#paratoys
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abr · 2 years ago
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Una paratoia da duemila tons di acciaio posizionata sulla conca di navigazione di Malamocco, consentirà di bypassare il Mose tipo un sistema a chiuse: a Mose sollevato si apre la porta della conca, la nave entra, si richiude, viene espulsa l'acqua in eccesso nel bacino, si apre la porta lato laguna, la nave entra nel porto lagunare. Viceversa in fase di uscita.
La conca consente il transito a imbarcazioni con lunghezza max di 280 metri, larghezza di 39 metri e pescaggio fino a 12 metri, lo stesso delle Bocche col Mose "a riposo": è tanto, é poco ?
E' meglio che niente. Non segue l'evoluzione delle navi verso il gigantismo, neppure limitandosi allo standard Panamax: dal 2016 fino a 366mt lunghezza, 49mt. larghezza; anche a Mose a riposo, i 15mt. di pescaggio consentiti dal canale di Panama sono out.
A maggior ragione é no alle supergiganti post-Panamax, oggi fino a 400mt di lunghezza, 62mt di larghezza e 16 mt di pescaggio; anche le più grandi navi da crociera hanno pescaggi al limite ma sono troppo lunghe e larghe.
Tant'è, per le navi grandi c'è Trieste: una provocazione per i venexiani.
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ohwellbull · 5 months ago
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Y bore ‘ma, rwy’n gyffrous i gael gwybod am ailuno Oasis yn 2025.
Dywedwch wrthym am y tro diwethaf y gwnaethoch chi deimlo’n gyffrous.Bore da ffrindiau, Ddoe, dechreuodd rhai sibrydion tanio’r tân bod y brodyr Noel a Liam wedi cymodi ac yn paratoi i ddathlu 30ain pen-blwydd yr albwm eiconig “What’s the Story, Morning Glory?” trwy ailuno ar gyfer taith fawr. Nid ydynt wedi chwarae gyda’i gilydd ers 15 mlynedd. Felly, wrth i’r wawr dorri ar yr orwel, rwy’n…
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portvanguard · 9 months ago
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Alessandro Mazzi, il suo impegno nell’ingegneria civile e marittima
Alessandro Mazzi è un ingegnere e consulente aziendale nato il 20 ottobre 1966 a Verona. La sua carriera si è concentrata sull'ingegneria civile e marittima, con un impegno significativo nei confronti della sostenibilità ambientale. Ha giocato un ruolo importante nel progetto MOSE, un sistema di barriere mobili progettato per proteggere Venezia dalle inondazioni, che comprende 78 paratoie alle bocche dei porti di Lido, Malamocco e Chioggia. Mazzi ha anche avuto un ruolo chiave in Grandi Lavori Fincosit S.p.A., una delle principali imprese di costruzione italiane, specializzata in infrastrutture terrestri e marittime. Oltre a queste attività, Mazzi ha ricoperto posizioni di leadership in altre imprese costruttive e attualmente lavora come consulente per progetti pubblici e partecipa ai consigli di amministrazione di varie società, contribuendo alla realizzazione di progetti infrastrutturali significativi in Italia e all'estero.
