#paura del diverso
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silviaaquilini · 2 years ago
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ilpianistasultetto · 2 months ago
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GOVERNI come piacciono a me non ne ho mai visti e credo sia anche giusto, visto che siamo 60milioni di teste diverse. Qualche rara volta, in 50anni, ho visto qualcuno che ha provato a dare forma a qualche mio desiderio, nulla piu'. E per 50 anni ho applaudito (poche volte) o contestato (piu' volte) le scelte di partiti a me piu' vicini. Una sola cosa non ho mai fatto, dare colpa alle opposizioni. Contestate, si, ma non incolpate. Per me contano i miei e non gli altri, altrimenti li avrei votati. Per me conta la tua onesta' perché ho votato te e non le ruberie di altri. Se altri rubano m'indigno ma se rubi tu, m'incendio e ti schifo a vita. Oggi invece e' una moda dare la colpa agli altri. C'e' paura per l'aumento di reati odiosi che colpiscono il cittadino comune? E' colpa della sx perche' e' lassista.. Aumentano gli sbarchi o, comunque, sono sempre migliaia di migliaia? Colpa dei buonisti di sx che non vogliono controlli e impediscono i rimpatri. CI sono pensioni da fame e stipendi da schiavi? Colpa dei sindacati che vanno a braccetto con la sx. E Giù, giu', fino alle colpe dei magistrati di sx, degli insegnanti di sx, della cultura di sx, dei fannulloni di sx. Non ce la fanno proprio a prendersela con loro stessi o con i politici che hanno votato perche' non riescono a risolvere praticamente niente. La cosa non e' che poi, al fin fine, mi meraviglia tanto perche' sono cose che vedi tutti i giorni: la colpa e' del vicino di casa, del datore di lavoro, di quel ladro di amministratore del condominio, del fisco che spolpa, del politico incapace..mai nessuno che adombra un dubbio: "saro' io il coglione fuori posto che ho bisogno di un punto di vista diverso dal mio? @ilpianistasultetto
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falcemartello · 2 months ago
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Lo si vede in questi giorni dopo la vittoria di Trump, con un proliferare di crolli nervosi che emergono in rete e nella pubblicistica di fronte alla “vittoria del Male”, ma lo si vede continuamente in mille contesti.
Lo abbiamo visto nei giorni del Covid, dove abbiamo cercato di giustificare esibizioni di malvagità, crudeltà, auspici di morte con la dinamica psicologica della paura.
Lo vediamo nel modo in cui si sviluppano (o meglio NON si sviluppano) i discorsi sulle tematiche del “politicamente corretto” dove ogni discussione aperta è impossibile e dove sensibilità isteriche pronte a scatenarsi sbranando “il Male” sono onnipresenti. Lo vediamo nella demonizzazione delle alterità politiche sul piano internazionale.
Ciò che colpisce è come questa tendenza allo scontro inconciliabile, alla repulsione senza sconti né mediazioni, avvenga proprio nell’epoca per eccellenza della “fine delle ideologie”, della “fine delle grandi narrazioni”, della “secolarizzazione”.
Ciò che colpisce è come questa tendenza allo scontro inconciliabile, alla repulsione senza sconti né mediazioni, avvenga proprio nell’epoca per eccellenza della “fine delle ideologie”, della “fine delle grandi narrazioni”, della “secolarizzazione”.
Per come ci sono state raccontate molte vicende storiche, siamo abituati ad associare lo scontro senza esclusione di colpi all’attrito tra identità forti, identità collettive irriducibili, visioni del mondo radicalmente alternative. La modernità (o postmodernità) ci è invece stata spesso venduta come il luogo dove abbiamo sì sacrificato forti radicamenti, visioni ambiziose e palingenetiche, ma almeno lo abbiamo fatto nel nome della pace, della fratellanza, della pacifica convivenza in un “villaggio globale” esente da contrapposizioni radicali. Solo che le cose appaiono alquanto diverse da quanto ci è stato fatto balenare. Nel secondo dopoguerra abbiamo assistito alla capacità di riconoscimento reciproco e persino alla collaborazione pragmatica, di soggetti che pochi anni prima si erano sparati addosso, di appartenenti a visioni del mondo davvero nettamente divergenti. Democristiani e comunisti erano portatori di ideologie robuste e profondamente diverse, e tuttavia riuscirono a produrre quel mirabile ed equilibrato documento che è la Costituzione.
Persino gli ex fascisti vennero reintegrati, con la sola clausola che non pretendessero di riproporre tale quale la proposta politica che aveva portato il paese al disastro bellico (divieto di ricostituzione del PNF).
Oggi che ovunque in Occidente la “politica dell’alternanza” è alternanza tra varianti della stessa ideologia liberale, con una sovrapponibilità delle politiche al 90%, proprio oggi l’odio inconciliabile tra le parti, il mutuo disprezzo sembrano essere le caratteristiche dominanti. Come è possibile?
Ecco, credo che per capire questo stato di cose noi dobbiamo prima comprendere qualcosa di fondamentale intorno alla forma delle contrapposizioni umane.
Una contrapposizione di carattere ideale, quali che siano le idealità a confronto è una contrapposizione che si muove pur sempre in una sfera umanamente condivisibile, almeno di diritto: la sfera delle idee appunto.
Un’idea diversa da un’altra, una ragione inconciliabile con un’altra ragione sono pur sempre idee e ragioni, e come tali sono potenzialmente condivisibili: è possibile cambiare idea, è possibile comprendere le ragioni altrui.
Questo significa, banalmente, che due visioni del mondo articolate in idee e ragioni, per quanto possano essere diverse, sono comunque parte di un comune gioco umano.
Il processo di disumanizzazione avviene invece in forme diverse, essenzialmente prepolitiche, tipicamente radicate in variabili naturali. Il caso idealtipico è naturalmente il razzismo, dove qualunque cosa il “razzialmente-diverso-e-inferiore” faccia o dica diventa irrilevante, perché niente potrà cambiare la sua “inferiorità naturale”.
Ma questa sfera naturale e prepolitica è, in effetti, divenuta nel discorso pubblico contemporaneo la sfera dominante.
Così, non rileva se Trump e Harris avessero contenuti decenti o indecenti, seri o ridicoli; a questione seriamente discussa diventa: “Com’è possibile che le donne, o gli immigrati, o i “colored”, ecc non abbiano votato per <<uno dei loro>>?” La differenza politica in primo piano ora appartiene ad una sfera prepolitica, naturalistica, impermeabile alla ragione.
