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#patogenos
kannabia · 4 months
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Todo aquel con unos cuantos ciclos a sus espaldas sabe que el cultivo de marihuana ofrece muchos retos (plagas, hongos, depredadores, inclemencias del tiempo…). Sin embargo, uno de los peligros más sigilosos y letales son los patógenos que afectan a las raíces de la planta. Estos hongos son un enemigo silencioso y, en muchos casos, cuando el cultivador detecta su presencia, ya es demasiado tarde.
El correcto desarrollo de la masa radicular de las plantas es fundamental para que estas prosperen y produzcan buenas cosechas. Los patógenos que dañan las raíces de la marihuana impiden la correcta absorción de agua y nutrientes, lo que provoca serios problemas en su desarrollo. (...)
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arquivoufo · 1 year
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Aquecimento global: o risco real de patógenos antigos emergindo do gelo
Pesquisadores alertam para os potenciais perigos representados pelos patógenos antigos que podem ser liberados no mundo desprevenido à medida que o gelo derrete. A ficção científica está repleta de contos fantasiosos de organismos mortais emergindo do gelo e causando estragos em vítimas humanas desprevenidas. De aliens metamorfos na Antártica a superparasitas surgindo de um mamute-lanoso…
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hakine-science · 1 year
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Triángulo de la enfermedad
Es un concepto que describe la relación entre tres factores que son necesarios para que se desarrolle una enfermedad en una planta. Estos factores son:
Huesped: La planta afectada por la enfermedad.
Patógeno: El organismo que causa la enfermedad en la planta, como un virus, bacteria, hongo o nematodo.
Ambiente: Las condiciones ambientales que favorecen la infección y el desarrollo de la enfermedad, como la temperatura, la humedad, la disponibilidad de nutrientes y la luz, entre otros factores.
Estos tres factores interactúan entre sí para determinar si se desarrollará o no una enfermedad en una planta. Si los tres factores están presentes y son favorables para la infección, la enfermedad se desarrollará. Si uno de los factores está ausente o no es favorable, la enfermedad no se desarrollará.
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megachirottera · 1 year
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Da quanto tempo consumi carne di maiale con terapia genica?
Se hai gustato uno dei prodotti a base di carne preferiti in America, hai mangiato carne gene… Source: April 10, 2023; Analysis by Dr. Joseph Mercola [>Fact Checked<] (more…) “”
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kon-igi · 16 days
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Salve doc, ho un dubbio, non è che non mi fidi, però è un medico nuovo... sono andata dal medico di medicina generale e dopo avermi visitato mi ha detto che ho la bronchite (e tutti gli altri sintomi annessi) e mi ha dato augmentin, brufen e fluimucil in compresse effervescenti.
Al mio ragazzo, da un altro medico di base, sempre per la bronchite, gli è stato dato l'antibiotico e il cortisone.
Cosa cambia?
Ma antibiotico e antinfiammatorio si possono prendere insieme?
Bronchite significa, letteralmente, 'infiammazione dei bronchi'.
I bronchi sono i rami di quegli alberi a testa in giù che si trovano tra la trachea (il tronco dell'albero) e i bronchioli (i rametti più piccoli)...
Ok... più della metafora forse è meglio un disegno:
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A grandi linee sono quelli (ho evitato ulteriori suddivisioni anatomiche).
Quando un patogeno riesce a colonizzare le vie respiratorie inferiori, allora si ha una bronchite BATTERICA o VIRALE (esistono altri tipi di bronchite ma non divaghiamo) e allora il medico può intervenire in molteplici modi, sulla base della serietà della bronchite - credimi, esistono anche bronchiti molto serie con asma, dispnea e ridotta ossigenazione - grazie all'auscultazione.
Se reputa che possa essere batterica, allora darà un'antibiotico adatto alle infezioni delle vie respiratorie basse (se è virale inutile dare l'antibiotico) e se nell'auscultazione ha rilevato sibili, fischi, rantoli, ronchi, soffi o gorgoglii allora deciderà se aggiungere un corticosteroide che avrà un doppio effetto benefico
Antinfiammatorio per eccellenza
Broncodilatatore
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Se invece il medico non avrà sentito particolari rumori bronco-polmonari, allora si potrebbe limitare a un antinfiammatorio NON STEROIDEO (l'ibuprofene del Brufen ha decisamente molti meno effetti collaterali, chessò, del prednisone o del betametasone, classici corticosteroidi per le vie respiratorie) e magari aggiungerà pure dell'acetilcisteina (Fluimucil) che serve a rompere i legami proteici del muco bronchiale e renderlo più facilmente espettorabile.
Ogni medico valuta in scienza, coscienza e diligenza la migliore terapia, ricordando che di ogni patologia generica esistono varie forme e manifestazioni, a volte di facile risoluzione, a volte più impegnative.
P.S.
Antibiotico e antinfiammatorio si possono prendere assieme perché agiscono in modo differente a livello organico e, in genere, non interagiscono in modo negativo tra di loro.
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Concludo con una foto off topic di Otto da cucciolo che aveva appena finito di demolire ogni cosa che avesse una consistenza meno robusta dell'acciaio.
