#pellegrinaggi antichi
Explore tagged Tumblr posts
Text
Il Mistero di Roopkund: La Storia Terrificante del Lago degli Scheletri. Un enigma di ossa e ghiaccio, tra antiche leggende e scoperte scientifiche
Il lago Roopkund, un piccolo specchio d’acqua glaciale incastonato tra le montagne dell’Himalaya indiano, è uno dei luoghi più inquietanti al mondo.
Il lago Roopkund, un piccolo specchio d’acqua glaciale incastonato tra le montagne dell’Himalaya indiano, è uno dei luoghi più inquietanti al mondo. Situato a circa 5.029 metri di altitudine nello stato indiano dell’Uttarakhand, questo lago è noto per un motivo terrificante: centinaia di scheletri giacciono sul suo fondale, visibili durante il disgelo. Il mistero di questi resti umani ha…
#Alessandria today#analisi DNA#antropologia#enigma scientifico#esplorazione Roopkund#genetica#Google News#grandine mortale#Himalaya#Himalaya India#italianewsmedia.com#laghi spettrali#Lago degli Scheletri#Lago Roopkund#leggenda indiana#leggenda Nanda Devi#misteri archeologici#misteri storici#mistero#montagna sacra#ossa umane Himalaya#pellegrinaggi antichi#Pier Carlo Lava#Raja Jasdhaval#ricerca archeologica#Roopkund Uttarakhand#scheletri Roopkund#scheletri umani#scoperte archeologiche#Storia Antica
0 notes
Text
Egeria al Monte di Dio: Un Viaggio di Fede e Spiritualità
Il pellegrinaggio di Egeria al Monte di Dio è uno degli eventi più affascinanti e significativi nella storia dei viaggi religiosi. Questo pellegrinaggio, che risale al IV secolo, rappresenta un'importante testimonianza della devozione e della fede dei primi cristiani.
Egeria al Monte di Dio è un racconto che ci porta indietro nel tempo, rivelando non solo la bellezza dei luoghi sacri visitati, ma anche la profondità della spiritualità che ha guidato i passi di Egeria.
Il Pellegrinaggio di Egeria: Un Percorso di Fede
Egeria, una donna devota e probabilmente di origine iberica, ha intrapreso un lungo viaggio verso la Terra Santa, documentando ogni passo con grande dettaglio. Egeria al Monte di Dio rappresenta una delle tappe più cruciali di questo viaggio, dove la pellegrina si è recata in uno dei luoghi più sacri della cristianità. Il Monte di Dio, identificato con il Monte Sinai, è il luogo dove si crede che Mosè abbia ricevuto le Tavole della Legge.
Nel suo resoconto, Egeria descrive con vividezza le difficoltà e le sfide affrontate durante l'ascesa al monte, così come la pace e la gioia che ha provato una volta raggiunta la vetta. Questo viaggio non era solo un cammino fisico, ma anche un profondo percorso spirituale che ha permesso a Egeria di avvicinarsi ancora di più a Dio.
Il Monte di Dio: Un Luogo di Rivelazione
Il Monte di Dio, conosciuto anche come il Monte Sinai, è un luogo di straordinaria importanza religiosa. Secondo la tradizione biblica, qui Dio ha parlato a Mosè e ha stabilito l'alleanza con il popolo d'Israele. Egeria al Monte di Dio è un esempio di come questo luogo sacro abbia attratto pellegrini da tutto il mondo per secoli.
Egeria, nel suo pellegrinaggio, ha voluto sperimentare personalmente la santità di questo luogo, per connettersi con la storia sacra e per sentirsi più vicina alla divinità. La sua visita al Monte di Dio è stata un'esperienza trasformativa, che ha rafforzato la sua fede e le ha permesso di sentire la presenza di Dio in modo tangibile.
L'Importanza del Racconto di Egeria
Il resoconto di Egeria al Monte di Dio non è solo una cronaca di un viaggio, ma un'importante testimonianza storica e religiosa. Grazie ai suoi scritti, oggi possiamo comprendere meglio la spiritualità e le pratiche dei primi cristiani. Egeria ci ha lasciato una preziosa documentazione di come i luoghi santi fossero vissuti e venerati nei primi secoli del cristianesimo.
Il suo racconto è stato preservato e tramandato nei secoli, ed è oggi un'importante fonte per gli studiosi della storia della Chiesa e dei pellegrinaggi. Altriocchi fornisce queste informazioni per aiutarci a esplorare e comprendere meglio il significato di questi antichi viaggi di fede.
Egeria al Monte di Dio: Un Viaggio di Riflessione e Conoscenza
Il viaggio di Egeria al Monte di Dio è più di un semplice pellegrinaggio; è un'opportunità per riflettere sulla nostra fede e sulla nostra relazione con il divino. Seguendo i passi di Egeria, possiamo intraprendere un nostro viaggio interiore, esplorando le profondità della nostra spiritualità e cercando di comprendere meglio il nostro ruolo nel mondo.
Grazie a Egeria al Monte di Dio, possiamo trovare ispirazione per rafforzare la nostra fede e per connetterci con la storia sacra che continua a influenzare le nostre vite oggi.
0 notes
Text
Festa del libro medievale e antico 2023 di Saluzzo
La terza edizione della Festa del libro medievale e antico di Saluzzo, la manifestazione per adulti e ragazzi dedicata alla cultura e storia medievale attraverso romanzi, saggi, fantasy, lezioni, musiche e performance, promossa dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Saluzzo e dalla Città di Saluzzo, in collaborazione con il Salone Internazionale del Libro di Torino. si terrà dal 20 al 22 ottobre. Il tema di questa edizione sarà il viaggio nel Medioevo, affrontato sotto diversi aspetti, inteso come itinerario da intraprendere per spostamenti pratici o per necessità di lavoro e commerciali; come desiderio di scoperta e avventura, sfida per il superamento di confini e condizioni; fantastico, epico e cavalleresco; o spirituale e mistico in un periodo di fervente religiosità, oltre a i pellegrinaggi militari di conquista che furono le crociate in Terra Santa. Tra i protagonisti ci saranno l’antropologo Marco Aime sul pellegrinaggio medievale alla Mecca del Sultano del Mali; il critico d’arte Nicolas Ballario sulle influenze del Medioevo nell’arte contemporanea; il monaco e saggista Enzo Bianchi sulla vita dei monaci; l’autrice Nicoletta Bortolotti su Christine de Pizan (1364-1430), prima scrittrice europea e; la regina degli scacchi Marina Brunello; lo storico Federico Canaccini sul viaggio dei pellegrini per il primo Giubileo della storia; lo scrittore Fabio Genovesi su Cristoforo Colombo; lo youtuber Roberto Mercadini con uno spettacolo su Orlando Furioso; le medieviste Beatrice del Bo (sui viaggi immaginari nei cieli medievali) e Laura Ramello (sui viaggi dei cavalieri), l’insegnante di filosofia e youtuber Matteo Saudino sulla filosofia medievale e lo scrittore e critico letterario Domenico Scarpa, oltre a il medievista Amaury Chanou, il giornalista Leonardo Bizzaro; l’ingegnere Sergio Beccio con il professor Nuccio Gilli, l’autore Aldo Squillari, il compositore e giornalista Davide Riccio, lo studioso di storia Joseph Rivolin, l’insegnante e scrittore Pasquale Natale; l’insegnante e autrice Ivana Melloni; lo storico Ezio Marinoni. Non mancheranno la Fondazione Teatro Ragazzi e Giovani Onlus con lo spettacolo dedicato a Marco Polo; il Coro Gregoriano Haec Dies di Alba con un concerto di canti gregoriani; il Marchesato Opera Festival con concerti di musica classica; il Dipartimento Educazione del Castello di Rivoli con un’azione collettiva per i più piccoli; il Teatro Liquido – Barcelona, grazie alla collaborazione con EstOvest Festival; sbandieratori, gruppi e rievocatori storici, trampolieri, giocolieri, cantastorie, giullari, saltimbanchi, danzatori che animeranno tutta la città. Inoltre gli esercizi commerciali di Saluzzo esporranno nelle loro vetrine titoli di libri selezionati sul tema del viaggio, dalla saggistica alla narrativa, dal fantasy ai libri antichi per una bibliografia medievale che confluirà nel Fondo del libro medievale in continua espansione, nato con la prima edizione della Festa, custodito dalla Biblioteca civica di Saluzzo Lidia Beccaria Rolfi. per la fruizione libera e gratuita. Tutti gli appuntamenti sono a ingresso libero e gratuiti, a eccezione dello spettacolo di Roberto Mercadini e dello spettacolo Marco Polo di Fondazione Teatro Ragazzi e Giovani Onlus. Read the full article
0 notes
Text
Milano: riprendono le visite guidate gratuite all'antica "Chiesina Rossa" Santa Maria alla Fonte
Milano: riprendono le visite guidate gratuite all'antica "Chiesina Rossa" Santa Maria alla Fonte. Dopo la pausa estiva riprendono a grande richiesta le visite guidate a Santa Maria alla Fonte, l'antica e preziosa ‘Chiesina Rossa’ dei milanesi lungo l'Alzaia Naviglio Pavese. L'iniziativa fa parte di una serie di eventi culturali e musicali promossi dalla nuova rettoria della comunità dei Frati Cappuccini, presente qui dal 2009. Domenica 24 settembre alle ore 15,30, la prof.ssa Enrica Garlati, presidente del Comitato Chiesa Rossa e docente di storia, condurrà i partecipanti alla scoperta delle vestigia e delle opere d'arte dell'antico luogo di culto, capolavoro neoromanico del X secolo sorto sopra le fondamenta di un sacello paleocristiano. Fondamentale per le sorti del complesso l’impegno del Comitato Chiesa Rossa, un gruppo di cittadini volontari che dal 1988 si spende per sostenerne l'uso pubblico e scongiurarne l'abbandono. Il ritrovo è proprio davanti al cancello del parco omonimo dove si accede al complesso, in via Chiesa Rossa 55 (Metro Abbiategrasso). Ricostruita e restaurata più volte nel corso dei secoli, notificata come edificio di notevole interesse artistico dal 1911 e dichiarata monumento nazionale nel 1928, oggi Santa Maria alla Fonte vanta un valore storico inestimabile ed è meta di pellegrinaggi di preghiera per la testimonianza di vita evangelica e fraterna dei religiosi che l’hanno in cura. Non solo: la presenza di un affresco, del 1400, che riproduce la miracolosa Madonna del latte, ne ha fatto un richiamo importante per la devozione mariana. L’occasione darà modo anche di scoprire, per chi ancora non ne fosse al corrente, l’ampio complesso, immerso nel verde, che comprende il luogo di culto, due antichi cascinali e altri ‘ruderi’ ora ristrutturati e adibiti a moderna biblioteca civica multimediale e bar affacciato su un ampio gradevole portico aperto.... #notizie #news #breakingnews #cronaca #politica #eventi #sport #moda Read the full article
0 notes
Text
ALBERI
Nostalgia del àrbol.
Perdido en el sin fin azul
Mirando la estrella de ojos de oro,
El àrbol sueña sus gestos antiguos,
Rememora las lenguas de cristal,
Las voces de la pena,
La desesperanza de los cachorros.
Piensa adioses truncos,
Y los hechizos de la noche engañadora.
Sueña cuitas, distancias y peregrinaciones,
Sueña las agorerìas del tiempo milenario,
El fuego, las tinajas blancas, el mar y las tierras extrañas,
Y los aullidos del orco helado.
Sueña los instantes de la burla y la traiciòn..
Y la màgica historia larga, la historia infinita, redonda...
