#padri divorziati
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Michele R. ha 46 anni, da 15 lavora in una catena di supermercati nel capoluogo lombardo. Ha un figlio di 7 anni e alle spalle un divorzio:
«Ho capito sulla mia pelle che 1.500 euro, che credevo un buono stipendio, erano insufficienti per poter gestire la mia vita da padre separato». Da un anno, infatti, corrisponde alla ex moglie 600 euro mensili per il mantenimento del bambino. A cui si aggiunge l'affitto, l'auto e le spese di prima necessità.
[…] dopo alcuni mesi di «salti mortali e piroette per far quadrare i conti» si è ritrovato al verde e i soldi non erano sufficienti neanche per pagare l'affitto tutti i mesi. «Tagliare le spese per la casa mi sembrava l'unico modo per fare economia». Così ha fatto domanda per un alloggio popolare scoprendo però di non averne diritto. «Con la mia ex moglie avevamo una casa di proprietà, che è rimasta a lei. Io però risulto ancora proprietario. Quindi non ho i requisiti per l'alloggio». Ha provato perfino le stanze nelle case per studenti prima di rivolgersi alla Casa della Carità per un posto in dormitorio ma «il mio dramma è dove portare mio figlio il venerdì, quando è il mio turno. D'estate si sta all'aria aperta ma quando piove è difficile. Io vorrei seguirlo quando fa i compiti, ma qui in dormitorio come si fa? Non è un posto per un bambino…».
La Stampa via https://www.dagospia.com/rubrica-29/cronache/distrutti-ex-mogli-puniti-giudici-nbsp-padri-separati-sono-411788.htm Patriarcato, patriarcato everywhere.
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I sinistri preoccupati per il disagio della bambina della pubblicità dell’Esselunga che ha i genitori divorziati, va bene, ricordategli il matrimonio di Tiziano Ferro, andato a monte in tempi record, chissà il disagio dei bambini che hanno comprato, che si ritrovano senza padri, ehm… madri, ehm… rifletterò su cosa erano veramente.
apro #insiememai
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ORIANA FALLACI SULL’OMOSESSUALITÀ
L’omosessualità in sé non mi turba affatto. Non mi chiedo nemmeno da che cosa dipenda. Mi dà fastidio, invece, quando (come il femminismo) si trasforma in ideologia. In categoria, in partito, in lobby economico-cultural-sessuale. E grazie a ciò diventa uno strumento politico, un’arma di ricatto, un abuso Sexually Correct.
O-fai-quello-che-voglio-io-o-ti-faccio-perdere-le-elezioni.
Pensi al massiccio voto con cui in America ricattarono Clinton e con cui in Spagna hanno ricattato Zapatero. Sicché il primo provvedimento che Clinton prese appena eletto fu quello di inserire gli omosessuali nell’esercito e uno dei primi presi da Zapatero è stato quello di rovesciare il concetto biologico di famiglia nonché autorizzare il matrimonio e l’adozione gay.
Un essere umano nasce da due individui di sesso diverso. Un pesce, un uccello, un elefante, un insetto, lo stesso. Per essere concepiti, ci vuole un ovulo e uno spermatozoo. Che ci piaccia o no, su questo pianeta la vita funziona così. Bè, alcuni esperti di biogenetica sostengono che in futuro si potrà fare a meno dello spermatozoo.
Ma dell’ovulo no. Sia che si tratti di mammiferi sia che si tratti di ovipari, l’ovulo ci vorrà sempre. L’ovulo, l’uovo, che nel caso degli esseri umani sta dentro un ventre di donna e che fecondato si trasforma in una stilla di Vita poi in un germoglio di Vita, e attraverso il meraviglioso viaggio della gravidanza diventa un’altra Vita. Un altro essere umano. Infatti sono assolutamente convinta che a guidare l’innamoramento o il trasporto dei sensi sia l’istinto di sopravvivenza cioè la necessità di continuare la specie. Vivere anche quando siamo morti, continuare attraverso chi viene e verrà dopo di noi. E sono ossessionata dal concetto di maternità. Oh, non mi fraintenda: capisco anche il concetto di paternità. Lo vedrà nel mio romanzo, se farò in tempo a finirlo. Lo capisco così bene che parteggio con tutta l’anima pei padri divorziati che reclamano la custodia del figlio. Condanno i giudici che quel figlio lo affidano all’ex-moglie e basta, e ritengo che nella nostra società oggi si trovino più buoni padri che buone madri. (Segua la cronaca. Quando un padre impazzito ammazza un figlio, ammazza anche sé stesso. Quando una madre impazzita ammazza un figlio, non si ammazza affatto e va dal parrucchiere). Ma essendo donna, e in più una donna ferita dalla sfortuna di non esser riuscita ad avere figli, capisco meglio il concetto di maternità……… Ma qualcun altro me lo chiederà.
Quindi ecco. Un omosessuale maschio l’ovulo non ce l’ha. Il ventre di donna, l’utero per trapiantarcelo, nemmeno. E non c’è biogenetica al mondo che possa risolvergli tale problema. Clonazione inclusa. L’omosessuale femmina, si, l’ovulo ce l’ha. Il ventre di donna necessario a fargli compiere il meraviglioso viaggio che porta una stilla di Vita a diventare un germoglio di Vita poi un’altra Vita, un altro essere umano, idem. Ma la sua partner non può fecondarla.