L’aver trasformato la politica in una competizione tra gruppi di interesse, lobby, e l’aver svuotato la sfera ideologica convergono nel trasformare il discorso pubblico in una sorta di “razzismo universale”.
Che le differenze siano di “razza”, “genere”, orientamento sessuale, etnia, o che trascolorino in giudizi di ordine psichiatrico, epidermico, antropologico, comunque ci troviamo su di un terreno dove le ragioni non hanno più cittadinanza: resta solo la ripulsa (o l’attrazione) istintiva.
La distruzione della sfera politica, nutrita e alimentata per decenni dal “pilota automatico dell’economia”, è arrivata al capolinea, producendo una nuova forma di tribalismo naturalistico, di “razzismo universale polimorfo”, che non conosce più alternative all’esclusione dell’altro, eventualmente al suo annichilimento.
Lungi dall’essere il viatico per forme di pacifica convivenza, la distruzione delle identità politiche e delle ideologie porta con sé il germe del conflitto senza limiti.
Le premesse per un futuro di guerre civili all’interno e disposizioni genocide all’esterno sono state poste.
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s-a-f-e-w-o-r-d--2 · 12 days ago
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"Solo chi rischia di andare lontano avrà la possibilità di scoprire quanto lontano si può andare... ". ~ Cit. ~
Ci sono tanti modi ed un tempo ben preciso per farlo... Inutile tormentarsi con la catena dei se e dei ma... Si può decidere di andare in una direzione diversa solamente quando la tua strada arriva in un punto dove si divide... Ecco che li puoi scegliere come andare lontano... Puoi correre a perdifiato verso il futuro... Salire su un aereo e scappare dall'altra parte del mondo... Se vuoi puoi prendertela comoda ed aspettare quel treno che non arriverà mai... Puoi salire in macchina e guidare fino a dimenticarti da dove sei partito, o più semplicemente puoi camminare... Lentamente... Un passo dopo l'altro... Guardando bene dove metti i piedi per non inciampare... Eppure... Qualunque sia la tua scelta... In qualsiasi modo tu decida di allontanarti... Imparerai che per scappare da una situazione che ti sta stretta... Per cambiare strada... In fondo non serve necessariamente andare lontano... Che c'è sempre la possibilità di vivere in un modo diverso... Se si riesce a non aver paura del giudizio degli altri e a decidere con la propria testa ed il proprio cuore... Allora si... Che sarà un "grande viaggio" anche senza aver fatto un passo...
~ Virginia ~
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raccontidialiantis · 1 day ago
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Il fondo, in fondo…
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Si: te lo dicono tutti. Tutti quelli pieni di buonsenso. Ma intanto adesso senti un chiodo al costato. Però alla fine, quando pure questa sarà passata avrai avuto l'ennesima conferma che la vita non è altro che una serie lunghissima di dune: arrivato in cima alla prossima a costo di duri sacrifici, ti senti padrone del mondo. Quello è proprio il momento in cui tutto viene rimesso in discussione e inizi a precipitare. Nuovamente. A volte di colpo, altre lentamente. Sino a toccare il fondo.
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E lì il luogo comune direbbe che c'è ancora dinamica per… scavare. Non è così: toccare il fondo è ciò che ti fa riscoprire quello che vale davvero. Ciò che ti mantiene umile e discrimina le persone e i valori davvero importanti per te. Toccare il fondo vuol dire fare un bagno nell’umiltà e piegare le gambe per darti una bella spinta, in modo da tornare a galla. Non esiste nessuno che veramente viva quella che comunemente si definisce una bella vita. Esistono solo prove differenti per ciascuna anima.
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È un percorso di crescita diverso per ciascuno e tutti studiamo con impegno, all'Università della Terra. Non c'è una durata standard del piano di studi a cui fare riferimento, né una qualche garanzia di risultato. Non puoi comprarti un esame né scegliere l'appello. O le materie, i professori. Ti arriva la prossima prova davanti ai piedi come un pacco che devi scartare e ne sei sempre spiazzato.
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Te lo fanno apposta: per vedere come reagisci. Se fossi preparato infatti, significherebbe che già ci sei passato, già coosci il risultato del test e quindi avrebbe valore zero, per il punteggio dell'anima. A volte ti fanno arrivare un regalo: che serve a non farti scoraggiare, a vederti sorridere. A rilassare il tuo percorso per un po'.
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Ma non è così che cresci; non è così che provi sensazioni, emozioni. Odio, amore, paura, desiderio, passione, attrazione, disperazione, resurrezione. E poi lacrime, sorrisi, risate e grida di dolore soffocate o urlate: tutti veri e propri tesori, racchiusi nella dinamica e nei battiti del tuo cuore.
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Perché forse l'hai scordato, o forse nessuno qui te l'ha ancora detto: tu sei una fonte di luce. Un diamante inscalfibile, un pezzetto di un'energia senza tempo né spazio. Un umile fante dell'esercito della luce che qui sulla Terra cerca gli elementi utili per tornare a casa, prima o poi.
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L'avrai letto, da qualche parte: non sei un corpo che ha un'anima, ma un'anima a cui è dato un corpo per una breve gita su questo mondo. E poi ancora e ancora. Goditela. Sii presente a te stesso e compi le scelte che ti sembreranno più giuste, in buona fede. Nel bene e nel male. E soprattutto non dimenticarti dell'amore, che nei momenti bui ti salva.
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Amore dichiarato, amore contrastato, amore impossibile, amore segreto, amore indecente, amore per i figli, amore per la vita che infine ti sfugge di mano: non esiste amore che non valga la pena vivere. E rispettare. Facci caso: anche dopo una storia finita male, non esiste nessuno che comunque non ringrazi Iddio. Tu non farai certo eccezione, col tuo bellissimo sorriso amaro di oggi. Me lo fai un sorriso, si?
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RDA
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oramicurcu · 1 month ago
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È arrivato quel periodo, quello dei collant sotto i jeans. E della canottiera, perché mi sento vecchia e sento freddo.
Figa però sta luce che si fa strada tra le persiane.
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Un po’ come la luce che si fa strada tra i rami.
Ho scritto ‘sta frase, questa dei rami, in un messaggio a un ragazzo. E se l’è tatuata.
Cioè gli ho scritto un messaggio con varie cose, e mi ha chiesto se potevo scrivergli un paio di quelle righe a mano, su un foglietto.
Ma mai avrei pensato che se lo sarebbe tatuato. Così, le mie parole con la mia grafia. Sulla sua pelle.
Mi ha fatto strano, tanto strano.
Io non so gestire questi atti, questi gesti.
Al massimo so gestire una scopata ogni tanto.
