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Le porte vinciane
Ho scoperto le porte vinciane a Viareggio, grazie a wikipedia. Iniziamo col dire cosa non sono: a dispetto del loro nome, che vorrebbe omaggiare Leonardo da Vinci, non sono state inventate dal genio leonardesco; le studiò, questo sì, nel Codice atlantico, ma non le inventò.
Osservandole da vicino, esse sono due porte a battente incernierate sui muri del canale e servono a evitare che le acque saline provenienti dal mare risalgano i canali verso l'entroterra. In genere, quando sono chiuse, non formano un angolo di 180° bensì uno di circa 120°. Viste dall'alto (o in pianta), sembrano una freccia che punta verso il mare.
A Viareggio si trovano sul canale Burlamacca, un tratto che collega il mare al lago di Massaciuccoli nel territorio di Massarosa. Sono due coppie di battenti una dietro l'altra, che rendono possibile la navigazione del canale anche quando occorre che le porte siano chiuse: vengono aperte una per volta, per far sì che i natanti passino senza che il cosiddetto cuneo salino passi (il cuneo salino non è altro che il movimento dell'acqua marina verso l'entroterra).
Poiché l'acqua salina ha una densità maggiore di quella dolce, sta sul fondo e quindi le porte vinciane non devono essere troppo alte e non devono arrivare necessariamente al pelo dell'acqua.
L'evoluzione delle porte vinciane ha condotto alla creazione di un sistema di paratoie incernierate sul fondo del canale: sempre sulla Burlamacca se ne trova un tipo, azionato da un sistema pneumatico gonfiabile. La paratoia viene sollevata quando i sensori posti più a valle rilevano un tasso di salinità superiore a quanto desiderato. Anche qui, il sollevamento non deve essere a livello dell'acqua: questo produce il vantaggio di mantenere il canale navigabile e di continuare a far scorrere l'acqua dolce verso il mare.
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Leonardo da Vinci e Cesenatico: tutto ciò che sapete è falso (o quasi)
Parlare del passaggio di Leonardo da Vinci a Cesenatico significa tuffarsi in un periodo del 1502 rievocato continuamente attraverso presentazioni, spot turistici, depliant e brevi saggi storici che spesso raccontano di tutto e di più; si può notare come nel raccontare questa storia a volte le cose siano un po’ sfuggite di mano, mancando un’esatta presa di coscienza di quelli che possono essere a giusto titolo considerati fatti storici supportati da documentazioni chiare e attendibili. Spesso si assiste infatti all’esatto opposto, ovvero a una incomprensibile mistificazione della realtà documentale che non che può essere annoverata nel campo delle ipotesi se non addirittura, per chi fosse un minimo informato sulle fonti, scadere nel falso storico o, proprio a essere generosi, nella proposizione di ipotesi ampiamente improbabili. Questa dissertazione vuole sviscerare alcuni dei più frequenti luoghi comuni sull’argomento per porne un argine, si spera, definitivo o quantomeno per limitarne il propagarsi.
Gli argomenti riguarderanno, con spietata chiarezza, il canale “disegnato” da Leonardo e la veduta a volo d’uccello, le porte vinciane, il velario del teatro ma anche l’insabbiamento del porto, ipotesi di studiosi ritenute da molti (a torto) certezze e testi Leonardiani sconosciuti benché sotto gli occhi di tutti. E poi, ancora, lettere mal-interpretate, vere intenzioni del Duca Valentino e falsi storici di autori internazionali.
Mi duole partire da quello che pensavo essere un falso storico oramai assodato e che invece ho recentemente verificato non esserlo tanto, anche purtroppo in ambito istituzionale locale: Leonardo da Vinci avrebbe progettato il portocanale di Cesenatico. Niente di più falso, come i più già sanno. Questa frase è spesso innocentemente derivata a titolo di pari significato dall’affermazione “Leonardo da Vinci ha disegnato il portocanale di Cesenatico”. L’inganno sta nell’ambivalenza della parola “disegnare”; Leonardo non ha infatti “disegnato” (nel senso di “progettato”) il portocanale ma ha “disegnato” (nel senso di “effettuato lo schizzo di un rilievo”) quanto ha visto in loco, ovvero il portocanale già esistente, riportato sul foglio 66 verso del codice L.