¿Sueña, quizàs encontrar a Dios?
Anhela el reposo. Sueña el murmullo de Dios.
Nostalgia dell’albero
Smarrito nell’azzurro senza fine
guardando la stella dagli occhi d’oro,
l’albero sogna i suoi gesti antichi,
rammenta le lingue di cristallo,
le voci della pena,
lo sconforto dei cuccioli.
Pensa gli addii stroncati,
e le malie della notte ingannatrice.
Sogna tristezze, distanze, pellegrinaggi,
sogna gli scongiuri del tempo millenario,
il fuoco, le giare bianche, il mare e le terre strane
e gli ululati dell’Orco gelato.
Sogna gli instanti della burla e il tradimento...
E la magica storia lunga, la storia infinita e tonda.
Sogna, forse, di ritrovare Dio?
Anela la quiete. Sogna i fruscii di Dio.
1 note
·
View note
Text
"Crocefisso de' Sassi" piccola chiesa rurale per secoli meta di pellegrinaggi
“Crocefisso de’ Sassi” piccola chiesa rurale per secoli meta di pellegrinaggi
Scendendo da Montecosaro verso lo Scalo, nel bel mezzo di un trivio alle porte del borgo, è situata questa bella chiesetta chiamata Crocefisso de’ Sassi, possiamo quindi ipotizzare una sua fondazione su delle rovine, forse di età romana. Alcuni antichi carteggi attestano l’esistenza di un luogo di culto in questo sito già intorno al Mille. Sembra inoltre che la piccola chiesa rurale sia stata…
View On WordPress
0 notes
Photo
May God the Father bless us. May God the Son heal us. May God the Holy Spirit enlighten us, and give us eyes to see with, ears to hear with, hands to do the work of God with, feet to walk with, a mouth to preach the word of salvation with, and the angel of peace to watch over us and lead us at last, by our Lord's gift, to the Kingdom. Amen. -_ _ #dominikanindonesia #dominikanid #dominikan #dominikus #santodominikus #teladandominikus #dominicanorder #ordopredicatorum #orderofpreachers #dominikanindonesia #dominikanid #dominicanfriars #dominicanorder #ordopraedicato #Repost @beato_andrea_xueres • • • • • • BEATO ALVARO DE ZAMORA DA CORDOVA O.P. (Zamora 1360 - Cordova 1430) Alvaro da Cordova, come affermano antichi storici, appartenne alla nobilissima famiglia Cardona. Egli vestì l’Abito domenicano in tenera età, nel Convento di S. Paolo in Cordova nell’anno 1368. Fu famoso e ardente predicatore e con gli esempi e con le opere contribuì alla riforma dell’Ordine inaugurata dal Beato Raimondo da Capua e dai suoi discepoli. Di ritorno da un pellegrinaggio fatto in Terra Santa, riportò scolpito nel cuore il doloroso cammino del Calvario percorso dal Salvatore. Desideroso di vivere un’esistenza solitaria e perfetta, dove poter temprare lo spirito per un più proficuo apostolato, col favore del Re, Don Giovanni II di Castiglia, di cui era confessore, poté fondare a tre miglia da Cordova il famoso e osservantissimo Convento di S. Domenico Scala Coeli, dove dispose vari oratori che riproducevano la via dolorosa, da lui venerata in Gerusalemme. Questa sacra rappresentazione fu imitata da altri Conventi, dando origine alla devozione tanto bella della Via Crucis, così cara alla pietà cristiana. Di notte si recava in ginocchio a una grotta molto distante dal Convento dove, a imitazione del Santo Padre Domenico, pregava e si flagellava. Questa grotta divenne poi meta di pellegrinaggi da parte dei fedeli. Ebbe il dono della profezia e operò miracoli. Morì il 19 febbraio del 1430, venendo sepolto nel convento da lui fondato. Papa Benedetto XIV il 22 settembre 1741 ha approvato il culto. #instalike #instapic #instagood #painting #domenicani #dominicans #ordinedomenicano (di Pontianak, Indonesia) https://www.instagram.com/p/B8vyaDIFg51/?igshid=hokc9du4xqdf
#dominikanindonesia#dominikanid#dominikan#dominikus#santodominikus#teladandominikus#dominicanorder#ordopredicatorum#orderofpreachers#dominicanfriars#ordopraedicato#repost#instalike#instapic#instagood#painting#domenicani#dominicans#ordinedomenicano
0 notes
Photo
C’è un piccolo borgo sul colle della Valconca, nella provincia di Rimini, incastonato in un paesaggio verdeggiante, dove i muri sono tutti (o quasi) dipinti. È Saludecio, dove passeggiare è tutta una scoperta. Non solo saliscendi e viuzze acciottolate, ma anche 40 murales dipinti da diversi artisti che rendono questo luogo – immerso tra sassi, mattoni e fiori – ancora più magico. Girando in questo borgo medievale della Signoria dei Malatesta, è facile imbattersi nello sguardo sognante di una dea, in ballerine intente nelle prove oppure ancora nel capitano di una nave che guarda l’orizzonte. Tutte opere d’arte che, tra i vicoli, le strade e i palazzi, invogliano i viaggiatori ad andare alla ricerca dei suoi tesori e della sua storia. Saludecio. Fonte: 123rf/maxaltamor Una storia che inizia da lontano, visto che il paese, roccaforte malatestiana degli anni Mille, è ultimo baluardo riminese contro la vicina Urbino dei Montefeltro. Per entrare ci sono ben due porte: Porta Montanara, diretta ai monti, e Porta Marina che offre una vista panoramica senza eguali verso il mare Adriatico, non molto lontano. Da qui si può andare alla ricerca della piazzetta del paese su cui si affacciano il Santuario del Beato Amato Ronconi, il Museo d’Arte Sacra e una piccola cappella in cui è custodita una reliquia del Beato, meta di pellegrinaggi e molto cara al paese. E poi via lungo le viuzze strette del borgo: perché oltre ai murales e le opere d’un tempo, anche le case, con i fiori freschi e le ante colorate, sono un vero spettacolo per gli occhi; l’ideale per immergersi in un’atmosfera da fiaba. Ritornando sulla strada principale si possono notare anche i palazzi nobiliari, come il Marcucci, il Botticelli, il Marangoni-Cerri, l’Albini, simboli di ricchezza e ricercatezza. Spiccano anche la torre civica medievale, con lo stemma della città, e la chiesa con il convento dei Gerolomini, in cui ancora oggi si possono ammirare alcuni dipinti del Settecento. E tra tanta architettura e bellezza, non può mancare anche un angolo verde. È qui che entra in gioco il Giardino dei Profumi, un giardino all’italiana con coloratissime erbe aromatiche e piante officinali. E per chi ama stare sempre con lo sguardo all’insù, Saludecio è perfetta anche di notte. Qui infatti c’è un’osservatorio astronomico, per guardar le stelle in piena libertà. Saludecio. Fonte: archivio fotografico dell’Assessorato al Turismo della Provincia di Rimini/Paritani https://ift.tt/2HmtiF5 A Saludecio, dove ogni muro è un’opera d’arte C’è un piccolo borgo sul colle della Valconca, nella provincia di Rimini, incastonato in un paesaggio verdeggiante, dove i muri sono tutti (o quasi) dipinti. È Saludecio, dove passeggiare è tutta una scoperta. Non solo saliscendi e viuzze acciottolate, ma anche 40 murales dipinti da diversi artisti che rendono questo luogo – immerso tra sassi, mattoni e fiori – ancora più magico. Girando in questo borgo medievale della Signoria dei Malatesta, è facile imbattersi nello sguardo sognante di una dea, in ballerine intente nelle prove oppure ancora nel capitano di una nave che guarda l’orizzonte. Tutte opere d’arte che, tra i vicoli, le strade e i palazzi, invogliano i viaggiatori ad andare alla ricerca dei suoi tesori e della sua storia. Saludecio. Fonte: 123rf/maxaltamor Una storia che inizia da lontano, visto che il paese, roccaforte malatestiana degli anni Mille, è ultimo baluardo riminese contro la vicina Urbino dei Montefeltro. Per entrare ci sono ben due porte: Porta Montanara, diretta ai monti, e Porta Marina che offre una vista panoramica senza eguali verso il mare Adriatico, non molto lontano. Da qui si può andare alla ricerca della piazzetta del paese su cui si affacciano il Santuario del Beato Amato Ronconi, il Museo d’Arte Sacra e una piccola cappella in cui è custodita una reliquia del Beato, meta di pellegrinaggi e molto cara al paese. E poi via lungo le viuzze strette del borgo: perché oltre ai murales e le opere d’un tempo, anche le case, con i fiori freschi e le ante colorate, sono un vero spettacolo per gli occhi; l’ideale per immergersi in un’atmosfera da fiaba. Ritornando sulla strada principale si possono notare anche i palazzi nobiliari, come il Marcucci, il Botticelli, il Marangoni-Cerri, l’Albini, simboli di ricchezza e ricercatezza. Spiccano anche la torre civica medievale, con lo stemma della città, e la chiesa con il convento dei Gerolomini, in cui ancora oggi si possono ammirare alcuni dipinti del Settecento. E tra tanta architettura e bellezza, non può mancare anche un angolo verde. È qui che entra in gioco il Giardino dei Profumi, un giardino all’italiana con coloratissime erbe aromatiche e piante officinali. E per chi ama stare sempre con lo sguardo all’insù, Saludecio è perfetta anche di notte. Qui infatti c’è un’osservatorio astronomico, per guardar le stelle in piena libertà. Saludecio. Fonte: archivio fotografico dell’Assessorato al Turismo della Provincia di Rimini/Paritani Antichi palazzi, chiese, torri, ma soprattutto murales. Saludecio è un piccolo borgo sul colle della Valconca, nella Romagna, noto per le sue opere d’arte dipinte sui muri.
0 notes
Text
Antichi guadi nel ponente ligure
Antichi guadi nel ponente ligure
Questo Guado (vedi in fondo altra immagine) ai Piani di Vallecrosia – scomparso per lavori da tempi relativamente recenti- per secoli fu quanto rimaneva efficiente, per valicare i corsi d’acqua, della viabilità romana dopo le distruzioni del visigoto Ataulfo nell’estremo ponente ligure.
Ai tempi dei pellegrinaggi della fede nel medioevo costituì verosimilmente, quando il ponte in legno sul…
View On WordPress
#Camporosso (IM)#Cultura-Barocca#Dolceacqua (IM)#guadi#Liguria#pedate#Piani#ponente#Vallecrosia (IM)
1 note
·
View note
Text
Per il (2770°) Natale di Roma
Roma è, per usare il vocabolario di Marinetti, il simbolo eterno e maggiore di quel passatismo ed archeologismo storico, letterario e politico che ha sempre annacquato e acciaccato la vita più originale d’Italia. Per passatismo storico abbiamo avuto in casa il vescovo supremo del cristianesimo che tanti guai ha dato all’Italia, non compensati davvero né dal fasto della corte, né dalle chiese grosse o pompose, né dai pellegrinaggi d’oltralpe (proteste). Per passatismo ci siamo ostinati a voler la capitale a Roma, in mezzo a un deserto, lontana dalle provincie più ricche ed attive del paese, troppo distante dalle altre capitali europee, in mezzo a una popolazione che per vanità di ricordi e malgoverno di preti trattava gl’italiani di piemontesi e non aveva nessuna voglia d’ingegnarsi né di lavorare, abituata come era a vivere di benefici ecclesiastici e di minestre di frati (vociferazioni indecifrabili). Per passatismo i nostri antichi, da Dante a Mazzini, ossessionati dalla visione dell’impero universale, hanno sempre mirato a Roma come faro e segnacolo di italianità, mentre dai romani veri e propri – né antichi né moderni – non è venuto mai fuori uno di quei geni che hanno incarnato lo spirito della nostra razza e costituita la grande cultura italiana (fracasso generale).
