#perché stare addosso così tanto non è normale
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non vi sfiora il pensiero che forse non ho voglia di parlare con voi se dopo il sesto messaggio non vi ho ancora risposto?
#io due domande me le farei#perché stare addosso così tanto non è normale#e non è cattiveria ma buon senso perché so benissimo il motivo per cui mi scrivete
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Pomeriggio di pioggia a casa e l'unica cosa che senti/vedi in tv o sui social è Sanremo quindi cosa ti viene in mente:
"PERCHÉ NON PROVARE A MIXARE LE CANZONI!"
È venuto fuori qualcosa tipo:
"MAH...COSA HO CREATO" e "MA È BELLISSIMO!!!"
Mi sveglio ed è passata solo un’ora
Non mi addormenterò
Ancora otto lune nere e tu la nona
Madre figlia,luna nuova,sorella amica mia Io ti do la mia parola
Ahia ia ia ia ia iai
Ahia ia ia ia ia iai
Mi chiamano con tutti i nomi
Tutti quelli che mi hanno dato
Ma nel profondo sono libera,orgogliosa e canto
(Sinceramente tua & Mariposa)
C’è una guerra di cuscini
Ma cuscini un po’ pesanti
Se la guerra è dei bambini
La colpa è di tutti quanti
Con linee immaginarie bombardate un ospedale
Per un pezzo di terra o per un pezzo di pane
Non c’è mai pace
Ma il prato è verde,più verde,più verde
Sempre più verde(sempre più verde)
Il cielo è blu,blu,blu
Molto più blu (ancora più blu)
(Onda alta & Casa mia)
Ma di svegliarmi con accanto qualcuno
Per me l’amore è come un proiettile
Lo sai che sei un proiettile nel cuore però avevo il giubbotto
E lo sai,cercarti è un po’ come aspettare ad un semaforo rotto
(Click boom & Un ragazzo una ragazza)
Cosa siamo noi
Solo diamanti grezzi
Cadono in mille pezzi
Ma siamo fragili
Come la neve
Come due crepe
(Diamanti grezzi & Fragili)
Cosa ci fai qui
Non vorrai mica deludermi
Hai sciolto le catene che abbiamo stretto insieme
Per tenerci lontani
Non mi piace niente ma tu mi togli il respiro
Apnea
(Ti muovi & Apnea)
Affogo in una lacrima perché il mio destino è autodistruttivo
Copri le lacrime segreti da tenere,non farti scoprire
Lo sai che a casa non devon sapere,cosa dovrai dire
(Autodistruttivo & La rabbia non mi basta)
Nun less pnzat maij
Ca all’inizij ra storij er gia a fin ra storij p nuij
O ciel c sta uardann
E quant chiov e pcchè
Se dispiaciut p me e p te
Solo una stupida canzone per riuscire a riportarti da me
Soltanto un’ultima canzone per riuscire a ricordarmi di te
('I l' me,tu p' te' & Tu no)
Io sono pazza di me,di me
E voglio gridarlo ancora
Non ho bisogno di chi mi perdona io,faccio da sola,da sola
E sono pazza di me
Prima di te non c’era niente di buono
Come se
Tu fossi l’unica luce a dare un senso
E questa vita con te
È un capolavoro
(Pazza & Capolavoro)
Io che da sola
Non so stare
Ad occhi chiusi
Sopra la follia
Perché in giro da sola non resto
Anche la più bella rosa diventa appassita
Va bene,ti aspetto,ma non tutta la vita
(Fino a qui & Ma no tutta la vita)
La mia collana non ha perle di saggezza
A me hanno dato le perline colorate
Per le bimbe incasinate con i traumi
Da snodare piano piano con l’età
Eppure sto una pasqua guarda zero drammi
Tu non guardare indietro mai e vai uh uh
Non guardare indietro mai e vai uh uh
Non guardare indietro mai e vai uh uh
(La noia & Vai)
Tu che non mi ami
E io ancora che ti chiamo
Per dirti
Finiscimi
Fammi sentire quanto sono pessimo
Ma tu già lo sai
Che io non sarò mai
Un porto sicuro
In un mare calmo
Mi hai lasciato con l’amore in bocca
(Finiscimi & L'amaro in bocca)
Lasciarmi cadere nel vuoto per sentirmi vivo
Anche solo per un attimo
Rincorrere ancora quel brivido
Sarà fantastico
Morire ancora per te
Vorrei guardare il passato con te
Addosso al muro col proiettore
Viverlo insieme un minuto anche tre
Scappare per un po’ da Roma Nord
(Il cielo non ci vuole & Tutto qui)
Parliamone da soli in una notte di prigione
Con gli occhi spalancati e le labbra di silicone
Dammi un po’ di te,un pezzo dei Blur,un locale da spaccare
(Fammi vergognare)
Non paragonarmi a una bitch così
Non era abbastanza noi soli sulla jeep
Ma non sono bravo a rincorrere
5 cellulari nella tuta gold
Baby non richiamerò
(Governo punk & Tuta Gold)
E non sai come vorrei farne a meno
E lo sa solo Dio
Chi è più pazzo di me
Sotto questo mantello di cielo
E allora piove da quel buco sulle teste,
Sì,ma non fa niente.
Tanto si riparte:
Non so nemmeno dove.
(Pazzo di te & Ricominciamo tutto)
Ma abbracciami abbracciami che è normale
Stringerti forte è spettacolare
Come l’amore il primo giorno d’estate
Come i dischi belli che non scordi più
Come l’istante che ti cambia per sempre
Ma in fondo resti ancora e ancora
Io e te fermiamo il mondo quando siamo insieme
Anche se dura un secondo come le comete
Griderò,griderò il tuo nome fino a perdere la voce
Sotto la pioggia sotto la neve
Sospesi in aria come due altalene
(Spettacolare & Due altalene)
-la ragazza dal cuore nero♡
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Mamma, la mia depressione è un mostro:
un giorno è piccola quanto una formica nel palmo di un orso,
il giorno dopo è l’orso,
in quei momenti mi sento morta finché l’orso va via e mi lascia da sola.
Chiamo i giorni difficili “giorni bui”.
Mamma dice “allora prova ad accendere qualche candela”,
ma appena vedo una candela penso solamente a quanto sarebbe bello buttarmi sulla fiamma e prendere fuoco. I cimiteri sono pieni di candele. Inoltre non ho paura del buio… ed è proprio questo una parte del problema.
Mamma dice “pensavo che il problema fosse che non riesci ad alzarti dal letto”.
Ed è così, è vero. Ci sono mattine in cui non ci riesco. Mi mancano le forze, qualcuno ha staccato la corrente, non ho energia, l’ansia mi stringe forte e mi tiene inchiodata lì, prigioniera della mia stessa casa, prigioniera di me stessa.
Mamma dice “da dove viene quest’ansia?” .
L’ansia è la cugina lontana che viene ogni tanto in città e, ovviamente, la depressione si sente obbligata ad invitarla alla festa. Mamma, la festa sono io.
Mamma dice “perché non provi realmente ad andare a qualche festa?”.
Certo, io faccio sempre programmi per la serata, ma non voglio andarci. Faccio programmi perché so che dovrei andarci, lo so, qualche volta mi viene voglia di uscire davvero… il fatto è che non è molto divertente divertirsi quando non hai per niente voglia di divertirti.
“Ma così incontri i tuoi amici” mamma dice.
Amici? Quali amici? Come faccio a farmi degli amici se appena incontro una persona nuova penso che non mi devo affezionare, perché tanto se ne andrà via e io rimarrò delusa. La cosa ridicola è che alla fine mi ci affeziono davvero, ne divento dipendente e diventa tutto un casino. Non riesco a percepire l’amore, non sento i sentimenti degli altri, non ci riesco. Mi vuoi bene? Sì, lo so, la mia mente oggettivamente lo sa, ma non è quello che mi arriva dentro.
Mamma dice “sei solo un po’ paranoica, non hai ancora trovato le persone giuste”.
Sì, sì lo sono! Sono paranoica nelle relazioni, vivo con la paura costante di essere abbandonata e nella mia testa c’è solo “non ci tiene a te” “non ci tiene a te”. Quindi allontano tutti, ma vorrei qualcuno al mio fianco, ho bisogno di affetto, ma tengo lontano tutti perché non voglio soffrire ancora.
Mamma dice “esageri, sei drammatica, è normale avere il cuore spezzato alla tua età”.