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gregor-samsung · 2 months
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“ Un virus non deve automaticamente fare ammalare il suo ospite, perché è nel suo interesse soltanto replicarsi e diffondersi. Certo, deve entrare nelle cellule dell’ospite, sovvertire i loro meccanismi fisiologici per creare sue copie, e spesso così facendo le distrugge; ma non sempre tutto ciò è causa di danni seri. Un virus può starsene buono dentro un organismo, senza fargli male, replicandosi senza esagerare e trovando un modo per spostarsi da un ospite all’altro, il tutto senza causare sintomi. La relazione tra un patogeno e il suo ospite serbatoio, per esempio, tende a evolversi fino a raggiungere una tregua permanente, a volte dopo lungo contatto e molte generazioni di accomodamenti evolutivi, nel corso dei quali il parassita si fa meno virulento e il parassitato più tollerante. Tra le caratteristiche che rendono un organismo serbatoio, per definizione, c’è proprio l’assenza di sintomi. Non tutte le relazioni tra virus e ospite evolvono in direzioni così piacevoli, che rappresentano una forma speciale di equilibrio ecologico. E come tutti gli equilibri biologici, sono situazioni temporanee, provvisorie, contingenti. Quando avviene uno spillover [=passaggio da una specie vivente ad un'altra] il virus entra in un nuovo ospite e la tregua si rompe: la reciproca tolleranza non è trasferibile, l’equilibrio si spezza, si instaurano nuove relazioni. Una volta entrato in un organismo a lui non familiare, il virus può trasformarsi in un innocuo passeggero, una moderata seccatura o una piaga biblica. Dipende. “
David Quammen, Spillover. L’evoluzione delle pandemie, (Traduzione di Luigi Civalleri; collana La collana dei casi), Edizioni Adelphi, 2014. [Libro elettronico]
 [ Edizione originale: Spillover. Animal Infections and the Next Human Pandemic, W.W. Norton & Company, Inc., 2012 ]
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anchesetuttinoino · 14 days
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DISCOTECA BILL GATES: «L'UMANITÀ HA DUE SCELTE: LA TERZA GUERRA MONDIALE O UN'ALTRA PANDEMIA»
Il miliardario sarcopenico eugenetico più odiato del pianeta terra avverte che nei prossimi anni l'umanità dovrà affrontare o una Terza Guerra Mondiale o un'altra pandemia mortale. In un'intervista con CNBC, Gates cita "molta instabilità" nel mondo, che potrebbe scatenare "una guerra importante". Ma anche se questo conflitto venisse evitato, "allora sì, ci sarà un'altra pandemia, molto probabilmente nei prossimi 25 anni".
Questi messaggi binari suonano come quelli del climatizzatore o dei contagiati e morti di draghiana memoria. Perché non dire che pure una guerra INSIEME a numerose pandemie è un fenomeno altrettanto probabile? Si tratta di triggers formulati per generare un temporaneo effetto di consenso, funzionano particolarmente bene con il bestiame.
Nonostante tutto la risposta molle alla pandemia deve aver indispettito non poco l'uomo più detestato del pianeta. Critico della risposta americana alla crisi, Gates ha infatti dichiarato:
«Il paese che il mondo si aspettava guidasse e fosse un modello non è stato all'altezza di tali aspettative. Sebbene alcune delle lezioni della pandemia siano state apprese, sono state molto meno di quanto mi sarei aspettato».
La delusione di Gates non è isolata; molti altri attivisti globali per la salute stanno spingendo il mondo occidentale per ottenere risposte migliori alle nuove epidemie.
Questo tema ricorrente è emerso anche durante la panfuffa, secondo il professor Paul Hunter dell'Università di East Anglia, esperto in epidemiologia delle malattie emergenti:
«Nell'Occidente ci interessiamo veramente solo a una malattia quando inizia a rappresentare una minaccia diretta per noi stessi. Il problema è che molte di queste malattie avrebbero potuto essere impedite, se i paesi sul campo avessero avuto le risorse necessarie».
Gates ha ribadito la speranza che gli enti sanitari comincino a pensare a lungo termine nei prossimi anni, aggiungendo:
«Stiamo ancora mettendo insieme le nostre idee su cosa abbiamo fatto bene e cosa non abbiamo fatto bene... Forse, nei prossimi cinque anni, miglioreremo. Ma finora la situazione è abbastanza deludente».
GLI STATI COME DELLE PARROCCHIE DI UN'UNICA, GRANDE CHIESA DEL MALE
Anche l'Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) sta veicolando questo messaggio dall'alto delle gerarchie. Quest'anno, l'OMS ha condiviso un avviso sulla diffusione del virus dell'influenza attraverso il bestiame, gli uccelli e gli esseri umani e ha esortato le nazioni a lavorare insieme per essere meglio preparate a fronteggiare una pandemia.
«C'è una certezza: ci sarà un'altra pandemia influenzale in futuro»
Lo ha dichiarato Nicola Lewis, direttrice del Worldwide Influenza Centre. Lewis ha aggiunto:
«Il mio messaggio alle comunità internazionali è che dobbiamo accantonare le nostre reticenze. Dobbiamo mettere da parte i nostri interessi parocchiali e ricordarci degli impatti e delle conseguenze devastanti di una pandemia globale causata da qualsiasi agente patogeno».
I "TIMORI" DI UNA GUERRA MONDIALE
Il Dr Morte Bill - che vale 157 miliardi di dollari secondo il Bloomberg Billionaires Index, quindi al netto degli ovvi fondi neri in suo possesso ed in sua gestione - non è l'unico nome influente a mettere in guardia da un potenziale conflitto globale.
Jamie Dimon, CEO di JPMorgan Chase, ha precedentemente affermato che le tensioni geopolitiche rappresentano la più grande minaccia per l'economia globale.
«Abbiamo già affrontato l'inflazione, abbiamo già affrontato i deficit, abbiamo già affrontato le recessioni e non abbiamo mai visto qualcosa del genere dall'epoca della Seconda Guerra Mondiale»
Lo ha riferito all'emittente indiana CNBC TV-18 lo scorso settembre riferendosi all'invasione della Russia in Ucraina.
