#percorso fiaccola
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Alessandria accoglie il Tour della Fiaccola dei FISU World University Games Winter Torino 2025
Modifiche alla viabilità il 15 novembre per il passaggio della fiaccola che celebra l’avvicinarsi dei Giochi Universitari Invernali a Torino
Modifiche alla viabilità il 15 novembre per il passaggio della fiaccola che celebra l’avvicinarsi dei Giochi Universitari Invernali a Torino. La città di Alessandria si prepara ad accogliere il passaggio della Fiaccola dei FISU World University Games Winter Torino 2025, un evento simbolico e di grande rilevanza internazionale che celebra lo spirito sportivo e l’unione tra le università di tutto…
#Alessandria#Alessandria città ospite#Alessandria eventi#Alessandria sport#Alessandria today#collaborazione cittadina#comune di Alessandria#Comune di Torino#evento internazionale#evento sportivo#fiaccola olimpica#fiaccola simbolica#FISU World University Games#giochi invernali#giochi olimpici universitari#Google News#italianewsmedia.com#Largo 6 Novembre#Modifiche traffico#Partecipazione cittadina#Partecipazione internazionale#passaggio fiaccola#passaggio simbolico#percorso fiaccola#Piazza della Libertà#Piazza della Libertà Alessandria#Pier Carlo Lava#preparativi giochi universitari#restrizioni traffico#Sicurezza stradale
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13 Dicembre: SANTA LUCIA
Una Dea che viene da lontano portando una spiga di grano e .. tanti doni!
✨🔥✨🔥✨🔥✨🔥✨🔥✨🔥✨🔥✨
Dalla Svezia all’Austria, dalla Boemia alla Spagna, dal Brasile alla Finlandia, in moltissime parti del mondo il 13 dicembre si festeggia Santa Lucia.
E secondo molte tradizioni, nella notte tra il 12 e il 13 Dicembre, la Santa passa di casa in casa a portare i doni...proprio come Babbo Natale!
La storia dice che Santa Lucia nacque a Siracusa, probabilmente intorno al 283 d.c., e morì il 13 Dicembre del 304.
Su di lei sono nate diverse leggende, con un comune denominatore: Lucia era una dolcissima ragazza dagli occhi bellissimi, che fu perseguitata per la sua grande fede.
La sua storia è intessuta di elementi leggendari, che testimoniano l'enorme venerazione di cui Santa Lucia ha goduto e gode.
L'iconografia la rappresenta nell'episodio dello strappo volontario degli occhi.
Altri attributi possono essere una spada oppure anche una tazza da cui esce una fiamma, una fiaccola o un mazzo di spighe.
Fatto sta che nel giorno che precede la sua festa, in molte parti di Italia e del mondo, i bambini le scrivono una letterina chiedendole dei doni. Preparano cibo e carote sui davanzali delle finestre per sfamare la Santa e il suo asinello e poi vanno a dormire attendendo il mattino.
In Svezia e in Danimarca è abitudine che la mattina del 13 dicembre la figlia primogenita si vesta con una tunica bianca e una sciarpa rossa in vita e, con il capo coronato da un intreccio di rami verde e sette candeline, porti caffè, latte e dolci ai familiari ancora a letto, accompagnata dalle sorelle più piccole vestite con tunica e cintura bianche.
La Santa è stata più volte messa in relazione con la Dea greca Demetra o con la romana Cerere, i cui attributi principali erano il mazzo di spighe e la fiaccola.
"Luce degli occhi, della vista", "luce del mondo", "luce cosmica": le espressioni rivelano non solo una chiara simbologia spirituale di grandissima intensità, ma soprattutto quella visione cosmologica delle civiltà passate e delle moderne culture contadine in cui s'alternano luce e buio, vita e morte, in un percorso che nella sua circolarità è garanzia di un eterno fluire e ritornare delle cose.
La festa di Santa Lucia anticipa la festa del ritorno della Luce, Yule, che si celebra il 21 Dicembre, con il solstizio d'Inverno.
Buona Santa Lucia a tutti e Buon Onomastico a tutte le Lucia, Lucio, Luciana, Lucy!!!!!