Al massimo so gestire due messaggini ogni tanto.
Non so gestire atti del genere, regali e attenzioni.
Ho una paura fottuta - oltre che un ragazzo.
Non voglio fare del male a nessuno. Sto entrando in un periodo di silenzio. Sto entrando in un mio mutismo.
Sento i pensieri che tagliano la mia anima di fino, come la luce che entra dalle persiane.
Sento le costole stringersi attorno al cuore o quello che è, che non mi fa respirare bene, che mi tiene schiacciata sotto un cumulo che ho creato io stessa, bugia dopo bugia.
Ma se dico che amo, non mento.
Amo in modo diverso, amo diversi.
Non so che fare.
Entro nel mio mutismo e sto.
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kon-igi · 11 months ago
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MAI MANGIARE INSETTI?
Mi viene chiesto di commentare il seguente post, che io riporto solo per iscritto senza rebloggare, perché a fare brainshaming si va sempre poco lontano.
MAI mangiare insetti. Neanche per divertimento….! Gli insetti contengono chitina che non può essere elaborata dal nostro intestino. Ma la chitina è un polisaccaride molto gustoso per cancro, parassiti, muffa e quasi tutto ciò che provoca malattie. Chitin fa parte del suo edificio. Contengono anche steroidi metamorfici e soprattutto ekdisterone. Questo non è cibo per "mammiferi". Solo gli uccelli possono lavorare in sicurezza il cibo per insetti Il sistema digerente degli uccelli è molto diverso dal nostro. Inoltre, gli insetti contengono una grande quantità di metalli pesanti e sono letteralmente una calamita per i pesticidi. ✏️ Pavel Štástka
Procediamo per punti.
La chitina è sì un polisaccaride ma, appunto, non digeribile... quindi è da considerarsi alla stregua delle fibre, così tanto importanti per la salubrità delle notre funzioni intestinali.
Inoltre costituisce la matrice della struttura cellulare dei funghi e nessuno mi sembra che abbia mai rotto il cazzo avuto da ridire... per concludere molti studi suggeriscono addirittura un effetto positivo sul microbiota [X]
Ah... e su 100g di farina di grillo ce ne sono solo 5 grammi, comunque, quando quella dei funghi può arrivare fino al 20%
'polisaccaride molto gustoso per cancro, parassiti, muffa' non vuol dire nulla... quasi ogni cosa è 'gustosa' per qualsiasi essere vivente e scommetto che muffe, batteri e pure le cellule cancerose alla chitina preferirebbero il saccarosio ... lo zucchero da cucina, insomma.
'steroidi metamorfici' e 'ekdisterone' sono termini che fanno davvero molta paura, peccato che l'ecdisterone lo puoi trovare su Amazon come integratore alimentare e sebbene non tutti siano d'accordo su una sua reale efficacia, l'EFSA ne ha permesso la commercializzazione perché praticamente innocuo.
Sui metalli pesanti e pesticidi mi viene da chiedermi se Pavel Štástka abbia mai visto cosa spargono su frutta e verdure o cosa diano agli animali da macello.
A proposito di Pavel Štástka, su internet non ho trovato chi sia e di cosa si occupi (speriamo non sia un medico o un biologo, visti gli strafalcioni) ma in compenso digitando il suo nome insieme a 'chitin' compare il messaggio di cui sopra in un numero di lingue troppo alto e imbarazzante per il sottoscritto :(
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cris173 · 4 months ago
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Mentre facevano l'amore, lei glielo aveva bisbigliato, riassumendo i propri pensieri in un'unica frase: "Robert, sei così potente da farmi paura". Lui era fisicamente potente, ma usava la sua forza con cautela. E in ogni caso, c'era molto di più. Il sesso era solo un aspetto. Dal momento in cui l'aveva conosciuto, lei aveva vissuto nell'aspettativa - nella possibilità, perlomeno - di un'esperienza piacevole, che interrompesse finalmente una routine di ossessionante monotonia. Non aveva tenuto conto della sua stupefacente potenza. Era come se lui avesse preso possesso di lei, a tutti i livelli. Ed era una scoperta inquietante. Prima, neppure per un attimo aveva dubitato che una parte del suo essere avrebbe mantenuto il distacco da qualunque cosa lei e Robert Kinkaid potessero fare insieme, la parte che apparteneva alla sua famiglia e alla vita nella Madison County. Ma lui aveva spazzato via tutto. Avrebbe dovuto capirlo quando lo aveva visto scendere dal furgone per chiederle indicazioni. Le aveva ricordato uno sciamano, e quella prima impressione si era rivelata corretta. Facevano l'amore per un'ora, forse più, poi lui si staccava lentamente e guardandola accendeva una sigaretta per entrambi. A volte si accontentava di sdraiarsi al suo fianco, senza smettere mai di accarezzarla. Poi tornava ad affondare dentro di lei, sussurrandole parole dolci all'orecchio mentre la prendeva, baciandola tra una frase e l'altra, tra una parola e l'altra, le braccia intorno alla sua vita, attirandola a sé e sprofondando in lei. E allora lei cominciava a ripiegarsi su se stessa, a respirare più in fretta, e si lasciava trasportare là dove lui abitava, e abitava in luoghi strani, tormentati, molto addietro nelle ramificazioni della logica di Darwin. Con il viso sepolto contro la spalla di lui, le loro epidermidi a contatto, percepiva il profumo di fuochi di legna e di fiumi, sentiva i treni che lasciavano sferragliando stazioni invernali di molte notti addietro, vedeva viaggiatori ammantati di nero che avanzavano lungo fiumi gelati e pascoli estivi, diretti alla fine di tutte le cose. Il leopardo infuriava sopra di lei, ancora e ancora, come il vento incessante sulla prateria, e lei fremeva, travolta dal suo slancio, cavalcava quel vento come una vergine del tempio che avanza verso le fiamme miti e compiacenti che delimitano la dolce curva dell'oblio. E bisbigliava piano, senza fiato: "Oh, Robert... Robert... mi sto perdendo". Lei, che da anni non aveva più un orgasmo, ne ebbe una lunga serie con quella strana creatura che era per metà uomo e per metà qualcosa di completamente diverso. Si stupì di lui e della sua resistenza, ed egli le disse che poteva spingersi in quei luoghi lontani con il corpo come con la mente, e che gli orgasmi della mente avevano una loro qualità distintiva.