A definitiva riprova del fatto che il canale fosse già esistente in quel 6 settembre del 1502, datazione del rilievo riportata di pugno da Leonardo, riporto alcuni passi degli Annales Caesenates e della Descriptio Romandiole trascritti sul libro “Storia di Cesenatico” di Davide Gnola (Ed.Il Ponte Vecchio):
a) Pag.43: “Nell’anno del Signore 1314 (…) i Cesenati iniziarono concordemente e con grande gioia i lavori al porto di Cesena (…)”
b) Pag.45: “1328, nel mese di settembre (…) Cecco degli Ordelaffi (…) fece bruciare la palizzata del porto e ostruire l’imboccature”
c) Pag.46: “Sotto il detto millesimo [1328] (…) fu riedificata, ossia riparata, la detta fortezza del Porto Cesenatico (…)”
d) Pag.47: “Un ennesimo attacco avviene, già in periodo malatestiano, ad opera di Braccio da Montone, che nel 1415 invade la campagna di Cesena ed occupa e distrugge il porto (…)” e continua “Nonostante le frequenti distruzioni (…) Con una bolla dell’11 aprile 1320, Papa Giovanni XXII aveva infatti confermato il premesso di completare (…) il castello e il porto, con fortificazioni fino a una distanza di cinquanta pertiche (…)”
e) Pag.51: “(…) in pianura c’è il confine con il mare Adriatico (…) dove c’è il porto Cesenatico, accanto al quale vi è una fortezza (…)”
f) Pag.53: “Il consolidarsi delle attività del nuovo porto e l’afflusso di numerosi mercanti rende necessario stabilire alcune regole specifiche (…) all’interno degli Statuti di Cesena (…) pubblicati a stampa per la prima volta nel 1494.”
Bastino questi riferimenti, come molti altri presenti anche nel Caos del coevo Fantaguzzi, per testimoniare come il porto fosse già da tempo esistente e pure ben consolidato nella sua attività. Non fosse questo sufficiente, si ricorda come nell’ulteriore foglio dedicato da Leonardo a Porto Cesenatico, ovvero il 68 recto, viene abbozzata una vista aerea della città dove anche in questo caso il porto già appare.
Un secondo falso storico di cui la maggioranza dei locali mi auguro abbia coscienza riguarda l’incontro a Cesenatico tra Leonardo da Vinci e il Duca Valentino. Tale incontro ha come unica fonte il grande dipinto che funge da velario presso il Teatro Comunale di Cesenatico, dipinto nel 1865 da Pompeo Randi, pittore forlivese, e ricostruito alcuni decenni orsono in quanto andato distrutto. Sebbene sia bellissima da ammirare, la scena è un falso storico in quanto l’incontro a Cesenatico non è mai avvenuto o comunque non vi è alcuna testimonianza o indizio a supporto in merito. In particolare il Fantaguzzi nella sua raccolta di Cronache “Caos” annota scrupolosamente arrivi e partenze locali dei grandi del tempo durante il periodo Cesenate di Leonardo e una dimenticanza proprio in merito al Duca, Cesare Borgia, sarebbe quantomeno inverosimile.
Un terzo elemento sulla bocca di tutti i Cesenaticensi che non ha alcun riscontro storico locale riguarda le cosiddette Porte Vinciane, che come molti sanno altro non sono se non due grandi portoni posti all’imboccatura del canale che in caso di innalzamento del livello del mare vengono chiusi e, anche tramite l’ausilio di specifiche pompe, evitano che il centro cittadino che si affaccia sul canale venga allagato. Chiunque abbia esaminato anche solo brevemente gli schizzi di Leonardo sul porto di Cesenatico può chiaramente verificare come non vi sia la minima traccia di progetti o anche solo di abbozzi di porte analoghe. In realtà è corretto parlare di Porte Vinciane ma è errato pensare, come molti pensano e come alcuni testi online inducono a pensare, che questo sistema fosse stato ideato da Leonardo del 1502 per proteggere il centro di Cesenatico. Tale sistema è infatti stato disegnato da Leonardo nel più accurato Codice Atlantico (foglio 656a r) ben prima del suo soggiorno Romagnolo e ripreso poi, traendo spunto da questo, per i Navigli di Milano. Dell’effettiva idea Vinciana realizzata a Cesenatico rimane intatto solo l’accostamento dei portoni in quanto il reale valore aggiunto del progetto di allora, oggi ovviamente anacronistico, era dato da un portello posto su uno dei due portoni la cui apertura meccanica permetteva di riequilibrare il livello delle acque, e quindi la pressione sulle pareti, consentendo di conseguenza la riapertura delle porte.
