#però era tipo uhm e quindi? che fai?
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omarfor-orchestra · 1 year ago
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Comunque raga che ridere che l'insegnante per fare gli esempi prende i partner e dice "tu stai male e lui non ti calcola" poi guarda me (me, non i due ragazzi che ci sono nel corso) e dice "o lei"
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giulia-liddell · 5 years ago
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35 anni in una settimana
Parole: 11248 (e pensare che non volevo superare le 3000 parole…)
No beta, we die like men
Fandom: Sanremo RFP
Ship: Amadello/Amarello
Avvertimenti: Bed sharing (molto bed sharing), sviluppo confuso, sdolcinatezza, angst (?), Fiorello è confuso per l’80% del tempo, Amadeus è più sicuro di quanto non dia a vedere, internalised homofobia (solo un po’, appena menzionata, non spaventatevi), Pining, praticamente è la parte finale di una lunga slow burn (quindi senza l’effettiva slow burn), Smut (o il mio penoso primo tentativo con dello smut)
Note autore: Sono solo contenta di averla finita, non so che altro dire. Perdonatemi per la parte smut (è davvero il mio primo tentativo)… Non l’ho riletta quindi non so neanche se segue un filo logico
Ringrazio @just-one-more-fandom per l’idea
Ci sono quei momenti in cui ti capita di poter fare qualcosa di grande, qualcosa di incredibile, qualcosa che assolutamente non ti saresti mai permesso di sognare nella tua vita. Puoi anche aver acquistato fama ed approvazione, ma ci sarà sempre una vocina nella tua testa che ti dice “questo non è il posto per te, non meriti di stare qui, rovinerai tutto.”. Un artista per natura è abituato a questo tipo di pensieri, non può non esserlo. I dubbi e le insicurezze ti possono assalire in ogni momento della tua carriera, in ogni momento della tua vita. E come si può fare in questi casi? Come fa Rosario Fiorello, in fondo un signor Nessuno, ad affrontare la possibilità di co-condurre il settantesimo Festival di Sanremo a fianco del suo migliore amico? È un avvenimento troppo bello per essere vero, eppure Fiorello sa che domani è il primo giorno del Festival, sa che domani sarà realtà. E per questo non può dormire.
È un tipo d’insonnia che lo fa agitare. Non è semplicemente non riuscire a trovare sonno: sente che il suo corpo è attraversato da scariche di energia, che il suo cuore continua a battere troppo veloce e che è pervaso da un profondo bisogno di muoversi o di scappare. Non ha scampo da un’agitazione simile. Per un breve momento gli passa per la testa l’idea di andare a farsi una passeggiata e non tornare. Forse se cammina abbastanza spedito può arrivare a Genova per quando dovrebbe iniziare il Festival. Forse. Sa solo che per adesso ha bisogno di uscire, che la stanza in cui si trova è soffocante e deve muoversi assolutamente o rischierà di impazzire. Si veste, in fretta e furia, ed esce.
Si blocca appena chiude la porta. Dall’altro lato del corridoio vede la porta della camera di Amedeo. Fissa il numero sulla porta per qualche istante, prova a voltarsi verso il corridoio per uscire, ma alla fine ritorna a fissare quella porta. “Al diavolo!” si dice nella sua testa prima di marciare deciso verso la stanza. Si ferma ancora un momento, all’improvviso, ad un soffio dalla porta. Alza un braccio, si morde il labbro, scuote la testa e finalmente bussa.
C’è un momento subito dopo il leggero rumore delle sue nocche contro la porta, in cui Fiorello si irrigidisce e sente una vampata di calore prendergli la faccia, con la realizzazione di quello che ha appena fatto. È quasi l’una di notte e lui sta svegliando Amedeo prima dell’inizio di Sanremo. È una pessima idea sotto ogni aspetto. Fiorello resta in tensione, dibattendo la possibilità di correre via e far finta di non aver mai avuto questa pessima idea, ma prima che possa trovare la forza per muovere le gambe, Amadeus apre la porta.
È in pigiama, ovviamente, strizza gli occhi per la difficoltà ad adattarsi alla luce del corridoio ed ha il classico aspetto disorientato di chi si è appena svegliato. «Rosario?» bisbiglia con voce rauca appena riesce a mettere a fuoco la faccia dell’amico. La voce nella testa di Fiorello gli sta urlando di andarsene, ma non riesce a muoversi e non gli resta che rispondere evitando al meglio che può di guardare il suo amico negli occhi «Ehi… Ehm… Io… Ecco… Uhm… Non riesco a dormire… Eh…» fatica a parlare e quasi soffoca sulle sue stesse parole e poi butta fuori la domanda che gli frulla in testa come se stesse lanciando una patata bollente «Posso dormire qui?» chiede. Amadeus strizza ancora di più gli occhi, se possibile, e corruga la fronte mentre si sforza di elaborare la domanda «Qui? Nella mia camera?» chiede, confuso e sorpreso, ma apparentemente non infastidito dall’idea. Fiorello non riesce a rispondere e si limita ad annuire, subito imitato da Amadeus in un gesto di comprensione. Il conduttore non aggiunge altro e si limita ad aprire la porta e tornare ciondolante verso il proprio letto.
Fiorello entra nella stanza con cautela, quasi vergognandosi, come se fosse un ladro. Amadeus ha acceso una lampada su uno dei comodini che gli permette di vedere dove sta mettendo i piedi. «Mettiti pure dove vuoi… C’è un divano, c’è un tappeto… Personalmente ti consiglio il letto, non solo è comodo e grande abbastanza per tre persone probabilmente, ma non sarebbe la prima volta che dormiamo nello stesso posto, quindi non fare troppi complimenti… Domani dovrai spiegarmi qual è il problema però… Okay?» dice Amadeus prima di sdraiarsi di nuovo nel letto e chiudere gli occhi. Fiorello annuisce, più a sé stesso, dato che il suo amico non può vederlo e dopo essersi tolto i pantaloni e la felpa che aveva addosso si stende nel letto accanto ad Amadeus, facendo attenzione a rimanere almeno ad una decina di centimetri di distanza. Il conduttore senza aggiungere niente spegne la luce.
È surreale. Amadeus ha reagito in maniera così rilassata all’essere svegliato all’una di notte il giorno prima del momento più alto della sua carriera da conduttore. Fiorello pensa che sia normale aspettarsi un comportamento simile dopo tutti gli anni che sono stati amici, ma non riesce a fare a meno di sentirsi strano. Amadeus non si è infastidito neanche un po’, non ha fatto domande su cosa non andasse bene, non ha preteso che dormisse sul divano. L’ha solo lasciato entrare come se fosse stata casa sua. E la cosa ancora più strana è che adesso Fiorello non sente la stessa agitazione di prima. L’energia che lo riempiva fino a qualche minuto fa è scomparsa e finalmente sente il sonno appesantirgli le palpebre.
La mattina dopo Amadeus tratta il suo amico con la stessa tranquillità e naturalezza della notte scorsa. Si alza, si veste e si prepara come se niente fosse, mentre Fiorello resta seduto sul bordo del letto troppo spaventato dall’idea di disturbare la sua routine per muoversi. Si è rivestito, ma non accenna a muovere un muscolo. «Ciuri, abbiamo qualcosa come venti interviste e due conferenze stampa, forse è il caso se ti prepari anche tu.» dice Amadeus in tono pacato mentre gli passa davanti per afferrare una giacca da una sedia nell’angolo della stanza. Fiorello scatta in piedi «Ehm… Sì… Adesso torno nella mia camera… E mi preparo… Uhm… Grazie per… L’ospitalità.» dice rischiando quasi di soffocare su ogni parola e subito si avvia verso la porta «Aspetta!» lo ferma il conduttore e Fiorello sente un brivido che gli percorre la schiena, il panico che sale «Non mi hai detto perché non riuscivi a dormire ieri… È successo qualcosa? Mi devo preoccupare?» aggiunge subito il conduttore osservando Fiorello che si è fermato ad un passo dalla porta.
Lui vorrebbe scuotere la testa e dire che no, non va tutto bene, perché è confuso, perché non capisce come i suoi problemi d’insonnia si siano risolti in un attimo ieri notte, perché il Festival inizia oggi e Amadeus dovrebbe essere quello che non riesce a dormire dall’ansia non lui, perché sente che questo Festival potrebbe essere l’inizio o la fine di tutto, ma non è sicuro del perché. «Io… Sai normale insonnia, un po’ d’ansia… Niente di che… Scusami per il disturbo, non era assolutamente mia intenzione romperti i coglioni la notte prima del Festival…» risponde Fiorello giocherellando con la manica della sua felpa. «Ciuri… Nessun disturbo… Siamo amici da più di trent’anni, come mai potresti darmi fastidio? Sentiti libero di venire a dormire qui quando vuoi, se ne hai bisogno. L’insonnia si combatte meglio se hai la compagnia di qualcuno.» risponde il conduttore sorridendo ampiamente, mentre Fiorello, che non ha idea di cosa dire o cosa fare, esce per tornare nella sua stanza.
La giornata passa più in fretta di quanto tutti vorrebbero, improvvisamente è già sera e il pubblico sta entrando dentro all’Ariston. Il Festival è cominciato. Amadeus, Fiorello e Tiziano Ferro continuano ad alternarsi sul palco, tra gli ospiti e i partecipanti. Le ore passano, ormai è notte e finalmente annunciano la classifica della serata. Il pubblico esce dal teatro con la stessa energia di un’orda di zombie, troppo stanchi per capire dove si trovano.
«I costumi potevi risparmiarteli…» commenta Amadeus mentre ritorna verso l’albergo con Fiorello. L’amico ride «E tu potevi risparmiarti le battutine sulle polemiche che hai ricevuto… Ma ormai è andata. Ed è andata molto bene direi.» Fiorello sorride e Amadeus si rende conto che è troppo pieno di energia per essere le tre di notte «Fiore… Mi sembri… un po’ iperattivo? Ce la fai a dormire in queste condizioni?» chiede cercando di non sembrare troppo preoccupato. Il sorriso di Fiorello scompare per un secondo e spalanca gli occhi, puoi scuote la testa e ritorna a sorridere «Certo, certo… Sono solo… Sai adrenalina dalla serata… Adesso, io… ehm berrò qualcosa e vedrai che crollerò come un sasso.» risponde Fiorello cercando di suonare tranquillo, ma crede di non esserci riuscito.
Si sente pieno di energia, ma sa che non si tratta più di agitazione o di ansia. La serata ormai è passata ed è andata bene. È andata splendidamente bene. Non è possibile che abbia ancora dei residui di ansia, eppure non riesce a calmarsi. Sarebbe pronto per salire di nuovo sul palco e fare altre dieci serate tutte in una volta, sarebbe pronto per cantare fino a perdere la voce, sarebbe pronto per ballare fino a crollare come un sacco di patate. È quello il punto? È lo show che lo ha caricato così tanto? Certamente si tratta di adrenalina, ma possibile che si ritrovi a volerne ancora? È come se fosse carico in attesa della prossima serata. La voce di Amadeus lo riporta alla realtà «Fiore! Non puoi stordirti a furia di alcolici! Non te lo permetto. Piuttosto torna a dormire nella mia stanza… Dovresti riuscire a rilassarti meglio… E se resti sveglio almeno non sei da solo.» Amadeus ha un tale sguardo di rimprovero misto a sincera preoccupazione che Fiorello non riesce a dirgli di no. E nell’esatto momento in cui accetta si sente più calmo, l’energia scivola via di nuovo e il peso della giornata gli cade addosso tutto in un colpo.
Fiorello stavolta può almeno prendere il pigiama dalla sua camera prima di andare da Amadeus, ma si ritrova ancora ad esitare davanti alla porta prima di bussare. Amadeus gli apre la porta con lo spazzolino da denti in bocca e gli fa un gesto con la testa per invitarlo ad entrare prima di spostarsi per tornare in bagno. Fiorello si muove ancora con cautela, come se fosse in territorio ostile, si sdraia sul letto e cerca di rimanere il più vicino possibile al bordo. Quando Amadeus ritorna da bagno e si sdraia nella sua parte del letto, ride dell’amico. «Ciuri, puoi anche evitare di rischiare di cadere appena ti addormenti. Dai, mettiti più vicino. Prometto di non prenderti a calci nel sonno.» dice il conduttore mentre sistema la sua posizione e Fiorello azzarda a muoversi di qualche centimetro verso il centro del letto. Con l’oscurità, la presenza di Amedeo accanto a lui e la ritrovata tranquillità, riesce ad addormentarsi di nuovo.
La mattina Fiorello si sveglia per primo e si ritrova con il volto di Amadeus ad un centimetro di distanza dal suo. Riesce a trattenere un sussulto di sorpresa e si allontana leggermente cercando di non fare rumore. Osserva attentamente l’espressione rilassata del conduttore, il leggero movimento dell’angolo delle sue labbra e il lento alzarsi ed abbassarsi del suo respiro. È una visione che lo riempie di una profonda sensazione di pace. Appena le palpebre di Amedeo iniziano a muoversi, lui si sente subito invaso dal panico. «Rosario…» sussurra il conduttore senza aprire gli occhi. Fiorello non è certo se stia ancora dormendo oppure no. Decide, per qualche motivo a lui oscuro, di non restare per scoprirlo. Esce con cautela da sotto le coperte ed esce dalla stanza in punta di piedi. Sta decisamente scappando. “Ma da cosa?” È la domanda che continua a frullargli in testa tutta la giornata.
Amadeus non fa una sola menzione al comportamento di Fiorello di quella mattina se non a sera, pochi minuti prima di salire sul palco, con una tranquillità che sembra quasi fuori luogo sul palco dell’Ariston «Ah, a proposito Ciuri, non sei costretto a fuggire come un ladro la mattina. Non mi disturbi, davvero.» dice in torno rassicurante prima di lasciarlo piantato lì da solo nel backstage a riflettere sulle sue parole. Fiorello lo osserva. Sul palco è completamente diverso. Quell’atteggiamento naturale e tranquillo che ha adottato con lui in questi giorni scompare. È teso. Costantemente teso. Sempre preoccupato, sempre insicuro, sempre sull’orlo di una crisi di nervi, tranne che quando si trova in sua compagnia.
Anche dopo la seconda sera di Festival Fiorello si sente pervaso dalla stessa irrequietezza delle sere precedenti e anche in questo caso, la calma sopraggiunge appena ha la conferma di poter dormire nuovamente nella camera di Amadeus. Solo che questa volta non dorme come un sasso fino alla mattina dopo. Si sveglia nel mezzo della notte e si rende conto che la testa di Amedeo è appoggiata sulla sua spalla, il suo respiro arriva direttamente contro il suo collo e una delle sue mani è appoggiata sulla sua vita. Fiorello si sente pietrificato per qualche minuto, finché non trova il coraggio di spostare delicatamente l’amico ed allontanarsi da lui di qualche centimetro. Ci mette comunque svariati minuti a riaddormentarsi perché ha l’inspiegabile sensazione di essere in fiamme. In particolare il fianco dove fino a poco tempo prima c’era la mano di Amadeus, la spalla dove era poggiata la sua testa ed il collo dove ha sentito il suo respiro, gli sembra che siano stati marchiati a fuoco.
Nonostante la difficoltà a riaddormentarsi, Fiorello dorme come un bambino. Crede di non aver dormito così bene da anni. Si sveglia sentendosi più leggero, come se fosse ringiovanito di dieci anni. Appena ha il tempo di capire dove si trova però, si sente subito bruciare come la notte precedente. Stavolta sta dando le spalle ad Amedeo, ma il corpo di lui è appoggiato contro la sua schiena, le sue braccia sono avvolte intorno alla sua vita, le mani sfiorano le sue e la sua testa è direttamente appoggiata al suo collo. Le labbra di Amadeus sono a pochi millimetri dalla sua pelle e lui riesce a sentire ogni leggero sospiro che emette. Forse ancora avvolto nel sonno il conduttore si stringe un pochino di più a lui e mugugna appena «Rosario…» Fiorello riesce a sentire ogni leggera vibrazione del suono del suo nome sulla pelle del suo collo e crede di star per esplodere.
Vuole disperatamente scappare, cercare di capire che cosa gli è preso, perché improvvisamente è così strano stare con il suo migliore amico da trentacinque anni, magari visitare un bravo psicologo. Non è che non ci sia mai stato contatto tra di loro, anzi c’è stato spesso. Non solo sono italiani e migliori amici, ma entrambi hanno origini siciliane, insomma il contatto fisico è all’ordine del giorno. È naturale, è frequente e non ha mai causato problemi. Quindi perché adesso all’improvviso Fiorello va in tilt appena Amadeus accenna a toccarlo? Anzi, non esattamente ogni volta che lo tocca, perché in queste due serate hanno avuto parecchi contatti sul palco che non gli hanno provocato quell’effetto. No, quella sensazione… Quella sensazione così strana di calore, di agitazione, di confusione… Quella capita soltanto quando sono nel letto di Amadeus.
Riesce a spostarsi quel tanto che basta per sfuggire alla presa del conduttore e quasi cade dal letto. Si mantiene quasi per miracolo sul bordo del materasso e subito controlla di non aver svegliato Amadeus. Lui si muove appena, chiaramente confuso dall’assenza del corpo di Fiorello mugugna ancora «Rosario…?» e poi lentamente apre gli occhi tornando piano piano alla realtà. Appena mette a fuoco Fiorello sorride ancora intontito dal sonno e lui per un momento crede di star sognando. Amedeo. Ama. Il suo migliore amico. È lì, avvolto nelle coperte che lo guarda con gli occhi ancora semichiusi dal sonno e sorride beato come se avesse appena visto… un cucciolo. Questo non è normale, questo è nuovo, questo non è una cosa da loro. Fiorello è sicuro che in trentacinque anni non ci siano mai stati momenti come questo e per un attimo una voce nella sua testa risponde “ma vorrei che ci fossero stati, tanti, tantissimi momenti come questo.” Fiorello scuote la testa e cerca di tornare alla realtà, ma nel farlo cade sul serio dal letto. Amadeus scoppia a ridere e lui si tira su di scatto cercando di far finta di non essere imbarazzato. «Rosario, tutto bene?» chiede Amadeus improvvisamente più sveglio. Fiorello annuisce «Sì, certo, certo… Ehm…  Buongiorno… Scusa, ma perché mi chiami per nome? Non mi chiami mai per nome, sempre “Fiore” o “Fiorello” o… “Ciuri” …» Fiorello si strozza quasi sull’ultimo appellativo, come se gli fosse difficile dirlo. Il conduttore fa spallucce «Non lo so… Non posso chiamarti per nome? Puoi chiamarmi “Amedeo” se ti fa sentire meglio» risponde con calma. «No, no certo che puoi chiamarmi per nome… Solo che… Non importa.» si arrende Fiorello concludendo la conversazione con un gesto della mano. Si affretta a salutare e tornare subito verso la sua stanza.
La terza serata del Festival scorre confusa per Fiorello. Si ritrova carico come una molla, con l’urgenza di scaricare da qualche parte la sua confusione e la sua frustrazione nel non riuscire a capire perché è così diverso con il suo amico. È una delle prime volte dopo tanti anni che ha l’occasione di fare una trasmissione con lui e non una trasmissione qualsiasi: il settantesimo Festival di Saremo. È LA trasmissione. Possono lavorare insieme tutti i giorni, passare nel tempo insieme in albergo… In un certo senso è come una gita scolastica: un’occasione di divertimento e di avvicinamento che non è possibile nella vita di tutti i giorni. Forse è per questo che tutto sembra diverso? Forse è per questo che non riesce a non pensare al modo in cui, se pur per dei brevi momenti, Amadeus lo ha toccato durante la notte? Con… Intimità… Ma un’intimità che non deve chiedere il permesso a nessuno, che non deve chiedere una giustificazione o un contesto… Un’intimità che non deve dimostrare di essere dovuta ad una lunga amicizia per esistere.
Fiorello passa tutta la terza sera a cercare sempre più contatto con Amadeus, vuole vedere se riesce a riprodurre quella sensazione spaventosa e meravigliosa che ha provato nelle ultime sere in un contesto pubblico ed aperto come quello del palco. Scopre molto presto che non ci riesce in alcun modo. La semplicità e la naturalezza di quei gesti non hanno posto nell’intenzione e nell’esagerazione di Fiorello. La riservatezza e l’intimità non hanno posto nel pubblico e nello spettacolo. I silenzi ed i sussurri non hanno posto negli applausi e nei microfoni. Non ha modo di ottenere quello che cerca se non da Amadeus, nel suo letto, nel cuore della notte.
Questa volta Fiorello si è caricato di un’energia completamente diversa da quella delle altre sere. È sì agitato, è sì impossibile da tenere fermo, ma per la frustrazione. Perché il mondo ha deciso di negargli la tranquillità e la serenità che gli hanno donato i gesti intimi di Amadeus. Anzi, non proprio… Perché gli ha negato di ottenerli secondo i suoi termini e la sua volontà.
«Fiore? Sembri… Quasi incazzato…» commenta Amadeus mentre camminano verso l’albergo. Fiorello vorrebbe dire che sì, è incazzato, ma si rende conto che non saprebbe spiegare perché. O meglio, saprebbe spiegarlo, ma solo dopo aver spiegato tutto quello che gli è passato per la testa negli ultimi giorni e ci vorrebbe troppo tempo.  «Io… Credo di essere solo teso… Ho bisogno di rilassarmi… Magari è il caso che io dorma nella mia stanza questa sera… Non voglio contagiarti con energie negative o cose del genere… Abbiamo bisogno che il nostro conduttore sia in perfetta forma.» risponde Fiorello tenendo lo sguardo basso e sperando che Amadeus accetti la sua proposta, non tanto perché pensa davvero che sia la cosa giusta, ma perché sa che se Amadeus gli dovesse offrire qualsiasi altra opzione lui non saprebbe dirgli di no.
«Non dire sciocchezze… Puoi tranquillamente dormire da me. Anzi, dicono che il contatto umano durante il sonno non solo faccia dormire meglio, ma aiuti anche a rilassarsi, quindi è seriamente meglio che tu dorma con me questa notte. Dato che sei così… Teso…» risponde il conduttore con un’espressione di rimprovero e Fiorello non osa protestare. È vero che dormire in compagnia aiuta a dormire meglio, ma lui sa che lo manderà al manicomio. Ed è stranamente d’accordo comunque.