Sicché se non si unisce a un uomo o non chiede a un uomo per-favore-dammi-qualche-spermatozoo, si trova nelle stesse condizioni dell’omosessuale maschio. E a priori, non perché è sfortunata e i suoi bambini muoiono prima di nascere, non partecipa alla continuazione della sua specie. Al dovere di perpetuare la sua specie attraverso chi viene e verrà dopo di lei. Con quale diritto, dunque, una coppia di omosessuali (maschi o femmine) chiede d’adottare un bambino? Con quale diritto pretende d’allevare un bambino dentro una visione distorta della Vita cioè con due babbi o due mamme al posto del babbo o della mamma? E nel caso di due omosessuali maschi, con quale diritto la coppia si serve d’un ventre di donna per procurarsi un bambino e magari comprarselo come si compra un’automobile? Con quale diritto, insomma, ruba a una donna la pena e il miracolo della maternità? Il diritto che il signor Zapatero ha inventato per pagare il suo debito verso gli omosessuali che hanno votato per lui?!? Io quando parlano di adozione-gay mi sento derubata nel mio ventre di donna. Anche se non ho bambini mi sento usata, sfruttata, come una mucca che partorisce vitelli destinati al mattatoio. E nell’immagine di due uomini o di due donne che col neonato in mezzo recitano la commedia di Maria Vergine e San Giuseppe vedo qualcosa di mostruosamente sbagliato. Qualcosa che mi offende anzi mi umilia come donna, come mamma mancata, mamma sfortunata. E come cittadina. Sicché offesa e umiliata dico: mi indigna il silenzio, l’ipocrisia, la vigliaccheria, che circonda questa faccenda. Mi infuria la gente che tace, che ha paura di parlarne, di dire la verità. E la verità è che le leggi dello Stato non possono ignorare le leggi della Natura. Non possono falsare con l’ambiguità delle parole «genitori» e «coniugi» le Leggi della Vita.
Lo Stato non può consegnare un bambino, cioè una creatura indifesa e ignara, a genitori coi quali egli vivrà credendo che si nasce da due babbi o due mamme non da un babbo e una mamma. E a chi ricatta con la storia dei bambini senza cibo o senza casa (storia che oltretutto non regge in quanto la nostra società abbonda di coppie normali e pronte ad adottarli) rispondo: un bambino non è un cane o un gatto da nutrire e basta, alloggiare e basta. E’ un essere umano, un cittadino, con diritti inalienabili. Ben più inalienabili dei diritti o presunti diritti di due omosessuali con le smanie materne o paterne. E il primo di questi diritti è sapere come si nasce sul nostro pianeta, come funziona la Vita nella nostra specie. Cosa più che possibile con una madre senza marito. Del tutto impossibile con due «genitori» del medesimo sesso.
Oriana Fallaci
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Sai domani e sabato e il mio congiunto principe azzurro non c'è .
Ed io sono donna che calza i cuori degli uomini padri o divorziati.
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L’omosessualità in sé non mi turba affatto. Non mi chiedo nemmeno da che cosa dipenda. Mi dà fastidio, invece, quando (come il femminismo) si trasforma in ideologia. In categoria, in partito, in lobby economico-cultural-sessuale. E grazie a ciò diventa uno strumento politico, un’arma di ricatto, un abuso Sexually Correct.
O-fai-quello-che-voglio-io-o-ti-faccio-perdere-le-elezioni.
Pensi al massiccio voto con cui in America ricattarono Clinton e con cui in Spagna hanno ricattato Zapatero. Sicché il primo provvedimento che Clinton prese appena eletto fu quello di inserire gli omosessuali nell’esercito e uno dei primi presi da Zapatero è stato quello di rovesciare il concetto biologico di famiglia nonché autorizzare il matrimonio e l’adozione gay.
Un essere umano nasce da due individui di sesso diverso. Un pesce, un uccello, un elefante, un insetto, lo stesso. Per essere concepiti, ci vuole un ovulo e uno spermatozoo. Che ci piaccia o no, su questo pianeta la vita funziona così. Bè, alcuni esperti di biogenetica sostengono che in futuro si potrà fare a meno dello spermatozoo.
Ma dell’ovulo no. Sia che si tratti di mammiferi sia che si tratti di ovipari, l’ovulo ci vorrà sempre. L’ovulo, l’uovo, che nel caso degli esseri umani sta dentro un ventre di donna e che fecondato si trasforma in una stilla di Vita poi in un germoglio di Vita, e attraverso il meraviglioso viaggio della gravidanza diventa un’altra Vita. Un altro essere umano. Infatti sono assolutamente convinta che a guidare l’innamoramento o il trasporto dei sensi sia l’istinto di sopravvivenza cioè la necessità di continuare la specie. Vivere anche quando siamo morti, continuare attraverso chi viene e verrà dopo di noi. E sono ossessionata dal concetto di maternità. Oh, non mi fraintenda: capisco anche il concetto di paternità. Lo vedrà nel mio romanzo, se farò in tempo a finirlo. Lo capisco così bene che parteggio con tutta l’anima pei padri divorziati che reclamano la custodia del figlio. Condanno i giudici che quel figlio lo affidano all’ex-moglie e basta, e ritengo che nella nostra società oggi si trovino più buoni padri che buone madri. (Segua la cronaca. Quando un padre impazzito ammazza un figlio, ammazza anche sé stesso. Quando una madre impazzita ammazza un figlio, non si ammazza affatto e va dal parrucchiere). Ma essendo donna, e in più una donna ferita dalla sfortuna di non esser riuscita ad avere figli, capisco meglio il concetto di maternità………Ma qualcun altro me lo chiederà.
Quindi ecco. Un omosessuale maschio l’ovulo non ce l’ha. Il ventre di donna, l’utero per trapiantarcelo, nemmeno. E non c’è biogenetica al mondo che possa risolvergli tale problema. Clonazione inclusa. L’omosessuale femmina, si, l’ovulo ce l’ha. Il ventre di donna necessario a fargli compiere il meraviglioso viaggio che porta una stilla di Vita a diventare un germoglio di Vita poi un’altra Vita, un altro essere umano, idem. Ma la sua partner non può fecondarla.