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delectablywaywardbeard-blog · 11 months ago
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Acqua alta a Venezia, Mose ha tenuto all'asciutto la città
Giornata di acqua alta e di super-lavoro per il sistema Mose quella di oggi a Venezia. Le paratoie mobili sono state attivate già stamane per una prima punta di marea che in mare ha sfiorato i 110 centimetri. Con le barriere a protezione delle tre bocche di porto, il livello dell’acqua nella laguna interna, e quindi in città, è stato di circa 85 centimetri, sufficienti a bagnare soltanto piazza…
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kritere · 2 years ago
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Friuli, finisce con l’auto nel canale e rischia di annegare: operaio apre le paratoie e lo salva
DIRETTA TV
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cultfaction · 3 years ago
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Reposted from @toyboxing Weirdest Spielberg merchandising EVER #toyboxing #1941 #1941film #belushi #racktoys #spinnertoys #spielberg #stevenspielberg #imperialtoys #stevenspielbergfilm #johnbelushi #1941movie #belushi #raretoys #retrotoys #toystagram #weirdtoys #toyhunter #spielbergfilms #paratoys #parachutetoy #toysoldiers https://www.instagram.com/p/CSKyaLtsKEp/?utm_medium=tumblr
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sundaymorningsims4 · 3 years ago
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Sulani, Restaurant Ohan’ali
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Retranscription :
Danaé: Eh pas si vite ! J’ai de bien plus petites jambes que toi et je suis en talons je te rappelle ! Makoa: J’ai surtout l’impression que tu traînes un peu la patte... [soucieux] Est-ce que tu es inquiète ?  Danaé: [souffle] Un peu forcément, c’est normal je suppose surtout me connaissant. Non ?... Makoa: Tu n’as vraiment aucune raison de t’en faire, ils vont tous t’adorer !  Danaé: J’espère mais tu sais ce qu’on dit sur les premières impressions... Makoa: Tu ne peux faire que bonne impression, tu es présente à une fête du kava et tu portes des fleurs, tu respectes la tradition, tout est bon ! Oliana: Hey vous deux !  — Oliana: On est trop heureuses que vous ayez pu venir et de pouvoir enfin rencontrer la fameuse Danaé !  Danaé: Je suis enchantée de vous rencontrer. Leila: J’adore ta robe, ça me rappelle les tenues que je portais en ville ! Danaé: Tu n’es donc pas une native ? Oliana: -Je crois qu’il y a quelqu’un pour toi Ko. Kehlani: [au loin] Eh Tuâne* !  — Kehlani: Je n’arrive pas à le croire, tu es rentré et tu ne dis rien à personne, māmā et pāpā doivent se retourner dans leur tombe en voyant ça ! Makoa: Je suis ravi de te voir aussi petite sœur... Je te présente Danaé, ma camarade de fac et Danaé voici-  Kehlani: Moi c’est Kehlani, je suis ravie de pouvoir enfin mettre un visage sur ton prénom, tout le monde n’a que ça à la bouche depuis ces derniers jours ! Danaé: J’ai vu des photos de toi chez Makoa, contente de pouvoir te rencontrer en pers-  Duane: Iaora na* petit frère, pas ton style de fille habituel mais je valide. Je pourrai bien être tenté de te la piquer celle là aussi. Kehlani: Ko je t’en supplie ne rentres pas dans son jeu, ce n’est pas le moment. Makoa: Ne t’avises pas de ne serait-ce qu’espérer la frôler !  Duane: Mais ça alors, on pourrait presque croire que tu vas me mordre ! Makoa: Ne me tente pas ! Duane: Ah oui et sinon quoi ?! Danaé: [démunie] Ko laisse tomber s’il te plaît, je rejoins Kelhani sur le fait que le moment et le lieu ne sont vraiment pas appropriés...  Duane: Paratoi* [coup] Kehlani: Ko ! Liliana: -STOP ! [pleurs] Liliana: C’est donc comme ça que tu traites le beau-père de ta fille ?! Danaé: Ta... fille ? Liliana: Et toi, Duane, tu n’avais pas mieux à faire ?! Nous trouver une table par exemple ! Danaé: [sonnée] Désolée il faut que j’aille... passer un coup de fil important. Liliana: Ah parce qu’elle n’était même pas au courant que tu as un enfant ? J’imagine donc qu’elle ne sait même pas qu’on a déjà été mariés ! Duane: [rire] Tu as vraiment fait très fort sur ce coup là ! Makoa: [grommèle] Titoi* ! Lâchez moi ! Lexique :  tuâne : frère  iaora na : bonjour paratoi : cou*lle molle titoi : p*tain
