#pane e tempesta
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E per noi ogni giorno è prezioso. E abbiamo i racconti. E sappiamo riparare le cose, voi no. E anche se il vento ci soffia contro, abbiamo sempre mangiato pane e tempesta, e passeremo anche questa.
Stefano Benni - Pane e tempesta
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I am totally dead at the fact there is a gay couple in this book. I need a children movie about this story not only because it is cute, even if for the moment it does not have anything new on older Benni books, but just because it would be a Rai Cinema production and it would have a gay couple helping destroying some capitalist asshole.
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Bene bene bene bene (non è vero) qui siamo completamente broke af, fatto tutti i conti al centesimo, mi aspettano tre settimane di pane, acqua e disperazione. Nei prossimi mesi non potrò permettermi di farmi una ceretta, di riprendere i due prodotti skincare che ho finito, sicuramente a dicembre non mi farò come regalo di compleanno parrucchiera e lenti nuove degli occhiali. Ma qualcosa si muove, c'è da stringere tanto la cinghia ma per poco. Bisogna avere pazienza e chissà, il prossimo anno capace che andare dal parrucchiere diventerà qualcosa di diverso di un autoregalo di compleanno e il mio autoregalo di compleanno sarà qualcosa di diverso e più soddisfacente di andare dal parrucchiere.
Questa è la tempesta che precede il sereno.
Ho paura, ma sono positiva.
L'anno prossimo è rinascita.
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Un dolore interrogato
non è piú lo stesso dolore,
una crepa si apre, si entra
nell’assenza di mondo
in punta di piedi nudi,
il male nasconde la testa
sotto le ali dei pensieri,
si vergogna delle sue parole
antiche come semi d’albero
forze potenti lontane
dai brividi delle città.
Assaggiare l’assenza,
assaporare il furore
dell’abbandono, illuminare
le gesta superbe di palazzi e strade
qui dal corale del bosco
vita che se ne infischia
delle prove di splendore.
Camminando a passo di lince
dentro il male, il dolore ruggito di leone
si fa devoto alla mano di chi
lo percorre fremendo e non gli dà nomi,
tocca tasta lecca pieghe angoli polveri da sparo.
Esplorato e spolverato con riguardo
il dolore assottiglia la discordanza scura
tra quello che senti e quello che pensi
e una tempesta di mare dolce si alza
dicendoti: «So che sei qui per me».
Io, sale nell’acqua.
Chandra Candiani - "Pane del bosco."
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Promemoria per tutti gli anni futuri
Ricordare gli anni passati.
Le infinite transumanze.
Tutti i luoghi che ho attraversato.
Dove ho appoggiato le mani.
E le labbra.
Ripercorrere il contorno
di ogni morto con gli occhi
fissare il volto dei vivi.
Costruire altari
dove mi hanno sparato
lasciare un fiore e un respiro.
Fare miracoli con quello che ho
non aspettare tempi migliori
per fare il pane e forgiare gioielli.
Tenere presente
la tempesta che sbatte
sul porto di ogni uomo
e tacere.
Indignarmi per le ingiustizie
negare asilo al male
cantare la gioia
contemplare ogni mattina
le montagne che sanno
la forma dell’eterno
pregare senza posa
senza parole chiedere
con moderata sfrontatezza
solo tutto il bene.
Permettere alle novità
di farmi paura.
Ricordare che ho un corpo.
Che niente muore.
Che nulla è mio.
Che esiste solo oggi.
Manuela Toto
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Franco. Un nome comune, insignificante come sabbia scivolante tra le dita. Un bambino nato nel 1927, in un paesino sperduto tra le braccia chiuse della Campania. Lì, in quel posto afflitto dal sole implacabile e dalla sabbia che tutto inghiotte, il male ha trovato rifugio.
Gli ancelle del tempo, con la loro falce affilata, si erano unite per dar vita all'essenza dell'oscurità e della corruzione, e Franco era lo strumento perfetto. Crescendo, le sue radici affondavano sempre più nelle terre infette, e così quella piccola pianticella abbracciò il marcio circostante. Le case cadenti, le strade deserte, le facce tragiche dei suoi abitanti: tutto ciò si fonde con la sua anima distrutta che vomita incontrollabilmente peccaminose intenzioni.
La sua figura, una carne umida e spettinata, si perdeva tra i vicoli bui, precorrendo le tracce di corruzione che scavavano il loro cammino. La sua voce, uno sghignazzo sinistro e grezzo, echeggiava tra i muri mentre sussurrava le sue preghiere di depravazione.
Il suo volto tanto pallido e freddo da poterlo confondere, a tratti, con una statua marmorea nel cimitero di un Dio dimenticato. L'odore di violenza che lo avvolgeva come un velo putrido, era il suo marchio indelebile. Eppure, un altro marchio solcava la sua carne: un rosario, oscenamente consacrato, che trasudava misericordia e redenzione.