Sicché se non si unisce a un uomo o non chiede a un uomo per-favore-dammi-qualche-spermatozoo, si trova nelle stesse condizioni dell’omosessuale maschio. E a priori, non perché è sfortunata e i suoi bambini muoiono prima di nascere, non partecipa alla continuazione della sua specie. Al dovere di perpetuare la sua specie attraverso chi viene e verrà dopo di lei. Con quale diritto, dunque, una coppia di omosessuali (maschi o femmine) chiede d’adottare un bambino? Con quale diritto pretende d’allevare un bambino dentro una visione distorta della Vita cioè con due babbi o due mamme al posto del babbo o della mamma? E nel caso di due omosessuali maschi, con quale diritto la coppia si serve d’un ventre di donna per procurarsi un bambino e magari comprarselo come si compra un’automobile? Con quale diritto, insomma, ruba a una donna la pena e il miracolo della maternità? Il diritto che il signor Zapatero ha inventato per pagare il suo debito verso gli omosessuali che hanno votato per lui?!? Io quando parlano di adozione-gay mi sento derubata nel mio ventre di donna. Anche se non ho bambini mi sento usata, sfruttata, come una mucca che partorisce vitelli destinati al mattatoio. E nell’immagine di due uomini o di due donne che col neonato in mezzo recitano la commedia di Maria Vergine e San Giuseppe vedo qualcosa di mostruosamente sbagliato. Qualcosa che mi offende anzi mi umilia come donna, come mamma mancata, mamma sfortunata. E come cittadina. Sicché offesa e umiliata dico: mi indigna il silenzio, l’ipocrisia, la vigliaccheria, che circonda questa faccenda. Mi infuria la gente che tace, che ha paura di parlarne, di dire la verità. E la verità è che le leggi dello Stato non possono ignorare le leggi della Natura. Non possono falsare con l’ambiguità delle parole «genitori» e «coniugi» le Leggi della Vita.
Lo Stato non può consegnare un bambino, cioè una creatura indifesa e ignara, a genitori coi quali egli vivrà credendo che si nasce da due babbi o due mamme non da un babbo e una mamma. E a chi ricatta con la storia dei bambini senza cibo o senza casa (storia che oltretutto non regge in quanto la nostra società abbonda di coppie normali e pronte ad adottarli) rispondo: un bambino non è un cane o un gatto da nutrire e basta, alloggiare e basta. E’ un essere umano, un cittadino, con diritti inalienabili. Ben più inalienabili dei diritti o presunti diritti di due omosessuali con le smanie materne o paterne. E il primo di questi diritti è sapere come si nasce sul nostro pianeta, come funziona la Vita nella nostra specie. Cosa più che possibile con una madre senza marito. Del tutto impossibile con due «genitori» del medesimo sesso.
Oriana Fallaci
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L’omosessualità in sé non mi turba affatto. Non mi chiedo nemmeno da che cosa dipenda. Mi dà fastidio, invece, quando (come il femminismo) si trasforma in ideologia. In categoria, in partito, in lobby economico-cultural-sessuale. E grazie a ciò diventa uno strumento politico, un’arma di ricatto, un abuso Sexually Correct.
O-fai-quello-che-voglio-io-o-ti-faccio-perdere-le-elezioni.
Pensi al massiccio voto con cui in America ricattarono Clinton e con cui in Spagna hanno ricattato Zapatero. Sicché il primo provvedimento che Clinton prese appena eletto fu quello di inserire gli omosessuali nell’esercito e uno dei primi presi da Zapatero è stato quello di rovesciare il concetto biologico di famiglia nonché autorizzare il matrimonio e l’adozione gay.
Un essere umano nasce da due individui di sesso diverso. Un pesce, un uccello, un elefante, un insetto, lo stesso. Per essere concepiti, ci vuole un ovulo e uno spermatozoo. Che ci piaccia o no, su questo pianeta la vita funziona così. Bè, alcuni esperti di biogenetica sostengono che in futuro si potrà fare a meno dello spermatozoo.
Ma dell’ovulo no. Sia che si tratti di mammiferi sia che si tratti di ovipari, l’ovulo ci vorrà sempre. L’ovulo, l’uovo, che nel caso degli esseri umani sta dentro un ventre di donna e che fecondato si trasforma in una stilla di Vita poi in un germoglio di Vita, e attraverso il meraviglioso viaggio della gravidanza diventa un’altra Vita. Un altro essere umano. Infatti sono assolutamente convinta che a guidare l’innamoramento o il trasporto dei sensi sia l’istinto di sopravvivenza cioè la necessità di continuare la specie. Vivere anche quando siamo morti, continuare attraverso chi viene e verrà dopo di noi. E sono ossessionata dal concetto di maternità. Oh, non mi fraintenda: capisco anche il concetto di paternità. Lo vedrà nel mio romanzo, se farò in tempo a finirlo. Lo capisco così bene che parteggio con tutta l’anima pei padri divorziati che reclamano la custodia del figlio. Condanno i giudici che quel figlio lo affidano all’ex-moglie e basta, e ritengo che nella nostra società oggi si trovino più buoni padri che buone madri. (Segua la cronaca. Quando un padre impazzito ammazza un figlio, ammazza anche sé stesso. Quando una madre impazzita ammazza un figlio, non si ammazza affatto e va dal parrucchiere). Ma essendo donna, e in più una donna ferita dalla sfortuna di non esser riuscita ad avere figli, capisco meglio il concetto di maternità………Ma qualcun altro me lo chiederà.
Quindi ecco. Un omosessuale maschio l’ovulo non ce l’ha. Il ventre di donna, l’utero per trapiantarcelo, nemmeno. E non c’è biogenetica al mondo che possa risolvergli tale problema. Clonazione inclusa. L’omosessuale femmina, si, l’ovulo ce l’ha. Il ventre di donna necessario a fargli compiere il meraviglioso viaggio che porta una stilla di Vita a diventare un germoglio di Vita poi un’altra Vita, un altro essere umano, idem. Ma la sua partner non può fecondarla.