Se le sere precedenti Fiorello era entrato in camera di Amadeus con la vergogna di qualcuno che sta per commettere un crimine, questa sera entra con il peso sul cuore di un condannato a morte. È certo che se il suo amico lo sfiorasse anche solo con un dito, lui potrebbe avere un infarto e non riprendersi più. Si è ritrovato a dover gestire questa nuova sensazione senza che nessuno gliela spiegasse e sta davvero facendo del suo meglio, ma non è pronto a nessuna sorpresa.
«Ciuri, mettiti pure a dormire, io devo solo lavarmi i denti.» dice Amadeus mentre scompare dietro la porta del bagno. Perché Fiorello è ancora in piedi in mezzo alla camera da quando sono entrati dieci minuti fa e non ha mosso un muscolo. Si sente improvvisamente preso dall’imbarazzo e si affretta a cacciarsi sotto le coperte, dando le spalle al lato del letto di Amadeus e rimanendo rigido come un pezzo di legno. Il conduttore una volta uscito dal bagno si mette in ginocchio sul letto «Mettiti seduto un momento, per favore, anche con le gambe sul letto se vuoi…» chiede all’amico con la stessa maledetta tranquillità che sta facendo diventare Fiorello scemo. «P-Perché?» chiede temendo chissà quale terribile tortura. Amadeus ride «Perché voglio tagliarti la testa! Rosario! Secondo te perché? Mi ha detto che sei teso, quindi ti faccio un massaggio alle spalle prima di dormire.» spiega il conduttore come se fosse la cosa più naturale del mondo. Quest’uomo non si rende proprio conto di quello che dice. Assolutamente no. Non è solo un problema di quando deve presentare allora, lo tormenta anche nella vita privata.
Fiorello sa che dovrebbe ribellarsi. Date le condizioni in cui ha passato gli ultimi giorni, anche un semplice contatto come quello di un massaggio alle spalle potrebbe seriamente ucciderlo. Ma ha davvero la forza per dire di no? Per resistere alla curiosità di sapere come sarà? Per andarsene e passare sicuramente una notte insonne da solo nella sua camera a rimuginare sul perché non è rimasto? No, ovviamente non ha la forza, probabilmente nessun uomo nella sua posizione l’avrebbe. Quindi si alza, si mette a sedere, con le gambe che penzolano dal bordo del letto e aspetta che Amadeus gli dia il colpo di grazia definitivo.
Amadeus si sistema alle spalle di Fiorello e delicatamente tira verso l’alto la maglia del pigiama dell’amico. Fiorello fa uno scatto di sorpresa ed il conduttore scoppia a ridere «Ciuri… Riesco a lavorare meglio se posso toccare direttamente le tue spalle, piuttosto che la tua maglia.» spiega con pazienza all’ancor più teso Fiorello. “Questa è stata decisamente una pessima idea.” pensa Fiorello, incapace di rilassarsi anche solo per un secondo. Sente Amadeus che si sfrega le mani per scaldarle e poi che le appoggia delicatamente tra le sue scapole prima di cominciare a premere.
Resta teso per un po’, ma presto la sensazione delle dita di Amedeo che scivolano sulla sua pelle e dei suoi muscoli che si sciolgono piano piano lo fa calmare un po’. Riesce a rilassare le spalle ed emette un sospiro di sollievo. Subito si vergogna di averlo fatto. “La situazione è già abbastanza strana. C’è davvero il bisogno di complicarla ulteriormente?” si rimprovera, ma subito sente Amadeus commentare soddisfatto «Visto? È quello che ti serviva: qualcosa di rilassante.» Fiorello in quel momento si rende conto della situazione in cui si trovano. Questo dovrebbe essere il momento di massima tensione per Amadeus, non per lui. E invece il suo amico è più sereno che mai, almeno finché non sale sul palco, mentre lui che è tranquillo sul palco appena scende si trasforma in un disastro. Vorrebbe continuare a considerare l’assurdità della cosa e cercare di capire esattamente perché sta accadendo, ma Amadeus riesce a sciogliere un altro muscolo ed il suo cervello si perde per un momento.
Fiorello si ritrova a sospirare ancora mentre Amadeus continua a massaggiargli le spalle. Sente che disegna dei cerchi nei muscoli delle sue spalle, che calibra con attenzione quando essere delicato e quando premere più forte, che studia ogni singola risposta volontaria ed involontaria per capire dove c’è più bisogno del suo intervento. Il tutto senza dire una singola parola. Tutta la tensione scivola via dal suo corpo e diventa solo uno sfocato ricordo. Fiorello si concentra solo sui polpastrelli di Amadeus che premono nelle sue spalle e nel suo collo e sulle tracce che sembra lascino sulla sua pelle. Si lascia scappare altri sospiri e gli sembra di sentire una leggera risata soffocata alle sue spalle.
Quando sente di essere più calmo che mai e che le palpebre cominciano ad appesantirsi, Amadeus si interrompe e gli porge la maglia del pigiama. «Ecco, dovrebbe bastare.» annuncia mentre si sdraia nel letto «Buonanotte Rosario.» aggiunge prima di spegnere la luce. Fiorello resta per un attimo fermo immobile, disorientato dall’improvvisa assenza delle mani di Amadeus sulla sua schiena e dal comportamento del suo amico. Si rimette la maglia del pigiama alla ceca e si stende ancora confuso. Mentre ripensa a quanto appena successo, ad ogni centimetro di pelle che Amedeo ha toccato e cosa potrebbe dirgli adesso se avesse la forza di parlare, si addormenta.
La mattina successiva Fiorello si risveglia sereno, fino al momento in cui ricorda cosa è successo la notte scorsa. È come se riuscisse ancora a sentire le mani del suo amico sulle sue spalle. Si rende conto di essersi attorcigliato ad Amadeus nel sonno, stringendosi al suo petto, avvinghiando le gambe intorno alle sue e appoggiando la testa alla sua spalla. Mentre dormiva ha cercato ed ottenuto tutto il contatto possibile, apparentemente senza che il conduttore se ne rendesse conto. Vuole scivolare via come ha fatto le sere precedenti, ma vuole anche restare lì, fermo, a bearsi del calore di Amedeo. Osserva il suo petto che si solleva e si abbassa lentamente e sa che se muovesse un pochino la testa riuscirebbe a sentire il battito del suo cuore. Proprio quando sta per cedere al desiderio di farlo, Amadeus inizia a muoversi e si mette su un fianco con la faccia nella sua direzione, costringendo Fiorello a spostarsi dalla sua posizione. Per un breve istante il volto del conduttore è a pochi millimetri dal suo esattamente come era capitato la seconda mattina. Sente il desiderio di riempire quella distanza, anche solo per un secondo, e scoprire se le labbra di Amedeo sono calde come il resto del suo corpo.
“Ma che minchiate vado a pensare” si ritrova a dirsi da solo, ma allo stesso tempo non riesce a distogliere lo sguardo dal volto di Ama e dalla curva delle sue labbra. Basterebbe che si muovesse solo un millimetro di più… Accenna un movimento e subito si morde la lingua per tornare alla realtà. Si allontana con delicatezza e scappa. Fugge davvero come un ricercato, torna nella sua stanza solo per vestirsi e poi corre fuori dall’albergo per farsi una passeggiata. Non serve a molto. La sua testa continua a fornirgli immagini di Amadeus sdraiato nel letto, della sua espressione serena, del suo respiro leggero, delle sue labbra così vicine… È questo il motivo dei suoi comportamenti strani? Ha deciso di avere davvero questo risveglio adesso? Alla sua età? In una situazione simile? Per Ama? Sente di aver bisogno di bere, tanto. Deve almeno riuscire a dimenticare il suo nome. Ed ecco che riesce a risentire Amedeo che sussurra il suo nome nel sonno, il suo respiro che gli colpisce il collo.
Fiorello ha scoperto adesso di…? Cosa? Avere una cotta per il suo migliore amico? Non ha dodici anni. Di avere sentimenti contrastanti? Di avere desideri nuovi? No. Non è possibile che le cose cambino in questo modo dopo tutti questi anni di amicizia, non è possibile… Quindi vuol dire che non si tratta di sentimenti o di desideri nuovi. Si deve trattare per forza di qualcosa che era già lì, sepolto per anni ed anni, dentro di lui. Qualcosa che per un crudele scherzo del destino ha deciso di riemergere adesso. Sa che ne dovrebbe parlare con Amedeo. È su questo che si basa la loro amicizia: sul dirsi sempre tutto. Non può, anche se vorrebbe tanto, nascondergli una cosa simile. Ma deve farlo davvero adesso? In questa situazione? Durante il Festival di Sanremo? E se distraesse Amadeus dal suo lavoro? Decide di tornare indietro e fare finta di niente. Potrà raccontare ad Ama cosa gli è successo in questi giorni una volta che il festival si sarà concluso.
Il piano di Fiorello fallisce ancora prima di cominciare. Non ha neanche il tempo di pensare a quando sarebbe un buon momento per poter parlare tranquillamente con Amadeus, perché lui lo avvicina prima di salire sul palco per la quarta serata. «Dopo la puntata di oggi… Possiamo parlare? Credo che ci sia qualcosa che non va e voglio confrontarmi con te…» dice il conduttore evitando lo sguardo dell’amico e fiondandosi subito sul palco per salutare il pubblico. Adesso tutta l’attenzione di Fiorello non può che essere concentrata su quella richiesta, perché ovviamente da quel momento in avanti non ha neanche un secondo libero per poter chiedere chiarimenti ad Amadeus prima della fine dello spettacolo. E non solo: la quarta sera si rivela essere un caotico disastro che non finisce più.
Dopo la fine della puntata Amadeus e Fiorello si ritrovano a vagare per le strade di Sanremo vicine al teatro alla ricerca di Bugo e di Morgan, di chiunque riescano a trovare per primo. La situazione è disperata, soprattutto per Amadeus che non riesce a calmarsi neanche per un momento, troppo concentrato sul disastro appena avvenuto. Fiorello invece non riesce a smettere di pensare alle sue parole e si sente un’egoista. Bugo è scomparso, il Festival potrebbe risultare un fallimento per via della scena avvenuta sul palco, sicuramente ne è già nato uno scandalo e lui se ne sta lì a pensare a “Chissà di cosa deve parlarmi Ama… Dio spero che non abbia notato il mio comportamento di questi giorni perché non ho idea di come affrontarlo direttamente su una cosa simile.” Davvero, è il massimo dell’egoismo, specialmente perché al momento il suo amico è accanto a lui che sta andando nel panico per riuscire a trovare un cantante scomparso.
Bugo viene ritrovato, l’emergenza finisce e lo scandalo resta qualcosa che verrà affrontato il giorno dopo, o i giorni dopo, o le settimane dopo, a seconda di quanto la televisione italiana deciderà di parlarne. In ogni caso è una preoccupazione che può aspettare, in questo momento quello che importa è riposare. Fiorello dà per scontato che con tutto quello che è successo e con la stanchezza assurda che si sente addosso, non ci sarà assolutamente bisogno di dormire in camera di Amadeus e soprattutto spera che il suo amico si sia completamente dimenticato del proposito di parlagli grazie allo stress. Si sente davvero un pessimo amico per aver anche solo pensato una cosa simile.
Le stelle però sembra che non siano dalla parte di Fiorello perché quando arrivano nel corridoio dove si trovano le loro camere Amadeus appoggia la testa contro la sua spalla e senza guardarlo in faccia mormora «Ti dispiace dormire ancora da me? Sono troppo stressato per riuscire ad addormentarmi, magari con la tua presenza avrò più fortuna…» la sua voce è così distrutta che Fiorello si sentirebbe un mostro a dire di no… O forse no, forse vuole soltanto avere una scusa, una qualsiasi, per dormire ancora nel letto di Amadeus. Forse tutto quello che ha fatto fino ad adesso è stato trovare scuse per passare la notte con il suo amico. Cerca di scacciare il pensiero dalla sua testa ed acconsente a dormire ancora con Amedeo, subito dopo aver recuperato il suo pigiama dalla propria stanza.
Amadeus si prepara molto lentamente per andare a dormire, come se ogni movimento gli costasse non solo una quantità immensa di fatica, ma anche un forte dolore. Fiorello vorrebbe intervenire, dire qualcosa, fare qualcosa, qualsiasi cosa, ma si ritrova nuovamente bloccato ad osservare il più discretamente possibile il suo amico dal suo posto sul letto. Amadeus fa finalmente capolino da bagno con il pigiama addosso, si dirige verso il suo lato del letto e spegne la luce appena si sdraia. Fiorello pensa che non ci sarà alcun tipo di interazione questa volta, che si addormenteranno entrambi nel silenzio, ma poi sente Ama che si rivolta nel letto, appoggia la fronte contro la sua schiena e stringe la sua vita con le braccia. Istantaneamente Fiorello si pietrifica.
«Ho bisogno di contatto per questa sera…» spiega il conduttore sottovoce «Ho bisogno di te.» continua mentre si sistema per sfregare la faccia contro la nuca del suo amico «Ciuri… Sono… Sono molto felice che tu abbia dormito con me in queste sere, mi ha davvero aiutato a stare più tranquillo… Anche se tu questa mattina e due giorni fa sei scappato prima che mi svegliassi… Sai che non c’è bisogno di fare così con me… Siamo amici da troppi anni per dover essere imbarazzati dell’aver dormito nello stesso letto…» Fiorello continua a non riuscire a muoversi, anche se il tono di Amadeus è così calmo che sembra che stia approcciando un animale ferito, con la delicatezza e l’attenzione di un esperto. Di cosa sarebbe l’esperto Amadeus in questo contesto? Fiorello non ne è sicuro, non è neanche sicuro di quale sia esattamente il contesto, così resta in silenzio sperando che Amedeo pensi che si sia addormentato e smetta di parlare, o sperando che vada avanti comunque senza esigere da lui una risposta. Il conduttore non chiede se Fiorello lo sta ascoltando, ma continua a parlare lo stesso «Certo, a meno che l’imbarazzo non sia per qualcos’altro… Abbiamo dormito altre volte nella stessa stanza, nello stesso letto, soprattutto quando eravamo più giovani. Quindi se all’improvviso sei imbarazzato dall’averlo fatto e sparisci la mattina come se avessi commesso un crimine, vuol dire che c’è qualcos’altro, no? Ci ho pensato molto… Era il contatto che ti aveva dato fastidio? Non poteva essere, perché sul palco non ti sei fatto problemi… Doveva essere qualcosa che è accaduto solo qui.» Amadeus emette un leggero sospiro che si infrange sulla nuca di Fiorello, causandogli un brivido «Cosa poteva mai averti spinto a scappare da me?» il tono della voce del conduttore è più triste come se avesse davvero avuto la sensazione che il suo migliore amico non volesse la sua compagnia, ma continua comunque il suo discorso «Il tuo comportamento era così strano… E poi finalmente ho capito questa mattina… Mi sono svegliato prima di te, ma non mi sono mosso. Volevo godermi un altro po’ il letto, capisci?» Amadeus ridacchia e Fiorello si sente avvampare temendo di sapere dove sta andando a parare il discorso «Insomma ero sveglio, ma non ho aperto gli occhi, per restare in quello stato di quiete… Poi mi sono accorto che tu ti era avvinghiato a me durante la notte, che ti eri appena svegliato e volevo… Non sono sicuro di cosa volessi fare davvero… Credo testare una teoria… Così mi sono girato per ritrovarmi faccia a faccia con te.»
Ormai Fiorello è sicuro di aver capito che cosa vuole dire Amedeo ed è sicuro di non poterlo sopportare. In negativo o in positivo, finché la prossima frase del conduttore resta sospesa tra la sua mente e la sua bocca, la loro amicizia è salva. Come potrebbero mai affrontare un cambiamento simile? Deve fare qualcosa, prima che sia troppo tardi. «Ama…» cerca di dire, ma si ritrova a non sapere come continuare, quindi si volta per guardare l’amico dritto negli occhi, per quanto l’oscurità della stanza possa permettergli. Amadeus lo osserva con gli occhi che luccicano e Fiorello ha improvvisamente il dubbio che sia sul punto di piangere. «Rosario so che mi hai quasi baciato.» annuncia il conduttore guardandolo fisso negli occhi e Fiorello non riesce a decifrare la sua espressione troppo preso da come adesso il cuore gli stia martellando contro la cassa toracica. È sicuro di non aver mai conosciuto il vero significato della parola “panico” fino questo istante.
«Ama… Io…» per quanto si sforzi non riesce a trovare le parole, non sa neanche cosa vorrebbe dire esattamente. Che non voleva? Sarebbe una bugia gigantesca e Amadeus non ci crederebbe neanche per un attimo. Che era solo uno scherzo? Una bugia ancora peggiore. Come potrebbe scherzare in modo simile con Amadeus? Fiorello sputa fuori qualche altra sillaba sconnessa nella speranza che le parole vengano fuori da sole prima o poi. Il conduttore sorride leggermente ed appoggia delicatamente l’indice sulla bocca di Fiorello per fargli segno di restare in silenzio. Parla ancora, la voce debole «Come stavo dicendo, so che volevi baciarmi. E se non fossi scappato questa mattina, sapresti che lo voglio anche io.» conclude Amadeus con un altro piccolo sorriso.
Troppi pensieri passano per la testa di Fiorello tutti in una volta, tanti che non è neanche capace di processarli del tutto. Sa solo che questo è il momento di rottura. Da qui non si torna indietro, mai più. Però anche se credeva che si sarebbe sentito male, si sente invece sollevato. In un qualche modo questa è una liberazione. Trattiene il respiro per un momento mentre Amedeo si fa avanti di qualche centimetro per posargli un casto bacio sulle labbra. È appena un contatto. Quello che potrebbero fare due ragazzini timidi ai primi appuntamenti. Ma Fiorello lo sente come una scossa elettrica, un fiume in piena, un terremoto che lo attraversa e lo sconvolge. Non riesce a trattenersi dal farlo ancora, assaporarlo giusto un momento di più, poi ancora, ancora, ancora, ancora, finché non sta riempiendo Amedeo di baci, sempre più lunghi, sempre più languidi, sempre meno casti. Continua finché non sente un sospiro provenire dal conduttore che si scioglie in una risatina. Non può fare a meno di fermarsi e sorridere in risposta.
«Tutto okay?» chiede Fiorello con una punta di incertezza. Amadeus gli accarezza il viso con delicatezza «Più che okay…» lo rassicura subito e poi aggiunge «Non che non apprezzi la tua foga, ma… Abbiamo ancora una levataccia domani… Per quanto vorrei continuare la nostra attività, credimi vorrei tanto, ho ancora un festival da condurre. Ma se domani non scappi di nuovo, la notte posso essere tutto tuo.» spiega Amadeus lasciando un ultimo leggero bacio sull’angolo della bocca di Fiorello «Non vado da nessuna parte, lo giuro.» risponde a bassa voce stampando un ultimo bacio sulle labbra del conduttore.
La mattina dopo Fiorello si sveglia nuovamente avvinghiato ad Amadeus, ma non si azzarda a muoversi. Il panico, traditore, decide di tornare ancora, facendo dubitare che quanto successo la scorsa notte sia vero, facendogli dubitare che sia stata una buona idea, facendogli dubitare perfino che Amadeus lo voglia al suo fianco, ma appena il conduttore si sveglia e con gli occhi ancora semichiusi dal sonno gli sorride sussurrando «Buongiorno, Ciuri.» tutti i dubbi di Fiorello scompaiono all’improvviso. Non c’è nessuna menzogna, nessuna illusione e nessun errore nel modo in cui Ama gli sorride. «Buongiorno, Ama.» risponde sottovoce e si avvicina per baciarlo delicatamente «Sono felice di vedere che non sei scappato.» commenta il conduttore con un sorriso e Fiorello ridacchia «Da adesso giuro che non ti libererai più di me.» risponde baciandolo ancora «O dei miei baci… Ho recentemente scoperto che mi piace baciarti.» aggiunge un attimo dopo ed Amadeus ride «Bene, perché piace anche a me.»
Si alzano con calma, preferendo restare il più possibile a letto, prima di cominciare quella che sarà la giornata più difficile dall’inizio del Festival. Fiorello resta ad osservare Amadeus che si prepara fino all’ultimo minuto, poi non può evitare di doversi separare da lui per andare nella sua stanza a vestirsi. «Credi che riuscirai ad essere professionale questa sera?» dice al conduttore poco prima di uscire. Amadeus lo guarda confuso per un attimo. «Beh, riuscirai a non farti distrarre troppo dal pensare a me?» aggiunge Fiorello con un ampio sorriso. Amadeus afferra un cuscino e glielo lancia «Non dire minchiate!» gli grida prima di scoppiare a ridere. Fiorello si affretta ad uscire prima che il conduttore trovi altri oggetti da lanciare, ma nonostante la frettolosa fuga è quasi certo di averlo visto arrossire. Non male per due della loro età.
Ovviamente Fiorello non può trattenersi dal fare qualche numero. Sentirsi il cuor leggero significa anche che si sente più libero di essere aperto. Per la maggior parte della gente ha solo deciso di esagerare il suo comportamento dei giorni precedenti, stando ancora più vicino ad Amadeus, coinvolgendolo in ancora più sketch ed assurdità. L’unico nel backstage che lo guarda come se avesse capito tutto, per qualche strano giochetto di telepatia, è Tiziano Ferro. Fiorello gli lancia un’occhiata circa a metà sera e il cantante sorride e basta con un’espressione che può significare “Lo so. Sono felice per voi.”, o almeno lui lo interpreta così.