Chiariti questi primi aspetti, qualora fosse stato ancora necessario, rimangono diverse ulteriori affermazioni, o luoghi comuni, da definire più accuratamente in merito ai fogli 66v e 68r di Leonardo. Si badi bene che gli storici hanno a disposizione unicamente queste due facciate per definire quale rapporto vi sia stato tra Leonardo e Cesenatico, o meglio Porto Cesenatico, oltre a una breve frase sul foglio 67 recto dove sinteticamente è annotata la posizione della cittadina rispetto a Cesena: “la rocha del porto di Cesena sta a Cesena per la 4° di libecco”. Nulla di più.
Ho recentemente visto riportare la prefazione di un opuscolo della mostra fotografica "La Marineria di Cesenatico: Storie di uomini e di barche" redatta da un autorevolissimo storico locale che stimo particolarmente. Recita il testo: "Il Porto Canale della città di Cesenatico (…) diventò un vero porto solo nel 1314, dopo gli organici interventi di scavo e sistemazione realizzati dalla Comunità di Cesena per la propria attività mercantile. Per uno di questi interventi di ristrutturazione, nel settembre 1502, fu incaricato da Cesare Borgia, l'architetto et ingegnero Leonardo Da Vinci che propose di risolvere l'annoso problema dei banchi di sabbia all'imboccatura del porto con la modifica della lunghezza delle singole palizzate e l'utilizzo di paratie mobili a monte del Porto Canale". Le stesse informazioni sono tutt’ora riportate anche su qualche sito web.
Se l’intenzione è quella di fare ricerca storica lavorando su nuove ipotesi possiamo allargare le possibili intenzioni di Leonardo e del Duca Valentino a piacimento ed è giusto e auspicabile che una città, specie se turistica, apra un dibattito sulle ipotesi che possano risultare coerenti con la poca documentazione disponibile. Anzi, di più, è auspicabile che sempre più storici accademici o semplicemente appassionati provino a sviscerare maggiormente ogni singolo aspetto dell’argomento; io stesso sono un appassionato studioso del viaggio di Leonardo da Vinci in Romagna e ho fatto alcune ipotesi sul mulino di Bagnarola e sui possibili compagni di viaggio di Leonardo in Romagna. Da tanti piccoli contributi di tanti studiosi possono emergere quadri storici sempre più dettagliati. Tuttavia, nel redigere documenti ufficiali anche solo per l’ambito turistico, è bene non fare mai confusione tra ciò che risulti:
a) un fatto storico chiaramente documentato da fonti;
b) un’ipotesi solo verosimilmente presumibile da fonti o dall’incrocio di esse, da illustrare col condizionale;
c) un’ipotesi non supportata da alcuna fonte ma meramente non incompatibile con esse, da illustrare col condizionale e con molta cautela;
d) un falso storico, ovvero una dichiarazione in contrasto con fonti note (e Dio ce ne scampi).
Ad esempio dobbiamo per correttezza correggere la frase citata nella suddetta prefazione: “Per uno di questi interventi di ristrutturazione (…) fu incaricato da Cesare Borgia (…) Leonardo Da Vinci che propose di risolvere l'annoso problema dei banchi di sabbia all'imboccatura del porto con la modifica della lunghezza delle singole palizzate e l'utilizzo di paratie mobili a monte del Porto Canale”. La frase, che viene riportata senza il minimo verbo al condizionale e che è pure presente in forma estesa tutt’ora anche in su un sito web, non può essere dichiarata alla stregua di un fatto storico documentato, perché documentazione che attesti quanto dichiarato non c’è. Sul foglio 66v del Codice L, oltre alla datazione riportata in alto (“porto ciesenaticho a di 6 di settenbre 1502. A ore 15.”) e ai numeri che rappresentano le distanze del rilievo, non si legge altra frase se non la seguente a fondo facciata: “In che modo debbono ussire basstioni fori delle mura delle terre per potere difendere largine di fori acco non sieno battute collartiglierie”. Oltre al rilievo del portocanale già esistente Leonardo traccia quindi anche uno schizzo che, come possiamo desumere dal testo, rappresenta il modo in cui i bastioni debbano uscire fuori dalle mura per difendere l’argine per evitare che siano battute, distrutte, da un attacco di artiglieria. Non si parla di sabbia, non si parla di paratie mobili, anzi non si parla di alcun problema di ordine manutentivo, quanto di difesa dagli attacchi di potenziali nemici. Spiace vedere che questa perfetta lettura del Codice L non venga quasi mai riportata nella documentazione turistica ufficiale o meno del portocanale, a maggior ragione essendo l’unica certa e documentata scritta di pugno da Leonardo stesso.