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firewalker · 4 months
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Tanto per non farci mancare niente, ora ci mettiamo pure le malattie autoimmuni letali. Prima di tutto però voglio dire che è una condizione rara, quindi non andate subito in panico. Detto questo, spieghiamo - per come l'ho capita io - che cacchio hanno trovato. La prendo larga.
Esistono diversi meccanismi di difesa contro i patogeni, il più famoso è il sistema immunitario. Esiste anche un sistema di difesa sviluppato dalle singole cellule e quasi esclusivo della lotta contro i virus: l'interferone. Senza entrare nei dettagli dei vari tipi di interferone e di come agisca, il punto saliente è che viene stimolato dalla presenza di un doppio filamento di RNA nel citoplasma. Non è normale avere un doppio filamento di RNA nel citoplasma, generalmente è un filamento singolo che viene riconosciuto dai ribosomi e viene degradato subito dopo aver fatto da modello per la traduzione delle proteine. Molti virus - tra cui SARS-CoV-2 - nel loro ciclo vitale hanno un momento in cui producono un RNA a doppio filamento, e questo fa da trigger per la sintesi di interferone.
Come lo fa? Nella cellula esiste una famiglia di molecole chiamata RLRs che lega l'RNA estraneo (doppio filamento o singolo con alcune caratteristiche precise). Il legame di queste molecole con l'RNA estraneo scatena una cascata di segnale (una serie di reazioni chimiche) che porta alla sintesi di interferone.
Una delle RLRs è la MDA5, che è la protagonista della nostra storia. Esiste infatti una malattia rara, chiamata dermatomiosite, che è una malattia autoimmune in cui gli anticorpi del corpo se la prendono contro la MDA5. Il risultato è una malattia che può manifestarsi in diversi distretti corporei: spesso è cutanea, ma a volte può portare disturbi anche più fastidiosi come fatica e spossatezza ma senza danneggiamento dei muscoli: ecco perché si chiama anche dermatomiosite amiopatica.
Ecco, il punto è che si è scoperto che l'infezione da SARS-CoV-2 può portare, in rari casi, allo sviluppo di una malattia analoga alla dermatomiosite, ma che colpisce i polmoni e risulta essere quindi spesso fatale. L'hanno chiamata MIP-C: MDA5-autoimmunity and Interstitial Pneumonitis Contemporaneous with COVID-19 ovvero: una malattia autoimmune contro MDA5, la dermatomiosite di prima, localizzata nei polmoni e causata dalla CoViD-19.
SARS-CoV-2 stimola, con il suo RNA, MDA5, ma per qualche motivo stimola anche la creazione di anticorpi contro quella molecola. Non è una cosa nuova in generale, si chiama cross-reazione, e a volte succede di vedere che un patogeno stimola una risposta immunitaria contro di sé ma anche contro molecole simili ai suoi bersagli molecolari ma del tutto innocue, anzi utili all'organismo. È una delle cause dell'artrite reumatoide.
Perché? Nelle discussioni dell'articolo (qui il pdf) si fa riferimento al fatto che nei linfonodi l'attivazione di MDA5 può portare anche all'attivazione di alcuni tipi di linfociti, e questo può portare a reazioni autoimmuni. Dato che questi ricercatori hanno dimostrato che questa cosa è causata dall'RNA del virus, non possono escludere che sia anche un possibile - e finora sconosciuto - effetto collaterale anche dei vaccini.
Our finding incriminate MDA5 protein activation, whether linked to natural infection, or vaccination or potentially both as a trigger for MIP-C and that MDA5-mediated sensing (and mounting of an immunophenotype that is comprised of type 1 interferonopathy and antigen-specific CD8+ T cell responses; elaborated below) is a distinct trigger in MIP-C.
Staremo a vedere come si evolve la situazione. Al momento, non ci sono allarmi riguardanti la MIP-C legati alle vaccinazioni, anche perché - a logica - direi che è molto più facile trovare il virus nei linfonodi piuttosto che il vaccino inoculato per via intramuscolare.
Rimaniamo con le antenne dritte.
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la-scigghiu · 10 months
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Credo di soffrire di una nuova patologia, una sorta di allergia passiva, sono allergica alla tua mancanza, il cuore lacrima desideri, il cervello starnutisce ricordi. Il vaccino consiste nell’iniettare piccole dosi dell’agente patogeno per abituare l’organismo a difendersene, ebbene di queste gocce di te intanto io vivo e mi nutro e in realtà spero di non guarire.
.🦋.
🔸Giancarlo Massai ~ ph. Eliot Danous
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denny1416 · 2 months
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Sono state settimane strane queste, il cervello è entrato in una strana modalità, probabilmente a breve segnalerà con un fastidioso pop up "error 404".
Ci sono stati vari eventi, tutti importanti che mi hanno dato la possibilità di sentire il cuore leggero e lo stomaco libero dalla morsa di quell'ansia che distrugge tutto.
Dopo quell'evento sono entrata in una sorta di limbo, forse buco nero, in cui mi sembra di essermi seduta e aver provato un'esperienza extra corpo, come se vivessi la vita di una identica a me ma che non sono io.
Non ho fatto niente, giorni di vuoto totale in cui però non mi sono rilassata, né ho dedicato il mio tempo libero da angosce a ciò che ritengo terapeutico. C'è stato solo vuoto e inconsistenza.
Io ero inconsistente e le persone intorno a me pure, tutto è stato fugace e ora sono qua alle tre di notte e tra qualche ora devo partire.