G. Papini, Contro Roma, discorso che Papini fece nel 1913 al Teatro Costanzi (oggi Argentina), Elliot [Lit Edizioni] ebook, 2015
5 notes
·
View notes
Text
Un viaggio in Scozia è uno di quei viaggi che ti resteranno in mente per sempre, perché la Scozia ha il potere di ammaliarti quando ci arrivi, di stregarti quando la scopri e di mancarti quando la lasci.
Quiraing – Isola di Skye
In particolare per un viaggio itinerante, il viaggio comincia già durante la fase organizzativa, che adoro! Per me l’organizzazione di un viaggio è sempre un’esperienza fantastica, in questo caso lo è stata all’ennesima potenza.
Prima di cominciare a organizzare il viaggio ovviamente mi sono documentata giungendo alla conclusione che a un viaggio on the road in Scozia, soprattutto se è la prima volta, vanno dedicate almeno due settimane. Per me non è stata la prima volta in Scozia, ma il primo viaggio itinerante.
La Scozia è così che va visitata, attraverso un road trip, in auto e in autonomia, ore e ore seduti sui sedili a vedere panorami incredibili, a percorrere single track dove ci si ferma di tanto in tanto nelle numerose passing place a dare la precedenza, a imboccare tortuose stradine che ti condurranno ad angoli incredibili e a fermarsi continuamente e scendere per ammirare scorci unici e cieli che mutano in pochi minuti.
L’organizzazione è stata abbastanza laboriosa, la varie fasi e tutti i suggerimenti li trovate in questo articolo, che vi consiglio di leggere.
Ci tengo a precisare che il mio itinerario è stato abbastanza ricco, ho deciso di inserire molte tappe come primo on the road, non per vedere tutto perché vedere tutto è comunque impossibile, ma cercando di fare soste, anche brevi, nei luoghi che avremmo incontrato lungo il tragitto che mi sembravano interessanti.
Questo viaggio nasce con l’idea di vedere principalmente la costa più che l’entroterrà, in quanto zona più panoramica e della quale subisco il fascino nonché di vivere la Scozia, di capirne l’essenza, di scoprire il suoi tratti somatici, la sua forma, i colori intensi, la sua natura incontaminata, i suoi specchi d’acqua, i suoi orizzonti e tutto ciò che contribuisce a renderla unica.
Ancor prima della partenza, si capisce che in Scozia si torna, quindi viene meno la voglia di fermarsi a lungo in un posto ma solo per la curiosità di vederne altri. Questa è la mia filosofia. Nelle prossime visite mi concentrerò sulle zone che mi sono piaciute di più e che per questione di tempo e di meteo non ho potuto visitare a fondo. C’è anche quello da tenere in considerazione: se il tempo non è dei migliori pur essendo estate, per dire, la spiaggia te la godi fino a un certo punto.
Le dive locali
Ma veniamo al racconto dell’itinerario di viaggio: SIETE PRONTI A PARTIRE?
Diario di viaggio (parte prima) del nostro on the road in Scozia
GIORNO UNO: partenza e arrivo a Edimburgo
Partiamo dall’aeroporto di Treviso con volo Ryanair con mezz’ora di ritardo e in due ore arriviamo a Edimburgo, sono quindi le 21.30, andiamo a ritirare l’auto al noleggio dell’aeroporto di Europecar ed espletate le pratiche di rito ritiriamo la nostra Golf 1.6. e ci dirigiamo in albergo.
I dettagli sulle prenotazione e i costi di volo e noleggio del veicolo e tutte le informazioni relative, li trovate in quest’articolo, già citato sopra.
Edinburgh Castle #castleofscotland
Considerata l’ora di arrivo e tenuto conto che dovevamo spostarci in auto, ho prenotato – per due notti – Village Hotel Edinburgh a 7 miglia dall’aeroporto e appena fuori dal centro di Edimburgo. L’albergo è infatti dotato di comodo parcheggio e di pub, l’ideale per chi arriva a tarda sera, come nel nostro caso. All’arrivo chiediamo subito se è ancora possibile cenare, la risposta è affermativa ma bisogna farlo subito, ci rechiamo quindi al pub a ordinare e, nel frattempo, portiamo i bagagli in camera. Hamburger e un paio di Guinness, la prima sera.
Tutte le informazioni sugli alloggi e ristoranti della vacanza li trovate in quest’articolo.
GIORNO DUE: Edimburgo
L’intera giornata è dedicata alla visita della bellissima capitale Edimburgo, un solo giorno non è molto, io l’avevo visitata a dicembre scorso, non è così per il mio compagno, ma durante questa vacanza anche le ultime due notti ci fermeremo a Edimburgo, pertanto ci rifaremo. Per inciso ad Alan, il mio compagno, Edimburgo è piaciuta moltissimo, ci potrebbe vivere. Io, come dicevo, l’ho vista qualche mese fa ed è stato amore a prima vista, tanto che appena tornata ho iniziato a pensare al viaggio in Scozia.
La zona centrale di Edimburgo, che è quella che merita la visita è abbastanza concentrata, ci perdiamo tra i vicoli acciotolati della Old Town. Per scoprire l’essenza di Edimburgo è d’obbligo una passeggiata in Royal Mile (il Miglio Reale) il viale medievale lungo, appunto, un miglio che unisce il Castello di Edimburgo, a Ovest, al Palazzo di Holyrood, storica residenza dei sovrani di Scozia, a Est.
Scendiamo poi lungo la splendida Victoria Street e arriviamo nella caratteristica Grassmarket disseminata di storici pub e ci fermiamo a pranzo per il primo fish and chips della vacanza.
Victoria Street
Prima di far ritorno in albergo facciamo due passi nel Dean Village e poi, approfittando dell’auto, facciamo un giro sulla costa a Portobello beach.
In quest’articolo vi racconto cosa fare e vedere a Edimburgo.
Dopo un po’ di relax in camera torniamo in centro per due passi in Princess Street e un po’ di shopping. Per cena sarei voluta andare da Forenge & Chatter ma purtroppo erano al completo, ripieghiamo su Element in Rose Street, bel posto e ottima cucina.
Element
Element
Element
Element
Qui alcuni suggerimenti sulle brillanti cucine di Edimburgo.
GIORNO TRE: da Edimburgo a Stonehaven (200 km). Luoghi visitati: Elie, Saint Monas, Pittenween, Anstruther, Crail, Saint Andrews, Stonehaven
Di buon mattino, dopo una veloce colazione l’UNICA colazione NON scozzese della vacanza, nello Starbucks dell’albergo, carichiamo i bagagli e partiamo in direzione della regione del Fife, lungo la costa Est. Il programma è la visita di cinque splendidi villaggi nell’East Neuk of Fife, un tratto di costa proprio caratterizzato da questi piccoli villaggi di pescatori con suggestivi cottage raggruppati attorno ad antichi porticcioli.
Controlla qui il percorso e in tempo di percorrenza!
Dalla capitale ci si arriva in un’oretta, attraverso i celebri ponti gemelli sul Firth of Forth, i Forth Bridges, capolavoro d’ingegneria moderna. Arrivati nell’East Neuk of Fife ci dedichiamo, uno dopo l’altro ai villaggi.
I bellisissimi villaggi East Neuk of Fife ve li racconto in quest’articolo.
D’ogni modo la prima tappa è Elie Earlsferry, continuiamo verso Saint Monas, poi Pittenween e Anstruther dove ci fermiamo a The Dory per un tea e uno scones.
Elie
Elie
Saint Monas
Saint Monas
Saint Monas
Saint Monas
Anstruther
Pittenwen
L’ultimo villaggio dove ci fermiamo è Crail, dove la mia Nikon viene conquistata da infiniti scorci. Facciamo tappa al porto, in un baracchino troviamo The Lobster Hub, dove consumiamo crab e lobster, ci danno un vassoio con piatti, posate e condimenti e ci sediamo a mangiare in uno dei tavoli attorno al porto, era tutto talmente buono e fresco che prendiamo anche dei panini farciti con crab e lobster.
Crail
Crail
Crail
Crail
Crail
Crail
Crail
Crail
Nel pomeriggio proseguiamo in direzione Saint Andrews, oltre ai magnifici ed estesissimi campi da golf che circondano la cittadina universitaria, nel centro troviamo le rovine dell’imponente cattedrale costruita nel 1158 e che, nei suoi momenti di massimo splendore, ha accolto pellegrinaggi religiosi da tutta Europa.
Cattedrale di St. Andrews
Cattedrale di St. Andrews
Cattedrale di St. Andrews
Cattedrale di St. Andrews
Dalla cattedrale, seguendo il percorso lungo la costa, si arriva al vecchio casello che ha ospitato vescovi e arcivescovi per tre secoli. Uno dei castelli più antichi e più belli di Scozia, oggi un’incredibile meravigliosa rovina adagiata nella scogliera che affaccia su una piccola baia nel Mare del Nord, difeso dal mare da grandi falesie e fossati di pietra.
Dopo una birra in un pub nel centro procediamo, lungo il nostro itinerario. Era prevista una deviazione per la visita a Glamis Castle, considerato uno dei più belli Castelli di Scozia, e un’altra destinazione interessante poteva essere lo Scone Palace, imponente palazzo gotico, luogo di incoronazione di Macbeth e Robert Bruce e molti re scozzesi, ma decidiamo di procedere oltre. La meta per la notte è Stonehaven, un tranquillo villaggio sul mare.
Stonehaven Harbour
Stonehaven
Arrivati a destinazione ci rechiamo a Bayview B&B che ci ospita per la notte, portiamo i bagagli e ci rilassiamo un’oretta.
Bayview B&B
Bayview B&B
Poi prima del tramonto ci dirigiamo verso il Castello di Dunnottar, uno dei più belli di Scozia. Lo spettacolo è straordinario.
Dunnottar Castle
Dunnottar Castle
Rientrati a Stonehaven facciamo un giro attorno al porto per tentare di individuare un locale dove andare a cena. Ci fermiamo in un pub per una birra ma l’ambiente è troppo caotico per fermarci a mangiare lì e quindi optiamo per l’unico ristorante attorno al porto che non fosse sotto una struttura ricettiva, il Tolbooth, ristorante di pesce con una splendida vista sul porto, abbiamo mangiato bene e speso abbastanza, diciamo…
Tolbooth
Tolbooth
Tolbooth
Tolbooth
Qui l’articolo su Stonehaven e il Castello di Dunottar
GIORNO QUATTRO: da Stonehaven a Nairn (220 km). Luoghi visitati: Pennan, Crovie, Gardenstown, Banff, Portsoy, Cullen, Portknockie, Elgin, Nairn.
Dopo una meravigliosa colazione, carichiamo la macchina e proseguiamo il nostro viaggio lungo la costa nord est per la visita di tutta una serie di minuscoli e caratteristici borghi.
Qui il percorso, controlla il tempo di percorrenza e scarica qui l’itinerario!
La prima tappa è il villaggio di Pennan, un piccolissimo borgo di pescatori con un’unica fila di cottage in pietra imbiancati a calce e costruiti su una striscia di terra, sembrano incastonati tra la montagna e il mare, il borgo di case è infatti circondato dalla scogliera in arenaria rossa e affacciate sul mare.
Pennan
Pennan
Pennan
In queste zone la ricezione è pressoché inesistente quindi organizzatevi per i percorsi perché cellulare e navigatori potrebbero non essere d’aiuto.