Da dove proviene allora la storiella dell’insabbiatura del porto riportata nel precedente articolo? Si può dire che prevalentemente siano frasi influenzate dalle ipotesi formulate dagli studiosi Beltrami, in merito all’insabbiamento del porto, e D’Arrigo, in merito al miglioramento dell’imbocco. Tuttavia tali ipotesi sono state confutate da più recenti studi di G.Conti e anche D.Gnola ci documenta come segue sul suo libro “Storia di Cesenatico” a pagina 52: “Anche a Cesenatico il mare aveva –transportato l’arena ne la vena del porto et dentro al muro con grande danno-, come riferisce un testimone del tempo. La soluzione che viene qui attuata fin dal 1452 (…) è di fornire il canale di due moli che si estendano in mare (…). Il problema dell’insabbiamento si pone maggiormente in quei porti, come Cesenatico, dove il canale non coincide con lo sbocco al mare di un fiume (…). In questi casi si ricorre (…) alle pialasse, vale a dire a un sistema di vene e bacini (…). A Cesenatico i documenti attestano la presenza di numerose vene (…). Si tratta di un sistema idraulico che viene consapevolmente utilizzato anche attraverso –porte saraxinesche che se posse tenere et lassare l’aqua a voluntà- (…)”. Siamo quindi nel 1452, sotto il dominio di Malatesta Novello (Leonardo era appena nato), e la soluzione era già alla portata della cittadina; perché attribuirla a Leonardo, oltretutto senza il ben che minimo indizio in merito? Certo, può essere che Leonardo abbia proposto adeguamenti, può essere che abbia studiato migliorie (magari tramite documentazione andata persa), può essere tutto e il contrario di tutto ma rimangono ipotesi non documentate, non desumibili dalle fonti; con questi presupposti potremmo supporre qualsiasi cosa ci proponga la fantasia. Tuttavia sarebbe quantomeno d’obbligo utilizzare il condizionale e, per correttezza verso il lettore, dichiarare come queste ipotesi non abbiano fonti dirette che le sostengano.
Sulla stessa linea d’errore si presentano documenti web ufficiali del Comune di Cesenatico dove si legge: “Nell'estate del 1502, Leonardo da Vinci, Architecto et Ingegnero Generale di Cesare Borgia, compie un viaggio in Romagna per progettare nuove fortificazioni”; dato che il voler progettare nuove fortificazioni è una mera ipotesi il condizionale sarebbe quantomeno d’obbligo, ma derubrichiamolo in questo caso a peccato veniale. Se volessimo citare in modo documentato le volontà del Duca Valentino, non necessariamente però per mano di Leonardo, potremmo piuttosto citare il Caos di Giuliano Fantaguzzi che al foglio 66r dell’anno 1502 riporta: “El duca a Imolla stava in festa (…). E volea fare a Cesena palazo, canale, Rota, studio, checa (zecca?), piaza in forteza, agrandare Cesena, fontana in piaza duchessa, corte a Cesena, fare el Porto Cesenatico (…)”. Il Fantaguzzi riporta quindi come, quantomeno per Cesena (di cui Cesenatico faceva parte), il Borgia avesse si in progetto nuove costruzioni ma non fortificazioni quanto edifici d’uso civile e di corte. Unico spunto interessante per il canale è quel “fare el Porto Cesenatico”; essendo Porto Cesenatico già esistente, forse intendeva “ri-farlo” ovvero modificarlo sostanzialmente? Nel periodo a cui fa riferimento questa cronaca il Duca Valentino è a Imola quindi siamo oltre la metà di settembre, quando anche Leonardo, che è già stato a Cesenatico, molto probabilmente lo incontra e, forse, fa con lui il punto di quanto rilevato durante il suo viaggio; non lo sapremo mai, inutile provare a ricavar certezze in merito almeno sulla base delle fonti attuali.