Fiorello è uno showman, e da bravo showman si sente obbligato a prendere in giro Ama almeno un po’. Aveva uno sketch pronto, qualcosa sulle differenze generazionali, ma a metà del suo discorso, preso dall’euforia pensa “Ma che minchia me ne frega a me ed a loro delle differenze generazionali? Divertiamoci un po’.» e decide di deragliare l’intera trasmissione. Cosa possono fare? Fermarlo? E ammettere che non aveva assolutamente il permesso di fare un numero che davvero divertendo il pubblico? È così che si ritrova a deviare il suo stesso sketch per costringere Amadeus a ballare un lento con lui. Ovviamente deve essere il lento più imbarazzante possibile per Amedeo, Fiorello deve essere sicuro che scenda dal palco come minimo non rosso, bordeaux. Quindi ci scherza sopra «Sei etero?» gli chiede prima di cominciare e si gode la confusione che passa sul volto di Ama che probabilmente sta dubitando di essere sveglio in questo momento e poi aggiunge «Beh, pure io.» sforzandosi di non ridere all’ulteriore disorientamento che ha causato. Poi Fiorello si assicura di mantenere il maggior contatto possibile, vuole dare uno spettacolo che l’Ariston dimenticherà difficilmente. Quando sente che il conduttore sta quasi per morire dall’imbarazzo, gli dà un colpo d’anca e conclude il suo numero. Amadeus è positivamente perso a quel punto, ma Fiorello ha ancora una canzone da cantare ed ovviamente deve essere una serenata.
La serata si conclude splendidamente. Il Festival ha avuto un grande successo, e anche se Fiorello sospetta che non sia del tutto merito di Ama, non può fare a meno di essere fiero di lui. Lo vede così pieno di energia e così felice e non può fare a meno di sentirsi bene di riflesso. Aspetta con impazienza che la conferenza stampa post-finale finisca, per costringere Amadeus a mantenere la sua promessa di essere “tutto suo” una volta finito il Festival. Finito… Non proprio, andrà avanti ancora qualche giorno tra interviste e notizie, però non sarà la stessa cosa e Fiorello sente che gli mancherà tantissimo.
Amadeus e Fiorello rientrano in albergo insieme come le altre sere e sono stranamente tranquilli. Non è la stanchezza a tenerli buoni, quanto il non sentire il bisogno di andare di fretta. «Manterrai la tua promessa?» chiede Fiorello di colpo mentre camminano, improvvisamente preso dall’insicurezza. Non sa perché, in fondo non ha assolutamente nessun motivo di sentirsi insicuro. Non si sono detti niente, non hanno davvero chiarito le cose, ma si sono baciati e… Dovrebbe bastare a farlo stare tranquillo, ma per qualche motivo non gli basta. Amadeus lo prende per uno scherzo per un attimo e ci ride sopra «Uhm… Non sono sicuro…» dice prima di notare l’espressione tesa di Fiorello «Ehi, ehi… Sto scherzando. Cosa ti prende?» aggiunge subito. Fiorello tiene lo sguardo basso «Ecco… Non abbiamo veramente parlato… E insomma… E adesso? Cosa siamo adesso? Cos’è questo? Perché c’è questo? Non hai bisogno di risposte chiare? Di certezze?» risponde cercando di trasmettere tutta la sua insicurezza al conduttore. Fiorello si sente strano. Tra loro non è mai lui quello incerto.
Amadeus ridacchia e si ferma per poter guardare Fiorello in faccia «Ciuri… Se ne hai bisogno ne possiamo discutere, ma personalmente credo che sia una situazione piuttosto semplice, la più semplice di tutte. Io provo dei sentimenti per te, che vanno oltre l’amicizia, sono attratto da te e ti voglio.» Amedeo lo dice con una chiarezza ed una sicurezza che fanno sembrare il discorso la cosa più ovvia del mondo «E tu?» chiede subito dopo, se è preoccupato della risposta non lo da assolutamente a vedere. Fiorello rimane bloccato un secondo. Non sta sognando, non si sta immaginando il tutto, sta accadendo davvero, questo è reale. Ama ha appena ammesso di essere innamorato di lui, senza usare queste esatte parole, ma comunque conta come una dichiarazione. Non si tratta più di una supposizione, adesso è una verità, un fatto. «Io… Sì… Davvero, sì… Sono solo confuso. Mi sembra che sia accaduto tutto così in fretta e non è possibile perché ci conosciamo da troppo tempo e queste cose non capitano dall’oggi al domani…» comincia a dire Fiorello perdendosi molto in fretta nel suo stesso discorso, Amadeus appoggia le mani sulle sue spalle e lo interrompe «Ha importanza?» chiede, ma come unica risposta ottiene uno sguardo confuso quindi continua «Ha importanza quando, come, perché o con che rapidità è successo? Può essere che sia accaduto questa settimana, può essere che sia accaduto dieci anni fa, può anche essere che sia accaduto il giorno che ci siamo conosciuti, ha davvero importanza quando è stato? Non basta che qui ed ora ce ne siamo accorti? Non basta che qui ed ora possiamo stare insieme?» spiega il conduttore guardando Fiorello direttamente negli occhi con lo sguardo più deciso che mai. Fiorello non riesce a far altro che scuotere la testa tutto tremante ed appena si rilassa non può fare a meno di prendere il volto di Amedeo tra le mani ed avvicinarsi per baciarlo. Si ferma a qualche millimetro dalle sue labbra e osserva per un attimo la sua espressione persa prima di spingersi in avanti con quasi tutto la sua forza. Le sue mani passano dal viso al collo ed alla vita e il bacio diventa più lento, più dolce. Appena si separano Amadeus abbassa lo sguardo e si schiarisce leggermente la voce «Direi che ci siamo chiariti.» commenta con un filo di voce.
Quando si ritrovano nel corridoio dell’albergo Fiorello apre la porta della sua camera e saluta con la mano Amadeus «Allora io vado a dormire, buonanotte eh.» dice prima di fare il primo passo dentro la stanza. Amadeus lo afferra per il colletto e lo costringe a fare marcia indietro «Dove credi di andare.» dice mentre lo spinge contro la porta della sua camera. Si guardano per un momento, sorridendo entrambi e cercando di trattenersi dal ridacchiare. «Allora?» chiede Fiorello sottovoce e subito Amadeus si fionda sulle labbra lasciando tanti piccoli e rapidi baci «Tu dormi con me stasera.» risponde il conduttore sorridendo sulle sue labbra mentre con una mano sblocca la porta dietro di loro. I due non si separano neanche per un attimo, trasformando i piccoli baci di prima in un unico languido bacio, mentre inciampano dentro la stanza cercando alla ceca un interruttore. Cadono entrambi sul letto e Fiorello, schiacciato dal peso di Amedeo riesce ad accendere la luce del comodino. Appena riescono di nuovo a vedersi in faccia sono costretti ad interrompersi perché non riescono a fare a meno di sorridere.
«Cominciamo dal toglierci i cappotti, che dici?» propone Amadeus alzandosi in piedi, subito imitato da Fiorello ed entrambi lanciano i loro cappotti in un angolo della stanza, seguiti subito dalle eleganti scarpe e dalle calze. Fiorello arriccia le dita finalmente libere dalla costrizione delle calzature e guarda per terra «Non sono esattamente sicuro di come dovremmo procedere adesso.» ammette Fiorello evitando lo sguardo di Amadeus. Il conduttore sorride e si avvicina a lui lentamente «Adesso…» comincia a dire mentre gli sfila lentamente l’elegante giacca di Fiorello «…Capiamo insieme, con molta calma…» prosegue lasciando piccoli baci sulle sue labbra, poi lungo la mandibola fino ad arrivare al collo «…Che cosa vogliamo fare…» aggiunge mentre inizia a sbottonare i primi bottoni della camicia «Senza fretta e senza forzature.» conclude tornando a guardare Fiorello negli occhi per cercare il suo assenso. Lui resta quasi in trance. È così sopraffatto dalle emozioni da non sapere neanche che cosa sta provando di preciso. Lo sguardo che Ama gli sta rivolgendo è abbastanza per togliere qualsiasi preoccupazione dalla sua testa. Lo bacia con cautela, con delicatezza, assaporando ogni millimetro delle sue labbra e della sua bocca ed azzardandosi ad aggiungere la lingua al bacio. Amedeo non protesta, anzi, emette un sospiro soffocato che Fiorello non sarà mai capace di dimenticare. In un attimo la delicatezza viene dimenticata, si aggrappano l’uno all’altro come se ne dipendesse la loro vita, mordono l’uno le labbra dell’altro ed allungano le mani per sbottonarsi a vicenda le camicie. Fiorello toglie in fretta la giacca ad Amadeus e per poco non strappa la sua camicia mentre lo fa cadere sul letto.
Il conduttore ride «Preferirei arrivare intero a domani mattina, sai?» commenta e Fiorello resta un attimo bloccato dall’imbarazzo, poi Amadeus gli prende il viso tra le mani per abbassarlo e continuare a baciarlo. Fiorello inizia a scendere con i suoi baci lungo il collo, lungo la clavicola, sullo sterno, concentrandosi su ogni centimetro di pelle a sua disposizione. I sospiri di Amadeus aumentano e lo incoraggiano a continuare. Scende ancora fino ad arrivare al bordo dei pantaloni di Amedeo e quello che sfugge dalle sue labbra è decisamente un gemito soffocato. Fiorello si sente avvampare. È consapevole di essere stato lui la causa di quel suono ed è un potere che non sa come gestire. Si interrompe, continuando solo ad accarezzare delicatamente i fianchi dell’uomo sotto di lui «Ama… Io… Non so cosa voglio fare…» ammette a bassa voce, mordendosi le labbra come se si vergognasse profondamente di aver anche solo pensato una cosa simile. Amadeus si mette a sedere e guarda Fiorello negli occhi mentre gli accarezza una guancia «Puoi farmi tutto quello che vuoi.» dice serio e Fiorello deglutisce a fatica «O puoi anche non fare niente…» continua il conduttore facendo scorrere un dito lungo le braccia e il lungo il petto dell’altro uomo «… E lasciar fare me…» suggerisce con un sorriso «E possiamo anche non fare assolutamente niente. L’importante è che tu non ti senta costretto a fare nulla che tu non voglia. Basta solo che mi dici che cosa vuoi ed io ti accontenterò.» conclude Amadeus baciandolo ancora una volta.
Fiorello prende un respiro profondo cercando di schiarirsi la mente ed interrogarsi su cosa voglia esattamente. Non vuole fare errori, non vuole macchiare con dei brutti ricordi questo momento e per assicurarsi che questo accada deve essere sicuro, assolutamente sicuro di che cosa vuole. Una serie infinita di immagini gli passano per la testa e la maggior parte, per quanto piacevoli gli provocano solo del panico. Piccoli passi. Ha bisogno di andare a piccoli passi. Questa non è l’ultima notte che ha a disposizione sulla terra e non ha senso avere fretta di fare cose per cui non è veramente pronto. Basta mantenere le cose semplici, gli piacciono le cose semplici nonostante quello che gli altri possano pensare di lui. C’è in fondo un unico pressante desiderio che ha assolutamente bisogno di soddisfare in questo momento e decide di chiedere ad Amedeo di soddisfare quello. «Voglio toccarti.» dice semplicemente con la voce strozzata. Amadeus trattiene il respiro ed annuisce con forza, tornando a stendersi sul letto «Sono tuo, Fiore. Solo tuo.» dice con filo di voce.
Fiorello si ferma ad ammirarlo per un attimo: lo sguardo perso rivolto verso di lui, il petto arrossato dai baci che gli ha dato prima e l’intero corpo che trema, quasi impercettibilmente. Quando abbassa lo sguardo Fiorello nota per la prima volta l’erezione nei pantaloni di Amadeus, si rende conto di essere in condizioni simili e sente il desiderio di toccare l’altro uomo crescere sempre di più. ricomincia a baciare il petto di Amedeo mentre con le mani che tremano slaccia la sua cintura e gli sfila lentamente i pantaloni e i boxer. Non sa esattamente che reazione si aspettava di avere in questo momento, ma la sensazione che il suo cervello sia andato in cortocircuito sicuramente non è una sorpresa. Fiorello ricomincia a baciare Amedeo a bocca aperta, senza controllare la sua foga e fermandosi di tanto in tanto per mordergli le labbra, nel frattempo fa scendere una mano tra le sue gambe e inizia a toccare delicatamente la sua erezione. Ammira Amedeo che si scioglie letteralmente sotto di lui, mentre si morde le labbra per trattenere i gemiti. Non sa esattamente cosa dovrebbe fare quindi cerca di pensare a quello che piace a lui e tenta di riprodurlo nei movimenti della sua mano, mentre continua a lasciare baci ovunque riesca ad appoggiare la bocca.
Quando Fiorello crede che Amedeo non possa farlo impazzire più di così, lui spinge il bacino verso la sua mano e si lascia sfuggire un vero e proprio gemito «Ah… Rosario-» prova a parlare ma viene subito interrotto da una serie di piccoli gemiti che ormai non si cura più di trattenere. Fiorello viene preso da un profondo istinto di possessione e stringe la mano libera intorno al fianco di Amedeo «Dillo ancora.» sussurra «Dì ancora il mio nome.» aggiunge e subito Ama inizia a cantilenare il suo nome tra un gemito e l’altro, spezzando più volte ogni sillaba con i suoi sospiri. A questo punto Fiorello non riesce più a fermarsi e continua a toccare l’erezione di Ama, scorrendo per la sua lunghezza, soffermandosi sulla punta e non smette mai di baciare, mordere e succhiare il suo collo scoperto. Non gli importa di altro se non di far provare piacere ad Ama, ogni suo pensiero è concentrato solo su quell’obbiettivo. I gemiti che provengono dalla sua bocca sono musica alle sue orecchie e vorrebbe sentirli ancora e ancora e ancora. Ama si morde le labbra e si sforza di parlare mentre ansima «Ro- Ah… Rosari- Oh… Oddio… Ci sono quasi… Sto per-» riesce a dire con un filo di voce e Fiorello non riesce a rispondere, concentrato solo sul muovere la sua mano più velocemente, a lasciare sempre più baci sul collo di Amadeus, finché non viene nella sua mano con il suo nome sulle labbra.
Fiorello non può fare a meno di sentirsi fiero mentre osserva Ama che fatica a riprendere fiato, le guance rosse, la fronte imperlata di sudore, completamente sopraffatto. Sapere di essere stato lui ad avere quell’effetto gli dà una sensazione di potere e di piacere che non ha mai provato prima. Si alza per portargli un asciugamano e lo aiuta a ripulirsi dal seme che gli è rimasto sullo stomaco. Non può fare a meno di notare come tutto questo gli sembri naturale, quasi familiare, sicuramente giusto. Il conduttore riesce lentamente a mettersi seduto sul letto e baciarlo pigramente «Sei… Sei stato perfetto…» riesce a sussurrare con voce stanca, poi lo spinge leggermente per farlo sdraiare dove prima si trovava lui «E adesso voglio ricambiare il favore…» aggiunge con un sorriso. A Fiorello basta sentire quella frase per fremere in anticipazione. Ama può fargli qualsiasi cosa in questo momento, può anche decidere di calpestarlo e lui lo ringrazierebbe.
Amedeo, come ha fatto lui prima, inizia dal baciargli la mascella ed il collo, ma al contrario di lui si sofferma sulla sua giugulare per mordere delicatamente e succhiare la sua pelle. Scende molto lentamente, prendendosi tutto il tempo per lasciare una sottile scia di morsi e segni. Ogni centimetro della sua pelle sta bruciando e Fiorello sente di impazzire, vuole più contatto, più attenzioni, vuole sollievo, ma Ama non accenna a volerlo toccare dove più ne ha bisogno. Fiorello sospira ed emette dei leggeri lamenti, ma Amadeus sembra ignorarlo. Mentre continua a coprirlo di morsi e baci lo accarezza delicatamente con le mani lungo il petto, intorno ai fianchi, fa scivolare una mano sotto di lui e solleva leggermente il suo bacino per stringergli il culo, gli slaccia i pantaloni ma non glieli sfila. Fiorello si ritrova a muovere il bacino verso l’alto alla disperata ricerca di un qualsiasi tipo di frizione, ma Ama lo tiene fermo con una mano e ridacchia «Ho io il controllo adesso, Fiore… Dovrai essere paziente.» dice con uno sguardo di sfida. Ritorna a baciare il suo petto e succhia delicatamente uno dei suoi capezzoli. Fiorello si fa sfuggire un leggero gemito e subito si morde il labbro. Ama ride contro la sua pelle e continua la sua opera prima da una parte e poi dall’altra.
Quando finalmente il conduttore ricomincia la sua inesorabile discesa lungo il suo corpo, Fiorello è sicuro di non ricordarsi nemmeno come si chiama. Non c’è spazio per nessun pensiero nel suo cervello, troppo perso nelle attenzioni che Amadeus gli sta dedicando. Sente che i suoi baci arrivare al bordo dei suoi pantaloni ed è sicuro di star per perdere i sensi, non riesce neanche ad immaginare come si potrà sentire quando Ama starà effettivamente toccando la sua erezione. Il conduttore gli sfila i pantaloni e li getta ai piedi del letto, ma gli lascia addosso i boxer e Fiorello, confuso vorrebbe chiedere perché ma appena apre la bocca per provare a parlare, Amedeo bacia la sua erezione attraverso i boxer e tutto quello che esce dalla bocca di Fiorello è un lamento strozzato. «Ah… Ama… Ti prego… TI prego… Sto impazzendo… Ti prego…» comincia a cantilenare appena trova la forza di parlare. Amadeus alza lo sguardo per stabilire un contatto visivo e sorride «Dovrai essere più specifico con le tue richieste, Ciuri…» dice trattenendo una risatina. Fiorello butta la testa contro il cuscino e emette un lamento di frustrazione. Quest’uomo. Incredibile. Sempre tutto timido, nervoso, insicuro, ed è questo il momento in cui decide di dimostrargli di saper essere assolutamente in controllo della situazione? È questo il momento in cui decide di dimostrargli di poterlo costringere a fare qualsiasi cosa? Perfino pregarlo?
«Ti prego… Ama…» dice a fatica tra un respiro spezzato e l’altro «Fai qualcosa, toccami… Ho bisogno… Non resisto più… Ama… Ti prego… Toccami…» non riesce nemmeno a formare una frase completa, troppo perso nel suo bisogno, troppo concentrato sulla sua erezione dolorante e si sente patetico. «Dato che lo hai chiesto così bene…» scherza Amadeus abbassando di nuovo la testa. Prima di aiutarsi con le mani decide di tirare giù i suoi boxer con i denti per i primi centimetri e Fiorello si sente davvero morire. Crede che non possa essere peggio di così, che ormai non c’è niente che lo possa sconvolgere di più, ma Ama non lo tocca come ha fatto lui prima al suo posto, no, Ama lo prende in bocca. Il suono gutturale che gli esce dalle labbra è qualcosa di innaturale, che gli rimbomba nelle orecchie per svariati secondi. È questo il momento in cui Fiorello si rende conto, e non sa perché ci ha messo così tanto a capirlo, che questo chiaramente non è il primo rodeo di Amadeus. Perché i suoi movimenti non sono incerti, neanche un po’. Sa esattamente dove si può permettere di passare con delicatezza i suoi denti, dove lasciare baci e dove dare delle piccole leccate. Riesce a prendere la maggior parte della sua lunghezza in bocca senza apparente sforzo e lo succhia con la stessa naturalezza che avrebbe con un ghiacciolo. Non può fare a meno di buttare la testa all’indietro e stringere i pugni nelle lenzuola fino a che le sue nocche non diventano bianche.
Fiorello non riesce più a parlare, solo a gemere, così forte che pensa che probabilmente lo stiano sentendo fino a Genova. Ma non gliene frega niente. Ha appena scoperto che Amadeus è a quanto pare un dio dei pompini, ha tutto il diritto di reagire in quel modo. Per un breve momento si chiede perché, in tutti questi anni, non ha mai saputo questo dettaglio e poi si dà da solo dell’idiota. Perché quando mai una persona normale si mette a parlare delle proprie abilità sessuali con i propri amici? Soprattutto nel loro caso, dato che Fiorello non sapeva neanche dell’attrazione di Amedeo per il genere maschile… Sì dà dell’idiota di nuovo. Lo sapeva. In un qualche modo lo ha sempre saputo, semplicemente ha sempre sepolto l’informazione in un qualche angolo del suo cervello per anni ed anni. In fond- I suoi pensieri vengono interrotti da un improvviso risucchio di Ama che lo fa quasi urlare. «Oh- Oddio- Ama-» dice tra i gemiti e spinge il bacino verso la bocca del conduttore, che ha la sfacciataggine di gemere attorno alla sua erezione facendogli sentire ogni minima vibrazione. «AMA-» grida Fiorello con la voce che si spezza «CAZZ- Sto per venir-» non riesce nemmeno a finire la frase perché intanto Amedeo ha aumentato il ritmo e lui non riesce a non venire in quell’istante urlando ancora il suo nome. Non riesce nemmeno a spostarsi per non venire nella bocca di Ama perché lui lo tiene fermo, ed ingoia. Fiorello è abbastanza sicuro di essere morto a questo punto e butta la testa all’indietro, sfinito.
Quando riesce a riprendersi, Amedeo sta tornando nel letto dopo essersi dato una ripulita e sta sorridendo come un idiota. Fiorello cerca di ricambiare il sorriso, ma è talmente stanco che riesce appena ad alzare un angolo della bocca. «Stai bene?» gli chiede a bassa voce il conduttore, anche lui chiaramente molto stanco, mentre gli si sdraia accanto ed appoggia la testa contro la sua spalla. Fiorello emette uno sbuffo sorpreso «Se sto bene? Me lo stai chiedendo sul serio? Dopo il pompino fantastico che mi hai fatto? Dovrei chiedertelo io se stai bene, in confronto a quello che mi hai fatto tu io probabilmente sono sembrato un ragazzino alla sua prima volta…» comincia a dire e subito Amadeus lo interrompe «Ehi, ehi… Sei stato fantastico… E comunque volevo sapere se ti senti bene, nel senso di “non ti stai pentendo di nulla e non ti stai torturando mentalmente, vero?”» si spiega «Oh.» risponde Fiorello «Beh. No, non mi pento di nulla e non mi sto torturando… Solo…» aggiunge prima di interrompersi un momento, attirando ancora di più l’attenzione di Amadeus che si volta leggermente verso di lui in attesa che continui «Solo che continuo a chiedermi una cosa… Quanta esperienza hai esattamente… E non provare a dire “nessuna” perché non sono stupido, è piuttosto lampante che tu abbia dell’esperienza.» conclude Fiorello e attende la risposta restando sulle spine. Non ci sarebbe niente di male anche se Ama gli dicesse di essere stato con mille altri uomini, ma non riesce a fare a meno di sentirsi un po’ troppo inesperto in confronto a lui e… geloso.