Proseguiamo verso Crovie, dista 4 miglia, considerato uno dei villaggi di pescatori meglio conservati di tutta Europa, vanta molte caratteristiche in comune con Pennan, una differenza consiste nel fatto che non è possibile arrivarci in auto, l’auto va lasciata nel parcheggio che si trova in cima alla scogliera. Anche qui una fila di casette sussistenti su un’ancor più stretta lingua di terra, così stretta da poter essere attraversata solo a piedi, infatti di fronte la fila di cottage solo un sentiero pedonale, oltre il quale il mare e l’orizzonte infinito, praticamente le abitazioni sono baciate dal mare e non di rado le onde bussano alla porta.
Crovie
Crovie
Crovie
A meno di due miglia troviamo Gardenstown, dove facciamo una brevissima sosta, rispetto ai primi due è decisamente il villaggio più grande. La parte più pittoresca e caratteristica del villaggio è Seatown con i suoi antichi cottage dai colori pastello, è ricca di interessanti vicoli da esplorare, il suo pittoresco porto accoglie le imbarcazioni dei pescatori perché anche qui la pesca è l’attività principale da decenni.
Gardenstown
Gardenstown
Banff, storica cittadina molto ben conservata, è separata dal vicino villaggio di Macduff da un caratteristico ponte a sette archi sul fiume Deveron. Tra i suoi edifici interessanti esempi di architettura georgiana che ha attirato visitatori per secoli, tra gli estimatori Robert Burns e Lord Byron.
A Banff c’è l’ex castello reale di Banff e nelle vicinanze si trova la magnifica Duff House. Banff è anche meta di golfisti grazie ai suoi splendidi campi e non manca uno splendido tratto di costa.
Banff
Banff
Arriviamo a Portsoy con un po’ di fame, acquistiamo due sandwich in un panificio e ci dirigiamo verso il porto alla ricerca di una panchina.
Portsoy è sicuramente meno caratteristico rispetto ad altri villaggi, ma ha un porto davvero seducente con più di 300 anni di storia ed è, forse, il più antico porto naturale d’Europa. Vi si affacciano alcuni affascinanti palazzetti che risalgono alla fine del 1600 o all’inizio del 1700, tra i quali e il negozio di marmo Portsoy. Il marmo di Portsoy è stato utilizzato nella costruzione di parti del Palazzo di Versailles di Luigi XIV.
Portsoy
Portsoy
Portsoy
Continuiamo verso Portknockie che, diversamente dagli altri villaggi, sorge in cima alla scogliera e non a livello del mare. Dal villaggio, un crocevia di strade diritte su cui affacciano antichi cottages dallo stile unico, si scende al piccolo porto. Da Portknockie partono interessanti percorsi nella natura, uno dei quali, lungo la costa, porta ad ammirare il Bow Fiddle Rock, una formazione rocciosa che nel corso dei secoli ha preso la forma di un arco di violino, con un po’ di immaginazione…
Portknockie
Proseguiamo verso Elgin, un piccolo e grazioso centro più dinamico rispetto ai precedenti, qui ci sono negozi e locali. L’attrazione principale della città è l’imponente Cattedrale, che era definita la lanterna del Nord, in quanto visibile per via della sua altezza, da molto lontano. Facciamo un giro veloce perché iniziamo ad avere voglia di raggiungere il nostro giaciglio per la notte a Nairn.
Scozia: Pennan, Crovie, Gardenstown, Portsoy e non solo, splendidi villaggi a Nord Est
Prima di arrivare a Nairn, lungo il tragitto veniamo attratti dalle indicazioni del Brodie Castle, dove facciamo un giro nel giardino e ci fermiamo per scones e tea nel bar del castello.
Arrivati a Nairn ci rechiamo subito a Denson Villa, la guest house che abbiamo fissato per la notte. La camera molto ampia arredata in stile classico con meravigliosi coordinati letto e fiori freschi, tutto molto raffinato e curato nei dettagli. Il padrone di casa Alex è molto gentile e disponibile ci ha accolti all’arrivo con due scones che consumiamo con del tea, ancora…
Denson Villa
Denson Villa
Denson Villa
Denson Villa
Ci rilassiamo un paio d’ore in camera e poi usciamo con l’idea di fare un aperitivo con qualche stuzzichino, dopo gli scones del pomeriggio, una cena è troppo. E troviamo il posto che fa per noi il wine bar One One Two, oltre a una buona scelta di vino, vanta un bel menù, noi optiamo per due zuppe e due piatti scelti dagli antipastini e una bottiglia, ma è possibile fare una cena classica con antipasto e un piatto principale. Ottimo rapporto qualità prezzo.
One One Two
One One Two
Leggi qui il mio post su Nairn e dintorni
GIORNO CINQUE: da Nairn ad Aviemore (km 188). Luoghi visitati: Nairn, Fort George, Loch Ness, Drumnadroicht e Castello Urquat, Foyers, Aviemore.
Dopo aver consumato la colazione, che ci è stata servita in camera, procediamo con doccia e bagagli. Alex ci ha congedato con due fette di torta home made, da consumare durante il viaggio.
Controlla qui l’itinerario e scarica il percorso!
Prima di lasciare Nairn andiamo a fare una passeggiata sul lungo mare. Dopo aver fatto carburante partiamo alla volta di Fort George, fortificazione costruita per sedare le rivolte dei Giacobiti, oggi base militare e aperta ai visitatori. Leggi qui l’articolo su Fort George e Nairn.
Saltiamo la zona di Inverness, che visiteremo domani quando da Aviemore partiremo per cominciare la North Coast 500, ci dirigiamo verso Loch Ness. Percorriamo la strada lungo il lago nella parte Ovest, la A82, la strada che collega Inverness con Fort Williams costeggiando i laghi Loch Ness, Loch Oich e Loch Lochy, che regala scorci bellissimi.
Loch Ness
Loch Oich
Loch Lochy
Arriviamo al villaggio di Drumnadrochit con il Loch Ness Centre and Exhibition e Nessieland e per scoprire la storia, le leggende e i misteri del lago, Drumnadroicht località turistica che pullola di negozi turistici e qualche locale, tutto ruota intorno a Nessie.
Proseguiamo di un paio di chilometri verso le suggestive rovine di Urquhart Castle, uno dei castelli più belli e ritratti di tutta la nazione, uno dei castelli che decidiamo di visitare durante la nostra vacanza. Leggi di Loch Ness e del Castello di Urquhart.
Urquhart Castle
Urquhart Castle
Dopo la visita al castello continuiamo il percorso del lato Ovest del lago fino a Fort Angus per poi risalire lungo la strada panoramica B862. La sponda orientale, dal punto di vista paesaggistico, è la più bella delle due sponde. L’atmosfera è fantastica fra pecore e mucche al pascolo e un paesaggio davvero vario: prati verdissimi, si alternano a brughiera, i colori dell’oro del mais sono macchiati da folte pinete, aree brulle bagnate da corsi d’acqua.
Dalle mie ricerche durante la fase organizzativa era emerso che valeva la pena fermarsi nei villaggi di Foyers e Dores. Ci fermiamo a Foyers perché abbiamo un po’ di fame, non abbiamo ancora messo nulla sotto i denti. Dalla B862 svoltiamo a destra quando incontriamo il cartello che indica appunto Foyer, uno splendido percorso finché arriviamo a un parcheggio sulla destra prima di un edificio, dove trovare del cibo. Ma veniamo catturati da un cartello dall’altro lato della strada che indica un percorso, ci immergiamo in un bosco alla ricerca della cascata.
Di ritorno dalla passeggiata prendiamo due birre con delle chips in un botteghino, l’unica cosa che abbiamo trovato, e ci rimettiamo in viaggio verso la nostra tappa per la notte e con il continuo susseguirsi di nuovi paesaggi del Parco Nazionale dei Cairngorm, pecore allo stato brado che attraversano tranquillamente la carreggiate arriviamo ad Aviemore.
Aviemore
Aviemore
Abbiamo prenotato Cairngorm Hotel, check in veloce e saliamo in camera, spaziosa e in stile scozzese, con un letto davvero enorme. Io faccio la doccia e mi stendo a letto per rilassarmi e controllare l’itinerario dell’indomani, postare qualche foto, mentre Alan va a prendere il resto dei bagagli in auto e a farsi una birra al pub dell’hotel.
Usciamo per cena. Il ristorante dell’albergo non ci ispira, la grande sala è pienissima, preferiamo un luogo più intimo, prendiamo una birra al pub e verifichiamo su tripadvisor cosa offre il mercato. Decidiamo per The Bridge Inn, a pochi chilometri. Ci è piaciuto abbiamo mangiato bene, bevuto una buona bottiglia e il posto molto carino.
Torniamo in hotel e ci fermiamo al pub per un gin tonic dove troviamo un duo molto interessante che suona Annie & Cullum e un barman davvero carino, ci fermiamo e il gin tonic diventano un po’ troppi… Ci fermiamo fino alla fine, abbiamo la camera sopra il bar quindi fino all’1.30 eravamo stati avvisati che ci sarebbe stato rumore.
GIORNO SEI: da Aviemore a Portmahomack (km 145). Luoghi visitati: Carrbridge, Clava Claims, Culloden Battlefield, Inverness, Beauly, Portmahomack.
Partiamo di buon mattino, la consueta routine dei bagagli e via alla scoperta di altri splendi angoli di Scozia.
Qui puoi trovare il percorso e controllare i tempi di viaggio!
Non ci avventuriamo nel Parco Nazionale dei Cairngorm ma torniamo su verso Inverness. Partiamo spediti passando per il villaggio di Carrbridge, una veloce visita al famoso Old Pack Horse Bridge e via verso Clava Cairns, sito preistorico di sepoltura con misteriosi monoliti; proseguiamo poi verso Culloden Battlefield, la brughiera dove si è combattuta la tragica quanto nefasta battaglia di Culloden.
Old Pack Horse Bridge
Il resto della mattinata è dedicato all’esplorazione di Inverness, dove ci fermiamo per pranzo e a fare un po’ di shopping, già da qualche giorno abbiamo l’idea di acquistare due Barbour, il capo ideale qui. Tra l’altro averlo acquistato in Scozia ci ha fatto parecchio risparmiare. Se lo avete non esitate a portarvelo appresso, è l’ideale per pioggia, vento e nei boschi non si rovina e vi ripara da rami secchi, va bene per tutte le occasioni dalle passeggiate tra i boschi, in città come al mare.
Riprendendo la strada verso Nord, da qui comincia la North Coast 500, la nostra meta per la notte è Portmahomack, lungo il tragitto passiamo per Beauly dove si possono ammirare i resti del monastero costruito nel 1200.
North Coast 500
Dopo Inverness un’altra zona da vedere sarebbe stata la Black Isle, purtroppo noi per questioni di tempo non ci riusciamo, lo faremo in un’altra occasione con più calma, abbiamo preferito non visitarla troppo frettolosamente. La Black Isle, Isola Nera, nonostante il nome non è un’isola ma una penisola quindi circondata dal mare su tre lati: a nord il Cromarty Firth, a sud il Beauly Firth e a est il Moray Firth. Questa zona di mare ospita una popolazione di delfini tursiopi, che è possibile avvistare.