È il primo momento in cui mi concedo di pensare o forse è l'agente patogeno/il parassita che si è insinuato prima in casa mia e poi nella mia testa che ha levato le tende e mi sta lasciando un po' di pace.
Non mi piace quando qualcuno che non tollero invade i miei spazi e modifica la mia routine così tanto, soprattutto se questa persona ti succhia le forze vitali e ti fa sentire come un'ameba.
È terrificante vivere come gli stupidi, loro si divertono perché non pensano, non lo hanno mai fatto probabilmente. Provate però a vivere come loro da persone che pensano tanto e poi raccontatemi come vi sentite.
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felix-dario-ruggeri · 8 months
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In occasione di Artefiera 2024, nella notte di Art City White Night promossa dal Comune di Bologna e da Bologna Fiere, negli spazi dello studio erAArte, Micro Gallery Space One e Micro Gallery Space Two, in via Nazario Sauro 7/a, inauguriamo 5EXHIBITIONS.
studio erAArte
Felix Dario Ruggeri
Unlikely Landscapes // 2
studio erAArte
Simona Ruggeri
Maiden with Black Cat & PAL 432 new entry
studio erAArte
Felix Dario Ruggeri e Simona Ruggeri
RaccontiMiniati
Micro Gallery Space One
Simona Ruggeri
Shrimpcat, Dama & Friends
Micro Gallery Space Two
Felix Dario Ruggeri e Simona Ruggeri
_ADNG_ (evolution)
Opening sabato 3 febbraio 2024 dalle 20 alle 24
Orari di apertura: venerdì 15:00 – 19:00 / sabato 15:00 – 19:00
Dal 3 febbraio al 15 luglio 2024
Felix Dario Ruggeri
Unlikely Landscapes // 2 (Paesaggi Improbabili)
Il paesaggio è una componente costante nel mio lavoro artistico. Nel mio nuovo progetto Unlikely Landscapes, le installazioni esposte sono note che accompagnano verso mete non definite ma di cui si percepisce la presenza, un percorso che vuole suggerire luoghi per stimolare la nostra curiosità estetica.
Unlikely Landscapes può essere anche assimilata come esperienza dinamica, quasi fisica, alcune opere ci predispongono al viaggio interiore alla ricerca di archetipi che alludono alla carne, in altre la meta finale è l'Incanto fisico e mentale dove tutto diventa reale.
In Unlikely Landscapes le opere si contaminano, interagiscono e non sempre la loro visione ha un punto di osservazione definito, sono presenti molteplici linguaggi e medium che in sinergia danno origine a un contesto dove etica, immaginazione e concettualità si supportano reciprocamente.
Alcuni punti chiave di questa ricerca possono essere così sintetizzati: ricerca minimalista sulle sinergie estetiche, convergenze e nuove tecnologie applicate all'arte tradizionale. Punti di osservazione e slittamento della percezione, interazioni tra medium, design, fotografia, antropologia del fantastico e nuove espressioni del surrealismo. Futuri possibili, dialogo tra spazialità, arte, sentimento poetico tradotto in segno, ritmo e musicalità delle strutture compositive. Realtà oggettiva e realtà fantastica/onirica. Estetica del tutto è concesso e ricostruzione di valori connessi e rielaborati nella tradizione dell'arte.
In questo momento Unlikely Landscapes è composto da 75 opere con caratteristiche e percorsi tematici differenti: Animals, Big Boobs, Fangs, Landscapes, Shining Lake, Structures, Tornados, Abstract caramelized.
Simona Ruggeri
Maiden with Black Cat & PAL 432 new entry
In un passato non troppo remoto, i contorni delle cose erano sfumati. Astrologia e magia erano considerate discipline scientifiche: Tycho Brahe, l’illustre esploratore del firmamento, fu nominato da Rodolfo II d’Asburgo astronomo & astrologo di corte.
Il famoso medico svizzero Paracelso ci sembra nostro contemporaneo quando sostiene che le malattie sono causate da un agente patogeno e non da uno squilibrio degli umori come pensavano i medici della sua epoca, ma è la stessa persona che scrive un trattato su ninfe, silfi, pigmei e giganti che condividono il mondo degli esseri umani.
Georg Agricola, nato a fine Quattrocento, è considerato il padre della mineralogia. Nel suo libro De re metallica, dove ha descritto l'attività mineraria, tra il metodo per la separazione dell'argento dal rame e la descrizione dell'arte del geometra, esamina le creature che vivono sottoterra come conigli, marmotte, furetti, gnomi e coboldi, avvisando il lettore che alcune sono amichevoli mentre altre sono pericolose per i minatori.
Lo zero non esisteva. A noi moderni questo sembra più incredibile degli gnomi, eppure è proprio così: prima non c’era e poi c’è. Ma com’è possibile? Lo zero non è un’invenzione che si può costruire. Forse non ne avevamo bisogno, poi ci siamo accorti che lo zero era già lì, nascosto tra il nove e l’uno, solo che prima non lo avevamo visto.
Per quasi duemila anni la Terra è rimasta ferma e tranquilla al centro di un cosmo fatto di sette perfette sfere girevoli, con pianeti e stelle incastonati come gioielli che le ruotavano intorno. Andava tutto bene finché gli astronomi, a furia di cercare di adattare l’armonia delle sfere ai capricciosi movimenti dei corpi celesti, sono stati costretti a spostare la Terra in periferia.  Non è stato semplice convincerla a traslocare.
