little research on the Napoleon world. I, of course, didn't forget this blog or any of you!
While I was out, I read Empire's Eagles by Thomas E. Crocker. Would I recommend? Absolutely. Especially if you are interested in any of the personalities around Napoleon and what happened to them after the fall of the empire.
The personalities he focuses on are all the ones that ended up coming to the United States. Hello Grouchy. Hello Van Damme. Hello Joseph Bonaparte. Some get a few paragraphs dedicated to them. other's whole chapters. The book is really more divided into two sections. The first section deals with the people I mentioned above, a whole chapter on Joseph and his goings-on.
The second part of the book in all about Ney. If you love Ney, interested in Ney, or have questions on Ney and his execution, the conspiracy around it, you'll want to look at this book.
For those new, or haven't gotten to the Bravest of the Brave Ney on their bingo card yet, you may or may not know that Ney was tried and found guilty of treason after Napoleon's second abdication. His execution was a weird mess that led to conspriacies that maybe Ney didn't die but instead escaped to the United States. This conspiracy gathered more steam when a certain man by the name of Peter Stuart Ney, showed up in the states, looking like Marshal Ney and claiming to be Ney. The book goes into a mini bio of Ney's life, then switches into some 40 eyewitness accounts of people who knew, liked, respected and were the students of P.S. Ney and whether they believed he was the great Marshal Ney. In the end, the chapter weighs the evidence why P.S. Ney could be Michel Ney and why he could not be Michel Ney.
I admit that I had never really looked into the Ney conspiracies and I'm rather surprised more hasn't been dedicated to the subject an a Hollywood film hasn't arisen with really bizarre story.
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northernmariette · 3 years ago
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Marshal Ney’s “Emigration” to the United States
There is a tenacious legend that Ney was not executed and that he emigrated to the United States. Personally, I don’t believe it for a second. Ney’s features were distinctive and well-known. The curé who rode with him never expressed any doubt that he was in Ney’s company; the gendarmes who rode with him in the carriage never expressed any doubt that they were in Ney’s company; the members of the firing squad never expressed any doubt they were shooting at anyone but Ney; none of those witnessing the execution expressed any doubt that it was Ney who died before their eyes; the nuns who were handed Ney’s body never expressed any doubt that this was indeed his body; those who put the body into the caskets never expressed any doubt that it was Ney’s body they were handling. Saving Ney from execution would have implied a massive conspiracy, organized with hours to spare and never yet revealed.
Here is what the Sénat has to say about this:
The legend of Ney in the United States
During the trial, a rumour already circulated among soldiers: "The Marshal will not be executed."
Before his burial, some veterans spread the word that the execution had been a sham and that the Marshal was still alive. Many wanted to believe this version of events, such keen interest did this individual and his military exploits generate; this rumour was all the more believable  as Ney had planned to leave France for the United States, as General Moreau and his family had done in 1804. This legend is based on an appeal by the Duke of Wellington to King Louis XVIII, of whom he is said to have asked for a pardon. The Duke is alleged to have been helped by adherents of Freemasonry, to which Ney belonged. So did many of the high-ranking military men surrounding Napoleon, who was himself initiated in 1801 into the Saint-Jean-de-Jérusalem Lodge in Nancy.
Ney is alleged to have moved to the United States, near Cleveland in North Carolina, where he supposedly worked as a teacher under the pseudonym Peter Stuart. In favour of this theory, this character was a tall, red-haired man with many scars, who spoke English with a German accent. He claimed to be Marshal Ney, and displayed comprehensive knowledge of Ney's life and of the battles in which he participated. In addition, a gravedigger called Dumesnil at the Père-Lachaise cemetery, given in 1903 the task of transferring the Marshal’s remains from his first grave to the current monument, always claimed that the coffin was empty. As for arguments against this theory, Peter Stuart knew Latin, Greek and Hebrew, which Ney did not. It is assumed that this impostor was an officer of the Grande Armée who knew Ney well. He died in November 1846, at the age of seventy-seven, thirty-one years after the Marshal's execution.
Ney's family seems never to have given credence to this legend, or even to have been made aware of it.
The original French text for this can be found here: 
 https://www.senat.fr/evenement/archives/D26/execution_et_rehabilitations/la_legende_aux_etats_unis.html
In the arguments in favour of the legend, it is not surprising that Peter Stuart spoke with a German accent: Ney’s mother tongue was German, not French, and he never lost his native accent.
In the arguments against the legend, I have to wonder why “Ney” would not have asked his family to join him in the United States.
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carocinematv · 5 years ago
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BAFTA 2020
British Academy of Film and Television Arts, anche conosciuti come gli oscar britannici, premiano annualmente le migliori produzioni cinematografiche al Royal Albert Hall di Londra. Quest’anno la cerimonia si svolta il 2 febbraio 2020 ed è stata presentata dal celebre conduttore tv e comico irlandese Graham Norton. Sul red carpet gran parte dello star system e del jet-set UK e non solo, accanto a star internazionali ed i duchi di Cambridge, Kate e William, presenti al primo evento mondano all’indomani dell’addio alla casa reale del Principe Harry e della definitiva rottura con l’Unione Europea.
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Tutto sommato è stato un inizio 2020 piuttosto caldo per la politica britannica, una serata glamour ed ampi sorrisi non può certo stonare. I premi assegnati sono stati tantissimi, tanto per cominciare il premio per il contributo al cinema britannico, un riconoscimento alla carriera si può ben dire, è andato ad Andy Serkis, il primo seduto a sinistra nella foto di gruppo dei vincitori. Alcuni film si sono confermati un successo internazionale, ottenendo il secondo riconoscimento, dopo i Golden Globe di appena un mese fa.
Tra questi, a trionfare sicuramente 1917, di Sam Mendes, che si è aggiudicato ben 7 statuette, accostando ai premi già vinti ai Golden Globe, la maschera dei BAFTA 2020 per miglior regia e miglior film. La giuria britannica non si è limitata a considerarlo come il miglior film (dell’anno) ma ha scelto di ampliare il parterre di elogio premiandolo come miglior film britannico, per la fotografia, gli effetti speciali, il sonoro e la scenografia. Insomma, se non l’avete ancora visto, correte!
Il film evento del 2019, made in Corea, Parasite nonostante la candidatura come miglior regia e miglior film (dell’anno), si conferma anche a Londra come miglior film straniero ed aggiunge sulla mensola il premio per la migliore sceneggiatura originale.
E’ l’anno di Joker interpretato da Joaquin Phoenix come miglior attore, che nei suoi ringraziamenti ha fatto notare l’assenza di meritevoli colleghi di colore nella schiera dei nominati. Il villain della DC Comics aveva ottenuto 4 candidature ai Golden Globe vincendone 2 (miglior attore e miglior colonna sonora), gli stessi ottenuti anche a Londra, seppure le nominations fossero ben 10.
Altra conferma da Los Angeles per la miglior attrice: confermata Renée Zellweger anche dai cugini britannici. La sua interpretazione in Judy completerebbe la tripletta dei premi più prestigiosi al mondo con l’Oscar del 9 febbraio! Idem anche Laura Dern in Storia di un matrimonio e Brad Pitt in C’era una volta a… Hollywood per i ruoli da non protagonisti.
C’è delusione per l’ultimo film di Quentin Tarantino,  C’era una volta a… Hollywood, a Londra. Stessa sorte anche per Martin Scorsese che, nonostante le 10 nominations per The Irishman, torna a casa a mani vuote.
Torno a gioire per Klaus, il film d’animazione nuovamente vincitore! La produzione Netflix ha saputo dosare l’arte dell’animazione e la magia del Natale in un prodotto eccellente e meritevole di tanto prestigio. La conferma del successo anche al BAFTA 2020 è una riprova della crescita che il cinema spagnolo sta vivendo, grazie – e soprattutto #imho – alla presenza del colosso mondiale dello streaming.
La mia personale delusione è per Piccole Donne, l’adattamento e la regia di Greta Gerwig avrebbe certamente meritato molto più del solo premio al miglior costume. La concorrenza è spietata sul fronte interpretativo (nominations per: miglior attrice protagonista per Saoirse Ronan, non protagonista per Florence Pugh) ma continuo a pensare che Piccole Donne non abbia rivali per colonna sonora di Alexander Desplat, BAFTA 2020 invece vinto da Hildur Guðnadóttir per Joker e sceneggiatura non originale della Gerwig, vinto da Taika Waititi per Jojo Rabbit.