Mamma, non c’è nulla di normale in me. Non c’è nulla di sano, di bello, sono solo un enorme disastro. Non esagero, sembro drammatica perché quello che provo è cento volte superiore a quello che provi tu o gli altri. Ho un amplificatore addosso, è tutto di più, tutto troppo e io non lo so gestire. Ogni cosa mi ferisce, i dettagli mi spezzano, vivo dentro a un tornado di emozioni che mi sconvolgono e mi sbattono al muro ogni volta.
Mamma dice “devi stare tranquilla”.
Mi calmo solo se mi riempio di xanax, lui ormai è l’unica cosa vera. Va molto d’accordo con la vodka, a volte li prendo insieme e diventa tutto più leggero. Si spegne la mente e per un po’ mi vedo sorridente finché collasso nel letto e qua tutto ricomincia.
Sai, mamma, ogni notte l’insonnia mi trascina tra le sue braccia e rimango immobile con lei a fissare il soffitto.
Mamma dice “prova a contare le pecore oppure disegna”, ma la mia mente riesce solo a contare tutti gli sbagli che ho commesso e i motivi per cui dovrei morire al più presto. I pensieri si moltiplicano e diventano un oceano in tempesta in cui però non posso annegare, io sono lì in mezzo in balia delle onde che mi fanno bruciare gli occhi. E gli unici disegni che faccio sono sulla mia pelle, in rosso, usando la lametta come matita. Piango, vorrei essere felice.
Mamma dice “la felicità è una scelta”.
ma non ho mai scelto di cadere così in fondo, non ho deciso io di vivere nell’inferno sulla terra. Non sorrido più, non rido più, il dolore fa parte della mia routine. La felicità? Non la immagino neanche.
Sai cos’altro non riesco ad immaginare mamma? Me stessa. Non so chi sono, non so cosa voglio fare, sono persa in un oblio senza fine. Faccio un passo, sprofondo nel vuoto.
Mamma dice “basta riempire quel vuoto”.
C’è un mucchio di ossa, della pelle rovinata, un cuore che purtroppo batte ancora… nient’altro. Il vuoto è intorno a me e dentro di me. Mi chiedo sono viva? Questo è disumano e io sono sola.
A volte provo a riempire quel vuoto con il cibo, mangio e mangio, sto meglio ma è un’illusione. Dopo il vomito mi corrode lo stomaco, vuole uscire fuori a tutti i costi e io non lo trattengo.
Così un giorno mamma mi ha detto “vuoi suicidarti? Non hai paura di morire?”
No, mamma, no. Non ho paura di morire, ho paura di continuare a vivere.
Mamma non aveva capito, mamma ancora non ha capito.
Mi ricordo quando ho aperto gli occhi nella sala emergenze del pronto soccorso, i polsi fasciati, le flebo al braccio, il “bip bip”, le telecamere, il sangue ovunque sul lettino.
Mamma mi ricordo ancora le tue urla, hai visto le mie cicatrici, hai gridato “sei un mostro, non sei mia figlia”.
LO SO.
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So di avere un problema nel relazionarmi con gli altri e questo problema lo ho sin da piccola, ma i miei non hanno mai fatto nulla e speravano in un miracolo che crescendo le cose sarebbero migliorate
Ma non è migliorato un cazzo
Quando andavo a scuola avevo paura di entrare in classe perché sapevo già cosa avrei subito da parte di compagni e professori solo perché ero io
Mia madre mi ha detto che ero presa in giro perché ero quella debole del gruppo classe ed è per questo che lo facevano, cazzate dico io
Sempre in quel periodo delle medie/superiori avevo paura di rientrare in casa perché quando ero alle elementari mio padre mi ha picchiata mentre eravamo a tavola per non so quale ragione ed io quella sera non ho neanche mangiato
In prima superiore mio padre mi ha picchiata così tanto che il mio corpo ha iniziato a sanguinare e mio fratello e mia madre che erano lì presenti non hanno fatto nulla
Quando ero in Romania in prima elementare, lì dovevamo tutti scrivere con la penna stilografica (cosa che a me non garbava e quindi rompevo la punta ogni volta che mia madre mi prendeva una nuova, avevo 7 anni all'epoca) e ovviamente mia madre invece di capire che a me non piaceva scrivere con quel tipo di penna ma con una penna normale si è giustificata dicendomi che nessuno le ha insegnato come comportarsi con me ed è per questo che ha preferito sfogare la sua rabbia picchiandomi
I miei parenti non vi dico, la madre di mia mamma ogni volta che andavo a trovarla in Romania mi diceva che ho i giorni contati, una cugina che mi ha messo su5l mio ex profilo Instagram uno stlaker per vedere cosa posto giustificandosi che voleva “aiutarmi” per non avere delusioni da parte delle persone
Sono cresciuta e le prese in giro son continuate quando ho iniziato a fare la scuola guida on cui l'istruttore di guida mi ha presa in giro per tutti gli sbagli che facevo in auto ed io non sono più riuscita a trattenere più la rabbia e lo mandato a quel paese
Giusto o no, ma io ero stufa di asoltare le sue insulte gratis
Io non penso che ho un problema con il relazionarmi con le persone, forse agisco così a ogni cosa che potrebbero ferirmi perché mi sono leggermente stufata di essere presa per il culo gratis
Dopotutto mi hanno sempre detto che ho un caratterino e che se mi prendono in giro io devo stare tranquilla e pacata e non dire nulla e farmi scivolare tutto addosso
Io ci provo ragazzi a farmi amicizie, ma se le persone sono miei “amici” solo per arrivare ai loro scopi e una volta arrivati spariscono così dal nulla senza darmi una valida spiegazione non vi lamentate se vi tratto con freddezza o diplomazia
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Cerco di mettere in atto la compassione, di non darmi ancora più addosso in momenti come questo, eppure spesso non ci riesco.
Non posso fare a meno di pensare alla tabella di marcia della settimana scorsa e quella della settimana in corso, ancora da scrivere.
Penso che il fatto di non aver avuto grosse abbuffate, di non aver comprato compulsivamente quantità industriali di dolci e schifezze simili sia già qualcosa. E forse questo lenisce un po' il senso di colpa per non rispettare il mio programma... Del resto stare qui non è facile.
Ho voglia di farmi del male. Inizialmente erano solo pensieri passeggeri, ora sono insistenti... A volte sono sul punto di cedere però poi lascio perdere... Non tanto per me, quanto per gli altri. Non voglio diventare di nuovo la persona ingestibile da dover tenere sotto controllo, di cui tutti poi si stufano. Non voglio essere abbandonata... Però ho bisogno di aiuto, ho bisogno che tutto questo dolore finisca.
A volte non vedo nessuna speranza e vorrei semplicemente mollare. E mi dispiace ammetterlo, scriverlo qui, perché so che tu leggerai e starai male per me. E se da un lato sono felice di farti stare bene, mi dispiace che tu possa sentirti in difetto perché io invece sto male. Tu non c'entri in questo, ok? Sono io che sono difettosa e forse non funzionerò mai come una persona normale.
A volte mi pento di averti dato il link di questo blog, perché so che questo raramente è un posto felice. È più la gabbia di contenimento dei miei pensieri, che spesso sono davvero tanti ed ingestibili.
Non voglio tagliarti fuori e nasconderti le cose, però ho paura.
Perché nemmeno io mi sopporto quando sto così, mi odio e ho paura che potresti finire per odiarmi anche tu.
E forse scrivo qui perché a parole certe cose non riesco a dirle, perché non so fare un discorso coerente e salto sempre di palo in frasca.
È che sono così stanca cazzo... Io sto davvero facendo del mio meglio per non farmi inghiottire da tutto questo, però siete tutti lì a chiedermi sempre di più.
Io vorrei solo un po' di affetto, non dei consigli su come uscirne, perché magari funzioneranno pure su di voi, ma non è detto che per me sia lo stesso, anche perché ripeto che sto già facendo grossi sforzi per non fare cazzate e per convivere con la mia oscurità.
Mi sento così sola. So di non esserlo e mi sento in colpa anche per il mio senso di solitudine.
Sono entrata in un gruppo di auto aiuto per la depressione, ma non mi ha aiutato granché. Ho ripreso a scrivere su un forum sempre su questo tema, forse sperando di distrarmi dai miei problemi con quelli degli altri, una volta funzionava e mi faceva sentire utile, ora mi sento solo vuota.