Arriviamo a Portmahomack alle 16.00 e lungo l’unica strada che costeggia la spiaggia incontriamo Caledonian House, la guest house che ci ospita. Ci accoglie Carol, la padrona di casa, che ci accompagna alla stanza e ci spiega dove verrà servita la colazione, ci consegna inoltre il menu dove scegliere la colazione, prassi di tutte le guest house e B&B in tutto il Regno Unito, la varietà della proposta e comunque sempre molto ampia. Dopo una doccia e un tea decidiamo di uscire a fare due passi per capire cosa c’è per cenare, oltre al ristorante italiano sotto la nostra camera, che ovviamente evitiamo. In ogni caso non c’è posto dice la padrona di casa.
Caledonian
Caledonian
Caledonian
La località è minuscola c’è un altro ristorante, sbirciamo tra le vetrate ma non ci ispira è un po’ demodé per non dire stantio, c’è anche un pub dove andiamo a bere una pinta e chiediamo per cena e ci rispondono che è possibile cenare solo alle 18.30 perché dalle 20.00 il locale è prenotato per una festa di compleanno. Non essendoci altro accettiamo.
Nell’attesa delle 18.30 ammiriamo questa piccola località dove non c’è nulla ma ti sembra di avere intorno tutto, un’immensa spiaggia battuta dalle onde di un mare gelido dove i coraggiosi si spingono addirittura a nuotare, mentre i più passeggiano sulla riva talvolta accompagnati dai loro cuccioli. Questo offrono i mari del nord spiagge pacifiche e rilassanti dove passeggiare e rilassarsi, ed è meraviglioso, è quello che adoro.
Tarbat Lighthouse
Portmahomack
Torniamo al pub per la cena, prendiamo due zuppe, quasi immangiabili, e fish and chip, terribile, io non riesco a mangiarlo. Una delle peggiori cene, anzì la peggiore, speso poco e mangiato peggio.
Io esco depressa quindi entro nell’unico negozio, che è ancora aperto dato che non sono neppure le 20.00, per vedere se trovo un dolcetto commestibile e acquisto del tè, proviamo a fare due passi ma il vento è ancora davvero incredibile, non avessi avuto il Barbour, appena preso, sarei dovuta rimanere in camera. Dove torno a leggere dopo poco, Alan torna al pub a bere qualche whisky, che costano pochissimo e sono buoni. Al banco si può stare nonostante o festeggiamenti.
GIORNO SETTE: da Portmahomack a Dunnet (km 190). Luoghi visitati: Golspie, Dunrobin Castle, Whaligoe Steps, Wick, Sinclair Castle, John O’Groats, Duncansby Head, Dunnet Lighthouse, Dunnet.
La colazione è servita in una stanza molto luminosa con vista sulla baia, Carol e la sua aiutante, una giovane ragazza ci servono una colazione con i fiocchi. La colazione in Scozia, come in tutto il Regno Unito, non delude mai!
Scarica qui l’itinerario di oggi!
Ci concediamo poi una passeggiata sulla spiaggia, il cielo è coperto ma questa condizione potrebbe mutare nel tempo di bere un tè, d’ogni modo il vento è così forte che alza la sabbia bagnata facendomi fare un energico peeling naturale al viso.
La spiaggia di Portmahomack
Caricati i bagagli sotto l’acquazzone partiamo lungo la leggendaria North Coast 500. La prima tappa di oggi avrebbe dovuto essere la distilleria Glen Morange, ma purtroppo è domenica e quindi è chiuso.
Continuiamo quindi diretti a lungo la costa orientale sino a Golspie, villaggio che sorge sul Mare del Nord e che regala splendidi scorci sul mare. Appena fuori Golspie c’è un magnifico castello, il Dunrobin Castle, che decidiamo di visitare. Nel frattempo ha smesso di piovere ed è uscito un gran bel sole.
Dunrobin Castle
Dunrobin Castle
Dunrobin Castle
Dunrobin Castle
Dunrobin Castle
Dunrobin Castle
Dunrobin Castle
Un castello fiabesco in perfetto stato di conservazione con degli splendidi giardini curatissimi che affacciano in mare. Buona parte degli interni del castello si possono visitare, un’ala della casa è abitata. Le stanze che si possono visitare sono bellissime e sembra che siano ancora “vissute”. Visitiamo: la sale delle cene, la sala colazione, la sala del tea, preparate come al tempo, la libreria, la sala musica, la sala bigliardo, lo studio del conte, la sartoria, la camera del bimbi, la nursery, la sala delle armi e persino la sala dove sono custoditi gli attrezzi delle pulizie, dove sono esposte tutta una serie di aspirapolvere e altri attrezzi per la pulizia di diverse epoche.
Proseguiamo il nostro viaggio lungo la super panoramica e magnifica costa est della North Coast 500, in direzione Wick, ma all’altezza di Berriedale, lungo un tratto di strada in salita la nostra attenzione viene attirata da una caratteristica insegna sulla sinistra è: The River Bothy, una tea room dove decidiamo di fermarsi per uno spuntino: tea e sandwich buonissimi, ne prendiamo due, uno a testa poi un toast da condividere, tanto sono squisiti.
The Bothy
The Bothy
The Bothy
Il locale molto bello e particolare, curatissimo in ogni dettaglio con un banco dei dolciumi spettacolare. Prendiamo qualche dolcetto da portar via.
Procediamo verso i Waligoe Steps, un’incredibile scalinata scavata nella roccia che scende dall’alta scogliera sino al livello del mare, se avete tempo altrimenti procedete oltre, verso il castello.
Continuiamo diretti a Wick per visitare quel che resta del Sinclair Girnigoe Castle. Per raggiungerlo percorriamo tutta una serie di stradine secondarie cinte da muretti a secco. Si lascia l’auto al parcheggio e ci si avvia in mezzo ai campi, una breve passeggiata e si arriva al castello. E qui speriamo che il tempo ci assista perché il cielo non promette nulla di buono.
Sinclair Castle
Sinclair Castle
Sinclair Castle
Sinclair Castle
È impressionante come quelle rovine restino stoicamente aggrappate alla roccia che scivola a strapiombo sul mare, perennemente sferzate dal vento e battute fredde acque del Mar del Nord.
Tempo una ventina di minuti e del cielo grigio più nessuna traccia, dicidiamo quindi di proseguire diretti verso l’angolo Nord Orientale della Scozia fino a John O’Groats ad ammirare la fila di case colorate in prossimità del porto, ritratte in tutte le foto, andiamo poi a Duncansby Head, il punto più a Nord della Mainland, se escludiamo le isole. Dal nostro programma era prevista una passeggiata dal faro fino ai Duncansby Stacks, imponenti faraglioni di roccia che spuntano dal mare ma il tempo non ce lo permette, quindi li ammiriamo da lontano e grazie che grazie al potente obbiettivo 70/300 appositamente montato sulla Nikon.
John O’Groats
John O’Groats
Duncasby Head
Arriviamo al Dunnet Bay Escape B&B, una grande casa circondata da un’area verde che sconfina in mare e veniamo accolti da una gentilissima padrona di casa indaffarata in cucina. Ci accompagna in camera, ci dà le informazioni di rito, ci consegna il menu sul quale scegliere la colazione e si congeda. Senza dubbio uno degli alloggi più belli della vacanza. Guest house di altissimo livello, tutto curato in ogni minimo dettaglio. La camera dall’incredibile atmosfera romantica, molto bella con arredamento, tessuti, tendaggi e ogni accessorio di pregio, mi sono innamorata dei cuscini sparsi sul bovindo sotto la finestra e nel piccolo sofà, oltreché sul letto. Il bagno nuovo con finestra, ampia doccia e a disposizione ottimi prodotti per la cura del corpo.
DUNNET B&B ESCAPES
DUNNET B&B ESCAPES
DUNNET B&B ESCAPES
Sheila in camera ci ha fatto trovare due fette di carrot cake, rigorosamente home made, che abbiamo consumato con il tè. Dopo un po’ di relax in camera anche costretti perché piove copiosamente, di nuovo!! Per con la certezza che tra un po’ smetterà perché così funziona in Scozia.
La padrona di casa ci consiglia per cena il ristorante del Northen Sands Hotel, raggiungibile a piedi e si offre di prenotare, ma preferiamo pensarci. L’idea sarebbe quella di cenare a Thurso, in modo fare prima in tratto della Victoria Walk, splendida passeggiata che regala incredibili scorci da dove ammirare il mare.
Il tratto di strada che da Dunnet Bay conduce a Thurso è davvero stupendo da un lato verdi prati puntellati di pecore al pascolo, dall’altro immense dune ricoperte d’erba. La passeggiata sfuma perché il tempo non ci assiste e rimandarla a domani è difficile dato che l’itinerario è lungo e non propriamente scorrevole. Avrei dovuto…
Qui o a metà strada tra qui e Drumberg la destinazione della prossima notte.
Decidiamo per l’Ynot, dopo due birre nel pub ceniamo al ristorante, non è sicuramente tra le migliori cene ma nemmeno tra le peggiori e abbiamo speso poco tutto sommato.
GIORNO OTTO: da Dunnet a Drumberg (200 km). Luoghi visitati: Thurso, Melvich, Straty, Armandale beach, Bettyhill, Tongue, Sango Sands, Durness, Scourie, Drumberg.
Il risveglio è dei migliori e ci dispiace dovercene andare da qui dopo colazione. Un’incredibile e squisita colazione preparata da Shiela e servita dal marito in una tavola comune preparata in maniera magistrale. Le migliori uova alla Benedict della mia vita!
DUNNET B&B ESCAPES
DUNNET B&B ESCAPES
DUNNET B&B ESCAPES
Saldato il conto partiamo verso il Castello di May per una visita, che dista 5 miglia a Est dal nostro punto di partenza. Il Castello di May, casa delle vacanze della Regina Elisabetta, la regine madre, moglie di Re Giorgio VI e madre dell’attuale sovrana Elisabetta II, visitiamo anche Mary Ann’s Cottage, la casa natale della nonna dell’attuale sovrana.
Partiamo alla scoperta della costa nord, ovviamente il tempo è ballerino, al momento piove ed è freddino, per quanto il tempo potrà migliorare non è sicuramente la giornata migliore per visitare baie e spiagge.
Qui l’itinerario di oggi, controlla percorso e tempi!
Il tragitto di oggi è abbastanza lungo, non tanto per il chilometri ma per il tempo di percorrenza, tra Dunnes e Drumberg, dove trascorreremo la prossima notte, avrei potuto inserire una tappa, ma a parte la difficoltà di trovare luoghi per vitto e alloggio perché i borghi sono molto piccoli, la costa nord è una zona bella dove alloggiare per escursioni e spiagge, attività che in caso di brutto tempo non sono praticabili e, viaggiando noi, dopo la meta di settembre il rischio era proprio questo, non poter godere di tutto ciò, pertanto ho preferito evitare una sosta in zona, anche per una questione di tempi.
Il percorso lungo la A836 che ci condurrà a Durness, la parte più occidentale della costa Nord, ci porterà a vedere numerose spiagge. La strada è fiancheggiata a destra da scorci magnifici di baie incontaminate e a sinistra a tratti da campi di mais, brughiera, macchie di pini e qualche piccolo loch.
La prima tappa è a Melvich, scendiamo verso la spiaggia a scattare qualche foto di una grande bellissima casa incastonata nel paesaggio. Proseguiamo diretti alle piccole spiagge di Strathy o Armadale, il paesaggio continua a non deludere, di tanto in tanto qualche borgo di una manciata di case o abitazioni sparse qua e là, isolate ma aggrappare a una natura incredibile. E ti chiedi perché, perché abitare in posti cosi isolati in mezzo a questo maestoso, incredibile nulla. Ma la risposta viene da sola scrutando il paesaggio.