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corallorosso · 3 years ago
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Mose, ancora incompleto dopo 6 miliardi e 18 anni. Ma l’Italia a Dubai tenta di venderlo come “opera straordinaria da esportare” E’ costato 6 miliardi e mezzo di euro. E funziona a singhiozzo. La prima pietra fu posta il 14 maggio 2003, ma 18 anni, 4 mesi e tre settimane dopo è ancora un cantiere aperto. Entrerà in attività stabile (forse) nel 2023, ma per dire che possa essere collaudato bisognerà arrivare (forse) a fine 2025. Per farlo funzionare e assicurarne la manutenzione serviranno dai 100 ai 150 milioni di euro all’anno. La strada per la sua realizzazione è stata lastricata di tangenti, con uno dei più rapaci assalti alla diligenza pubblica che si ricordi nel dopoguerra. Questo è il Mose, in attesa che salvi per davvero Venezia dalle acque alte, come non ha fatto nella prima alta marea del 5 ottobre 2021, troppo modesta (105 centimetri sul livello del medio mare) per dare l’ordine di alzare le paratoie in acciaio, ma sufficiente per far sommergere i masegni della Piazza e i mosaici della Basilica di San Marco. Eppure il Mose è un’alta opera dell’ingegno italiano. Un prodotto da export. Di più, un modello tecnologico da offrire per salvare il mondo e le sue coste dall’innalzamento del mare. Lo hanno detto sulla scena dell’Expo di Dubai l’architetto Elisabetta Spitz, commissario straordinario sblocca-cantieri, il ministro alle Infrastrutture Enrico Giovannini e il sindaco di Venezia Luigi Brugnaro. (...) Niente male, come pubblicità istituzionale. Forse qualcuno sta pensando per davvero di trasformare il costosissimo gingillo in un prodotto made in Italy da vendere all’estero. Ma cosa dovremmo esportare? Le traversie di un iter tecnico-burocratico infinito? Oppure i milioni di euro finiti scandalosamente nelle tasche di politici, uomini dello Stato, controllori che non controllavano? O ancora un’opera arrugginita prima ancora di entrare in attività, carica di criticità di cui alla fine nessuno pagherà il conto? A rendersi conto dello stridore della proposta esibita sul palcoscenico planetario, nell’indifferenza della politica, sembra essere stato il solo consigliere comunale veneziano Gianfranco Bettin, sociologo e scrittore, già prosindaco della città. Conoscendo molto bene la genesi del Mose, i suoi costi economici e soprattutto ambientali, risponde da “verde e progressista”: “L’opera proposta al mondo a Dubai. Modello Mose? No, grazie”. E motiva: “L’idea, autorevolmente lanciata, è ridicola e proterva”. Perché? “Intanto perché, in linea teorica, può essere considerata in situazioni tipo laguna, dove c’è da interrompere un flusso di marea in entrata da qualche bocca di porto in un bacino chiuso. Ma ci si immagina un Mose davanti a Genova, o a Napoli o a Trieste per proteggerle dall’innalzamento del mare provocato dal surriscaldamento del clima? Oppure un bel Mose tra Atlantico e Mediterraneo, sullo stretto di Gibilterra?”. Perché Bettin ritiene la proposta “proterva”? “Perché vuole proporre al mondo un’opera affidata in concessione diretta ad aziende scelte dal potere politico, senza gare a norma europea, approvata con diktat politico malgrado pesantissimi rilievi del Consiglio superiore dei lavori pubblici, senza Valutazione di Impatto Ambientale…”. E poi? “E’ stata progettata tenendo sott’acqua, perennemente esposti a salsedine e sabbia, delicati meccanismi di funzionamento che sono già deteriorati. Su un piano più generale è stata pensata sbagliando, al ribasso, i calcoli sull’innalzamento del livello del mare e dunque per funzionare qualche ora all’anno mentre invece dovrà farlo decine di volte”. L’effetto? “Sbarellerà le attività del porto e stravolgerà l’ecosistema lagunare, con altissimi costi di manutenzione e alto tasso di usura dei congegni, già costata una montagna di soldi che, per l’opacità e l’arbitrarietà delle procedure e della storica governance, ha provocato il massimo costo e il peggiore scandalo intorno a un’opera pubblica in Italia e in Europa”. di Giuseppe Pietrobelli