Nell’attesa dell’ultima e più importante tornata di premi Oscar di domenica 9 Febbraio, lascio la lista completa di nominati e vincitori dei BAFTA 2020 per futura memoria:
MIGLIOR FILM
1917 THE IRISHMAN JOKER C’ERA UNA VOLTA…A HOLLYWOOD PARASITE
MIGLIORI FILM BRITANNICI 
1917 BAIT – L’ESCA FOR SAMA ROCKETMAN SORRY WE MISSED YOU I DUE PAPI
MIGLIOR DEBUTTO PER UNO SCENEGGIATORE, REGISTA O PRODUTTORE BRITANNICO 
BAIT Mark Jenkin (Writer/Director), Kate Byers, Linn Waite (Producers) FOR SAMA Waad al-Kateab (Director/Producer), Edward Watts (Director) MAIDEN Alex Holmes (Director) ONLY YOU Harry Wootliff (Writer/Director) RETABLO Álvaro Delgado-Aparicio (Writer/Director)
MIGLIOR FILM NON IN LINGUA INGLESE
PARASITE Bong Joon-ho THE FAREWELL Lulu Wang, Daniele Melia FOR SAMA Waad al-Kateab, Edward Watts PAIN AND GLORY Pedro Almodóvar, Agustín Almodóvar PORTRAIT OF A LADY ON FIRE Céline Sciamma, Bénédicte Couvreur
MIGLIOR DOCUMENTARIO
FOR SAMA Waad al-Kateab, Edward Watts AMERICAN FACTORY Steven Bognar, Julia Reichert APOLLO 11 Todd Douglas Miller DIEGO MARADONA Asif Kapadia THE GREAT HACK Karim Amer, Jehane Noujaime
MIGLIOR FILM D’ANIMAZIONE
KLAUS Sergio Pablos, Jinko Gotoh FROZEN 2 Chris Buck, Jennifer Lee, Peter Del Vecho A SHAUN THE SHEEP MOVIE: FARMAGEDDON Will Becher, Richard Phelan, Paul Kewley TOY STORY 4 Josh Cooley, Mark Nielsen
MIGLIOR REGISTA
1917 Sam Mendes THE IRISHMAN Martin Scorsese JOKER Todd Phillips C’ERA UNA VOLTA…A HOLLYWOOD Quentin Tarantino PARASITE Bong Joon-ho
MIGLIOR SCENEGGIATURA ORIGINALE
PARASITE Han Jin Won, Bong Joon-ho BOOKSMART Susanna Fogel, Emily Halpern, Sarah Haskins, Katie Silberman KNIVES OUT Rian Johnson STORIA DI UN MATRIMONIO Noah Baumbach C’ERA UNA VOLTA…A HOLLYWOOD Quentin Tarantino
MIGLIOR SCENEGGIATURA NON ORIGINALE
JOJO RABBIT Taika Waititi THE IRISHMAN Steven Zaillian JOKER Todd Phillips, Scott Silver PICCOLE DONNE Greta Gerwig THE TWO POPES Anthony McCarten
MIGLIOR ATTRICE PROTAGONISTA
RENÉE ZELLWEGER Judy JESSIE BUCKLEY Wild Rose SCARLETT JOHANSSON Storia di un Matrimonio SAOIRSE RONAN Piccole Donne CHARLIZE THERON Bombshell
MIGLIOR ATTORE PROTAGONISTA
JOAQUIN PHOENIX Joker LEONARDO DICAPRIO Once Upon a Time… In Hollywood ADAM DRIVER Storia di un Matrimonio TARON EGERTON Rocketman JONATHAN PRYCE I due Papi
MIGLIOR ATTRICE NON PROTAGONISTA
LAURA DERN Storia di un matrimonio SCARLETT JOHANSSON Jojo Rabbit FLORENCE PUGH Piccole Donne MARGOT ROBBIE Bombshell MARGOT ROBBIE Once Upon a Time… in Hollywood
MIGLIORE ATTORE NON PROTAGONISTA
BRAD PITT Once Upon a Time… in Hollywood TOM HANKS Un Amico Straordinario ANTHONY HOPKINS I due Papi AL PACINO The Irishman JOE PESCI The Irishman
MIGLIORI MUSICHE ORIGINALI
JOKER Hildur Guđnadóttir 1917 Thomas Newman JOJO RABBIT Michael Giacchino PICCOLE DONNE Alexandre Desplat STAR WARS: L’ASCESA DI SKYWALKER John Williams
CASTING
JOKER Shayna Markowitz STORIA DI UN MATRIMONIO Douglas Aibel, Francine Maisler C’ERA UNA VOLTA…A HOLLYWOOD Victoria Thomas THE PERSONAL HISTORY OF DAVID COPPERFIELD Sarah Crowe I DUE PAPI Nina Gold
MIGLIOR FOTOGRAFIA
1917 Roger Deakins THE IRISHMAN Rodrigo Prieto JOKER Lawrence Sher LE MANS ’66 Phedon Papamichael THE LIGHTHOUSE Jarin Blaschke
MIGLIOR MONTAGGIO
LE MANS ’66 Andrew Buckland, Michael McCusker THE IRISHMAN Thelma Schoonmaker JOJO RABBIT Tom Eagles JOKER Jeff Groth ONCE UPON A TIME… IN HOLLYWOOD Fred Raskin
PRODUCTION DESIGN
1917 Dennis Gassner, Lee Sandales THE IRISHMAN Bob Shaw, Regina Graves JOJO RABBIT Ra Vincent, Nora Sopková JOKER Mark Friedberg, Kris Moran C’ERA UNA VOLTA…A HOLLYWOOD Barbara Ling, Nancy Haigh
COSTUME DESIGN
PICCOLE DONNE Jacqueline Durran THE IRISHMAN Christopher Peterson, Sandy Powell JOJO RABBIT Mayes C. Rubeo JUDY Jany Temime C’ERA UNA VOLTA…A HOLLYWOOD Arianne Phillips
MIGLIOR TRUCCO E PARRUCCO
BOMBSHELL Vivian Baker, Kazu Hiro, Anne Morgan 1917 Naomi Donne JOKER Kay Georgiou, Nicki Ledermann JUDY Jeremy Woodhead ROCKETMAN Lizzie Yianni Georgiou
MIGLIORI EFFETTI SONORI
1917 Scott Millan, Oliver Tarney, Rachael Tate, Mark Taylor, Stuart Wilson JOKER Tod Maitland, Alan Robert Murray, Tom Ozanich, Dean Zupancic LE MANS ’66 David Giammarco, Paul Massey, Steven A. Morrow, Donald Sylvester ROCKETMAN Matthew Collinge, John Hayes, Mike Prestwood Smith, Danny Sheehan STAR WARS: L’ASCESA DI SKYWALKER David Acord, Andy Nelson, Christopher Scarabosio, Stuart Wilson, Matthew Wood
MIGLIORI EFFETTI SPECIALI
1917 Greg Butler, Guillaume Rocheron, Dominic Tuohy AVENGERS: ENDGAME Dan Deleeuw, Dan Sudick THE IRISHMAN Leandro Estebecorena, Stephane Grabli, Pablo Helman IL RE LEONE Andrew R. Jones, Robert Legato, Elliot Newman, Adam Valdez STAR WARS: L’ASCESA DI SKYWALKER Roger Guyett, Paul Kavanagh, Neal Scanlan, Dominic Tuohy
MIGLIORI CORTI D’ANIMAZIONE BRITANNICI
GRANDAD WAS A ROMANTIC. Maryam Mohajer IN HER BOOTS Kathrin Steinbacher THE MAGIC BOAT Naaman Azhari, Lilia Laurel
MIGLIORI CORTOMETRAGGI
LEARNING TO SKATEBOARD IN A WARZONE (IF YOU’RE A GIRL) Carol Dysinger, Elena Andreicheva AZAAR Myriam Raja, Nathanael Baring GOLDFISH Hector Dockrill, Harri Kamalanathan, Benedict Turnbull, Laura Dockrill KAMALI Sasha Rainbow, Rosalind Croad THE TRAP Lena Headey, Anthony Fitzgerald
EE RISING STAR AWARD
Si tratta del premio per stelle nascenti in ambito artistico, assegnato con voto del pubblico
MICHEAL WARD AWKWAFINA JACK LOWDEN KAITLYN DEVER KELVIN HARRISON JR.
