#per un niente e probabilmente anche fare male a se stesso (ma non ce lo fanno vedere)
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Se da un lato vorrei tanto avere più Cardio, dall'altro ho davvero paura di quello che combinerebbero visti certi sviluppi presi nella quarta e forse "meglio" che se ne stia un po' in disparte, almeno non lo massacrano troppo (premesso che a me personalmente non è piaciuto per niente come lo hanno gestito nella quarta dopo quello che era successo nella terza) (che tristezza ridursi a pensare così btw). Comunque purtroppo temo proprio che nella quinta farà un po' la stessa fine che ha fatto nella quarta, principalmente è una sensazione visto appunto quanto poco ci hanno puntato nella quarta, ma anche visto quanto poco sembra essere presente nei bts (soprattutto in foto/video che postano gli altri, poi ovviamente possibilissimo che non sia così, i social non rispecchiano la realtà, però c'è una netta differenza per esempio dalla terza, ma anche dalla quarta in realtà) + a Maggio mica stava anche girando per quella serie per prime? Forse si sovrappone di nuovo (sicuramente meno di unprof però eh). Vabbè vedremo scusa per il rant! 😅
(Non scusarti sono contenta di parlarne)
Quanta verità, io sto sperando che se ne vada a metà stagione perché mi fa male pensare che lo tengano lì ancora per molto, è evidente che non sappiano più cosa fargli fare nonostante le mille possibilità. Questo ha ammazzato (per sbaglio, ok, ma tutto da provare agli occhi della magistratura) uno e volete farmi credere che è bastato confessare per A. fargli mettere l'anima in pace e B. non cambiargli la pena? Totò l'avevano spostato 3 minuti dopo aver scoperto che aveva ucciso Nina. Bello il rapporto con Alina e tutto il messaggio di come le cose brutte che ti capitano non devono per forza decidere che anche tu sia cattivo e puoi sempre aiutare gli altri, però se volevo vedermi un teen drama guardavo skam. Mare fuori era altro.
#mi fa sempre morire che dice ad alina di andare da uno psicologo come se lui non avesse passato mesi a non dormire e a menare la qualunque#per un niente e probabilmente anche fare male a se stesso (ma non ce lo fanno vedere)#no therapy we die like ciro ricci#cioè per me loro due cosa migliore di tutta la stagione ma oggettivamente cardio sta facendo il suo viaggio solo attraverso gli altri#oltre a non essermi andato giù il rapporto tranciato con carmine per nessuna ragione#e quella scena con Pino 'io non mi dimentico quello che hai fatto per me' COSA. COSA HA FATTO.#CHE SEI SOLO COME UN CANE#mare fuotag
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quasi tutte le ragazze che conosco non fanno altro che parlare male dei loro ex e/o dei ragazzi che hanno frequentato, io sinceramente non capisco come sia possibile una cosa del genere, mi sembra strano che tutti i pezzi di merda siano capitati proprio a loro e che, tra tutti i ragazzi con cui hanno avuto a che fare nella loro vita, non ce ne fosse uno sano. se fossi al posto loro mi farei qualche domanda, nel senso che molto probabilmente il problema non sono i ragazzi, almeno non sempre. mi da fastidio il fatto che definiscano coglioni anche ragazzi con i quali sono uscite una o al massimo due volte. da come ne parlano sembra che questi poveracci abbiano ucciso qualcuno, poi chiedi cos’abbiano fatto di così crudele e scopri che fondamentalmente non hanno fatto niente, al massimo sono stati sinceri e hanno messo in chiaro fin da subito quali fossero le loro intenzioni, oppure hanno semplicemente capito che non sarebbe nato nulla a lungo andare ed hanno quindi deciso di terminare la conoscenza, evitando di perdere tempo e di farne perdere all’altra persona. un po’ mi fa rabbia il fatto che molti ragazzi debbano passare per stronzi semplicemente perché hanno preferito essere onesti e portare rispetto. per carità, può succedere anche a una ragazza di passare per la stronza di turno per gli stessi motivi, il discorso vale lo stesso. però mi capita molto più spesso di sentire frasi del genere da parte di ragazze, e nella maggior parte dei casi queste frasi sono riferite ai ragazzi. essere sinceri non significa essere stronzi, non si è cattivi quando si decide di chiudere un rapporto che non si vuole portare avanti. si è cattivi quando si gioca con le persone e con i loro sentimenti, quando si portano avanti conoscenze che non si vogliono realmente portare avanti, facendo perdere tempo e opportunità alle persone, si è cattivi quando si tradisce eccetera eccetera, potrei andare avanti all’infinito ma non avrebbe senso
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Selvatica - 25. Pensieri
Corinna rimase sospesa, immobile dopo che Ante fu uscito. Avevano fatto l'amore ed era stato bellissimo. Sentiva ancora il corpo languido e caldo, e lui era andato via veloce. Troppo veloce. Non le aveva dato nemmeno il tempo di accompagnarlo fuori.
Si lasciò cadere con la testa sui cuscini. Probabilmente era ancora arrabbiato con lei. trovarselo sotto casa l'aveva colpita, le aveva trapassato il cuore con uno stiletto dalla lama dolce e affilata. Affilata perché gli aveva mentito e guardare il dispiacere nei suoi occhi l'aveva fatta stare male. Dolce perché Ante le piaceva tanto, troppo, la catapultava fuori dalla sua vita infelice e piena di problemi, facendola sentire viva, piena di gioia, importante.
Ante era comparso al termine di una giornata tremenda a ricordarle che meritava di essere felice e lui meritava di sapere cosa le stesse accadendo.
Le aveva detto "quando vorrai parlarmene io sarò felice di ascoltarti", e sapeva che se voleva costruire qualcosa con quel ragazzo tra di loro non dovevano esserci segreti. Ma temeva due cose: che lui si allontanasse una volta saputa la verità o che volesse aiutarla. Proprio non ce la faceva a pensare di poter chiedere aiuto a qualcuno, men che meno a lui.
Raccolse i vestiti da terra e si infilò nel bagno, aprendo il rubinetto della doccia. Lanciò un'occhiata al suo riflesso nello specchio. La piccola ferita quasi non si vedeva più anche se pizzicava un po'. Chiuse gli occhi, sentendo ancora il tocco delicato delle mani di Ante. Quelle stesse mani che l'avevano accarezzata dappertutto.
Si rilassò sotto il getto d'acqua tiepido. C'era stato un momento, dopo aver fatto l'amore, in cui Ante l'aveva guardata con uno sguardo appassionato e le farfalle nello stomaco, che costantemente si agitavano quando lui la guardava, si erano nutrite di qualcosa di più, qualcosa che cominciava a prendere le sembianze di un sentimento più forte.
La connessione era stata totale e reciproca. Ante era sembrato smarrito, poi le aveva sorriso, illuminando tutta la stanza e il suo cuore, riscaldando anche gli angoli più bui e induriti.
Ma come poteva dirgli di Antonio senza aspettarsi una reazione da parte sua? Se solo lei fosse riuscita a risolvere tutto non ce ne sarebbe stato bisogno. Doveva assolutamente parlare con Monica, capire se c'era qualcosa che potesse fare. Lei era l'unica che conosceva Antonio abbastanza bene da poterle dare qualche consiglio.
Uscì dalla doccia e si asciugò in fretta, infilando il pigiama. Trovò l'amica in cucina. Monica le sorrise.
«Ehilà, che bel visino rilassato. Sto preparando del tè con i biscotti. Ne vuoi?»
Corinna annuì, rendendosi conto che non aveva cenato. Addentò un biscotto al burro. «Hai finito di studiare?» Monica era un paio di anni più grande di Corinna e studiava biologia. Aveva iniziato a lavorare per Antonio perché le piaceva fare una vita agiata e con quel lavoro si guadagnava bene.
«No, ma avevo bisogno di una pausa. Ci avete dato dentro tu e il calciatore, eh!»
Per poco non si strozzò col biscotto. «Abbiamo fatto rumore?» era già diventata rossa.
Monica ridacchiò. «Tranquilla Miss Pudica, non si è sentito niente. Ma con un tipo del genere non potevi non fare niente. Raccontami tutto, nei minimi dettagli.»
Corinna abbassò lo sguardo sorridendo. Si sentì invadere da un piacevole calore al ricordo di Ante su di lei, ai loro corpi uniti, intrecciati, le sue mani sul seno, tra le gambe e la sua bocca dappertutto.
«È stata la nostra prima volta.»
«Ma guardati, sei adorabile. Stai sorridendo con aria sognante. Allora oltre a essere un manzo ci sa anche fare... dimmi le tue sensazioni. Che hai provato?» Monica versò l'acqua calda nelle tazze e infilò dentro le bustine di tè.
Corinna prese un altro biscotto. «È stato bellissimo. Ante è stato delicato ma allo stesso tempo... passionale. Solo che è andato via troppo presto. Forse a lui non è piaciuto.»
«In effetti è andato via veloce. Però prima l'ho incrociato e quella non era proprio la faccia di uno a cui non è piaciuto. Piuttosto mi è sembrato uno che volesse scappare dalle complicazioni.»
Lei si portò le mani sul viso e sbuffò. «Lo sapevo...»
«Perché cosa è successo? Sei stata troppo appiccicosa?»
«Gli avevo detto che non potevamo vederci perché stavo poco bene e mi ha visto con Carmine qui fuori.»
«Cazzo. Sei stata da Antonio?» Corinna annuì. «Mi spieghi che cosa sta succedendo ancora? Non avevi saldato il debito?»
Decise di essere estremamente sintetica. «Mi ha chiesto di andare a Dubai con lui, altrimenti avrei dovuto portargli altri soldi. Ventimila, e me li ha prestati Carmine.»
Monica la osservò con attenzione. «Come mai Carmine ha fatto una cosa del genere?»
Corinna sbuffò agitando la bustina del tè nell'acqua. «Questa è un'altra storia. È tutto così complicato. Non ce la faccio più. Oggi mi ha minacciato con un coltello, ha detto che... ha detto che vuole che vada a letto con lui.»
«Per questo hai quel segno in faccia. Non ci credo... hai fatto impazzire Antonio. Corinna, hai tutta la mia stima.»
«Per favore, non dirmi che ti faresti anche lui. È disgustoso. E poi non è sposato?»
«A volte dimentico quanto tu sia ingenua. Non si tratta di questo, si tratta piuttosto di potere. Se entri nelle sue grazie è fatta. E poi, con tutte le ragazze che ha per le mani, credi che non abbia mai tradito la moglie?»
«Ok, non mi interessa. Voglio sapere come faccio a liberarmi di Antonio. Adesso ne ho le scatole piene, non andrò mai a letto con lui e questa storia potrebbe andare avanti per molto tempo. E poi... Ante... io non voglio che lui sappia.» Anche se aveva visto come le cose nascoste avessero distrutto la sua famiglia, come avevano logorato suo padre e mandato in tilt il cervello di sua madre.
Monica sospirò. «Antonio è un uomo d'affari e come un affare dovrete trattare questa questione. Fattelo mettere per iscritto, fate un contratto. Tu vai a letto con lui e poi sarai libera. Rispetterà i patti.»
«Ma io non voglio farlo. Come faccio a...»
«Credimi» la interruppe l'amica. «È più facile di quanto immagini.»
Corinna si chiese cosa provasse lei quando andava a letto con gli uomini che non le piacevano. A quanto pareva, dopo un po' ci si poteva fare l'abitudine. «Altrimenti?»
Monica sollevò le spalle. «Altrimenti devi sperare che gli passi in fretta, e non so se succederà.» Le diede un bacio sulla guancia e uscì dalla cucina.
Corinna continuò a mangiare i biscotti e a bere il tè, poi tornò in camera rimuginando sulle parole dell'amica.