Amadeus nasconde il volto contro la spalla di Fiore ed esita per un attimo prima di rispondere «In quasi quarant’anni solo due.» dice prima di fare una piccola pausa per permettere a Fiorello di assorbire la notizia «Entrambi già dopo che ci eravamo conosciuti… Tu sei stato il primo per cui io abbia… Provato qualcosa… È grazie a te che mi sono accorto di essere attratto dagli uomini… Però… Mi sembravi così… Irraggiungibile…» cerca di spiegare il conduttore ma fa fatica a completare il suo discorso quindi prende un respiro profondo nel tentativo di calmarsi prima di continuare. Incredibile che sia così nervoso adesso considerando con che sicurezza di comportava prima, pensa Fiorello mentre lo guarda seppellire sempre di più la faccia contro la sua spalla ed evitare a tutti i costi il suo sguardo. «Ero convinto che non ti avrei mai avuto, capisci? E così… Ho provato ad andare con un uomo per distrarmi da te, senza successo… La seconda volta è stata parecchi anni dopo, ho avuto un momento di… Sconforto… Ero riuscito a seppellire i miei sentimenti per te molto in profondità, ma ho avuto un periodo in cui sono tornati a galla e volevo solo dimenticarmene per non dover soffrire… Sono uscito con un tizio per qualche tempo… Ma ho concluso subito la storia quando mi sono reso conto che rischiavo solo di ferirlo perché non provavo niente per lui e continuavo a pensare solo a te.» riesce a concludere Amadeus.
Fiorello lo costringe a sollevare la testa per baciarlo e si rende conto che sta piangendo. «Da quanto hai questi sentimenti per me?» non riesce ad evitare di chiedere, anche se teme di sapere già la risposta. «Ho iniziato ad averli poco meno di un anno dopo che ci siamo conosciuti.» risponde il conduttore, ma la sua voce si spezza a metà frase. Fiorello lo stringe e lo bacia, lentamente e dolcemente. In tutti questi anni non si è mai reso conto che Amedeo si stesse tenendo questo peso dentro. Si chiede quanto deve averlo consumato. Trentacinque anni. Trentacinque fottuti anni.
Fiorello sa che anche lui prova dei sentimenti per Amedeo, ovviamente, ma non riesce a stabilire un momento preciso, non riesce a ricordare quando ha iniziato ad averli. Cerca di scavare nella sua testa per pensare a quando ha scoperto di essere attratto anche dagli uomini. Lo sa da sempre. Ma fa finta di non saperlo. Per uno della sua generazione, che viene dalla Sicilia poi, una cosa del genere è quasi un crimine. Ha sempre, sempre, sempre mentito a sé stesso, così tanto che ad un certo punto ha iniziato a credere alle sue bugie. Ripensa a quando ha conosciuto Amedeo, a quando erano giovani e facevano tutto insieme, a quando si è reso conto che era il suo migliore amico. E si accorge che sì, sono sempre stati amici, ma già dall’inizio il legame che sentiva di avere con lui è sempre stato più forte. Non lo ha mai definito amore perché non avrebbe mai potuto, ma era quello che sentiva. Chiamarlo amicizia era solo più facile. Si accorge in quel momento che se entrambi avessero avuto più coraggio non gli ci sarebbero voluti trentacinque anni per finire a questo punto.
«Ama…» mormora piano e si sdraia su un fianco così da trovarsi faccia a faccia con il conduttore prima di continuare «Mi dispiace… Mi dispiace che ci siano voluti tutti questi anni… Ormai non possiamo tornare indietro, ma spero che tu possa accettarlo comunque. Ti amo. Mi sono reso conto che ti amo da trentacinque anni, che ti amo profondamente come mai ho amato nessuno… Ti amo, ti amo, ti amo, ti amo, ti amo… E adesso non smetterò mai di dirlo.» conclude con un sorriso appena accennato. Amadeus trattiene il respiro prima di spingersi in avanti per coprire le sue labbra di baci fino a perdere il fiato «Rosario… Ciuri… Non sai quanto ti amo… Ti amo, ti amo così tanto…» dice tra un bacio sorridendo sempre di più. Fiorello ricambia i suoi baci finché non diventano più lenti, più lunghi e più disordinati. Non riesce neanche a definire quello che prova, sa solo che si sente sopraffatto da una sensazione di immensa felicità, un’energia straordinaria che non accenna ad estinguersi presto.
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emmasuon · 6 years ago
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Il Metamoro Glee!AU che ritorna
Si, ok, è passato un po’ di tempo dalla parte 1, ma capitemi, leggendo tutte le belle cose che vengono postate mi ero demoralizzata. Poi però è tornata l’ispirazione, e qualcosa sono riuscita a buttare giù, non so di che tipo ma è sempre qualcosa no?
Quindi ecco a voi la parte 2 della Glee!AU.
Dove eravamo rimasti?
Ah si, ad Ermal incantato con un Montanari selvatico pronto a colpire.
Ma Fabrizio?
Lui nel frattempo, usciva dalla stanza dandosi delle pacche sulla schiena da solo
Daje Fabbrì, ce l’hai fatta
Che poi in realtà non c’aveva nulla da fare lui in quel momento
Solo non sapeva come continuare una conversazione che stava per diventare imbarazzante.
E quindi ora doveva solo aspettare che il ricciolino bello lo contattasse
Cosa che successe ben 10 minuti dopo l’uscita di scena di Fabrizio
Ed Ermal era stato anche trattenuto da Marco eh
Ciao sono Ermal del Glee Club, dove ci vediamo? E quando?
E così si videro il giorno dopo sotto le gradinate del campo di atletica
Fabrizio era lì già da 15 minuti, suonicchiando la chitarra, lavorando a qualche melodia che aveva in testa
“Ah ma quindi scrivi pure?!”
Ciao anche a te Ermal
Fabrizio salta, non si aspettava che il piccoletto riccioluto con lo zainetto sulle spalle lo beccasse proprio in quel momento
Che poi Fabrì, quando ti dovrebbe beccare, mentre fai la doccia? L’hai invitato tu nel tuo posto segreto, non dovresti essere sorpreso, ma comunque
“Quando capita…”
“Dai, fammi sentire qualcosa”
E nel mentre Ermal si siede su una delle sedie di plastica, logore, che Fabrizio e i suoi amici avevano portato di nascosto all’inizio dell’anno
“Siamo qui per decidere un duetto, non dibattere delle mie doti artistiche”
“va bene, va bene. Allora, io avevo pensato a qualche cosa”
E tira fuori un pacco di fogli dallo zainetto che sembrava tanto piccolo
Quell’Ermal lì deve avere delle doti magiche, altrimenti non si spiega come un’intera risma di foglia sia entrata in quello zainetto minuscolo.
Fabrizio si guarda male quei fogli, ma molto male
“Allora, possiamo fare Popular da Wicked, oppure Every Breath You Take dei Police, o –“
Fabrizio, che nel frattempo continuava a guardare male Ermal mentre impilava fogli su fogli sulle ginocchia
“Ti pare che io mi metto a cantare Wicked piccolè?”
Io sono sorpresa che Fabrizio sappia cosa sia Wicked, ma sorvoliamo.
“No, era solo una proposta infatti. Tu che pensavi di fare?”
“Guarda, se stamo messi così possiamo pure fare un pezzo originale. Te sai scrivere?”
“Abbastanza. Se mi passi la chitarra ti faccio sentire qualcosa.”
Ora, in questo AU Ermal è sì il nostro caro Ermal, ma diciamo che gli manca un po’ di esperienza, ecco.
Infatti quando Fabrizio gli passa la chitarra, il nostro riccio preferito se ne esce con
“Spuuuuma… beato chi ti uuuusa, sei così forte che ti metterei anche sulla luuuuunaaa”
Da cantare come Bionda, se non fosse chiaro.
Ermal Meta e la spuma come Rachel Berry e il suo cerchietto
Fabrizio è rimasto stecchito.
Possibile mai che un ragazzo che lo stava per far piangere cantando Bang Bang potesse aver tirato fuori una canzone dedicata alla spuma per capelli?
Che poi ok, scrivere e interpretare sono due cose totalmente diverse, ma Fabrizio se lo sentiva che Ermal non era veramente così scarso.
“Uhm…  non è male, ma nun c’hai nulla che non sia sui capelli?”
“Cos’hai contro le canzoni sui capelli?”
“Assolutamente niente, ma te vuoi veramente proporre a Baglioni una canzone sulla spuma per capelli?”
Silenzio imbarazzante in cui Ermal riflette su tutti gli errori della sua vita.
“Ok allora tu hai qualche idea?”
“L’altro giorno stavo a guardà il notiziario, capito? E c’erano tutte ste immagini della guerra in Siria, e poi gli attentati in Europa e boh, m’era venuto in mente un ritornello…”
E quindi Fabrizio prende dalle mani di Ermal la chitarra, e tutti noi sappiamo quale ritornello si mette a cantare.
Ed Ermal si sente scattare qualcosa dentro mente ascolta l’altro urlare Non mi avete fatto niente, e gli si sblocca qualcosa.
Prende uno degli spartiti che aveva poggiato sulle gambe e sul retro comincia a scrivere un testo, sotto lo sguardo sorridente di Fabrizio.
E quando legge quello che Ermal ha scritto sorride il doppio perché... beh, perché lo sapeva, se lo sentiva.
Poi presentano in aula quella canzone
Con Baglioni raggiante perché “i miei migliori studenti si sono uniti ah che goduria”
Ma deve stare zitto, perché lui è un professore e non può avere preferenze
Ma quella canzone è proprio bella, e gli propone di portarla come pezzo principale al campionato provinciale
E chi sono Ermal e Fabrizio per dire no al professor Baglioni?
E da quel momento i due diventano inseparabili, sempre seduti vicini, sempre a fare i compiti insieme, sempre a parlottare tra di loro.
E tutti si cominciano a fare domande
Pure Marco
Soprattutto Marco, che dalla sua posizione strategica sul lato della stanza osserva e giudica tutto.
“Ma no, siamo solo amici, è quasi un fratello ormai” gli dice Ermal quando lo interroga, in uno dei rari momenti in cui Fabrizio c’ha qualche altra cosa da fare
“Sei sicuro? No perché fino a un mese fa avevi la bavetta ogni volta che lo vedevi”
“È un bel ragazzo certo, e simpatico, e sensibile, e ha una bella risata, e… oh cazzo.”
To Be Continued (Ma non assicuro niente)
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itachi-with-a-chicken · 6 years ago
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SPILUNGONE!AU
in risposta a questo prompt :
Ciao, sono l'anon dei bacini che torna a romperti le scatole ❤️ Ho visto che stai cercando idee per una MetaMoro ignorante e volevo suggerire una AU dove si conoscono ad un concerto ed Ermal è sempre in mezzo col telefono perché vuole dimostrare di essere gggiovane (anche se sappiamo che non lo farebbe irl) e dopo un po' Fabrizio Si Scazza perché va beh che pure il tipo ricciolino non è affatto una brutta vista ma lui era lì per il concerto.
spero ti piacerà
disclaimer: non seguite gli insegnamenti di Ermal; scusate i luoghi comuni sulla metro romana;
Fabrizio, 28 anni d’età, pensava fosse terminato il tempo dei concerti nei luoghi a caso per lui
e invece no, perché si ritrova pressato tra un omone che era facilmente il suo doppio e un paio di ragazzine che avranno avuto la metà dei suoi anni ad ascoltare l’amico del suo amico che quella sera faceva il concerto e che fai, non ci vai?
e chissenefrega che aveva smontato letteralmente un’ora prima del concerto e che quell’ora l’abbia impiegata per arrivare al locale lui era ancora giovane e queste cose evoglia che le poteva fare, si si, fucking watch me
Poi la musica non era neanche malaccio i mean non esattamente il suo genere ma già che era in italiano e non era quello strano hip hop che andava  di moda adesso a lui diceva culo
non ha fatto in tempo a finire di pensare quella cosa che la gente nella fila d’avanti si muove e dal nulla compare sto’ albero di persona esattamente nella traettoria che si era trovato per vedere il palco
e come se non bastasse il tizio agitava pure il telefono come un ossesso manco fossero al concerto di Vasco dio santo placati coso
cosa Fabrizio avrebbe voluto dire: gentile signore, comprendo il suo entusiasmo dovuto a l’attività culturale che stiamo sperimentando e di conseguenza vuole esternarlo con il moto ondulatorio del cellulare ma la prego di metterlo via e se possibile spostarsi un po’ di là cosicché anche io possa beneficiare della visione del concerto, oltre che dell’atto uditivo.
Cosa Fabrizio, stanco dopo 8 ore di lavoro a giugno, ha detto: AO’ MA TE LEVI DAR CAZZO.
Col senno di poi, la cosa poteva essere gestita meglio. Ma almeno il tizio effettivamente si sposta -non prima di avergli mandato un’occhiataccia di quelle potenti- e Fabrizio può guardare in pace il ragazzino sul palco
quindi tutto super fun Fabrizio sogna il letto di casa sua può letteralmente sentire le coperte attorno a lui 
è tanto stanco che pure in mezzo al casino si sarebbe potuto appisolare
quindi recupera la macchina e si mette per strada felicissimo che quella giornata fosse finalmente giunta alla fine e chi ti vede sul ciglio a camminare?
ora, chiariamoci, non stavano in città e Fabrizio stava guidando su una strada statale dove NON C’ERANO MARCIAPIEDI
e si trova il ragazzetto di prima, il palo della luce che non gli permetteva di vedere il concerto, che se la stava apparentemente facendo A PIEDI da là
e siccome mamma Mobrici raised no strunz, (e perché Fabrizio si sentiva leggermente in colpa per prima), gli si mette affianco e apre il finestrino
“aò, ti serve un passaggio?”
a Ermal poco poco piglia un infarto perché aveva la musica a palla nelle cuffiette 
perché la vita gli stava stretta e aveva deciso di finirla così, a quanto pare.
Ovviamente la prima risposta sarebbe NO GRAZIE perché le possibilità che non sia uno psicopatico sono davvero, davvero molto basse
E INVECE TE DICE CULO CHE E’ FABRIZIO MORO
ma aveva riconosciuto quel “aò” divino e soave come quello del tizio di prima e gli era tornato l’urto
“No, grazie.” e riprende a cammiare MA DOVE VAI CRETINO
Fabrizio pare della stessa idea perché lo segue al passo suo ed è tipo “meh, sali, che con la macchina ci vuole un quarto del tempo che impiegheresti tu”
“che ne sai dove vado io, sei uno stalker?”
“so che da qui alla città non c’è un cazzo”
he had a point, tho
“dai, sali, per farmi perdonare dell’uscita di prima” 
“AH MA ALLORA SEI TU”
(vi prego, immaginate sto cretino che punta il dito a una 500 scassata nel mezzo della notte)
però è ancora un filo titubante perché non si sale in macchina degli sconosciuti sapete bambini non si fa MAI 
neanche se somigliano a Fabrizio Moro
E Ermal queste cose le sa da quando aveva sei anni e ora ne aveva 22 nella grande città ‘nsomma non mi pare il caso di mandare al diavolo tutti gli insegnamenti, no?
però poi alla radio (che andava ancora a  c a s s e t t e) parte una vecchia canzone dei Muse e uhm, well, Ermal credeva nel destino
ma sopratutto credeva nel non farsi i km a piedi di notte, ma quello non era nei piani e si stava arrangiando
quindi attiva il gps sul suo cellulare e stoppa la musica, mentre il tipo stoppa la macchina
“io so’ Fabbrizio” gli dice come prima cosa appena entra in macchina “Ermal” “eh?” “E r mal”
“mai sentito, vabbe’, senti, scusa pe’ prima. So’ sbottato male”
Ermal non dice nulla, più preoccupato del fatto che non ci fosse la cintura di sicurezza in quell’auto sgangherata 
“mannaggia ai taralli oggi muoio” pensa, mentre cerca di mettersi più dritto possibile e mantenersi al sedile
“meh, dove ti porto?” “su una stella” “eh?” “no dicevo, va bene anche alla fermata della metro”
Fabrizio lo guarda, vede le borse che ha e spalanca gli occhi
Sta a vedere che si era caricato su uno spostato
“ma...famme capì, ti fa schifo una vita tranquilla? ami il pericolo? Prima i kilometri a piedi di notte in mezzo alle frasche, ora la metropolitana che pure di giorno è un azzardo..”
“oh e che devo fare se ho degli amici di merda che mi promettono passaggi e poi mi appendono per andarsene con le ragazze”
Ermal mette su il broncio e b o i isn’t he cute
insomma, Fabrizio non era cieco, ecco
“dai, damme l’indirizzo che ti ci porto”
Ermal è: touched 
ma anche creeped out perché, di nuovo, non si danno gli indirizzi di casa agli sconosciuti
così come non si sale in macchina con loro
“ma che stalker sei che non sai l’indirizzo?” “è che mi piace lasciare alcune cose nel mistero, capito?”
Ermal gli dice l’indirizzo e per poco Fabrizio non inchioda perché “ma sei impazzito a voler arrivare fino a là? manco i vestiti ti trovavi addosso”
Fabrizio c’ha un po’ ragione
e quindi dai di viaggio in macchina con la musica bella e Ermal, che fermo e zitto non sa stare, si mette a chiacchierare della musica che avevano ascoltato
“oh, bravo il tizio” “si si, è n’amico de un mio amico” “eh è pure il fratello del bassista della mia band”
(in pratica sto concerto stavano solo gente amica di amici)
“ah tu suoni?”
oh, l’apertura del vaso di Pandora
in pratica tutta la politica “non dare troppe info private agli sconosciuti” è andata a farsi fottere in tre due uno perché meh come fai a non parlare di musica
cioè poi Ermal stava tutto gasato che lo avevano chiamato con la band finalmente stava inseguendo il suo sogno e tutte cose tutte cose
e Fabrizio lo interrompe solo quando sente il nome del concorso a cui avevano partecipato la settimana scorsa (e perso VABBEH)
“ma sai che c’ero pure io?” “nooooo possibile” “eccerto” ma stavi da solo” “si” “ma dai? ma che culo ci vuole?”
“ma quindi canti pure tu?” “a tempo perso, ormai. All’età mia uno deve pure pensare alle bollette e altre cose”
“ma che siginfica, se uno ci crede davvero alla fine ci arrivano pure gli altri”
“seh, ma nel frattempo devo magnà, che dici” “dico che m’hai fatto venire fame”
perché che vuoi fare alle due di notte con un semi sconosciuto se non pigliarti un kebab e piazzarlo sullo stomaco?
e pure alle luci a neon brtt del kebabbaro Fabrizio appare carino cioè Ermal mica lo aveva visto bene prima, eh
e non si è neanche rivelato un psicopatico che sta cosa schifo non fa mai vorrei dire
Fabrizio c’ha solo fame, e giustamente magna pyccolo ancyelo che si era mangiato giusto una girella prima di uscire
poi avevano pure parcheggiato sotto casa di Ermal quindi la serata gli ha detto pure culo meglio di così 
EPPERO’
più se lo spizza più il giovane corpo di Ermal è poco favorevole al mollarlo là
però che vuoi fare, mica ti inviti uno sconosciuto a casa no? 
voglio dì, va bene tentare la fortuna, ma me pare esagerato
e Fabrizio pare si stia per addormentare
quindi saluti alla prossima magica avventura ce se vede quando ce se vede
Fabrizio monta in macchina, Ermal sale a casa
MOMENTO TOPICO CON LO SCHERMO SEPARATO IN DUE CON FABRIZIO CHE PENSA A ERMAL E ERMAL CHE GUARDA FABRIZIO ANDARE VIA CON LA SCASSA-MOBILE
e let’s call it a night anzi mettiamo la sveglia che sennò domani so’ cazzi, vero E’?
Ermal fa per pigliare il cellulare e OH TU GUARDA NON C’E’
contemporaneamente, Fabrizio, spegne la macchina nel garage, fa per prendere il borsello e COSA TROVA ABBANDONATO SUL SEDILE?
esatto, il cellulare del genio
ma era davvero troppo tardi quindi una volta recuperato e messo nel borsello decide senza troppe cerimonie di andare a dormire, glielo avrebbe riportato l’indomani
ALLORA DITEMI CHE NE PENSATE SE DEVO CONTINUARE SE HA SENSO PERCHE’ BOH NON SO MANCO IO CHE STO A SCRIVE’ SO SOLO CHE QUA LE COSE COSANO
@ anon dei bacini pls il tuo feedback è necessarissimo
ECCO LA PARTE DUE ACCORRETE
bye
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daughterofmilos · 7 years ago
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Sometimes Grantaire still forgets that the bone-deep understanding between them is only worth a damn if they continue to communicate. Alika might know her better than anyone else in the world, but he can only ever know what Artemide chooses to tell him, nothing else.
Riprende a scrivere ancora un po`, correggendo e sistemando questa e l`altra cosa prima di tornare sulla cugina. Inspira, espira, prende un foglio bianco e scrive velocemente scribacchiando. «"Mi puoi aiutare con una cosa di rune? Tu però dovresti dormire per il resto della giornata, se lo fai. Perché prenderei il tuo aspetto."»
«Io.. Sì, certo, ma. Per il resto della giornata? Vai tu a lezione al posto mio oppure non ci va nessuno dei due?» Confusa sulle dinamiche di questo scambio, lei che in queste cose non si è mai invischiata più di tanto, continua «E io non prendo il tuo aspetto ma sono semplicemente addormentata, quindi? Uhm.» Arriccia il naso, ma è quasi prevedibile l`«Okay» che segue, considerando che gli aveva già detto di sì ancor prima di farsi spiegare qualsiasi cosa. «Cosa dobbiamo fare?»
«"Tu dormi fino a che io non torno me, ma tipo vedi quello che faccio come un sogno."» Un modo per spiegare che comunque non dovrà preoccuparsi perché non c`è pericolo che lui possa fare cose e nascondergliele. Opzione molto lontana dalla realtà ma sarebbe comunque normale pensare al peggio se la questione è dormire mentre terzi girano col tuo corpo. [..] Alla fine di tutta questa scenetta rivolge un`occhiata interrogativa alla tassorosso, come a farle capire che quel piccolo rebus era per lei, chiedendo se abbia impegni da qui a domani mattina. Aspetterebbe quindi la sua risposta prima di allungare la mano destra, quella con la runa, verso di lei. Di fronte al fuoco, cerca di concentrarsi nuovamente sulle sensazioni provate dirante il rito d`Unione in modo da riuscire anche da solo. La runa inizia a bruciargli e questo, teoricamente, vuol dire che sta andando nella direzione giusta.