🌾 ✨ 🔥 🌟 🥕
#ilcerchiodellalunaofficial #santalucia #saintlucy #FestadellaLuce #deediluce #lightgoddess
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La grandeur bagnata. Il carnevale sulla Senna finisce coi fischi a Macron e Israele E alla fine piovve. È un'estate pazza per i francesi e il loro presidente Emmanuel Macron. Pazza in politica con tutto quel che è successo alle urne solo poche settimane fa, e pazza nello sport perché saranno olimpiadi con migliaia di atleti raffreddati. Altro che Jannik Sinner. Questi campioni sono come corde di violino, tirate per suonare al meglio, non devono allentarsi, stonare, prendere spifferi, figuriamoci pioggia e vento in barca. Quando tocca alla nostra delegazione piove ormai a dirotto, Gimbo Tamberi ci sta a meraviglia nel caos, forse un po' meno mamma Errigo, «che squadra che siamo, che spettacolo», urlano e intanto Gianmarco perde nel fiume verde la fede nuziale. Comunque sia i nostri portabandiera e il resto della delegazione sventolano felici e fradici. Se non altro, nell'umida confusione non avranno fatto caso ai fischi rivolti all'altra delegazione numerosa in barca con loro: quella di Israele. Forse neppure agli applausi ai palestinesi. Fa fresco, è umido, siamo ancora lontani dalla spettacolare accensione del braciere olimpico appeso a una mongolfiera, siamo lontani dalle note calde di Inno all'amore di Edith Piaf cantata da Celine Dion sul palco dopo una malattia invalidante, siamo lontani dal festival finale di tedofori francesi iniziato con Zidane e proseguito con l'intermezzo sul motoscafo di tedofori stranieri, e immensi, come Rafa Nadal, Serena Williams, Carl Lewis, Nadia Comaneci. Siamo lontani da uno spettacolo conclusivo certamente affascinante ma che non cancella tutta la prima parte e il perché di questa cerimonia fuori stadio. Anche se, in fondo, sono involontariamente simpatici i francesi. Con il loro modo di essere diversamente umili, di travestirsi da modesti senza riuscirci, si sono presi anche la pioggia. Sono simpatici perché proprio non gli riesce di fare le cose per bene. Esagerano, esagerano, esagerano e succede questo. Avevano detto che la loro cerimonia sarebbe stata l'esatto opposto di quella di due anni fa a Pechino, giochi invernali, colorati e musicati dalla Cina per diffondere messaggi di forza e potenza. E i nostri cuginetti hanno, sì, inscenato lungo la Senna una festa colorata e allegra per nulla minacciosa, ci mancherebbe anche, mica sono cinesi, però ad emergere lungo tutti i sei chilometri del percorso è stata soprattutto la sensazione di grandeur. Che poi è un altro modo di mostrare forza e potenza però con una grande differenza: la grandeur si sbandiera anche quando non si è più né forti né potenti. Significativi, invece, talvolta profondi, i messaggi mandati dalle coreografie e gli show a tappe organizzati lungo le rive mentre i bateau mouches solcavano la Senna e andava in mondovisione questo capodanno olimpico. Toccante quello della sincronicity con l'invito all'unione per risorgere e risolvere i problemi, chiaro riferimento alla cattedrale di Notre Dame e alla sua ricostruzione e alla prossima inaugurazione a dicembre. Bello il momento con Lady Gaga, incomprensibile invece - che sia un dispettuccio a noi italiani? - la scena del furto della Gioconda. Foriero di polemiche come l'Ultima cena mimata dalle Drag queen. Momenti così così ai quali ha fatto da contraltare il messaggio profondo e giovane di inclusività con al centro la nostra Bebe Vio danzante in un costume stile tutu, una Bebe splendida con tutta la sua forza espressiva e non solo sportiva. Insopportabile, invece, ma da trattare bene perché portatore di sorprese a fine cerimonia, il tedoforo misterioso che ha accompagnato l'intero show saltando come l'Uomo Ragno su sponde, moli, marciapiedi, strade, tetti. E meno male che il servizio d'ordine e le decine di migliaia di agenti hanno fatto il loro dovere, sennò sgambettarlo sarebbe stata una tentazione meravigliosa. Fattosta, alla fine l'insopportabile è ricomparso davanti alla torre Eiffel per passare la fiaccola a Zidane e avviare la lunga fase dell'accensione. Se il finale è stato questo, divertente invece l'inizio della cerimonia, quando Jamel Debbouze, attore franco-marocchino, sbagliando indirizzo, si è ritrovato con tanto di fiaccola in mano in uno Stade de France vuoto e ha passato la fiaccola a Zinedine Zidane. Simpatico osservare Zizou aggirarsi in metrò, sorridente, rassicurante, sicuro di non incontrare un Materazzi qualsiasi lungo la banchina e poi consegnare ai tre bambini la fiaccola per spedirli in barca in mezzo alla Senna. Povere stelle... Un avvio di cerimonia hollywoodiano che ha ricordato quello di dodici anni fa a Londra, quando in un altro video, la regina Elisabetta II venne paracadutata nello stadio. Già, lo stadio. Mancava ieri sera lo stadio. Mancavano i suoi rettilinei e le sue curve come braccia rassicuranti a stringere e scaldare i piccoli e grandi eroi dello sport e, perchè no, anche noi pubblico. Mancava lo stadio mentre sotto il ponte di Austerlitz iniziava a solcare le acque verdi e ancora inquinatissime della Senna il primo bateau mouche, quello con a bordo la delegazione greca. Una grandeur, dunque, divisa in dieci tappe a tema, una grandeur che ha relegato migliaia di atleti bagnati a comparse e issato sul gradino alto del podio non lo sport, ma Parigi. Un immenso, colorato, confuso omaggio a una città meravigliosa che si è trasformato però in uno sgarbo verso chi l'olimpiade davvero la onora. Perché gli atleti hanno bisogno delle olimpiadi per dare senso alle loro fatiche. Parigi non aveva bisogno di farsi un auto spot per sembrare più bella. Ma forse ne aveva bisogno Macron. Non per apparire più bello, ma per essere ricordato come il presidente che ha sottolineato al mondo, madames et messieurs, le olimpiadi le abbiamo inventate noi. In cambio si è preso dei fischi. E tutto questo mentre Sergio Mattarella dopo aver indossato la mantellina anti pioggia e resistito due ore, aveva lasciato la tribuna. Grandeur.