Il letto disfatto le fece sentire la mancanza di Ante. La voglia di stare solo con lui e lasciare fuori tutto il resto. Afferrò il cellulare per scriverti un messaggio ma ne trovò già uno suo, l'aveva preceduta.
- È stato bello.
Corinna sorrise. Magari non era poi così arrabbiato. Rispose.
- È stato bellissimo. Mi mancherai in questi giorni.
Un altro messaggio arrivò rapido.
- Guardami in TV. Lo farai?
- Sì.
- Fai bei sogni.
Un alone di tristezza le calò addosso. Le sarebbe piaciuto parlare con lui ancora un po', magari tutta la notte.
- Buonanotte.
- Mi mancherai anche tu.
Sorrise come un'ebete fissando quell'ultimo messaggio. Non c'era niente che potesse fare, e niente che volesse fare, per impedire quello che sentiva crescerle dentro: si stava innamorando.
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Penso che il problema principale di Chiesa è che non ha mai detto di aver cambiato idea, e che abbia continuato a prendere in giro i tifosi fino ad agosto 2020, continuando a dire che era legato alla maglia, alla Fiorentina e a Firenze, e non aveva appena vent'anni ad agosto 2020, quindi non ha scuse.
Ma soprattutto, di tutte le squadre che poteva scegliere proprio la Juve? Impossibile non l'abbia fatto apposta quando lo cercavano squadre molto meglio della Juventus, e questo lo sa bene anche lui.
E sa anche bene che alla minchiata che ha detto alla sua prima conferenza stampa, ovvero che ha saputo che la Juve lo cercava solo negli ultimi giorni di mercato, non ci ha creduto nessuno, nè i tifosi viola e nè quelli bianconeri, non ci ha creduto nemmeno lui probabilmente. Avrebbe fatto più bella figura se non avesse detto niente o se avesse detto la verità. È da quando è alla Juve che pare mentire a se stesso, è questa l'impressione che dà; anche nelle interviste non fa altro che ripetere le stesse parole come un disco rotto, che la partita sia andata male o bene.
Semplicemente ha fatto un po' lo stronzo, o un po' tanto, inutile negarlo, non ce l'ho con lui, anche perché non tifo Fiorentina, e in generale perché è sbagliato avercela con i calciatori se fanno il loro lavoro, (gli insulti al fratello infatti sono stati un disgustoso colpo basso, non li giustifico, perché sono ingiustificabili, anche perché il fratello non c'entrava un cazzo; anche gli insulti che ha ricevuto lui stesso fanno schifo, leggermente più coerenti di quelli al fratello, ma non ha davvero senso prendersela così a male con i calciatori per le loro scelte, va bene parlarne, discuterne, criticare, fare considerazioni, ma se arrivi ad insultare il calciatore o la sua famiglia sei solo un coglione) ma solo il fatto di fare un post di presentazione per la nuova squadra e di non fare un post d'addio per la squadra in cui hai giocato per 14 anni e che ti ha fatto diventare un calciatore facendoti esordire in Serie A e in Europa, beh, è stato parecchio sbagliato.
Va bene, ne aveva 22, ma non penso che la situazione cambi molto, anzi, non può proprio essere cambiata. È stato un brutto divorzio, una brutta rottura, chiamatela come volete, ma è successa. Che lui potesse comportarsi meglio è vero, avrebbe certamente potuto fare un post d'addio (come tanti giocatori fanno), ma forse non l'ha fatto perché gli hanno consigliato di non farlo? Perché ha visto che la faccenda si era andata a complicare? Perché semplicemente non gli andava? Certamente giudichiamo la situazione dall'esterno e capisco la rabbia e la delusione dei tifosi della Viola, anche alla luce della conferenza stampa + post. Però che ci vogliono fare? È andata così. Non è stato carino il modo in cui ha lasciato, ma dopo 2 anni che scuse vogliono? Che scuse deve fare? Magari tra 20 anni scriverà un libro o farà qualcosa dove dirà la sua verità e chiederà scusa a tutto il popolo fiorentino.
Per la questione scelta della Juve: lui voleva rimanere in Italia. Non c'erano altre squadre? Sì, ha scelto la Juve e aveva l'accordo già dall'anno precedente (sì, non si fa, l'ha fatto e gli è andata bene, non è stato multato o altro), Pioli lo voleva al Milan e lui ha declinato l'offerta. Pensi che se fosse andato al Milan la situazione sarebbe stata diversa? Chissà, ma se ha deciso di chiudersi nel silenzio durante il passaggio alla Juve, probabilmente sarebbe successa la stessa cosa anche per il passaggio in rossonero. È così, ragazzi. È un tipo chiuso lui. Chiamatelo stronz0, ma ragiona così.
Sulla mentalità Juve o il suo fare macchinoso non entro, non sono juventina e non mi permetto di giudicare. Ogni squadra ha il proprio modo di approcciare interviste, partite, situazioni etc...
Ultima cosa: sarebbe potuto uscirne più pulito? Sì. L'ha fatto? No. Pace (cit.) Son passati due anni e il rancore non serve a niente.
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Le persone senza ambizioni sono tristi
la mia ambizione più grande è stare bene con me stesso
ce ne sarebbero di discorsi da fare dato che non ci conosciamo e non sappiamo niente l'uno dell'altro ma io ho perso la voglia di parlare da mo quindi boh proverò cmq a dir il mio pensiero
fare una vita 'ordinaria' non fa per me, non voglio finire in fabbrica o commesso o qualsiasi altro lavoro simile perché so che non starei bene e se ho smesso di fare il mio è perché anche quello non mi faceva più stare bene; non sarei soddisfatto perché io di andare a lavorare in questo modo solo per poter soprav-'vivere' hmmm e infatti sai quanta gente sta male? perché costretta a fare ciò che non gli piace per poter sfamare i propri figli; non tutti nascono in situazioni favorevoli allo studio e allo sviluppo della persona/carriera e per quanto sia vero che i più grandi milionari siano partiti da zero io non ho interesse nel fare i soldi perché nei soldi non ci vedo una possibile libertà. non ho quella cosa dentro che mi fa muovere o scervellarmi per farli. Sai quante persone finiscono a fare quello che vogliono davvero fare? Poche, molto poche considerando che nella vita non si sa mai e tu un giorno ti puoi benissimo svegliare e rendere conto che quello per cui hai dedicato la tua intera esistenza non ti piace più, non ti soddisfa più e io sinceramente sono stanco, sono stanco perché guardo fuori e un futuro non lo vedo perché o sei come vogliono loro e quindi mutui su mutui il passeggino la famiglia lavori 5 ggg x godertene due o lavorare un anno x farti le due settimane mhhhh produci soldi spendi soldi più di quelli che produci hmmm mi fa schifo tutto tutto mi fa schifo come funziona quindi probabilmente mi caccerò da solo prima che possa farlo qualcuno al posto mio, voglio solo arrivare alla fine dei miei giorni e avere tanti ricordi che mi toccano dentro, voglio vedere cose, voglio andarmene e trovare sempre un nuovo motivo per continuare a vivere, non riesco a collegare a me un futuro, sono più per vivere così come viene
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Caro Roberto,
Da quando non ci sei più ho messo a posto la testa e mi sono data delle regole, come: non supplicare o elemosinare attenzioni, niente stupide ripicche, niente messaggi inutili e altri mille propositi che non posso prometterti riuscirò a rispettare.
Uno di questi ultimi è quello di scrivere tanto, tutte le lettere e i testi che mi pare, ma senza inviarli. Numero di lettere concesse: 1, per questo devo fare attenzione a scegliere con cura le parole da usare.
É finita, me lo hai detto tu. Qualche giorno senza sentirti e ora vedo tutto più chiaramente.
Se ripenso a come ho reagito quel giorno mi picchierei da sola, rispetto la tua scelta e mi spiace che tu abbia dovuto assistere a quella scena pietosa. Potevo decisamente andarmene con molta più dignità, perché per quanto possa fare male non si può obbligare una persona a rimanere.
Ora che ho messo la testa a posto e vedo le cose con lucidità, mi sono resa conto che in fondo non eravamo poi così speciali come credevamo, perché se lo fossimo stati non ci saremmo fatti del male, e che forse hai ragione tu, magari non ci amavamo più da tempo e non l’avevamo neanche capito.
Non fraintendermi, speciali lo siamo stati eccome, mi basta pensare alle serate passate nel pandino sotto la pioggia mentre ascoltavamo la musica a tutto volume, alle volte in cui senza dirmi niente ti presentavi sotto casa mia solo perché morivi dalla voglia di vedermi, al modo in cui ci guardavamo ogni volta che qualcuno diceva qualcosa di divertente o alle farfalle nello stomaco ogni volta che ci baciavamo. Non so perché ma in questi giorni mi é riaffiorato questo ricordo di te che mi chiami, quando ancora ero a Belfast, canticchiando felice in macchina “la tata torna presto” o qualcosa di simile, e mi si scalda il cuore.
Poi però penso all’ultimo periodo, l’ultimo mese più o meno, e a come spesso e volentieri non mi sentissi capita, come se non valessi più il tuo tempo, mentre tutto ciò che volevo io era stare con te e non pensare a nulla se non a guardarti. Sono certa che a quel punto già ci fossero altri problemi, magari anche per colpa mia, ma non lo saprò mai, perché nonostante te lo chiedessi ogni giorno, non hai mai trovato il coraggio di affrontarli.
Mi dispiace per tutto quello che è successo, per i miei errori, perché ho detto di amarti e poi ho agito come se tu non ci fossi, e per i tuoi di errori, perché non sei stato in gradi di capire i miei bisogni.
Quando ho perso te ho perso tutte le certezze che avevo, già ragionavo per due, e pensavo a tutte le cose che avremmo potuto fare insieme una volta finito il lockdown. Volevo organizzare viaggi, vedere Parigi, andare ai concerti, andare a ballare, invitarti fuori a cena, fare lunghi giri in moto, imparare a guidare bene la barca per portarti in giro e fare l’amore nei luoghi più impensabili. Avrei voluto portarti in tanti posti, ma ormai non ci siamo più.
E ora ti odio da morire. Ti odio per la tua indifferenza. Perché se quella domenica mi avessi urlato contro, mi avessi guardato negli occhi o anche solo mi avessi dato l’abbraccio che meritavo, almeno avrei capito che te ne fregava qualcosa di me.
Non fraintendermi, con questo non intendo dire che tu non ci sia stato male, ti conosco abbastanza ormai, ma la differenza è che non sei mai stato capace di farti vedere debole davanti a me. Esageri un po’ con le birre, magari prendi a pugni qualche porta, ma renderti vulnerabile davanti a qualcun’altro proprio non ce la fai.
Fa male da morire perché non ti sei domandato come mi sentissi io, perché non hai mai chiesto ai miei amici come sto, non hai mai passato una serata a casa a chiederti cosa stessi facendo io in quel momento, che canzone stessi ascoltando o a cosa stessi pensando.
Non hai mai avuto l’istinto di scrivermi? Di chiedermi come sto? Se mangio e se continuo a lavarmi i capelli regolarmente? Io ci ho pensato almeno un milione di volte ma mi sono fermata, so che mi risponderesti solo che va tutto bene e che hai bisogno dei tuoi spazi, e io non so se potrei sopportarlo. E allora lo chiedo a tutti i tuoi amici, mentre aspetto che sia tu a scrivermi un semplice “come stai?” e che ti senta pronto per dirmi come ti senti, e invece niente.
Dimmi che non sono così facile da dimenticare come il tuo silenzio mi fa sentire.