Sicché se non si unisce a un uomo o non chiede a un uomo per-favore-dammi-qualche-spermatozoo, si trova nelle stesse condizioni dell’omosessuale maschio. E a priori, non perché è sfortunata e i suoi bambini muoiono prima di nascere, non partecipa alla continuazione della sua specie. Al dovere di perpetuare la sua specie attraverso chi viene e verrà dopo di lei. Con quale diritto, dunque, una coppia di omosessuali (maschi o femmine) chiede d’adottare un bambino? Con quale diritto pretende d’allevare un bambino dentro una visione distorta della Vita cioè con due babbi o due mamme al posto del babbo o della mamma? E nel caso di due omosessuali maschi, con quale diritto la coppia si serve d’un ventre di donna per procurarsi un bambino e magari comprarselo come si compra un’automobile? Con quale diritto, insomma, ruba a una donna la pena e il miracolo della maternità? Il diritto che il signor Zapatero ha inventato per pagare il suo debito verso gli omosessuali che hanno votato per lui?!? Io quando parlano di adozione-gay mi sento derubata nel mio ventre di donna. Anche se non ho bambini mi sento usata, sfruttata, come una mucca che partorisce vitelli destinati al mattatoio. E nell’immagine di due uomini o di due donne che col neonato in mezzo recitano la commedia di Maria Vergine e San Giuseppe vedo qualcosa di mostruosamente sbagliato. Qualcosa che mi offende anzi mi umilia come donna, come mamma mancata, mamma sfortunata. E come cittadina. Sicché offesa e umiliata dico: mi indigna il silenzio, l’ipocrisia, la vigliaccheria, che circonda questa faccenda. Mi infuria la gente che tace, che ha paura di parlarne, di dire la verità. E la verità è che le leggi dello Stato non possono ignorare le leggi della Natura. Non possono falsare con l’ambiguità delle parole «genitori» e «coniugi» le Leggi della Vita.
Lo Stato non può consegnare un bambino, cioè una creatura indifesa e ignara, a genitori coi quali egli vivrà credendo che si nasce da due babbi o due mamme non da un babbo e una mamma. E a chi ricatta con la storia dei bambini senza cibo o senza casa (storia che oltretutto non regge in quanto la nostra società abbonda di coppie normali e pronte ad adottarli) rispondo: un bambino non è un cane o un gatto da nutrire e basta, alloggiare e basta. E’ un essere umano, un cittadino, con diritti inalienabili. Ben più inalienabili dei diritti o presunti diritti di due omosessuali con le smanie materne o paterne. E il primo di questi diritti è sapere come si nasce sul nostro pianeta, come funziona la Vita nella nostra specie. Cosa più che possibile con una madre senza marito. Del tutto impossibile con due «genitori» del medesimo sesso.
Oriana Fallaci
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Ho due padri no vax.
da quando avevo 3 anni e mezzo, ho due padri e una madre. ( i miei sono divorziati).
da due anni sono chiusa in casa con i miei genitori.
da settembre ho fatto la seconda dose, sennò non potevo tornare dentro le aule dell'università.
dal 7 fino al 15 gennaio si sta a casa perché l'università di Torino ha deciso cosi.
fino ad oggi ho sentito i miei due padri, che si rifiutano di fare quel maledetto vaccino.
sinceramente, sono stanca di sentire "è solo una semplice influenza", "passerà."," ma tanto dovremmo fare altri vaccini per i prossimi anni" dal mio secondo padre.
e io mi domando una cosa poco simpatica: a quando per il secondo divorzio?
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Adesso cari comitati Savoiardi e Delfinati Ginevrini Girondini Meneghini e residuati bellici vi spiego una cosa.. per essere concisi..
D’intesa e dilemma voi potete credere ai vostri motti e dare a bere ad una gregge di coglioni che la FIAT degli anni 30, 40 (e dopo 50, 60, 70 e 80) sia stata una colonna portante ed il motore economico stesso di questo paese in perenne decadenza, proprio come per ogni meteora che precipitate da una quota partecipata ogni volta che incasinate, scalate, concordate e amministrate il bello e cattivo tempo di questo lurido mercato nominale legalizzando, legittimando, speculando, falsificando, disintegrando ogni bilancio nel rischio valutario coi trucchi migliori dei mariuoli che siete quando vi specchiate perfino nel modello della Volkswagen che lo fù in qualche misura per la Germania del rilancio.. ma il sottoscritto intende molto bene di cosa eravate portatori sani, e capisce anche negli ingranaggi come i poveracci della tragedia/strage di Superga in effetti dovevano essere stati stritolati a causa e a conoscenza delle vostre reali affinità, delle specificità che vi riguardano e toccano da vicino dalle parti di quei rapporti delicati ed imprescindibilmente da salvaguardare dettati dall’ esigenza a compiacervi a vicenda.. che rappresentò, rappresenta e ha rappresentato prima il centro gravitazionale di un’appartenenza che và aldilà delle vedute, e delle spiagge bianche coralline e ideologiche sulla costa azzurra.. e dopo l’avvento non solo in termini di avidità, ma benoltre nei termini scanditi di un tempo che ha scarseggiato di dilazioni, nell’iniziativa mai pigra che favorì questi signorili bastardi umanisti e lungimiranti della premeditazione che furono i vostri padri alla fiera e lucida piega di quella presa di posizione amorale nel scendere a compromessi per divenire internazionali, sovrannazionali, protagonisti o antagonisti totalitari coi danni collaterali più imprevedibili sui popoli inermi.. attizzandosi tra Lebensraum, corrompendosi tra bisogni insaziabili, accarezzando comitati diversamente alibi, preconfezionando tutte quelle condizioni favorevoli che gli interessi e una causa che si accanisce sugli inferiori riesce a motivare, suggestionare, incentivare fino alla nausea quella crudeltà tiranna-ariana-lapsus-alleata anche nelle menti deboli dove trovò terreno fertile la sua antitesi storica spingendo finoltre gli sforzi, gli scrupoli, nonché gli stessi confini geografici l’orrore e ciò che permise ad una manifattura fascista di primeggiare accanto a quella nazista per un lustro utile di collaborazioni e pezzi di ricambio.
Aristocratici nel riservarsi sempre quelle “buon’uscite” e vili scappatoie, oltre ogni attenzione e pratica scorciatoia d’immunità diplomatiche e d’ambasciata, per mantenere viva una reputazione e un immagine pulita nonostante il fango spalato, a motivo di una benevolenza da parte degli stessi alleati verso la città del “Lingotto” che fù eppure “pesantemente” risparmiata dai bombardamenti e dagli strascichi di un processo farsa a Norimberga.