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Storie delle Olimpiadi:Il cammino della fiaccola olimpica nel cuore della Francia e verso Parigi
La Staffetta della Torcia Olimpica di Parigi 2024, partita il 16 aprile da Atene, inizierà il suo viaggio in Francia l’8 maggio, con l’arrivo della fiamma a Marsiglia per poi affrontare un percorso di 68 giorni attraverso il territorio francese. Organizzato in collaborazione con i territori coinvolti nella Staffetta e con i suoi Presenting partner per oltre due mesi, il percorso sarà un vero e…
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“#Artemide: una, nessuna, centomila”: al MAAM di Grosseto una mostra straordinaria dedicata alla dea
“#Artemide: una, nessuna, centomila”: al MAAM di Grosseto una mostra straordinaria dedicata alla dea. Inaugurata “#Artemide: una, nessuna, centomila”, la mostra-evento organizzata dal MAAM (Museo Archeologico e d’Arte della Maremma) e promossa dal Comune di Grosseto e Promocultura. Tra le esposizioni più belle e uniche proposte in città, quest’ultima offre l’opportunità di ammirare, per la prima volta nella storia, le quattro riproduzioni della statua della dea Artemide, ciascuna proveniente da un museo diverso. Realizzate dal I secolo a.C. al I secolo d.C., le Artemidi presentano le stesse caratteristiche iconografiche - figura avanza verso chi guarda, tenendo le mani protese; presenza di simboli come arco e fiaccola, a richiamare la doppia investitura - ma hanno dettagli differenti. La particolarità del percorso espositivo, che si snoda in tre sale, è però la connessione tra il mondo antico e quello moderno, sviluppata tramite l’utilizzo, nello spazio finale, della realtà virtuale, attraverso la quale i visitatori possono progettare una loro versione della statua. "È la prima volta che queste quattro opere, importanti a livello nazionale, vengono riunite. È un'emozione vederle insieme in una sala suggestiva come quella che le ospita, con suoni e odori veramente particolari - commentano il sindaco Antonfrancesco Vivarelli Colonna e l'assessore alla Cultura Luca Agresti - Vogliamo ringraziare tutto il personale del museo, il settore cultura e tutti coloro che hanno permesso questa mostra, tra cui MM.BB. srls e Latte Maremma. Ed è proprio con eccellenze del nostro territorio, come quest'ultima, che stiamo lavorando per creare un rapporto sinergico e importante." Soddisfatta anche Anna Bonelli, funzionaria alla Cultura del Comune di Grosseto: "È per noi una grande soddisfazione accogliere in città capolavori come questi. Siamo certi che le quattro Artemidi susciteranno grandi emozioni in tutti coloro che sceglieranno di ammirarle, per scoprirne la storia e le straordinarie caratteristiche." A concludere l'inaugurazione è stato l'intervento delle curatrici Barbara Fiorini e Chiara Valdambrini, direttrice del MAAM. "Ringraziamo l'Amministrazione comunale e tutti coloro che ci hanno supportato durante la realizzazione di questa esposizione. Confrontarsi con opere con una grande fierezza come queste è per noi un grandissimo onore - commentano le curatrici Chiara Valdambrini e Barbara Fiorini - La mostra porterà i visitatori a vivere un viaggio che partirà dalle quattro protagoniste originali, icone del museo di quest'anno, e arriverà alla loro versione pop. Abbiamo voluto sottolineare la grande differenza che c'è tra la produzione artistica di oggi, possibile grazie anche a macchine come le stampanti 3d, e quella antica, molto diversa e articolata." La mostra resterà aperta fino a domenica 5 novembre. Per informazioni è possibile chiamare lo 0564-488752 dal martedì alla domenica e festivi dalle 10,30 alle 18,30, oppure scrivere a [email protected].... #notizie #news #breakingnews #cronaca #politica #eventi #sport #moda Read the full article
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|Tu non saprai giammai ch'io reggo la tua anima Come una lampada d'oro che mi fa luce mentre cammino; Che un poco della tua voce è passata nel mio canto. Dolce fiaccola, i tuoi sprazzi, dolce braciere, la tua fiamma Mi insegnano i sentieri che tu hai percorso, E tu vivrai un poco, perché ti sopravvivo| [Marguerite Yourcenar] ph Ouzo Kim
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PREMIO ALLO STUDIO 2020
Care ragazze, cari ragazzi con questo messaggio vogliamo complimentarci con voi per i risultati scolastici raggiunti, che vi hanno consentito anche di ottenere il Premio allo Studio anno 2020 promosso dal Comune di Solbiate Olona. Quest’anno, purtroppo, l’emergenza sanitaria in corso non ci consente di organizzare la consueta manifestazione pubblica per la consegna del Premio. Evitare occasioni di assembramento ci sembra doveroso per salvaguardare la salute di tutti. Nei prossimi giorni il Premio allo Studio, il cui ammontare è stato determinato in base ai risultati conseguiti da ciascuno, vi sarà accreditato sul conto corrente. E’ nostra intenzione dare risalto ai risultati da voi conseguiti, pertanto pubblicheremo sul sito istituzionale, nonché sulla stampa locale, i nominativi di tutti i ragazzi premiati e la scuola frequentata. La scuola è il più grande esercizio di libertà che possiamo immaginare: grazie alle studentesse e agli studenti di oggi - e quindi a voi, alla vostra capacità di immaginare e progettare - avremo il mondo di domani. Non si tratta di un esercizio retorico, ma di un percorso molto pratico. Tocca a voi mettere a frutto i saperi e le conoscenze che siete chiamati a fare vostri. A rielaborarli, ad approfondirli, a migliorarli con il vostro studio e, quindi, a tramandarli a chi verrà dopo. A chi tra uno, cinque o venti anni siederà al banco dove ora sedete voi. La conoscenza è come una fiaccola, una fiamma da curare e tenere viva, e da passare di mano in mano. Se ci pensate bene, è una grande responsabilità. E noi tutti, adulti, siamo sicuri di poter contare sulla vostra intelligenza, sul vostro impegno e sulle vostre capacità.
Complimenti ancora e buone feste, L'Amministrazione comunale IL SINDACO Roberto Stefano Saporiti
L’ASSESSORE ALLA PUBBLICA ISTRUZIONE Annamaria Panariello
https://www.comune.solbiateolona.va.it/c012122/po/mostra_news.php?id=719&area=H
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Tu non saprai giammai che la tua anima viaggia
come in fondo al mio cuore un dolce cuore eletto;
e che niente, né il tempo, né altri amori, né l’età,
mai offuscheranno il fatto che tu sia stata.