Sto iniziando a perdere il senso del tempo e riconosco non sia affatto un buon segno... Non voglio tornare al tempo degli episodi psicotici. Forse dovrei scrivere al mio psichiatra, anche se speravo di non doverlo più fare.
Mi sento persa, come se galleggiassi su un flusso indistinto di cose e la mia volontà non contasse, in balia della corrente, senza né un salvagente per evitare di andare a fondo, né un'ancora che mi impedisca di finire chissà dove.
#pensieri#tristezza#solitudine#sfogo#dolore#disturbo borderline#paura dell'abbandono#paura di soffrire#paura di perderti#paura del futuro#ansia#pensieri suicidi#depressione#voglia di arrendersi#senso di vuoto#sconfitta#stanchezza mentale#fatica#mi sento morire#gif#dca#aiutopsicologico#autolesionismo
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Chi sono io?
In realtà non importa a nessuno, questo lo so già. Scrivo per me stesso, perché non ho altri posti dove rifugiarmi, se non questo blog. Sono un ragazzo all'apparenza normale, sembro quasi sicuro di me, arrogante e superficiale. Avrei tanto voluto essere così, ma la verità è ben diversa. Sono un ragazzo che si rifugia nei sogni perché non ha nient'altro a cui aggrapparsi. Un ragazzo che non ha nessuno fisicamente con lui che possa dargli uno schiaffo, un abbraccio o che semplicemente lo guardi negli occhi quando ha bisogno di parlare. Sono tutto fuorché superficiale, do importanza a qualsiasi gesto, parola o pensiero. Una persona che sognava in grande, che aveva costruito un castello enorme ma che poi gli è crollato tutto addosso. Una persona che desiderava soltanto vivere la vita come tutti gli altri, facendo ciò che a tutti viene naturale ma che a lui non riesce proprio, ossia stare in gruppo, divertirsi e non fallire miseramente in tutto. Ho fallito in amicizia, ho fallito in famiglia e in amore. Non sono più un ragazzino che può ancora sognare in grande, quel castello ormai appare ogni tanto, come un ricordo lontano, qualcosa di irraggiungibile, irrazionale e inesistente. Sono una persona sola, costantemente triste che sorride quando vede qualcuno trionfare dove lui ha fallito ma che allo stesso tempo, gli distrugge l'animo. Sono una persona con un cuore totalmente a pezzi, senza più neanche un briciolo di autostima che si rifugia soltanto in un mondo creato da se stesso, nelle note tristi della sua chitarra e nelle sue lacrime. È questo ciò che sono, una persona come tante altre, che soffre in continuazione. Una persona che vorrebbe dare tanto ma non riesce. So che non importa a nessuno questo mio triste sfogo ma se hai letto fino a qua e ti rispecchi in qualche parte, ti abbraccio forte.
#citazioni#frasi tristezza#tristezza#solitudine#citazione tumblr#pensieri#frasi mie#frasi tumblr#lacrime#autostima#roma#sad pic#my phoyography#photografy#moon
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sono due cazzo di giorni che vegeto sul letto senza alzarmi nonostante le mille cose che avrei da fare.
oggi mi sono ripromessa di studiare un po', ho fatto i pancakes a mia mamma e le scale due volte. grandi conquiste considerando la mia voglia di vivere inesistente. adesso vorrei fare il bagno e lavare via qualsiasi traccia di pesantezza e dolore io abbia addosso. voglio riuscire a dormire come una persona normale senza la necessità di bermi una boccetta di ansiolitico ogni 3 giorni. ieri notte ti ho mandato gli auguri ma ancora non mi hai risposto. ci sta, me lo aspettavo. mi hanno messa di nuovo in una situazione pericolosa dentro la quale non voglio stare. mi sono ustionata con il forno e ho una cicatrice di almeno 10 cm su un braccio, ovviamente perché avendo la testa ovattata dal dolore non mi sono accorta che mi stavo bruciando fino a quando non è diventata rossa e ho sentito caldo. una ferita di guerra di un capodanno pessimo. non ho buoni propositi, non ho aspettative, non ho speranze, fondamentalmente non ho niente in cui credere. ma probabilmente anche il non credere in niente è credere in qualcosa? non lo so.
c'è una canzone che mi piace tanto che parla del credere nelle cose. Credo a quel tale che dice in giro: Che l'amore porta amore. dice una cosa così. se non ti senti una persona l'amore lo puoi dare e ricevere lo stesso? spero di sì.
forse in questo momento avrei solo bisogno di quello.
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Sono in stazione e sto ufficialmente avendo un esaurimento nervoso. Sono davvero scoppiata a piangere davanti ad una professoressa e non so come cazzo sia possibile perché se c'è una cosa che odio sono queste cose. Quanto cazzo odio la gente che si piange addosso li prenderei tutti a sberle
Ho un crollo di nervi assurdo e il motivo è solo uno:non dormo.
Non dormo perché boh non ho idea di perché cazzo mi sia svegliata alle tre negli ultimi due giorni e sia stata sveglia fino alle cinque
Non dormo per he ho un problema enorme che sia chiama Mitbewohnerin. Adesso questa va descritta cosi come è inutile girarci attorno:Non ci arriva,non è particolarmente intelligentente. Blabkabka la solita stronza. Io dico solo le cose come stanno questa bastava guardarla negli occhi la prima volta per capire che non ci siamo. Non capisce. Non capisce perché bisogna pulire, non capisce cosa vuol dire la parola "igiene" non capisce un cazzo. Carinissima, piccola, si scusa sempre e ti manda i cuoricini. Non cambia un cazzo. Secondo problema. Quell'edificio dove sto. Io non posso impedirle di andare in bagno e tossire, per quanto vorrei. Lei però così mi sveglia. Una camera da 9 mq con un bagno condiviso. E qui si potrebbe attaccare con enormi ed infiniti discorsi filosofici sui soldi sul che cazzo fare della mia vita fra un anno e bla bla bla. Ma di che cazzo vuoi parlare se al momento non ho neanche una laurea, altro che due.
Potrei parlare di mille minchiate ma la verità è che non ho grandi problemi al momento nella mia vita, al meno mi sembrava fino ad oggi dopo essermi veramente messa a frignare con una handicappata davanti a sta qua. Tanto che ha dovuto offrirmi i fazzoletti. Quindi mi resta solo da passare le prossime tre ore di treno analizzato in maniera ossessiva come sempre qualsiasi cosa per capire se effettivamente ci sia qualcosa che non va nella mia vita o se sia solo dovuto alla mancanza di sonno. Io opto per la seconda. Questa è stata una settimana da esauriti, ma lo sapevo in partenza, ci stava. Solo non capisco perché cazzo non riesca a dormire.
Sto qua esaurita in stazione con la testa che mi scoppia nel mezzo di un collasso di nervi e non so perché. Mi ricordo solo che l'ultima volta che non ho dormito per circa sei mesi + primo lockdown ho lasciato l'università, stavo fuori come un culo, giravo senza senso nella vita senza neanche capire dove cazzo mi trovassi. Per inerzia. Io ho bisogno di dormire rega e per dormire intendo quotidianamente dalle 11 alle otto ogni cazzo di giorno per sette giorni alla settimana anzi il weekend di più.
Non me ne frega un cazzo da dove vieni non me ne frega un cazzo dei tuoi problemi se tu non sai vivere con gli altri. Vivi in una società e poi venire anche dalla cazzo di Ucraina ma se non sai stare al mondo sei una cogliona. Ho aspettato sei mesi prima di dirti che forse non era il caso di mettersi alle cinque di ogni mattina urlando in bagno e piangendo al telefono per rispetto. Non capisco come tu faccia a non capire che viviamo in stanza da 9 mq e il bagno sta dietro il nostro letto. Non capisco come cazzo ti sembri normale un comportamento simile. Non capisco come ti sembri normale non pulire il bagno in una volta in otto mesi. Non capisco una infinita di robe. E va anche bene così, ma dio cane lasciami dormire e vai a farti vedere da una cazzo di medico per quella tosse che non viviamo in Africa, se hai mal di gola ti curi come ogni cazzo di essere umano decente.