Oggi è diverso, abitiamo lo stesso pianeta che ospitò le generazioni umane che ci precedono, ma è come se queste persone, del tutto simili a noi nell’aspetto, fossero alieni incomprensibili. Come potevano credere all’esistenza di gnomi, unicorni, sirene e antipodi? Noi possiamo anche studiare la storia ma non riusciamo a immaginare davvero un mondo senza zeri e con gli gnomi. Siamo certi di sapere ciò che esiste e ciò che non esiste, quello che non rientra nella sfera della realtà concreta è considerato immaginario, simbolo, metafora, allucinazione collettiva… ma non è più solo se stesso.
Attribuiamo le certezze dei nostri antenati alla credulità o all’ignoranza, non pensiamo che forse, se nel Cinquecento queste creature erano ritenute vere, magari erano vere davvero. Nel nostro mondo nuovo c’è sovrabbondanza di dati e scarsa compagnia, quasi nessuno crede di condividere il pianeta con altre creature non approvate dalla scienza.
Magari quando lo zero non esisteva un mago guardando nella sua sfera di cristallo ha detto tra sé e sé: “Che fantasia questi umani del futuro, non so come fanno a credere a una cosa assurda come lo zero… forse è un simbolo, una metafora, un’allucinazione collettiva…”.
Ora è così, prima era cosà, dopo chi lo sa.
Felix Dario Ruggeri e Simona Ruggeri
_ADNG_ (evolution)
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Felix Dario Ruggeri e Simona Ruggeri
RaccontiMiniati
Abbiamo scritto queste storie con una impostazione classica anche se l’opera nel suo insieme è piuttosto eclettica.
Lo stile è mutevole e diverso per ogni racconto, i temi variano: gotico, surreale, umoristico, poetico, religioso, viaggiando inoltre nei territori della science-fiction. Un universo di diversità che trae origine dalla frammentazione del tempo che ci circonda. In alcuni casi il significato sembra restare nascosto, ma va bene così, sono storie, non è necessario chiarire sempre tutto. A volte si avverte un significato criptico nel messaggio che viene comunque completato e rivelato nelle illustrazioni, così che testo e illustrazioni si integrano.
Ciò che desideriamo è attrarre e sensibilizzare la partecipazione del lettore. Non vogliamo distrarvi con un modo di scrivere insolito o stravagante, ma suscitare interesse e attenzione attraverso le idee espresse (o non espresse) nella narrazione. E’ nostro auspicio che il lettore sia complice, per questo cerchiamo di favorire la sua attenzione con immagini per proporre un modo di leggere più attraente, intimo, partecipativo, che non richieda fatica, momenti di tempo sospesi dove analizzare e scoprire indizi anche nelle immagini.
Ci auguriamo che alla fine delle storie permanga nel lettore una sensazione di piacevoli ricordi, anche se con un retrogusto amaro.
Simona Ruggeri
Shrimpcat, Dama & Friends
Riuniti nella Micro Gallery Space One, Shrimpcat, Dama e PAL 432 sono lieti di accogliere i visitatori umani. Benvenuti anche cani, gatti e chimere.
Instagram Felix Dario Ruggeri https://www.instagram.com/felix_dario_ruggeri/
Instagram Simona Ruggeri https://www.instagram.com/simona_ruggeri_/
Sito web: www.studioeraarte.it
Contatto email: [email protected]
Cell. 348 4751267
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multiverseofseries · 5 months
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The Last of Us: Un viaggio sofferto ma che vale la pena compiere
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The Last of Us è risultata essere la serie più attesa del 2023 e inevitabilmente quella che rientra tra i titoli più gettonati nel prossimo futuro, uno di quei titoli di cui si è parlato e si parlerà con ancora più passione e insistenza per diversi motivi: prima di tutto perché il videogioco a cui si ispira è uno di quelli che ha lasciato il segno, sia nel suo settore che nell'immaginario popolare, diventando uno dei titoli più noti e apprezzati da parte del pubblico, videogiocatori e non; in secondo luogo perché rappresenta il tipo di gioco a cui si presta sempre attenzione, essendo formato da una componente narrativa e cinematografica molto marcata e costruita in modo magistrale; infine, ma non per ultimo ma non meno importante, si tratta di una produzione HBO, che è da sempre sinonimo di qualità e di un certo tipo di televisione che sa coniugare alla perfezione autorialità e appetibilità per il pubblico.
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The Last of Us: un'immagine dal teaser trailer della serie HBO
Mi sono approcciata alla serie di The Last of Us, carica di speranze, curiosità, ma anche timori, perché è facile disattendere le aspettative quando sono molto alte, ma anche per la difficoltà intrinseca di un progetto del genere che deve necessariamente parlare a due tipi diversi di pubblico: quello televisivo che può essere a digiuno del materiale di partenza e quello che ha già vissuto questa storia pad alla mano, a cui è più difficile proporre le stesse suggestioni senza il valore aggiunto dato dal partecipare in prima persona all'azione. A conti fatti, e dopo aver guardato tutti i 9 episodi che compongono la prima stagione che adatta il primo dei due giochi, posso dirmi soddisfatta del risultato.
Di che parla The Last of Us?
Ma da che spunto prende il via la trama di The Last of Us? Cercando di non fare spoiler ma accenando giusto qualcosina per chi non ha avuto modo di provare il video gioco di Naughty Dog del 2013 o nel più recente remake per nextgen del 2022: ci muoviamo in un mondo post-apocalittico, in cui la razza umana ha già perso la sua battaglia contro un agente patogeno, che proviene dai funghi e rende gli infetti simili a zombie, è stata decimata e vive in piccole comunità che cercano di riorganizzarsi. Un contesto oramai già consolidato, perché dall'esplosione della pandemia e dal prologo della serie sono passati ormai vent'anni, e sullo sfondo di questa nuova umanità seguiamo Joel, cinquantenne ormai disilluso e con una forte ferita emotiva alle spalle, che si ritrova a dover fare una consegna particolare: Ellie, una ragazzina di quattordici anni.