Che la bellezza del mondo ha preso il tuo volto,
vive della tua dolcezza, splende della tua chiarità,
e che quel lago pensieroso in fondo al paesaggio
mi ridice soltanto la tua serenità.
Tu non saprai giammai ch’io reggo la tua anima
come una lampada d’oro che mi fa luce mentre cammino;
che un poco della tua voce è passata nel mio canto.
Dolce fiaccola, i tuoi sprazzi, dolce braciere, la tua fiamma
mi insegnano i sentieri che tu hai percorso,
e tu vivrai un poco, perché ti sopravvivo.
Marguerite Yourcenar
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Il 60° anniversario del passaggio della fiaccola olimpica a Sabaudia
Passaggio fiaccola Nella giornata del 24 agosto del 1960 la città di Sabaudia ebbe il privilegio di ospitare il passaggio della Fiaccola Olimpica, arrivata a Roma il giorno seguente per l'apertura ufficiale dei Giochi Olimpici della XVII Olimpiade: un percorso di ben 1532 km dalla Grecia fino alla capitale d'Italia, che coinvolse 15 province e oltre mille tedofori. Ha commentato il sindaco Gervasi per l'occasione: “Sessanta anni dopo lo storico evento ricordiamo simbolicamente il valore di quel momento, evidenziando l'importanza dello sport nelle sue diverse declinazioni e la forte vocazione sportiva di una città che nel tempo ha saputo affermarsi e divenire punto di riferimento. Ma allo stesso tempo celebriamo un’importante tappa della storia della nostra comunità, testimonianza diretta di un avvenimento unico nel suo genere e senza dubbio irripetibile, ancora oggi impresso nella memoria di coloro che ebbero la fortuna di prendervi parte”. Tra questi, c'era anche il signor Antonino Azzolina, giovane atleta di Sabaudia che riuscì a superare tutte le necessarie selezioni approdando nella cerchia dei fortunati tedofori che parteciparono alla cerimonia ufficiale. Fu lui, infatti, a portare la Fiaccola Olimpica dall’imbarcadero (dove attualmente sorge il Ponte Giovanni XXIII) fino in piazza del Comune, dove ad attenderlo c'erano autorità locali e cittadini. #cronaca Read the full article
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Tra i borghi più belli d’Italia merita senza alcun dubbio una menzione Anversa degli Abruzzi, un piccolo e suggestivo comune di 317 abitanti situato in provincia dell’Aquila, in Abruzzo. Incluso nella comunità montana Peligna, Anversa degli Abruzzi offre moltissime opzioni a chi intende visitarlo: nel territorio si trovano infatti, oltre al bellissimo centro medievale, anche la Riserva naturale “Gole del Sagittario” e la suggestiva frazione di Castrovalva. State pensando di concedervi un’escursione di qualche giorno in zona? Scoprite in questo articolo quali sono le attrazioni imperdibili, tra tesori artistici e naturali, e quali invece le prelibatezze enogastronomiche con cui allietare la vostra pausa pranzo. Cosa vedere ad Anversa degli Abruzzi L’attrazione principale di Anversa degli Abruzzi è il suo bellissimo borgo medievale. L’antica cittadella è individuata da una cinta esterna di case, che delimitano il vecchio centro abitato su cui emergono i resti del Castello dei Normanni. La fortezza fu a lungo dimora dei Conti di Sangro e successivamente dei Belprato, che lo abbellirono e vi ospitarono studiosi e intellettuali. L’alto rudere della torre d’avvistamento del castello fu invece edificato dai Normanni del XII secolo con lo scopo di controllare uno degli accessi meridionali alla Valle Peligna. La rocca dei Sangro è divenuta famosa per l’ambientazione della tragedia “La fiaccola sotto il moggio” di Gabriele D’Annunzio. In virtù di questo riferimento letterario, Anversa degli Abruzzi è diventata un parco letterario del circuito “I Parchi letterari”: l’ente organizza attività legate ai luoghi e alle opere del poeta Vate, soprattutto nel periodo estivo. Non c’è tuttavia una vera e propria esposizione permanente. Completano la visita nel centro storico una serie di edifici di grande valore storico ed artistico, tutti situati tra le piccole strade del comune: le “Case dei Lombardi”, edifici a schiera opera di maestranze settentrionali attive nella regione tra la seconda metà del 1400 e la fine del 1600; la chiesa della Madonna delle Grazie del XVI secolo; la chiesa di San Marcello con il portale gotico. Cosa vedere fuori dal centro di Anversa degli Abruzzi Nella frazione di Castrovalva, poco distante dal centro di Anversa degli Abruzzi, si possono visitare invece la chiesa di Santa Maria delle Grazie, la parrocchiale di Santa Maria della Neve, risalente al XVI secolo, e la chiesetta di San Michele Arcangelo, patrono del borgo, edificata sulla cresta del monte Sant’Angelo forse nel XII secolo. Lungo la strada che da Anversa conduce a Cocullo si trova infine la necropoli di Coccitelle: 50 tombe a lastroni con il relativo corredo funerario. Questo sito mostra come veniva praticata la sepoltura in epoca pre-romana: nei sepolcri degli uomini veniva deposta la spada, in quella delle donne gli effetti personali. Questo vero e proprio museo a cielo aperto è aperto da marzo a dicembre con orari diversi Il percorso naturale alle Gole del Sagittario Dalle caratteristiche rue del borgo medievale potete raggiungere facilmente la Riserva Naturale WWF Gole del Sagittario, che si estende dai 500 metri di quota (a valle dell’abitato di Anversa) fino ai pascoli di montagna di Pizzo Marcello. Questa oasi incontaminata è nota soprattutto per le sorgenti di Cavuto, le cui acque purissime hanno numerose proprietà terapeutiche, e una ricchissima flora che comprende specie rare come il “fiordaliso