«Sghicio», rubato senza problemi dal vocabolario di madama Vaughn e ormai inserito anche nel suo. «Siamo una persona sola» In un senso strano e un po` ibrido, ma è un`idea che basta per farla sorridere tra il malumore di lui e il nervosismo distratto di lei.
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wol-roos · 7 years ago
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Compleanno con Mr. Morte
Bentornati discotecari, fighetti, politici, elfi, facoceri, gnomi e re!  Questo è un giorno molto importante e pieno di gioia. No, tranquilli, non è morto Vasco Rossi, è semplicemente il mio compleanno. Ogni dettaglio potrebbe farvi scoprire la mia età, quindi eviterò di scendere nei particolari.  Cosa potrei dirvi quindi? Non lo so onestamente, è qualcosa che mi fa stare bene e dall’altra parte non me ne frega niente.  Il vero problema è un’ulteriore tacchetta sul mio orologio biologico, che di anno in anno mi fa avvicinare a Mr. Morte.  Cosa? Ah, sì, io lo chiamo così.  Pensate che mi immagino proprio uno scheletro in giacca e cravatta, quindi il “Mr.” ci sta proprio bene nel mio immaginario. Comunque, ci ho pensato, a come sarà quando lo incontrerò. Qualcosa del tipo: “Uhm.. è qui l’ufficio collocamento M.O.R.T.I?” “Sì, sì, venga avanti, prego!” “Ecco.. io.. insomma sono un po’ timido, sa com’è, ascoltavo un po’ di Black Metal ed ho ucciso per sbaglio il mio pesce rosso, ma a parte questo non ci capisco molto di morte.” “Ma si figuri, è normale, ci siamo passati tutti!” “E Gesù?” “Discorso scomodo. Di lui non parliamo qui.” “Capisco..” ... “Immagino voglia parlare con Mr. Morte, dico bene?” “Se non lo scomodo troppo..” “Non si preoccupi, ha l’eternità per farlo!” E poi immagino di entrare nel suo enorme ufficio, più nero di tutti i guardaroba delle finte ragazzine depresse. Il portone è fatto di ossa umane, con il manico in finta pelliccia rosa. Avanzo. “Scusi, è permesso?” “Se cerchi Merlino l’indovino è al piano di sotto eh, io non posso prevedere cosa è permesso se manco mi dici cosa.” “No, ecco.. scusi, ahah, intendevo se era permesso entrare.” “Ahhhh, ma certo, accomodati caro.” Ci sediamo. Lui è tutto pelle ed ossa. Anzi, solo ossa. Letteralmente. “Ci si rivede caro, eh?” “Ma come ci si rivede? Io non l’ho mai vista Mr. Morte.” “Eh come no, non ti ricordi quando avevi 4 anni e mentre correvi hai preso lo sportello di una Volkswagen così forte da lasciarci il solco della faccia?” “Puttana vacca, ecco perché ho il naso storto!” “Eh sì. Ti vedo bene dai, sei finito qui da giovane, come è successo?” “Mah guarda, storia lunga...” “Ho tempo, non preoccuparti.” “Beh, ero nel mio periodo nero. Insomma sai, non scrivevo niente, ore ed ore a guardare documentari discutibili su Netflix e più che un uomo ero diventato metà ratto e metà elfo oscuro.” “Brutta roba..” “Già. Insomma, per colmare quel periodo terribile, ogni sera, invece di rimanere a casa e cucinare riscaldare della roba, uscivo a mangiare sushi all’all you can eat sotto casa mia. Il sushi faceva schifo, però era meglio che deprimersi in casa, capisci, no?” “Certo, certo, continua caro.” “Ehh niente, dai, te la faccio breve. Ho continuato così per 7 mesi fin quando quel sushi merdoso non mi ha portato nello stomaco una tenia lunga quanto un dito del piede di Chiara Ferragni.” “Ma non si muore per una tenia, cioè..” “Sì, ma la mia dopo 2 mesi di astinenza dal sushi di pessima qualità è uscita. Dal mio culo più precisamente. Sono morto sul cesso, con il culo sfondato. Tipo come in un porno interraziale, non so se rendo l’idea.” “Capisco. Bella merda.. ahah.. scusami, era pessima questa.” “Figurati, dopo tutte le battute sui giudei che ho fatto guarda..” “Io sono ebreo.” “Ah. Ehm.. beh.. quindi andrò dal diavolo o.. insomma, da Dio?” “Dio?” “SÌ insomma, quel tipo barbuto, vestito di bianco, capelli bianchi, vecchio, nominato un po’ da tutti..” “Non so di chi parli. C’è solo l’inferno e il diavolo.” “Ma.. e i buoni dove vanno?” “È questo il punto. Per ora non è ancora mai arrivato nessuno di buono, quindi teniamo solo l’inferno. Vuoi che ti accompagni o fai da solo?” “Faccio da solo.”
Alla prossima!
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myweeknessmenu · 7 years ago
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Recap live 09/04/2018
Quando stasera in chiusura di live ho accennato al fatto che appena messo giù avrei fatto il riassunto, in chat è stato scritto che “fare i riassunti è impossibile, ma come fai”, e visto che durante la live mi è più facile del solito pensare ai lati migliori delle cose ho fatto un paragone con un bell’appuntamento, e il riassunto in quel caso è come scrivere sul diario appena tornata a casa, certamente ti ricordi tutto. Però c’è un altro tipo di memoria che mi aiuta quando cerco di compilare questi elenchi di links, ed è più semplice scriverne che parlarne. Quanti anni sono che facciamo live? Un po’ ormai. Eppure c’è sempre una certa ansia per me, prima, durante e dopo. Prima di non sapere cosa dire, durante di stufarti/fare troppo mhpa con la bocca (hai presente, no?)/perdermi in seimila uhm ehm aaah, etc., e dopo ripenso a quello che ho detto con tutti i miei demoni che in coro elencano cosa avrei potuto dire meglio/di più/in modo più preciso.
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Tutto sommato però vedi? Tutto ha lati positivi. Grazie alle “production notes” dei suddetti demoni mi ricordo noi si sia parlato di:
- Serie, naturalmente, proseguendo nella mia costante missione di stalkeraggio sui profili di chi mi segue su TvTime non faccio che trovare serie che ho visto, ma mi ero dimenticata di inserire (tipo 666 Park Avenue). WIN.
- Subito prima di entrare in live avevo visto QUESTO video, e quindi ho ribaltato su di te la domanda: chi morirà in Infinity War? Poi un po’ di lamentele per essere riuscita a perdermi Black Panther al cinema. FAIL.
- Ti ho chiesto se i VeniVidi fuori Oscars ti interessino, perché se sì potrei fare quelli di A Quiet Place e di Ready Player One (grazie Shergion, come sempre attentissimo, che suggerisce di farne un BOOM!), e si è accennato a due film in uscita/arrivo, Hostiles e A beautiful Boy. Sull'onda del mio rivalutare Steve Carell dopo The Office abbiamo anche ricordato The Big Short. Anche se non mi viene mai in mente il suo titolo ricordo che mi piacque, secondo me era un VeniVidi degli Oscars... 2016 forse? Hai detto che i VV ti interessano, quindi IPER WIN perché non ne ero sicura 😅 .
- Quanto a cose faighe da fare a Bologna c’è una mostra sul Giappone, di cui di fatto non ti ho parlato in live, ma almeno metto qui il link, spero di riuscire ad andare questa settimana! [Tra l’altro Palazzo Albergati è anche vicino all’adorato Mirabilia E al PopStore del mio cuore  💙 (oggi in prismachat ho visto QUESTO
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e sono un po’ impazzita, anche più di quando ho visto QUESTO)] e quella su The Wall.
- Parlando di libri, suggeriti o candidati per il futuro GDV, è saltato fuori Neal Stephenson, è abbiamo cercato di capire cosa leggere prima in quello che Amazon chiama Ciclo Barocco. Non sono sicura noi si sia giunti ad una conclusione... Io credo leggerò Cryptonomicon, come prossimo NS.
- Tornando al nostro consumo televisivo, alla domanda “qual è il vostro programma della vergogna?” si è scatenato un putiferio, che potrebbe essere trascritto con il palinsesto di RealTime  🤣. Ci sono cultori di “io e i miei batteri”, i programmi “con le spose” (me TBH), i tossici di Com’è fatto (again, ME). E mi è tornato in mente un video capolavoro di College Humour di una vita fa, concepts per giochi Nintendo Wii scartati. Te la metto QUA, ‘sta perla. Eeeeesh, rivederlo adesso è un po’ (iper) cringe.
- Scattano le 5 parole (ormai invece che il giochino di inizio live sarà quello di conclusione), qualcuno ha le mani piene di inchiostro e mi viene in mente un canale YT che mi piace molto che recentemente ha fatto un video sulle sue penne preferite per il bullet journaling, che è passato dritto dritto da un infobox di YT ad una wishlist di Amazon.
Grazie demoni per avermi fatto da promemoria anche stasera.
E grazie a te per la live più divertente di sempre, che con quei demoni mi aiuta ogni volta a far pace. Se hai voglia di chiacchierare, la prismachat è QUI e ti cambierà la vita.
Domani se ci riesco registro un video sugli ultimi podcast che ho ascoltato  🤩 Così, a tema...
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laureltempestuniverse · 4 years ago
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.‌ ‍ ‌ ‍‌ ‍ ‌ ‍ ‌ ‍ ‌       🍒 𝓥𝓪𝓵𝓮𝓻𝓲𝓮&𝓛𝓪𝓾𝓻𝓮𝓵 ‍ ‌ ‍‌ ‍ ‌ ‍ ‌ ‍ ‌        𝐑𝐚𝐯𝐞𝐧𝐟𝐢𝐫𝐞, 𝟏𝟖.𝟎𝟕.𝟐𝟎𝟐𝟎 ‍ ‌ ‍‌ ‍ ‌ ‍ ‌ ‍ ‌        #minirole #ravenfirerpg 🍒
Valerie aveva affrontato già due dei suoi fratelli, mancava solo la più piccola di casa. Valerie e Laurel non avevano mai avuto un grande rapporto in nessun senso. Se Valerie si era trovata sempre a scontrarsi sia con Ashley che con Dylan, quando si trattava di Laurel le cose erano ben diverse. La più giovane dei Seered era sempre sembrata alla maggiore la più defilata dei quattro. Era però un pensiero che si basava sul niente, su dei pensieri fittizi e su un rapporto fatto solo di convenevoli. Non c'erano mai stati scontri eclatanti tra le due, non c'erano mai stati scambi di opinioni. Quando Laurel era diventata abbastanza grande per poter intraprendere dei rapporti con lei, Valerie era già totalmente nelle mani di suo padre, che la stava già plasmando come meglio credeva, allontanandola da tutti i restanti membri della famiglia. Per questo, la maggiore dei Seered si sentiva molto più incolpa verso di lei, che verso tutti gli altri. Se per quanto riguardava Ashley e Dylan, ci si poteva dividere le colpe un po' tra loro e un po' con il padre, per quel che riguardava Laurel, Valerie si riteneva totalmente responsabile, considerando anche la differenza di età tra le due. Quel pomeriggio, vedendola nel bel giardino di casa Seered da sola, decise di affrontarla. In casa c'erano solo loro due e secondo la veggente, poteva essere l'occasione giusta.
"Ciao. Posso sedermi?"
Chiese una volta che si fu avvicinata alla sorella. Le chiese il permesso perchè non voleva farle fare qualcosa di forza, senza che la minore ne avesse voglia. Perciò attese una sua risposta sulle spine.
Laurel Tempest A. Seered
Affrontare un qualsiasi membro della propria famiglia sarebbe stato facile per chiunque, eppure per la piccola di casa Seered le cose erano ben diverse. Ogni giorno che trascorreva in quella casa, ella si sentiva sempre più un'estranea, un qualcuno che nemmeno lei riconosceva tanto il cambiamento fosse in atto. Fin da piccola Laurel aveva ricoperto il ruolo della piccola, della sorella che mai avrebbe raggiunto il potere e mai avrebbe fatto parte di quella cricca dove i suoi fratelli sembravano battersi, e l'unico fautore di quella distanza non era altro che suo padre, l'unico vero colpevole in tutta la situazione. Quante volte s'era rivolto a lei come se si trattasse dell'ultima ragazza trovata per la strada? Eppure Laurel non aveva mai mostrato il fianco a quelle stoccate che il padre le faceva, semplicemente ignorava. Aveva scoperto che la lettura o il semplice disegno era tutto ciò di cui aveva bisogno, tutto ciò che sentiva solamente suo. Seduta con le gambe accavallate nel giardino della tenuta dei Seered, Laurel non faceva altro che far scorrere il gessetto sul blocco bianco dando vita ai fiori che osservava in lontananza nella siepe che circondava tutta le residenza. Erano fiori magnifici, e mai avrebbe potuto replicarli, eppure ci provava, ancora e ancora. Solo quando udì dei passi e la voce inconfondibile della maggiore, Laurel smise di disegnare e alzò lo sguardo. « Certo... Che ci fai qui? » Domandò con sincera curiosità e senza alcun astio. Valerie e Laurel erano agli antipodi e non lo si poteva negare, ma sarebbero sempre state sorelle.
Valerie Eleanor Seered
Fu felice di ricevere una risposta affermativa e positiva, anche perchè effettivamente, Valerie non sapeva mai cosa aspettarsi dalla piccola di casa Seered, perchè davvero non conosceva Laurel. Non aveva idea di che reazioni potesse avere quando le si diceva qualcosa o le si chiedeva qualcosa. Era sempre stata una pessima sorella e con Laurel si sentiva ancora più in colpa perchè non aveva avuto mai alcun tipo di rapporto. Valerie però aveva peccato ancor di più che con gli altri fratelli. Nemmeno quando Laurel era una bambina aveva mai instaurato alcun rapporto con lei, suo padre l'aveva già presa sotto la sua ala e non le aveva permesso in alcun modo di avere grandi contatti con la piccola, ma doveva essere abbastanza cosciente allora da capire che non era normale, non essendo poi così piccola. "Volevo scambiare due parole con te." Disse con estrema sincerità la maggiore. Sapeva che probabilmente avrebbe suscitato l'ilarità dell'altra, dato che in tutti quegli anni non avevano avuto molto dialogo. Ma da qualche parte doveva pur cominciare no? Non era semplice, se dall'altro lato erano stati Dylan e Ashley a farsi avanti, dato quello che era successo col consiglio, in questo caso era Valerie a dover fare un passo verso Laurel. Spettava solo a lei. "Come stai?" Iniziò con una domanda banale, se ne rendeva conto, ma aveva bisogno di rompere il ghiaccio in qualche modo.
Laurel Tempest A. Seered
Non v'era alcuna traccia di astio nelle di lei parole, nemmeno in quella postura che spesso assumeva quando era intenta a disegnare. Eppure non poteva dire di non essere sorpresa per l'arrivo della sorella maggiore. Un rapporto decisamente agli inizi quello che intercorreva tra loro, quasi come se fossero sconosciute e non membri della stessa famiglia, eppure quell'unico padre che entrambe conoscevano così bene, era il loro unico punto di contatto. Ella si ritrovò ad aggrottare appena la fronte, un leggero cipiglio si formò tra le sopracciglia a quella richiesta del tutto inaspettata ma che non la frenò dal farle un rapido cenno con il capo.
« Uhm, okay... Stavo semplicemente perdendo un po' di tempo appresso ad uno dei miei disegni. »
La rossa si ritrovò a scrollare appena le spalle, chiuse il suo blocco mettendolo al suo fianco e dedico la sua totale attenzione alla sorella maggiore. Era stata preoccupata quando Valerie non era tornata a casa per giorni, e la situazione con i suoi fratelli era stata fin peggiore inizialmente, eppure dovevano tutti convivere con un qualcosa che non avrebbero potuto cambiare molto facilmente.
« E' tutto okay... Sto bene, tu? Sono giorni che non ti vedo a casa. »
Valerie Eleanor Seered
Non era facile riuscire a intavolare un discorso, una comunicazione quando magari prima non ce n'era mai stata una, se non basata su convenevoli. Era una sensazione terribile per Valerie, soprattutto perchè si trattava di sua sorella. In altre situazioni, per altre persone non doveva essere così difficile, anzi, era del tutto naturale farlo.Perfino i Fright avevano un rapporto migliore dei Seered, ed era difficile ammetterlo. "Avevo bisogno di un po' di tempo per me, dopo tutto quello che è successo" Valerie era stata via di casa per qualche giorno dopo che Ashley aveva preso il suo posto e quello di suo padre, ma poi Edward era andato a riprenderla e l'aveva riportata a casa. "E' stato difficile per me venire a patti con tutto quello che stava succedendo e avevo necessità di stare per conto mio." Valerie si era sentita inizialmente tradita, sebbene adesso avesse in parte chiarito la situazione sia con Dylan che con Ashley stessa. "Non so bene cosa ne pensassi tu, ma beh ecco, volevo che sapessi che non ce l'ho con nessuno, a parte nostro padre ovviamente."
Laurel Tempest A. Seered
I rapporti che intercorrevano tra tutti i Seered non erano mai stati idilliaci, lo doveva ammettere, eppure il rapporto che legava Laurel e Ashley era sempre stato sincero, perfino quello che condivideva con Dylan. Non aveva infatti dimenticato ciò che le aveva confessato qualche giorno prima, ma sperava che tutto andasse sempre per il meglio. Diverso era invece il rapporto che intercorreva tra lei e Valerie, decisamente più freddo, e il fatto che fossero l'una accanto all'altra ora era decisamente un passo in avanti. Laurel si limitò a replicare con un leggero cenno del capo, soprattutto perché poteva solamente immaginare ciò che avesse affrontato la maggiore, ma era davvero pronta a darle tutto il sostegno necessario. « Credo che sia normale... Con tutto quello che è successo, sarebbe strano che tu non l'avessi fatto, Valerie. Credo... Credo che sia stato un brutto colpo da digerire e mi dispiace. » Serrò le labbra in una linea la Seered prima di allungare una mano e afferrare quella della sorella. Potevano essere distanti anni luce, ma rimaneva sempre un punto focale della sua vita, e sempre sarebbe stato così. « Ero semplicemente in pensiero... Non volevo che tu ti sentissi in qualche modo lasciata indietro, perché credimi che fa schifo e lo so. Ma non voglio che tu ce l'abbia con Ashley o con Dylan. Per quanto nostro padre sia un pazzo, noi quattro siamo legati, siamo una famiglia e sempre così sarà. »
Valerie Eleanor Seered
"Sai sei l'unica che lo dice apertamente o che lo ammette" Lo disse senza nessun velo di accusa nei confronti degli altri. Laurel era stata l'unica ad aver ammesso ad alta voce che Valerie aveva dovuto subire uno smacco non da poco. Era normale essere ferita nell'orgoglio e incassare il colpo non era stato facile. Certo la rabbia nei confronti dei suoi fratelli era passata in brevissimo tempo, lasciando spazio solo a quella verso suo padre, eppure non era stato facile digerire tutto a prescindere. "Non ce l'ho con loro. Alla fine so perchè l'hanno fatto. Non è stato facile per me però. Mi sono sentita di nuovo sbagliata. Mi sarebbe piaciuto che me ne avessero parlato e che avessero provato a chiedermi se fossi con loro. Ma capisco perchè non l'abbiano fatto, quindi va bene così." Per la prima volta Valerie disse apertamente quello che aveva provato in quel momento. Non aveva avuto modo fino a quel momento di farlo con nessuno e quello sembrava l'occasione migliore per tirare fuori tutto. "Insomma adesso è tutto passato, inoltre sono libera."
Laurel Tempest A. Seered
Studiare tutta la vita con un obiettivo e poi vederselo strappare via, non doveva essere semplice, almeno questo era il pensiero della piccola di casa, ma sapeva che Valerie aveva impegnato ogni momento libero, ogni forza per poter raggiungere prima o poi il ruolo che ora era di Ashley. Spesso Laurel s'era alleata con Ashley, più simili caratterialmente, ma l'empatia era un qualcosa che aveva sempre contraddistinto Laurel. Vedeva negli occhi della più grande la sconfitta subita, la rabbia nei confronti di colui che non aveva fatto altro che mettere i suoi stessi figli l'uno contro l'altro, ma soprattutto vedeva il bisogno di libertà. « Non devi sentirti sbagliata, perché non lo sei affatto Valerie. La colpa è solamente di nostro padre che non ha fatto altro che sbagliare ancora e ancora con i suoi stessi figli. Ha pensato solamente a se stesso, al suo tornaconto e non ha mai preso in considerazione la nostra famiglia come tale. » Erano parole dure quelle che uscivano dalle labbra di Laurel, eppure entrambe sapevano che era la verità. Tutti loro erano stati educati ad eccellere, a non arrendersi, eppure ogni figlio aveva ricevuto un trattamento diverso e chi meglio della rossa poteva saperlo? « Sono contenta però di sentirti senza pesi nel cuore... Sai, io e te non abbiamo mai avuto chissà quale rapporto, ma possiamo cominciare da qui. »
Valerie Eleanor Seered
"Sì lo so, lui ha la maggior parte delle colpe, ma io mi sarei potuta impegnare di più." Valerie sapeva bene che il padre aveva avuto un ruolo fondamentale, ma nemmeno lei si era impegnata per poter avere un rapporto con i suoi fratelli, non aveva mai messo in dubbio ciò che il padre le faceva pensare e di conseguenza si sentiva in colpa per loro. "Lo spero Laurel, ci tengo molto a sistemare le cose fra noi, con tutti. Quindi mi impegnerò lo prometto." Valerie si sarebbe impegnata per migliorare i rapporti con tutti loro, sapeva che lo avrebbe fatto, lo sapeva perchè lo voleva davvero. "Ora vado, ti lascio ai tuoi disegni. Buona giornata e grazie per la chiacchierata."