(Robert James Waller, "I ponti di Madison County")
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worldofdarkmoods · 25 days ago
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Scrivere queste parole mi costa un’enorme fatica, non solo perché sento un vuoto dentro che non riesco a spiegare, ma perché metterle nero su bianco mi obbliga ad affrontare una realtà che sto cercando di ignorare da troppo tempo. Mi sento smarrita, tradita, delusa, e soprattutto stanca. Stanca di credere nelle persone, stanca di dare il meglio di me per poi ritrovarmi sempre con un pugno di niente tra le mani.
È incredibile quanto dolore possa provocare un'amicizia che finisce, soprattutto quando quella persona non era solo un'amica, ma una parte di te, qualcuno che credevi sarebbe rimasto per sempre. La cosa peggiore, è restare, ma con la distanza emotiva di chi non ti capisce più, di chi non è più veramente lì per te. Credevo in te. Ti ho aperto ogni parte del mio mondo, anche quelle che avevo sempre nascosto agli altri. Ti ho mostrato le mie fragilità, le mie insicurezze, i miei sogni e i miei fallimenti. E tu eri lì, accanto a me, come se niente potesse mai separarci. Eppure, eccoci qui, quasi due estranee che si guardano da lontano, senza nemmeno il coraggio di parlarsi, senza nemmeno la forza di spiegarsi.
Non capisco come si possa cambiare così, da un giorno all’altro. Non capisco come tu abbia potuto guardarmi negli occhi, sapere cosa stavo passando, e comunque scegliere di allontanarti. Sai cosa mi stava passando per la testa, sai quanto fosse difficile per me anche solo alzarmi dal letto ogni giorno e non strapparmi la pelle. Eppure, hai scelto il silenzio, hai scelto l’indifferenza, hai scelto di lasciarmi andare senza una vera e propria spiegazione quando avevo più bisogno di te.
E sai qual è la cosa peggiore? Che tutto questo mi sta facendo dubitare di ogni singolo rapporto umano. Mi guardo intorno e vedo solo superficialità, persone che non sanno cosa significhi costruire qualcosa di vero, qualcosa che duri nel tempo. Tutti pronti a prendere ciò che possono, a succhiare via ogni briciolo di energia, ma nessuno disposto a restare, nessuno disposto a lottare per un legame. È come se il concetto di rispetto non esistesse più, come se l’empatia fosse diventata una qualità rara, quasi inesistente.
Non capisco come si possa essere così leggeri nel distruggere qualcosa di così prezioso. Non capisco come tu possa aver scelto di trattarmi come una persona qualunque, dopo tutto quello che abbiamo condiviso. Mi fa male, un male che non riesco nemmeno a descrivere. È un dolore che mi tiene sveglia la notte, che mi fa mettere in discussione ogni cosa di me stessa. Sono stata troppo? Non sono stata abbastanza? Ho fatto qualcosa di sbagliato? O semplicemente non valgo abbastanza per te, per nessuno?
Non voglio più credere a nessuno. Non voglio più aprirmi, più fidarmi, più sperare. Ogni volta che l’ho fatto, mi sono ritrovata a raccogliere i pezzi di un cuore che ormai non so nemmeno se valga la pena ricostruire. È come se fossi circondata da persone che non sanno cosa significhi amare davvero, rispettare davvero, rimanere davvero. Mi sento usata, vuota, come se tutto ciò che ho dato fosse stato preso e gettato via.
E adesso, qui, in questo periodo buio della mia vita, mi sento più sola che mai. Non c’è nessuno su cui possa davvero contare, nessuno che sappia cosa significhi esserci davvero. È come se stessi gridando sott’acqua, e il mondo continuasse a girare, ignaro del fatto che sto annegando. E tu, tu eri quella persona che pensavo mi avrebbe salvata, quella che non avrebbe mai permesso che mi sentissi così. E invece, sei stata proprio tu a spingermi più a fondo.
Non voglio più vivere con questa costante paura di essere abbandonata. Non voglio più costruire legami che alla fine si rivelano fatti di nulla. Ma allo stesso tempo, non so come fare a smettere. Perché nonostante tutto, nonostante il dolore, una parte di me continua a sperare che qualcuno, un giorno, sia diverso. Ma quella speranza si sta spegnendo, e con essa, anche una parte di me.
Non credo più alle persone. Non credo più ai “per sempre”, ai “ci sarò sempre per te”, alle promesse fatte sottovoce. Perché ogni volta che ci ho creduto, sono rimasta sola, a raccogliere i pezzi di un cuore che ormai non regge più. E tu eri l’ultima persona da cui mi sarei aspettata tutto questo.
Mi sento un guscio vuoto, una persona che non sa più come fidarsi, come amare, come vivere davvero. E tutto questo per cosa? Per credere di nuovo alle persone? Per aver sperato che tu fossi diversa?
Non mi rimane più nulla, se non il dolore di tutto ciò che abbiamo perso. E la tristezza di sapere che, probabilmente, a te non importa nemmeno più.
Ed è questo che fa più male, sai? Sapere che, mentre io passo le notti a chiedermi dove ho sbagliato, tu probabilmente non ci pensi nemmeno. Sapere che per me eri una sorella, un pezzo di vita irrinunciabile, mentre per te sono diventata una presenza superflua, qualcuno che è facile lasciare indietro.
Non riesco a capire come ci si possa spegnere così, come si possa scegliere di voltare pagina senza neanche provare a spiegarsi. Non riesco a capire come il rispetto che credevo avessimo l’una per l’altra possa essere diventato così fragile da frantumarsi senza un vero motivo. E il dolore cresce, giorno dopo giorno, perché continuo a cercare risposte, a dare un senso a questa fine, ma non trovo nulla. Solo vuoto.
Sai quanto è devastante perdere fiducia in qualcuno? È come se qualcosa dentro di te si spezzasse in modo irreparabile. Ogni volta che provo a ricordare i momenti belli, le risate, le confidenze, sento una stretta al petto. Ogni ricordo si trasforma in una ferita aperta, una prova di quanto mi sono sbagliata su di te, su noi.
Ero già in difficoltà. Lo sapevi. E nonostante tutto, hai scelto di andartene, di tirarti indietro proprio quando avevo più bisogno di te. Come si fa? Come si può essere così insensibili? Non riesco a capire se sono io il problema, se pretendo troppo, o se semplicemente sono stata sfortunata a credere ancora una volta nella persona sbagliata.
Sai cosa fa più paura? L’idea che ormai io non riesca più a fidarmi di nessuno. Che ogni volta che qualcuno si avvicina, sento solo la paura di essere ferita di nuovo. È come se stessi costruendo un muro intorno a me, un muro che mi protegge ma che allo stesso tempo mi isola. Perché se nemmeno tu, che consideravo una parte di me, sei rimasta, allora chi mai potrebbe farlo?