del Sagittario” (centaurea scannensis). Se volete ammirare questi rarissimi fiori, vi consigliamo una visita al Giardino Botanico: oltre ai sentieri che conducono a stagni, rupi, pascoli e sorgenti sono presenti anche itinerari specifici per gli appassionati di geologia. Non ultimi, anche dei sentieri escursionistici segnalati per gli amanti del trekking. Cosa mangiare ad Anversa degli Abruzzi Tra i numerosi piatti locali che potrete gustare nei ristoranti di Anversa degli Abruzzi meritano una menzione speciale i quagliatelli e fagioli, una minestra a base di pasta con acqua e farina ma senza uova. Altrettanto gustosi il capretto “cacio e uovo”, le pizzelle cotte con il “ferro” artigianale e i dolci natalizi come le pizze fritte e i ceci ripieni. La ricotta affumicata di Anversa, infine, è uno dei celebri profumi e sapori della terra d’Abruzzo, certificato dalla medaglia d’oro alle Olimpiadi del formaggio di montagna del 2002. https://ift.tt/2WthJTX Cosa vedere ad Anversa degli Abruzzi Tra i borghi più belli d’Italia merita senza alcun dubbio una menzione Anversa degli Abruzzi, un piccolo e suggestivo comune di 317 abitanti situato in provincia dell’Aquila, in Abruzzo. Incluso nella comunità montana Peligna, Anversa degli Abruzzi offre moltissime opzioni a chi intende visitarlo: nel territorio si trovano infatti, oltre al bellissimo centro medievale, anche la Riserva naturale “Gole del Sagittario” e la suggestiva frazione di Castrovalva. State pensando di concedervi un’escursione di qualche giorno in zona? Scoprite in questo articolo quali sono le attrazioni imperdibili, tra tesori artistici e naturali, e quali invece le prelibatezze enogastronomiche con cui allietare la vostra pausa pranzo. Cosa vedere ad Anversa degli Abruzzi L’attrazione principale di Anversa degli Abruzzi è il suo bellissimo borgo medievale. L’antica cittadella è individuata da una cinta esterna di case, che delimitano il vecchio centro abitato su cui emergono i resti del Castello dei Normanni. La fortezza fu a lungo dimora dei Conti di Sangro e successivamente dei Belprato, che lo abbellirono e vi ospitarono studiosi e intellettuali. L’alto rudere della torre d’avvistamento del castello fu invece edificato dai Normanni del XII secolo con lo scopo di controllare uno degli accessi meridionali alla Valle Peligna. La rocca dei Sangro è divenuta famosa per l’ambientazione della tragedia “La fiaccola sotto il moggio” di Gabriele D’Annunzio. In virtù di questo riferimento letterario, Anversa degli Abruzzi è diventata un parco letterario del circuito “I Parchi letterari”: l’ente organizza attività legate ai luoghi e alle opere del poeta Vate, soprattutto nel periodo estivo. Non c’è tuttavia una vera e propria esposizione permanente. Completano la visita nel centro storico una serie di edifici di grande valore storico ed artistico, tutti situati tra le piccole strade del comune: le “Case dei Lombardi”, edifici a schiera opera di maestranze settentrionali attive nella regione tra la seconda metà del 1400 e la fine del 1600; la chiesa della Madonna delle Grazie del XVI secolo; la chiesa di San Marcello con il portale gotico. Cosa vedere fuori dal centro di Anversa degli Abruzzi Nella frazione di Castrovalva, poco distante dal centro di Anversa degli Abruzzi, si possono visitare invece la chiesa di Santa Maria delle Grazie, la parrocchiale di Santa Maria della Neve, risalente al XVI secolo, e la chiesetta di San Michele Arcangelo, patrono del borgo, edificata sulla cresta del monte Sant’Angelo forse nel XII secolo. Lungo la strada che da Anversa conduce a Cocullo si trova infine la necropoli di Coccitelle: 50 tombe a lastroni con il relativo corredo funerario. Questo sito mostra come veniva praticata la sepoltura in epoca pre-romana: nei sepolcri degli uomini veniva deposta la spada, in quella delle donne gli effetti personali. Questo vero e proprio museo a cielo aperto è aperto da marzo a dicembre con orari diversi Il percorso naturale alle Gole del Sagittario Dalle caratteristiche rue del borgo medievale potete raggiungere facilmente la Riserva Naturale WWF Gole del Sagittario, che si estende dai 500 metri di quota (a valle dell’abitato di Anversa) fino ai pascoli di montagna di Pizzo Marcello. Questa oasi incontaminata è nota soprattutto per le sorgenti di Cavuto, le cui acque purissime hanno numerose proprietà terapeutiche, e una ricchissima flora che comprende specie rare come il “fiordaliso del Sagittario” (centaurea scannensis). Se volete ammirare questi rarissimi fiori, vi consigliamo una visita al Giardino Botanico: oltre ai sentieri che conducono a stagni, rupi, pascoli e sorgenti sono presenti anche itinerari specifici per gli appassionati di geologia. Non ultimi, anche dei sentieri escursionistici segnalati per gli amanti del trekking. Cosa mangiare ad Anversa degli Abruzzi Tra i numerosi piatti locali che potrete gustare nei ristoranti di Anversa degli Abruzzi meritano una menzione speciale i quagliatelli e fagioli, una minestra a base di pasta con acqua e farina ma senza uova. Altrettanto gustosi il capretto “cacio e uovo”, le pizzelle cotte con il “ferro” artigianale e i dolci natalizi come le pizze fritte e i ceci ripieni. La ricotta affumicata di Anversa, infine, è uno dei celebri profumi e sapori della terra d’Abruzzo, certificato dalla medaglia d’oro alle Olimpiadi del formaggio di montagna del 2002. Anversa degli Abruzzi è uno splendido borgo vicino alla Riserva Naturale Gole del Sagittario, ricco di monumenti storici e bontà enogastronomiche.