Melvich
Armandale
Strathy
Arriviamo a Bettyhill e ci fermiamo nel grande locale con parcheggio che troviamo lungo la strada, all’altezza dell’insegna che segnala che siamo lungo la North Coast 500, di fronte dall’altro lato della strada una magnifica baia.
Bettyhill
Baia Bettyhill
Dopo birra e chips, usciamo e nel frattempo le nuvole hanno fatto spazio al sole, qualche scatto alla baia fronte strada e riprendiamo il nostro viaggio diretti verso un’altra bellissima baia, quella di Tongue.
Ci avviciniamo sempre di più a Durness ed è l’apoteosi, il paesaggio diventa sempre più bello e suggestivo, scorci incredibili, da cartolina, il paesaggio è puntellato da case bianche dai tetti in ardesia grigia, disposte a caso ma che formano uno splendido quadro. Giunti a Durnes, scendiamo alla spiaggia di Sango Sands, circondati da pecore, la sabbia finissima e il mare turchese invitano a tuffarcisi dentro. Qui avrei dovuto prenotare, lo farò al prossimo viaggio, dove abbiamo già previsto di dedicarci alla parte nord ovest delle Highlands. Numerose sono le baie da esplorare in questa zona e i percorsi nella natura da percorrere.
Tongue
Sango Sands
Riprendiamo il viaggio e scivoliamo lungo la costa occidentale diretti a Drumberg, ci separano dalla nostra destinazione per la notte 45 miglia, un’ora e 20 secondo il navigatore, in realtà, ci vuole anche un po’ più tempo, questa costa della Scozia è molto frastagliata, il percorso tanto panoramico quanto tortuoso e i Loch spuntano da tutte le parti. Curva dopo curva, salita dopo salita, ammirando un paesaggio dalle mille sfaccettature, diverso da quello di ieri e del giorno prima, che stupisce attimo dopo attivo.
Giunti a Kylesku, attraversiamo Kylesku bridge dove a destra il Loch a’ Chàirn Bhàin e a sinistra il Loch Gleann Dubh e poco dopo il ponte svoltiamo a destra in direzione Culkien Drumberg dove si trova Tor Druim, il nostro giaciglio per la notte. Ci separano esattamente 12 miglia, una single track, tortuosa, incredibilmente scenografica e che ora trovo anche un tantino faticosa dato che siamo in macchina da questa mattina alle 9.00 e sono passate le 17.00. A percorrere queste 12 miglia ci mettiamo almeno 40/45 minuti.
Arriviamo a Tor Druim, che sono quasi le 18.00, il posto è pazzesco, una vista sul loch da paura, la pace, il silenzio, la natura non finiscono di stupire, i padroni di casa Janet e Gregg, gentili e simpatici. Soffro per il fatto di godermi poco questo posto. La camera molto carina, vi ho già detto che le accomodation di questa vacanza ve le racconto il questo post.
Tor Bruim
Tor Bruim
Tor Bruim
La casa è Tor Druim
La cosa che mi turba è che tra appena un’ora tocca ripartire in direzione del ristorante che si trova a Kylesku e quindi dobbiamo ripercorrere quelle 12 miglia di single track. Io sarei tentata di annullare ma la padrona di casa mi fa presente che non è bello e che se vogliamo mangiare non c’è alternativa. Purtroppo io non avevo dato troppo peso al fatto che le 12 miglia che distano dal ristorante più vicino necessitano di ben 40 minuti, cosa ampiamente comunicatami da Janet mia email.
Comunque dopo una doccia e un’oretta di relax tutto cambia e decidiamo di andare al ristorante, che avevo prenotato mesi prima, sempre perché Jenet mi aveva fatto presente che non c’era molto in zona, vi dico tutto questo perché il posto è fuori da mondo ma ne vale la pena.
Vista dalla camera Tor Druim
Pian pianino, al tramonto andiamo verso il ristorante Kylesku (presso l’hotel Kylesku, Sutherland, Lairg), il paesaggio è ancor più suggestivo di un’ora fa, i colori incredibili, lo spettacolo vale tutto il tragitto, per l’incontro con i cervi, per la vista di un meraviglioso tramonto scomparire sul Loch.
Per fortuna che non ho cambiato idea, penso. Ci mettiamo pure meno del previsto, appena mezz’ora, perché se non per ammirare i cervi non ci siamo mai dovuti accostare a dare la precedenza, inoltre conosciamo il tragitto. Ecco è stata una delle migliori cene della vacanza.
Kylesku Restaurant
Kylesku Restaurant
Kylesku Restaurant
Anche il ritorno scorre veloce e se non fosse per il pallido bagliore emanato dalla luna sarebbe veramente buio pesto, in prossimità dell’abitazione incontriamo a centro strada tre pecore, comodamente adagiate alla carreggiata che danno l’idea di essere lì come tre comari a raccontarsela. Come sentono la macchina si scansano e noi andiamo dritti dritti a dormire.
La prima parte del racconto di questo viaggio termina qui. Ancora tanta avventura ci aspetta a presto! Stay tuned come si usa dire…
Scozia on the road: da Edimburgo a Drumberg (diario di viaggio – parte prima) Un viaggio in Scozia è uno di quei viaggi che ti resteranno in mente per sempre, perché …
#cosa vedere in scozia#on the road in scozia#road trip scozia#viaggio in scozia#visitare le highlands#visitare north coast 500
0 notes
Link
CASTIGNANO – Prende il via questa sera la XXX Edizione di Templaria, le magiche notti del medioevo che si protrarrà fino a mercoledì prossimo 21 agosto. Il prof. Andrea Fioravanti la presenta così.
“Esiste la scienza storica ed esiste l’epopea del passato. Esiste la dottrina filologica ed esistono gli archetipi stratificati nel tempo. Due ambiti diversi, a volte opposti, ma entrambi concreti e reali ognuno con le proprie ragioni. Da sempre Templaria Festival-Notti da Medioevo si è mossa come un equilibrista in bilico sul filo immaginario che separa la verità storica dalla sua riproduzione.
Ex Tenebris Lux, il passaggio dal buio alla luce è la sintesi perfetta di un percorso che ci ha permesso di raccontare l’Ordine dei Poveri Cavalieri di Cristo, di comprendere come mai in così poco tempo i Templari siano entrati prepotentemente nella Storia, ma soprattutto di mostrare come quegli anni, a partire dalla prima crociata fino allo scioglimento dell’ordine del Tempio, siano un inesauribile serbatoio di suggestioni culturali, religiose e politiche dal quale estraiamo ancora materiale a volontà per racconti e narrazioni di vario genere.
Nell’immaginario collettivo il Medioevo è spesso considerato un’epoca oscura, violenta, malvagia, arretrata culturalmente. Giornali, televisione, cinema e rievocazioni storiche propongono sempre gli stessi argomenti: ignoranza, tirannia, abusi, oscurantismo, sono concetti che confermano e rafforzano la famosa espressione “secoli bui”. Una chiave di lettura del passato, circondata di un alone macabro, che nell’alimentare tali stereotipi, continua a esercitare un indubbio fascino nell’interlocutore.
La 30 edizione di Templaria, Ex Tenebris Lux, è il riassunto di un lungo viaggio irto di misteri, imprigionato nelle superstizioni, dominato da quel genere di paure che spesso nella storia, sono state un potente strumento di manipolazione. Fuori dalle tenebre è la luce di un approdo lucido e consapevole che tenterà di squarciare il buio, di svelare la verità sui tanti luoghi comuni che ancora caratterizzano l’età medievale.
Dopo esserci nutriti per anni di quel medioevo mitico rielaborato e rappresentato ad uso e consumo della spettacolarizzazione, le Notti da Medioevo castignanesi propongono un salto di qualità che colloca il Festival tra gli appuntamenti più importanti a tematiche medioevali del territorio italiano. L’edizione 2019 illumina di luce nuova quell’affascinante lasso di tempo dopo il XI secolo.
Un bagliore che coinvolge tutta la manifestazione, dagli spettacoli agli incontri passando per la rievocazione storica. Un periodo ricco di arte, cultura, innovazioni scientifiche e scoperte geografiche, capace di trasformare per sempre le abitudini e la mentalità della nostra società.
Segnato certamente anche da pagine oscure, scritte con il sangue di battaglie e guerre per il potere; intriso di pregiudizio, fanatismo, preconcetti e tutte quelle credenze popolari che, per il presunto ricorso alla magia e alle divinazioni, fornirono l’alibi a secoli di persecuzioni, torture e soprusi.
Aspetti, questi, non così distanti dalla nostra attualità. Ed è per questo che il passaggio dal buio alla luce si rende ancor più necessario: per ricordare ciò che giace nell’immenso territorio del tempo ma, soprattutto, per comprendere le criticità del nostro presente.
Il medievista Massimo Montanari a proposito di “Medioevo e luoghi comuni” non ha usato giri di parole per affrontare la questione. «Gli stereotipi e le false immagini connessi all’idea stessa di quell’età storica sono così “veri” che la coerenza storiografica dovrebbe imporre una soluzione paradossale: Eliminare il Medioevo dal nostro vocabolario sarebbe una soluzione radicale e forse traumatica ma personalmente la riterrei una conquista intellettuale». L’affermazione radicale dello storico testimonia l’intransigenza di medievisti, accademici e specialisti del settore nei confronti del giusto approccio allo studio della Storia Medioevale.
Uno degli storici più importanti del periodo, Jacques Le Goff, ha testimoniato nell’arco della sua intera esistenza che il Medioevo, lungi dall’essere quel periodo oscuro che avrebbe determinato una sorta di “notte” dell’umanità è, al contrario da considerarsi come un interrotto cammino dell’uomo verso il progresso.
Alessandro Barbero, ordinario di Storia Medievale presso l’Università degli Studi del Piemonte Orientale, testimonia attraverso il suo lavoro di docente, i suoi incontri e le sempre più frequenti apparizioni televisive che «nel nostro immaginario è troppo forte il piacere di credere che in passato c’è stata un’epoca tenebrosa, ma che noi ne siamo usciti, e siamo migliori di quelli che vivevano allora».
I pregiudizi sono così forti nella cultura di massa che ancora oggi giornalisti, politici e persone comuni usano ancora espressioni come ritorno al Medioevo per commentare l’attualità. Eppure nel Medioevo nacquero le Università, precedute da quei luoghi di inestimabile valore culturale che furono i monasteri Benedettini prima e degli altri ordini poi, che recuperarono e trascrissero preziosi manoscritti destinati all’oblio.
L’architettura espresse la bellezza del sacro e della fede con le sue incredibili cattedrali. In questo periodo nacquero le opere filosofiche, i romanzi cavallereschi le grandi innovazioni scientifiche, le tecniche rivoluzionarie nel campo dell’agricoltura, dell’ingegneria, della cartografia ed infine nacque l’idea di Stato moderno così come lo conosciamo ora.
Insomma il Medioevo, al netto delle distorsioni ed atrocità che appartengono purtroppo ad ogni periodo storico, fu un epoca di raro splendore in cui nacque la nostra e le altre lingue europee. A differenza di quel che si immagina, basandosi sul concetto di istituzione feudale, la società dell’epoca non visse di chiusure e confini, piuttosto su vivaci scambi culturali, confronti e soprattutto viaggi.
Paradossalmente, rispetto alle attuali possibilità di spostamento che i mezzi di trasferimento offrono, i nostri antenati viaggiarono e si spostarono molto di più. Re imperatori, intellettuali, monaci, artisti, ma anche mercanti, artigiani, mercenari oltre che pellegrini, erano in costante movimento battendo percorsi come la via Francigena, la via Romea, per viaggi diplomatici, lavoro, incontri o pellegrinaggi come quello verso Roma Gerusalemme o Santiago De Compostela. Gli scambi tra Europa ed Islam furono intensissimi e fruttuosi, al di là di quei pellegrinaggi armati che successivamente furono indicate col termine Crociate.