Non so più cosa aspettarmi dalle persone. Non so più se esista davvero qualcuno in grado di comprendere cosa significhi rimanere, lottare per un legame, rispettarlo, anche quando è difficile, anche quando richiede sforzo. Mi sembra che nessuno sappia più cosa sia il rispetto, cosa significhi tenere davvero a qualcuno. Tutto è diventato così effimero, così fragile, che a volte mi chiedo se valga ancora la pena provare.
Mi sento stanca. Non solo fisicamente, ma dentro, nel profondo dell’anima. È una stanchezza che non si riesce a spiegare, che ti spezza ogni giorno un po’ di più. Ogni delusione, ogni abbandono, ogni parola non detta aggiunge un peso che diventa insopportabile. E mi chiedo quanto ancora riuscirò a sopportare.
Forse sbaglio io, forse sono io che mi aggrappo troppo alle persone, che vedo cose che non ci sono. Forse sono io che mi illudo, che mi costruisco castelli in aria, che vedo legami dove gli altri vedono solo convenienza. Ma se è così, allora non so più chi sono. Non so più come fare a essere diversa, come fare a non dare tutta me stessa, anche quando non dovrei.
Quello che mi distrugge è che non posso smettere di volerti bene, nonostante tutto. Nonostante il dolore, nonostante la delusione, una parte di me spera ancora che un giorno ti renderai conto di quello che abbiamo perso, di quanto valeva il nostro legame. Ma forse è una speranza inutile, una speranza che mi farà solo più male.
E allora resto qui, con questo vuoto dentro, cercando di capire come andare avanti, come continuare a credere nella vita, nelle persone, quando tutto sembra crollarmi intorno. Forse non ci riuscirò mai del tutto. Forse questa delusione mi accompagnerà per sempre, come un’ombra che non riesco a scrollarmi di dosso.
Ma quello che so è che non dimenticherò mai il dolore che mi hai lasciato, il senso di perdita, di abbandono. Non dimenticherò mai quanto pensavo che fossi diversa, e quanto invece mi sbagliavo. E questo, forse, è ciò che mi farà più male di tutto.
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desyblu · 4 months ago
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Oltrepasso la soglia dei miei 50anni e vergine di social, scelgo tumblr, in cerca di aforismi; da sempre affascinata dal potere delle parole, alla ricerca dell'orgasmico piacere di una frase giusta detta al momento giusto. Mi tuffo nel gomitolo...mi affaccio alle vostre finestre e trovo vite...trovo persone con cicatrici vistose che si arrossano ancora al sole cocente del tritacarne, chiamato vita, in cui ci muoviamo o con ferite ancora aperte e sanguinanti, esposte alla fame delle prede...trovo cuori lacerati, cervelli in panico, mani protese a cercare altre mani per farsi risollevare...trovo corpi senza forze, che si lasciano schiacciare da un mondo che corre troppo in fretta, senza rispetto per chi non ce la fa, senza attesa x chi resta indietro...trovo anime a brandelli che si sentono sole ma che hanno paura del contatto di altre anime sole...spaventate, uccise, morenti...
Cercavo parole ed ho trovato vite silenziose che parlano più di tutte le parole dell'intero universo...che libro l'umanità....quante pagine siamo in questo mondo...non basta un'enciclopedia per racchiuderci tutti...
Questo è un omaggio a tutti voi...al popolo Tumblr...a voi trovati per caso nel libro della mia vita... Solleviamo i nostri capi e guardiamoci per un attimo negli occhi....attraverso gli occhi si arriva all' anima....magari capita di scoprire nell' altro la nostra stessa sofferenza e in modo ridicolo sentirci un pochino sollevati dal condividere lo stesso tipo di dolore. Usciamo a guardare l'alba tutti insieme...ognuno la vedrà diversa attraverso i propri occhi, xchè ognuno è diverso ed è questa la nostra 'grande bellezza'.
Buona giornata a tutti voi...a tutti noi! ❤️
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libero-de-mente · 1 year ago
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Vorrei tornare a crederci.
Vorrei poter riassaporare la magia del Natale.
Come quando ero piccino e credevo a Babbo Natale, alla bontà dell'uomo e al candore della neve.
Come quando erano piccini i miei figli e mi fecero diventare Babbo Natale, credere nella loro bontà e al silenzio ovattato della neve.
Come quando stanco di sentire della crudeltà dell'uomo verso chiunque, senti la voglia di tornare a credere nella magia di una notte. Che per molti è speciale davvero.
Perché sei un bambino affamato e riceverai una razione più generosa di cibo.
Perché sei un ragazzino, che rivedrà seduti allo stesso tavolo mamma e papà che non si parlano più.
Perché sei povero e all'addiaccio e per una notte sentirai il calore umano scaldarti il cuore.
Perché sei in difficoltà economica e la tredicesima ti aiuterà a pagare qualcosina in più.
Vorrei trovare conforto, vorrei dare conforto.
La magia è lo scambiarsi buone azioni e non solo darle o riceverle.
Una carezza a un cuore freddo, un abbraccio a un'anima persa e protezione a chi sente paura. I doni migliori.
Vorrei esprime un desiderio, grande.
Che gli occhi di chi ha paura non debbano mai vederlo il terrore.
Che nessuno debba più sentire i timpani saltare per un'esplosione fragorosa, oppure il corpo trafitto dalle lame o, ancora, mani che si stringono troppo forte attorno al collo.
Ho bisogno di credere in questo Natale, anche se non sono più un bambino e padre di ragazzi ora consapevoli.
Perché sono un uomo diverso, che sa riconoscere il valore di coloro che sono ritenuti inferiori o ultimi per retaggi di un passato buio.
Aspetto questo Natale, cercando di tramutarlo in forza interiore e non respingerlo come negli anni passati.
E mentre lo aspetto, il ritornello di una canzone di qualche anno fa riecheggia come in un loop nel mio cervello: "immensamente Giulia..."