Franco era un uomo di Chiesa. Un sacerdote degenere, un flagello che si dilettava nel suono delle lacrime e dei lamenti. Bendando i suoi occhi ormai opachi e ascoltando le preghiere soffocate dei suoi fedeli, sapeva che il potere sovrannaturale che una volta gli era stato promesso, era diventato quasi tangibile.
Il prete cattivo, soffocante di desideri proibiti, si gettava nella notte senza regole. Carne e sangue erano i suoi vizi, la violenza era il suo pane quotidiano. Alla ricerca di quel calore tanto proibito, la sua croce si sciolse tra le sue mani e l'oscurità si riversò in lui.
Nessuno, forse solo i sussurri del vento carico di peccato, avrebbe potuto prevedere il terribile destino che avrebbe atteso l'anima dannata di Franco. La sua strada si sarebbe intrecciata con flamme divine e sangue versato, causando una tempesta di tragedia.
E così, immerso nel buio eterno, Franco continua a danzare nel freddo riflesso di uno spirito corrotto. Animato da un desiderio insaziabile, inietta fiele nelle vene della sua vittima, macchia di nero ogni colpo di luce che osa attraversare il suo cammino.
Ma l'oscurità non può nascondere eternamente la scintilla di speranza, e la sua misericordia assomiglia a un'ombra che si spalanca sulla sua cupa anima.
Chissà quali demoni chiamerà a sé, chissà quanti cammini distrutti seguiranno i suoi passi. Franco, il prete cattivo, con i suoi vizi segreti e le sue preghiere sacrileghe, è un'ombra che, prima o poi, dovrà affrontare la luce.
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E per noi ogni giorno è prezioso. E abbiamo i racconti. E sappiamo riparare le cose. E anche se il vento ci soffia contro, abbiamo sempre mangiato pane e tempesta, e passeremo anche questa.
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A trentacinque primavere di esperienze, si avverte un'inusitata gravità, come se il mondo intero trovasse riposo sulle proprie spalle. Non più un fardello leggero, ma una presenza imponente, fatta di quotidiane sfide, di ostacoli che s'innalzano come montagne, di giorni che s'assomigliano, uno dopo l'altro, tessendo una trama densa di preoccupazioni.
È l'età dei bilanci inaspettati, dove l'affitto non è mai solo un numero, ma il simbolo di un rifugio sempre più precario, di pareti che racchiudono sogni e delusioni. Le bollette, un tempo semplici note a margine della vita, ora si gonfiano come onde in tempesta, minacciando di inghiottire la tranquillità di giornate già troppo piene. E i prezzi, oh, i prezzi! Danzano in un valzer frenetico, al ritmo di una musica che pare non conoscere fine, rendendo il pane quotidiano un lusso inatteso.
In questo teatro dell'assurdo, il salario, quel compagno fedele di giornate lavorative, sembra ormai un'eco lontana, insufficiente a colmare le crepe di un'esistenza che richiede sempre di più. La ricerca di un lavoro, non una semplice occupazione ma una chiamata, una vocazione che possa dare senso ai giorni, diviene un viaggio epico, un percorso costellato di prove, talvolta così arduo da sembrare un miraggio nel deserto dell'odierna società.
Eppure, in questo caos, in questa tempesta di preoccupazioni e dubbi, si cela una verità più profonda, un invito a guardare oltre. Forse, è proprio nell'affrontare queste battaglie, nel sollevare questo peso, che possiamo scoprire la nostra vera forza, ritrovare la nostra essenza più autentica. Non è forse la sfida la più grande maestra? Non è forse nel superare gli ostacoli che possiamo innalzarci, più consapevoli, più integri, più umani?
Così, a trentacinque anni, con il peso del mondo sulle spalle, siamo chiamati a danzare sotto la pioggia, a trovare la melodia nascosta nel tumulto, a riscoprire, in ogni piccola vittoria, la magia di essere vivi. Perché, in fondo, ogni difficoltà nasconde un'opportunità, ogni notte promette un'alba, e in ogni inverno, per quanto rigido, si cela la promessa di una rinascita.
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E anche se il vento ci soffia contro, abbiamo sempre mangiato pane e tempesta, e passeremo anche questa.
|| Stefano Benni
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Rimarremo qui
Rimarremo qui come un muro sul vostro petto,
pezzi di vetro e fichi d'India nella vostra gola,
tempesta di fuoco nei vostri occhi.
Rimarremo qui come un muro sul vostro petto,
laveremo, anche, i piatti nelle vostre bettole,
riempiremo i bicchieri ai signori,
puliremo, anche, i pavimenti delle vostre sporche cucine
per strappare dai vostri odiosi denti
il pane per i nostri figli,
ma, rimarremo qui come un muro sul vostro petto.