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diceriadelluntore · 7 years ago
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Storia di Musica #23 - R.E.M., New Adventures In Hi-Fi, 1996
La storia musicale di oggi ha una valenza particolare per me che ne scrivo perché è stato questo il primo disco comprato da me allora adolescente in uno dei negozi di dischi più importanti d’Italia. Questo disco è stato un momento di svolta per quella che è stata considerata, nei precedenti 15 anni, il complesso più interessante e di maggior successo del rock indipendente americano, almeno fino all’arrivo del grunge. I R.E.M. (che prendono il nome dall’acronimo del rapid eye movement, la fase del sonno in cui si sogna) nascono ad Athens, in Georgia alla fine degli anni ‘70, quando Bill Berry (batterista), Mike Mills (bassista), Peter Buck (chitarrista) e Micheal Stipe (cantante) amici del liceo, formano il gruppo. Hanno in comune la passione per le melodie anni ‘60, per la musica psichedelica e per il Jingle Jangle alla Byrds. Iniziano a suonare e subito hanno un certo successo, tanto che Peter Holsapple dei dB’s li aiuta a firmare il primo contratto discografico. Il primo singolo, Radio Free Europe / Sitting Still del 1981 li fa conoscere al pubblico. Tra chi li apprezza, c’è Miles Copeland, fratello di Stuart dei Police, che li ingaggia per la sua etichetta la IRS Records. Inizia così un percorso discografico sempre crescente, che arriva al primo picco con l’apprezzatissimo Murmur (1983), incoronato da Rolling Stone disco dell’anno, trascinato da una nuova versione di Radio Free Europe e da Talkin’ About The Passion. Lo stile REM inizia a farsi largo, tra le schitarrate potenti di Buck, la linea ritmica elegante ed innovativa e la voce particolarissima di Stipe, che passa da registri quasi monocordi a momenti di grande vivacità in un attimo. Reckoning (1984) li consacra come uno dei gruppi del momento, e bellissimo è anche il successivo Fables Of Reconstruction (1985) che segna un decisivo cambiamento nelle musicalità e soprattutto nei testi di Stipe, che iniziano a prendere una profondità e una eccentricità notevole, che ne segneranno la natura in futuro. La sequenza di un disco all’anno continua con Lifes Rich Pageant (1986) e soprattutto con Document (1987) che segna l’inizio della loro collaborazione con il produttore Scott  Linn e contiene la classica It’s The End Of The World As We Know It ( And I Feel Fine) ripresa poi anche da Ligabue come A Che Ora È La Fine Del Mondo?. Il momento è decisivo, e con una mossa che, come al solito, scatenerà i fondamentalisti del disco, passano alla Warner Bros. All’accusa di essersi venduti, rispondono con un disco meraviglioso, Green (1988) che trascinato dai singoli Stand e Orange Crush li proietta a star della musica internazionale. Per la prima volta, dopo un tour che li porterà anche in Europa, si prendono una pausa. Out Of Time esce nel 1991 ed è l’album della definitiva consacrazione: canzoni come Shiny Happy People, Radio Song, New Wild Heaven e soprattutto Losing My Religion, meravigliosa ballata che diventerà una degli inni degli anni ‘90 (trascinata anche da uno stupendo video musicale trasmesso a raffica da MTV) portano le vendite a toccare quasi i 20 milioni di copie. Il seguito è, incredibilmente, ancora più clamoroso: Automatic For The People del 1992 è uno dei grandi dischi della storia, un viaggio nel dolore, nella notte (la straordinaria Nightswimming), che impongono lo stile REM e la voce di Stipe come riferimenti mondiali. Nel frattempo è esploso il grunge, e Stipe e soci ne danno la loro versione in Monster (1994) che però è segnato dalla morte di due cari amici di Stipe: River Phoenix, attore astro nascente di Hollywood, e soprattutto Kurt Cobain, ai quali dedica Let Me In. Dopo 6 anni da Green, ritornano in Tour, e durante alcune date iniziano a suonare e creare le canzoni dell’album di oggi. New Adventures In Hi- Fi è registrato in parte ai Bad Animal Studios di Seattle e in parte in varie arene dove il gruppo , durante i soundcheck, suonava le nuove composizioni. È un disco che se nella copertina richiama un atmosfera vintage, è musicalmente pirotecnico: si parte con la ritmica ballata di How THe West Was Won And Where It Got Us per poi avere una accelerata con The Wake Up Bomb. Il disco è pieno di canzoni stupende: la dolce ed elettrica Be Mine, il rock che ricorda i loro esordi di So Fast, So Numb, la accattivante Bittersweet Me, addirittura una piccola parentesi strumentale in Zither, che nel suo andamento quasi messicano sembra una canzone dei Calexico. Ma i pezzi forti sono tre: la stupenda Electrolite, una ballata country elettrica suadente e morbida, la potente Leave, una delle canzoni più belle del loro repertorio, e la magnetica, magnifica E-Bow The Letter, dove Stipe duetta con Patti Smith in un vortice emotivo coinvolgente. Dopo questo disco Berry ha un’aneurisma cerebrale, e lascia il gruppo. I tre superstiti durano ancora altri 15 anni, con un progressivo spostamento verso un rock sperimentale che mantiene però uno dei loro tratti peculiari: una originalità, un suono unico e distintivo e una passione che trasmettono con disarmante facilità. 
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annalisalanci · 4 years ago
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I druidi. Prefazione
I druidi. Prefazione
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<<Il sacerdote, vestito di bianco, sale sull'albero, taglia il vischio con un falcetto d'oro e lo raccoglie con un panno bianco>>. Poche parole - riportate dalla Storia Naturale di Plinio il Vecchio - e l'immagine serena della preparazione del rito si offre visivamente al lettore: un Druido, cui è quasi scontato attribuire barba e capelli lunghi, candidi come la veste. La forza di tale suggestione dipende anche, in larga misura, dalla scarsità stessa d'informazioni sulla dottrina dei Druidi, di qui il <<mistero>> che avvolge il loro mondo, in primis credenze e riti. La forza di tale suggestione dipende anche, in larga misura, dalla scarsità stessa d'informazioni sulla dottrina dei Druidi, di qui il <<mistero>> che avvolge il loro mondo, in primis credenze e riti. Tutto ciò, come ha notato Jean Markale, <<ha stimolato l'immaginazione di una società e di una cultura occidentali per molte ragioni in crisi, piene di dubbi sulle scelte effettuate>>. E alla ricerca, sforzandosi di ritrovare le tracce dei Druidi nei loro boschi sacri, di un ubi consistam spirituale, di nuove/antiche certezze che valgano a ridare un più armonico rapporto con l'ambiente naturale, nel quale, più chiaramente si sperimenta la percezione del Sacro.
Presenti in tutte le popolazioni galliche (ad eccezione, forse, dei Cisalpini e dei Galati d'Asia Minore) i Druidi costituivano in un certo senso una realtà unificante, tanto che si può parlare di loro come delle figure centrali della celticità. E, nei momenti decisivi per l'indipendenza della Gallia all'epoca di Cesare, essi si trovarono impegnati a fomentare rivolte contro i Romani, in difesa soprattutto della loro tradizione religiosa. Roma vittoriosa reagì con una progressiva persecuzione del druidismo, da Augusto in poi e ancor più con Tiberio, con l'obiettivo proclamato di vietare i tradizionali sacrifici umani, ma con quello men trasparente di eliminare il potere politico-culturale dei Druidi, la base dell'identità celtica. E allora via via essi si rifugiarono nei boschi e nelle grotte per continuare, di nascosto, la loro funzione di educatori dei figli dei nobili Galli. I Druidi certo erano fondamentalmente gli <<specialisti del Sacro>>, raffrontabili ai bramini. Ma erano molto di più, cioè filosofi, giudici, storici, poeti e musicisti, medici, veggenti, astronomi e astrologi, maghi, a voler riprendere l'elenco presentato da Peter Barresford Ellis. Il ruolo druidico rimane fondamentale come pure l'autorità che consentiva loro di comminare vere e proprie <<scomuniche>>, tali da determinare, con l'esclusione dai sacrifici, una specie di morte civile. Sulle loro dottrine, che venivano insegnate ai giovani giocando solo sulle capacità mnemoniche, abbiamo conoscenze limitate per l'assenza dei testi sacri scritti. La loro fede nell'immortalità dell'anima colpiva gli intellettuali greco-romani, inducendo taluno ad accostamenti con il pitagorismo e la teoria della trasmigrazione delle anime in altri corpi di esseri viventi. In realtà, per dirla con Stuart Piggott, l'idea druidica era un'atra: <<solamente la ripetizione ingenua, letterale e vivida di un equivalente esatto della vita terrena oltre la tomba>>. E le origini del mondo dei Druidi, vanno ricercate nelle isole britanniche, con qualche assimilazione forse, da parte degli <<uomini delle querce (drys) sacre>>, i Druidi, di tradizioni culturali solari ben precedenti al loro arrivo in Britannia: le civiltà megalitiche di cui ancora ammiriamo le vestigia a Stonehenge e Avebury.
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darthdodo · 4 years ago
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Ecco perché a questo bastardo non manca la mamma..