Speravo che la fine arrivasse un po’ più tardi, anche di un solo minuto, una sola ora, un solo giorno. Vorrei non averti spinto a dirmi “ti lascio”, ma so che se non lo avessi detto domenica, le cose sarebbero solo peggiorate e probabilmente sarebbe successo comunque. Perché io incasino sempre tutto, anche le cose che mi fanno stare bene, e non perché non siano abbastanza, ma perché spesso sono io quella che non si sente abbastanza.
So che adesso devi sembrare freddo e orgoglioso, ma sappi che non c’è niente di sbagliato nell’esprimere le proprie emozioni e farsi vedere deboli di fronte a chi ti vuole bene. Parla con i tuoi amici, con la tua famiglia, con la psicologa, non sentirti mai un peso, perché sei circondato da persone che a te ci tengono tanto. Se hai paura di non essere capito, o addirittura giudicato, “tu chiamami se senti i mostri, che se ci sto ti vengo a prendere, nonostante tutto” come direbbe Gemitaiz, perché nonostante non siamo più quelli di una volta, ciò che ti ho promesso per me resta vero, io rimango sempre un porto sicuro per te, in cui puoi essere te stesso al 100% e non verrai mai giudicato, questo voglio che sia chiaro.
Comunque andranno le cose io sarò sempre la tua cheerleader, la tua più grande fan. Non ti augurerò mai il male, anzi, ti auguro di lottare e (più avanti) di ricominciare ad amare, senza bisogno di accontentarti. Spero che troverai qualcuno che sappia darti ciò in cui io ho sempre fallito, o che impari a stare bene anche senza. Prego che tu sia felice almeno la metà di quanto io lo sono stata insieme a te.
Mi distrugge pensare che lentamente diventeremo sconosciuti, che ci dimenticheremo del profumo dell’altro e delle nostre espressioni facendo l’amore. Quella camera non sarà più il nostro angolo di intimità e presto ti scorderai del mio corpo, delle mie curve e dei miei nei, e magari un giorno io scorderò i tuoi tatuaggi e le cicatrici che tanto ho amato.
Non saremo più Roby e Laura, la gente non ci guarderà più con invidia, mia mamma smetterà di fare la spesa anche per te e mio papà sarà felice di non dover mai fare le presentazioni ufficiali. Tutti quelli che ci conoscono avevano puntato tutto su di noi, ma forse alla fine siamo stati proprio noi quelli che non ci hanno creduto abbastanza.
Non sopporto l’idea di averti perso, un po’ per volta però so che mi passerà, giorno dopo giorno il dolore diminuirà, la mancanza svanirà e i ricordi non mi faranno più piangere, e forse quando questo succederà potremo addirittura essere amici.
So che tu non credi nell’amicizia tra ex e che ti sembra la cosa più sbagliata del mondo, ma io invece credo che l’errore più grande che due persone che si sono volute bene come noi possano fare sia quello di diventare sconosciuti, di comportarsi come nulla fosse e magari iniziare a parlare male dell’altro alle spalle.
Non dico oggi, non dico domani, e neanche tra un mese, quando sarà il momento lo sapremo, magari quando tornerò dalla Spagna, visto che non mi verrai a trovare. So che funzionerà e che non sarà nulla di strano se anche tu lo vorrai.
Avevamo idee diverse sull’amore è vero, ma ti ringrazio per tutti i ricordi che rimarranno per sempre. Non era il nostro momento e va bene così.
Spero che dopo aver ricevuto questa lettera mi chiamerai, o mi manderai almeno un messaggio, per farmi sapere che l’hai letta, cosa ne pensi e, se te la senti, anche per dirmi come stai o semplicemente per fare due chiacchiere.
Anche se non te ne accorgi io sono lì con te a tenerti per mano.
Per sempre dalla tua parte.
Laura
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Non ho neanche io la minima idea sul perché stia scrivendo qui, forse per sfogarmi non lo so, probabilmente tu pensi che ora la mia vita sia perfetta, che sia completa, o che comunque io sia felice, beh, non è così. Non sono felice per niente, pensavo di esserlo, almeno quel minimo, ma mi è bastato poco e sono tornata a punto e a capo e sto letteralmente impazzendo da un po’. Ti ho sognato ogni notte, qualche notte dove non mi volevi più e piangevo tanto e mi svegliavo praticamente singhiozzando, mi sento a dir poco distrutta e in realtà non me ne sto lamentando, è giusto che sia così dopo che ho preso le mie decisioni, ma non riesco ad essere felice senza di te, non ci riesco, e quel poco che riesco non è mai al 100%, o comunque non è sempre così. Tu torni sempre, sempre, e ogni volta che torni nella mia mente qualcosa dentro di me logora. Non ho la benché minima idea di cosa io stia facendo della mia vita se non domandarmi se sto facendo la cosa giusta. Sento che c’è qualcosa che non va, stanotte ho pure sognato che tornavamo insieme lol, mi sono svegliata urlando praticamente “basta non ce la faccio più” ed effettivamente è così. Non riesco proprio a mettere da parte, a metterti da parte, mi sento infelice, sento che sto sbagliando tutto e forse è pure così. Sono apatica, da giorni, e l’unica cosa che mi fa sentire qualcosa di bello letteralmente, è pensare a noi quando andava tutto bene. Forse mi sto distruggendo da sola, non lo so, non so perche sto scrivendo tutto questo, è come se volessi fartelo sapere e allo stesso tempo preferirei tenermelo per me perché ora penserai a ciò che ho scritto per i prossimi vent’anni e so già che una parte di te ne soffrirà. Non so come due persone che si amavano così tanto siano finite così, non tanto per ora, ma prima di lasciarci, non eravamo più noi, non eravamo più le solite e la cosa mi ha distrutto talmente tanto che non ce l’ho più fatta, se fosse stato per me, avrei tolto tutte le cose che non andavo più e avrei tenuto solo le cose belle, lo avrei fatto davvero. A volte mi chiedo se quando piango sul pavimento del bagno con solo Spotify nelle orecchie tu mi stai pensando, o stai facendo lo stesso, roba da scena da film praticamente, ma un po’ ci spero. Non voglio nemmeno che tu mi risponda, anzi, cancellerò questa cosa entro domani, o entro stanotte, forse perché ho paura che tu possa vederlo, ma allo stesso tempo vorrei pure che tu lo vedessi. Mi manchi tantissimo, non sai cosa darei per cancellare l’ultimo anno dove andava tutto male, e ripartire da 0, ripartire da quando siamo tornate da Venezia, perché il mio ❤️ è ancora così tanto legato a te ed è terribile non sapere come gestire le cose. Lo so che tu vuoi che io torni da te, ma sai anche che ora non lo farò, perché per quanto ti possa volere o amare ancora, se tornassimo insieme ci faremmo del male, e forse un pochino lo hai capito anche tu, o conoscendoti forse no, ma so che ti fidi di me se ti dico questo. Eppure non riesco a passare sopra niente, è come se la minima fiducia che ho sempre avuto se ne sia andata e ora non riesco a vedere niente, se non te. Sto scrivendo un sacco, forse perché volevo già farlo da un po’ , non so se voglio una tua risposta o meno, forse no, forse si, boh..non è importante, l’importante è che tu sappia che sei sempre una parte integrante nelle mie giornate, che una grande parte del mio cuore ti appartiene ancora, e non ho la benché minima idea su come fare ad affrontare questa cosa.
(Ps. Forse mi hai un pochino odiato quando hai visto che sono amica di 🐥, in realtà lo capirei, ma l’unica cosa che fa è ascoltare i miei disagi su di te e cercare di calmarmi perché se no mi butterei sotto il pullman della fermata di Pandino. Però allo stesso tempo, quella testina spelata mi da l’idea che tu un giorno potresti tornare nella mia vita e aggiustare tutto come hai sempre fatto, e io fare lo stessei con te, credo che sia una delle cose che mi fa più credere.)
- forever yours 🖤
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Sab 23 Ott 21
È finita. È finita una storia che era finita già mesi prima, ma che per me in realtà non è mai finita.
Avete presente quando vi trovate in quelle relazioni dove sapete perfettamente che quella persona non fa al caso vostro e sapete che vi farà un male cane. E allora di petto cercate di fare la cosa giusta cercate di dar fine alla relazione tossica, una di quelle relazioni che non è normale portare avanti in quel modo.
Ma inevitabilmente nel frattempo dopo una sofferta decisione, perché lasciare qualcuno che amate non è mai facile, ve ne state lì e sperate con tutto il cuore che ritorni comunque da voi, che vi dimostri che ci tiene davvero e che i vostri non erano altro che semplici dubbi dettati dalla paura.
Ecco, gli ho detto addio per non soffrire e mi sono ritrovata a soffrire lo stesso.
È così difficile essere innamorati di una persona? Perché è così faticoso ricevere un briciolo di attenzione o fare qualsiasi cosa senza dover dedicare ogni pensiero a lui?
Ho chiuso una storia con una persona che amavo tanto, solo perché per lui le cose sarebbero finite comunque a priori.
E allora perché continuare, anzi perché proprio inziare a questo punto.
Il problema sostanzialmente è uno: io sono cristiana e lui musulmano.
Possiamo avere una relazione clandestina ma mai niente di serio. Un po' tutte le sue relazioni sono state così e io lo sapevo. Ma con me era diverso. La sua famiglia mi conosceva, sua sorella era una delle mie più care amiche, sarebbe stato atroce se lo avessero saputo. E poi inoltre doveva partire, andare via, doveva crearsi una nuova vita lontano perché qui non ce la faceva più.
Sì lui si giustificava così: che queste cose succedono non si programmano, la vita nuova, il lavoro e quindi inevitabilmente sarebbe finita.
Ma in realtà se non te ne vuoi andare non te ne vai. Se vuoi far funzionare le cose ci metti tutto te stesso per farle andare bene. E al diavolo quello che pensano gli altri.
Se mi rende veramente felice perché dovrei rinunciarci?
Ma il problema è anche un altro: ti piaccio, ci mettiamo insieme perché per te è un gioco, tanto poi finisce, lo sai che finisce non ti devi giustificare, io ne sono consapevole e tu non avrai nessuna colpa.
E quindi, sei così meschino da metterti con una persona sapendo benissimo che questa si potrebbe innamorare follemente di te e allora perché iniziare qualcosa che sai o che molto probabilmente vuoi che finisca? Perché in realtà a te sta bene che finisca.
Perché strumentalizzare i sentimenti di una persona e affermare con fierezza che non è colpa tua se l'altro si è innamorato di te, che non è un problema tuo e che non farai minimamente nulla per rimediare.
Ora la domanda più importante è: quanto tempo ci vorrà affinché le cicatrici si richiudano e le ferite non facciano più male. Quanto tempo occorre per dimenticare una persona, ricominciare e andare avanti.
Quanto tempo ci vorrà per svegliarsi una mattina e non sentire più niente, ne dolore, ne rancore, ne mancanza ne la curiosità di "chissà come sta, chissà come se la passa, chissà se mi pensa ogni tanto".
Ti svegli ed è come se non fosse mai accaduto nulla. Il dolore che pensavi ti saresti portato per tutta la vita non c'è più. E tu sei pronta per andare avanti ed avere finalmente il cuore e la testa libera per accogliere quell' amore che veramente ti meriti.