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The Last of Us: Pedro Pascal e Bella Ramsey in una scena della serie
I due si trovano a dover viaggiare lungo gli Stati Uniti per raggiungere la destinazione, mettendo alla prova il loro rapporto interpersonale che si andrà definendo lungo il cammino, per superare quelle inevitabili diffidenze che albergano nel cuore di entrambi, in quello di Joel ferito da una grave perdita vent'anni prima così come in quello di Ellie, adolescente che ha avuto la sua dose di dolore e non ha mai lasciato il recinto (relativamente) sicuro della zona di quarantena. Un viaggio lungo, duro e denso di pericoli e incontri di ogni sorta che metterà alla prova e segnerà entrambi per sempre.
Da un media all'altro, gli inevitabili cambiamenti
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The Last of Us: un momento di tensione della serie HBO
Questa in sintesi la storia del gioco The Last of Us che la serie HBO riprende non senza le dovute modifiche e riscritture nel passaggio da un media all'altro: quello che funziona quando è lo spettatore, ovvero il giocatore, ad agire in prima persona non è detto che funzioni nell'essere solo osservatore passivo dell'azione ed è uno dei motivi che hanno portato a non eccedere sul fronte action, perché avrebbe snaturato l'approccio character driven del gioco. Alcuni di questi cambiamenti riguardano svolte narrative, altri sono fatti a monte, in fase di ridefinizione della storia a dieci anni dal debutto, e uno di questi, per esempio, è il mezzo con cui l'infezione si trasmette, non più veicolata attraverso le spore che costringevano i personaggi del gioco a indossare in determinati luoghi chiusi delle maschere, che avrebbero costretto a nascondere in alcune situazioni i volti degli attori, ma attraverso dei viticci e, in modo più tradizionale per il genere, il morso. Si rinuncia quindi all'originalità e le potenzialità narrative di un espediente fuori dal comune per trasmettere ed evocare il pericolo, ma se ne introduce un altro ugualmente interessante. In definitiva non cambia molto ai fini pratici nella costruzione ed evoluzione del racconto.
Raggiungere un nuovo pubblico, espandere un mondo
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The Last of Us: una scena
Quello menzionato sopra è solo un esempio del modo in cui The Last of Us nella sua versione seriale diverge da quanto già vissuto dai videogiocatori, in una costruzione narrativa che vive della necessità e difficoltà di evocare e rispettare l'originale, ma propone anche elementi che possano stupire e stimolare gli spettatori già a conoscenza della storia. Una difficoltà comune a questo tipo di adattamenti, che ad esempio gli autori di The Walking Dead avevano aggirato con efficacia nel passare dalla carta allo schermo, mantenendo dinamiche simili ma non sempre relative ai medesimi personaggi. Nel caso dell'adattamento di The Last of Us si è scelta una via differente che passa anche per un approfondimento della mitologia della serie: si dà più spazio al passato, come si può intuire già dalla primissima sequenza del primo episodio, dando allo spettatore qualche informazione in più su come si è arrivati alla situazione che fa da sfondo al viaggio di Joel ed Ellie, ma si aggiunge anche qualche deviazione dal flusso principale della storia per dar più profondità alle figure che i protagonisti si trovano a incrociare sul loro cammino, che diventano piccoli spaccati di vita vissuta nel mondo pandemico della serie.
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The Last of Us: Pedro Pascal e Anna Torv in una scena
Si snellisce così il viaggio nel suo complesso per evitare di girare narrativamente a vuoto e proporre troppi episodi in cui la storia progredisce poco dal punto di vista pratico: già così, dopo un inizio di grande impatto. Si è scelta, quindi, la strada della linearità e sintesi per quanto riguarda la costruzione della storyline principale, evitando di proporre una sequenza di scontri tra i protagonisti e gli antagonisti di turno al solo scopo di mettere in scena ulteriori sequenze d'azione e allungare il brodo.
Joel ed Ellie
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Ti possono tradire solo quelli di cui ti fidi
Una scelta che sulla lunga distanza abbiamo apprezzato, ma che avrebbe rischiato di spostare troppo l'equilibrio della serie rispetto al gioco, il cui cuore narrativo e tematico sono Joel ed Ellie, vero punto di riferimento per i giocatori: The Last of Us era la loro storia e riducendo il tempo in loro compagnia, anche a fronte di inserti mirati a raccontare e dar spazio a ciò che li circonda e che incrociano, rischiava di far perdere il focus del racconto. Un rischio evitato da uno dei principali meriti della produzione HBO guidata da Craig Mazin (già autore di Chernobyl per lo stesso canale cable americano) e lo stesso Neil Druckmann: Pedro Pascal e Bella Ramsey, gli interpreti dei due protagonisti nella serie. Se la storia del The Last of Us seriale resta così viva ed emozionante anche in questo adattamento è perché i due interpreti regalano una prova di grande efficacia. Pedro Pascal è un Joel smarrito nel suo dolore, ma solido e deciso dove serve; Bella Ramsey propone invece una Ellie differente da quella a cui ci siamo legati nel gioco Naughty Dog ma ugualmente autentica e viva. Soprattutto, funzionano insieme nel mettere in scena le dinamiche interpersonali che poco per volta si sviluppano tra i rispettivi personaggi, quella fiducia da conquistare per dar vita al legame che vediamo nascere e consolidarsi in modo graduale ma inequivocabile. Il viaggio in loro compagnia è così coinvolgente ed emozionante, capace di guidarci con partecipazione d'animo verso la loro destinazione e un riuscito finale di stagione, anche laddove l'azione latita e ci si limita a seguirli nei loro spostamenti e le loro chiacchierate, anche quando non si va oltre lo star seduti attorno a un falò.