Premettiamo prima di tutto che la principessa Diana Spencer discende dallo stesso sangue bastardo dei Churchill ma non proprio plebeo, come quella trombona rimbambita e bombardona di Kate Middle-Class ( Catherine Elizabeth Middleton )
INFATTI.. Gli Spencer erano emersi come una cospicua famiglia della nobiltà terriera del Northamptonshire a partire dal XV secolo, accedendo alla nobiltà all'epoca degli Stuart[10]. Henry Spencer, I conte di Sunderland morì nel 1643 nella battaglia di Newbury combattendo per Carlo I nella guerra civile inglese; suo figlio Robert Spencer, II conte di Sunderland, fu lord presidente del Consiglio durante il regno di Giacomo II e il figlio di quest'ultimo, Charles Spencer, fu a sua volta lord presidente al servizio di Giorgio I. Il matrimonio tra il conte di Sunderland e lady Anne Churchill portò alla famiglia Spencer il patrimonio e i titoli Churchill. Si formarono così due famiglie, quella ducale di Marlborough, che nel 1817 assunse il doppio cognome Spencer-Churchill, e quella che assunse il titolo comitale di Earl Spencer: da quest'ultima discese lady Diana Spencer, principessa del Galles, figlia dell'VIII conte Spencer. (fonte Wikipedia)
Per quindi non è difficile ritenere la suddetta  Diana Frances Spencer un caso del destino, un modello intramontabile di integrità.. di genuinità, un autentico esempio di bontà, gentilezza, semplicità “DISUMANA”, e spontaneità laddove esisteva nelle condizioni favorevoli che la sbocciarono in tutta la sua fottuta riconoscenza che una puttana mantenuta nei soldi infiniti può emanare, e se non fosse per quel minuscolo quasi insignificante dettaglio che se vogliamo.. non è che le briciole e la nullità di suo marito o nient’altro che la polvere altruista che sollevava un oggetto sessuale votato all’ultimo assalto per farsi strada e nell’artefatto di una signora che oggi sguazza avvizzita seppure rispettabile nell’anonimato tra le arie di una codesta chiamiamola così rendita da arciduchessa porcagliola (nei dintorni della Cornovaglia con capatina in Provenza) come tante languide leggiadrie cagne dello stile libero scassato..
allora quasi nel disincanto, potremmo dire che per farsene una ragione molte di quelle altere letizie e primizie crebbero come bambinaie che si sbattevano come puttane alla tenera età del primo imene coi complessi di Peter Pan e si può capire quasi addirittura la disinvoltura snob che trovava la sua predisposizione naturale in Lady D-Day nell’esserne il suo centro gravitazionale ed universo del suo benessere, dalle idee e nella freddezza precoce, impagabile di un’autentica giostra pelvica spaccata nella femminilità che quell’immagine appassionata l’ha spesso cavalcata per decenni tuffandosi dal trampolino in uno stile egoista quanto spesso luridamente strumentale, avventato, carpiato e lievitato, avvitato o svitato, quando non era ritornato rappreso e ruminato, rovesciato e vomitato, e poi raggruppato per essere infine imboccato e rimbambito;
in ogni dove la superbia di una razza simile di parassiti può arrivare quando si fotte con tutte queste maiale crogiolate e abbronzate, strafogate sotto il sole dei tempi morti, dei tempi lenti, dei tempi perfetti e dei diletti intercontinentali diluiti nella vorace certezza che ogni ostrica ha conservata nella sua perla in ogni collana indiamantata, incastonata, infarcita, impreziosita di carati fino alla lucida consapevolezza che le illumina nella misera reputazione di cannibali e carnivore predatrici falliche e che anche in questa fottuta Lady D-Day ha ammirato i confini dell’oscenità; dove lì colei poteva spingere oltre la volontà stessa estesa ad una voluttà sempre nuova, quella parte più inconscia di fiore di geisha che non appassisce mai e crede di rinascere negli slanci e negli innamoramenti senza rimpianto ne lamento nemmai tormento e negli stridori di chiappe delle più pietose e tristi pieghe che le smagliature e le convinzioni alla fine trascinano con loro inevitabilmente.. in chi queste grazie le volle così e tutte inginocchiate a vent’anni sbocciandole fino all’ingoio di quella personalità in ognuna e in questa trombona nell’ossessione che trova ancora oggi gli scampoli di un mito e il coraggio di chi la difende nella logorrea di veri e propri prostituti mentali paraculi pronti e volentieri a leccarle il tafano per dedicarle una targa o un altro libro.
Nello spirito che mai le mancò o s’arrese davanti alle sfide, neppure se ne accorgesse, quando di fronte alla parabola discendente non doveva distoglierla nelle idee e ambizioni di una vacca divaricata che osava mentire e si atteggiarsi proprio come la sfacciata e ariosa che era col disprezzo dipinto in faccia, mentre sul viso accigliava le solite espressioni di sufficienza sbarazzina e smorfie tracimanti una falsità e una bastardaggine a priori figlie di una manipolatrice finalmente realizzata, e una spregiudicata perfezionista che quando l’occasione e la visione distorta, perversa, smoderata e sempre rivolta a finalizzarci un utile, un mezzo o un fine le consentiva di predisporre ogni cosa proiettava lei nella sua luminosa rosa celestiale, in quella quinta essenza.. e in un assolo che per pura apparenza di essere la bigotta, contorta, artefice protagonista e l’incazzata posa che soltanto una stronza avvilita può provare a dare se non ritorna subito ad accavallare le gambe quando glielo chiedono, magari non apre più le cosce a dovere quando deve fare la carriola nel kamasutra dei padroni d’Europa;
una monade che sapeva e doveva perché voleva accostarsi ad un genere infinito di doppiezza, convenienza, compiacenza infido, infimo, insidioso quant’oltremodo subdolo come intriso del viscido catrame nauseante e strisciante d’esserne nel vittimismo l’altra mater lacrimosa e piagnucolante che la sua mentita spoglia a Parigi non sarebbe mai stata, una manipolatrice che il male lo persegue da arpia capace di far uscire dal suo bozzolo ogni farfallone e incomodo, o intrigo per suggestionare stati interessanti, incoronazioni e scampanate sfracellando il mazzo e il cazzo successivamente in quello zimbello complice e in armonia colla sua maestade reginade tirannide razza nelle aspettative e nell’intuizione di un lieto tragico fine; in quella rinascita combattuta fra divorzi, amarezze, tradimenti e ineluttabili lutti, per trasmetterne l’ideale iconico che ha impresso le mode e la dimensione esasperata di un’esistenza tremendamente imperfetta che spazia e trasuda ogni abitudine informale e ovattata di eleganza a certe incoscienti generazionali che nel fare di questa divina si sono rispecchiate in una rivelazione all’eterna eredità ammiccata, imbonita, rimbambita e accattivante di suo figlio.. nonché nella posata sbiadita da cerimoniale di una mammalucca che ha di fatto inchiodato, incollato, rammollito e insomma e nonostante la sborra, spappolato la normalità di milioni di cittadini, babbani e pecorone e fanfaluche scoglionando nella sua smania di Godiva anche l’esistenza del vostro affezionatissimo alla causa dei santi e degli imbecilli internazionali che a quei tempi e a quel gioco l’avevano per così dire data in pasto ai tabloid solo per eleggerla sul contraltare di una fiaba santificata, osannata, canonizzata, immolata, sacrificata per i versi e alle traversie di una figura materna, patetica, empatica, amante laddove la seppero usare e motivare a diva nell’amalgama e nel carisma che aveva nella capacità di ammaliare di credibilità l’aura di una dinastia sanguinaria, macellaia, caina e sadica ancor di più che trovò pure la maniera giusta di far parlare di se quando scomparve, tastando costantemente nei fili e nelle corde dei deboli, negli spunti giusti per far sparlare nel bene e nel male, nella precisione dei gesti raffinati e cotonati di una soffice controinformazione.. quel che sapevano porgere solo quegli involucri di plastica pisciati di neologismi maestri del trasformismo, servendo più che da spazzatura apparendo, per farla sparire nell’uscita di scena di una mastodontica piovra lesbica medusea più consumata di un attrice coi tentativi e coi tentacoli della sua famiglia che superò nella stessa nella arte dramatica dell’Almà così da calarsi nei trucchi e nel mestiere di chi conosce gli appigli e la tecnica di arrampicarsi negli specchi quando sa pure come comportarsi se c’è da sporcarsi, da rotolarsi nel fango e esporsi all’attenzione e al clamore mediatico dei riflettori rilanciando sempre un osso, o per darsi a quel manierismo ammantato di preghiere e emozioni carezzevoli, svenevoli, ciuccevoli o ad ogni sprovveduto che le cascava ai piedi quando lei concedeva un’intervista.. non si era perfino sgocciolato sopra come un gelato, in tutta quella sua ROYAL stima.. 