Soffriremo, anche, di fame e di freddo,
ma vi sfideremo,
canteremo poesie
riempiremo di manifestazioni le strade,
colmeremo di fierezza le prigioni,
e faremo figli,
generazioni ribelli una dopo l'altra.
Tawfik Zayyad ( 7 maggio 1929 – 5 luglio 1994 )
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Stefano Benni kinda clown in finishing Pane e Tempesta as if it was a last book and than continued writing
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Studiate molto per poter dominare la tecnica che permette di dominare la natura. Ricordatevi che l'importante è la rivoluzione e che ognuno di noi, solo, non vale nulla. Soprattutto, siate sempre capaci di sentire nel più profondo qualsiasi ingiustizia commessa contro chiunque in qualunque parte del mondo. È la qualità più bella di un rivoluzionario." Hasta la victoria, siempre!!!!! Quando saprai che sono morto non pronunciare il mio nome perché si fermerebbe la morte e il riposo. Quando saprai che sono morto di sillabe strane. Pronuncia fiore, ape, lagrima, pane, tempesta. Non lasciare che le tue labbra trovino le mie dieci lettere. Ho sonno, ho amato, ho raggiunto il silenzio.
Che Guevara
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PILLOLE DI MUSICA: LE BRUTTE INTENZIONI, LA MALEDUCAZIONE II Ammettiamolo: possiamo essere la reincarnazione in terra del Dalai Lama, ma quando si tratta di faide tra famosi, ci azzuppiamo tutti il pane con famelica curiosità.
Tra la querelle di coppia tra Shakira e Piquè e la reunion - dopo la tempesta - tra Nick e i Cugini di Campagna, proprio lì, tra la sempiterna lotta tra la "Cucca" e la Parisi, c'è uno dei #catfight - anzi, mi correggo: IL catfight - più memorabile di sempre: Bugo VS Morgan, meglio noto come " Le brutte intenzioni, la maleducazione".
La storia la conosciamo tutti: nel corso del memorabile #sanremo2020 è andato in scena lo psicodramma di #Bugo che, stanco delle manie di protagonismo del suo "ospite" #Morgan, abbandona il palco dopo l'ennesima provocazione a sette note del frontman dei #Bluvertigo.
Marco Castoldi ha aperto spesso questa "ferita", fornendo durante le varie interviste la sua versione dei fatti, nella quale il buon Christian Bugatti ne usciva come un ingrato, uno sconosciuto approfittatore, addirittura come un bullo che ha abusato dell'immane (e vero) talento del collega.
Peccato che Morgan sia tanto bravo con gli spartiti quanto sia pessimo nella gestione dei rapporti umani (come spiegare, altrimenti, la dichiarazione di eterno amore ad Asia Argento mentre dividi il tetto con la madre della tua ultima figlia? E lo dico da grande fan di Castoldi) e che, dall'altra parte, abbia un contendente oggettivamente più sconosciuto e "Sca**ato" di lui, che questa volta non le ha mandate a dire.
“Mi dicono che la settimana scorsa fai ancora un’intervista e mi citi perché vuoi il titolone, sennò non te lo danno, non ti ca*a più nessuno, l’unico che ti ca*a è il politico di turno che ti dà il programmino sulla Rai così sei contento”: questa la pacata ed elegante risposta di Bugo che potrebbe utilizzare queste sue dichiarazioni come testo di una hit di sicuro successo.
Ed è così che si conclude il secondo atto della faida Bugo VS Morgan, caratterizzata da bruttissime intenzioni e da scarsissima educazione. Ci si aggiorna al prossimo botta e risposta.