❪ 𝑭𝒊𝒏𝒆 𝑹𝒐𝒍𝒆. ❫
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LP ospite al Lola’s Lake House per Cities 97 – 10/08/17 - Parte Prima
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Presentatrice: Keri è in diretta da Cities 97(Emittente Radio) e so che siete tutti molto eccitati!
[Risatina di LP]
Presentatrice: Uhm, non so se hai sentito, però un sacco di persone hanno assistito alle prove poco fa ed erano tipo “ci siamo? CI SIAMO?” ma poi te ne sei andata … ma non è questo il punto! Siete in procinto di godere della musica di LP, ma prima! Prima che voi tutti esultiate e perdiate la testa perché … beh, qui ci sono UN SACCO di fans sfegatate di LP, insomma … Chi è ossessionato da LP?
Spettatori: Wooooooooh! (Gridolini d’approvazione)
LP: Più forte!
Presentatrice: Vi chiedo solo un po’ più di casino, coraggio, so che siete in grado di dare di più!
Spettatori: Fischi, applausi, urla.
Presentatrice: Ecco cosa avete bisogno di sapere. Prima cosa, questa è una grandissima occasione, incontrare un’ artista che voi amate così tanto in uno spazio così piccolo e in una situazione così inusuale.
Dunque … lei sta per riempirvi di energia, quindi fate il possibile per ascoltarla nel modo più intenso che esista e, quando avrà concluso, se avrete amato quel che combinerà … perché voi amerete ciò che farà, restituiteglielo in modo che lei lo avverta. Poi, quando l’esibizione terminerà, datele un secondo per uscire dalla sala in modo tale che le sia possibile passare del tempo in vostra compagnia e fare qualche foto con lei, che è super generosa!
[Risate da parte di LP]
LP: Sembra quasi che vi stia istruendo! Lezioni per il pubblico!
Presentatrice: Sì, e io farò l’insegnante cattiva, mentre tu sarai quella buona!
LP: Ahahah, okay!
Presentatrice: Allora … non appena l’esibizione giungerà a termine, io le farò delle domande e voi scoprirete moooooolto di più su lei e la sua musica e sarà fantastico. Quando avrà finito, letteralmente, non assalitela! Perché sul finale avrete la possibilità di seguirla, farvi una foto, dirle il perché della vostra ammirazione nei suoi confronti … sarà fantastico!
Allora, chi è pronto per LP?
Spettatori: Wooooh!
LP: Grazie.
***
Esibizione - Up Against Me
***
LP: Grazie mille! Andiamo!
***
Esibizione - Other People
***
Presentatrice: Questa è LP, gente! Sarà ancora qui per altre canzoni, però prima … qualche domanda interessante che vorrei porgerle!
LP, come ho menzionato in precedenza tra il pubblico hai davvero tanti fan sfegatati!
[LP annuisce]
Quindi … anche se io ho le mie personalissime domande, ho pensato che fosse meglio chiedere alle tue fan accanite cosa diavolo avrebbero voluto sapere, quelle cose che non riescono a trovare su internet …
Okay, dunque, sarà una cosa abbastanza veloce. Io ti porrò le domande e tu mi dirai ciò che preferisci.
Allora … quando è che hai cominciato a fischiare in quel modo?! E’ una cosa pazzesca, quel fischio!
LP: Uhm, io fischio sempre, mi ritengo una fischiettatrice cronica e fastidiosa, però … non mi piace molto pensare che … non penso di aver iniziato nel periodo in cui ho cominciato a cantare. Penso di aver imparato quando a scuola camminavo per i corridoi e tentavo di fischiettare qualcosa … e c’era questo custode capace di fischiare davvero bene che per me era molto affascinante in quanto pensavo “vorrei saper fischiare proprio come lui!” … poi non lo so, ho cominciato a mescolare il fischio alle mie canzoni con “Into The Wild”, quando durante le registrazioni d’un tratto ho tirato fuori quella melodia e da allora … è cominciato tutto!
Presentatrice: C’è un sacco di gente che fischia quando tende a sentirsi felice, non so se è vero, ma anche io mi ritrovo a pensare ad una persona che fischia spesso come una persona molto felice.
LP: Penso che forse tu abbia ragione! Non so, io ci provo a fischiare quando sono arrabbiata o sono triste, però … no, non penso di riuscire a fischiare. Dovrei provare, però! Ma sarei tipo “no, non voglio fischiare per niente!”
Presentatrice: Okay, la prossima domanda riguarderà la tua musica! Per prima cosa, ti andrebbe di presentare i musicisti che hai al tuo fianco?
LP: Ma certo! Alla chitarra c’è JD, e alla batteria c’è Elias Logothetis!
Presentatrice: Una delle tue grandi grandi fan qui sotto è così emozionata di averti qui, a pochi centimetri da lei! E tu cosa fai? Continui a stuzzicare tutti con quello che è visibile del tuo tatuaggio! E onestamente questo non è il tipo di show dove io dovrei chiedere ad un ospite di spogliarsi …
LP: Ahahah! E’ uno show per famiglie, gente!
Presentatrice: Non andremo quindi a mostrare il restante di quel tatuaggio, ma possiamo ammirarlo nei video dove lei ci stuzzica tutti! Se ti senti a tuo agio, ci farebbe piacere sapere com’è che vanno le cose in quella zona!
LP: Eh, beh … succedono un sacco di cose! C’è un veliero, qualcuno ha messo un veliero sul mio petto! E allora? Vi sembra ci sia qualcosa di sbagliato? Nulla di male! C’è qualche gabbiano che svolazza intorno … però niente alberi. Forse sulla mia schiena! C’è ancora tempo!
Presentatrice: E poi ci sono le onde!
LP: Le onde? Ahahah, sì, sono proprio qui! E sembra che ondeggino! Volete vederle, io vi avverto, poi avrete qualche problema …
Presentatrice:  Ahahahah, no, no, piuttosto che tuffarci per il momento resteremo sull’isola ad ascoltare le tue canzoni e parleremo un po’ di più.
Siete appena tornati negli Stati Uniti dopo essere stati a lungo in Europa.
LP: Sì!
Presentatrice: Ma resterete qui solo per qualche giorno … grazie mille per aver trovato il tempo ed essere qui!
LP: Sapete, il bello di essere di ritorno da un lungo, lunghissimo tour è anche questo!
[Schiamazzi del pubblico che capisce di essere davvero importante ed indispensabile per LP]
Presentatrice: Allora ti va di cantarci qualche altra canzone nel mentre che parliamo?
LP: Ovvio!
***
Esibizione - When We’re High
***
Spettatori: Fantastico, fantastico!
LP: Grazie, grazie mille! Come va, ragazzi? State bene? Grazie di cuore di essere qui, quest’oggi. Nel frattempo continuo a imbrogliarmi tra i fili … okay, ragazzi, continuiamo con “No Witness” …
***
Esibizione - No Witness
***
...continua...
Videointervista qui:
https://youtu.be/QG48X_lE_Ys
Traduzione a cura di Alessia Di Mare
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katekesi · 7 years ago
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Il Sacrificio di Isacco
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Ad un certo punto Dio fa un barbecue e invita un po’ tutte le sfere celesti. Alla festa viene anche Satana, che è il classico vicino di casa che mette la musica a palla alle undici di sera e non fa un cazzo tutto il giorno, fuma e tocca le femmine, mentre a te ti tocca lavorare sei giorni su sette. Dio lo detesta da anni, e non manca mai occasione per vantarsi delle sue opere e dei suoi successi, tipo quando si era comprato il SUV mentre Satana aveva solo la bicicletta.
Dio lo vede e comincia a pensare a come farlo sentire un pezzente, solo che le ferie a Zanzibar se le era già giocate, la macchina nuova era roba dell’anno scorso, e sulla famiglia, beh, era un argomento delicato che avrebbe volentieri evitato.
Allora gli viene in mente Abramo. Va da Satana con un drink e gli fa:
“Oh, hai visto Abramo?” “Eh?” “Abramo” “Chi?” “Dai su, Abramo, l’ebreo” “Sono tutti ebrei i tuoi amici” “Quello un po’ su con gli anni, con due figli, che sta vicino a Cinisello” “Ah, Abramo, capito” “Figo eh?” “Cosa?” “Eh, dai, quanto mi adora” “Mmmh” “Come mmmh, guarda che mi adora un casino” “Sì, sì, ok, come no” “Tutta invidia la tua, perché ti adorano sono i ragazzotti disagiati della provincia di Varese” “Eh, sarà bello ‘sto Abramo, sarà” “Bello non lo so, ma mi adora alla grande, senza se e senza ma” “Eh, grazie al cazzo, gli hai dato un figlio anche se è vecchio bacucco, gli paghi la pensione, lo tratti con i guanti, tutte le grazie che chiede gli arrivano prima di Amazon Prime, che vuoi che faccia?” “A parte che con la storia del figlio non c’entro niente, e in quanto onnisciente mi sento di dare tutto il merito al postino Giosafatte, lui mica mi adora per quello, eh?” “Ah, no?” “Noooo, mi adora perché sono, tipo, Dio” “Seh, vabbè, io vado a prendere delle tartine và” “Non ci credi? Scommettiamo?” “Fai una cosa, bloccagli tipo il conto corrente, staccagli l’ADSL, vedi se non bestemmia come un ottomano” “Guarda, faccio di più: gli chiedo di ammazzare suo figlio” “Whaaaaaat?” “Vado lì e gli dico: ammazza tuo figlio, uaaaahhh, sono ddiohhhh” “Ma te sei scemo nella testa” “Paura eh? Coooo… co-co-co-cooooòòò” “Senti, io vado che ho una mezza cosa in ballo con lo Spirito Santo, ma te lo dico, te sei malato…” “Ti faccio vedere, ti faccio… uaaaahhh”
Al che Satana si allontana, Dio capisce di aver bevuto un po’ troppa vodka, e va a dormire risvegliandosi con il mal di testa del secolo.
Appena sveglio, comincia a pensare a Satana, ad Abramo, e che se ora si fa finta di niente che figura facciamo, e insomma prende il telefono e chiama Abramo.
“Abramo, sono il tuo Dio” “Oh” “Come ‘oh’, cominciamo male eh” “Volevo dire: Alleluja, alleluja” “Questa l’hai copiata da Leonard Cohen” “Chi?” “Fa niente, senti, volevo chiederti un favore” “Se posso, mio ineffabile creatore” “Senti dovresti sgozzare tuo figlio” “Uhm” “Dai, su, fa’ il bravo” “No, mi chiedevo, quale?” “Il tuo unico figlio” “Non è per contraddirti, o inesplicabile potenza suprema, ma io avrei due figli” “Quello che ti è più caro” “Mi sono cari entrambi” “Quello biondo” “Sono tutti e due biondi” “Quello che ami di più” “Li amo entrambi equamente” “Quello più simpatico” “Sono entrambi ugualmente simpatici” “Quello che si masturba furiosamente quattro volte al giorno pensando a Zorobabele” “Ah, Isacco”
Allora Abramo va da Sara, la madre di Isacco e gli dice: “Senti ho avuto un’idea, mandiamo Isacco a studiare a Milano, così diventa un uomo saggio e costumato”, e Sara inizia a preoccuparsi e risponde “Dove esattamente, o probo e retto consorte?”. “Allo IULM”, dice Abramo, e Sara inizia a disperarsi, e piangere e strapparsi le vesti, e urla ad Abramo “Oh, disgrazia nefasta, mio adorato e non-credo-più-così-saggio marito, quanto avrei preferito che mi avessi detto: prendo nostro figlio e lo porto su un monte per sgozzarlo con le mie mani”. Ed Abramo risponde: “Sara, siediti, ho delle buone notizie”.
Abramo e Isacco si incamminano quindi verso il luogo del sacrificio, e Isacco parla col padre pieno di trepidante attesa:
“Oh, padre illuminato e saggio, dove andiamo di bello?” “Isacco, t’ho detto che è una sorpresa” “Ma io voglio sapere, o prezioso genitore” “Isà, fidati, non lo vuoi sapere veramente” “Cosa sottendi con queste aspre parole, amato capofamiglia? E perché affili compulsivamente codesta mannaja? E perché ho su la maglietta di ‘The Walking Dead’?” “Quante domande, o giovane progenie dei miei lombi! Non è forse meglio rassegnarsi al Signore ed accettare il destino che Egli ti ha riservato senza scassare così violentemente i cabbasisi?” “Va bene, o fidatissimo ancestore, tanto sono vieppiù certo che il Signore è buono e mi protegge e per me non pensa che a praterie di gioia e oceani di felicità, ma soprattutto e in primo luogo una lunga e prospera esistenza” “Bbbrffffffff” “Cosa, padre?” “Niente, solo un colpo di tosse asinina, caro figliolo. Ecco, siamo giunti nella vallata detta ‘Del Figlio Ammazzato Malamente’” “Oh, che nome sinistro, cosa mai vorrà significare?” “Figlio, di una cosa sono ormai certo: sei tutto tua madre”.
Nel frattempo Satanasso, che aveva seguito tutta la vicenda, inizia un po’ a preoccuparsi. Va bene tutto, ma fare una figuraccia con quello sborone di Dio proprio non gli va. Così prova un paio dei trucchi dei suoi: si finge Zorobabele e va a parlare col figlio, si finge Jennifer Lawrence e va a parlare con il padre, e curiosamente ottiene in entrambi i casi lo stesso effetto. Tuttavia Abramo non demorde: allora Satana si fa torrente e li allaga fino alla gola, ma niente, i due la buttano sul triathlon e ne vengono fuori.
Finalmente giungono sulla vetta del monte Morijà, e Isacco fa per chiedere il significato di questo nome sinistro, ma Abramo lo blocca subito: “Fiorellini, Isacco: vuol dire fiorellini. Lo so, l’ebraico antico è un po’ una lingua del cazzo. Senti, mettiti lì su quell’altare sacrificale.”
E insomma, Isacco è lì che spippola col cellulare, Abramo affila la mannaja, tutto sommato un bel quadretto famigliare, quando Dio si rende conto della cazzata che sta per fare e si gioca la carta del montone sostitutivo. Satana ci prova anche a placcare il montone, ma quelle son bestie agili e gli sfugge. Abramo guarda il cielo, guarda il figlio, guarda il montone, guarda Satana, ed esclama: “Ok, sono un pochino confuso”. Al che Dio gli parla e dice:
“Ma pensavi davvero che ti avrei fatto ammazzare il figlio prediletto?” “Ehmmmm” “Ma sei un boccalone! Era una provocazione! Un gesto dadaista! E che cazzo, Abramo, il senso del tono!” “Quindi niente sacrificio? Mi son portato questo mentecatto in giro per il deserto per cento miglia per niente?” “Gioisci, o figlio, puoi risparmiarlo e sacrificarmi invece un montone, che è lo stesso!”
Al che Isacco pensa tra sé e sé “Non so se sentirmi sollevato o offeso, mi sa che nel dubbio mi drogherò parecchio”.
Abramo un po’ ci rimane male, che quando inizi una cosa poi lasciarla a metà è sempre brutto, ma sacrifica il montone che è comunque una piccola soddisfazione. Tra l’altro, come dice il proverbio ebraico, del montone non si butta via nulla: infatti con le ceneri ci fanno un focolare per il Sacro Santuario, con i tendini una lira per Davide, con la pelle un cinto per Elia, e i due corni se li suona Dio, uno sul Sinai in una memorabile performance con oltre trentamila spettatori paganti, e l’altro lo tiene da parte per quando richiamerà il popolo di Israele nella big reunion di fine carriera.
Satana però non ci sta, e allora pensa di fare uno scherzone a Sara: gli si presenta sotto le mentite spoglie del Rettore dello IULM e Sara ne è sconvolta, si dispera, si cosparge il capo di cenere, lancia l’urlo della disperazione stessa in lingua ebraica “Noaoaoao”. Allora Satana si rivela con le sembianze di Isacco e gli dice “Donna! Era tutta una burla: sei su ‘Ebrei a parte’!”, e gli fa firmare la liberatoria.
E QUESTA E’ PAROLA DI DIO
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janiedean · 7 years ago
Note
1) ma sticazzi delle ragioni storiche. Pure in arabia saudita hanno ragioni storiche per essere come sono, non per questo l'arabia saudita è uguale all'inghilterra 'xke la brexit!!11'. Nessuno ha parlato di indole eterna. Ho solo detto CON RAGIONE che son peggio degli inglesi. 2) ma leggitelo te un libro di storia, che cazzo potevan fare gli occidentali nell'agosto 44 per varsavia, che stavano combattendo in Francia? che Stalin avrebbe potuto aiutarli è certo, ma allora prenditela con lui.
2/ mica con Churchill. Quanto al 'vendersi la polonia' Churchill era l'unico che provò a mantenerla indipendente a Yalta e dopo, ringrazia Roosevelt al massimo. Ma poi come pensi che l'inghilterra potesse far sloggiare l'URSS dalla Polonia? non hai idea di quello di cui parli. 3) veramente, calmati, le crisi isteriche ti fan sembrare patetica quasi quanto scrivi 5 volte in un post che hai studiato filosofia quinti TU E SOLO TU puoi parlare al riguardo. Ripijate. Ah e poi, ancora con st'idea demenziale che i popoli sono razzisti perchè 'non hanno avuto tempo per capire le cose'. E i russi, che hanno avuto caucasici e tartari da sempre, che scusa hanno? e l'omofobia polacca? a noi gay ci hanno inventato in europa occidentale negli anni 60? finiscila di difendere l'indifendibile, i polacchi sono clericali e bigotti e la loro storia non li giustifica, come la pace di versailles non scagiona la germania da Hitler. ah, e sui musei di auscwhitz, i Polacchi erano antisemiti quasi quanto i nazisti. Leggitelo, un libro di storia. Si, perchè stalin ubbidiva agli ordini di churchill, no? era una alleanza sincera ed amichevole, vero? Fai ridere. Gente come te che incoraggia sti anon dementi che credono che è colpa dell'occidente se la rivolta di varsavia è fallita e poi si lamenta di medievalpoc 'xke riscrive la storiaahh!!1' è veramente un capolavoro di ipocrisia ed ignoranza.
.....
anon porcoddio
no davvero mi scusino i cattolici in circolazione ma porcoddio
non so come altro metterla
la sai una cosa? ho letto sta cosa e mi sta a venì da vomitare. no davvero. mi sta a venì da vomitare. ce provo a risponderti perché nclpf ma porcatroia davvero ma che kool-aid hai bevuto? vabbè. e ok.
ma sticazzi delle ragioni storiche. Pure in arabia saudita hanno ragioni storiche per essere come sono,
ah ok, quindi ‘essere una teocrazia che non ha mai avuto il concetto di laicità ma che nessuno osa toccare perché PETROLIO e soldi e i cui abitanti che vanno fuori dal paese sicuro non vengono ***discriminati*** in quanto pieni di soldi’ per te è equivalente a ‘secoli di essere dominati da potenze straniere e di avere sempre qualcun altro in giro per il cazzo di paese tuo che viene smembrato ogni tre per due e so tipo trent’anni che li lasciano campare’. va bene. ok. totalmente la stessa cosa. ma poi nessuno dice che va bene. uno dice che VISTO PERCHE’ SONO COSI’ è normale che non stanno avanti come a noi. tra l’altro, in america i neri non votavano fino a quando hanno fatto le lotte per i diritti civili negli anni 60, qui ci stava il delitto d’onore fino a fine anni ‘70 e un sacco di cose che per noi adesso sono scontate trent’anni fa erano fantascienza.
ma tu il concetto che ‘tra cinquant’anni le generazioni successive penseranno che i bigotti eravamo noi’ proprio no eh? o che la storia è un progresso dove in teoria impari dai tuoi sbagli? nell’antica roma avere gli schiavi era normale e nell’antica grecia ad atene la pederastia era normale e oggi ci farebbe schifo la cosa, vuol dire che dobbiamo buttare tutto di greci e romani? cioè ma te stai a sentì? no comment. però gli est europei devono sta al passo con noi anche se li abbiamo sfruttati/usati come punching bag del continente per secoli. e ok, che te devo dì, bella per te.
Nessuno ha parlato di indole eterna. Ho solo detto CON RAGIONE che son peggio degli inglesi
ok, lo dici te. tra farage e tutti gli est europei/polacchi/quello che è che conosco sicuramente andrei a cena con loro (e non me dì che farage non è tutti gli inglesi GRAZIE AL CAZZO LO SO BENISSIMO ma ok, diciamo che tra tutti gli inglesi che hanno brexitato e le signore est europee o i signori est europei che conosco piglierei loro senza manco battere ciglio), ma come ti pare. con ragione. ok. va bene. saranno pure **meno razzisti** ma ari-di nuovo c’hanno avuto il tempo di evolvere. tra l’altro boh cioè gli inglesi finché non hanno perso le colonie mica erano tanto meglio e le hanno perse cinquant’anni fa, ma vabbeh. al solito. dovemo esse tutti mejo subito.
ma leggitelo te un libro di storia, che cazzo potevan fare gli occidentali nell'agosto 44 per varsavia, che stavano combattendo in Francia?
ah boh, quando ti ho risposto mi ero appena svegliata e non stavo connettendo ma ora sono andata a riguardarmi due cose e mah uhm pare che sia churchill che gli americani volessero lanciare aiuti ai ribelli o comunque farglieli arrivare così non morivano di fame/avevano le munizioni e stalin si è opposto HMMMM quindi boh cioè erm, che cazzo potevano fare. NON LO SO MA EVIDENTEMENTE QUALCOSA CHURCHILL PENSAVA DI POTER FARE. MA OK. sia mai. faccio ammenda che me ricordavo male io ma lol. ok. che cazzo potevano fare. ma te senti bene? pietà.
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e ok. manco la pagina di wikipedia eh?
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vabbe, possiamo dire che ci ha provato. PERO’ LOL NON POTEVANO FARE NIENTE. seeeeeh. ok. ci crederò nella prossima reincarnazione.
gesù, sto ancora alla prima parte della ask, che cazzo ho fatto di male? we just don’t know.
che Stalin avrebbe potuto aiutarli è certo, ma allora prenditela con lui.
ma va, ho passato un’intera ask a parlà male dei russi. OVVIO CHE ME LA PRENDO CON STALIN. ME PAREVA IMPLICATO. CIO’ NON TOGLIE CHE NELL’ALLEANZA ERANO IN TRE MICA IN UNO. ma vabbè. sia mai che roosevelt avesse potuto fregargliene qualcosa della polonia. annamo avanti.