Colei che si struggeva cuore e telecamere a furor di popolo arrossendo, atteggiandosi di commozione e natiche coll’emozione sulle guance.. e sulle gote stirate di fresco la cipria che l’hanno salvata da occhiaia e borse liftate sugli zigomi di una nottambula, frenetica e lunatica tutta discoteche e superalcolici, non era che l’alterego che venerava l’immagine di una reputazione costruita sulle mancanze altrui e a proposito che la potevano mettere su quel piedistallo di chi la sapeva lunga e scopriva ogni giorno come sciogliere l’inverno col disappunto, anche quando vi commiseravano o vi dilaniavano l’anima ieri, dovunque e ad ogni occasione si presentasse il conto salato di quelle colpe che nessuna famiglia così poteva mietere senza scontare.. continuando in quella finzione e in quella parte melodrammatica mentre tra un singhiozzo e un sospiro squagliava il fard con le lacrime dell’insinuazione, dell’ostentazione, della malizia e nella perseveranza, di una presenza che spappola ancora oggi i testicoli agli indifferenti, e di quei diffidenti che finivano per convincersi se faceva bagnare persino per il povero orfanello William anche la beata Cristina Parodi, l’esibizione fino al balletto sulle punte che da un eccesso all’altro avrebbe prodotto e massacrato in termini di aspettative ai minimi storici le palle, e i rapporti e la vivibilità di molti mariti, o la quieta normalità di quegli uomini di mondo costretti a comportarsi come padri modello per causa sua e alla faccia di chi per giunta e a discapito di quei cani maledetti ancora subisce teorie complottiste sventolate e sbandierate di vagonate d’amenità e retorica meschina, tra le favole rimacinate della buona notte e per queste madonne violoncelliste, menefreghiste o campionesse di frigidità e frigidura elevate a potenza di sporche sgualdrine e grandi castratrici orgasmiche della mimosa giudicate dalla storia più dei mortacci loro dei loro nonnini.. e inesorabilmente la piaga e la conseguenza di queste spine nel fianco che un impero di favori e tradizioni nella recrudescenza hanno restaurato e legittimato in quel consenso di meretrici e lesbiche bisbetiche che auspicavano una volta ogni semplicità nella famiglia e una vita sugli allori, perfettamente ed esattamente nella piena discendenza e ascendenza e accondiscendenza che ha prodotto i frutti avulsi, e nei seni spremuti quel mosto di viziosi e perversi e mai pervenuti cancri viventi come la metafora di quell’infiltrazione o la metastasi smielata della SOCIELITE’ che si insinua e spartisce privilegi a destra e a sinistra, strisciando, sfruttando e ammucchiando tesori per i capricci di questi ceti e miceti avvampati di certa felicità puttana che investe i profitti nel mercato nominale incominciando dallo slancio di un controllo autocratico per imporsi alle quote di maggioranza di un rilancio che il prestigio di questa categoria di signorili industriali e armieri con le mani nelle marmellate di comitati e di potentati che affermano le ragioni di una lobby petrolifera, diamantifera, e delle terre rare, stabiliscono cos’è lecito se il primo coglione che si alza una mattina per impadronirsi di tutto è disposto a scalare le vette e i lotti di un espropriazione, disintegrando tutte le conquiste della libertà, in quella forma di proprietà che vivacchiano, vi circondano e che vi ospitano nei lidi dell’estasi.. dell’estate che appartiene oramai solo alle prospettive lussuriose e lussureggianti di quello spazio vitale hitleriano, fatto di ecosistemi incontaminati, bonificati e cementificati sospesi a mezz’aria come giardini pensili nel benessere e nella brezza e la salsedine o nel profumo di quei vigneti rigogliosi colle cantine e le sinuosità di quelle colline che a perdita d’occhio si stagliano all’orizzonte tra terrazzamenti, e appezzamenti, e fra campi sterminati di Lavanda e culture autoctone a denominazione d’uve pregiate o d’origine protetta.. dalla Biscaglia fin laggiù in Borgogna e dalla Provenza alla Toscana.. e in ogni lago e ogni ogni dove rappresenti e ricrea i suoi castelli, le sue baite, i suoi ritrovi e i suoi casini o casinò, o nei bordelli ad alte quote sulle Alpi ammantate di bianco Natale fino a Pasqua dello strafotto cantonale, e nei luoghi dove rilassano il culo certe languide fluvie e gli istinti di certi puttanieri si accendono cogli stimoli e gli abbandoni di parentesi nudiste dove i piaceri si incontrano e albergano come sguazzano tra mille grazie di troie devote che ogni piscina a sfioro desiderano con vista mozzafiato da Patrasso al Mar Nero, e che dalla Tunisia al Mar Rosso fin laggiù a Famagosta compiono il loro balzello ovunque al destino per cui questi paradisi dei sensi esistono e possono servire queste supine prede carnali vittimizzate per rinfrancarsi e rincuorarsi e ripagarsi d’agio del disagio altrui e dal malincuore che solamente il senso compiuto di riservarsi un coperto ai circoli esclusivi e innominati Nizzardi, Girondini, Meneghini, Ginevrini, Parigini, Londinesi può placare.. e spiegare angoli di paradiso disseminati dalle Alpi alla Dalmazia fino alle isole del Mediterraneo che i buoni propositi condonati e sparpagliati tra questi ecomostri hanno risparmiato, nell’iniziativa di ghettizzare ogni vivibile possibilità di movimento, e nell’ostentazione a buona pace e nella giusta regola di entrare in ogni aspetto della vostra esistenza..
dall’invadenza e nell’arroganza immane che introdusse l’avidità come parametro dello status e diritto d’appartenenza nella sete di questi arrivisti dilapidò ogni sorta e forma di risparmio ..dagli anni 80 in poi per segnare lo spartiacque e il rinnovamento di quella stagione fatta a immagine e somiglianza di William e di suo padre per soggiornare ad una quiescenza esistenza spensierata, scialacquata, disinvolta e fuoriporta con visto sul passaporto e alle destinazioni svampite dei viaggi di una zoccola senza rimorsi come Lady D-Day, sull’agenda e sulle carte di credito delle medesime tappe che un pontefice itinerante come Woytila sapeva concedersi, e che pure quella cosiddetta borghesia o socialité dalla Dakar in una “normale destinazione esotica” poteva regalarsi, al modo in cui il tenore si riappropriava di una dimensione protetta, quasi familiare, quasi ideale e nel fine di blindare, precludere pur liberalizzando, per riscoprire le mete e quei luoghi o spazi appunto a dimensione di bambino a cui le nostre leggiadrie non potevano e non possono tuttora rinunciare.
Per colpa di William ..e per colei che invocava i fantasmi che sarebbero stati somministrazione col contagocce di un’inesauribile visione catastrofica, imprevedibile, inenarrabile dove utopia è l’illusione si mescolavano assieme nell’evasione dalla realtà.. e dove fenomeni inspiegabili come le mafie, Chernobyl, le guerre nei Balcani e il terrorismo sovvertivano gli scenari della sfiga per atterrirvi fino alla rinuncia appunto di tutta quella libertà.. ogni parentesi esaltata si dischiudeva da uno spettacolo pallonaro mondiale ad una Disneyland che apriva adesso alle tradizioni d’altura, alla portata delle tasche di tutti e di quelle famiglie soprattutto che sprofondarono intanto nella paranoia che l’agone e il magone della paura in quello spettro d’incertezza e d’invivibilità aveva previsto; soprattutto in quegli anni che per le adunanze di sorellanze femministe furono tutto e una parabola scanzonata, del vizio fatto la virtù oltre l’eccesso, d’invidia e il sudore del cazzone sulla fronte spinto nei meriti di quelle Carlà, Naomi, Moss, Castà che ad ogni calcio in bocca che diedero o ricevevano mentre si alzavano sui tacchi, e per ogni palpata sui seni eburnei e mansueti e muliebri ..zavorravano litrozzo dopo litrozzo labbra e davanzali di reggiseni come chiatte di silicone spianando gli inestetismi della cellulite coi laser e coi miracoli della prodigiosa chirurgia estetica, giacché col fotoritocco digitale e con le grinze fuori gioco adesso e a suffragio universale per le saffiche principesse sul pisello, che tante amicizie aride da anatre fluvie vantano con le troie glaciali Amnesty, avevano nuova linfa e rivali siffatte e motivate da ridurre come loro a delle bambole turgide col Rolex e un difetto da scatto di nervi.. Modellissime dello Star System in coma da pompini, nottambule e sonnambule, modaiole oltrechè festaiole e incallite verginiste capezzolate di voglie erogene pure sulla Giudecca.. che come cosmopolite dalle cene parigine russe londinesi milanesi newyorkesi venivano catapultate alla ribalta calendarizzando e proclamando l’inno alla gioia che si spogliava come per immortalare la loro fottuta leggiadria e candida per sempre da quel giorno rivendicandone diritti nel loro corpo in quel sogno edipico d’emancipazione libertina che le avrebbe innalzate agli attici di liberte maggiorate e masticate permettendogli di pianificare ascese e amplessi annaffiati di bollicine e uccellaggioni ritagliate sui favori di quelle grandi castratrici orgasmiche che si mantenettero nel primato e col mestiere dei più vecchi e abbeverati anni che le aveva fatte il simbolo dell’euforia e dei veri altari carnali come uniche e inimitabili buttane aristocratiche.. eterne troie col fabbisogno nell'ugola e il sogno di cagne colla fame del mondo assetate ogni giorno e anche di notte di cazzo umido anche a colazione e che più di queste millenarie sulle rotte intercontinentali di un mercato ricreato apposta per loro le transumava dal secolo che fu delle guerre mondiali all’insediamento e all’ inseguimento dei monopoli cambiando pelle e tramutandole per sempre in altere femmine stupefacenti insaziabili e impellicciate su ogni passerella o sfilata della fashion-week ad un rinascimento bestiale che ora più di prima col desiderio alla portata di ognuna gli si offriva ad un JetLag fatto di soggiorni, tempi lenti, shopping sfrenato e Traviate e crociere mordi e fuggi senza elemosinare più uno strappo sullo yacht del magnaccia, o tirarsi nel codazzo degli amici di questi cazzoni meno signorili e venerabili di questi cessi coronati e perché le ha inaugurate alla delizia e alla maniera di un ozio.