#copywriter #blogger #pilloledimusica #lititraartisti #matryoshka #news #harusphotos
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Frosinone, Enzo Iacchetti e Vittoria Belvedere "bloccati nella neve" al Teatro Nestor
Frosinone, Enzo Iacchetti e Vittoria Belvedere "bloccati nella neve" al Teatro Nestor. Lunedì 27 febbraio alle 21, con lo spettacolo dal titolo “Bloccati dalla neve”, tornerà l’appuntamento con la stagione teatrale 2022-2023 al teatro comunale Nestor di Frosinone. Nato dalla collaborazione tra il Comune di Frosinone e ATCL (circuito multidisciplinare del Lazio, sostenuto da MIC - Ministero della Cultura e Regione Lazio), con il contributo della Banca Popolare del Frusinate, il cartellone proporrà la commedia con Enzo Iacchetti e Vittoria Belvedere, scritta da Peter Quilter; regia di Enrico Maria Lamanna. Bloccati dalla neve Patrick è un uomo di mezza età che vive in un cottage di campagna e ama stare da solo. Negli anni ha sviluppato una sorta di misantropia. Un giorno però, durante una violentissima tempesta di neve, Judith, una donna che vive nel villaggio vicino, bussa alla porta di Patrick chiedendo pane e uova. �� interamente coperta di neve. Patrick, indispettito, la accontenta, sperando che Judith se ne vada presto. Purtroppo per lui, la tempesta di neve diventa ancora più violenta e un comunicato della polizia intima a tutti gli abitanti dei dintorni di non uscire all’aperto e di barricarsi in casa. Patrick e Judith sono costretti a dover convivere in quella quarantena forzata. Seguono giorni di litigi continui, ma anche di risate e di momenti di pura follia. Riusciranno Patrick e Judith a trovare dei punti in comune, nonostante appartengano a mondi completamente diversi? Diventeranno amici, nonostante tutto, anche dopo la fine della tempesta di neve? Info e biglietti Per informazioni sulla stagione teatrale, è possibile rivolgersi ai seguenti recapiti: [email protected], 0775/2656642 e 329/3605704. I biglietti si possono acquistare presso il teatro comunale Nestor ([email protected], 348/7749362). Read the full article
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Le femmine non esistono più. Amici amici me ne vado a vivere da Nicola. Oggi è Santo per il giorno corrente, 6 dicembre. Nicola amico mio carissimo, e che ti devo raccontare. A parte la mia salute precaria pari al mio fidato Giacomo, le femmine non esistono più. Solo gente che lagna dalla mattina alla sera, altro che Hospital 24H. La vita e tutte le sue peripezie. Caro Nicola, capisci! Io sono quella delle peripezie, delle guerre sempre in ogni dove, delle mareggiate in tempesta e loro che fanno? Tedio. Un alberello, quattro dolcetti e un bicchier di spumante. Eppure è fuori e dentro e poi CAOS.
Nicola è tempo che tu porti doni in anticipo o che i tuoi collaboratori scientifici ti aiutino a ricoprire di neve il globo?
La Pasqua è la mia preferita in assoluto, il Natale non è da meno.
Voi scrivete su #facebook: la bellezza sta nelle piccole cose.
Scrivete no, copia e incolla si e si.
Il dramma resta sempre lo stesso, la tavola e la buona compagnia. Che poi, di menzogna ne è pieno il mondo, una in più non si muore. E invece si. "Lentamente muore... (Neruda)". Pezzi presi, incolla, togli questo, metti questo e qualcosa.
Torniamo alla bellezza me compresa della vita. La città in festa. (I diritti si pagano sempre a Stella, l'agente). Nel mio piccolo paese in cima alla montagna, famoso nel MONDO, è festa grande (saldare Stella). "La solitudine dei numeri primi". Non ho mai letto il libro ma visionato il film. Vi consiglio si leggerlo. Potrebbe essere la mia persona ma no. Sono quelli che vi danno il pane. Ora lo sapete (Stella). Noi Chinonso allora che si fa? Si vive vivendi vivandi. E se il Grinch arriva e porta via il Natale? Lui è il Natale.
Le feste di paese, le luci, l'atmosfera frizzantina di quel freddo che pizzica e... il mio fidanzato è BELLISSIMO RICCHISSMO #RICHMOND. Che poi vedendo Grey, il mio del paese del legno Amazzonia e la sua eskimese spagnola di febbre, difficile la scelta.
Questo è. Un tempo era peccato mortale aver scelto qualcosa che non fosse la vita, oggi pure.
Una news per noi vampiri (Eduardo). Lo stivale dei lupi e i corsi sugli eventi. Questa è l'Italia, pecore e pecorelle (Alchimista, Paolo sulla Terra). Fatima pure ve la consiglio, Brida pure, Briseide discutibile assai. Dopo Achille anche io mi farei Badessa.
La foto è verità. Nel paese degli ingegneri la foto e la conversazione schiacciante? Vladimiro, resti tu il mio unico amore.
Ci vorrebbe un Poff solo per colmare la carta dei regali, i figli che tornano dalla Siberia, la spesa delle feste, la lavatrice, la casa da pulire, la vita da organizzare.
LE FEMMINE NON ESISTONO PIU'.
Io&Carmelina già abbiamo iniziato la maratona dei film di Natale.
Manca la lista dei regali, la renna sul tetto, la cioccolata fumante in love al caminetto sul divano e il plaid caldoso...
Domani avrete qualcosa di cui parlare, perifrasando V.
L'AMORE è anche questo, ci vediamo il 22 GENNAIO 2023.
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Il tuo Paese ha conosciuto ingiustizie e crimini, e ha servito mostri i cui artigli si chiamavano autorità, partito, investitura divina o gradimento del popolo.
Altri ne verranno, mostri ipocriti e ridenti, ma tutti prima o poi faranno la stessa fine. Marciranno nel pozzo profondo della storia. Non devi obbedirgli, non devi diventare come loro.
Pane e tempesta - Stefano Benni
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