Più dettagliatamente imprecise sono altre fonti web che raccontano della mostra allestita dal 6 luglio - 8 settembre 2002 presso il Museo della Marineria di Cesenatico e che dichiarano: “Leonardo si trova a Cesenatico in qualità di “ingegnere generale” di Cesare Borgia (…) e aveva affidato a lui con un apposito lasciapassare il compito di verificare e migliorare le fortificazioni e infrastrutture strategiche del suo nuovo ducato, tra le quali figurava appunto il porto di Cesena”. Qui si dichiara una mezza verità; è vero che “provvedere alla sistemazione dei luoghi e delle fortezze” fosse uno degli scopi genericamente dichiarati nella Lettera Patente, ma da qui ad avere una lista certa dei luoghi Romagnoli prescelti per gli interventi, lista che avrebbe dovuto comprendere Porto Cesenatico, ce ne passa.
Già; la Lettera Patente. Chi abbia un minimo di rudimenti sulle fonti storiche relative al viaggio di Leonardo in Romagna con particolare riferimento alla famosa Lettera Patente inviata da Cesare Borgia, ma per la verità scritta di pugno da Agapito Geraldini di Amelia, racconta (ingenuamente) come lo scopo del suo viaggio fosse quello di “vedere, mesurare, et bene extimare” i luoghi e le fortezze della Romagna. A vederla sotto questo punto di vista, come dichiarano alcuni studiosi, sembrerebbe che lo scopo del viaggio, ovvero l’osservare, il misurare e lo stimare, propenda verso una sorta di inventario delle infrastrutture Romagnole.
L’affermazione risulta tuttavia fondamentalmente incompleta, per non dire banalmente errata, ad una semplice prima analisi del documento. Innanzitutto perché la Lettera è datata 18 agosto 1502, e presumibilmente ricevuta da Leonardo da Vinci quantomeno solo alcuni giorni dopo, mentre il suo viaggio è iniziato almeno il 30 luglio precedente se non molto prima come ipotizzato dagli storici; non ha senso la presenza di una lettera di incarico ad incarico già iniziato da tempo. In secondo luogo la lettera non è destinata a Leonardo da Vinci ma è redatta per Leonardo da Vinci; è destinata quindi ad essere osservata, traducendone il testo, da tutti i luogotenenti, i castellani, i capi d’esercito, i condottieri, gli ufficiali, i soldati e i sudditi. L’unica motivazione genericamente riportata è quella di dover provvedere alla sistemazione dei luoghi e delle fortezze; non ne viene indicato il motivo reale ovvero se sia più un censimento o una redazione funzionale ad un ammodernamento o rifacimento delle infrastrutture, magari in chiave militare. Il motivo reale del viaggio, a meno di nuove scoperte documentali, lo si può solo ipotizzare e nulla di più; lo conoscevano probabilmente solo i diretti interessati e il “vedere, mesurare, et bene extimare” è unicamente funzionale a questo motivo non troppo esplicitato.
Una delle riprove del fatto che la mera presunzione di quanto sopra possa fortemente trarre in errore è data da un’altra importante fonte del viaggio di Leonardo in Romagna: la mappa di Imola.
Se si pensa al contrasto tra la mappa di Imola e il Codice “L” non si può non notare come il primo sia un documento realmente funzionale allo scopo del suo lavoro. La mappa è curata, precisa, dettagliata, colorata: è evidentemente un lavoro su commissione. Il Codice “L” è invece un taccuino di appunti con disegni abbozzati, come di appunti Leonardo ne ha presi tantissimi altri su tanti altri Codici, alcuni dei quali molto più curati di quello compilato in Romagna. Gli appunti del Codice “L” raccolti durante il suo viaggio in Romagna trattano tantissimi argomenti, dal volo degli uccelli all’abbozzo di piccoli oggetti d’uso quotidiano; sarebbe semplicemente assurdo pensare che tutto ciò che sia riportato sul Codice sia presente in quanto oggetto dell’incarico del Duca Valentino, anche perché Leonardo era un uomo che, nonostante i suoi 50 anni, conservava sempre la curiosità di un bambino e annotava anche piccole note o schizzi poco interessanti per la maggior parte delle persone e men che meno per il Duca. Ma si può affermare di più: se confrontiamo lo scopo genericamente riportato sulla lettera patente (provvedere alla sistemazione dei luoghi e delle fortezze) e la mappa di Imola, lavoro probabilmente commissionato a Leonardo dal Duca Valentino data la cura e il tempo necessari nell’effettuare il lavoro, abbiamo sotto gli occhi il contrasto tra quanto effettivamente commissionato e quanto la Lettera invece genericamente attribuisce a Leonardo. E’ vero come si ritenga che a Imola Leonardo e il Duca Valentino si siano probabilmente rincontrati e quindi vi possano essere state nuove commissioni richieste, ma è altrettanto vero che fino a nuove fonti disponibili il tutto resta solo nel campo delle mere supposizioni.