Un’epoca di distensione, di cagne distese, di generazioni distratte e concentrate nei discorsi e nelle interviste di queste divine odalische piene di se che rilasciavano e ruminavano ogni dire sui cazzi vostri quando ancora non esistevano i Reality, e il Royal Style Look era solo un bracciale al polsino.. così che nel 2021 a distanza di 24 anni da questa tragica dipartita ( poiché per tutti è lei è una vittima di femminicidio proprio come Reeva Steenkamp subì a causa della sua fama o fame) dobbiamo più che una lapide a Lady D-Day e forse più che un mausoleo, sospeso in un cielo di schiaffi e di pernacchi.
Il pretesto che certi autori registi televisivi paparazzi, signorili scesi a patti e ai compromessi in un innumerevole schiera di scribacchini lecchini nei tabloid hanno trasformato nella droga ad uso e consumo delle masse, che resuscita dall'oltretomba in ogni sfilata VALENTINO, VERSACE, GUCCI o PRADA quella leggerezza primavera estate e quella sufficienza fino all’idiosincrasia a questo  anniversario che da una puttana con l’abito nel pizzo lo indossa vuole anche una modella francese col dito nel coù-coù per celebrarlo a ricordo di questa mignotta col suo CLAN DINASTY nel genere limite e mostruoso dove nessuno riesce a intravedere le ragioni reali e una luce di speranza che li motiva assieme ad una fetta nutrita di fanghi che li ha tirati sulle spalle fino a trasformarli in esseri irraggiungibili, con la mezza certezza e quella poca verità, che mille versioni ufficiali, surreali, incestuose, pseudo-sanguinose o oltraggiose non hanno mai chiarito si nella sua presunta morte.. e sia a riprova di una fottuta Lady de Winter dove e quando per lei sono stati gli spunti e la ragion pura di quelle teorie pratiche che come lei chi le spinge negli scrupoli di queste teste di cazzo coronate, le fa sue per stare al gioco di un mondo spietato laddove conta ognuno che arriva solo se riesce a far desistere subito nel pensiero chi gli sta attorno o ancora col fiato sul collo per farlo abdicare..
Dove ieri imperava un neocolonialismo e nei suoi meandri la lucida consapevolezza di incasinare il mondo, quella padronanza di agire Lady D-Day la imparò anche sulle sponde di quella spiaggia Gold, dove visse e trascorse in una tenuta molti anni di abbronzature e passeggiate sulla battigia e nei pressi di quella striscia sabbiosa dove morirono decine di migliaia di inglesi sotto la pioggia termobarica e a Giugno i gabbiani reali nidificano, oggi non si contendono più i resti di quelle spoglie carbonizzate, dilaniate e sbrindellate per sfamare le loro covate, ma vicino a quegli alberghi che i figlioni frignoni di quei marescialli dell’aria si sfamano con l’aria fritta e la frittura di pesce e malgrado me e chiunque come me se la racconti abbastanza nel frattempo che se sa come stare al mondo non se la beve troppo intanto con quel pò di buon senso che gli resta o amor proprio che gli scorre ancora nelle vene.. l’ultima sfumatura di questa vittimista.
Ad ogni voltagabbana che la usa maldestramente nel sempre e nel solito ritratto della femminilità, svuotandovi nel ciò che vorreste essere.. in quel barlume che vorreste intravedere, rinsavire, sapere o sentire.. gettandovi palate e vagonate e pallettate di autocommiserazione trovando nella vostra delegittimazione e poi nella vostra supina immaginazione il rifugio della mentalità distorta e della constatazione che fanno la gioia e la scusa di queste lesbiche malate per adorare questi pazzi; protetti dall'autostima e dalle possibilità che solo un’iniziativa danno, negli ardori opachi tra i vizi e gli anni di pose e foto di cortesia, a favor di scatti rubati alla loro “intimità tormentata” dalle telenovelas e negli schianti che non offuscano mai i loro orizzonti, ne hanno nelle prospettive rimpianti o sconfitte quando divengono la piaga tremenda di questa Gently,  che negli sforzi e nei complici ha i media e i numeri per convincere la storia stessa di quello che non è mai accaduto; ma che nonostante questi cani comunque non riuscirà mai ad ammazzare la speranza che la forza dei fatti come la potenza di ogni parola li può ancora ferire.. e far sanguinare dopo 80 anni
Per questo e nonostante le vaccate e gli spunti che permettono di preparare nozze e cozze di 30 anni suonati a lune di miele sdolcinate per stramazzarle coi divorzi annunciati, preconfezionati e conditi alle pause e ai tempi celentani della dramatica o dell'estetica queste Royal-Bitches studiano ad Oxford e a Cambridge.. passando per la Sorbona e la CaFoscari a Venezia..
E nonostante questo e nel mare che corre tra il loro bene e il vostro male sembrano intoccabili sull’onda portante delle loro passioni animali anche nelle tempistiche quantomeno esasperate, in quel limite brutale e brutto da capire per i figli quando crescono e si confrontano con un mondo reale che li mette sul fatto compiuto e gli trasmette il cancro vivente, moribondo di un‘appartenenza che è recrudescenza e lievito in ciascuno di loro e davanti agli anni della giovinezza li sorregge leggeri e al massimo delle belve incontrastate che sono quando riempiono come monumenti di devianza o nei recipienti di imitazione dei loro amici le ore di disagio cogli illustri e i venerabili vecchini tra i salotti e le esperienze artificiali che hanno sempre l’appetito e il chiodo fisso in quelle camere da letto della sana consuetudine di dare sfogo alla violenza passionale sverginando e penetrando ogni vittima mansueta mentre danno libera vitalità agli istinti e alle pulsioni nel cuore di quelle fragili gioie che gli si abbandonano come prede carnali indifese all’orgasmo accarezzando la grazia che le fan fanciulle docili, facili e pronte come tele da lacerare, da vittimizzare da ammirare nelle irrefrenabili ripassate a colpi di pennello e delle anime da stuprare, da iniziare e da perpetuare.. ancora nel più brutto ricordo da rivedere.. da rivivere nelle loro abbrutite smorfiose aiuole figliole, nell’interminabile supplizio che diviene l’escalation di una verità difficile impossibile da ingoiare, da inculcare, da inginocchiare se nel frattempo quando questa politica di cose mal gestite non giustifica affatto tutti questi dissennati, e nel bel mezzo dell’imbarazzo resta il senso ameno di apparire buoni.. tiepidi cosìcché accade nella riprova e nel disgusto della dimostrazione di cosa è ludibrio e a quale impagabile figura materna sia capace di riflettersi e piegarsi un abietto e inconfessabile significato del fabbisogno inteso col tipico senno del poi che s’accorge troppo tardi di cosa é violenza o di chi sputando in faccia ad una generazione che ha tenuto gli occhi ben chiusi e ha ben poca dimestichezza con la crudeltà di certo sangue marcio, lurido, insalubre ha rappreso un pubblico che voleva ieri come oggi sempre affamato di essere e nel benessere aspetta degli anni o si accosta alle rime (come nelle fiabe) spesso e volentieri nella medesima ragione di compiacere.. farsi abbindolare.
Quelli che furono la mediocrità plebea e i gesti decresciuti.. subissati dagli Influencer o dal gossip nudista che tutto mischia nel mazzo del faceto per quanti idioti sanno crogiolarsi al sole e alle sfacciate di queste burattine mascherate, nell’indifferenza rinchiusa supina e strappa-applausi che quel ricamo sull’orlo l’ha cucito dove aumenta il clamore e l'interesse per queste maiale tiranne reginadi dinastiadi d’oltremare d’altri tempi e per quante come lei si sono rivalse sia nelle radici che la sua legenda ..quel che ha di regale nella sua appartenenza i tratti e la qualità nel vezzo un passato per fare presenza, è il domani e l’avvenire di amministrare le figlie concubine indispensabili di una famiglia allargata all’inverosimile che già nel suo ceppo ha l’inclinazione e nella predisposizione l’estetica naturale ad usare i tempi dell'agguato.. dell’esproprio.. dell’inganno ..per mentire senza chiedere scusa a nessuno mentre forzando lo spirito verso quella convenienza fatta tutta eleganza e personificazione.. si congegna l’espediente di una lucida ambizione fissata nella stella polare che ogni idea illumina di emanazione e gaudio e perseveranza anche quando trova nel lutto l’acme e il suo luogo per sfruttare a proprio vantaggio l’immagine vincente da tramandare accanto ad un marito oggettivamente fesso..
un partito se vogliamo Charles
che disponeva of course senza troppi biasimi già prima di conoscerla di un’assortita  panchina lunga di TROIE e prime scelte o “puttane titolari”  tra la FRANCIA e l’INGHILTERRA in perizoma.. piegate al TURN-OVER del furetto Charles che coi suoi AMIS avvenne nel diletto di inginocchiarle tutte e farle ognuna vittima sacrificata sull’altare pelvico del suo cospetto: Charles Philip Arthur George Mountbatten Windsor è stato tutto fuorché un esempio di Boyscout o fedeltà coniugale anche se per se e malgrado non fosse altro che la brutta copia di sua moglie dovette divorziando (in coscienza sua e nell’incoscienza in disparte) mantenere un basso profilo per avere avuto lei e comunque tutto il tempo di svezzare, crescere e iniziare i SUOI FIGLI.. assieme a LEI 
restandole sempre complice.. e vividamente vicino
Ogni neonato quando nasce e fissa le prime immagini del mondo che lo circonda all’età di 2-3 mesi, incomincia a distinguere forme, colori, facce, l’odore della pelle di sua madre, sensazioni grezze impalpabili come la salsedine o l’aria di campagna, quel climaterio frizzante e quelle nette carezze emozioni perfino nelle sensazioni inconfondibili della sua terra, della sua casa, nel clima dove percepisce il tepore della primavera, e addirittura incomincia a orientare lo sguardo distinguendo lo Sky-Line di una città come Parigi, o riconosce sua madre tra quelle facce di culo che non assomigliano per niente a lei, quelle suore di Biarritz col velo grigio, e i molluschi della Gendarmerié appuntata sui canali dei Carabinieri.. 