Ma anche il termine Medioevo che usiamo per indicare quel periodo storico di circa mille anni compare per la prima volta nel XV secolo, in pieno Rinascimento, quando con la riscoperta della cultura classica l’enorme intervallo di tempo dopo la caduta dell’impero romano venne caratterizzato in senso negativo. Connotazione che proseguì per tutta la modernità fino all’illuminismo e oltre.
E che ancora oggi prosegue, visto che il presente, vittima del sortilegio della sintesi e della velocità, scivola nelle semplificazioni, tanto da usare ancora scorciatoie linguistiche come “guerra santa”, “roghi”, “oscurantismo”, “barbarico” oltre l’immancabile e già citato “secoli bui” sempre riferiti al medioevo.
Una riflessione sul passaggio dal buio alla luce si rende dunque necessaria e l’occasione sarà Templaria Festival 2019. Un evento unico nel suo genere, arricchito da un patrimonio urbano unico, fatto di paesaggi mozzafiato come quello di una rocca di cui rimane solo una perfetta metà. Qui attraverso la rievocazione di antichi mestieri, scene di vita quotidiana e tradizioni popolari si svolge da trent’anni il nostro festival.
Un appuntamento irrinunciabile per gli appassionati, cresciuto in direzione di una sempre maggiore verosimiglianza filologica. Templaria immerge i suoi spettatori all’interno di vere e proprie “notti da medioevo” con l’accuratezza degli abiti indossati, con la meticolosità degli allestimenti, con la ricchezza degli spettacoli itineranti e l’attendibilità dell’ambientazione di ogni angolo del vecchio borgo.
Dove un musico suona, un frate predica o armigeri combattono sentiamo palpitare la luce della storia. Ed ancora osterie, giullari, poveri straccioni e ricchi sovrani, vassalli e servi della gleba, ma soprattutto loro: i Cavalieri Templari che passarono dal buio alla luce segnando un intero periodo della storia universale.
Il desiderio di confrontarsi con “un medioevo” sempre meno buio che si rischiara attraverso la sua autentica rappresentazione vibra nelle mura, nelle chiese, nei selciati delle pietre millenarie del piccolo Borgo Piceno. In occasione del trentennale Notti da Medioevo chiude un affascinante percorso fatto di Enigmi, Leggende, Guerre, Crociate, Magia, Alchimia, Paure millenarie, Superstizioni, Caccia alle streghe, Roghi e ricerca al Santo Graal.
La trentesima edizione del festival vuole comprendere come mai questi aspetti siano così profondamente radicati nell’immaginario collettivo tali da risultare veri, cercando di far luce dove fino ad ora l’oscurità ha regnato”.
0 notes
Text
Lectio Divina
Lectio Matteo 5,20-26
Giovedì, 13 Giugno, 2019
Tempo ordinario
1) Preghiera
O Dio, sorgente di ogni bene,
ispiraci propositi giusti e santi
e donaci il tuo aiuto,
perché possiamo attuarli nella nostra vita.
Per il nostro Signore Gesù Cristo...
2) Lettura del Vangelo
Dal Vangelo secondo Matteo 5,20-26
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: “Io vi dico: se la vostra giustizia non supererà quella degli scribi e dei farisei, non entrerete nel regno dei cieli.
Avete inteso che fu detto agli antichi: Non uccidere; chi avrà ucciso sarà sottoposto a giudizio. Ma io vi dico: chiunque si adira con il proprio fratello, sarà sottoposto a giudizio. Chi poi dice al fratello: stupido, sarà sottoposto al sinedrio; e chi gli dice: pazzo, sarà sottoposto al fuoco della Geenna.
Se dunque presenti la tua offerta sull’altare e lì ti ricordi che tuo fratello ha qualche cosa contro di te, lascia lì il tuo dono davanti all’altare e va’ prima a riconciliarti con il tuo fratello e poi torna ad offrire il tuo dono.
Mettiti presto d’accordo con il tuo avversario mentre sei per via con lui, perché l’avversario non ti consegni al giudice e il giudice alla guardia e tu venga gettato in prigione. In verità ti dico: non uscirai di là finché tu non abbia pagato fino all’ultimo spicciolo!”
3) Riflessione
• Il testo del vangelo di oggi è collocato in un’unità più grande: Mt 5,20 fino a Mt 5,48. In essa Matteo ci mostra come Gesù interpretava e spiegava la Legge di Dio. Cinque volte ripete la frase: "Avete inteso che fu detto agli antichi, ma io vi dico!" (Mt 5,21.27.33.38.43). Secondo alcuni farisei, Gesù stava eliminando la legge. Ma era esattamente il contrario. Lui diceva. “Non pensate che sono venuto ad abolire la Legge ed i Profeti. Non sono venuto ad abolire, ma a completare. (Mt 5,17). Dinanzi alla Legge di Mosè, Gesù ha un atteggiamento di rottura e di continuità. Rompe con le interpretazioni sbagliate che si rinchiudevano nella prigione della lettera, ma riafferma in modo categorico l’obiettivo ultimo della legge: raggiungere la giustizia maggiore, che è l’Amore.
• Nelle comunità per le quali Matteo scrive il suo vangelo c’erano opinioni diverse rispetto alla Legge di Mosè. Per alcuni, non aveva più senso, per altri doveva essere osservata fino ai minimi dettagli. Per questo, c’erano molti conflitti e litigi. Alcuni dicevano degli altri che erano imbecilli ed idioti. Matteo cerca di aiutare i due gruppi a capire meglio il vero senso della Legge e presenta alcuni consigli di Gesù per aiutare a affrontare e superare i conflitti che sorgono nel seno della famiglia e nella comunità.
• Matteo 5,20: La vostra giustizia deve superare quella dei farisei. Questo primo verso dà la chiave generale di tutto ciò che segue in Mt 5,20-48. L’evangelista indica alle comunità come devono praticare la giustizia più grande che supera la giustizia degli scribi e dei farisei e che porterà all’osservanza piena della legge. Poi, dopo questa chiave generale sulla giustizia più grande, Matteo cita cinque esempi ben concreti di come praticare la Legge, in modo che la sua osservanza porti alla pratica perfetta dell’amore. Nel primo esempio del vangelo di oggi, Gesù rivela ciò che Dio voleva nel consegnare a Mosè il quinto comandamento: “Non uccidere!”
• Matteo 5,21-22: Non uccidere. “Avete inteso che fu detto agli antichi: Non uccidere; chi avrà ucciso sarà sottoposto a giudizio." (Es. 20,13) Per osservare pienamente questo quinto comandamento non basta evitare l’assassinio. Bisogna sradicare da dentro di sé tutto ciò che in un modo o nell’altro possa condurre all’assassinio, per esempio, l’ira, l’odio, il desiderio di vendetta, lo sfruttamento, etc. “chiunque si adira con il proprio fratello, sarà sottoposto a giudizio”. Ossia, chi si adira contro il fratello, merita già lo stesso castigo di condanna dal tribunale che, secondo l’antica legge, era riservato all’assassino! E Gesù va molto più lontano. Vuole sradicare la radice dell’assassinio: Chi poi dice al fratello: stupido, sarà sottoposto al sinedrio; e chi gli dice: pazzo, sarà sottoposto al fuoco della Geenna. Detto con altre parole, osservo veramente il comandamento "Non uccidere" se riesco a togliere dal mio cuore qualsiasi sentimento di ira che porta ad insultare il fratello. Cioè se giungo alla perfezione dell’amore.
• Matteo 5,23-24: Il culto perfetto voluto da Dio. “Se dunque presenti la tua offerta sull’altare e lì ti ricordi che tuo fratello ha qualche cosa contro di te, lascia lì il tuo dono davanti all’altare e va’ prima a riconciliarti con il tuo fratello e poi torna ad offrire il tuo dono.” Per poter essere accettati da Dio, ed essere uniti a Lui, bisogna riconciliarsi con il fratello, con la sorella. Prima della distruzione del Tempio, nell’anno ‘70, quando i cristiani partecipavano ancora a pellegrinaggi a Gerusalemme per portare le loro offerte sull’altare del Tempio, loro ricordavano sempre questa frase di Gesù. Ora, negli anni 80, nel momento in cui Matteo scrive, il Tempio e l’Altare non esistevano più. La comunità stessa era passata ad essere il Tempio e l’Altare di Dio (1Cor 3,16).
• Matteo 5,25-26: Riconciliare. Uno dei punti su cui maggiormente insiste il vangelo di Matteo è la riconciliazione, poiché nelle comunità di quell’epoca c’erano molte tensioni tra i gruppi con tendenze diverse, senza dialogo. Nessuno voleva cedere dinanzi all’altro. Matteo illumina questa situazione con parole di Gesù sulla riconciliazione che richiedono accoglienza e comprensione. Poiché l’unico peccato che Dio non riesce a perdonare è la nostra mancanza di perdono agli altri (Mt 6,14). Per questo, cerca la riconciliazione, prima che sia troppo tardi!
• L’ideale della giustizia più grande. Per cinque volte, Gesù cita un comandamento o un’usanza dell’antica legge: Non uccidere (Mt 5,21), Non commettere adulterio (Mt 5,27), Non giurare il falso (Mt 5,33), Occhio per occhio, dente per dente Mt 5,38), Amare il prossimo e odiare il nemico (Mt 5,43). E per cinque volte, critica il modo antico di osservare questi comandamenti ed indica un cammino nuovo per raggiungere la giustizia, l’obiettivo della legge (Mt 5,22-26; 5, 28-32; 5,34-37; 5,39-42; 5,44-48). La parola Giustizia è presente sette volte nel Vangelo di Matteo (Mt 3,15; 5,6.10.20; 6,1.33; 21,32). L’ideale religioso dei giudei dell’epoca era "essere giusti davanti a Dio". I farisei insegnavano: "La persona raggiunge la giustizia davanti a Dio quando osserva tutte le norme della legge in tutti i suoi dettagli!" Questo insegnamento generava un’oppressione legalistica e produceva molte angosce alle persone di buona volontà, poiché era molto difficile che una persona potesse osservare tutte le norme (Rom 7,21-24). Per questo, Matteo raccoglie parole di Gesù sulla giustizia mostrando che porta a superare la giustizia dei farisei (Mt 5,20). Per Gesù, la giustizia non viene da ciò che faccio per Dio osservando la legge, ma da ciò che Dio fa per me, accogliendomi con amore, come un figlio, una figlia. Il nuovo ideale che Gesù propone è questo: "Essere perfetto come il Padre del cielo è perfetto!" (Mt 5,48). Ciò vuol dire: io sarò giusto davanti a Dio, se cerco di accogliere e perdonare le persone come Dio mi accoglie e mi perdona gratuitamente, malgrado i miei molti difetti e peccati.
4) Per un confronto personale
• Quali sono i conflitti più frequenti nella nostra famiglia? E nella nostra comunità? E’ facile la riconciliazione nella famiglia e nella comunità? Sì o no? Perché?
• I consigli di Gesù, come possono aiutarmi a migliorare i rapporti nell’ambito della nostra famiglia e della comunità?
5) Preghiera finale
Signore, tu visiti la terra e la disseti:
la ricolmi delle sue ricchezze.