La società multiculturale è sempre bella fino a quando non ci devi aver a che fare e ti ritrovi con gente per cui è normale lavare vestiti nella doccia e i piatti nel lavandino del bagno
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Io sono stanca, stanca di dovermi fare in quattro per riuscire a lavorare, studiare, seguire le lezioni, le registrazioni, sistemare appunti. Sono stanca di sentirmi sempre affaticata, di non avere mai del tempo per potermi fermare e rilassare senza sentirmi in colpa. Sono stanca di dover sprecare del tempo che nessuno mi ridarà indietro a farmi complessi e a stare male quando potrei vivere la mia vita, la mia giovinezza, l'età migliore della mia vita, come dicono gli altri, con allegria, felicità, spensieratezza, facendo magari cazzate che poi racconterò ai miei figli, ai miei nipoti. Sono stanca di dover fare sempre il doppio degli sforzi degli altri per arrivare alla loro stessa meta e sentirmi lo stesso questa sensazione di inadeguatezza costante addosso come se fosse uno strato della mia pelle. Sono stanca di dover trattenere il nodo che mi stringe la gola e fingere che vada tutto bene, tutto alla grande perché nella società di merda dove viviamo l'importante è fingere, apparire e non essere e se ti mostro debole, fragile sei uno stupido sfigato che cerca attenzioni, poi però se stai male e non lo dici sei quello asociale, quello strano da evitare. Ma tutto apposto? Non è normale che si debbano trattenere le lacrime, che si debba indossare una stupida e ridicola maschera solo perché altrimenti non vai bene. E la cosa più dolorosa non è il male che senti dentro di te, quello è solo il contorno, la cosa peggiore è che le persone che maggiormente ti sono accanto, che dovrebbero conoscerti, non si accorgono che tu sei nella merda più totale, non si accorgono dei tuoi occhi lucidi, non vedono il tuo dolore perché ormai sai nasconderlo così bene che a volte nemmeno tu ti accorgi di essere crollata, di nuovo, per l'ennesima volta. E ti avvolge questo velo di stanchezza, senti tutte le tue forze scorrerti via, andare lontano da te, hai i brividi di freddo dovuti al freddo che senti dentro di te che nessuna coperta potrà mai scaldare. Forse basterebbe che qualcuno ti abbracciasse e ti dicesse che vai bene così, che puoi piangere perché non c'è nulla di male nel farlo, che c'è per te ora e che ci sarà ogni qualvolta starai cadendo, ogni qualvolta avrai bisogno di qualcuno che sia disposto a raccogliere tutti i tuoi pezzi, tutti i tuoi dolori, le tue sofferenze, le tue lacrime trasformando tutto ciò in sorrisi veri, sinceri, in amore, in compassione, in comprensione, in empatia. A volte basterebbe esserci semplicemente per le persone che soffrono, basterebbe una carezza, un abbraccio, una parola di conforto, basterebbero quelle sciocche, piccole, semplici cose che in realtà, a mio parere, sono la cosa più potente che possa esserci su questa terra perché con poco, con così poco sono in grado di riuscire a dire e a dare tanto, tutto.
- romyy999
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Non scrivevo da tanto su Tumblr,
Scrivere mi libera da quelli che sono i miei pensieri e allora adesso mi metto e scrivo a tutto ciò che sta accadendo così magari posso mettere un punto ad ogni cosa che mi passa per la testa.
Sai è passato tanto tempo da quando non ci sentiamo, ed è incredibile come entrambe siamo riuscite ad andare avanti in una maniera così netta,
Ma alla fine sono felice di questo sei stata anche se per poco una brava persona nella mia vita, mi ricorderò di tutto quello che abbiamo passato come d'altronde mi ricorderò di tutte le persone che fin ora sono passate nella mia vita e ne sono uscite,
È proprio vero quando si dice che dobbiamo fare affidamento su di noi e basta, e che solo noi ci dobbiamo fare stare bene, ormai i ricordi più belli con persone belle sono diventati quasi nitidi, non mi capacito di come determinate persone così strettamente legate a me abbiano avuto la capacità di allontanarsi, magari semplicemente iniziano ad intraprendere la propria vita e questo vuol dire solo bene
Ma nonostante questo, a me mancano quelli che erano i miei amici e parlo al passato perché ormai non è più come prima, non mi piangerò addosso questa volta affronterò la situazione in modo tale da non rimanerci troppo male, alla fine dovrò capire che ognuno fa le proprie scelte solo per vivere la propria vita al meglio
Delle volte mi dimentico che ognuno di noi è protagonista della propria vita perché erroneamente mi sembra che sono solo io la protagonista.
Alla fine sto bene, le cose adesso non mi vanno male, si ho 20 anni e sono spaventata e anche molto spaesata ma è normale fa parte della crescita no?
E io mi rendo conto che per fortuna sono cresciuta molto dall'ultima volta che ho scritto qualcosa su questo blog, in quest'ultimo anno sono successe così tante cose incredibili, ad esempio mi sono innamorata davvero intendo
C'è questa specie di legge che dice che noi proviamo tre amori, il primo è quello più fanciulesco quello più avventuroso e nuovo pieno di pericoli e passione e io l'ho provato quell'amore ed è stato bello finché è durato alla fine io non mi dimentico delle persone che furono molto importanti per me, non porto rancore per questa persona ma anzi spero che abbia il meglio nella sua vita in futuro e so che lei vuole questo pure per me,
Il secondo amore si dice che sia quello più adolescenziale quello che in realtà ci tende a portare solo cose brutte quello che la notte non ci fa dormire e posso confessare che ho provato anche questa specie di amore malato,
Scusate se non mi farò capire, adesso ma in questo caso io ho amato anche un'altra persona che in maniera bizzarra ha fatto parte della mia vita per poco tempo ma sorprendente è stata molto importante perché lei ha fatto sì che crescessi e maturassi nelle relazioni amorose infatti penso di doverle molto.
Adesso io sto provando un altro amore del tutto quasi nuovo quest'amore è speciale perché mi sembra tanto la mia anima gemella mi sembra tanto la persona dal mio filo rosso, ed è come se la conoscessi da una vita, quest'amore mi ha dato così tanta forza che a metabolizzare tutto quello che ha fatto viene difficile, con lei io mi sento amata tantissimo ed è diverso dagli altri amori che ho sempre detto di provare, questo amore in qualche modo mi lega spiritualmente mentalemente e fisicamente, non riesco proprio a definirlo in parole io penso che questa persona sarà l'ultima che amerò davvero e per sempre ed è incredibile perché per la prima volta sono davvero fiduciosa in questo, voglio dire non sono pessimistica come sempre ma anzi sono quasi se si può dire ottimista.
In questo anni ho imparato molto, ho imparato cosa voglia dire perdonare cosa voglio dire essere paziente, ed essere calma in situazioni dove la calma tende ad essere l'ultima delle emozioni, credo sia stato un anno totalmente di crescita ed effitivamente adesso non mi sento più tanto persa come prima, anzi mi sento pronta ad iniziare quella vita che tanto volevo al liceo, cioè una vita indipendente e responsabile, alla fine si sa che se si vuole andare avanti per il meglio qualcuno lo perdi per forza di cose ma come ho detto prima va bene perché siamo noi tutti ad essere protagonisti della nostra vita.