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junjourt · 1 year ago
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A Manuel e Simone
Chi non vi ha seguiti sin dalla prima stagione non potrà capire l'amaro e la delusione che ha lasciato questa seconda stagione a tantissimi di noi. Non può capire quanto amore abbiamo visto nei vostri occhi sin da quella scena meravigliosa in cui Manuel ha tatuato il braccio di Simone, che porterà per sempre un segno di Manuel, il primo amore, sulla pelle. Non può comprendere la paura che abbiamo visto negli occhi di Simone quando ha capito che non era vero che non era capace di amare, perché si era innamorato di uno come lui. Perché si era innamorato di Manuel, un ragazzo che, nonostante gli errori, ha permesso a Simone di dire che innamorarsi è una delle cose più belle del mondo. Un ragazzo spaventato dall'amore che Simone poteva dargli, perché non era abituato a sentirsi amato se non da sua madre, non era abituato a qualcuno che pensasse che lui vale. E questa paura l'ha portato a fare tanti sbagli, ma nonostante tutto ha sempre fatto in modo di proteggere Simone, perché lui è il suo "più amore", perché con lui "è diverso". La paura non li ha separati e li ha resi l'uno il porto sicuro dell'altro. E loro sono poi diventati il porto sicuro di tante persone, di chi sperava di vedere finalmente una degna rappresentazione della bisessualità o di chi, semplicemente, grazie a loro ha ritrovato una passione, qualcosa che lo smuovesse in un periodo buio, o ha trovato degli amici veri. Vedere loro, leggere i commenti e i meme sulla loro storia mi hanno salvata dal baratro dell'apatia in cui ero caduta in quel periodo. Vorrei tanto poter dire "Non prendertela, è solo una serie", ma purtroppo non è così, perché loro e Un professore hanno significato tanto per me.
E invece, dopo le prime puntate che ci avevano tanto fatto sperare tra gelosie, sguardi, un continuo cercarsi e sostenersi reciproco, tutto sembra essere crollato. Simone per un po' è rimasto un personaggio piatto col solo scopo di stare dietro a Mimmo. Manuel, invece, stava avendo la bellissima storia del padre e la sorella ritrovati. Poi il nostro Simone è tornato con la malattia di Dante, mentre Manuel è stato massacrato con la trama del rapimento di Lilli e il suo essere bloccato in una relazione che volevano far passare per grande storia d'amore, ma in realtà è stata solo tossica.
È questo che ci meritavamo?
Manuel dimenticato da Anita, Dante e Simone mentre affrontava DA SOLO il dolore causato da una verità taciuta per 18 anni? Manuel preso dai sensi di colpa per aver accidentalmente messo nei guai una ragazza, che però non fa che sminuirlo e non si preoccupa nemmeno di come sta?
Simone che a lungo ha dovuto affrontare il dolore per la malattia del padre DA SOLO?
Manuel e Simone che avevano una storia già scritta, Manuel che aveva un percorso che sembrava già pronto e che invece, non si sa per quale motivo, sembrano aver voluto dare a Mimmo (introdotto forzatamente, portando a un buco di trama enorme) creando, tra l'altro, continui parallelismi con la trama dei Manuel e Simone della prima stagione?
Eppure quelle poche scene che ci sono state di Manuel e Simone insieme, anche se durate pochissimi secondi come se avessero paura di farceli vedere (certo, che senso avrebbe far vedere che ti stanno privando di una cosa così grande?) sono riuscite a farmi emozionare più di qualsiasi altra interazione avuta dai loro personaggi.
Non riuscirò mai a farmene niente di qualsiasi altra coppia quando so che avremmo potuto avere loro, Manuel e Simone. Perché loro dovevano essere i nostri Pol e Bruno. Ma sembrano essersi dimenticati di Pol.
Spero solo che questo non sia davvero un addio. Vi amerò sempre, in tutti gli universi. E anche voi vi amerete in tutti gli universi, anche se in questo non avranno il coraggio di mostrarcelo.
Non vi lascio, va bene? Non vi lascio perché vi voglio bene.
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cocchina · 2 months ago
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22 TAPPE DELLA RELAZIONE TRA UN EMPATICO E UN NARCISISTA
1. L'empatico è attratto da un narcisista. La loro relazione inizia. L'empatico ama profondamente e incondizionatamente. Si sentono emotivamente soddisfatti anche se il narcisista non gioca alcun ruolo nello sviluppo di un legame più forte. L'empatico si sente soddisfatto e pensa che il suo amore sia ricambiato solo perché sta intorno al narcisista.
2. L'empatico ha la falsa idea di aver finalmente trovato quel tipo di amore che le persone non trovano nemmeno una volta. Narcisista afferma questo creando un'illusione che porta l'empatico a credere che ciò che ha è speciale. L'empatico sente un legame profondo quasi impossibile da rompere.
3. A volte sembra che il narcisista voglia questa relazione tanto quanto l'empatico. In realtà, quello che vogliono è qualcuno che investi il loro tempo, energia e amore e che abbia il pieno controllo.
4. Con il passare del tempo, il narcisista farà sentire l'empatico debole, diffidente e privo della capacità di rendere anche le cose più semplici. Il narcisista non lancerà mai un attacco aperto, ma userà affermazioni come "non voglio farti del male, ma... ” per segnalare una carenza. Cercheranno di prendersi cura di tutto ciò che simboleggia il controllo, come la gestione delle fatture o le decisioni sugli acquisti. L'empatia sarà sminuita dai suoi interessi e da molte delle cose che formano la sua identità. Lentamente, l'empatico inizia a credere di essere meno capaci e di "bisogno" di qualcuno come la persona della sua vita. Hanno l'idea che nessuno li vorrebbe.
5. Per un empatico, questa relazione sarà tutto perché sono loro ad essere innamorati. Per amore, vorrebbero sempre calmare e incoraggiare il narcisista, parlare con loro, aiutarli e fare tutto quello che li fa stare bene. I narcisisti si proiettano come vittime del loro passato, delle loro relazioni e delle circostanze. Gli empatici sono donatori; cercano di compensare tutte le sfortunate cose accadute al narcisista.
6. L'empatico ha un cuore buono e chiaro e non può immaginare che le ferite profonde e irrisolte del narcisista non siano le stesse delle sue. Guarire quelle ferite è diverso dalle sue.
7. La relazione è tutta una questione di narcisista. L'empatico se ne accorge lentamente, e arriva un momento in cui ha paura di parlare o di lottare per i suoi bisogni e desideri. Nel loro tentativo di compiacere non vogliono esprimere i loro veri bisogni. Preferiscono essere gentili che dare motivi per non piacergli. Ma in segreto non sono molto felici.
8. Quanto più devozione, amore, cura, affetto e sforzo l'empatico mette nella relazione, il narcisista si sente completamente in controllo sulla relazione. L'empatico balla letteralmente al suono del narcisista. Finché l'empatico continua a placare il narcisista, è impossibile individuare alcun problema nella relazione. Il problema si verifica quando l'empatia raggiunge finalmente il punto di rottura.