Se può essere di consolazione, non sono immuni da castronerie nemmeno i libri di scrittori affermati come il russo Dimitri Mereskovskij, che a pagina 162 del suo libro “Leonardo da Vinci” tra altre imprecisioni dichiara come Leonardo “scavò il Porto Cesenatico (…) e lo congiunse, mediante un canale, con Cesena”. Quella dello scavare un canale per congiungere Porto Cesenatico con Cesena ovviamente è un falso storico e deriva da una cronaca del 1501 del Caos di Giuliano Fantaguzzi (foglio 61r), quando ingegnere del Duca Valentino non era Leonardo da Vinci ma Francesco Spezante. La cronaca riporta brevemente quanto segue: “Lo ingegnero del duca volea condure le barche dal Cesenatico a Cesena”. Quindi non solo il progetto (mai realizzato) è precedente a Leonardo ma soprattutto non abbiamo prove del fatto che Leonardo vi abbia mai lavorato.
In definitiva non vuole essere questo un insieme di articoli redatti allo scopo di sminuire il rapporto tra Leonardo da Vinci e Cesenatico e men che meno allo scopo di abbandonarsi a mere pignolerie. L’obiettivo, o quantomeno la speranza, è di favorire una sempre maggiore coscienza collettiva di ciò che rappresenta realmente la storia della nostra cittadina e delle fonti che la raccontano.
#cesenatico#leonardo da vinci#leonardo#portocanale#codice L#romagna#falsi storici#mappa#imola#porte vinciane#gianni#briganti
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La Petite école : concepts
UMWELT[1]
L’umwelt serait le monde environnant constitué d’une série plus ou moins large d’éléments porteurs de significations ou de « marques ».
Tout milieu est une unité close en elle-même qui résulte du prélèvement sélectif d’une série d’éléments ou de marques.
Nous imaginons trop souvent que la relation qu’entretient un sujet animal déterminé avec les choses de son milieu ont lieu dans le même espace et dans le même temps que celles qui nous lient aux objets de notre monde humain. Cette illusion repose sur la croyance en un monde unique où se situeraient tous les être vivants. Un tel monde unique n’existe pas, pas plus qu’un temps et un espace égaux pour tous les êtres vivants.
« Explorer les situation de domestication ou d’élevage comme des lieux d’entre-capture au sein desquels de nouveaux umwelt se créent et se chevauchent. Ce sont des lieux qui rendraient perceptibles la porosité des mondes et la flexibilité de ceux qui les peuplent. » (in Vinciane Depret , Que diraient les animaux…)
Appropriation
On pressent un enjeu énorme à la Petite école entre l’espace et les enfants, reflet sans doute de la relation entre ce que l’enfant ressent à l’intérieur de son corps et ce qu’il manifeste à l’extérieur d’une part mais aussi et, c’est le plus évident, son appropriation du lieu comme territoire.
« Le schizophrène éprouve des difficultés à situer les frontières de son corps. Il définit mal ce qui appartient à sa propre personne. Le premier précurseur du moi est ce que l’on appelle le corps-moi. Ce n’est que lorsque l’esprit mûrit et saisit alors ce qui se passe à l’intérieur et à l’extérieur de nous-mêmes que ces deux parties deviennent distinctes dans l’expérience qui se produit à l’intérieur de notre corps et de notre moi. Mais le moi et le corps demeurent si étroitement liés dans l’inconscient que nul ne peut « perdre la tête » s’il est véritablement sur de son « corps…Les schizophrènes et d’autres individus atteints de troubles moins graves éprouvent, sans en avoir conscience, le besoin de frontières sûres. Pour apaiser leur désarroi et donner une forme à leur absence de forme, ils réclament des structures apparentes et la sécurité qui accompagne celles-ci » (in Bruno Bettelheim, Un lieu où renaître.)