Il livello produttivo HBO si conferma per The Last of Us
Si nota, come sempre, l'elevato livello produttivo di casa HBO, nella (ri)costruzione di un mondo post-apocalittico in grado di risultare d'impatto oltre che coerente con quanto già noto a chi ha giocato l'originale: Joel ed Ellie attraversano sì luoghi desolati e desolanti, fatti per lo più di ampi spazi e poche reliquie della nostra umanità, ma anche città abbandonate a loro stesse che, soprattutto in alcuni scorci dei primi episodi, colpiscono per dettaglio e portata. Il rischio di già visto è dietro l'angolo, perché non è la prima serie che ricalca questo tipo di ambientazione, ma è bilanciato da alcune location particolarmente riuscite e ricche di dettagli in termini di scenografie, come il centro commerciale che fa da sfondo a una delle sequenze più riuscite.
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The Last of Us: una scena della serie
La differenza, però, la fa ancora una volta l'accompagnamento musicale, quella splendida colonna sonora firmata da Gustavo Santaolalla che già avevo amato nella controparte videoludica e che si mantiene ugualmente efficace e toccante nel fungere da filo conduttore e contrappunto emotivo per la traduzione targata HBO di quel mondo allo sbando in cui i protagonisti si trovano a dover sopravvivere.
In conclusione The Last of Us nella sua incarnazione seriale funziona ed emoziona. Le poche perplessità che avevo sono state bilanciate da due importanti elementi: da una parte le interpretazioni dei due protagonisti, con Pedro Pascal e Bella Ramsey che danno vita a dei Joel ed Ellie vivi e vissuti, coerenti con gli originali seppur personali; dall’altra la conferma del valore aggiunto della colonna sonora di Gustavo Santaolalla, efficace a supporto delle immagini della serie quanto lo era stata per l’azione e le emozioni del videogioco.
Perché mi piace 👍🏻
Pedro Pascal e Bella Ramsey, vero punto di forza della serie, che riescono a dar vita a Joel ed Ellie e alle loro dinamiche in modo coerente eppur personale.
La colonna sonora di Gustavo Santaolalla, vero e proprio valore aggiunto del videogioco ed ora anche della serie HBO.
Il livello produttivo HBO, che si conferma elevato anche in questo caso e cerca di aggirare la sensazione di già visto, inevitabile per un’ambientazione post-apocalittica.
L’approccio al racconto, che sceglie di approfondire il mondo in cui ci si muove guardando oltre Joel ed Ellie senza perdere l’importante focus narrativo sulla coppia di protagonisti…
Cosa non va 👎🏻
… ma riduce di molto l’azione rispetto a quanto accadeva nel videogioco, prestando il fianco alle critiche di una parte di spettatori.
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palmiz · 2 years
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LA PSEUDOSCIENZA PRO INSETTI È UNA TRUFFA
Negli ultimi anni sono usciti una serie di articoli spazzatura volti a trasformare gli insetti nel cibo migliore del mondo, nonostante mangiarli sia dannoso per la salute.
1) GLI INSETTI, IL NUOVO VACCINO
Da quando il WEF ha iniziato a inserirli nella propaganda mediatica, opporsi al consumo di insetti sta diventando sempre più come opporsi ai vaccini covid, quindi mettiamoci l'anima in pace e prepariamoci ad essere chiamati no bugs invece di novax. Così come per il vaccino, iniziano ad emergere tonnellate di studi che fanno degli insetti la panacea che risolve tutti i mali. Hanno iniziato a sostenere che gli insetti contengono una quantità superiore a quella raccomandata di amminoacidi, le loro proteine sono migliori di quelle della soia, la chitina potenzia il sistema immunitario, che sono ricchi di vitamine e che i grilli prevengono le infezioni respiratorie, la diarrea ed hanno proprietà antibiotiche, antiossidanti e antinfiammatorie. Altri invece dicono che a livello nutrizionale sono equivalenti alla carne e che possono essere utilizzati per sostituirla e li chiamano "supercibo".
2) SOLO POLITICA, NIENTE SCIENZA
I segni di un avvelenamento politico sono evidenti: in questi studi i rischi dell'assunzione degli insetti sono minimizzati o ignorati, è già stata coniata l'etichetta per disprezzare e sminuire chi rifiuta gli insetti, che prende il nome di entomofobia, la paura degli insetti: si fa passare chi non vuole mangiarli come un fobico, irrazionale ed arretrato, utilizzando lo stesso stereotipo per squalificare dal punto di vista umano i non vaccinati. Oltre alla faziosità e al fatto che questi studi sono tutti molto recenti e prodotti in massa dal 2020 in poi, sono caratterizzati dall'utilizzare a ripetizione sempre la stessa letteratura nella bibliografia e nel comparire sempre nelle stesse riviste, come ad esempio food, ed avere un bassissimo numero di citazioni. Ma ciò che più di ogni altra caratteristica ci fa capire che si tratta dell'ennesima frode è che ognuno di questi menziona la supercazzola della crisi climatica e usa la parola "sostenibilità" che puzza di agenda 2030 .