E purtroppo connotativamente tutto questo va in malora quando quel cervelletto si abitua pure alle facce di culo menzionate, perciò se il povero William fosse stato allevato da una madre diciamo putativa.. Lady Diana, all’età giusta sarebbe stata la ragione per essere informato da suo padre che la sua vera madre biologica è il meno FIVET-tato e sfortunato rovescio della medaglia che Henry invece rappresenta e che nel nasconderlo non avrà mai ragione d’esserlo per come l’ingombrante illegittimo erede di suo fratello, sia nella successione e sia come cocco-bello di suo padre (per via di sua madre Diana) la piega e la piaga nonostante tutto e quella disinvoltura che ha disinibito al pari di suo fratello la pratica del male e uno sport di travestitismo Nazi.
Di qui la povera LADY D- DAY assomiglia ad un pagliaccio per quante arie s’è data e per quanti sforzi abbia inscenato o oscenamente cercato di illudere apparendo convincente, dall’81 quando sposò e posò accanto ad uno scopofilo, un sessuomane da circa 15 anni, un puttaniere incallito fino all'estate di quel tragico 97 quando si diede alla macchia e per tutti quei cretini che ancora oggi la ricordano tramutò un’icona immortale di stile in una ricca e tranquilla pensionata rendita dalle parti di quegli stronzi in Normandia sulla spiaggia delle retoriche ammazzate dove le ondate di soldati Ryan inglesi s’infransero e trovarono la morte a causa della sua razza Coburgo-Churchill.. E nell’agio di una signora sessantenne che se la vive e se la spassa per ridere nel più totale anonimato irriconoscibile ai paparazzi che proprio grazie a lei si sono realizzati e grattandosi la schiena a vicenda come fanno le scimmie le hanno fornito l’alibi perfetto e l’uscita di scena più memorabile che questa maledetta abbia mai sceneggiato.. per lei, e per la causa di una dinastia, quella più bastarda d’Europa: Sassonia-Coburgo-Gotha, campione del piffero, nella praticità che doveva ridarsi lustro, vanto, rimanendo l'impressione e il ricordo indelebile della sua apparenza.. per sempre fissata in quell'acconciatura corta ben tenuta  nascosta tra le mode di quei cappellini ..e abbondantemente ossigenata per non tradire il riflesso meno biondo-castano e per non farsi mancare il vezzo chic e quella scappatoia che la sua stirpe maledetta di sotterfugi e luride passerelle ha lasciato ai posteri in ogni lettera scritta di suo pugno e in ogni chiacchera data in pasto per conto suo da quell’anatra anale e giuliva Middle-Class alle sue cortigiane.
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le-brave-des-braves · 1 year ago
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What do you think about Peter Stuart Ney?
I believe that the Frenchman saw the potential of getting attention from claiming to be me. I suppose that this was pretty common for the immigrants in the United States because the society was obsessed with the events that happened here.
I guess it worked. The idea itself pisses me off. How could people even believe that? I would never cowardly run away. I couldn’t speak a single word in English.
…alright, I have learned to say “oh crap” after going hunting with the Duke of Wellington. The man was shit at shooting to be fair.
When Heymes presented me the news of his death, I was seeking that men out until we finally met. Then I slapped him which was probably his first afterlife experience. That’s what you get for impersonating a Marshal of France!
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elisabeth515 · 4 years ago
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Alright lemme drop my 3 cents on this matter in the middle of the night, even though honestly I am relatively still not deep enough on the marshals in general—like, the only thing I can access to are English and Chinese sources, and my French level is really just beginner... but anyways :3
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A lot of you know that I am really not a fan of this theory. I don’t really know if that was the case in the French Napoleonic community (only saw that being briefly mentioned in the French Wikipedia entry of Ney), but this theory is pretty much all around in English history websites and forums. One of the things that the proponents of this theory quoted the most is the memoirs of Ida Saint-Elme (aka. Maria Versfelt), the alleged “mistress” of Ney. It is not a secret that I have a beef with this lovely lady who had a great adventure in her life, and honestly, pretty much what she said should be taken with a big grain of salt. Her account, arguably, is more for entertainment than for study—like a more adventurous version of a Jane Austen novel, plus thinking herself being a concubine (*like a “minor wife (妾侍)” in old Chinese wealthy households) to the marshal... (Poor Michel, I and my homies will tear this lady apart one day.) Like, her memoirs is just rather sketchy to be honest, even though it was published in 1827, which was not far away from the Napoleonic era (also note that the very exaggerated memoirs by Madame Junot was published just 4 years after).
Besides, the memoirs is pretty much the only “historical” thing that was quoted by those who buy into this theory, from what I have seen in the internet. Quite a lot of these accounts on Peter Stuart Ney are rather anecdotal, and have fallacies (such as the sword that the person used in swordfighting was not what Michel Ney himself would wield). To me, it seemed like Mr. P.S. Ney was more like either a distant relative of Ney himself, or someone who admired him too much.
Well, so there are my thoughts, I am passing the mic to my friend @ellestcapey, who has an extensive knowledge on Ney.
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So I came across this today at Barnes & Noble; the article is pushing the old legend that Ney’s execution didn’t actually happen and that he actually escaped to America and became a schoolteacher in South Carolina. I was honestly kind of shocked to see this theory seriously touted in a history magazine, as far as I know most modern Napoleonic historians don’t credit this story at all. The author of the article (who is a marine biologist rather than a historian) seems quite convinced, concluding the article with:
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Most of the info in his article seems to derive from a book by LeGette Blythe published in 1937. I’d be interested to see what any of my followers who have studied Ney think about this particular topic. I haven’t studied him in enough depth myself yet to have an opinion on this one way or the other.
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continuo-docs · 7 years ago
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Werner Durand – Schwingende Luftsäulen, CD, ANTS, Italy, June 2017 http://www.antsrecords.com/AG15_SCHWINGENDE_LUFTSAULEN.html
On this CD, German saxophonist and reed player Werner Durand plays a self-build instrument consisting of five PVC pipes called the Pan-Ney. Having no holes, these pipes can only produce 5 notes. Taking advantage of this limited sound palette, Durand plays repetitive motifs with slow variations and a superb use of harmonics, creating a rich and velvety sound. The music is carving a middle ground between American Minimalism and ethnic musics – especially the bamboo flutes of New Guinea. I found the tracks quite varied despite the instrument's limitations, from the slow lullaby of #1 Amplitude to the joyful dance of #7 Wellenreiter. The use of reverb, rerecording or loop box on #6 Stehende Wellen 2 allows Durand to duet with himself and his shadow, creating the most mysterious track of the album. Perhaps the music as a whole would have benefited from larger acoustics and interaction with resonant spaces, like in the work of Peter Van RIper or Stuart Dempster.
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napoleondidthat · 4 years ago
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What Happened to Michel Ney?
So maybe you don't want to read the book, let's talk about this crazy situation in Napoleonic history. I've gotten a few inquries through the years on here that occasionally bring up P.S. Ney and the possibility that it could have been Marshal Ney. So let's delve a bit.
This whole event is like, to quote Churchill, a mystery wrapped inside a riddle, wrapped inside an engima.
Let's not get too bogged down in the life of Michel Ney. Most will have a working knowledge of the man. He was the last man out of Russia. He lead out the rear guard from Russia, encountering hellish conditions, Cossack attacks and every other type of FUBAR event that he could. He helped with Napoleon's first abdication and then famously said he would bring Napoleon back in an iron cage when he escaped from Elba (spoiler alert: he didn't). He fought at Waterloo, though by this time his relationship with Napoleon had grown colder. He practically went nuts on the Waterloo battlefield, fighting until the bloody end and until his sword had broken in two. Still he carried on, one of the last to leave the battlefield.
He was later arrested, tried for treason, found guilty and shot.