- dai pensieri di una ragazza innamorata di nome Marti
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E quindi il tempo è passato, e quella notte è ormai un ricordo lontano. Domani è settembre e solo io so cosa significa. Per una volta avevo sperato che non fosse così negativo, che mi sarei portata dietro sensazioni belle e positive, che lo avrei affrontato con il sorriso questo maledetto mese e invece eccomi qui. Domani è settembre e tu non ci sei. Non darò la colpa a nessuno, forse alle circostanze e alla vita che come al solito aspetta il nono mese dell’anno per farmi aprire gli occhi e riportarmi con i piedi per terra. Settembre è realizzare che la vita è altro, è lontana da quelle notti passate insieme, senza regole, solo io te e qualche canzone che spero riascolterai pensando a me. Settembre mi taglia le ali e mi mostra le cose con più lucidità, la stessa lucidità che ho scelto consapevolmente di mettere da parte per godermi al massimo queste settimane insieme a te. È stato fantastico ma settembre è arrivato e nonostante sia dura e vorrei schiacciare un pulsante per tornare indietro, quello che ci resta da fare è prenderne atto e voltare pagina. Non è quello che voglio ma è quello che bisogna fare. Perché infondo infondo lo sapevamo entrambi che quell’abbraccio era l’ultimo così come quel bacio che ho fatto durare qualche secondo per averlo impresso, nella mia memoria. E lo sapevo, mentre ti vedevo andare via, che non ti avrei rivisto, ma è sempre più facile nascondere la verità per qualche attimo in più di pace. Vorrei dirti che non è facile, lasciare andare. Vorrei prendere un treno e raggiungerti ora, ma poi cosa avrei risolto? Assolutamente nulla. Sarei forse ancora più confusa e dividermi da te sarebbe ancora più difficile. Quindi ecco, questa è la nostra fine, per ora. Nessuno dei due sta più scrivendo all’altro e in pochi giorni svanirà tutto, come se non ci fosse stato niente. Forse lo sapevo già dall’inizio. Ma l’ho fatto lo stesso. Magari per un assoluto caso del destino mi sarei ricreduta, scegliendo questa volta di non lasciare andare e di combattere, ma ora so che non è il momento giusto per farlo. Ti lascio andare a malincuore, ho provato tanto, ma non gli so dare un nome. Questo non significa che non sia stato importante, però. Ci rincontreremo un giorno, forse sarà tutto finito per entrambi, avremo qualcun altro in mente e ci saluteremo come due vecchi amici che hanno condiviso tanto. Forse avremo ancora in testa i nostri nomi, e sarà come una pugnalata rivederci, ma avremo la forza di non lasciarci andare, non per una seconda volta. Forse tu sarai un po’ più sicuro, avrai la testa libera dalle tue vecchie storie e il tempo avrà curato le tue ferite preparandoti a qualcosa di nuovo. Forse io sarò più decisa, saprò quello che voglio, sarò meno spaventata di iniziare qualcosa di importante, con te, e avrò imparato a fidarmi delle persone. Forse invece non ci incontreremo più. Mi fa strano pensare che sia finita così, infondo tre giorni fa eri tutto quello a cui pensavo e ora se ti penso sto male.
Mi chiedo spesso se ci hai mai davvero capito qualcosa di me, se guardandomi negli occhi sei riuscito a vedere qualcosa di più profondo oltre al colore. Occhi tristi e malinconici, mi dicono spesso di averli così e ad oggi penso che un motivo ci sia; se hai provato ad andare oltre quel verde avrai capito che provo a nasconderli perché non mentono, quelli. Perché se mi avessi guardato negli occhi avresti capito che facevo fatica a guardarti, perché già sapevo che ti avrei perso, lo sapevo dal primo istante. E il mio difetto più grande è posticipare le decisioni importanti, prendere tempo, rimandare, come se un bel giorno svegliandomi sentissi dentro di me che sì, quel dannato momento di mettere un punto è arrivato. Ma la vita ti fotte, quel momento non arriva mai, e senza una grande dose di sofferenza, frustrazione e dolore niente ti viene servito gratis. Mi hanno insegnato che nella vita non è come mai come pensi ma è come senti. E io con te ho sentito tanto, per la mia prima volta. E ci ho sperato che un bel giorno un segno del destino mi avvertisse dicendomi di tenere duro che tutto si sarebbe sistemato e che tu eri quella persona, ma la verità è che la mia mente mi ha sempre avvertito che non eri tu quella persona per me e che io, al tempo stesso non lo ero, per te. Intendo dire quella persona che magicamente con la sua sola presenza sembra sistemare ogni tuo problema, rallegrarti la vita e disegnarti davanti agli occhi una prospettiva nettamente migliore di come era prima. Io avrei incasinato tutto nella tua vita e tu mi avresti distrutto, a lungo andare sarebbe rimasto solo odio e tanti rimorsi.
E ci ho provato, credimi, a farla funzionare, ma non puoi forzare qualcosa che non è destinato ad essere. O meglio, potresti, ma poi dovresti accettare tutto il male che ne deriva e dovresti accettarlo a testa bassa. E non voglio questo per me e nemmeno per te. Quindi domani è settembre ed è arrivato per noi il momento di chiudere questo piccolo capitolo e andare avanti. E mentre farò finta di niente ogni tanto mi verrai in mente tu, i tuoi modi un po’ strani che mi infastidivano, il tuo sorriso che faceva ridere anche me anche quando cercavo di rimanere seria e i tuoi occhi e il modo in cui mi guardavano. Ripenserò alle ore passate al porto per parlarti anche solo 5 minuti; mentre ti guardavo non sapevo minimamente cosa stavo facendo, se fosse giusto o sbagliato, se avrei rimpianto quei momenti, un giorno. Penso troppo, questo me lo dico da sola, e tu me lo hai chiesto un’infinità di volte ‘a cosa stai pensando’ e non te l’ho mai saputo dire; pensavo a tante, troppe cose, e non avrei saputo dirtele, non ce l’avrei fatta senza piangere. Pensavo che i giorni volavano e il momento di salutarti si avvicinava troppo velocemente. Pensavo al primo incontro, a come mi sentivo quando ti abbracciavo, al tiramisù di tua nonna, alla luna piena quella notte, a quella maledetta canzone che ormai associo a te, a quella volta in macchina e a noi due a cantare alle 4 e mezza di mattina, te stanco morto e io in lacrime perché lo sapevo che finiva e non sapevo come dirtelo a parole. Non dimenticherò niente, ma non potrò dirtelo. Quindi ti saluto qui, accetto il fatto che tu possa odiarmi perché come si fa a non odiare chi promette e poi scompare, ma capirai con il tempo che ho fatto bene, che forzare le cose quando non è il loro momento fa stare male il doppio e che se tornassi ora sarebbe impossibile allontanarci, e ci condannerei a tanta sofferenza. Non voglio questo, non lo voglio per me ma sopratutto per te. Perché in questo momento della mia vita sono una bomba pronta ad esplodere in qualsiasi momento e sono molto più complicata di quello che hai potuto intravedere. E non voglio che tu ti senta in dovere di aiutarmi, e non voglio trascinarti a fondo, insieme a me. Spero dimenticherai la promessa che ci siamo fatti, perché ripensandoci a mente lucida non vorrei che un bel giorno ripiombassi nella mia vita per avvisarmi che sei andato a letto con una ragazza, perché sarebbe come una pugnalata al petto e poi ci cadrei di nuovo, in questo circolo vizioso. Tanto lo so che probabilmente è già successo, ma mi piace pensare che non è così e per quanto egoista possa sembrare, a volte è meglio vivere nell’ignoranza per un briciolo di serenità piuttosto che soffrire inutilmente conoscendo la realtà dei fatti. Una bugia a fin di bene potrei chiamarla, per il mio bene.
Quindi ciao C ti porterò dentro di me, so che non sei come dicono, sei tanto altro. È stato un caso con te, è successo. E no, non credo che le cose succedano per caso quindi non me la prenderò con il destino o con qualsiasi cosa che governa l’universo per averti incontrato, perché evidentemente doveva andare così e il motivo lo capirò crescendo un giorno quando sarò più grande e matura. Perché per quanto io possa sforzarmi i 19 anni che ho si sentirebbero troppo e forse cerco la leggerezza di una storia che che tu hai già vissuto con qualcun altro, e questo mi fa stare male. E mi fa stare tanto male pensare che in questo momento tu hai ancora in mente lei, e te ne renderai conto con il tempo; che ogni nostro piccolo traguardo, per me nuovo e importante, sarebbe per te solamente una replica di qualcosa che hai avuto con una ragazza che non sono io; che passeresti il tuo tempo a fare paragoni e alla fine vorrai tornare da lei. Quando incontri qualcuno succede e basta, non lo scegli, ma puoi scegliere come finirla e io scelgo di farti stare bene, senza di me, la mia assoluta instabilità e freddezza. All’inizio è difficile ma come tante cose nella vita la parte complicata è iniziare, poi tutto tornerà al suo posto e sarà solo un ricordo, triste forse, ma almeno non doloroso. Settembre arriva e si porta via tutto, per prime le parole. Cercherò di ricordare quale fosse il soprannome che mi avevi dato, ci sto pensando da giorni ma niente, l’ho rimosso, però era molto carino e mi faceva sorridere. Come tutte le parole che ci siamo detti è svanito. Perché per quanto possa sembrare una frase fatta alla fine rimangono i gesti e abbiamo scelto entrambi di mollare la presa. Questi erano i miei motivi. Ci incontreremo quando saremo più pronti, meno arrabbiati, un po’ più soli. E oggi è settembre, mi faccio forza da sola, non sarà facile, ma sarà come deve essere. Non dimenticarmi e prenditi cura di te.
La tua ‘piccolina’
AxA
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Briosce salata con formaggio e wurstel, peperonata, insalata di riso, braciole alla messinese con peperoncini arrosto, polpettine vegane, caponata, cous-cous, frittata di patate, olive passolute, spiedini di melone.