Dietro questa neolingua si nasconde un'amara verità che loro stessi ammettono: vogliono creare un mercato dal nulla e specularci sopra, e per farlo si appellano a retoriche politico-morali volte a far sentire un eroe chi sceglie di mangiarsi gli insetti, esattamente come coi vaccini. Vogliono indirizzarli soprattutto agli adolescenti e ai bambini, fiduciosi che se fanno bene propaganda adesso, in futuro avranno tanti adulti pronti a pagare per mangiare insetti.
3) LA TRUFFA DELLA SOSTENIBILITÀ
Ad oggi non esiste alcun criterio scientifico e nessuna misura diretta per studiare la cosiddetta sostenibilità degli insetti o il loro impatto ecologico. Ma sappiamo che al contrario, se si dovesse iniziare ad allevare insetti a scopo alimentare, verranno allevate specie non autoctone che se dovessero fuggire dagli allevamenti potrebbero invadere gli ecosistemi locali e danneggiarli irreparabilmente. Siccome attualmente nessuno ha mai pensato di utilizzare gli insetti come fonte alimentare su larga scala, non sono stati condotti studi approfonditi su quali malattie possono colpirli, si sa solo che tendono ad ammalarsi molto facilmente. Si potrebbero buttar via interi allevamenti a causa di un patogeno, incrementando lo spreco di cibo che loro stessi vorrebbero combattere. Altra menzogna è che gli insetti sono a basso tasso di emissione di gas serra, perché è alta, soprattutto nei grilli è paragonabile a quella dei polli.
CONCLUSIONI
L'esaltazione degli insetti è speculativa e faziosa, e non si basa su alcun dato. Più che studi scientifici vengono scritti manifesti politici in cui gli insetti saranno uno dei nuovi simboli del socialglobalismo del WEF. Nulla si sa su quanto siano pericolosi, ma già sono pronti a ordinarvi di mangiare i grilli per la collettività e per proteggere voi stessi e gli altri.
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megachirottera · 2 years
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La storia completa dei vaccini per la depopolazione
Sono molto più comuni di quanto si possa pensare Source: Apr 6, 2022; by A Midwestern Doctor on The Forgotten Side of Medicine (more…) “”
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kon-igi · 2 months
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Doc, cosa direbbe ad un eventuale “figlio nr 1” che arrivato a 35 anni non ha ancora una parte razionale tanto forte da aver eliminato quella emotiva?
Una volte ad una ragazza scrisse una frase che mi è impressa, una cosa tipo “una lunga esposizione all’agente patogeno sviluppa una naturale immunità”, sono stato (mio malgrado) esposto parecchio ma fa ancora schifosamente male.
A volte vorrei non provare più niente, nessun sentimento nei confronti di nessuno. Almeno smetterei anche di starci male.
Al Figlio N.1 direi tre cose:
UNO
'A 35 anni non ha ancora una parte razionale tanto forte da aver eliminato quella emotiva'
Per tua fortuna, anzi, per la fortuna di noi tutti NON FUNZIONA COSI'
Non so chi ti abbia messo questa balzana idea in testa ma nessuno è il piccolo Spock che deve far prevalere il suo lato vulcaniano su quello terrestre... e anche l'idea che esista un lato razionale contrapposto a quello emotivo è frutto di un'errata concezione del rapporto tra noi e il non-noi.
La più fredda delle analisi logiche non può essere scevra dal fine ultimo del riconoscere la reciproca fiamma sempiterna e il più feroce spasmo viscerale del cuore non può che avere nella sua corsa il cammino inciso dal cristallino raziocinio.
Gelida fornace e ghiaccio fiammante mai contrapposti.
DUE
Una lunga esposizione all’agente patogeno sviluppa LA MORTE e se non sei morto significa che sei immune ma manco per il cazzo.
Amore non è amare corrisposti... quello è il risultato dell'amore.
Amore è conoscere il proprio peso e la propria posizione del nostro stare sul braccio della bilancia e poi capire quale peso e che distanza possiamo concedere all'altra persona senza perdere in modo definitivo una parte di noi.
L'amore che ho per te nasce e cresce sull'amore che ho per me.
TRE
'A volte vorrei non provare più niente, nessun sentimento nei confronti di nessuno. Almeno smetterei anche di starci male'
E ancora, non funziona così.
Quello che stai descrivendo è il suicidio di una persona depressa e la negazione di un'emozione è il modo sicuro per sublimarla in qualcosa che poi ti esce da sotto il letto la notte per tagliarti via le palpebre.
Il male è un campanello di allarme: INDIVIDUA COSA TI FA MALE E SMETTILA DI FARLO.
E no, non è la ricerca dell'amore ma piuttosto la tua idea di 'amore', magari.
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newsnoshonline · 5 months
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Come lo scarso monitoraggio dell'influenza aviaria mette a rischio i lavoratori del settore lattiero-caseario Monitoraggio scarso: rischio lavoratori settore lattiero-caseario Anche se l’epidemia di influenza aviaria negli allevamenti nazionali appare diffusa da mesi, le autorità federali minimizzano il rischio per gli esseri umani. Tuttavia, i circa 100.000 lavoratori agricoli sono esposti. Questi lavoratori non sono stati testati né vaccinati, risultando vulnerabili e potenziali veicoli per la diffusione dell’agente patogeno. La salute pubblica è a rischio per via di contagi possibili a una scala più ampia. Rischio lavoratori e scarso monitoraggio I lavoratori del settore lattiero-caseario, in maggioranza immigrati spagnoli senza documenti, rischiano di non essere protetti dalle leggi sul lavoro e di non avere
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