Quindi nella disinvolta dipartita di quegli sfortunati campionissimi che avevano deviato gli interessi di un paese intero sul pallone gettato ai piedi e poi sul dramma di un glorioso grande Torino fatto a pezzi nelle rotule e nella colpa d’essere stato, questa grandissima disgraziatissima e cornutissima nobilissima razza istigatrice di ceti e miceti signorili ottimisti intellettuali illuminati e romanticamente Devotoli nei pensatoi raccapriccianti della Mole .. ma anche a Lyone, trovò l’opportunità nella transizione di un armistizio sfracellato allo schianto come il mezzo migliore per ridurre una squadra leggendaria al silenzio e alla conclusione di un’epoca da seppellire ormai, da soffocare almeno, da rinnegare anche nella memoria dei testimoni scomodi e divorziati in casa da una carriera di trionfi che nell’amara verità d’essere indirettamente coinvolti nei fatti di quella città, non si riconoscevano più e accettavano a malincuore comunque quei compromessi, quel peso, e il riconoscimento di un consenso.. malgrado brulicasse nei peccati e nelle singolari forme che stringevano alleanze e relazioni oscene coi potentati.. anche intercontinentali.. anche quando venivano obbligati come dei campioni dai piedi d’oro e si costringevano a lavorare in un ambiente purtroppo insalubre.. e anche troppo a contatto (e a contratto) coi vizi e i capitali di una realtà che aveva scoperto una dimensione fradicia.. spietata e così privilegiata in se..
..da rinsaldare persino le infiammate anime operaie antimonarchiche e i cuori di un regime fascista in declino ..a parole, debole anello di una catena moscia in un incastro che si amalgamava nella crema di una categoria che promuovendo d’ora in avanti un’arroganza e una spregiudicatezza di primo ordine sprizzava tutte le smanie di un sistema elitario alle vette supine della dabbenaggine, attraverso un cammino a tappe forzate, tra disfatte e successi, fissato dalle alte sfere dignitarie di mezza Europa, dai quei saldi Principati Protettorati e nelle corti fameliche di Dinastie incestuosamente assise sui troni e le dominazioni dei loro cancri viventi figlioni sotto le corone agiate e crogiolate di uno spettacolo da tribuna Vip; zelanti e brillanti condottieri marescialli dissennati, mantenuti, conniventi sotto un attività poco lusinghiera e in seno ad una cooperazione sfrenata che si era spinta ben oltre la deriva di un reciproco ASSET totalitario era sfociata inevitabilmente in un patto d’acciaio oramai orchestrato nei fili tiranti dell’industria componentistica bellica italiana, francese, belga, olandese, norvegese, tedesca, eccetera.. che assieme allo sforzo di quel sangue marcio in Danimarca aveva creato lo scenario congegnale per la campagna inglese americana e canadese concretizzando ai ritmi e alle paure instillate dalle Royal Lobby e nelle stanze del consenso guerrafondaio quel piano di morte su vasta scala che avrebbe ucciso chiunque nel raggio letale di quei veti carolingi e inginocchiato i sopravvissuti ai desideri, includendo coloro che non reagivano, di una radicale trasformazione della società europea dilaniata e in profonda depressione riportandola all’unica svolta che poteva segnare la guerra e un passato disastroso e cioè un epilogo in bilico fra la pace e l’incertezza degli eventi incontrollabili che si trascinarono in Stasi e soprusi in quella folle guerra fredda;
Di lì l’ascesa di maestri incomparabili e universali celestiali padri della tassonomia applicata alla ristrutturazione demografica su vasta scala, che ne sarebbero diventati i prodotti derivati e gli artefici eletti del disegno teatrale e venerabile di un olocausto da indignare senza fine alle sciroccate sessantottine generazioni della dolce vita, prepararono con letizia il colpo di mano di un luogo d’inesauribile e inesorabile lungo processo di stabilizzazione: intoccabile per sempre e incrollabile al monopolio.
Giocatori di fino che si erano dati appuntamento al rendez-vous di Zurigo espansero i loro orizzonti artificiali e intanto ramificarono l’offerta che in seguito e in tanti anni bugli a fondo perduto di casse integrazioni sarebbe scaturita nel dominio incontrastato, forte di tanti slanci e soci figlioni di una contropartita di quote che sguazzava nelle mazzette milionarie e si snocciolava da quanti democratici o repubblicani svendevano la Chrysler maledicendola e mettendola subito all’asta.. e ad esempio per tutti gli altri.
E quei puttanieri che avevano scommesso tutto sul piatto della bilancia della storia avrebbero raddrizzato le sorti di un finale finalmente restituito nelle mani di chi quell’impero lo vantava e adesso lo può guidare come un Führer con lo scettro dell’incontenibile delirio.