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lowriphillips12 · 4 years ago
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Wythnos gyntaf yn y brifysgol
Pedwerydd ar hugain o Fedi. Fy wythnos gyntaf ym Mhrifysgol Abertawe. Gan ddechrau yn y Brifysgol fel myfyriwr hŷn, cefais gyngor gan bawb - fy rhieni, aelodau o fy nheulu, hyd yn oed pobl sy'n gweini mewn caffis amrywiol. Yn bennaf, dywedon wrthyf am geisio am fy ngorau bob tro; yr wyf yn dyfalu na allwch fynd yn anghywir ag ef mewn gwirionedd. Mae'r teimladau cyntaf o fynd i'r brifysgol yr un peth i bawb – wedi'r cyfan, mae'n un o'r pethau pwysicaf rydyn ni'n ei wneud yn ein bywyd. Profiad newydd, profiad pwysig. Fodd bynnag, rwy'n credu y byddai'r rhan fwyaf o bobl yn cytuno na fyddai ein hwythnos gyntaf yn y brifysgol yn ‘normal’ yn enwedig ar ôl y flwyddyn annisgwyl hon. Cawsom deimlad y byddai'n mynd i fod yn wahanol, ond ni allai neb ddychmygu hyn. Dydd Llun. Naw o’r gloch. Dw i’n teimlo nerfau nad ydw i erioed wedi teimlo o’r blaen. Ond rydw i hefyd yn teimlo'n gyffrous? A bod yn hollol onest, dwi ddim yn siŵr sut rydw i'n teimlo. Cyffro a phryder. Byddwn i wrth fy modd yn dweud fy mod wedi codi'n gynnar yn barod i adael ar gyfer fy narlith gyntaf, ond nid oedd hynny'n wir. Bum munud cyn cerdded tua thri cham at fy nesg, mi wnes i rolio allan o'r gwely. Mewn gwirionedd, ni allwn gwyno am hynny; neb yn gwthio heibio ei gilydd, y straen o ddod o hyd i sedd, cannoedd o bobl i gyd yn rhuthro i wahanol leoedd. Roedd yn brofiad hollol wahanol. Diolch byth roeddwn i'n gyfarwydd â zoom erbyn hyn, ar ôl misoedd o gwisiau gyda fy nheulu a ffrindiau. O’r diwedd, roedd pawb wedi ymuno. Dw i dal methu credu fy mod i yma. Roedd pawb mor gyfeillgar a chefnogol. Daethom i adnabod ein gilydd, chwaraeom gemau gwahanol. Aeth y nerfau i ffwrdd yn araf. Gwnaeth amser hedfan heibio. Roedd y dyddiau ar ôl yn debyg iawn. Treuliom amser yn paratoi ar gyfer y cwrs a'r gwahanol fodiwlau. Heb oes, wnaeth un frawddeg benodol sefyll allan ‘rwyt ti ar fiwt’. Bythgofiadwy. Diwedd yr wythnos. Rydw i wedi goroesi fy wythnos gyntaf yn y brifysgol yn llwyddiannus. Wedi blino’n lan. Aeth popeth yn ôl y cynllun ac rydw i mor falch fy mod i wedi penderfynu astudio Cymraeg yma. Wrth gwrs, roedd yn ffordd wahanol iawn o ddysgu ond rwyf yn teimlo y gallwn ddod i arfer ag ef. Does dim pwynt cwyno, rwy'n ffodus iawn fy mod i'n hastudio mewn prifysgol mor wych. Ta beth, efallai blwyddyn nesaf bydd ein bywyd cymdeithasol yn anhygoel a gobeithiaf bydd ein darlithoedd yn digwydd wyneb yn wyneb. Tân hynny, nôl at gyfarfod zoom.
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paoloxl · 5 years ago
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Una nota del Laboratorio Occupato Morion in seguito all'acqua alta eccezionale a Venezia. Questa notte ha raggiunto il livello più alto dopo l'alluvione del 1966: 187 centimetri, avvicinandosi ai livelli di quella più alta mai registrata (194cm).
«Sono evidentemente questi gli effetti dei cambiamenti climatici. Adesso si capisce che il MOSE serve». Sono le parole, pronunciate da una Piazza San Marco allagata, del sindaco Luigi Brugnaro. Parole che sintetizzano l'orrore politico di cui questa città è vittima, la lucida follia e la corruzione morale che il nostro primo cittadino incarna. 
Follia lucida e corruzione vanno assieme perché ormai ogni persona di buon senso sa che:
1) Il MOSE non fa parte della soluzione, ma del problema. Un’opera nata vecchia, fatta approvare e parzialmente costruita a suon di corruttele, con in testa il profitto privato e non certo il bene comune. Ci è già costata 6 miliardi di euro, 1,5 se lo sono intascato i corrotti. A noi rimane la ruggine di un'opera che non funzionerà mai e la calamità dell'acqua alta. Parliamo di un progetto partorito nel 1989 e di una costruzione iniziata nel 2003. In trent'anni esatti il MOSE ha procurato solo danni alla città: ambientali, economici e politici. Non un solo beneficio. Chi ancora si ostina a presentarlo come la soluzione è uno stupido o un corrotto, oppure entrambe le cose.