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La consapevolezza della vita
Dopo l’ultimo esame universitario, al quale ho dedicato ben oltre un mese di studio, mi sono risvegliata da un incubo terribile, rendendomi improvvisamente conto di aver trascurato me stessa a tal punto da perdere consapevolezza della realtà circostante, la cui fuggitiva bellezza mi ha restituito il coraggio di inseguire i sogni rinchiusi nel cassetto per tentare di prendere nuovamente possesso della mia vita. Ho scritto una breve riflessione rivolta alle persone che, sostenendo il mio passo incerto, mi hanno accompagnato lungo tutto il percorso, e che con il conforto delle loro parole hanno contribuito ad alleviare la mia sofferenza.
Da quando mi sono iscritta all’università ho superato un ostacolo dopo l’altro, correndo senza sosta, spossata ed ansimante, fino a ritrovarmi ad un passo dal traguardo con il fiato corto ed un disperato bisogno di fermarmi. Di tirare un sospiro di sollievo che alleggerisse il mio cuore dal macigno che mi opprime costantemente, costringendomi a procedere lungo il cammino con le spalle incurvate, piegata a terra dal peso della fatica. E della forza misteriosa in balia della quale mi lascio trascinare, sospinta da un precario istinto di sopravvivenza che man mano si affievolisce, come la luce di cui brillavano i miei sogni e la fiamma di cui ardevano le mie passioni, alimentando in me il fuoco della vita; una fiaccola che si fa strada nel buio squarciando le tenebre da cui sono avvolta, incendiando le mie paure e riaccendendo i miei desideri che, sebbene ora appaiano irraggiungibili, continuano a risplendere nell’immensità del cielo stellato, indicandomi la via da seguire per raggiungere i miei obiettivi ed evitare di smarrire nuovamente me stessa e la mia identità. Da quando mi sono iscritta all’università ho intrapreso una faticosa scalata arrampicandomi fin sulla cima di un’alta montagna che mi impediva di vedere l’orizzonte, oltre il quale il sole tramonta e sorge annunciando la fine di un altro giorno e l’inizio di una nuova vita.
“Aveva sprecato la parte migliore delle sue energie tentando di essere all’altezza dell’immagine di sé che si era creata nella mente. Per questo non le erano rimaste forze sufficienti per essere se stessa: una persona che, come tutte, aveva bisogno degli altri per essere felice.” – Paulo Coelho, Veronika decide di morire.
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E' un lungo tunnel buio, sempre più stretto, verso una luce irreale che non illumina nemmeno ad un metro di distanza. Tu sei la mia torcia, piccola e debole, ma l'unica che mi resta. E' un tunnel di ordinarietà, monotonia, angoscia, una stanca routine ossessiva che fa mancare l'ossigeno e fa cedere le gambe. Tu sei l'unica speranza in una nuova libertà, una boccata d'aria fresca, uno spiraglio di novità, una crepa profonda nell'abitudinarietá. Dopo giorni che sembrano anni e anni che nella memoria improvvisamente si tramutano in giorni, un tempo indeterminato che suona come una stanca melodia martellante, vorrei fuggire via. Indietro non ci si può tornare, e allora guardo avanti, verso un altrove misterioso che mi incuriosisce. Nel percorso che mi porta lì devo spogliarmi di tutte le catene che mi si sono cucite addosso in questo tempo, tentacoli inestricabili che mi ancorano qui, nell'immobilitá del quotidiano, e iniziare a correre. Ma prima di tutto devo trovare le forze per compiere questo salto nel vuoto, per separarmi dall'abitudine soffocante ma rassicurante, in cui tutto é certo e incrollabile, asfissiante. La temerarietà deve prendere il posto della sicurezza, il disordine deve vincere sull'ordine, l'abbandono sul controllo e sull'autocontrollo. Voglio diventare quella che desidero essere, esattamente l'opposto di quello che sono realmente, perché so che la mia natura é quella e questa ne è solo una mortificazione. Aiutami a liberarmi, ad essere me stessa, a vincere su tutto e a correre via lontano da questo tunnel. Renditi luce potente di faro, da misera fiaccola che sei, la stella polare unica guida nel mio viaggio infinito quasi finito. Indicami la strada e percorrila con me, insegnami la libertà. Liberati con me.
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SANT’ELPIDIO A MARE – La città di Sant’Elpidio a Mare è stata protagonista, come Ente Civile partner dell’evento, dell’edizione 2019 della manifestazione denominata “Fiaccola della Carità” che l’omonima associazione – operante a Roma – organizza di anno in anno in collaborazione con l’Amministrazione Comunale di Bucchianico, in occasione dei festeggiamenti in onore di S. Camillo de Lellis.
La scelta del Comune di S. Elpidio a Mare per la carica di ente civile che – unitamente all’Ente Militare prescelto – ha offerto l’olio per alimentare la “Fiaccola della Carità” perennemente accesa nel santuario di S. Camillo in Bucchianico, è dovuta al fatto che, come risulta dalla lettura della storia del santo, proprio presso la vostra città di Sant’Elpidio a Mare Camillo De Lellis (allora soldato di ventura al seguito del padre) seppellì il genitore deceduto mentre si recavano ad affrontare una delle battaglie dell’epoca.