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IL GRANELLINO🌱 (Mc 1,21-28) Dove arriva un prete ricolmo di Spirito Santo, satana viene smascherato. Per questo motivo alcuni parrocchiani, cristiani solo di nome, cominciano a trovare difetti o colpe gravi nel parroco. Per esempio, se il parroco parla contro i ricchi avari che frequentano l'Eucarestia domenicale, essi, uscendo dalla chiesa, diffondono notizie cattive nei suoi riguardi. Quale potrebbe essere una delle cattive notizie? Eccola: "Il nostro parroco, invece di aiutare i poveri, investe i suoi soldi nel comprare appartamenti”. Se annuncia che i divorziati risposati non possono ricevere l'Eucarestia, uscendo dalla chiesa, diffondono cattive notizie su di lui. Quale potrebbe essere una delle cattive notizie che si divulga su di lui? Eccola: “Il nostro parroco ha un'amante”. Ciò non accade solo nella vita parrocchiale, ma anche nella vita sociale. Se un operaio onesto e pieno di fede fa notare, con fermezza, ai suoi colleghi che non si ruba in azienda, in poco tempo quelli che rubano fanno circolare la voce che egli non lavora e sparla sempre contro il datore di lavoro, mettendolo così in cattiva luce. Si racconta nella vita di san Benedetto che il santo fu chiamato ad essere l'abate in un monastero dove c'era un grande disordine morale. Bene, i monaci, non sopportando il suo sforzo di mettere ordine perché volevano continuare a vivere nella loro immoralità e disonestà, un giorno misero nel suo piatto del veleno, ma una voce interiore gli disse di non mangiare il cibo che era nel piatto perché avvelenato. Così si salvò. L'uomo di fede dà fastidio ai disonesti, agli immorali e ai peccatori incalliti. All'uomo di fede essi dicono con odio: "Sei venuto a rovinare i nostri piani? Allora non troverai più pace". Ma l'uomo di fede ha il Signore come sua forza e conforto. Quello che ho scritto è frutto di tante esperienze personali. Amen. Alleluia. (Padre Lorenzo Montecalvo dei Padri Vocazionisti) PS. Se vuoi imparare ad ascoltare la voce dello Spirito, leggi i seguenti libri di P. Lorenzo: IL GRANDE REGISTA...VIENI, SPIRITO SANTO!...APRITE LE PORTE A CRISTO. CHE IO VEDA, SIGNORE! Per richiederli, telefona ai seguenti numeri: 331 3347521 - 3493165354 - 33882 (presso Apricena) https://www.instagram.com/p/CJ8NNLsL5Df/?igshid=2vav4dvg87gg
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Io però vorrei sapere di più sulla tua esperienza nel centro antiviolenza, se ti andasse di parlarne
Si, nessun problema - anzi, scusa la risposta tardiva, ma preferisco rispondere alle ask dal computer perché l’app è già un macello di suo xD
Cmq, metto tutto sotto una Read More perché tratterò argomenti abbastanza pesantucci, perciò
TW per: violenze dometistiche, emozionali, fisiche e sessuali
ammetto che dirlo in italiano fa un po’ strano
tdrl: l’esperienza fatta quando facevo volontariato, presso un rifugio, mi ha portato a comprendere meglio quanto siano dannosi i ruoli di genere e le aspettative poste sugli uomini.
Allora, alcune premesse: al liceo sono andata in una scuola paritaria cattolica, pullulante di suore francescane attivamente coinvolte in vari progetti di beneficenza sia in Italia che all’estero, in particolare in Perù. Ho avuto, inoltre, professoresse altrettanto attivamente coinvolte in questi progetti, soprattutto la mia prof di italiano. La mia scuola, inoltre, faceva e fa tuttora pappa e ciccia con alcune diocesi della sua zona, a loro volta coinvolte in altri progetti di beneficenza; e la mia scuola, in onore della missione delle suore che l’hanno fondata, periodicamente coinvolge gli studenti in questi progetti - soprattutto nel periodo in cui c’era la mia prof di italiano, ne abbiamo fatti parecchi: io sono stata coinvolta in un progetto riguardante una casa famiglia a Tor Bella Monaca e in quello che sto per descrivere, dove ho conosciuto gli uomini di cui parlavo nel post di prima.
Ora, nella zona della mia scuola qualche anno fa venne sequestrata una villa alla mafia, e un prete della diocesi della mia zona - una persona molto umile e pacata, un grande uomo devo dire - se ne è fatto carico, e l’ha trasformata in un rifugio per uomini senza fissa dimora - ignorando le minacce della mafia, tra l’altro; credo che sia pure sotto scorta al momento.
In questo rifugoi ci sono andati e continuano andarci soprattutto padri divorziati. Io e la mia classe, quando facevamo lì volontariato per conto della scuola, abbiamo parlato con queste persone, e il prete ha più volte organizzato incontri anche con i nostri genitori per fare in modo che questi uomini potessero condividere la propria esperienza e fare in modo che più persone possibile sapessero della loro realtà.
Molti di loro erano stati ridotti sul lastrico dalle mogli, a cui dovevano passare tutto quello che guadagnavano con il loro lavoro - quando lo avevano -senza che poi rimanesse loro di che vivere. Di questi, non pochi avevano subito violenza fisica da parte delle mogli - uno era stato spinto giù dalle scale, riportando problemi alla schiena che gli rendevano complicato camminare e lavorare, un altro era stato picchiato ripetutamente e l’unica volta che aveva provato a denunciare era stato arrestato lui, per maltrattamenti; un altro ancora era perseguitato dalla sua ex moglie da anni, e non riusciva a trovare qualcuno che potesse aiutarlo a fermarla.
La storia che mi colpì particolarmente fu quella di uomo, che si era separato dalla moglie dopo un matrimonio molto tempestoso, attratto in casa con una scusa dalla ex moglie, e che venne drogato, legato al letto e infine violentato per tre giorni prima che riuscisse a liberarsi e a chiedere aiuto. E poi è stato arrestato perché la moglie lo aveva accusato di averla stuprata, e i poliziotti hanno creduto a lei invece che a lui. Mi colpì molto questa storia non solo perché la trovavo assurda, tremenda, ma anche perché - lo ammetto, e me ne vergogno tanto adesso - la prima cosa che mi chiesi dopo averlo ascoltato non fu ‘Oddio che cosa orrenda, come è possibile esistano donne così?’ ma ‘Ma come ha fatto a stuprarlo?’.Quando quell’uomo ebbe finito di raccontare la sua storia mi sono guardata attorno e ho capito subito che non ero stata l’unica che aveva avuto quel pensiero - alcuni miei compagni di classe maschi addirittura si misero a sghignazzare, a dire che se lo era inventato. Ovviamente, è poi nata una discussione di assai infimo livello, un po’ per pudore cattolico un po’ perché è difficile parlare di queste cose quando neanche i moderatori riescono a comprendere a pieno questa esperienza perché non hai le basi per immaginarla come nel caso di una violenza contro una donna.
E’ stata decisamente un’esperienza dura, perché certe storie erano davvero al limite del reale, però mi ha aiutato a cambiare la mia prospettiva nei confronti della violenza, soprattutto nei confronti degli uomini quando è perpetrata da donne, e mi ha reso anche molto attiva nel promuoverne la discussione tra le persone che conosco se se ne presenta l’occasione.
Spero tanto che le cose cose cambino il prima possibile.