Quanto al 'vendersi la polonia' Churchill era l'unico che provò a mantenerla indipendente a Yalta e dopo, ringrazia Roosevelt al massimo. Ma poi come pensi che l'inghilterra potesse far sloggiare l'URSS dalla Polonia? non hai idea di quello di cui parli
io sto a parlà di responsabilità occidentali. churchill ce può avere provato ma non c’è riuscito e comunque ci sta un’intera pagina wiki che si chiama WESTERN BETRAYAL tanto per dire che non era una roba di poco conto. ma ok.
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ok eh. però non conta niente, stalin uber alles.
ma poi:
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NON LO SO TE PARE NORMALE CHE LA GENTE SI SIEDE INTORNO AL TAVOLO E SI SPARTISCE L’INFLUENZA IN PAESI CHE NON SONO I LORO QUANDO UNO E’ CHURCHILL CHE STA IN INGHILTERRA IE DALLA PARTE OPPOSTA DEL MONDO?
ma non c’hanno motivo di essere incazzati.
ok.
le percentuali, porcoddio.
io non lo so.
veramente, calmati, le crisi isteriche ti fan sembrare patetica quasi quanto scrivi 5 volte in un post che hai studiato filosofia quinti TU E SOLO TU puoi parlare al riguardo. 
occristoddiosanto
anon
forse tu non hai capito.
io sto su tumblr per le fandom. non sto qui per insegnarvi storia e non sto qui per farmi insegnare storia da gente che la sa peggio di me.
sto discorso degli est europei razzisti sai da quando va avanti? te lo dico io. la brexit è successa il 23 giugno 2016. il giorno 26 giugno mi è arrivato l’anon britannico che ha cominciato con ‘visto che loro sono razzisti io non li voglio qui e non ho votato per la brexit ma sono contento che li buttiamo fuori’.
il tizio ha continuato imperterrito a rompermi l’anima (lui e amici sui immagino) fino a ottobre 2016 a sprazzi e ogni tanto riesce fuori ma gli cancello le ask.
è passato un anno dalla brexit. un cazzo di anno. e ancora mi state rompendo con gli est europei razzisti quando ho detto fino allo sfinimento che per me sono argomenti del cazzo. qui è roba che se tumblr fosse un sito meglio l’avrei segnalato per cyberstalking perché è insostenibile. è per quello che se mi mandate ask su sta cosa ve le scrivo in caratteri cubitali. perché è un anno che non mi lasciate vivere con sto discourse.
un.
anno.
ma puoi concedermi che da persona italiana che vive in italia l’idea di passa un anno a discutere sui concetti idioti degli inglese che gli EE fanno tutti schifo non sta né in cielo né in terra?
tra l’altro: non ho scritto cinque volte che ho studiato filosofia in quel post. what. l’ho scritto tre volte in uno CHE PARLAVA DI KANT, persona su cui ho scritto due tesi quindi perdonami se credo di parlarne con cognizione di causa e visto che su sto sito la gente parla a ruota libera mettere le mani avanti con le credenziali così si capisce che ne sai di più della persona media male non fa. qui ti ho scritto che potrei avere l’abilitazione a insegnare storia NELLE TAG. manco nel post. ma calmate te. io non ho proprio bisogno di ripijarmi perché so benissimo cosa so e cosa non so, e so troppo vecchia per farmi dire da una manica di ragazzini scemi che non ne capisco un cazzo di cose che ho studiato per anni. ma ok. sarai mejo te.
però non posso rompermi il cazzo che ho il cyberstalker DAL VENTISEI GIUGNO 2016.
vedi te eh. tra l’altro, chi è che manda i messaggi in anon? io o te? ah ecco, te.
però quella patetica so io. come no.
Ah e poi, ancora con st'idea demenziale che i popoli sono razzisti perchè 'non hanno avuto tempo per capire le cose'
non è demenziale, è COME FUNZIONA IL MONDO. se io campo in un posto con solo gente bianca e tutti mi dicono che i neri so una razza inferiore e fanno schifo e io non incontro mai un nero che mi faccia cambiare idea e non leggo libri e so tagliata fuori dal mondo che succede, mi illumino? diversamente da te e un sacco di gente su tumblr non credo che le persone nascano imparate ed è normale che se non conosci qualcosa e nessuno ti insegna meglio spari cazzate.
uhm.
tipo.
il concetto.
che sta qui.
youtube
non lo so, guardalo e pensace un attimo. ti farebbe bene. andiamo avanti.
E i russi, che hanno avuto caucasici e tartari da sempre, che scusa hanno? e l'omofobia polacca? a noi gay ci hanno inventato in europa occidentale negli anni 60? 
aaaaaaaah ECCO IL PUNTO.
anon, anon, anon.
senti, me dispiace tanto dirtelo, veramente tanto, ma se pensi che l’omofobia esiste solo in polonia o è peggio lì che nel resto del mondo, non ce siamo.
le vuoi sapere due cose simpatiche?
1) nella tua splendida illuminatissima meravigliosa fantastica inghilterra, l’omosessualità è stata decriminalizzata nell’anno del signore 1982 contando tutte le parti dell’unione, la section 28 era in giro fino a metà anni 80 e la transessualità non è stata più considerata una MALATTIA (nel senso, cosa da cui puoi guarire senza transizione) nel 2002. bello eh? ma stiamo proprio tanto più avanti.
2) alla scuola dove insegno italiano aggratis a immigrati e rifugiati stiamo facendo un laboratorio teatrale. la composizione degli studenti è su dodici persone una polacca (non so cosa sia ma se è qualcosa è cattolica), un egiziano (copto), un tunisino (ateo), gli altri so tutti africani di varia provenienza di cui due cattoliche e gli altri musulmani. ad un certo punto ci sta una battuta dove un personaggio dice di essere pro omosessualità e gli altri dovevano reagire come avrebbero reagito loro, del tipo se gli piace dicono sì e se non gli piace dicono no. per tua informazione, tutti gli africani hanno detto no e tutti i non africani hanno detto sì compresa la polacca. peccato che gli africani vengano da posti anche pesantemente religiosi dove ovviamente l’omosessualità è vista come lo schifo dello schifo. domanda: adesso devo smettere di insegna a sta gente che sta disperata e vive nel centro di accoglienza in due casi su tre perché sono omofobi quando nessuno gli ha mai spiegato che magari anche no e sicuro se hanno incontrato gente gay nel paese loro non erano apertamente gay? spero che stando qui si evolvano e allo stesso tempo non è che posso rifiutarli di base perché pensano cose con cui non sono d’accordo io, anche perché i paesi loro stanno nelle condizioni del cazzo in cui stanno anche grazie a noi.
ma viva la self-awareness eh?
cioè, ovvio che sono anti-omofobia, PECCATO CHE IN ITALIA LE UNIONI CIVILI SO PASSATE L’ANNO SCORSO cioè ma chi sono io per mettere i puntini sulle i agli altri quando il paese mio sta ancora nel medioevo? ah boh. non lo so. ma ovviamente se dico che non devi esse razzista con la gente PER PRINCIPIO (poi il singolo omofobo o razzista o il governo omofobo/razzista puoi odiarlo quanto te pare ma insomma) sono... boh, la sjw di turno? ma stai bene? ma stai bene? 
tra l’altro fyi non penso manco il male del mondo dei russi anche se lo penso di stalin e putin, ma immagino che per te distinguere tra governo e popolazione sia troppo complicato (come non penso il male del mondo degli ammericani pure se hanno votato trump e reagan eccetera, ma ok). però vabbé si si ok gli EE so tutti lammerda. k. ste cose si imparano. in irlanda fino a inizio anni 90 erano anti aborto, cattolicissimi e non credo molto pro gay, mo hanno approvato il **matrimonio** gay e si so staccati dalla chiesa cattolica molto più di noi o dei polacchi e probabilmente al prossimo giro gli aborti li legalizzano. LO VUOI CAPIRE CHE LA GENTE CAMBIA COL TEMPO? negli anni 60 in america non potevi sposarti se eri bianco e la tipa era nera e viceversa E ANDAVI IN GALERA SE LO FACEVI, adesso a parte per i puristi della razza da tutti e due le parti è normale che ci si sposa tra etnie e nessuno si sconvolge. a inizio anni 90 la gente crepava di aids come mosche e adesso il matrimonio gay è legale pure in posti dove non gli andava e comunque se lo so preso e impareranno a conviverci.
lo vuoi capire? che? si? cambia? col? tempo?
finiscila di difendere l'indifendibile, i polacchi sono clericali e bigotti e la loro storia non li giustifica, come la pace di versailles non scagiona la germania da Hitler.
....... no aspetta
quattro secoli di oppressione/governo da parte dei paesi altrui PER TE è equiparabile ad avere hitler?
ma stai male?
ma stai male?
cioè lo sai che tra l’altro dire che i tedeschi ADESSO so da incolpare per hitler è ridicolo? sono clericali e bigotti anche perché sono stati costretti a diventarci ed era parte della loro identità nazionale quando sono stati divisi per anni, cioè, ma ce la puoi fare? che se non c’avevano quello e la lingua e la cultura in comune non erano polacchi ma tedeschi, russi o austroungarici? ma in classe quando ti spiegavano l’identità italiana che soverchiava le dominazioni straniere stavi dormendo o che? perché è quel cazzo di concetto, stesso discorso per gli irlandesi e il cattolicesimo che li faceva sentire irlandesi quando avevano gli inglesi che li occupavano e cercavano di distruggergli la lingua e la cultura e che li facevano morire di fame durante la crisi delle patate.
ma tu ste cose proprio no, eh. buonanotte.
ah, e sui musei di auscwhitz, i Polacchi erano antisemiti quasi quanto i nazisti. Leggitelo, un libro di storia.
e adesso arriviamo veramente alla parte che MI CREA VERAMENTE DISGUSTO DENTRO.
leggiti un libro di storia.
genio, ci sono andata ad auschwitz. e pure a dachau tipo UNA SETTIMANA FA, ma ad auschwitz prima. di persona.
purtroppo su sto pc non ho le foto che ho fatto quando ero a cracovia, ma tipo per tua informazione ci stava una buona parte della popolazione che gli ebrei li proteggeva e ha cercato di nasconderli, i polacchi erano loro stessi considerati razza inferiore (MA QUESTO PROPRIO TI SFUGGE) e tipo gli ebrei polacchi erano comunque polacchi, erano tre milioni e ne hanno ammazzati il 90%.
90%.
se vai a cracovia c’è un museo dell’ebraismo (o quello della storia della città mo non mi ricordo) dove all’ultima stanza ci stanno due libri enormi, uno con nomi di gente che ha aiutato gli ebrei o che ha combattuto contro i nazisti con la loro storia descritta per bene e uno con nomi di collaborazionisti con sempre la storia descritta perché sia mai che fanno ammenda per quello schifo lì. e tipo so riuscita a leggerne quindici di quelli collaborazionisti perché dopo mi stavo a sentì male. e ad auschwitz ci stanno TONNELLATE di spiegazioni sia sull’antisemitismo polacco che sulla resistenza polacca che sugli ebrei polacchi che so morti lì che sui polacchi non ebrei dissidenti che pure so morti lì.
però che ci fossero polacchi antisemiti (che voglio dì QUALE POSTO IN EUROPA ERA NON ANTISEMITA almeno per un certo livello all’epoca? spoilers: nessuno tbh) vuol dire che tutto il paese è formato da gente che fa schifo e si meritavano di morire ad auschwitz insieme alla gente che odiavano secondo te?
MA STAI BENE?
MA CHE PROBLEMI HAI?
santoddio mi sta a rivenire da vomitare.
leggiti un libro di storia.
ma leggitelo tu và, che adesso mi dirai che sono una stronza che se la tira e so tutto io blah blah blah come se non me l’avessero detto per tutta la vita, ma ho un’intero cazzo di scaffale sulla libreria con libri in merito che mi leggevo a dieci anni perché a dieci anni mi era preso il momento del devo imparare tutto sulla seconda guerra mondiale ma ok certo non ho letto un cazzo.
per pietà, a dieci anni mi leggevo di come funzionavano i forni crematori e chi ci finiva dentro, ma ovvio che devo leggere più roba! certo! infatti cerco di farlo il più possibile. ma ok. so un cazzo. ciaone.
Fai ridere. Gente come te che incoraggia sti anon dementi che credono che è colpa dell'occidente se la rivolta di varsavia è fallita e poi si lamenta di medievalpoc 'xke riscrive la storiaahh!!1' è veramente un capolavoro di ipocrisia ed ignoranza.
e finalmente ci siamo. mioddio. non ci credevo di arrivare alla fine. l’ora più sprecata della mia vita.
razza di genio del male, esiste una cosa chiamata responsabilità. se noi occidentali avemo fatto porcate non ce ne possiamo lavà le mani. non puoi dire OMG DAESH E’ LO SCHIFO EW quando daesh senza bush che esportava la democrazia in iraq non ce stava. non puoi lavarti le mani delle guerre in africa quando un sacco di ste cose succedono perché i confini africani so tracciati con il righello e so quelli delle ex colonie che si erano spartite a tavolino gli occidentali. ovviamente non puoi manco pensa che l’europa e il colonialismo europeo erano inizio e fine di tutti i mali perché le schifezze se facevano prima e dopo sia in africa che in asia, ma secondo te i sudamericani non possono avè problemi con gli spagnoli che gli hanno distrutto tre civiltà? o i nativi ammericani non possono ave problemi con gli ammericani non nativi perché li hanno confinati nelle riserve? cioè, te rendi conto che è colpa dell’occidente per UN SACCO DI COSE e che non possiamo andare a dire che nON E’ MAI SUCCESSO SO CAZZI LORO? non è riscrivere la storia, è avere l’onestà intellettuale di ammettere che abbiamo fatto delle schifezze inanerrabili e non possiamo fare finta che non sia mai successo.
e questo non c’entra niente con quanto la gente a cui abbiamo fatto le schifezze sia razzista o meno (che poi lo dici te, ma ok), c’entra con avere un cazzo di minimo di decenza quando si tratta di onestà intellettuale.
e ce la dovremmo avere tutti, e non intendo assolutamente essere la persona che dice che vabbe l’avemo fatto la frittata è andata sono cazzi loro. ma siamo completamente scemi? i russi con putin figurati se lo fanno, ma secondo te pERCHE’ GLI EST EUROPEI VOGLIONO STA IN EUROPA?? E’ ANCHE PERCHE’ COSI’ SONO FUORI DALL’INFLUENZA DI PUTIN. dove li abbiamo spediti noi occidentali a braccia aperte per tipo gli ultimi tre secoli quando non li invadevamo noi.
però ok.
me devo ripija io.
anon te prego, l’ipocrita qua sicuro non so io.
non c’è niente di più ipocrita del ‘loro sono razzisti quindi io sono autorizzato/a ad essere razzista e non è razzismo perché se gli altri sono peggio allora è giustificato’.
cordialmente: un tantino vaffanculo.
grazie di avermi fatto quasi vomitare cinque volte mentre scrivevo sta cosa.
ps:
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cordialmente: taci. (ps: ste foto sono state fatte in germania quindi non erano manco in polonia. vedi te eh.)
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eleanordahlia · 6 years ago
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      👑     —    𝐍𝐄𝐖 𝐑𝐎𝐋𝐄       𝐞𝐥𝐞𝐚𝐧𝐨𝐫 𝐝𝐚𝐡𝐥𝐢𝐚   &   𝐰𝐢𝐥𝐥𝐚       ❪    ↷↷     mini role ❫       raven's           cafè       14.01.2019  —  #ravenfirerpg
Probabilmente la parola caffè fu la sua prima parola in assoluto, perché solamente così si spiegava la passione quasi spasmodica di Eleanor per quella bevanda calda e scura. Ormai le vacanze natalizie erano terminate e tornare alla vita di tutti i giorni non era sempre facile. Avrebbe dovuto mettersi in pari con lo studio e chissà, magari trovare anche uno studio disposto a prenderla come tirocinante, ma per questo vi era ancora parecchio tempo, e piani anche da organizzare. Il lunedì mattina si trasformò in una camminata lenta in direzione del suo locale preferito, arrivò al Raven's Cafè in tarda mattina ed ordinò il suo latte macchiato. Ci impiegò non più di qualche minuto a intravedere un tavolino libero, verso cui si diresse velocemente sperando che nessuno glielo fregasse. Era perfetto. Situato vicino alla finestra, da quella posizione si aveva la possibilità di osservare tutti i cittadini di Ravenfire correre e vivere le loro vite, osservarli affannarsi ad arrivare in orario in ufficio, o anche solo le signore di una certa età che dovevano aggiornarsi sui gossip cittadini. Eleanor adorava prendersi il suo tempo, godersi anche quelle piccole cose, come prendere un caffè e leggersi un buon libro, ma solo quando vide una persona avvicinarsi a passo spedito, ella si ritrovò ad alzare un sopracciglio.
« Se sei venuta a dirmi che avevi visto prima tu il tavolo libero, risparmia il fiato, di certo non mi alzo. »
Willa Blainers
Quella mattina Willa si era svegliata di buon umore. Aveva come il presentimento che quella giornata sarebbe stata diversa dal normale, e non di certo in modo negativo. Quando era protagonista di situazioni spiacevoli, le quali /fino ad ora/ non erano di certo mancate nella sua vita, la giovane sentiva sempre qualcosa che non andava, come se il suo sesto senso la volesse avvertire in qualche modo, come se la volesse mettere in guardia. Quel giorno era tutto il contrario: si sentiva tranquilla, forse anche fin troppo. I raggi di sole che si riflettevano sulle finestre della sua camera la rendevano ancora più felice, come se il suo umore dipendesse dal tempo, e forse qualche volta era proprio così. Sperava tanto che quella splendida giornata non sarebbe andata a finire male. Dopo aver fatto una doccia veloce, essersi vestita ed aver messo un filo di trucco, decise di andare a fare colazione al Raven's Cafè. Era una cliente abituale, spesso ci andava per prendere un cappuccino o un the caldo, accompagnati da una piccola brioche, prima di andare a fare lezione di danza, o anche semplicemente per leggere. Era un posto alternativo alla biblioteca, anche se quest'ultimo non si poteva battere per il silenzio. [...] Una volta raggiunta la sua meta ordinò una cosa diversa, caffè macchiato. Non che non le piacesse, ma preferiva evitare quella bevanda, anche se allo stesso tempo pensava che una volta ogni tanto non le avrebbe fatto così male. Guardandosi attorno, intravide subito un posto accanto alla finestra, perfetto per lei. Adorava i posti all'angoletto, davanti alle vetrate. Si sentiva più libera: poteva vedere i bambini che giocavano, le persone che correvano da una parte all'altra per non far tardi al lavoro, persino gli anziani che si sedevano su una panchina a leggere i gossip o il giornale in sé. Tutto ciò facevano sorridere la veggente. Le faceva capire che quella cittadina era viva. Purtroppo però, nel mentre si stava dirigendo con passo svelto verso il tavolino, si accorse che era stato già occupato da una ragazza. 《Oh, uhm...no tranquilla. Non mi metto a far scenate per questa cosa.》 Rispose educatamente, nonostante la sua interlocutrice risultasse poco garbata. Willa, in cambio, non ci diede molto peso. 《Se per te non ci sono problemi...potrei sedermi qui? Altrimenti non fa niente, davvero, ce ne sono tanti altri.》 Abbozza un lieve sorriso, facendo spallucce. A lei non importava davvero il posto in sé, avrebbe scelto qualsiasi altro tavolo se la sconosciuta non avesse gradito la sua presenza.
Eleanor Dahlia H. Janssen
La mattina era da sempre segnata dalla sua solita routine, passo dopo passo, e il fatto che qualcosa potesse non andare come ella aveva previsto, non era nemmeno da tenere in considerazione. L'espressione apparentemente scocciata sul volto della Janssen, e quell'atteggiamento che avrebbe fatto scappare la pazienza ad un santo, emergevano fin dalla prima occhiata. Continuò ad osservare la giovane che le si era posizionata poco distante, la squadrò con il suo solito modo di fare, appuntandosi mentalmente tutti gli errori in fatto di stile che aveva compiuto la sconosciuta e solo dopo un attento esame, Eleanor tornò con lo sguardo sul suo viso. Inclinò appena il capo, come se la stesse studiando, ed ammirandola per il coraggio di rivolgerle la parola. Un ghigno divertito aleggia sulle di lei labbra, per quella mattina la sua lettura poteva aspettare. Ci impiegò, tuttavia, qualche istante prima di risponderle, come se volesse tenerla sulle spine, ma dopo qualche momento non riuscì a trattenersi. « Mh.. Perché no, accomodati. » Rispose la Janssen rinvigorita da un'adrenalina che non sapeva nemmeno da dove provenisse. Avrebbe potuto dare una delle sue risposte acide e taglienti, ma per una volta, si limitò ad acconsentire a quella richiesta. Inoltre, per essersi proposta la giovane in piedi vicino a lei doveva avere coraggio. Ella continuò ad osservarla, la sua schiena dritta, i capelli castani, e quello sguardo che nascondeva qualcosa di più. « Mi chiamo Eleanor Janssen. »
Willa Blainers
L'espressione della ragazza davanti a sé risultava abbastanza insistente: la stava squadrando da capo a piedi /fin troppo lentamente/come se stesse studiando ogni minimo particolare che apparteneva alla giovane, per capire con che tipo di carattere avrebbe dovuto avere a che fare quella mattina. A Willa pareva infastidita dalla sua proposta, eppure lei stessa le aveva detto che avrebbe potuto scegliere anche un altro tavolo, in caso non avesse accettato. Tutto ciò poteva essere solo che una sua supposizione, ma il silenzio calato subito dopo, ed il lieve ghigno che le rivolse senza proferire parola, la mise quasi in imbarazzo, tanto da farle abbassare il viso e mordersi il labbro inferiore. Emise un sospiro di sollievo quando /finalmente/ la sconosciuta pronunciò quelle parole, permettendole quindi di sedersi al suo stesso tavolo. Posò il caffè su di esso, le sorrise leggermente, e infine si accomodò. 《Willa Blainers, piacere.》
Eleanor Dahlia H. Janssen
Lo sguardo della Janssen si era fatto sempre più insistente e il fatto che la giovane davanti a lei si sentisse chiaramente a disagio, divertiva e non poco la newyorchese. Inclinò di poco il capo come se la stesse studiando, predatore con preda, mentre la giovane appariva sempre più stizzita dal suo continuo esame. Certo era che aveva avuto coraggio a presentarsi così, ma la Janssen era anche il tipo di persona che sapeva apprezzare quelle persone che non demordevano. Il fatto poi che fosse calato volutamente quel silenzio, indispettì e non poco la sua ospite che mentre Eleanor avvicinò la sua tazza di caffè ancora caldo prima di berne una generosa sorsata. Aveva atteso che anche la sconosciuta si presentasse e una volta che finalmente prese posto di fronte a lei, Eleanor appoggiò la schiena godendosi la bevanda amara e calda. « Devo ammettere che hai avuto coraggio a chiedermi di sederti al mio stesso tavolo... E lo apprezzo. In ogni caso... che cosa fai nella vita, Willa? » Peccò forse di presunzione, ma era la pura e semplice verità. Tutti in città conoscevano il nome Janssen e per quelli che non lo conoscevano, ne avevano comunque sentito parlare. Le industrie petrolifere del padre erano in ogni dove e, che lo si volesse o meno, tutti in qualche modo erano clienti di suo padre. Di certo poi, non era un mistero che Eleanor sfruttasse in ogni occasione il suo nome, ma nonostante questo era curiosa di scoprire qualcosa in più su quella ragazza così timida all'apparenza.