Il MOSE non va terminato: non venga speso un euro in più per perpetrare l'orrore e il furto. Si pensi piuttosto a soluzioni efficaci e compatibili con l’ambiente per diminuire l'ingresso di acqua in Laguna. Le alternative esistono, a partire dall'innalzamento del livello delle bocche di porto.
2) Il nostro sindaco chiama in causa i cambiamenti climatici, è evidente che prova solamente ad allontanare le responsabilità politiche. Anche in questo caso, fare appello al MOSE è semplicemente grottesco. Qualche mese fa, la rivista Nature ha pubblicato uno studio che prende come premessa l'eventuale completamento (fanta-scientifico) del MOSE. Se, dicono gli studiosi, il MOSE dovesse trovarsi a funzionare in uno scenario realistico di drastico innalzamento del livello del mare (previsto nell'arco di pochi decenni), dovrebbe rimanere chiuso (ovvero a paratoie sollevate) per più di sei mesi l'anno. Il che significherebbe semplicemente la morte della laguna, incapace di provvedere al necessario scambio di ossigeno e nutrienti con il mare. Il MOSE, dunque, con tutta evidenza, non è un freno agli effetti del climate change, ma un'aggravante. Seconda questione, l'idea di indicare i cambiamenti climatici come qualcosa che assolva la politica è un segno di totale e completa inadeguatezza. Il clima non è una scusa, è la sfida. Se non lo si vuole capire, bisogna andarsene a casa. I cambiamenti climatici non hanno origine divina, non sono, come si dice a Venezia, una "fatalità". Sono il frutto di un modello di sviluppo che gente come Brugnaro (e come Zaia in Regione) continua a sostenere, mentre i suoi cittadini muoiono o contano i danni in casa propria. Sono i risultati di un sistema economico basato su un'idea criminale di sviluppo illimitato; le grandi opere inutili e dannose sono al centro di questo modello di sviluppo. Dobbiamo pretendere la fine delle grandi opere, tanto quanto va pretesa la fuoriuscita dal fossile.
3) Brugnaro non è solo un grande sostenitore del MOSE, lo è anche delle grandi navi. Era quello che si faceva beffe del Comitato, sostenendo che un incidente sarebbe stato impossibile. Lo ha fatto fino allo schianto dello scorso 2 luglio, a pochi passi dalle affollatissime Zattere. Cosa affermano tutti i sostenitori delle navi in Laguna, anche quelli che le vorrebbero dirottare a Marghera? Ci dicono che bisogna scavare nuovi canali, che servono regole più lasche in merito e che bisogna allargare il Canale dei Petroli per permettere anche alle crociere di arrivare a Porto Marghera. Bene, a Venezia tutt* sanno che una delle cause dell'alluvione del 1966 (record di 1.94 m, sfiorato ieri sera con il picco ad 1.87 m) è stato lo scavo del Canale dei Petroli, vera e propria autostrada, incisa nel corpo vivo della laguna per permettere alle petroliere e ad altre imbarcazioni commerciali di raggiungere il polo chimico. Vogliamo perpetrare l'errore? Scavare ancora? Distruggere le poche difese naturali rimaste alla Laguna? Tutto ciò per salvare gli interessi delle compagnie e della società (quasi del tutto privata) che gestisce le banchine della Marittima?
Dobbiamo invece dire basta a nuovi scavi, fuori le grandi navi dalla Laguna. Lo scorso 8 luglio, eravamo in 10.000 ad urlarlo da Piazza S. Marco, zona colonizzata dai turisti e riconquistata dai e dalle veneziane, contro l'ordine del nostro ineffabile prefetto che avrebbe voluto negarcela.
Oggi, domani e dopodomani saranno ancora giorni di emergenza e di nuove acque alte. Come tutt* i veneziani e le veneziane ci rimbocchiamo le maniche, cerchiamo di tenere al sicuro le nostre case (o i nostri luoghi di lavoro), quelle dei vicini, degli amici e di chi ha bisogno. Venezia si risolleverà senza dubbio, ma casi del genere saranno sempre meno isolati. 
Per salvare la città serve una vera rivoluzione del suo modello economico, sociale e politico. Chi incarna tutti i limiti di una gestione inadeguata, il nostro sindaco Brugnaro, dovrà avere la decenza di fare un passo indietro e di dimettersi. Non lo farà, certo, toccherà allora a tutta la città convincerlo. Certo, non è solo un cambio di nome che ci salverà, serve un cambio di marcia complessivo, ma le cose possono cominciare da lì.