9. Finalmente l'empatico alza la voce perché non riesce più a stare al passo con le forme di repressione del narcisista. Giorno dopo giorno i suoi bisogni emotivi rimangono insoddisfatti. Questo succede perché fin dall'inizio della relazione hanno creduto che i bisogni emotivi del loro partner fossero l'unica cosa che conta. Quando finalmente capiscono che anche il loro benessere conta, e parlano, sembrano egoisti. Al narcisista non piace.
Dieci. Il narcisista è un cercatore di attenzione. Si sentono soddisfatti quando le persone si preoccupano di loro. I tuoi bisogni non possono mai essere soddisfatti, mai. Possono trasferirsi altrove, aprire una nuova attività, viaggiare intorno al mondo, partecipare a nuove attività creative, ecc. , ma non saranno mai felici. L'empatico non è consapevole di questo fatto.
11. Quando l'empatico alla fine fa esplodere qualcosa come "Anche i miei sentimenti contano", il narcisista si affretta a chiamare l'empatico "pazzo". Li chiamano troppo drammatici e le loro preoccupazioni infondate. Questo tipo di comportamento dispregiativo è la tattica che usano per ottenere il controllo sulla mente dell'empatico.
12. L'empatico si confonde. Perché si sono comportati così, va oltre la loro comprensione. Iniziano a incolpare se stessi e si chiedono se sono degni di essere amati da qualcuno.
13. A questo punto, l'empatico non è in grado di capire che viene manipolato. Il suo partner ha piegato tutto intorno a lui per creare una visione contorta delle circostanze. Può esserci tutto intorno a loro che gli faccia sapere la verità che sono loro quelli che stanno "bene" e che il loro partner è quello tremendamente "sbagliato" ed è malvagio.
14. L'empatico cercherà di comunicare con il narcisista in tutta sincerità. Il narcisista però giustificherà il suo comportamento e darà la colpa.
15. È normale sentirsi persi, confusi e feriti. Ma nonostante tutto ciò che gli ha spezzato il cuore, l'empatico dovrà stare tranquillo e fare un'autovalutazione per scoprire come sono diventati così indifesi. Ecco come inizieranno a trasformarsi.
16. L'empatico saprà che sono per natura guaritori. Hanno la forza interiore per aiutare gli altri nel modo giusto, a volte come un dovere e a volte quando la vita li porta a situazioni del genere.
17. L'empatico deve rendersi conto dell'amara verità che non tutti meritano il loro amore, cura e affetto. Non tutti quelli che sembrano afflitti e infelici stanno rivelando il loro vero io. Ci sono alcune persone che hanno motivi sinistri e hanno un punto di vista molto diverso verso le relazioni e le persone che loro. Non ci si può fidare di tutte le persone di cui si innamorano così velocemente.
18. In questa situazione, l'empatico deve rendersi conto che anche loro sono in una situazione molto brutta, qualcosa di cui ha sempre parlato il narcisista nella sua vita. Ma nel suo caso, sarebbe diverso. Farebbero sforzi positivi e guarirebbero se stessi. Il narcisista non lo farà
19. Per l'empatico questo sarà un risveglio doloroso. Impareranno dall'esperienza per andare avanti.
Venti. Il narcisista continuerà come se nulla fosse e sono completamente innocenti. Non ricorderanno nemmeno per un momento che qualcuno li ha amati così profondamente e intensamente. Non ricorderanno il potente legame che avevano con qualcuno e andranno a cercarlo altrove. Arriverà il momento in cui capiranno di non poter connettersi con se stessi o con altre persone.
21. Il narcisista andrà avanti. Alla fine troveranno un'altra vittima.
22. L'empatico sarà più forte, più saggio e più cauto nei confronti di chi gli dà tempo, affetto e amore
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neropece · 1 year ago
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“unafraid to fall” photo by Fabrizio Pece (tumblr | 500px | instagram)
Il sole stava calando dietro le cime degli edifici, lanciando sfumature di rosso e arancione nel cielo. Sul tetto dell'edificio abbandonato, due ragazzi si tenevano in piedi con il vento freddo della sera tra i capelli.
Nick fissava il tramonto, le mani infilate nelle tasche della giacca sbiadita. Era alto e magro, con i capelli corti e gli occhi che sembravano trattenere un segreto. Al suo fianco, Edo, più piccolo ma dal viso determinato, sfoggiava una giacca di pelle logora.
Non avevano molto da dire, ma c'era un'intesa silenziosa tra loro. Erano fuggiti dalla monotonia della vita quotidiana, cercando qualcosa di più, qualcosa di diverso. Avevano scelto questo vecchio edificio, una sorta di monumento decadente, come loro rifugio. Una fuga dalla realtà, una ribellione silenziosa.
"Guarda là", disse Edo, indicando l'orizzonte. "Sembrano pennellate di un pittore ubriaco."
Nick annuì, senza staccare gli occhi dal cielo in fiamme. "È strano come il mondo possa sembrare diverso da quassù."
Si sedettero sul bordo del tetto, le gambe penzoloni nel vuoto. L'asfalto disegnava la città sotto di loro come un mosaico di luci tremolanti. Il suono della città notturna si faceva sentire lontano, come un sottofondo costante.
Edo tirò fuori una sigaretta dal pacchetto sgualcito e la accese offrendone una a Nick. Fumarono in silenzio, osservando la luce del giorno svanire gradualmente.
"Che ci fai qui, Nick?" chiese Edo alla fine, rompendo l'assenza di parole.
Nick esalò il fumo lentamente. "Sto cercando di capire cosa voglio dalla vita. E tu?"
Edo sorrise debolmente. "Stesso motivo, suppongo. Solo qui sembra che tutto abbia più senso, anche se so che è solo un'illusione."
I loro sguardi si incrociarono per un istante, e capirono. Quel tetto, privo di barriere, era una metafora della loro vita in quel momento. Senza regole, senza confini.
"Abbiamo bisogno di qualcosa di nuovo, Edo. Qualcosa di più grande di noi stessi", disse Nick, fissando l'orizzonte ora oscurato dalla notte.
Edo annuì, la città sotto di loro si animava sempre di più. "Forse è ora di iniziare a cercare."
Si alzarono in piedi, guardando l'infinito davanti a loro. I due ragazzi, in bilico tra il passato e il futuro, senza paura di cadere.
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telefonamitra20anni · 10 months ago
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La dolce vita: Il punto più alto il punto più fragile.