Il fiume di Dio è gonfio di acque;
tu fai crescere il frumento per gli uomini. (Sal 64)
0 notes
Photo
Nuovo post su http://www.fondazioneterradotranto.it/2018/12/28/enodiomanzia-nella-magia-popolare-salentina/
Il rituale della “Santa Monica” nella magia popolare salentina
Divinazioni ai crocicchi e valenza magica dei crocevia. Il rituale della “Santa Monica” e altre forme di enodiomanzia nella magia popolare salentina
di Gianfranco Mele
L’ antica pratica della divinazione agli incroci ha sviluppato nel tempo e nei diversi luoghi ove è stata esercitata, numerose varianti, conservando sempre la caratteristica dell’essere attivata presso un trivio o un quadrivio.
Il crocicchio ha sempre avuto una valenza magica, e anticamente si erigevano in questi luoghi colonne (Enòdi) dedicati ad Ecate o a Hermes o ai Lari o ad altre divinità e semidivinità pagane. Queste colonne sono state sostituite poi dai pilastri degli Osanna (dial. Sannài), le popolari colonne salentine sormontate da una croce, edificati anch’essi ai crocevia, e da edicole votive dedicate a santi e madonne, come nel caso della edicola di “Fra Sciannibuli” di Sava della quale parleremo più avanti.
Ecate Trivia
I crocevia sono anche luoghi elettivi per gli incontri delle congreghe dei masciàri e, in provincia di Taranto, finanche dei balli delle tarantate, prima dell’avvento del rituale domiciliare.
Nel caso del rito della Santa Monica siamo in presenza di un culto divinatorio di origini pagane, poi cristianizzato. Del paganesimo, il rituale della Santa Monica conserva le caratteristiche di una antica forma mantica denominata Enodiomanzia. Un elemento peculiare e di stretta derivazione dagli antichi riti divinatori è il crocevia utilizzato come luogo d’elezione per lo svolgimento della mantica.
Il rituale della Santa Monica si svolgeva alla mezzanotte, appunto ad un crocevia (un trivio o un quadrivio) rivolgendo una invocazione alla santa e osservando, per l’ottenimento del responso, ciò che accadeva intorno: l’attraversamento di una persona o di un animale, un verso, un rumore, un suono dovevano essere interpretati come significati in relazione con l’oggetto della domanda.
Il rituale era destinato ad ottenere notizie dei propri cari partiti in guerra, ma anche per ottenere risposte a domande intorno ad eventi ed aspetti fatidici della vita (riuscita di un matrimonio, di una particolare impresa, notizie sull’amato o sulla sua corresponsione del sentimento, ecc) .
Nella sua forma cristianizzata, questo antico rito mantico è dedicato a Santa Monica in quanto questa donna aveva fatto il voto di non abbandonare il suo figlio primogenito, nonostante le sue continue fughe lontano da casa, e perciò si metteva costantemente alla sua ricerca.
A seguire, l’orazione del rito della santa Monica:
Santa Monica pietosa, Santa Monica lacrimosa;
a Roma scisti, ti Napuli turnasti
trentatrè scalini ‘nchianàsti, trentatrè ni scinnìsti :
nutìzi ti lu fiju tua nnucìsti.
Comu nnucisti nutìzi ti lu fiju tua,
ccussì nnuci nutizi ti lu fiju mia.
una rappresentazione di Santa Monica (affresco di Benozzo Gozzoli
Anche nel medioevo si diffonde l’usanza di erigere edicole votive in prossimità dei crocicchi, usanza mutuata dai larari pagani e dai pilastri votivi in onore di varie divinità, che si perpetra poi anche nei secoli a seguire, sino ai primi del ‘900. Queste edicole hanno la duplice funzione di essere relazionate a particolari accadimenti come miracoli, guerre, epidemie, cataclismi e avvenimenti religiosi eccezionali, e di costituire luogo di “visita” non solo per voti, preghiere e suppliche, ma anche a scopo predittivo-oracolare. Anche in questa ultima accezione le edicole votive cristiane prendono il posto degli antichi monumenti dedicati alle divinità pagane.
Sia Diana che Ecate erano divinità protettrici delle strade e dei crocicchi: verosimilmente, per questo motivo ad entrambe era dato l’appellativo di Trivia. In loro onore venivano edificate edicole, in prossimità appunto degli incroci delle vie. Divinità lunare, Diana-Artemide illuminava di notte le strade con la luce della luna, e per questo motivo era considerata anche protettrice dei viandanti e delle partenze.
Greci e Romani innalzavano lungo le pubbliche strade colonne e pilastri in pietra, sui quali erano scolpite le teste di divinità come Mercurio, Apollo, Ercole, Diana, e che fungevano da custodi e protettori delle vie. A questi usavano porgere sacrifici e voti prima di intraprendere viaggi. Diana fu detta anche Enodia e, come si è detto, insieme ad Ecate godette anche dell’appellativo di Trivia, “perchè né trivii e quadrivii additava all’incerto viandante la via” .
Man mano il ruolo delle divinità pagane viene sostituito da quelle cristiane, che tuttavia assolvono alle stesse funzioni.
Sava – Edicola votiva Madonna di Fra Sciannibul
A Sava, presso il trivio Sava-Lizzano_Torricella, esiste una edicola detta “di Fra Sciannibuli”, eretta intorno alla metà del XIX sec. da un frate detto appunto Sciannibuli , dedicata al culto della locale Madonna di Pasano e situata nell’ambito di un itinerario devozionale che da Sava, giunge alla contrada Pasano (Sciannìbuli, o Sciannìpuli, nel dialetto salentino sta per Ginepro, e difatti sulla edicola fu posta una iscrizione in latino, che spiegava che l’edicola era stata eretta a devozione, da “Frater Iuniperus Alcantarinus”: il frate, riteneva di essere stato miracolato e di aver riacquistato grazie alla Madonna l’uso delle gambe).
Una singolare caratteristica dell’edicola della Madonna di Fra Sciannibuli è di essere stata meta, sin dal suo apparire e specialmente ai tempi delle guerre, dei pellegrinaggi dei soldati in partenza in cerca di protezione per il loro destino e al tempo stesso di interrogazione su di esso, come dei parenti di militari e viaggiatori desiderosi sia di proteggere e pregare per il destino dei propri cari, che di conoscere notizie circa gli accadimenti sul fronte.
Questa singolare tradizione è sopravvissuta in realtà fino ai giorni nostri, tanto che anche io ne sono stato fatto partecipe: quando negli anni ’80, infatti, mi accingevo a partire per la chiamata di Leva, delle anziane parenti mi raccomandarono di andare a fermarmi in contemplazione davanti alla Cappella di Fra Sciannibuli e rivolgere alla statua di quella Madonna una preghiera e raccomandarmi ad essa, “perchè così si fa”.
Da notare l’analogia tra la tradizione savese del recarsi verso l’ Edicola prima di intraprendere la partenza militare, e quindi le funzioni di protezione e supporto della Madonna nei confronti del soldato che si appresta ad un viaggio particolarmente carico di emotività e di incognito rispetto al futuro, e quella degli Enodii protettori, appunto, del viaggiatore. La tradizione del recarsi presso l’ Edicola della Madonna connessa alle partenze militari (ovvero per avere notizie dei parenti partiti in guerra o, da parte degli stessi soldati, come augurio/protezione/divinazione per la partenza verso il servizio di Leva o verso imprese di guerra) ha un suo corrispettivo in antiche – ma anche più recenti – tradizioni oracolari e divinatorie, a partire dagli antichi culti oracolari greci e romani, nei quali sono istituiti importanti centri di consultazione rispetto ad ogni aspetto importante e fatidico della vita individuale e sociale, tra cui le imprese di guerra, fino alla tradizione molto presente e sentita in Puglia della già citata Santa Monica.
Monacizzo – Colonna dell’ Osanna
BIBLIOGRAFIA
Salvatore Costanza, La divinazione greco-romana. Dizionario delle mantiche: metodi, testi e protagonisti, Forum Edizioni, 2009
Giuseppe Gigli, Il ballo della tarantola. In “Superstizioni, pregiudizi, credenze e fiabe popolari in Terra d’Otranto” Firenze 1893
Marco Aurelio Marchi, Dizionario tecnico-etimologico-filologico, Tomo I, Milano, Pirola, 1828
Elsa Silvestri, Le tracce del sacro, University Press Bologna, 1997
A.A.V.V., Biografia Universale Antica e Moderna. Parte Mitologica ossia storia, per ordine d’alfabeto, dei personaggi eroici e delle deità greche, italiche, egizie, indiane, giapponesi, scandinave, celtiche, messicane ecc., Vol. I, Venezia, Missaglia, 1833
Gianfranco Mele, Elementi di magia popolare nel mondo contadino del Salento e della Puglia, Cultura Salentina – Rivista di pensiero e cultura meridionale, luglio 2015
Antonio Bazzarrini, Dizionario Enciclopedico delle Scienze, Lettere ed Arti – Vol. II Venezia, Andreola, 1830
Antonio Basile, Momenti di religiosità popolare nel Salento: le edicole votive, in “Sallentum Rivista quadrimestrale di cultura e attività salentina”, Anno V, n. 1, Genn-Apr. 1982, EPT Lecce – Ed. Salentina – Galatina
Stefania Baldinotti, Oltre la soglia smarrimento e conquista. Culti e depositi votivi alle porte nel mondo italico, tesi di laurea in Archeologia, Università degli studi di Roma, 2007
Gerhard Rholfs, Vocabolario dei dialetti salentini, Congedo Ed., 1976.
#Enodiomanzia#Gianfranco Mele#Madonna di Pasano#Osanna#Santa Monica#Spigolature Salentine#Tradizioni Popolari di Terra d’Otranto
1 note
·
View note
Photo
Mostra "ODISSEE. Diaspore, invasioni, migrazioni, viaggi e pellegrinaggi"
dal 16 novembre 2017 al 19 febbraio 2018
da 16 Novembre 2017 a 19 Febbraio 2018
L’esposizione, ideata dal direttore di Palazzo Madama Guido Curto e curata insieme agli storici dell’arte del museo, è visitabile dal 16 novembre 2017 al 19 febbraio 2018 e racconta il cammino dell’Umanità sul pianeta Terra nel corso di una Storia plurimillenaria. In mostra nella Corte Medievale un centinaio di opere provenienti dalle raccolte di Palazzo Madama e da vari musei del territorio e nazionali: dipinti, sculture, ceramiche antiche, reperti etnografici e archeologici, oreficerie longobarde e gote, metalli ageminati e miniature indiane, armi e armature, avori, libri antichi, strumenti scientifici e musicali, carte geografiche, vetri, argenti ebraici e tessuti.
Il percorso si articola in dodici sezioni: la preistoria, i viaggi mitologici di Ulisse ed Enea, la Diaspora ebraica, l’espansione dell’impero Romano, le cosiddette invasioni Barbariche, l’espansione Islamica, le Crociate, i Pellegrinaggi, le Esplorazioni, le Colonizzazioni, l’emigrazione europea verso le Americhe tra milleottocento e inizio ‘900, le migrazioni contemporanee. Sezioni disposte in ordine cronologico, ma anche in base a nessi di consequenzialità geopolitici. A far da sfondo a ciascuna vetrina, ci sono le grandi carte geografiche elaborate appositamente per questa mostra da Libreria Geografica che pubblica anche il catalogo.
NOTE: mostra con un’impostazione molto vecchia. troppo didascalica. il trattamento delle mappe e la quantità di testo necessario per la comprensione rende la visita pesante e poco interessante. più che una mostra è un catalogo esploso, corredato da pezzi d’arte per contestualizzare e tridimensionalizzare l’exhibit, che rimane comunque curato e ben illuminato.
0 notes
Text
Antichi pellegrinaggi tra mare e monti
View On WordPress
0 notes