LA IENA
L’osservò staccarsi dal gruppo di amici con cui stava ed avvicinarsi al buffet prendendo un piatto ed osservando la distesa di pietanze che vi erano disposte. Distolse lo sguardo dalla ragazza e guardò lui che parlava con due suoi vecchi amici, sotto un olivo in un angolo del prato dove era stato organizzato il buffet. Era il momento migliore per avvicinarsi alla ragazza. Si avvicinò lentamente e preso un piatto incomincio a mettervi delle briosce salate, arrivando alle sue spalle con la massima casualità la sfiorò “Oh scusami – le disse quasi con noncuranza – ah ma ciao, non ti avevo riconosciuta” Mentì cercando dirlo con la massima spontaneità e cordialità. La ragazza si girò e appena capì chi era si irrigidì lanciandole uno sguardo gelido “Buonasera” Lei lasciò perdere la sua evidente ostilità e continuò sorridendo “Sei Monica, non è vero? Tuo padre mi parla sempre di te.” “Mio padre parla con tutti di me tranne che con me. Lei è la nuova donna di mio padre? Tutti son venuti a dirmi che c’era anche lei per vedere che effetto mi faceva, bontà loro” “E che effetto ti ha fatto?” “Nessuno. È lui che mi fa effetto! Lo guardi: elegante, con la cravatta che gli abbiamo regalato durante l’ultima festa del papà mentre va avanti e indietro tutto felice e sorridente per la sua nuova donna che si è scelto.” Dentro di lei l’anima le avvampò urlando “Se vuole la guerra l’avrà – penso, e a voce alta continuò - Non ha scelto una nuova donna, ha scelto una nuova vita. La cosa è sostanzialmente diversa. Forse io avrei potuto anche non esistere, ma lui avrebbe fatto la stessa scelta di andarsene per non restarsene chiuso dentro casa sua come un estraneo per tutto il resto della sua vita.” Prese una braciola e la morse con gusto “Probabilmente si, per questo non penso che possa prendermela ne con lei che è stata più un effetto che una causa, ne con i miei genitori. Erano al capolinea senza saperlo. Quello che mi da fastidio è che per anni non hanno neanche provato a ritrovarsi. Si sono lasciati andare alla deriva lontano l’uno dall’altro, senza preoccuparsi minimamente di volersi ritrovare, dimenticandosi di me e di quel disperato di mio fratello.” Lei mise una cucchiaiata di cous-cous nel piatto. “Si combatte per quello a cui si da valore. La vita non è un ristorante dove ordini ciò che vuoi e ti viene portato. La vita è un buffet dove tu prendi questo e quello pensando che sia buono. Invece a volte prendi quello che non ti piace e allora lo lasci nel piatto, metti il piatto in un angolo e ne prendi uno nuovo. È più semplice, ti permette di evitare domande, spiegazioni e guerre tra le pareti di casa. Molti sanno vivere i conflitti perché non gli importa di far del male a qualcuno. Altri preferiscono soffrire loro, piuttosto che dare dolore. Tuo padre è uno di questi. Per me è un suo pregio.” “Forse. Però io e mio fratello meritavamo di poter fare qualche domanda e di avere una minima spiegazione. Almeno il tentativo di discuterne insieme, anche se solo di facciata senza che ci cadesse tutto addosso dall’oggi al domani.” “Tu pensi che i tuoi genitori non ci abbiano provato? Quante volte è uscito con te per parlartene ela discussione è finita sull’università all’estero o sulle prossime vacanze? Quante volte lo ha fatto con tuo fratello per poi trovarsi a barattare un motorino per una misera promozione? Quante notti lui e tua madre hanno cercato di ritrovarsi scoprendosi invece sempre più distanti, sempre dalla parte opposta del letto. Non mi sarei messa con lui se tuo padre non avesse capito che era inutile cercare di salvare il suo matrimonio ormai inghiottito dal nulla che era diventato. Ha avuto troppi Natali senza parole, troppe discussioni su cose senza importanza per credere ancora che fosse possibile una spiegazione, un chiarimento, un ricominciare in qualche modo o forma.” Monica l’osservò e prese una forchettata di cous-cous forse per pensare “Non credo che mio padre abbia cercato disperatamente una qualche discussione, forse quello che stava provando lo stava sconvolgendo e basta. Comunque, sono problemi loro. Mia madre gioca a “non è successo niente”!! Lui – fece indicando con il mento suo padre – gioca a fare l’uomo rinato, il padre sempre complice e disponibile. A me e a mio fratello non ce ne frega niente se si sono lasciati. Sono già scomparsi da anni, in casa erano già fantasmi prima e adesso lo sono ancor di più. È di questo che non si stanno rendendo conto: prima si sono persi loro, ora stanno perdendo a noi. A casa c’è sempre stato troppo silenzio per accorgersi adesso che qualcuno ha sbagliato. Forse abbiamo sbagliato tutti, ma noi ragazzi non conoscevamo la vita e per noi è stato normale sbagliare perché non abbiamo esperienza. Loro sapevano, dovevano fare qualcosa quando erano ancora in tempo.” “Di fronte a queste cose siamo tutti incapaci di capire. Siamo tutti ciechi ed incapaci di vedere che stiamo appassendo l’uno di fronte l’altro. Alla fine, d’improvviso ci si accorge di non essere più una coppia e si corre il rischio di pensare solo a sé stessi. Tuo padre è dispiaciuto di questo e sta cercando di evitare problemi e difficoltà. Soprattutto, sta cercando di non perdere voi e di essere presente più che può” “Uno può essere presente quanto vuole, ma se non parla e comunica, resterà sempre invisibile. Comunque, ormai comi veni si cunta ( Quello che accadrà lo sapremo solo dopo che è accaduto).” Prese un cucchiaio di caponata e un tovagliolo. “Buonasera – fece in tono superficiale – saluti il vecchio” E se ne andò verso i suoi amici con fare indifferente. “Piacere d’averti conosciuto” Le rispose in tono ironico, e tornò a occuparsi del suo piatto rimuginando quello che si erano detti Lui lasciò gli amici con cui stava parlando e la raggiunse “allora, hai conosciuto la iena?” Le chiese mentre prendeva un pezzo di frittata “È meno iena di quello che dicevi – fece lei continuando a guardare il suo piatto – è ancora disorientata.” “mi considera un vigliacco perché l’ho lasciata sola con la madre” “ti considera un punto di riferimento che non vuole esserlo più” “Questo non è vero” “Ne sei sicuro? L’hai evitata tutta la serata. Le hai detto appena ciao” “È sempre con i suoi amici, non mi considera neanche” “Ma ti sei mai preoccupato di conoscerli i suoi amici? Lei ha visto subito che hai la cravatta che ti hanno regalato alla festa del papà: secondo te è questo il non considerati?” Lui bevve un sorso “Vado?” chiese guardando la figlia “devi!” rispose lei. Si mosse aggirando l’ostacolo. Andò dalla padrona di casa per farle i complimenti e le chiese della figlia, quando lei gliela indicò nel gruppo dove stava Monica le chiese di accompagnarlo a salutarla. Arrivò cosi nel gruppo accompagnato da una figura neutra ma importante e si fece presentare a tutti chiedendo a chi conosceva dei genitori e a chi non conosceva dell’università che stavano frequentando. La serata continuò e lei lo perse di vista ritrovandolo più tardi per alcuni minuti subito rapita dalle amiche del poker per organizzare una prossima partita a Rometta. Ad un certo punto lui la chiamò “Devo andare, Monica mi ha chiesto se accompagno lei e una sua amica in un locale al faro” “Va bene, vengo anch’io così posso smettere di mangiare prima che arrivino i dolci: non so quanto ho mangiato: avrò messo due chili solo con l’insalata di riso” Incominciarono a salutare tutti e riuscirono dopo mezzora ad arrivare alla macchina. Le ragazze erano già li ad aspettare impazienti “Dai papà è già tardi – poi rivolgendosi all’amica – Serena, questa è Enrica, la nuova compagna di mio padre” “Piacere” Disse Serena gentile allungano una mano esile su cui era tatuato un serpente. Entrarono in macchina e partirono e Serena chiese a Monica se i loro amici erano già arrivati “Non lo so, ora gli mando un altro messaggio” Mentre l’amica era impegnata con il cellulare Serena incominciò a parlare “Ora voi due state insieme? Anche i miei non stanno più insieme. Ora ho una diecina di nuovi fratelli e sorelle, perché mio padre ha trovato una nuova donna con tre figli e mia madre un signore che ne ha due dal primo matrimonio e tre dal secondo. O viceversa? Non me lo ricordo mai! Ora sono sempre invitata a qualche festa e d’estate posso andare in una diecina di case al mare di qualche parente! Ci sono dei vantaggi, ad esempio non sei mai sola e ogni fine settimana hai una festa, un compleanno, un anniversario ed è tutto un casino “ Restò qualche secondo in silenzio per far prendere fiato ai pensieri che non riuscivano a seguire la mitragliata di parole. Poi, raggiunta finalmente da un pensiero sensato aggiunse “Però è triste che ad un certo punto tutto finisca – guardando il padre di Monica chiese – secondo te perché succede?” “Succede cosa?” Chiese lui che aveva smesso di seguirla appena aveva iniziato a parlare “Che due si vogliono bene e poi improvvisamente non si amano più” L’uomo fece una faccia sconcertata ma replicò “Ognuno ha i suoi motivi però vedi, chiediti che cos’è l’amore. L’amore non è desiderare, volere e quelle cose che scrivono nelle canzoni. L’amore è fare per chi ami quello che non faresti per nessun altro. Non è una cosa semplice e forse non è neanche naturale, per questo ci vuole impegno, motivazione, tempo, interesse, voglia e bisogno che chi ami sia parte della tua vita, dei tuoi pensieri, di quello che fai o fate. Invece, una volta insieme pensi che sia fatta, che ormai è tutto a posto, che non ci saranno difficoltà, incomprensioni che potranno separarvi e che l’amore che provavi quando volevi farla innamorare, sia lo stesso di ora che vivete la vita gomito a gomito. Per farla innamorare mostri solo il lato migliore che pensi di avere e lei ti mostra il suo lato più piacevole, senza spigoli ed ombre. Da sposati invece, la vita ti tira fuori il carattere i pregi ed i difetti: l’amore mostra il suo lato più vero e concreto. Lei incomincia a pensare alla casa, ai figli e al lavoro mentre tu ti concentri sulla carriera, sui viaggi d’affari, su tutto quello che pensi necessario per vivere, su i desideri che lei non può o no sa di dover soddisfare e un giorno, quando c’è qualche problema serio, o quando qualcuno torna a riempirti la vita, allora scopri che siete sulle sponde opposte di un burrone, divisi nei pensieri, nei progetti per il domani e nelle voglie di oggi. Allora o ti nascondi nell’ipocrisia e fai finta di niente tradendola ora con una, ora con l’altra, o scegli di trovare un'altra strada, un'altra opportunità e rincominci in modo più onesto, più maturo con te stesso, con chi hai amato, con i tuoi figli e con chi scegli di stare.” Serena aggrottò la fronte impegnata a capire le parole del padre di Monica, poi si voltò verso l’amica “Hai ragione, tuo padre è molto intelligente” Monica sorrise “Te l’avevo detto, no?” E guardò gli occhi di suo padre che l’osservavano nello specchietto retrovisore per scusarsi della banalità detta dall’amica. La mano sinistra di lei, si avvicino a quella di lui che era appoggiata sul cambio, l’avvolse e gliela strinse forte.
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Back to home
Mi ha fatto uno strano effetto tornare a casa dopo che me n’ero andata in fretta e furia 15 giorni fa a bordo di un’ambulanza, diretta verso il pronto soccorso. E’ stato un po’ come riprendere in mano un filo lasciato cadere e perso per strada, e riavvolgere il gomitolo per recuperare il tempo perso, e allo stesso tempo mi son sentita quasi estranea nel guardare gli oggetti rimasti esattamente la’ dove li avevo lasciati, la coperta sul divano, la borsa dell’acqua calda, i cuscini sul tappeto, la pentola col brodo rimasto ad ammuffire sul fornello. Uno strano senso di smarrimento, di quanto siamo di passaggio, di come le cose possono cambiare cosi’ tanto e cosi’ rapidamente.
E questo forse e’ stato il senso di tutto quello che ho passato in questi ultimi 15 giorni.
Certo, c’e’ stato il dolore, tanto, tantissimo, forte, fortissimo, indescrivibile, prolungato, estenuante, infinito.
Certo, ho conosciuto l’ospedale, che devo dire non avevo mai vissuto e che tutt’a un tratto e’ diventato casa mia per due settimane.
Certo, c’erano le infermiere, le OSS, i medici, il personale delle pulizie, che ho imparato a conoscere e a riconoscere, ognuno con il proprio carattere, il proprio modo di fare, il proprio approccio nei confronti dei pazienti; ho imparato la cadenza dei turni, i ritmi, i riti, i do e i don’t, le piccole accortezze che si possono adottare per alleggerire, anche in minima parte, il loro lavoro. Con molte infermiere e OSS alla fine ci davamo del tu e scherzosamente mi dicevano “ma che sei ancora qui?” mentre mi mettevano l’ennesima flebo, perche’ quello era un reparto di chirurgia d’urgenza e non erano tanti i pazienti che stazionavano cosi’ a lungo. Nelle sere in cui sono stata male male, quando il giro letti finiva e spengevano le luci e i corridoi erano illuminati solo dalle deboli luci notturne, il chiacchiericio delle infermiere nella loro stanza era rassicurante. A volte mi arrivava il profumo del caffe’, e io, un po’ frastornata dal dolore e dalle medicine, chiudevo gli occhi e tornavo bambina, quando andavo a dormire tranquilla la sera sentendo i miei genitori in cucina chiacchierare con la televisione accesa,e mi sentivo al sicuro pensando che, se mi fosse successo qualcosa, c’era qualcuno che avrebbe potuto preoccuparsi per me.