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- Che caldo. - Eh? - Dico, che caldo. Tanto caldo. - Sì. - Poi è marzo. Uno magari si immagina che a marzo… - Invece. - Invece caldo. Poi lavorare con sto caldo… - Sì, credo che il concetto sia stato adeguatamente sviscerato. - Eh ma la fai facile tu. - In che senso? - Nel senso che per voi il problema non si pone. - Che problema? - Il problema del caldo. Diobuono, voi potete andarvene in giro mezze nude, mettervi una gonna… - Ma voi chi? - Come? - Hai detto voi. Voi chi? - Voi donne. - Ah. - E poi potete entrare in tutti quei bei negozi con l'aria condizionata a palla piazzati strategicamente nella cerchia urbana. Io se entro da H&M da solo sembro un predatore sessuale. L'unico posto in cui posso entrare in centro senza destare sospetti è la Feltrinelli, e quella c'ha l'aria condizionata coi sensi di colpa borghesi che pare l'alito di un Rottweiler. E allora dove vado io, eh? Me lo dici dove vado? - Un posto in mente ce l'avrei. - Eh? - Posso essere sincera per un secondo? - Amore mio, ma tu devi esser sincera sempre con me. - No. - Come no? - No, non sono sincera sempre. Posso esserlo adesso? - Certo. Ma perché… - Allora, ti spiego un attimo come funziona per noi donne. Se io decido, in un momento di lucida follia, di mettermi una di quelle gonne a cui accennavi poc'anzi, devo pure far pace col fatto che passerò il resto della giornata a tenere sotto controllo una parte del mio abbigliamento come se fossi una cazzo di domatrice del circo. Inoltre per godere del lusso di portare un capo con cui essere a mio agio, devo fare i conti con un lungo, doloroso processo di epilazione che mi accompagnerà per il resto della mia vita insieme a un'infinita serie di insicurezze riguardarti il mio corpo e alcuni spietati standard di bellezza che il mondo si aspetta io mantenga se voglio mettere il naso fuori di casa. Standard la cui modifica quotidiana è alla base di un'intera, costosa economia di scala della quale ciascuna di noi, in modo più o meno riluttante, è ancella. Così la mia femminilità e la mia autostima finiscono per dipendere, almeno in parte, da realtà che non hanno nessun interesse a farmi sentire bella per più di un trimestre. Ma andiamo avanti, ora sono fuori con la mia gonna svolazzante, non resta che andarsene in giro cercando di ignorare il più possibile gli sguardi sudaticci di alcuni uomini che non mi piacciono, ma che hanno deciso di farmi sapere che vorrebbero scoparmi. È da quando avevo quindici anni che mi guardano così. E hanno tutte le età, anche quelle che vorrei non avessero. Nonostante me li senta addosso quegli sguardi, ho imparato a ignorarli o a decidere di farmeli piacere. E a questo punto, sinceramente, non so cos'è peggio. Ora, così acconciata, dove potrei andare di bello? Beh, la scelta è abbastanza limitata. Ci sono parti della città in cui è meglio che io non vada. Cazzo, ci sono parti del mondo in cui è meglio che io non vada. E ci sono parti del giorno durante le quali è il caso che io non mi faccia trovare da sola. I tuoi ti davano il coprifuoco perché volevano che tornassi a casa a un'ora decente, i miei perché volevano che tornassi a casa. Però è una bella serata e io decido di andare a una festa, ma devo stare attenta a quanto bevo, con chi e a chi rivolgo la parola, perché ho scoperto abbastanza presto che essere gentile con un uomo in condizioni di non totale sobrietà può avere risultati dal fuorviante al pericoloso. Sono fisicamente più debole, certe volte mi viene in mente nei momenti più assurdi. Penso che non importa, che è una sciocchezza e vado avanti. Ma sono anche economicamente più debole. Vengo pagata di meno, per lavori di minor responsabilità, all'interno di organigrammi dove tutte le caselle con potere decisionale sono occupate da un paio di pelosi testicoli coi quali devo essere più gentile rispetto ai miei colleghi maschi. Se faccio carriera per meriti o capacità personali sono costretta quantomeno a simulare di avere anch'io un pene, sperando di non finire col dimenticarmi che si tratta di un travestimento temporaneo. Salire la scala sociale consiste, la maggior parte delle volte, nel capire che la mia indipendenza dipende da quante cose sono disposta a sacrificare. Se ottengo il successo troppo in fretta, sono una troia. Adesso che mi ci fai pensare, sono spessissimo una troia. Sono una troia quando sono affabile con l'altro sesso e sono troia quando non lo sono. Sono troia quando dico di sì e quando dico no. Sono troia a letto perché, cazzo, stiamo scopando, no? È per giocare. Il sesso in sé è complicato. Per voi raggiungere un orgasmo è svitare un bullone, per noi è vincere a Mastermind. E sono più le volte che vengo scopata delle volte che scopo. Ed è davvero strano far parte di un genere che viene penetrato. Non dico che non sia bello certe volte, ma... insomma... sei sempre tu che ospiti. E per noi non ci sono porno decenti. Solo cose sciape, evidentemente girate da uomini che credono basti aumentare la saturazione in post produzione per farci godere. E di queste cose non ne parlo con nessuno, certo non con le mie amiche. Perché ci sono cose che non ci diciamo mai e cose per cui non possiamo rifiutarci di parlare, se no passi per algida stronza. E chi vuole essere un'algida stronza? Non ho migliori amici, perché prima o poi tutti mi si vogliono scopare e inizio a pensare seriamente che nessun uomo sia interessato a sapere come sto se prima, dopo o durante non gliela do, così finisco per farci sesso col solo scopo di poter avere una conversazione normale. Se faccio sesso occasionale devo stare attenta a chi lo dico e a come lo dico, perché da quest'altro lato del cielo ci sono più specchi e più competizione che in tutte le vostre palestre messe insieme. Non posso essere sciatta o volgare, e quando lo sono devo essere in grado comunque di mantenermi entro certi limiti di decenza, pena una classificazione rapida e spietata. E mi si richiede di essere quantomeno attraente anche quando vado a comprare il deodorante per il wc. Di imparare a sedermi in un certo modo. Di tenermi i dettagli più intimi per me. Di non parlare delle mie evacuazioni. E, sorpresa delle sorprese, dalla giovane età e per la maggior parte della mia vita, al fine di ricordarmi la mia missione su questo pianeta, un essere invisibile, il diavolo probabilmente, afferra a cadenza regolare un grosso coltellaccio da pane e me lo pianta nell'utero, obbligandomi a considerare in ogni mio piano, progetto o ambizione, una ciclica dose di sangue e agonia. Come se non bastasse, affinché non mi dimentichi dei miei doveri biologici, per quindici giorni al mese desidero piacere a tutti e per i successivi quindici vorrei solo chiudermi in una stanza buia e farmi crescere addosso il muschio. Tutto questo ci porta ovviamente alla grande P di parto, da cui nessuna di noi pare poter sfuggire a meno che non voglia diventare l'equivalente femminile del tizio che s'è tatuato tutta la faccia. Se succede troppo presto abbiamo, fortunatamente, la possibilità di scegliere se tenere un figlio che non abbiamo voluto e convivere con la cosa oppure far decidere ad altri, di solito uomini, scongiurandoli di darci il permesso di fare una delle scelte più difficili della nostra vita. E convivere con la cosa. Convivere diventa un verbo ricorrente se sei una donna. Io ho convissuto parecchio ancor prima di uscire da casa dei miei. Infine, visto che non sono stata benedetta né dalla vocazione claustrale né da un sano lesbismo, ho dovuto aver a che fare con gli uomini. Uomini poco interessanti, che mi hanno rubato tempo costringendomi all'inutile esercizio di riconsiderare di volta in volta la mia intelligenza e uomini molto interessanti, che mi hanno fatto vincere per diversi anni consecutivi il premio come attrice non protagonista. E poi ci sei tu. Tu che mi ami, per carità, sei dolce e comprensivo e tutto quanto. Tu che ci sei, ma in qualche modo, allo stesso tempo, non ci sei. Che non capisci. Che non ascolti. Forse perché io ho perso la voglia di farti capire tanto tempo fa, prima ancora di conoscerti. O forse perché tu non ce l'hai mai avuta questa voglia di capire. Forse perché non ti interessa sapere com'è essere me. E forse non ti interessa perché, in fondo, in fondo, lo sai com'è essere me. - Che hai detto amore? … … - Ho detto che fa caldo. - Vero. Ma non è strano per essere marzo? (Non è successo niente)
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Domenica 1 agosto 2021, Mulino, 22:22
Sono seduta in sala da sola al buio davanti al computer mentre piango silenziosamente. Ad e Am sono in sala che giocano alla Play, IL è di sopra in camera, non so cosa stia facendo, Mc non so dove sia, mentre i miei genitori sono in sala da pranzo a guardare qualcosa alla tv probabilmente stanno già dormendo. Vorrei stare vicino a loro, vorrei guardarli giocare alla play, vorrei essere in camera di sopra a chiacchierare e ridere, vorrei stare nel divano coi miei a guardare un film insieme e commentarlo facendo battute. Lo vorrei tantissimo. Ma non riesco a fare nessuna di queste cose.