L’evento si è svolto con un rituale consolidato nel tempo in tre diverse date e in tre diversi luoghi: a Sant’Elpidio a Mare è stata accolta una delegazione di Bucchianico che ha portato una reliquia del Santo poi ospitata in Collegiata dove è stata celebrata, nella serata del 29 giugno scorso, una solenne celebrazione religiosa seguita ai saluti istituzionali e alla deposizione di una corona d’alloro presso il monumento ai caduti.
A seguire, il 6 di luglio, il sindaco Alessio Terrenzi ed il maggiore Stefano Tofoni hanno partecipare a Roma, all’Altare della Patria, alla cerimonia nel corso della quale è stato l’Ispettorato Generale della Sanità Militare a conferire gli onori a San Camillo prima all’Altare della Patria e poi nella Chiesa della Maddalena, Casa generalizia dei Camilliani, ove risposano le spoglie del Santo.
Il cerimoniale si è concluso nella serata di ieri a Bucchianico. Patria di San Camillo, Patrono della Sanità militare, ha ricordato quanti si sono sacrificati per il bene comune. Le massime Autorità Civili e Militari presenti – tra le quali il sindaco Alessio Terrenzi presente in delegazione con il presidente del Consiglio Comunale Paolo Cognigni, con l’assessore alla Cultura Gioia Corvaro e con il consigliere comunale Paolo Maurizi, hanno reso omaggio, mediante la deposizione di una corona di alloro, a tutti i militari caduti in guerra e nelle missioni di pace.
A seguire, nel corso della cerimonia religiosa, è stata offerta l’anfora con l’olio, precedentemente benedetto, per far ardere perennemente la Fiaccola della Carità, benedetta dal Papa San Giovanni XXIII, ed ora collocata nella cripta del Santuario.
“Ringrazio il Comune di Bucchianico e soprattutto la comunità parrocchiale per aver scelto la città di Sant’Elpidio Mare quale comune ospite della 60° edizione della Fiaccola della Carità – ha detto il sindaco Alessio Terrenzi – Per noi è la prima esperienza in assoluto di questo tipo e sono orgoglioso di rappresentare Sant’Elpidio a Mare in questo contesto. La città di Sant’Elpidio a Mare e quella di Bucchianico condividono un grande esempio di santità che ha operato con passione per il bene dei bisognosi. San Camillo De Lellis, patrono della Sanità Militare, come scrisse Paolo VI: “…assistette sempre i poveri e gli infermi con paterna, dolce mitezza, versando spesso molte lacrime in questo ufficio, consapevole di servire a Cristo in persona”.
Ed è un onore per noi che nel suo percorso che lo ha condotto alla vocazione sia indicata la Città di Sant’Elpidio a Mare come tappa del suo cammino spirituale. E’ stato un piacere, oltre che un onore, per noi, ospitare una delegazione di Bucchianico in città nella prima tappa di questo percorso così come è stata una grande emozione, per me, essere protagonista all’Altare della Patria la scorsa settimana. Sono esperienze che un Sindaco non fa tutti i giorni e sono anche esperienze che lasciano il segno.
Abbiamo offerto con piacere l’olio che alimenterà la fiaccola della carità e per me è un onore e motivo di orgoglio poter rappresentare la Città di Sant’Elpidio a Mare quale ente civile partner di questa iniziativa. A Bucchianico siamo stati accolti con calore ed estendo a tutta la collettività elpidiense il messaggio di fratellanza e solidarietà che emerge, con forza, dalla figura del Santo e da tutto il cerimoniale di cui siamo stati protagonisti”.
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"Natale, le sette Opere di Misericordia del Caravaggio e Pasolini"
Spesso ci chiediamo ma cosa è la misericordia? La potremmo definire atto con il quale l’uomo si dà al prossimo per mano divina, che discende dall’alto e investe chi si apre alla sua grande bellezza.
A tali presupposti come non regalarsi quindi a Natale un quadro unico, che possa essere anche capace di risvegliare la nostra coscienza davanti al dramma della povertà e entrare più nel cuore del vangelo, dove i poveri sono privilegiati dalla misericordia divina.
Un dipinto che fa emergere come la carità sia il luogo dell’incontro tra Dio uomo, immagini di un’attualità sconcertante, che ci riconducono al senso più profondo dell’esistenza umana.
D’obbligo allora una visita al Pio Monte della Misericordia di Napoli per vedere Le Sette opere di Misericordia del Caravaggio: un olio su tela realizzato tra la fine del 1606 e l’inizio del 1607, pagata a suo tempo ben 400 ducati (cifra altissima, se si considera che il Segretario Generale del Pio Monte, allora percepiva 24 ducati l’anno!).
Un dipinto definito da Giulio Carlo Argan come “il più importante quadro religioso del Seicento”.
Un capolavoro che ha rivoluzionato il mondo dell’arte ed anticipato di quattro secoli l’avvento della fotografia.
Un dipinto dove tutto appare come era Napoli di inizio seicento: la gente, la strada, le ombre, i contrasti sociali, l’inferno e il paradiso. Le Sette Opere di Misericordia (anche se l’esatto titolo dell’opera, come risulta dai documenti, è la “Madonna della Misericordia” racchiudono lo spirito partenopeo.
Un’umanità sofferente, ferita spiritualmente e corporalmente da privazioni, povertà e malattie viene soccorsa da un’umanità misericordiosa, la quale con questo percorso sceglie la via della salvezza.