E poi c’erano i pazienti. Ho fatto amicizia con molti, di qualcuno so un pezzetto di storia, con qualcuno ho condiviso paure e fazzoletti, a qualcuno ho tenuto la mano e ho regalato qualche sorriso e a mia volta ne ho ricevuti. Tutti arrivavano, stavano tre, massimo quattro giorni, e poi se ne andavano, e io rimanevo li’ in pigiama, a invidiarli nei loro abiti civili e a domandarmi quando me ne sarei andata, e chi avrei avuto come compagna di stanza per i prossimi tre o quattro giorni.
La piu’ simpatica di tutte e’ stata la Valeria, una donna di 85 anni con un cervello che ne aveva comodamente 20 di meno. La Valeria ha avuto una vita complicata fatta di tanto ospedale per il marito, poi deceduto, per una figlia, poi deceduta anche lei, e poi per se’ stessa, e tutta quella esperienza di ospedale si era trasformata in un pragmatismo e in un’organizzazione che un po’, ve lo devo dire, le ho anche invidiato. La Vale aveva tutto: dalla radiolina a batteria alla mini torcia (”eh perche’ di notte, se mi sveglio e mi serve qualcosa, qua non si vede mica niente eh se non hai la torcia!”), dalla fascia per i capelli allo specchietto da borsetta (“penseranno che sono vanitosa ma se mi devo sistemare l’ossigeno nel naso senza specchio non sono mica capace!”), fino a una valigia piena di camicie da notte di tutte le consistenze (”perche’ dicono che all’ospedale fa sempre caldo ma non e’ mica vero, a volte fa freddo!”). A chiunque le si approcciasse, a qualsiasi titolo, che fossero medici o personale delle pulizie, o OSS o infermieri, lei raccontava la sua storia, sempre nello stesso modo; dopo due giorni la sapevo a memoria anche io, eppure la capivo, quella sua necessita’ di raccontarla sempre, era un modo per esorcizzarla almeno un po’. La Valeria era diventata un po’ come una nonna, per me: quando portavano i pasti lei puntualmente borbottava che quello che portavano non era mai quello che lei pensava che sarebbe stato giusto mangiare; allora mi alzavo, trascinavo i miei tubi e le mie flebo fino al suo letto e le preparavo i piatti, le sistemavo il tavolo a un’altezza giusta, l’aiutavo quel tanto che bastava perche’ lei smettesse di borbottare e suo malgrado cominciasse a mangiare, rigorosamente da se’, perche’ l’aiuto non doveva essere mai troppo, quasi a sottolineare che non ce la facesse. Allora mi guardava con quel suo sguardo un po’ annacquato e si acquietava, e mi mettevo a mangiare anche io (che poi mangiare e’ un parolone, ho campato di brodino vegetale filtrato per 10 giorni). Quando alla fine anche lei e’ tornata a casa, stesa sulla lettiga del trasporto perche’ troppo debole anche per la sedia a rotelle, tutta incartata in quei teli oro/argento, le ho detto “Ciao Valeria, guarda come t’hanno sistemata, tu mi sembri un uovo di Pasqua!” e s’e’ riso tutte e due, perche’ alla fine impari anche a ridere di queste cose, per provare a superarle senza farti schiacciare dal peso del non riuscire ad essere indipendente.
Non riuscire ad essere indipendente. Questa e’ la cosa che mi ha fatto in assoluto piu’ paura di tutto il resto. Piu’ del dolore, piu’ degli interventi, piu’ dell’ospedale, ho avuto paura quando ho realizzato che, se pur per qualche giorno, anche solo prendere una bottiglia d’acqua dal comodino era complicato, e poteva darsi che avessi bisogno di aiuto.
Quando sei solo, e puoi contare solo sulle tue forze, che hai imparato a conoscere, a misurare, a dosare, a spendere come vuoi per andare, tornare, fare, disfare, senza mai dover chiedere, senza mai nemmeno pensare che un giorno potrebbe darsi che non ce la farai ad andare, tornare, fare e disfare, ecco, trovarmi tutt’a un tratto a fare i conti che non ce la stavo facendo, per me e’ stato un colpo. Mi ha costretta a rimettere tutto in discussione, a fare i conti con il tempo che passa, con il fatto che arrivera’ un momento in cui, inevitabilmente, nel quotidiano, nello spicciolo, potro’ non farcela, e non avro’ nessuno al mio fianco al quale appoggiarmi, non solo nel pratico ma soprattutto a livello psicologico.
Quanta forza serve, quando si e’ soli, per non sentirsi soli?
E non parlo di famiglia, amici, o qualunque altro tipo di supporto ognuno di noi possa avere intorno a se’. Parlo del fatto che arriva sempre, prima o poi, il momento in cui ti chiudi la porta di casa alle spalle, ti volti, e sei solo. Ho dovuto fare un grosso sforzo per prendere coscienza di questa cosa, che a livello inconscio ho sempre saputo ma che non avevo mai affrontato cosi’ da vicino. Del resto quando si sta bene ci si sente un po’ invincibili e tutto sembra sempre molto di la’ da venire, e le rare volte in cui questo pensiero si e’ affacciato alla mia mente ho sempre liquidato il discorso con un “ci pensero’ quando sara’ il momento”, che poi e’ da sempre il mio approccio per tutto, cerco sempre di non infilarmi in inutili arzigogoli mentali su questioni che sono solo eventualita’ non ancora reali.
Solo che quel momento, anche se per pochi, brevi giorni, e’ arrivato, e mi ha devastata piu’ di quanto vorrei ammettere. Mi sono scoperta fragile, insicura, incerta sul futuro, tremendamente sola. Ho dovuto fare un grosso, grossissimo sforzo per elaborare, razionalizzare, masticare e digerire questa sensazione. E anche ora, che tutto sommato sto bene, che il peggio e’ passato e quasi dimenticato e sono gia’ proiettata in avanti verso quello che potenzialmente potro’ fare nei prossimi giorni o nei prossimi mesi, mentre piano piano riprendo confidenza e familiarita’ con la mia casa, pure mi resta una punta di amaro in fondo in fondo, come una cicatrice, a ricordarmi che arrivera’ prima o poi il momento in cui questa sensazione tanto sgradevole si riproporra’, probabilmente non per qualche giorno ma come nuova condizione di una vita che dovro’ aver imparato ad accettare e a vivere come nuova realta’.
Mi guardo di nuovo intorno: la coperta sul divano, la borsa dell’acqua calda, i cuscini sul tappeto, la pentola col brodo rimasto ad ammuffire sul fornello. Scuoto la testa mentre prendo la pentola e lentamente rovescio il brodo ammuffito nel lavandino, e nello stesso modo lascio che questi pensieri lo seguano nel mulinello di liquami che lentamente viene inghiottito dallo scarico. Ci saranno altri momenti in cui dovro' riaffrontare questo discorso. Ora basta.
Back to home. Ricominciamo da qui.
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i primi a saperlo
W: Gli occhi poi scivolano subito sulla figura seduta di Maegan che, almeno, gli fa abbozzare subito un sorriso spontaneo. Ma questo sorriso viene presto rimpiazzato da un`espressione fintamente arrabbiata, mentre va a puntare puro un dito contro la povera Corvonero. « Io sono ancora arrabbiato con te »
M: «Sono io che dovrei essere arrabbiata»
T: «Come mai tutto st`odio, oggi?»
W: « Perché lei è una corvolagna e ti ha chiesto a te per l`incantesimo! » risponde al bro sollevando le sopracciglia quasi a voler rimarcare il torto subito.
T: «Si vede che voleva provare un po` di saggezza grifondoro» sorride allargando le braccia, palesemente ironico dato che Godric non brillava sicuro in sapienza «Che poi» schiocca la lingua contro il palato appiccicaticcio «Non mi avete ancora detto di che bolide di incantesimo state parlando» fa notare a entrambi
M: «in realtà non so esattamente che incantesimo voglio imparare» ah «ma mi devo vendicare di una serpe maledetta che mi ha dato fuoco» oh no «cioè... non voglio battermi proprio con lei direttamente, perchè lei è una codarda e disarma alle spalle senza nessuna ragione» true story, e le labbra le si serrano un pochino a quel ricordo molto poco piacevole «Però... beh, almeno la prossima volta saprei come rispondere se dovesse darmi fastidio» e ora gli occhietti blu passano da uno all`altro, prima di dire ancora «Vorrei imparare un incantesimo che le faccia qualcosa a livello fisico... cioè lei è fissatissima con la pelle, le cremine, i capelli e quelle cose lì, e vorrei imparare qualcosa come la fattura dei foruncoli – ma non quella, quella la so fare già. Però capito? Il genere è quello» e ora tocca a loro pescare l`incanto adatto alla piccoletta.
T: Dunque la osserva, in attesa di capirne di più, ma man mano che la ascolta la sua espressione perde il sorriso che lo caratterizza in favore di rughe d`apprensione in mezzo alla fronte «Oh» alterna l`attenzione tra Maegan e Wesley, quasi non fosse certo di aver udito bene «... aspe`, ma quindi sei stata aggredita? Da chiii?» tremendamente serio nel dirlo, tanto da ricercare lo sguardo della Corvonero con una certa urgenza «A chi devo schiantare il c*lo?» e lui si direbbe già pronto a menare le bacchette, a giudicare da come solleva i gomiti dal divano per assumere una posa eretta, insolitamente determinata.
W: man mano che ascolta la storia, le sopracciglia cominciano a corruggarsi nel mostrare un certo nervosismo. Si scambia un`occhiata con il bro prima di mettersi un po` più dritto con la schiena. « Scusa ma in che senso ti ha dato fuoco? » domanda perché spera di aver capito male. « Ma è matta? » probabilmente sì. « Chi è sta str- » amorevole ragazza. Ed anche se lui non è un Grifondoro, a Maegan ci tiene e sta cosa mica gli va giù.
M: il nome richiesto viene fatto con tanto di tono schifatino «Heaven Hazaar». Ironia della sorte, la Serpeverde in questione piuttosto che un angelo (come suggerito dal nome stesso) è l`incarnazione di Satana dato che le ha dato proprio fuoco e quindi va a spiegare meglio a Wes «nel senso che mi ha dato fuoco al maglione e se non ci fossero state le docce sarei morta» melodrammatica as always
T: Lo sguardo che stavolta si rabbuia quando è Maegan a fare la melodrammatica «Beh, fortuna che non lo sei, ecco» niente presagi di morte, questa volta il suo ottimismo è a dir poco categorico «E mo` a `sta tizia gliela facciamo pagare»
W: « Sì ma te stai bene? » perché prima di pensare ad un piano si preoccupa.
M: La preoccupazione dei due comunque la fa sorridere flebilmente, un po` grata da tutto quell`affetto e le iridi chiare sono fisse in quelle di Wesley quando va semplicemente ad annuire quando le chiede se sta bene.
(...)
T: «MacGilly, io se vuoi t`insegno tutti gli incantesimi che ti va, eh» cerca lo sguardo di Wesley, certo di parlare anche per lui «Però, se `sta tizia ti dà di nuovo grami, ce lo fai sapere?» tenta di farsi promettere, incrociando le braccia al petto.
W: . Poi però torna un attimino serio quando il bro fa ancora il bravo cavaliere, annuendo pienamente d`accordo con le sue parole. « Ormai è sulla nostra lista nera » afferma convintissimo, dedicando comunque all`altra uno sguardo un po` più serio e apprensivo.
M: I cambi di toni fanno assumere anche alla corvetta un faccino serio, e davanti a tutta quel senso di protezione dei due nei suoi confronti va ad annuire vigorosamente. Alla prossima volta che rischia di morire, saranno i primi a saperlo.
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TI PENSO
Non ho neanche io la minima idea sul perché stia scrivendo qui, forse per sfogarmi non lo so, probabilmente tu pensi che ora la mia vita sia perfetta, che sia completa, o che comunque io sia felice, beh, non è così.