Willa Blainers
《Sono molto lusingata dal fatto di essermi potuta sedere al tavolo con una Janssen. Insomma, non è da tutti, e soprattutto non capita tutti i giorni.》 Si permette di dire, sempre nel suo modo educato. Aveva sentito quel cognome sia per le strade di Ravenfire, sia a lavoro, e sapeva che fosse famoso, ma fino a quel momento non aveva mai avuto il piacere di conoscere un membro di questa famosa famiglia. 《Oh, uhm...lavoro nel Red Theatre come ballerina professionista.》 Non si sarebbe mai aspettata una domanda del genere ad un primo incontro, con qualsiasi persona. 《È...la mia passione fin da piccola.》 Mormora infine, sorseggiando la sua bevanda e spostando per un momento lo sguardo fuori dalla finestra. Si sentiva strana, agitata, e non ne capiva il motivo; probabilmente tutto ciò era causato dallo sguardo insistente e quasi accusatorio della sconosciuta verso di lei, ma di certo la giovane veggente non sarebbe intervenuta su questo particolare. Avrebbe solo lasciato correre. Era abituata a farsi guardare durante gli spettacoli di ballo, perché quell'imbarazzo improvviso?
Eleanor Dahlia H. Janssen
Il sorriso sul volto della Janssen divenne sempre più ampio a seguito di quelle parole, perché in fondo Eleanor era anche quel tipo di persona a cui piacevano parecchio le lusinghe. Il fatto che poi non ci credesse era tutto un altro paio di maniche. Ampliò il sorriso sulle labbra carnose quando la vide illuminarsi per la sua professione. A quelle parole, Eleanor non poté non lasciar andare lo sguardo sul corpo asciutto della giovane, dalle spalle al corpo con un lieve accenno di seno per arrivare alle lunghe gambe. In quel momento aveva allontanato la tazza fumante, lasciando che il calore della tazza scaldasse le lunghe ed affusolate dita. « Sembra che tu abbia il fisico adatto... E non essere spaventata, sembra che ti possa mangiare da un momento all'altro, tranquilla. » Si lasciò sfuggire la Janssen, la quale aveva visto in Willa un timore quasi reverenziale nei suoi confronti. Accennò un sorriso prima di portare nuovamente alle labbra la tazza e berne questa volta una generosa sorsata. Il suo muoversi sulla sedia e il suo sguardo che sembrava non voler stare fermo nemmeno per un istante, erano solamente due degli indizi che Willa le stava dando. I suoi studi di psicologia avevano anche il vantaggio di saper leggere tra le righe il comportamento di una persona. « Deve essere impegnativa come vita... Immagino che la tua giornata sia fatta di duri allenamenti ed ore ed ore a provare, per non parlare di una dieta rigida, giusto? »
Willa Blainers
《Grazie, lo prendo come un complimento.》 Rispose con un leggero sorriso alla sua prima affermazione riguarda al suo corpo asciutto, adatto al lavoro intrapreso. Ignorò l'osservazione della ragazza sul suo comportamento. Tutto ciò che provò a fare, nel frattempo, fu non pensare all'agitazione che la dominava e concentrarsi /invece/ sulla figura di Eleanor e sulle sue domande, non più sul suo sguardo insistente. Aveva capito che ella aveva un bel caratterino, e che probabilmente le piaceva essere riconosciuta per la sua fama /grazie, in primis, al cognome / e per la bellezza. 《Sì, hai indovinato. Le mie giornate sono proprio così, ma è ciò che mi piace fare, perciò sopporto benissimo ogni sforzo e fatica. So fin dove mi ha portato, e soprattutto dove continua a portarmi. Per la dieta...no, non seguo una dieta così rigida come molti pensano. Certo, sto attenta a diversi cibi, ma qualche volta posso permettermeli. Bisognerebbe sfatare il mito delle ballerine che mangiano pochissimo per essere ammesse alla scuola di danza.》 Finì di sorseggiare la sua bevanda, portandosi infine delle ciocche di capelli dietro l'orecchio.
Eleanor Dahlia H. Janssen
V'era qualcosa nella giovane di fronte a lei che la incuriosiva, la affascinava. Non sapeva dire se quel qualcosa risiedeva nel suo portamento o semplicemente nel suo modo di fare, così semplice, così alla mano, eppure avrebbe dovuto smettere di tempestarla di domande. La Janssen si ritrovò ad aggrottare appena la fronte nell'udire quelle parole. Ascoltandola, sembrava che tutto fosse un gioco da ragazzi, come se ogni cosa le fosse caduta dal cielo e nonostante la vita della newyorchese fosse ben diversa, qualche cosa in comune c'era. Alzò un angolo delle labbra, abbassò successivamente lo sguardo mentre sorseggiava il suo caffè stava ormai terminando. « A quanto parte, sembra anche che tu sia molto fortunata... Nessuna dieta, almeno non eccessivamente, e lo sforzo non sembra essere una fatica per te... Cosa nascondi? » Quelle parole fuoriuscirono quasi fosse una riflessione tra sé e sé. Assottiglio dapprima lo sguardo, abbassando il tono di voce fino a diventare quasi inudibile. Bevve così l'ultimo sorso di caffè fino a terminarlo definitivamente e quando si alzò, abbassò lo sguardo sulla giovane allungandole il suo biglietto su una grana pregiata. « Sono certa che ci incontreremo nuovamente, mia cara... Ad ogni modo, ciò che posso fare al momento è augurarti il meglio. Qui c'è il mio numero di cellulare, la prossima volta chiamami... »
❪ 𝑭𝒊𝒏𝒆 𝑹𝒐𝒍𝒆. ❫
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Marvel’s|La Dea Maledetta - Capitolo 5
Non erano gli occhi e non erano i denti a disturbare Eira – anzi, quelli erano decisamente familiari e poteva dire di saperli nascondere bene. Lo sgomento e lo scetticismo erano precipitati in secondo piano nel momento in cui la mente della giovane aveva iniziato a mulinare spiegazioni e rimedi. Ossia subito. Cosa si sarebbe inventata ora per giustificare il repentino cambio di incarnato? Magari strati e strati di trucco avrebbero potuto fare al caso suo. No, no, non sarebbe stato pratico per il lavoro che svolgeva. Ma c’era altro modo di coprire quell’anomalia? Non che le venisse in mente. E cosa avrebbe detto dei capelli? Quale sociopatico si sarebbe mai tinto i capelli di notte? E a proposito delle sopracciglia? E della bocca? Perfino l’interno delle sue labbra si era fatto nero! Non c’era modo di coprirlo, quello. Knutr era un stregone? Lui avrebbe fatto a menda di quel disastro. Glielo avrebbe ordinato.
 “Venite? Da questa parte.”
Quella guardia finalmente si era degnata di proferire parola: non era muta come Eira pensava, solo di poche parole. L’or bruna ragazza distolse lo sguardo dallo specchio, fece un cenno alla donna e la raggiunse; allora ripresero a camminare.
 “Non vi piacete?” domandò. A quanto pare le si era sciolta la parlantina, alla silenziosa guardia.  
 “No.”
 “Beh, queste sono le vostre vere spoglie.”
 “Le mie vere spoglie si sono liquefatte nella pozza.” Con questo, l’altra scosse il capo e ammutolì.
Eira approfittò del riconquistato silenzio per concentrarsi sul tragitto che stavano percorrendo e magari memorizzare qualche svolta. Era fermamente convinta che le avrebbe fatto comodo in futuro sapersi raccapezzare in quel folle dedalo, quantomeno per non perdersi la prossima volta che si sarebbe dovuta avventurare lì – perché sicuramente si sarebbe dovuta arrangiare da sola. Si accorse che alcuni androni non le erano nuovi, così come alcuni arazzi; arrivò ben presto alla conclusione che stessero tornando all’ingresso del palazzo. I suoi sospetti vennero confermati quando fecero capolino sulla cima della gradinata: Knutr l’aspettava in fondo alla sala.
La guardia rimbalzò di gradino in gradino e affrettò il passo una volta a terra. Perfino da lontano Lagäeira riusciva distinguere l’aspetto del vecchio: le sue labbra erano tirate in largo sorriso e le sue spalle erano ridicolosamente portate indietro. La infastidiva assistere a quello spettacolo e la situazione peggiorava man mano che si avvicinavano.
 “Il nero ti dona, Lagäeira.”
 “Spara meno stronzate e metti a posto questo disastro, Knutr.”
Quello sospirò.
 “Puoi andare, grazie.” Disse rivolgendosi alla guardia. “Non c’è nulla da mettere a posto.”
 “Ah no? Pensi che questo per gli umani sia normale? Non lo è, quindi fai uno dei tuoi abracadabra vichinghi e sistema la cosa.”
Al contrario, il mago le accarezzò una mano e in quell’istante il mondo attorno a lei si fermò. Fu come prendere una boccata d’aria dopo essere rimasti troppo tempo in apnea o come ricordarsi di una parola che si aveva sulla punta della lingua da ore. Acquisì la consapevolezza di sapere fare cose che non aveva mai avuto la facoltà di fare. Non aveva mai posseduto il potere di recarsi nell’aldilà e tornarne indenne, eppure una vocina soffocata da tutti gli altri pensieri ora le diceva che poteva farlo. La vocina le diceva anche altro, cose orribili, cose fantastiche.
Eira strappò la mano dalla sua.
 “Che hai combinato adesso?!”
 “Nulla di eclatante. Potremmo dire che ho perfezionato il lavoro delle acque di Ingegärd. Ho…in termini volgari, spolverato alcuni tuoi ricordi.”
 “Io non mi ricordo di poter fare questa roba.”
 “Infatti non ne saresti stata mai capace, prima. Considerala come una sorta di memoria ereditaria: ciò che hanno scoperto i tuoi antenati sui vostri poteri, adesso lo sai anche tu.”
Sarebbe stato ironico se la vocina che avvertiva fosse stata il coro dei suoi “antenati”. O più che ironico, inquietante.
 “Sì, bene. Adesso mi rimetti a posto?”
 “Perché? Tu non ne sei capace”
Aprì bocca per ribattere ma il fiato gli morì in gola così come le era nato: aveva ragione, sapeva come fare.
Scosse il capo ed imprecò sottovoce.
 “È ora di tornare a casa per me, quindi?”
 “Sei già a casa.”
Eira sbuffò. “La mia altra casa.”
 “Oh, ancora no. Passami un pugnale per favore – ma non uno dei tuoi coltelli: quelli sono orribili.”
Ancora prima che riuscisse a replicare di avere solo quegli orribili coltelli con sé, percepì qualcosa di pesante scivolarle nella mano. Avvicinò la mano al viso e si rese conto di stringere un pugnale. L’elsa dell’arma era fasciata da una spessa striscia di cuoio nero mentre il pomolo, minuziosamente intagliato a rilievo, era in Rjok; il traverso era curvo e stretto e su di esso erano state incise cinque rune: ᛁᛈᚨᛏᚺ – non erano di buon auspicio. Le rune si ripetevano anche sulla scanalatura della lama, la quale terminava con una punta più aguzza del normale.
Eira guardò di sottecchi il vecchio, ma decise di accontentarlo lo stesso.  
 “Sta iniziando ad essere fastidiosa questa storia.”
 “Mhh, ti suggerirei di pensare che avere certe facoltà può rivelarsi estremamente utile in molteplici soluzioni.”
 “Già, adesso che ci fai con quello?”
 “Ci apro una porta, è una chiave.” Rispose mentre rigirava fra le mani l’arma. “Beh, a dire il vero non una chiave nel significato più proprio della parola, ma è una chiave.”
Knutr poggiò il pugnale contro uno dei battenti del portone e tracciò con le dita alcuni caratteri sulla pietra: dapprima i simboli apparvero, come se fossero stati impressi con un inchiostro azzurro, e poi si illuminarono.
“Varcata questa soglia,” spiegò. “Entreremo nel campo d’addestramento dei guerrieri Nifler.”
 “È un portale?”
 “Sì. Conduce ad una sorta di…uhm, frattura nel tessuto della realtà. Una piccola dimensione parallela, se preferisci. La scoprì mio padre e fu lui a consigliare a tuo nonno, Re Gunnar, di sfruttarla; Frothi la rese sicura e Gunnar pensò che fosse un buon posto dove addestrare le sue truppe.”
Non era la prima volta che Eira sentiva parlare di portali, dimensioni parallele e quant’altro – anzi, dalla Battaglia di New York, il Mondo pareva essere precipitato in una folle ossessione per i portali e per i manufatti alieni. L’incontro ravvicinato più curioso di tutti era stato quello con il Tesseract, che per di più era stato del tutto casuale, in quel breve periodo che era sotto custodia dello S.H.I.E.L.D. Un conto era, tuttavia, ammirare un cubotto luminoso da lontano e chiedersi da dove diavolo fosse spuntato, un conto era trascinare le proprie gambe oltre un portale che conduceva in un’ipotetica dimensione parallela.
 “È una dimensione parallela ma funziona esattamente come la nostra. Sai, il tempo scorre allo stesso modo, le leggi della fisica sono le stesse e via discorrendo.”
 “E perché ci stiamo andando? Sono della vecchia scuola, e questo è vero, ma non ho bisogno di essere addestrata di nuovo.”
 “Nessuno si sognerebbe mai di insinuare certe sciocchezze. Ma non ti farebbe piacere riprendere in mano spada e scudo e dilettarti con i migliori soldati che abbiamo da offrire? Nifleheirm possiede un corpo scelto di guerriere, sai.”
 “Chi, le Valchirie? Ma non erano al servizio di Odino?”
 “Le Valchirie? No, no. Quando Odino vi maledisse, cancellò il vostro ricordo anche dalle menti umane – sai, i tuoi genitori erano fra le divinità più venerate dai mortali. Fu un ennesimo capriccio di Odino, insomma. In ogni caso, fece scomparire dalla loro memoria anche le Blóðugúlfaer–”
 “Cioè?”
 “Cioè il corpo scelto di guerriere di cui ti stavo accennando prima. Alla fine però, Odino si ritrovò con un grande problema fra le mani, ossia il vuoto lasciato dalla vostra presenza nella vita degli umani. Decise bene, allora, di ripartire il vostro mito fra alcune divinità minori o fittizie.”
 Quella affermazione improvvisamente acquisì senso, coadiuvata dai precedenti studi di Eira, che la ragazza aveva sempre giustificato con la scusa che si trattasse di un’inconscia attrazione, e dalle strane storie che Alfred le raccontava.
 “Tipo Skadi, Freyja e Tyr?”
 “Dei tre, l’unica che potresti mai incontrare è Freyja – e personalmente credo che sia stata la scelta peggiore.” Si pizzicò la radice del naso e sospirò. “Ti supplico, dai alle fiamme qualsiasi libro umano tu abbia letto su “gli dei nordici”, perché la maggior parte di quei testi sono corrotti.”
Le ridiede il pugnale – Eira lo fece sparire con un movimento del polso – e tirò a sé il maniglione d’orato della partita, per poi spingere la giovane attraverso lo spiraglio. Precipitarono entrambi in baratro nero, ma poi vennero investiti da un lampo di luce bianca.
Nonostante il flash si fosse dissolto in breve tempo, ci volle qualche secondo perché Lagäeira tornasse a vedere chiaramente. Si trovavano sul fondo di una grossa valle, completamente circondati dai monti e dai boschi. Anche lì nevicava, ma la neve non sembrava depositarsi più su del polpaccio.
Erano apparsi nel bel mezzo di un largo delimitato da grossi capannoni in legno, alcuni con il comignolo fumante, altri completamente sprovvisti. Tutte le baite, nessuna esclusa, erano però provviste di due colonne di marmo ai lati della soglia. Proprio come a Nifleheimr, le persone si erano adoperate per posizionare più bracieri e lanterne possibili, non tanto per il calore, quanto per l’illuminazione.
Le viuzze fra capannone e capannone, e la stessa piazza, erano densamente trafficate da ragazzini e ragazzi in armature di cuoio e stivali foderati. Alcuni, poi, avevano con loro delle spade esteticamente anonime e dei grossi scudi in argento.
Eira si voltò; dietro di lei vide uno di quei capannoni in legno, ed in particolare una porta in pietra con una targa: ᛋᛏᚱᛁᛁᚦ.
 “Benvenuta al campo addestramento!” esordì Knutr, facendo un mezzo inchino.
 “Dove sono le Blóðugúlfaer?”
“Loro non vivono quaggiù,” Si avviò e fece cenno di seguirla “O perlomeno, ci vivono solo quelle che si prendono cura dei novizi e del Campo. Le altre vivono in un’ala speciale del palazzo.”  
“E cosa fanno tutto il giorno?”
“Beh, vedi, si allenano fra di loro, studiano, visitano le loro famiglie, vanno a caccia…un paio si occupano perfino della biblioteca.”
“Un paio? Perché, quante sono?”
“In tutto sono 100 – 13 qui al Campo, il resto a Nifleheimr.”
“Sono poche…”
“È un onore concesso solo alle donne, ed oltretutto solo ad un numero molto ristretto.”
“Pensavo che le Valchirie fossero le uniche.”
“Le Valchirie sono nate per la stessa ragione per cui la dea dell’Amore improvvisamente è diventata anche la dea della guerra.”
“Capisco.”
“Ad ogni modo, abbiamo a disposizione campi di tiro con l’arco e con l’ascia, spazi aperti per il combattimento con la spada – o con qualsiasi arma tu riesca ad impugnare assieme ad uno scudo – per il lancio del giavellotto e degli scudi, delle arene per il combattimento corpo a corpo, delle armerie e un infermeria.” Riprese, puntando di qua e di là con il dito.
“Tutto qua?”
Quello si voltò verso di lei con un’espressione che trasudava stizza. Che si fosse offeso?
“No. A sere alternate, le Blóðugúlfaer abbandonano i guerrieri nel bosco, soli, e li riaccompagnano alle loro camerate solo la mattina seguente. Durante la notte, i guerrieri organizzano una caccia all’uomo fra loro.”
“E cosa si vince?”
“Nulla. Perché dovrebbe esserci un premio? Sopravvivere è il premio in guerra.”
“Sono ragazzi.”
“Northri ti premiava?”
“…No.”
“Ebbene.”
Lei a quel punto tacque. Knutr la condusse ad uno spiazzo recintato da alcuni sacchi, dove in quel momento si stavano azzuffando circa una cinquantina di ragazzi. Alcuni erano spaventosamente giovani – una ragazzina in particolare non sembrava avere più di 13 anni, ma Eira sospettava che fosse perfino più piccola. Knutr avvicinò un ragazzo coi capelli ramati e chiese di una certa “Hildigunn”. Quello annuì e si allontanò, andandosi a confondere fra la folla di adolescenti. Al suo posto, giunse una donna alta con una corporatura simile a quella di Eira, il capo per metà rasato e per metà coperto da una folta massa di ricci castani e le labbra sottili. La donna pulì la lama della sua ascia sui pantaloni di pellame che stava indossando e la ripose nel fodero allacciato alla cintura. Accennò un gesto di riverenza e sfoderò un sorriso smagliante.
“È un onore, mia regina.” La sua voce non era profonda e rauca come quella della corvina, ma al contrario era femminile e pulita. “Io sono Hildigunn, figlia di Einar, parte delle Blóðugúlfaer.”
Fu Hildigunn a tendere per prima la mano; Eira era stata preceduta e comunque non era nemmeno sicura che la stretta di mano fosse in uso fra i Nifler.
“Non chiamatemi mia regina e non datemi del voi: non è necessario.”
“Oh beh, allora spero che Lagäeira vi soddisfi.” Le rispose, rifiutandosi di oscurare di almeno un po’ quel meraviglioso sorriso.
Knutr guardò le due e ciondolò un po’ sui talloni.
“Per me, è giunta l’ora che vada: il vespro è quasi calato ed io ho molte faccende da sbrigare.” Fece un cenno col viso ad Hildigunn e poi rivolse lo sguardo su Eira, pesante.
“Nifleheimr ti attende all’aurora, Lagäeira. Noi ti attendiamo. Buonanotte.” Con questo, le diede una pacca su una spalla e se ne andò.
Eira ed Hildigunn seguirono Knutr con lo sguardo finché non scomparì; quando il vecchio fu troppo lontano, Eira spostò gli occhi sul cielo che si tingeva lentamente di porpora.
“Non…hai accettato di aiutarci?” le domandò la guerriera, che finalmente si era decisa a far calare il suo sorriso.”
“No, no, ho accettato…ho accettato. Il fatto è che ho delle questioni in sospeso con gli umani e non mi è concesso troncare così di netto la mia vita lì.”
“Ma tornerai…vero?”
“Sì. Non ho intenzione di perdere la mia possibilità di uccidere Odino.”
Hildigunn tornò a sorridere.
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