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Ho scoperto guardando dei messaggi tra i miei genitori (divorziati) che io e mio fratello abbiamo padri diversi e lui non lo sa. Non so se ho il diritto di dire qualcosa oppure è meglio che ci passi sopra e facci finta di niente. Non voglio creare uno shock a mio fratello dopo 21 anni, ma non voglio nemmeno che lui viva senza sapere chi sia suo padre; che dovrei fare secondo te? Tacere o dire la verità?
Secondo me, prima parlane con i tuoi genitori, fatti spiegare il motivo per cui non hanno mai voluto dirlo, poi dici la tua opinione e cercate di vedere assieme. Perché penso che sia più da loro digli questa cosa.
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SAN BENEDETTO – E’ tempo di Report per il progetto Togliamo la corona al virus, sorto all’inizio della pandemia dall’unione solidale di un gruppo di psicoterapeuti del territorio che hanno tempestivamente previsto quelli che sarebbero stati gli sconvolgimenti emotivi conseguenti al Coronavirus.
Il progetto è stato in seguito adottato dalla sede di S. Benedetto del Tronto dell’associazione di volontariato C.I.A.T.D.M. (Coordinamento Internazionale Associazioni per la Tutela dei Diritti dei Minori, presidente Aurelia Passaseo) anche con l’impegno di curarne la divulgazione al territorio.
Si tratta di due task force di professionisti che, in modo completamente gratuito, si sono messi al servizio della cittadinanza in difficoltà a causa dello stress generato dall’emergenza:
Un gruppo (Servizio di sostegno di psicologi e psicoterapeuti on line) si rivolge a giovani, adulti, anziani, per rinforzare la resilienza, armonizzare le relazioni con sé e gli altri, fronteggiare problemi di ansia, depressione, fobie, panico, paura della morte, paura del futuro, solitudine, conflitti e violenza.
Un altro gruppo (Servizio di sostegno per genitori separati e uomini in stato di fragilità) offre supporto psicologico e non solo, a genitori che si trovano a vivere situazioni di disagio amplificati dalle restrizioni del periodo (ad esempio, difficoltà ad incontrare il figlio domiciliato presso l’ex partner) e, più in generale, alle persone di sesso maschile che, più di altre, anche a causa degli stereotipi consolidati nella nostra cultura, hanno difficoltà ad esprimere le proprie fragilità e comunque non hanno servizi a loro dedicati.
“Il risultato di un mese di lavoro di questi professionisti-commenta Mara Vena, responsabile della sede sanbenedettese del CIATDM-mette in luce la grande necessità della cittadinanza di poter contare anche su un sostegno di professionisti preparati di puntellare le fragilità ed indicare la via per reggere e superare il problema. Ci stiamo dando da fare per divulgare l’esistenza di questo servizio in modo capillare, è per questo che stiamo chiedendo il sostegno morale delle associazioni del territorio con l‘obiettivo di divulgare questa risorsa ai loro utenti.”.
Fino ad oggi, oltre al patrocinio nominale del Comune di S. Benedetto del Tronto il progetto ha ottenuto il patrocinio delle associazioni SeparAzione Papà di Ascoli ed ADIANTUM (per la tutela dei minori) e della Croce Rossa Italiana, sezione di S. Benedetto del Tronto.
“Considero un dovere imprescindibile, per una amministrazione comunale – commenta l’assessore Antonella Baiocchi –pensare anche alle esigenze anche psicologiche-spirituali della cittadinanza: la pandemia mette a dura prova l’equilibrio interiore e porta alla luce le fragilità dell’animo umano.
I risultati di questo primo mese di lavoro solidale offre l’occasione per riflettere in merito alle falle dei sistemi di prevenzione e trattamento delle problematiche psico-sociali. E’ necessario lavorare per fornire competenze in merito al Mondo Interiore ed aiutare le persone a superare quello che io chiamo Analfabetismo Psicologico.
Il 53% di disagi Personali e il 37% di richieste di aiuto per Problemi di Relazione sono correlati a situazioni pregresse di disagio mai elaborate e probabilmente tenute a bada con palliativi. Questo significa che le persone ancora oggi tendono a gestire i loro problemi prevalentemente attraverso l’evitamento, evitando di affrontarli, e spostando l’attenzione da essi con vari sistemi tra cui il riempirsi di impegni e stimoli. Quando la vita ci costringe a “scendere dalla ruota del criceto” e a fermarci ecco che i nodi vengono al pettine.”
Una particolarità delle due Task Force è la disponibilità anche nei giorni festivi e prefestivi valuta fermamente dall’assessore Baiocchi: “Uno dei momenti più fragili per le persone sono le festività: in cui spesso si fanno bilanci affettivi e di vita. Considero una grande lacuna la chiusura nei prefestivi e festivi di tutti i centri di ascolto (compresi quelli ufficiali come i Centri Anti Violenza). Ringrazio i il gruppo di professionisti per aver aderito a questa proposta.”.
Per usufruire delle consulenze che sin dal sabato di Pasqua sono disponibili anche di domenica e nei festivi basta contattare il professionista prescelto e concordare ora e giorno della consulenza che verrà effettuata in videoconferenza. Sono disponibili su richiesta anche consulenze legali. L’elenco dei professionisti e maggiori informazioni sul profilo Facebook del C.I.A.T.D.M: Ciatdm Sbt
IL REPORT DI UN MESE DI LAVORO
Dal 15 marzo al 15 aprile 2010, hanno chiamato 30 persone.
La maggior parte delle richieste sono giunte da donne 56,5% contro il 43,5 % di uomini
Sono state effettuate 46 colloqui, in quanto alcuni ci hanno chiamato più volte: 60% dei colloqui con donne (28 colloqui) , 39% dei colloqui con uomini (18 colloqui).
l’80% del campione aveva un’età compresa tra i 40 e i 60 anni. L’80% vive la quarantena in compagnia di qualcuno: coniuge o parente. Il 20% vive la quarantena da solo (Single, Separati, Divorziati, Vedovi)
I Motivi per cui le persone hanno chiamato
Gli argomenti che sono stati portati all’attenzione degli specialisti riguardano nel 53% le Fragilità Personali (difficoltà a gestire le emozioni, ansia, panico, depressione, stress) e sono correlate a situazioni pregresse di disagio mai elaborate e probabilmente tenute a bada con palliativi (iper impegni, attività elusive) che ne permettevano la rimozione o il semplice evitare di affrontarli.