Non riesco a parlare, a fatica respiro mentre le lacrime continuano a scorrermi nelle guance. Sento delle fitte violente all'addome che mi tengono mezza paralizzata perché se mi muovo il dolore peggiora. Mi colano le lacrime dagli occhi e dal naso e mi sto bagnando il collo e i capelli e non riesco ad asciugarmi. Mi sento come se fossi fatta di pietra invisibile. Non riesco a raggiungere nessuna delle persone che amo, non riesco a stare in loro compagnia, ho paura di scoppiare a piangere, preferisco farlo piano qui in un angolo al buio senza che nessuno mi senta. Sono brava in questo, riesco a piangere molto silenziosamente se mi impegno. Non è vittimismo, spero che nessuno delle persone che conosco mi veda mai in questo stato pietoso, mi ODIEREI ancora di più se sentissi che provano pena per me, se pensassero che io stia solo cercando attenzioni. Non vorrei mai essere vista in queste condizioni. Mi sento come se mi fossi cagata addosso e avessi dei pantaloni bianchi al matrimonio di qualcuno in mezzo ad un parco in cui tutti mi vedono perché attirati dalla puzza. Questo è come mi sento ora, non vorrei essere guardata da nessuno mentre sto qui sopra a vomitare parole e a pulirmi la merda dai pantaloni. Ho passato uno dei weekend più belli dell'anno, ero al raduno di PL in una casa in collina nella valle affianco alla nostra. Sono felicissima, niente è andato storto, sono state ore bellissime una dopo l'altra. Eppure eccomi qui che piango in preda ad un attacco di panico che a malapena mi lascia scrivere e vomitare parole qui sopra. Mi scoppia la testa, ho abbassato al minimo la luminosità dello schermo perché ogni fotone mi trafigge il cervello come uno spillo, vorrei urlare e gridare aiuto, ma non posso farlo. Non posso cambiare così tanto la vita della mia famiglia, devo tenere duro e continuare a comportarmi a modo, senza nulla di strano. Non voglio dargli preoccupazioni. Voglio che siano fieri di me, voglio che mi vedano forte e capace di farcela da sola. Non voglio che pensino MAI che io possa farmi del male. Io voglio vivere, non voglio ammazzarmi. Non lo farei mai. Proprio perché non voglio essere un peso per nessuno di loro voglio tenere duro per più tempo che posso. Posso farcela, ho una vita bellissima. Un ragazzo meraviglioso, due gatti stupendi che amo come due figli e anche di più. Un sacco di amici VERI, belli, che mi amano così come sono, e so che sanno che non sono del tutto sana in testa, ma mi accettano così, ci giocano anche ci scherzano a volte, e questo mi fa sentire normale e accettata. Mi fa sentire amata e quando riesco a bere alla fonte del loro affetto per me è una delle cose più belle del mondo. Purtroppo ci riesco molto raramente perché è come se avessi una costante patina intorno al cuore che lo rende impermeabile alle robe belle che gli altri hanno per me. Razionalmente le vedo e le apprezzo, ma le emozioni positive, non arrivano sempre. Devo immaginarmele e ricrearle nella mia mente, non arrivano spesso al cuore e allo stomaco, non le sento sulla pelle. Non le vivo, le immagino cercando di capirlo dai loro gesti e dalle loro espressioni facciali. Le immagino e quindi immagino anche come dovrei reagire se stessi davvero provando e sentendo quelle emozioni.
Però, quando ho quei giorni fortunati in cui sento tutto, lì è l'apoteosi. Quando provo delle emozioni mi scuotono fino alle ossa, mi fanno venire i brividi e sono bellissime, sono potentissime, mi stancano da morire, ma dio dio dio se ne vale la pena. Anche solo il pensiero mi ha fatto andare con la mente a ricordi belli in cui le ho provate fortissimo e già questo mi sta facendo bene, non sto piangendo più, mi sta facendo respirare. Mi sento come se stessi bevendo un bicchiere d'acqua freschissima, quel tipo di sollievo lì. Forse, forse (forse), sta servendo a qualcosa scrivere qui sopra.
Se è bastato questo per bloccare l'attacco di panico, proverò anche le prossime volte. Vado a sciacquarmi la faccia e cerco di stare un po meglio per andare dalle mie sorelle, che domani riparto e voglio godermi a pieno la loro compagnia.
Qua è molto fresco, si sta benissimo. Il caldo delle ultime settimane mi stava uccidendo. Finalmente si respira. Sta cambiando il vento. Spero di portare un po' di questo fresco anche a casa mia.
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Ieri sono praticamente scappata da casa mia, di nuovo, ed infatti mi trovo qui a casa del mio Amore. Mentre mi lavavo a casa mia, nella vasca che non funziona più e che va usata quasi come una doccia (perché pare una regola quella per cui qualsiasi oggetto in casa mia debba rompersi), ho sentito nuovamente mia zia litigare con mia cugina e mia sorella con ogni tanto l’intromissione di mia nonna, che cerca sempre di giustifciare qualsiasi cosa e non capisce che fa male. Io avevo, come sempre, messo la musica. Cantavo, poi ho smesso. Il getto dell’acqua mi distoglieva da quel romorio, poi mi sono sentita troppo menefreghista e a tratti ho chiuso il getto. Mia cugina alzava la voce. Riaprivo. Mia zia urlava. Richiudevo.
Ad un certo punto ho temuto si stesse per buttare di sotto, ed ho messo in pausa la musica. In realtà non era così, ma ho quel trauma e quel terrore mi punge ogni volta. Prima mi ha telefonato, sembrava normale, ma non ci credo più. Non credo più alle sue fasi di stasi, credo nel suo disordine interiore e non ce la faccio più a preoccuparmi; sono preoccupata da tutta la mia vita. Ho sempre provato irrequietezza per qualcosa, un po’ per indole, un po’ per gli eventi esterni che non riuscivo a spiegarmi. Credo che sia arrivato il momento di darmi la possibilità di vivere una vita normale, di avere un padre e prendere gli spazi che mi mancano da molto tempo. Me lo merito... anche se sarà difficile parlarne in casa e sono sicura che la prenderanno sul personale. Non è solo per loro, è proprio una mia fortissima necessità. Me ne andrò da quella casa, e chissà, forse avrei dovuto farlo dalla morte di mia madre, quando mi è stata formulata questa proposta e potevo scegliere mio padre. Tante cose non le avrei viste, anche se avrei vissuto più in solitudine e con la sua ansia patologica addosso. Forse lo avrei preferito. In realtà, però, se voglio farlo ora significa che certe cose mi sono servite ad accettare che sia questa la scelta migliore. Poi, a quanto dice anche la sua fidanzata (ma l’ho notato anche io), il babbo ultimamente sembra più tranquillo del solito, meno nervoso... penso abbia a che vedere con l’età e con la solitudine. È brutto stare da soli, ed io voglio fargli compagnia.
Alla fine lui è il mio babbo, lo stesso verso cui da piccolina correvo prendendo la rincorsa per saltargli in braccio. Lo stesso a cui scrivevo le letterine piene di cuore, sì, perché io ero innamorata pazza di lui, e mi faceva sempre ridere. Ero la sua Giulietta. Lo stesso che mi ha fatto giurare in ginocchio di indossare il busto per correggere la scoliosi, e che si preoccupa davvero per la mia salute e cerca da quando mi conosce di farmi carico delle mie responsabilità e delle conseguenze delle mie azioni. Sarei cresciuta meglio con lui al mio fianco sempre.
Si sistemerà tutto.
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...sembra proprio una brutta giornata. (dietro le serre, 15 giugno 2076, II°anno)
C | Può sembrare una bella giornata e per alcuni aspetti lo è, splende il sole ad esempio. Non sembra però esserlo per una certa figura che poco dopo aver concluso gli esami del giorno si è allontanata da sola e velocemente da tutto e tutti e ora si trova seduta per terra, il viso nascosto contro le gambe e le braccia sottili a circondare le ginocchia. Lacrime silenziose, per la maggior parte, scorrono copiose sul viso di Chloe, invisibili visto il viso affondato tra le pieghe del mantello tassorosso della divisa.
W | «...Chloe?»
C | Non avverte l’avvicinarsi di qualcuno finché non sente una parola che ormai gli risulta così familiare perché beh, è il nome che le è stato dato. La voce la conosce, almeno le sembra. Improvvisamente sente addosso ancora più emozioni, non sa più nemmeno cosa le sta succedendo, ora a tutto il casino che ha nella testa si aggiunge l’imbarazzo. Pensava nessuno la trovasse qui. Non alza subito il volto, prima libera un braccio e passa il volto su quello, ad asciugarlo, per quanto possibile. Solleva appena appena il capo quindi, senza però raggiungere lo sguardo del corvonero.
«Will?»
W | Inquadra il viso di lei che si alza solo per un istante, e s’affretta a distogliere lo sguardo alla vista di quelle lacrime. Sul momento non dice nulla. Le si avvicina piuttosto rapidamente, lasciando scivolare a terra la tracolla, e piega le ginocchia per accucciarsi al suolo vicino a lei. Nello stesso istante, la mano destra estrae dalla rispettiva tasca della veste un fazzoletto di cotone, bianco ed immacolato, che le porge come se fosse l’unica cosa sensata da fare al mondo.