Non sono felice per niente, pensavo di esserlo, almeno quel minimo, ma mi è bastato poco e sono tornata a punto e a capo e sto letteralmente impazzendo da un po’.
Ti ho sognato ogni notte, qualche notte dove non mi volevi più e piangevo tanto e mi svegliavo praticamente singhiozzando, mi sento a dir poco distrutta e in realtà non me ne sto lamentando, è giusto che sia così dopo che ho preso le mie decisioni, ma non riesco ad essere felice senza di te, non ci riesco, e quel poco che riesco non è mai al 100%, o comunque non è sempre così.
Tu torni sempre, sempre, e ogni volta che torni nella mia mente qualcosa dentro di me logora.
Non ho la benché minima idea di cosa io stia facendo della mia vita se non domandarmi se sto facendo la cosa giusta.
Sento che c’è qualcosa che non va, stanotte ho pure sognato che tornavamo insieme lol, mi sono svegliata urlando praticamente “basta non ce la faccio più” ed effettivamente è così.
Non riesco proprio a mettere da parte, a metterti da parte, mi sento infelice, sento che sto sbagliando tutto e forse è pure così. Sono apatica, da giorni, e l’unica cosa che mi fa sentire qualcosa di bello letteralmente, è pensare a noi quando andava tutto bene.
Forse mi sto distruggendo da sola, non lo so, non so perché sto scrivendo tutto questo, è come se volessi fartelo sapere e allo stesso tempo preferirei tenermelo per me perché ora penserai a ciò che ho scritto per i prossimi vent’anni e so già che una parte di te ne soffrirà.
Non so come due persone che si amavano così tanto siano finite così, non tanto per ora, ma prima di lasciarci, non eravamo più noi, non eravamo più le solite e la cosa mi ha distrutto talmente tanto che non ce l’ho più fatta, se fosse stato per me, avrei tolto tutte le cose che non andavo più e avrei tenuto solo le cose belle, lo avrei fatto davvero.
A volte mi chiedo se quando piango sul pavimento del bagno con solo Spotify nelle orecchie tu mi stai pensando, o stai facendo lo stesso, roba da scena da film praticamente, ma un po’ ci spero. Non voglio nemmeno che tu mi risponda, anzi, cancellerò questa cosa entro domani, o entro stanotte, forse perché ho paura che tu possa vederlo, ma allo stesso tempo vorrei pure che tu lo vedessi.
Mi manchi tantissimo, non sai cosa darei per cancellare l’ultimo anno dove andava tutto male, e ripartire da 0, ripartire da quando siamo tornate da Venezia, perché il mio ❤️ è ancora così tanto legato a te ed è terribile non sapere come gestire le cose.
Lo so che tu vuoi che io torni da te, ma sai anche che ora non lo farò, perché per quanto ti possa volere o amare ancora, se tornassimo insieme ci faremmo del male, e forse un pochino lo hai capito anche tu, o conoscendoti forse no, ma so che ti fidi di me se ti dico questo.
Eppure non riesco a passare sopra niente, è come se la minima fiducia che ho sempre avuto se ne sia andata e ora non riesco a vedere niente, se non te.
Sto scrivendo un sacco, forse perché volevo già farlo da un po’ , non so se voglio una tua risposta o meno, forse no, forse si, boh...non è importante, l’importante è che tu sappia che sei sempre una parte integrante nelle mie giornate, che una grande parte del mio cuore ti appartiene ancora, e non ho la benché minima idea su come fare ad affrontare questa cosa.
(Ps. Forse mi hai un pochino odiato quando hai visto che sono amica di 🐥, in realtà lo capirei, ma l’unica cosa che fa è ascoltare i miei disagi su di te e cercare di calmarmi perché se no mi butterei sotto il pullman della fermata di Pandino. Però allo stesso tempo, quella testina spelata mi da l’idea che tu un giorno potresti tornare nella mia vita e aggiustare tutto come hai sempre fatto, e io fare lo stessei con te, credo che sia una delle cose che mi fa più credere.)
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Certe volte mi sfioro il viso, le spalle, la testa come se fosse qualcun altro a farlo, mi tengo come per sentirmi al sicuro con me stessa, in un abbraccio che nessuno riesce a darmi.
Non abbraccio qualcuno da un po' di tempo, tutti quelli che ho provato a dare sono stati goffi, non voluti dall'altra persona, insoddisfacenti. Non ricordo più come si abbraccia, forse non l'ho mai saputo fare, ma mi piacerebbe tenere qualcuno allo stesso modo in cui vorrei che si occupassero di me. Vorrei qualcosa di reciproco, di sentito.
Non so se sono io, ma non mi sento compatibile con nessuno nel modo in cui esprimo affetto, ma forse non lo so neanche io come lo esprimo, perché penso sempre di volere un contatto fisico, ma spesso questo mi irrita o mi mette in imbarazzo. Probabilmente è una cosa stupida, nessuno potrebbe mai seguire i miei tempi e i miei bisogni, sono troppo lunghi e specifici. Ci metto troppo tempo ad abituarmi, a fidarmi, a lasciarmi andare e quando riesco mi vergogno, mi sento disgustosa, come se mi stessi sporcando di qualcosa che non dipende dall'altro, ma da qualcosa che io sento e forse ho soppresso. Mi fa schifo esprimere affetto, mi fa schifo non esprimerlo. Mi faccio schifo io perché non capisco cosa voglio e soprattutto mi faccio schifo perché penso solo a me stessa in qualsiasi occasione e faccio fatica a pensare di lasciarmi andare e lasciare che le altre persone si esprimano a loro modo su di me, senza soddisfare ciò che vorrei realmente.
Vorrei qualcosa di inesistente, vorrei qualcuno di inesistente. Ho idealizzato persone che probabilmente non conosco più o che non ho mai conosciuto, perché non ricordo nulla, è tutto sfocato e mi sorprende il loro viso quando lo vedo per la prima volta realmente, ma quella prima volta in realtà è ogni volta che riguardo le persone stesse. Mi sembra di non conoscere nessuno se non me stessa, di non potermi fidare di nessuno, ma neanche di me stessa. Mi sembra di esseee in frequenze d'onda diverse dagli altri, come se fosse tutto all'interno di una tv che io guardo incessantemente. Sto guardando le storie di tutti i personaggi che conosco: alcuni vengono aggiornati assiduamente, altri una volta ogni qualche mese. E sono certa che per queste persone andrà tutto bene, per loro ci sono milioni di strade che possono intraprendere per essere felici, il loro unico destino è positivo. Ma per me è diverso. Mi sembra di dover vivere per far felici gli altri, per seguire i loro bisogni ed essere il loro supporto morale sino a quando non servo più. E una volta che il mio compito finisce, la mia vita torna in pausa, ad aspettare che a qualcun altro serva dell'aiuto.
Non ho prospettive nel futuro, in nessun ambito della mia vita. Mi sento impossibile da sopportare, impossibile da consolare, impossibile da conoscere realmente perché sono così blanda, così non interessante da non esserci bisogno di andare più a fondo, ma allo stesso tempo troppo rottura di palle per poter avere davvero a che fare con me. Ho problemi inesistenti, bisogni impossibili da realizzare. Vorrei qualcuno con cui poter parlare, ma quando posso parlare non parlo mai se non di cazzate che non c'entrano niente. Non riesco a sfogarmi con qualcuno, lo faccio poco e anche male, non riesco ad arrivare a un punto perché punti nella mia testa non ce ne sono, è un continuo girare e rigirare di parole, fatti e sensazioni di cui mi vergogno e che non hanno senso di esistere.
Mi sento vuota, vuota di emozioni e di cose reali, sono come un cassetto di quelli dove si infilano le cose che non servono più ma che dispiace buttare perché ancora nuove. Vorrei fare la minimalista e togliere qualsiasi pensiero ed emozione inutili che provo, per rimanere realmente vuota. Così non ho bisogno di niente emotivamente e posso vivere davvero come contenitore delle emozioni e delle situazioni degli altri. Vorrei diventare inesistente.
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11.12.76 Porticato Interno - Hogwarts
«Quindi» comincia, per poi cercare d`incrociare i suoi occhi e rialzarsi leggermente, senza abbandonarli «Ora me lo chiedi.» sicura e diretta, mentre andrebbe a scrutarlo dall`alto al basso in tutta quella dinoccolata altezza «E in maniera decente. E se mi piace come lo fai, allora ti rispondo.» cioè, ti risponde, non necessariamente in maniera affermativa. Però sta sorridendo, o sogghignando, oppure gode dell`umiliazione altrui. Non è comprensibile, nè tantomeno decifrabile.
A quel "Ora me lo chiedi." lui drizza la schiena, staccandola momentaneamente dal muretto su cui è poggiato , mentre le due sopracciglia vanno ad alzarsi, in uno sguardo un po` sorpreso, ma anche decisamente stranito. «Chiederti cosa?» ed il mento, assieme a tutto il capo, crolla in avati, come ad avvicinarsi per ascoltare meglio la risposta. Anche se non si avvicina. Alle parole seguenti neanche risponde, dato che non capisce proprio cosa di cui l`altra stia parlando. E pure nel volto può essere intravisto un filo di divertimento.
«Pyrangelus, guarda che non mi diverte affatto questa situazione » sbuffa, schiccherando la sigaretta oramai finita, a terra, pestandola con la spessa suola dell`anfibio destro «Ora me lo chiedi tu. Perchè se speri che lo faccia io, ti posso già dire che ti pianto a terra come un Bubotubero.» affilata gli sorride, in una maniera decisamente un poco inquietante, avvicinandosi con il busto proprio quando lui non lo fa «Le ragazze vanno invitate, ed io non rinuncio al mio primo invito solo perchè tu vuoi fare il duro» il sogghigno s`allarga, pericoloso, con tanto d`indice destro che lo picchietterebbe una sola volta sul petto «Con me poi» che è più dura del granito «Quindi sentiamo, Luke...» scivola lievemente sulla pietra della colonna per pendere un poco in sua direzione, mezza sporta nemmeno fosse un pirata dal pennone della sua nave «sono tutta orecchie.» stregattesca espressione.
«Va beeeenee» dice, mentre la studia, perchè è abbastanza dietro che l`altra lo stia prendendo in giro, però va avanti. «Vuoi che mi metta in ginocchio?» chiede, palesemente divertito in viso, ma pare indicare per terra, iniziando anche ad abbassarsi. La prende un po` in giro, ma poi torna serio, più o meno. Fa qualche passo in sua direzione, lentamente, incontrando con il proprio sguardo quello altrui - se gli fosse possibile - «Ti andrebbe di venire con me al ballo?» così di getto, ma lo dice con tranquillità nel tono. Poi aggiunge «dai, che ci divertiamo» con un occhiolino amichevole, divertito. Insomma, molto semplicemente lo chiede.
«Non sarebbe male» detto con un sorriso aperto e sornione riguardo al mettersi in ginocchio, ma poi la maledizione s`attiva e lei comincia a borbottare un «Cadel lo diceva che i ragazzi dovrebbero mettersi in ginocchio per chiedermi una possibilità, machigramosiaspettavacheallafinefossestobasitodipyrangelus cioè ma allafinenonabbiamo mai troppo parlato assieme no? E se mi invita per pena? O perchè l`ho minacciato? Ma si può dire che è un invito altrui se tipo lo costringi? Tanto se lo dice a qualcuno lo picchio così forte che useranno lui come pluffa per il prossimoallenamentoCorvonero, Merlino ma quanto sono sfigata ad andarci con uno a cui non frega un Grinzaficosecco?» sbatte un paio di volte le palpebre, allucinata da quanto appena detto, e forse per timore che l`altro ci ripensi, finisce per dire un «SI!» ad alta voce, in contrapposizione con la sua tranquillità «Guarda che l`hai detto eh!» cioè non ti puoi tirare in dietro dopo quello che ha detto. Imbarazzata torna a fissare la neve, con le guancette un poco rosse ed il respiro che si condensa per il freddo «Seh.» che si divertono, come no.