Other things to know in order to piece Michel Ney with P.S. Ney, would be that Ney was gruff in manner, but kind-hearted. Had a "plain way" of speaking. Shied away from notoriety, money and promotions. Married to Aglae (whom he called Louise) with whom he shared four sons. It is known he spoke both French and German and apparently a bit of English as well. He played the flute.
Trial of Ney:
Ney's trial was a bit of a mess and to abbreviate it down, let's say that he cooperated, gave answers in his interrogations, and his lawyers tried to argue that he (Ney) was protected by Article 2 of a treaty that was drawn up after Waterloo and when that didn't work, argued that Ney wasn't beholden to French law, because he really wasn't French but German, because of the part of France he hailed from. This did not sit well with Ney, who shouted out at the trial that was French and would die French. He also gave a different and incorrect(?) birthdate at the start and in a strange twist told his lawyers to stand down in the middle of the trial.
Ney was found guilty, something Ney seemed to know was going to be the conclusion, and his death was voted on in the House of Peers. Strangely, most of the men who voted on it, then immediately went to Richelieu and let it be known that even though they voted for his death, they didn't want to see the sentence carried out. This leads to people from Richelieu and maybe even Wellington seeing if the sentence could be commuted. The King had no interest in doing so.
During his trial, Ney was jailed first at the Concergerie and then the Luxembourg, back to the Conceergerie, back to the Luxembourg where he had a huge security detail surrounding him at all times. The government had heard word of the various plots out there hoping to rescue Ney and became paranoid to keep him jailed.
Execution:
Instructions were sent on how the execution was to take place, and in a change of plans, Ney would be executed outside the Luxembourg and not in a military ground where executions usually took place. The deceased was to be shot, then lie there for those to see for a quarter of an hour at least. Ney met his fate calmly when the news was read to him and was driven out a few feet to the firing squad. Here eyewitness accounts vary on what was said and how he died. He was to be blindfolded and put on his knees, something he declined to do. Instead, he faced the squad, upright, hand on his heart, proclaiming his innocence and saying to "aim high". Shots were fired, Ney dropped face first and a pool of blood was on the ground under him.
Ney was dead. Or was he?
P.S. Ney Reporting:
In the United States, a man who roughly fit the description of Michel Ney appeared in the Alabama, North Carolina, South Carolina, Virginia area as a school teacher. He had reddish hair, balding. He was a plain spoken man but kind hearted and imposing. He said he was a French refugee and had served under Napoleon. He wasn't prone to drinking, but when he did and took too much, he let it slip that he was indeed the one and only Marshal Ney who had not died, but escaped. Who helped him? He didn't really say but did mention to a few people Wellington. Others heard the Freemasons, who Ney was a member of, did the work.
Peter Stuart Ney never spoke of his father but did often speak of his mother who he said was Scottish. He said his wife and children were in France and he hoped to return to them one day. He claimed his wife was close to Josephine and Hortense (this is true). He said he had four sons, never spoke of daughters. Others said he said he had two daughters and a son. What they all agreed on was that this P.S. Ney was the best teacher they ever had. He was kind, fair, tough but just. He was the best swordsmen they had ever seen. He was an accomplished horsemen, a good marksmen.
He taught language: English, Latin, Greek. Was reluctant to speak French but could. Also spoke a bit of Polish and Hebrew (?). Some said he had a Scottish brogue, others said a German brogue, others said it just sounded foreign.
He also played the flute. But was also a poet and artist. Drew a wonderful portrait of Napoleon. He was a fierce Bonapartist. When he heard of Napoleon's death, he fainted and later slit his throat in a suicide attempt. It failed and he was doctored. Later when he found out Reichstadt had died and wouldn't be placed on the throne, he despaired and said he'd never return to France or his family now.
He had a portrait of Napoleon and Napoleon's grave on St. Helena in his classroom.
A few who knew him thought he wasn't Marshal Ney, some thought maybe a relation. Some later changed their mind, yes, he was Marshal Ney, some never doubted.
Stories abounded that Ney was spotted by French refugees who served in the Grand Army and would see P.S. Ney and immediately say "It's Marshal Ney!"
P.S. Ney had war wounds. Some of the very same wounds that Ney had had. A wound in the thigh, a wound in the shoulder, the foot. A scar on his face that he said he got at Waterloo.
P.S. Ney never returned to France, died in Virigina of typhus fever but made the deathbed confession that he was indeed Marshal Ney. He escaped. He was given a bladder full of red fluid to hold under his shirt and when he fell he was to crush that bladder so he would look like he had been shot. The firing squad was made up of his old commrades an they recognized his order "Aim high" because Ney in battle would say the opposite, aim low. When they shot, he collapsed and the bullets went over him. Barely. It was a risk, but one that paid off. He sunk into a coma but his last words were akin to "Bessieres is dead. Let me die"
Oddities of the execution:
Ney was shot point-blank range with heavy bullets. According to the official reports, 10 bullets hit Ney, one hit the wall behind him, and the blank. Three hit his head, one is arm, the rest into his chest. The power of the gunblasts should have thrown him backwards, not forwards onto his stomach. There should have been blood spray on the wall, but only one official report says Ney's blood was on the wall and only one says he fell back. Eyewitness accounts say he fell forward and that the only blood was from under him. Ballistic experts haven't been able to answer the question of why on this.
Ney's body was taken to the Maternity Hospital where it was claimed by his brother-in-law and secretary. According to some reports, as many as 500 people saw his body while at the hospital. However, there doesn't seem to be any accounts or mentions by people in power or memoirs that they went to view Ney's body. Not that this proves there was none. Only a few eyewitness accounts do claim to have seen him, one being Ida St. Elme, and there it is mentioned that Ney had his vest buttoned to his throat and there were bullet holes, but no evidence of them hitting the chest. One said that the body was lain in a dark room that made it hard to discern features. Another said he looked peaceful and slumber and no obvious damage had been done from the bullets. Yet...he was shot three times in the head with heavy ammunition and no damage?
He was buried the following morning and no one attended in the family except for his brother in law and secretary again. His wife never once came to see the body or claim it. He was placed in a lead coffin and then an oak coffin, a practice usually only done for royalty. Or could it be because there would be no body and the weight of the lead would hide it? His grave became a bit of a place to leave anti-royalist propaganda and they government decided to move Ney to a vault that would be nameless so people couldn't find it. This was done. Later Ney would be removed from that vault and placed back at the gravesite. At this time, his coffins were opened and his grandson said there was a body with three bullet holes in the forehead proving Ney did die and was there. Later, during the reign of Napoleon III, it was a common telling that Ney escaped his execution that Napoleon III had the grave opened and there eyewitnesses said there was no body in the coffins. However, as big as a revelation this would be, the papers are mysteriously quiet on this new discovery at the time.
There are no records of who made up the firing squad. To this day, we don't know who the people were or having any of their testimonies.
Ney's wife never would visit the grave and would later remarry but the marriage would be on the quiet side and only immediate family seems to have known she re-married. When she dies, she is not laid in the Ney grave, but in a church crypt with her sisters.
On the other hand, the Ney family never stopped trying to clear their father's name and worked at it, lost their money and Ney's sons were all under survellience due to their hostilities to the new government. One even challenged Wellington to a duel. All odd behavior if Ney wasn't dead. Or did they not know?
P.S Ney did seem to have the general look and enough in common with Michel Ney to pass as him. The wounds match up, except the the facial wound. Michel Ney wasn't documented of having a facial wound, not to say that he couldn't have gotten one at Waterloo. Ida St Elme claimed to see him on the field of battle with a bloodied face. On the other hand, there was no mention of a wound when he was on trial. P.S. Ney could speak the multiple languages, and though we know Michel Ney spoke more than French, there is no proof he ever spoke Greek or Hebrew. He could have picked up some Polish being stationed with the Army. He could have had an understanding of Latin from his studies and maybe he did learn Hebrew and Greek after. P.S.Ney was also very good at maths, Michel Ney has no documentation that he was a mathematician. P.S Ney was a poet and artist, no documentation Michel Ney was, except for the flute playing. However, all of Ney's sons were quite artistic. Could have Michel Ney become more artistic when he no longer was in the military? Maybe. P.S. Ney seemed to know some intimate details of the life of M. Ney, namely he called his wife Louise and not Agale. He also said she was dark eyed with black hair which seemed true. Could he have seen a picture of her? Michel Ney also also a very quiet man about his personal life, maybe he was these things and it just went undocumented. Michel Ney was with Bessieres when he was killed in battle, right next to him. P.S. Ney's last words harkened back to Bessieres being dead. If P.S. Ney wasn't Michel Ney it seems he certainly believed rightly or wrongly he was.
P.S. Ney didn't get everything right. Namely his mother whom he said was Isabel Stuart, who is not the mother of Michel Ney.
Conclusion:
I don't know. Though I am not convinced P.S. Ney was Michel Ney, I'm not convinced that Ney's execution was completely legit either. There is definitely weirdness abounding here.
If you want to delve into this more I strongly recommend Empire's Eagles by Thomas Crockner. I just gave the briefest of the evidence, but the book goes more into depth in other evidence that both points to things not being right and reasons they are also right.
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