Un quadro verista oggi potremmo dire, ma il verismo di Caravaggio richiedeva ore e ore di posa lunghissime ed estenuanti che spesso solo i poveracci che vivevano nei vicoli di Napoli erano disposti a sopportare per pochi soldi.
Ecco perché spesso erano prostitute e poco di buono coloro che offrivano il loro miglior profilo per la realizzazione di santi e madonne.
In alto è rappresentata la Madonna con Bambino che osserva la scena nella via sottostante.
La sorreggono degli angeli dalle grandi ali, in volo tra lo sventolio di panni.
La giovane Madonna della Misericordia è raffigurata nelle vesti di una semplice popolana che si affaccia come a curiosare dal balcone di casa.
Sotto la Madonna si vedono rappresentate le sette opere della misericordia:
Seppellire i morti” è raffigurata sulla destra, dove si trovano un seppellitore, che cerca di trasportare un cadavere di cui si vedono solo i piedi, e un diacono che regge una fiaccola;
“Visitare i carcerati” e “Dar da mangiare agli affamati” sono individuabili nella parte destra della tela. Cimone, che fu condannato a morte per fame in carcere, viene allattato dalla figlia Pero. Si nota, infatti, la goccia di latte sulla barba di Cimone;
“Vestire gli ignudi” compare nella parte sinistra.
Un giovane cavaliere fa dono del suo mantello ad un povero visto di spalle, che assume una posa michelangiolesca; ad esso è legata la figura dello storpio in basso nell’angolo sinistro, emblema del “Curare gli infermi”;
“Dar da bere agli assetati”è rappresentata a sinistra, da un uomo, Sansone, che dopo aver sconfitto i filistei, si disseta avidamente con l’acqua miracolosamente sgorgata nel deserto, per opera del Signore, usando una mascella d’asino;
“Ospitare i pellegrini”, è raffigurata da due figure: dall’uomo in piedi all’estrema sinistra che indica un punto verso l’esterno, come se stesse invitando qualcuno ad andarsene, e dall’uomo che, avendo una conchiglia sul cappello, si identifica facilmente come un pellegrino (simbolo del pellegrinaggio a Santiago de Compostela).
In Italia Caravaggio non ha eguali nella pittura, ma potremmo dire che se c'è un autore nel Novecento che ha una somiglianza psicologica e di vita con Caravaggio, è Pier Paolo Pasolini, il grande scrittore, regista, poeta, morto drammaticamente, con la stessa vita da doppia Dottor Jekyll e Mister Hyde che caratterizzava Caravaggio.
Di sera, il Pasolini-Mister Hyde inforcava i Ray-Ban e, al volante della sua spider, andava a rimorchiare ragazzi di strada che di caravaggesco non avevano solo i volti (lo stesso Pelosi, il presunto assassino di Pasolini, aveva il viso adolescenziale di Caravaggio).
Nei ragazzi di borgata, Pasolini cercava l'autenticità, la vita vera, e anche in questo è caravaggesco; anche in questo Caravaggio era pasoliniano.
Così come le debolezze della vita privata non hanno scalfito l'interesse per l'opera del Pasolini-Dottor Jekyll, Caravaggio addirittura si giova, in qualche modo, del giudizio sulla sua vita scellerata per assurgere ad artista maledetto.
Tutti soggetti che evocano altrettanti ‘ragazzi di vita’, tutti presi dalla strada a prendere il posto di quelli a carattere religioso che avevano, fino a quel momento, monopolizzato la produzione artistica.
By Napoli & Dintorni
Rubrica a cura di Enzo Lonhobardi *
*Docente di Marketing Turistico e Local Development
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La frase "Aho Mitakuye Oyasin" si può tradurre letteralmente come "tutte le mie relazioni", tutti siamo connessi". È una preghiera di unità e armonia con tutte le forme di vita: le altre persone, gli animali, gli uccelli, gli insetti, gli alberi e le piante, e perfino le rocce, i fiumi,le montagne e le valli. Aho Mitakuye oyasin - Tutte le mie relazioni. Vi onoro in questo ciclo di vita con me oggi. Sono grato per questa opportunità di riconoscervi in questa preghiera. Per il Creatore, per il dono supremo della vita, io ti ringrazio. Per il popolo minerale che hai costruito e mantenuto le mie ossa e tutto il progetto per la mia esperienza di vita, io ti ringrazio. Per il popolo floreale che sostieni i miei organi e il mio corpo e mi dai le erbe curative in caso di malattia, io ti ringrazio. Per il popolo animale che mi nutri dalla tua stessa carne e offri la tua compagnia fedele in questo cammino di vita, io ti ringrazio. Per il popolo umano che condivide il mio percorso come una sola anima sulla sacra ruota della vita terrena, io ti ringrazio. Per il popolo Spirituale che mi guida invisibile attraverso gli alti e bassi della vita e per portare la fiaccola della luce attraverso i secoli, io ti ringrazio. Per i quattro venti di cambiamento e di crescita, io vi ringrazio. Siete tutti le mie relazioni, i miei parenti, senza i quali non sarei vivo. Siamo nel ciclo della vita insieme, co-esistenti, co-dipendenti, co-creando il nostro destino. L'uno, non meno importante dell'altro. Un popolo che si evolve dall'altro e tuttavia ognuno è dipendente da quello appena sopra e da quello appena sotto. Tutti noi siamo parte del Grande Mistero. Grazie per questa vita. Il problema è che non ne siamo consapevoli, viviamo imbrigliati in una rappresentazione della realtà totalmente illusoria, la realtà costruita nella quale ci muoviamo narra solo di separazione, di conflitto, di violenza, di ammazzamenti, di soprusi. Se ci convincessimo che siamo tutti interconnessi, ci scopriremmo potenti oltre misura.
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