«Ehi»
C | Non sa bene come reagire, da un lato vorrebbe stare da sola e dall’altro la presenza di Will ha un qualcosa di confortante. [...]
«Grazie.»
W | «Di nulla» - «Ehm... posso... vuoi... uh...» vagamente rosso in viso, ma terribilmente gentile, riesce infine a dire «...ti fa piacere se rimango un poco qui con te?» la voce che resta bassa e morbida, la mano che, dopo aver consegnato il fazzoletto, gli si ritira in grembo.
C | Annuisce. Sì. Decide di accettare Will, che un po’ conosce e che non sembra intenzionato a farle pesare questa situazione.
W | [...] Lo sguardo si punta alle proprie ginocchia, e lì rimane mentre lui resta per qualche secondo in silenzio. Poi sospira, mentre la mano sinistra si insinua nella rispettiva tasca della veste, a ripescare l’inconfondibile scatolina pentagonale di una cioccorana. Il braccio gli passa davanti al petto, facendo torcere il busto appena nella direzione di Chloe. E le porge il dolcetto.
«...sembra proprio una brutta giornata»
C | La presenza altrui le porta una lieve sensazione di conforto. E’ evidente non sia se stessa, i sorrisi, l’entusiasmo e l’esuberanza sono spariti e hanno preso il loro posto confusione, tristezza, rabbia e tanta tanta paura. Un mix che per qualcuno di tredici anni compiuti da poco è davvero troppo. Annuisce a quel commento. «Sì.» Una mano viene timidamente allungata verso la cioccorana «Grazie» mentre la mano accetta il dono, non sembra volerla mangiare. Non ha appetito, per niente, e non ha nemmeno pranzato.
W | «...vuoi parlarne?» chiede, delicato, lo sguardo che percorre la sua figuretta senza però mai incrociare quello di lei.
C | Sposta la cioccorana da una mano all’altra, nel frattempo anche lei porta lo sguardo davanti a sé, sul prato verdissimo. «Non ci riesco… E’ difficile.» ammette in tono di sconfitta prima di sospirare e poggiare il mento sulle propria ginocchia «Complicato…» aggiunge, quasi arrabbiata con se stessa per non riuscire nemmeno a capire.
W | «Forse... hai bisogno di piangere un altro po`» mentre la sinistra rimane a cingere la gamba, la destra viene poggiata sul prato, a palmo verso l’alto. Vicino alla sua, ma senza arrivare a toccarla. «E se vuoi provare... beh, non fa niente se non capisco, posso ascoltarti lo stesso.»
C | Stringe le labbra, non le va di piangere, non in questo momento, anche se potrebbe aiutare. Appoggia la cioccorana a terra, accanto a sé, dal lato opposto a Will, così da avere le mani libere mentre le porta verso l’erba del prato, con cui si mette a giocare per tenersi occupata mentre risponde con voce incerta, a tratti spezzata «Ecco… Io non voglio crescere.» riesce a dire in un primo momento, mentre trova un rametto con cui scarabocchia nella terra. «Non voglio diventare grande, come… come… mia sorella…» deglutisce «Lei dice che dovrei comportarmi come una femmina--» ora volta il capo nella direzione opposta a Will mentre ricaccia dentro lacrime che non vuol lasciare cadere «io non voglio.»
«Non voglio!»
W | «...come una femmina... in che senso?» prova a chiedere, palesemente confuso ma mettendoci tutta la buona volontà di cui è capace. «Insomma, ci... ci sono tanti tipi diversi di ehm... femmine» osserva, arrossendo lievemente. «Insomma... » si tace, con un altro piccolo sospiro. «...sono tanto severi, i tuoi?»
C | «In… tutto…» - «Quello che faccio, come mi comporto, come mi vesto, i miei capelli...» - «Sì, lo so. Però… Insomma» ecco, come può spiegarlo quando non riesce nemmeno a spiegarlo a sé stessa «Non voglio /crescere/.» marca quella parola, che ha già detto poco fa, perché per lei in quella parola ci sono tante altre cose comprese. «Lei dice che sono solo un maschiaccio e che solo le bambine piccole sono maschiacci.» la voce è tornata insicura, ogni frase viene ricercata nella testa, mentre esprime in parole la sua esperienza «I miei?» sposta lo sguardo su Will per un secondo «Non lo so… Insomma, nessuna delle mie sorelle è mai stata come me…» - «A volte mi vorrebbero far indossare dei vestiti.» - «ma non mi piace indossarli.»
W | «Maschiaccio?» ripete smorfiando appena le labbra «Ma che brutta parola.» - «Le convenzioni sociali sono davvero fastidiose, alle volte» - «...beh, sai, a volte bisogna per forza essere... eleganti» - «Ed è importante sapersi comportare nelle situazioni pubbliche. Però...» - «insomma, proprio tu che hai la McLeod in Casata non dovresti lasciarti abbattere da queste sciocchezze» - «Sei in gamba... credo che questo conti di più» forse un po` ingenuo, ma sincero, nell’aggiungere «...sai, quando mia nonna è entrata in accademia auror, molti erano convinti che fosse una professione non adatta ad una strega... e invece lei è stata la migliore del suo anno, ed al Dipartimento ha sbranato chiunque insinuasse il contrario. Ha sempre, sempre fatto il suo dovere. Però è sempre stata... sé stessa»
C | «Ma non capisco perché ci siano vestiti diversi, cioè, non mi dispiacerebbe vestirmi… elegante» per usare il termine che l’altro utilizza «se mi lasciassero indossare quello che fanno indossare a Sebastian.» il fratello di un anno più piccolo, grifondoro. [...] «Non ho niente contro le ragazze, è solo…» e qui la voce di fa bassa e tremolante «che non sono come loro...» non sa come dirlo ma quello che più la spaventa è la prospettiva che il mondo le sembra mettere di fronte: cambiamenti fisici che non vuole, aspettative annesse di ogni tipo, un futuro che sembra solo orribile.
W | Sbuffa un poco, ascoltando il disagio di lei, in parte comprendendolo. «Sai... la tradizione.» [...] «...ma... intendi dire che... ti piacciono le ragazze?»
C | Sbuffa piano alla parola “tradizione” mentre porta le mani a muoversi tra i ciuffi d’erba morbidi. «Non ci ho mai pensato, a quello…» scuote il capo, a sé stessa.
«No, ecco… Intendo dire… Che non sono una ragazza, non so se è possibile, ma… Anche se ci provo, non ci riesco.»
e ora le lacrime sono ben visibili mentre riprendono a cadere
«Io-I-Io ho qual-qualc-osa di sbagliato… No-n credo r-riusci-rò mai ad es-s-sere come le a-altr-e. N-n-non voglio es-ssere div-versa. V-vorrei essere n-normale.»
W | [...] Quel desiderio di normalità è qualcosa che capisce fin troppo bene. «Io faccio finta.» bisbiglia, piano. Lo sguardo inchiodato al suolo. «Non mi riesce ancora bene, ma sto imparando»
C | «E n-non ti uc-cide den-entro?»
W | «...ci sono alcune persone... con cui posso essere me e basta» pianissimo, da segreto qual è. «Pochi ma buoni»
«Fondamentali.»
[...]
C | «Will?» alza gli occhi su di lui, guardandolo con gli occhi azzurri ancora piuttosto rossi, la domanda la pone con sincerità, la voce quasi sicura «Tu pensi sia possibile non essere una ragazza anche se ti dicono che lo sei?»
W | «Non saprei» [...]
«Dopo gli esami potresti provare a procurarti un po’ di giana. Forse potrebbe chiarirti le idee.»