#BrugnaroDimettiti
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abr · 4 years ago
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ROSICONI GONNA ROSICARE
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ohwellbull · 5 months ago
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Mae Fy Mharatoad Brys yn Cynnwys Technoleg Gen X
Creu cynllun paratoad brys.Pe bawn i’n paratoi ar gyfer diwedd y byd fel fy ffrindiau Ma a Pa Kettle yn y Gorllewin Gwyllt, yna byddwn i’n dechrau wrth gwrs gyda fy nechnoleg.Beth yw hyn rydych chi’n gofyn? Technoleg mewn anialwch? A ddylem ni fynd i ofyn i Furiosa sut fydd hyn yn mynd?Mewn gwirionedd, rwy’n meddwl y byddai hi’n cytuno â mi ar hyn. Mae angen i ni fynd yr holl ffordd allan ac mae…
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portvanguard · 9 months ago
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Grandi Lavori Fincosit e il Mose
Alessandro Mazzi, ingegnere di spicco nell'ingegneria civile e marittima, ha avuto un ruolo cruciale nella realizzazione del progetto MOSE, un sistema innovativo per proteggere Venezia dalle inondazioni. La collaborazione con la Grandi Lavori Fincosit S.p.A., azienda leader nel settore delle costruzioni con sede a Roma, è stata fondamentale per portare a termine quest'opera monumentale. Il MOSE, dotato di 78 paratoie mobili e progettato per resistere a maree fino a 3 metri, mira a salvaguardare la laguna veneziana da eventi di marea eccezionali e frequenti. La sinergia tra l'esperienza di Mazzi e le competenze della Grandi Lavori Fincosit ha permesso di affrontare con successo questo complesso progetto infrastrutturale, contribuendo a preservare il patrimonio culturale di Venezia.
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Venezia,mancano paratoie San Marco,acqua alta arriva in Basilica
Da tempo al sicuro contro l’acqua alta, grazie al Mose, ma anche al sistema di pannelli in vetro lungo il suo perimetro, la Basilica di San Marco ha dovuto invece fare i conti nuovamente con l”alta marea, stamane, che ha raggiunto il nartece. Questo a causa del mancato posizionamento delle 6 paratoie in vetro, nei varchi semovibili della ‘cintura’ protettiva posizionata un anno fa attorno…
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3nding · 5 years ago
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cochimpa · 5 years ago
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Le porte vinciane
Ho scoperto le porte vinciane a Viareggio, grazie a wikipedia. Iniziamo col dire cosa non sono: a dispetto del loro nome, che vorrebbe omaggiare Leonardo da Vinci, non sono state inventate dal genio leonardesco; le studiò, questo sì, nel Codice atlantico, ma non le inventò.
Osservandole da vicino, esse sono due porte a battente incernierate sui muri del canale e servono a evitare che le acque saline provenienti dal mare risalgano i canali verso l'entroterra. In genere, quando sono chiuse, non formano un angolo di 180° bensì uno di circa 120°. Viste dall'alto (o in pianta), sembrano una freccia che punta verso il mare.
A Viareggio si trovano sul canale Burlamacca, un tratto che collega il mare al lago di Massaciuccoli nel territorio di Massarosa. Sono due coppie di battenti una dietro l'altra, che rendono possibile la navigazione del canale anche quando occorre che le porte siano chiuse: vengono aperte una per volta, per far sì che i natanti passino senza che il cosiddetto cuneo salino passi (il cuneo salino non è altro che il movimento dell'acqua marina verso l'entroterra). 
Poiché l'acqua salina ha una densità maggiore di quella dolce, sta sul fondo e quindi le porte vinciane non devono essere troppo alte e non devono arrivare necessariamente al pelo dell'acqua.
L'evoluzione delle porte vinciane ha condotto alla creazione di un sistema di paratoie incernierate sul fondo del canale: sempre sulla Burlamacca se ne trova un tipo, azionato da un sistema pneumatico gonfiabile. La paratoia viene sollevata quando i sensori posti più a valle rilevano un tasso di salinità superiore a quanto desiderato. Anche qui, il sollevamento non deve essere a livello dell'acqua: questo produce il vantaggio di mantenere il canale navigabile e di continuare a far scorrere l'acqua dolce verso il mare.
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