Oui, Je suis content! È il 1960, Marcello vive uno dei momenti più belli della sua vita di attore e di uomo, inizia cosi, la sua "dolce vita". Tutto scorre veloce, il successo gli piomba addosso e d'improvviso, si ritrova ad essere riconosciuto come il latin lover di fama mondiale, l'attore simbolo italiano da mettere in vetrina. In questo vortice di successo, l'uomo viveva il punto più alto e il punto più fragile della sua vita, Marcello riscopre le sue più tangibili inettitudini e debolezze, ritrovandosi per un momento smarrito, in uno status di felicità incosciente. Vive lo spericolato viaggio di una crisi personale che mette alla prova, la conoscenza il perdono e l'accettazione del suo essere uomo virtuoso, inetto, umano, fragile. Lui, fino ad allora, sentiva di essere in qualche modo sbagliato. Eppure, quella dolce vita la accoglie, complice in causa Federico, che riscopre amico, confidente, complice, anima affine. Fino a quel momento, Marcello non sapeva che nome dare alla filia, alla felice libertà di sentirsi se stesso, senza quel retrogusto amaro del senso di colpa. Federico lo guida, lo ascolta e lo comprende. Gli dice che guardarsi come dentro uno specchio può far certamente paura ma, può essere capace di raccontarti bellezza. Marcello lo ascolta, cresce, evolve, si conosce. È il 1960 e per lui, è un nuovo battesimo. Dal punto più alto lui, ha capito che tanto valeva essere, e che il giusto rifugio dal punto più fragile sarebbe stata la cura della comprensione. Da quel momento tutto ha avuto un sapore diverso, sebbene un uomo non possa conoscersi mai abbastanza, Marcello ha capito di essere solo un uomo libero alla ricerca di se stesso, con la giusta cinica comprensione, con il piu adeguato spirito critico che lo contraddistingueva.
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susieporta · 4 months ago
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Otto di Bastoni
"L'uscita dall'omertà".
Straordinaria questa Energia che ci scuote dalle fondamenta.
Riporta in superficie i temi della "sicurezza" interiore. Li chiama a manifestarsi, a rendersi visibili, a offrirci nome e cognome delle nostre più recondite paure.
Potrebbe richiamare a sé, attraverso sogni o incontri, le relazioni irrisolte del Passato, le tristezze e le ansie di ciò che non è stato ancora portato a conclusione.
Si tratta di pulizie profonde. Nulla di superficiale. Tutt'altro.
E dovremmo essere fieri di poterle ammirare nella loro espressione più vera, finalmente tangibili, riportate alla Coscienza con onestà, pronte per essere elaborate e lasciate andare.
Non sempre ci è stata offerta la possibilità di esprimere la rabbia contro chi ci ha ferito. E questa magari è rimasta ingorgata dentro per anni, insieme a parole che non siamo mai riusciti a dire e a stati d'animo che non ci siamo mai permessi di manifestare apertamente.
A volte siamo passati per Carnefici, quando invece ci sentivamo Vittime. Ed abbiamo ingoiato la pillola amara. Senza battere ciglio. Prendendoci anche responsabilità non nostre.
Spesso siamo stati indulgenti con il Carnefice, nell'ipocrisia del perdono umano, che mai riesce ad essere risolutiva a livello emozionale, ma all'inverso, crea blocchi ancora più granitici dentro.
Ora è tutto chiaro ciò che è successo, ciò che abbiamo permesso all'Altro di violare di noi stessi, ciò a cui potevamo sottrarci e ciò che invece non poteva che manifestarsi con quella violenza.
Senza colpe o colpevoli. Senza giudizio sui turbamenti che emergono. Con oggettività.
Odio, rancore, senso di vendetta, rabbia sono le emozioni corrette da provare. Esse si muovono quando qualcosa ha sporcato il nostro Campo, quando nella relazione non c'era Amore, ma trauma e disfunzione.
Non si può negare ciò che emerge dalle viscere.
Va vissuto, visto e manifestato.
Occorre un processo di "catarsi", non di negazione.
Chi nega il trauma, lo ripropone. E giustifica inconsciamente la violenza del suo Carnefice. La protegge e la trattiene dentro di sé.
Non si tratta poi di soffermarsi all'infinito a denigrare colui che ha agito violenza visibile o invisibile su di noi.
Non si tratta di "lui" o di "lei".
Si tratta di "te stesso".
Siamo qui per la "nostra" Evoluzione.
Non per l'Altro.
L'Altro ha facoltà di scegliere per se stesso che ruolo continuare ad interpretare.
Noi possiamo "solo" compiere il "nostro Miracolo interiore".
E questo non ci rende migliori o peggiori. Ma Onesti. E Responsabili della nostra Creazione più profonda.
Lasciate che emerga dalle viscere ciò che vuole essere liberato.
Non abbiate paura di affrontare.
Non si tratta, come molti credono, di combattere "contro" un nemico o "contro" noi stessi e i nostri conflitti.
Noi oggi stiamo combattendo "per" noi stessi.
E' profondamente diverso.
Siamo a "nostro favore".
Non confondiamo i piani della "Resistenza" con il piano dell'Evoluzione.
Altrimenti continuiamo a vivere solo "fatica" e autodistruzione.
La Forza interiore è a nostro vantaggio. Non è deputata a resistere alla Sofferenza e al corpo di Dolore che ci blocca. Né tantomeno a proteggerci dal Cambiamento che dobbiamo necessariamente compiere.
Andare "contro vento" è faticoso, demotivante e sfiancante.
Andare costantemente "contro noi stessi" è devastante e insano.
Noi non siamo progettati per l'opposizione, ma per seguire il flusso.
Noi stiamo "combattendo" (se di questo si tratta), per la nostra massima felicità, autenticità e realizzazione. Non "contro".
Chi continuerà a perseverare nel conflitto interiore, nella stagnazione o nell'impotenza, a settembre vedrà i "mostri interiori" uscire dal Corpo di Dolore e manifestarsi apertamente nella Materia.
Questo al fine di porre in risalto la contraddizione che alberga dentro il "movimento di negazione" e spronarlo a dirigersi verso quel salto Evolutivo che ancora non trova il coraggio di esprimersi in autonomia.
Chi invece avrà ripulito i "filtri energetici" inizierà il suo nuovo Viaggio. Un Viaggio di Scoperta, di Amore e di emancipazione dal Dolore.
Perciò lavoriamo di fino. Restiamo nella sfera emozionale e affrontiamola. Non resistiamo. Osserviamo dove ci porta. Osserviamo i nomi e cognomi che ci indica.
Non continuiamo a proteggere il Carnefice interiormente.
E' insano. E malato.
Buon rilascio. Bello potente questo giro!
Mirtilla Esmeralda
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