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Mamma, la mia depressione è un mostro: un giorno è piccola quanto una formica nel palmo di un orso, il giorno dopo è l’orso, in quei momenti mi sento morto finché l’orso va via e mi lascia da solo. Chiamo i giorni difficili “giorni bui”. Mamma dice “allora prova ad accendere qualche candela”, ma appena vedo una candela penso solamente a quanto sarebbe bello buttarmi sulla fiamma e prendere fuoco. I cimiteri sono pieni di candele. Inoltre non ho paura del buio… ed è proprio questo una parte del problema. Mamma dice “pensavo che il problema fosse che non riesci ad alzarti dal letto”. Ed è così, è vero. Ci sono mattine in cui non ci riesco. Mi mancano le forze, qualcuno ha staccato la corrente, non ho energia, l’ansia mi stringe forte e mi tiene inchiodato lì, prigioniero della mia stessa casa, prigioniero di me stesso. Mamma dice “da dove viene quest’ansia?” . L’ansia è la cugina lontana che viene ogni tanto in città e, ovviamente, la depressione si sente obbligata ad invitarla alla festa. Mamma, la festa sono io. Mamma dice “perché non provi realmente ad andare a qualche festa?”. Certo, io faccio sempre programmi per la serata, ma non voglio andarci. Faccio programmi perché so che dovrei andarci, lo so, qualche volta mi viene voglia di uscire davvero… il fatto è che non è molto divertente divertirsi quando non hai per niente voglia di divertirti. “Ma così incontri i tuoi amici” mamma dice. Amici? Quali amici? Come faccio a farmi degli amici se appena incontro una persona nuova penso che non mi devo affezionare, perché tanto se ne andrà via e io rimarrò deluso. La cosa ridicola è che alla fine mi ci affeziono davvero, ne divento dipendente e diventa tutto un casino. Non riesco a percepire l’amore, non sento i sentimenti degli altri, non ci riesco. Mi vuoi bene? Sì, lo so, la mia mente oggettivamente lo sa, ma non è quello che mi arriva dentro. Mamma dice “sei solo un po’ paranoico, non hai ancora trovato le persone giuste”. Sì, sì lo sono! Sono paranoico nelle relazioni, vivo con la paura costante di essere abbandonato e nella mia testa c’è solo “non ci tiene a te” “non ci tiene a te”. Quindi allontano tutti, ma vorrei qualcuno al mio fianco, ho bisogno di affetto, ma tengo lontano tutti perché non voglio soffrire ancora. Mamma dice “esageri, sei drammatico, è normale avere il cuore spezzato alla tua età”. Mamma, non c’è nulla di normale in me. Non c’è nulla di sano, di bello, sono solo un enorme disastro. Non esagero, sembro drammatico perché quello che provo è cento volte superiore a quello che provi tu o gli altri. Ho un amplificatore addosso, è tutto di più, tutto troppo e io non lo so gestire. Ogni cosa mi ferisce, i dettagli mi spezzano, vivo dentro a un tornado di emozioni che mi sconvolgono e mi sbattono al muro ogni volta. Mamma dice “devi stare tranquillo”. Mi calmo solo se mi riempio di alcool e marijuana, loro ormai sono l’unica cosa vera. A volte li prendo insieme e diventa tutto più leggero. Si spegne la mente e per un po’ mi vedo sorridente finché collasso nel letto e qua tutto ricomincia. Sai, mamma, ogni notte l’insonnia mi trascina tra le sue braccia e rimango immobile con lei a fissare il soffitto. Mamma dice “prova a contare le pecore oppure disegna”, ma la mia mente riesce solo a contare tutti gli sbagli che ho commesso e i motivi per cui dovrei morire al più presto. I pensieri si moltiplicano e diventano un oceano in tempesta in cui però non posso annegare, io sono lì in mezzo in balia delle onde che mi fanno bruciare gli occhi. E gli unici disegni che faccio sono sulla mia pelle, in rosso, usando la lametta come matita. Piango, vorrei essere felice. Mamma dice “la felicità è una scelta”. ma non ho mai scelto di cadere così in fondo, non ho deciso io di vivere nell’inferno sulla terra. Non sorrido più, non rido più, il dolore fa parte della mia routine. La felicità? Non la immagino neanche. Sai cos’altro non riesco ad immaginare mamma? Me stesso. Non so chi sono, non so cosa voglio fare, sono perso in un oblio senza fine. Faccio un passo, sprofondo nel vuoto. Mamma dice “basta riempire quel vuoto”. C’è un mucchio di ossa, della pelle rovinata, un cuore che purtroppo batte ancora... nient’altro. Il vuoto è intorno a me e dentro di me. Mi chiedo sono vivo? Questo è disumano e io sono solo.
.
Così un giorno mamma mi ha detto “vuoi suicidarti? Non hai paura di morire?”
No, mamma, no. Non ho paura di morire, ho paura di continuare a vivere.
Mamma non aveva capito, mamma ancora non ha capito. Mi ricordo quando ho aperto gli occhi nella sala emergenze del pronto soccorso, i polsi fasciati, le flebo al braccio, il “bip bip”, le telecamere, il sangue ovunque sul lettino.
Mamma mi ricordo ancora le tue urla, hai visto le mie cicatrici, hai gridato “sei un mostro, non sei mio figlio”.
Lo so.
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Lettere a mio figlio 40
Ciao Tigrotto,
eccoci qui dopo 3 anni. A quest'ora ti avevano portato nel nido, assieme ad altri bambini. Ti avevano fatto il primo prelievo e io ti avevo tenuto in braccio per la prima volta.
Ti ho avvolto il quell'asciugamano celeste che hai subito impregnato di pipì. Dio com'ero emozionato e imbranato!
Dissi all'ostetrica: "Sta facendo la pipì" e lei mi tranquillizzò dicendo che era normale.
Avevo quei camici sterili che indossano pure i chirurghi, completo pure di cuffietta e copri scarpe. Tua madre è stata un giorno e mezzo in sala prodromi tra prostaglandina e esami per tenere d'occhio la pressione. La mattina precedente alla tua nascita voleva fare il Cesareo perché non ce la faceva più a resistere alle continue contrazioni: era uno stillicidio per lei.
Non sono mai riuscito ad esprimere a parole cosa è stato per me vederti nascere e probabilmente mai ci riuscirò. Avevo paura di farti male semplicemente nel tenerti in braccio poi ho fatto attenzione alla tua testa e a tenerla bene onde evitare andasse troppo indietro.
Siamo stati a lungo in sala parto. Eravamo solo io, tua madre e l'ostetrica. Tecnicamente c'eri anche tu, ma non ancora eri venuto alla luce.
Ti ho già detto, forse, che tendevi a stare con il viso addosso alle pareti dell'utero di tua mamma così non si riusciva a vederti bene. La ginecologa, Karen, suggeriva a tua madre di andare a prendere delle barrette di cioccolato al distributore per farti muovere un po'. Solo così riuscivamo a vederti tramite ecografia.
Ti sei dimenato subito appena nato. Ricorderò sempre la fascetta identificativa che sei riuscito a sfilarti dalla caviglia. Ricorderò sempre i nomi delle due ostetriche che si sono avvicendate prima che tu nascessi, Chiara e Carmen. La prima ci ha accompagnati in sala parto e ci è stata vicino, la seconda ha proprio aiutato tua madre a farti nascere.
A quest'ora ti eri già attaccato al suo seno con una certa famelica voglia non solo di saziare il tuo appetito, ma anche di sentire il suo odore, la sua presenza e la sua vicinanza.
Che bello è stato vedervi vicino, sai? Più o meno come ora quando vi vedo dormire uno al fianco dell'altra.
Mi ricordo l'emozione di tua nonna che ci aspettava assieme a tuo zio fuori dalla sala parto. Ci sono volute un paio di ore dalla tua nascita perché potessero vederti e fotografarti ma hanno aspettato. Tuo zio ti ha fotografato appena ti ha visto uscire, ovviamente, e Carmen che stava spingendo la tua culla lo ha subito rimproverato per aver usato il flash. Purtroppo non ci ha pensato ma per fortuna non ha causato danni quella svista. Hai occhi scuri e grandi e quella fossetta sulla guancia sinistra quando sorridi. È stata la prima cosa che ho notato di te appena ti ho visto: quella fossetta unica che dall'altro lato non hai. Una cosa che ti distingue e ti rende unico.
Hai riso tanto oggi, hai giocato con i puzzle che ti abbiamo regalato, ti piacciono sempre i puzzle.
Hai cantato "Tanti Auguri" e tua mamma ha rivisto parecchie volte il video.
Sei sempre più alto, sempre più testardo e sempre più indipendente o almeno vuoi esserlo. Sono diversi giorni che devi spezzare tu i biscotti da mettere nel biberon del latte della tua colazione. Certe volte è dura farti capire che è presto perché tu faccia certe cose, ma presto sarai autonomo in tutto o quasi.
Passa in fretta il tempo e la manina che oggi hai messo sulla torta come impronta presto sarà più grande.
Chissà tra qualche anno quando rivedrai questa foto che sentimenti avrai.
Ti voglio bene.
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