Comme en écho, l’observation de Mélanie : « Khaled et Ahmad, jumeaux de 6 ans, frappent, donnent des coups dans les murs, les portes, les fenêtres, les objets pour éprouver leurs limites, estimer quand ils vont se briser…et ça y est, un petit pot en verre se casse, comme une flèche, Khaled va chercher la ramassette. »
Mais aussi celle de Marie à propos de Zineb, 10 ans, qui vit au Samu social avec sa maman, son frère et sa petite sœur. « Zineb colle une étiquette avec son nom sur un des tiroirs à concept, le vide de son contenu et le replace dans un autre ; déplace également tous les livres d’une des planches de la bibliothèque pour les replacer sur une autre « celui-ci c’est le mien ». A l’entrée de l’école, sur le mur qui encadre la porte à droite, elle appose également une étiquette nominative , de billet , à la manière d’une mézouza…elle qui n’a pas de maison. »
[1] Source : Giorgio Agamben, L’ouvert.
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7 Choses à Ne Pas Faire Avec épicerie Vrac Nimes
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Le travail philosophique de Vinciane Despret se porte vers l'éthologie : comment habiter en oiseau ? Qu'est-ce que signifie que d'être une bête, un animal ? Comment habiter le monde ensemble ? Pourquoi avons-nous tant d’amour pour nos chiens, nos chats ? Et comment composer avec les moutons ?
Ecoutez sa chanson “Voir les lucioles briller dans le noir “ interprétée par Dominique Hunziker
Retrouvez Vinciane Despret qui raconte son travail autour du “Concours européen de la chanson philosophique” dès la minute 33 - mais écoutez surtout tout l’entretien de Vinciane Despret <3
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Profession philosophe (49/74) : Vinciane Despret, philosophe des oiseaux
durée : 00:58:45 - Les Chemins de la philosophie - par : Adèle Van Reeth, Géraldine Mosna-Savoye - Le travail philosophique de Vinciane Despret se porte vers l'éthologie : comment habiter en oiseau ? Qu'est-ce que signifie que d'être une bête, un animal ? Comment habiter le monde ensemble ? Pourquoi avons-nous tant d’amour pour nos chiens, nos chats ? Et comment composer avec les moutons ? - réalisation : Jules Barbier, Thomas Beau - invités : Vinciane Despret philosophe, elle enseigne au département de philosophie de l’université de liège source https://www.franceculture.fr/emissions/les-chemins-de-la-philosophie/profession-philosophe-4974-fabienne-brugere-philosophe-des-oiseaux
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Le Bateau Ivre streaming
Nationalités : Français Genre : Comédie dramatique Date de sortie : 25 avril 2018 De : Dominique Philippe Avec : Julien Bourdel, Vinciane Amilhon
Lorsque deux électrons libres se rencontrent, pas facile de vivre une belle histoire, surtout lorsque les blessures du passé ressurgissent. Sur le fil du rasoir, ces deux amants cherchent un équilibre pour vivre pleinement cette rencontre passionnelle. Vont-ils parvenir à trouver une embarcation pour les mener à bon port ?
from Streaming VF http://streamovf.org/le-bateau-ivre-streaming/
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Lavori urgenti alle Porte Vinciane: si chiude il Ponte mobile
Lavori urgenti alle Porte Vinciane: si chiude il Ponte mobile
Il Ponte mobile di Cervia resta chiuso al traffico fino a martedì sera per lavori urgenti di sistemazione delle Porte Vinciane che, anche a seguito degli ultimi eventi meteo, hanno subito un grave danno: per cui verranno posizionate le palancole per mettere a secco le porte e operare la necessaria manutenzione. Le palancole serviranno anche a mantenere in sicurezza la città da eventuali…
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Porte Vinciane: la decisione pilatesca della Regione non risolve il problema
Porte Vinciane: la decisione pilatesca della Regione non risolve il problema
Dunque, sempre che i lavori di restauro (430 mila €, salvo i probabili incrementi di rito) si concludano davvero entro il giorno 27 del prossimo Luglio, le porte della discordia che dovrebbero impedire ai detriti alluvionali di continuare a rendere vane le periodiche e costose operazioni di dragaggio alla darsena Toscana del porto di Livorno saranno prese in carico dalla Regione che ha…
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