A quel "Non sarebbe male" riguardo il mettersi in ginocchio, lui andrebbe pure a mettere il ginocchio per terra, divertito, se non fosse che alla ragazza arriva il suo malus. Lui dilata le palpebre e rimane in quella posizione, a metà tra le due. Ascolta ogni parola, inclinando il busto leggermente in dietro, concentrandosi però sulle parole della ragazza. E` palese che gli dispiaccia che l`altra sia costretta a dire certe cose, ma stranamente sorride in alcuni punti, prima di alzare le sopracciglia e scuotere il capo. La lascia finire - anche perchè probabilmente gli sarà difficile interromperla - prima di dire «Certo che l`ho detto... mica mi tiro in dietro...» dice, sicuro nel tono, mentre lo sguardo prova a studiare la Quartina.
Poi però si schiarisce la voce «Prima cosa: non ti ho invitata perchè mi hai minacciato... anche perchè non l`hai fatto.» o almeno lui la vede così. «Secondo: perchè dovrei dirlo a qualcuno? Non ce ne sarebbe il bisogno. Così come non ce n`è che tu mi meni...» e ridacchia pure, verso la fine. «Terza: a me frega di venire con te.» quindi di conseguenza non sei sfigata. Poi se il problema è lui, allora è un altro conto. «Hai capito?» tono serio, molto, pare.
Non l`ha minacciato? Ah, no? Stringe le labbra tra loro quando lui prosegue, finendo per farle sollevare un secondo solo, un angolo della bocca a quel "non c`è bisogno che mi meni" «Questo non lo so» gli replica anche, riservandosi il diritto di farlo, qualora ne avesse voglia (?), ma è il terzo punto che l`ammutolisce del tutto, facendola tornare di nuovo cupa e guardinga, ad osservare il volto del Corvonero come se cercasse d`estrapolargli informazioni con un Legilimens non verbale «Hm» gli frega? Gli frega di venire con lei? E` perplessa difatti, e si vede, quindi non riesce proprio a fermarsi dal pronunciare un «E perchè?» venendo poi tagliata a metà dal suo tono serio. Apre la bocca per rispondergli, la richiude, la riapre di nuovo ma le esce solo una sorta di mezzo mugolio femmile ma strozzato, richiudendo ancora una volta la bocca. Sbuffa dal naso e si ritrova ad annuire.
«Mh» risponde a quel "hm" di lei, come a confermare quanto appena detto, annuendo. Quel "e perchè?" lo fa sbuffare dal naso ed il capo va muoversi da un lato all`altro, lentamente. Lei pare stare a cuccia ora, tanto da stranire il Terzino, che si guarda attorno stranito, come se non ci credesse. Sul volto si forma un sorriso, prima che dalla sua bocca esca un «Comunque è perchè sei Grinzafica!» e non sta parlando solo dell`estetica « Chi non vorrebbe andare al ballo con te...?» lo chiede sul serio, facendo qualche passo in sua direzione, allungando il busto verso di lei, inclinandolo leggermente.
«Ma cosa ca**o dici?!» altrettanto seria lei, ma comunque con una diffidenza ed un dubbio crescenti, mentre le iridi grigio-verdi s`incastonano sul viso altrui «AAAAAAAuHmmm» strascinato «Tipo... tutto il castello?» visto che insomma, sono lì loro due, in quella situazione paradossale «Guarda che non è un problema, davvero. Non devi fare il carino, io al ballo ti ci porto lo stesso.» come se quello fosse il vero motivo per cui Luke le stia dicendo quelle cose. Però forse memore del suo tono serio di prima, o del fatto che sta crescendo, e non solo in altezza, s`appresta ad aggiungere «Cioè.. nel senso... io non sono grinzafica. » a chiarimento, come se l`altro non avesse capito «E poi il prossimo anno potrai invitare chi ti pare. E se non vuoi fare da Cavaliere al ballo non ti preoccupare, non mi offendo mica se balli con altre» e poi niente, mutismo improvviso di nuovo. Guarda in avanti, verso la neve, poi sbircia lui, poi neve di nuovo, poi sospira, l`espressione che torna cupa. Una guerra dentro la testa.
«A parte che non ci credo. Ma anche se fosse, allora sono tutti dei co*****i» quelli del castello che non vorrebbero andare con lei al ballo. «Ma non lo sto facendo per questo, semplicemente ti sto rispondendo, dicendoti quello che penso.» e sembra, ancora una volta, serio nel tono di voce. «Allora diciamo così» ed alza le mani a mezz`aria. «Io penso che tu sia grinzafica. Poi tu pensala come vuoi... » change my mind.
«Se non ti spaventa avere a che fare con me e le mie paranoie...» sguardo che s`abbassa agli anfibi «Magari ci divertiremo anche..»
«No che non mi spaventa, tranquilla...» risponde subito, scuotendo il capo. «Ne sono sicuro» che potranno divertirsi, dice, voltandosi.
«Se sei sicuro» che stare con lei non lo spaventi «allora ok.» spallucce, ma c`è un fondo di curiosità malcelata nei suo sguardo, ed un accenno ad un sorriso piccolo, storto ma genuino «E grazie d`esserti quasi messo in ginocchio.» perchè insomma, lei il gesto l`ha notato. «Hm-hn» in risposta affermativa al suo rientrare, incamminandosi con lui verso il castello «Vedi di procurarti un vestito figo, che voglio far schiattare d`invidia tutti i cog****i di cui parlavamo prima.»
#IVAnno#LukePyrangelus#Gryffindor#Ravenclaw#BalloDellAgrifoglio#Friends#PorticatoInterno#Proposal#Snow
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Ciao! Volevo chiederti una cosa. Mi pare di capire tu studi cinema guardando il tuo blog... Posso chiederti se hai per caso qualche consiglio da dare a una ragazza che vorrebbe imparare a creare film / serie tv / altro (aka me)? Faccio foto da molti anni quindi un minimo di esperienza con le fotocamere la ho, però di cinema non so praticamente niente ad ora... Sono davvero utili le università che insegnano queste cose? E, poi: come si capisce se si vuole davvero dedicare la propria vita al cinema oppure no? A me ha sempre attratto molto l'idea di dedicarmi a queste cose, ma al tempo stesso vorrei anche diventare psicoterapeuta. A me interessa lavorare con i sentimenti e le emozioni umane, con le storie delle persone... È questo che mi attrae di entrambi i lavori. E vorrei da sempre poter dare una mano agli altri, mi piace tantissimo ascoltare
Ciao a te! Ti correggo subito sulla prima assunzione, che mi lusinga ma purtroppo devo negare: non studio cinema, sono solo un’appassionata. Per questo probabilmente non sono la persona adatta per risponderti, ma posso comunque darti la mia opinione, per quanto la tua domanda sia complicata e la sua risposta dipenda da tantissime variabili.
Per prima cosa ti dico che non credo che studiare qualcosa possa mai essere inutile. Inoltre, dipende da cosa ritieni utile. Io studio filosofia, la più inutile di tutte le materie. Avrei potuto imparare le cose che so senza prendere una laurea in filosofia? Sicuramente. Will Hunting docet, quasi tutto si può imparare possedendo semplicemente una tessera della biblioteca (ai giorni d’oggi direi che basta e avanza una connessione internet). Tutti i più grandi sostenitori della tesi per cui è inutile studiare certe cose saranno più che felici di sciorinarti i nomi di Tarantino, Nolan, Spielberg, Kubrick, i due Anderson e il resto di quelli che non hanno mai frequentato una scuola di cinema. Di liste di grandi artisti che non hanno studiato in un’istituzione quello di cui poi sono diventati maestri ce ne sono a non finire. Molto spesso però vengono citate con una sorta di arroganza volta a provare che lo studio serve solo a quelli che non sono abbastanza creativi per cavarsela da soli. È vero che queste persone non hanno alcun pezzo di carta che attesta la loro formazione culturale, ma questo non significa che non abbiano mai studiato. Sono sicura che la maggior parte di loro ha visto più film, letto più libri, frequentato più teatri di molti degli studenti che hanno terminato i loro studi. Perdonami se la sto prendendo alla larga: quello che voglio dire è che l’università può essere inutile se senti di avere la disciplina e la passione necessarie per studiare da autodidatta, se non ti interessa entrare a far parte di una comunità accademica o se ritieni di saperne già tanto a proposito di quello che offre il corso di studi. Non mi sembra il tuo caso. Se parti da zero, una formazione di tipo universitario colmerà tante delle tue lacune e non può farti che bene. Allo stesso tempo, mi sembra che tu sia un po’ confusa rispetto a quello che ti piacerebbe fare in ambito cinematografico. Innanzitutto credo sia utile separare la tua passione per la fotografia da quella per il cinema (è vero che si parla sempre di immagini, ma sono due cose un po’ diverse). Mi pare di capire che principalmente vorresti girare video e ti interessa di meno l’aspetto storico e analitico della disciplina. Ti suggerirei allora di cominciare a girare qualcosa, con l’attrezzatura che possiedi (se hai una macchina fotografica molto probabilmente ha anche una funzione per girare video, ma alle brutte anche il tuo cellulare va bene). Decidi tu quanto impegnartici: su youtube puoi imparare tanto come mettere a fuoco quanto come ricreare il dolly zoom de Lo Squalo. Se non provi però non saprai mai se è una cosa che ti interessa davvero fare. Secondo appunto: è bellissimo e mi fa sorridere il fatto che consideri comune denominatore della psicoterapia e del cinema l’ascoltare gli altri. In certo senso è sicuramente così, ma esiste anche tanto cinema creato da persone che non hanno ascoltato nessuno e hanno solo parlato di sé. Penso che in questo senso il cinema sia leggermente più egoista. Per questo se credi di aver trovato la tua vocazione nell’ascoltare e aiutare, il mio consiglio spassionato è di scegliere psicoterapia. Mi chiedi come si fa a decidere di dedicare la propria vita al cinema e io ti rispondo che se ne fossi innamorata abbastanza da dedicarci una vita intera molto probabilmente te ne saresti già accorta, così come ti sei accorta col tempo, in modo naturale, di voler aiutare gli altri. La psicoterapia è sicuramente la strada giusta, ma questo non vuol dire che quella del cinema non sia più percorribile. Haneke ha studiato psicologia ed è diventato uno dei registi europei più acclamati dei nostri tempi. In più, tantissimi artisti non possono permettersi di campare solo di creatività e fanno spesso più di un lavoro. Di nuovo, il mio consiglio è di fare, fare più che puoi. Informati, guarda tanti film, scopri quali generi ti piacciono e quali detesti, concentrati sulle inquadrature e sulle riprese, sulle luci e i tagli, e poi prova a creare qualcosa di tuo. Se ti piace così tanto ascoltare potresti essere una brava documentarista: prova a intervistare qualcuno, chiedi a più persone cosa ne pensano del nuovo vaccino, chiedi a tua nonna di raccontarti la storia di come ha imparato a cucinare; se proprio non ti viene in mente niente puoi anche solo provare a ricreare la scena di un film che ti piace. Se è quello che vuoi fare nella vita sono abbastanza sicura che te ne accorgerai. Per quanto riguarda l’aspetto culturale della materia posso consigliarti caldamente di cominciare dalla serie di Cousins sulla storia del cinema, che non fa mai male, è divertente e appassionante, e potrebbe aiutarti a capire se ti interessa davvero lavorare in questo campo (qui trovi tutte le puntate in italiano).
Perdonami, ho scritto molto più di quello che volevo e probabilmente ho detto delle banalità, ma spero comunque di esserti stata utile. Peace out.
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