Ora non più accessibili a causa delle restrizioni sociali e di movimento imposte dalla Pandemia. Un altro importante ambito problematico è stato quello Relazionale: il 37% delle persone hanno chiesto aiuto per Problemi di Relazione.
In linea di massima la convivenza forzata porta alla luce l’incapacità, tipica della gran parte di relazioni, di gestire le divergenze in modo armonioso: chi è abituato a sopportare relazioni prevaricanti si trova a non tollerarle più la relazione abusante, a causa dell’impossibilità di “rigenerarsi” (prendere ossigeno dagli abusi) attraverso attività palliative prima accessibili: prendere distanza dal prevaricante attraverso il lavoro, la frequentazione amicale, lo sport. La convivenza esacerba quindi i conflitti.
A lamentarsi dei problemi relazionali sono stati sia donne che uomini: padri che non riescono a vedere i figli; madre preoccupata per il figlio violento e che non esce dalla stanza da mesi; un uomo di mezza età che convive con la madre depressa e manipolativa che gli controlla la vita in modo insopportabile; due donne scontente del marito giudicato “non all’altezza della situazione “ (per pigrizia sessuale, per insufficiente collaborazione nei lavori di casa, per carenza di gesti affettuosi).
Abbiamo avuto anche tre richieste di aiuto di conclamata violenza fisica: due da parte di donne che si trovano a convivere con Partner Violento anche dal punto di vista fisico) e una da parte di un uomo, che subisce violenza anche fisica da anni dalla compagna, (davanti alla figlia minore, la quale a sua volta subisce violenza assistita) che per la prima volta, esasperato, si è deciso a chiamare un centro di ascolto; preoccupazione per figlio segregato in casa ossessivo (problema pregresso ora venuto fuori); da 16 anni vive un rapporto prevaricante (si è curata solo con pasticche da 6 anni ed ora panico totale); litigi con il figlio prepotente.
In generale sembrano prevalere situazioni che rivelano disagi già presenti in precedenza, che a causa delle norme di distanziamento sociale hanno perso quei fattori che rappresentavano la “rete sociale” di salvataggio.
LE TABELLE DEL REPORT
ETA’
l’80% del campione aveva un’età compresa tra i 40 e i 60 anni. Hanno chiamato solo il 7% di persone con età inferiore a 40 anni e solo il 13% di età superiore ai 61 anni.
STATO CIVILE
Il 50% del campione è risultato coniugato e vive la quarantena in compagnia del coniuge (30% Femmine, 20% Maschi).Il 27% è risultato essere single o vedovo. Il 23% Separato/Divorziato.
PROFESSIONE
Il 46% del campione è risultato essere dipendente (26,5% Femmine e 20% Maschi). il 33,5% libero professionista/imprenditore (10% Femmine, 23,5% Maschi);il 6,5 pensionato (Femmine). Solo il 13,5 disoccupato (Femmine).
MOTIVI DEL CONTATTO
Le motivazioni per cui le 30 persone hanno chiesto auto rientrano i 4 categorie: Fragiità Personali; Problemi di Relazione; Preoccupazioni concrete (Casa,lavoro,soldi);
Le motivazioni più rappresentate sono state: Fragilità personali, 53% del campione totale e Problemi Relazione, 37% del campione totale
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Divorzio all’italiana
I.
Le separazioni che si concludono con l’assegno di mantenimento al coniuge (quasi sempre, il marito alla moglie) sono 1 su 4 [x]. In 3 casi su 4 nessuno dei due coniugi si deve niente.
I numeri diminuiscono ulteriormente con il divorzio: quelli che si concludono con un assegno al coniuge (quasi sempre alla moglie) sono il 13% [x]. Poco più di 1 su 10.
Non si possono leggere questi dati senza ricordare che in Italia ha un lavoro retribuito meno di una donna su due (46,1% il tasso di occupazione femminile), con differenze profonde tra Nord e Sud (56,1 al Nord, 30,5% al Sud). E “resistono” differenze rilevanti di stipendio tra uomini e donne.
Nelle coppie che si separano, però, le donne hanno un tasso di occupazione più alto della media italiana: hanno un lavoro nel 65,5% dei casi. Resta, in ogni caso, uno scarto importante rispetto ai dati degli assegni di mantenimento.
II.
Questo è quello che dice l’Istat:
In seguito all'interruzione dell'unione coniugale, le donne ricoprono più spesso il ruolo di genitore solo (35,8%, contro il 7,3%), mentre gli uomini prevalentemente vivono da soli (43%, contro 25,4%) o formano una nuova unione (32%, contro 23,3%).
Tra le donne che hanno sciolto l’unione coniugale, la percentuale di chi vive in famiglie a rischio di povertà (24%) è più alta rispetto al totale delle donne con almeno 15 anni (19,2%) e soprattutto rispetto alle coniugate (15,6%). Gli uomini separati, divorziati o riconiugati, invece, vivono in famiglie a rischio di povertà in misura (15,3%) pressoché analoga a quella della popolazione maschile con almeno 15 anni (15,8%). Le quote più elevate di donne a rischio di povertà si evidenziano tra le single (con un rischio di povertà pari al 28,7%) e tra le madri sole (24,9%).
In particolare, il 13,6% degli uomini che hanno sciolto un’unione vive in famiglie che sono in arretrato con il pagamento di bollette, mutuo, affitto o altri tipi di debito, mentre questa stessa condizione è condivisa dal 20% delle donne; il 7,3% non riesce a permettersi un pasto adeguato almeno ogni due giorni, contro il 10,4% delle donne; infine, l’11,2% non riesce a scaldare la casa adeguatamente, contro il 14,1%.
Tra le donne, inoltre, è particolarmente alta la percentuale di coloro che vivono in famiglie che non riescono a sostenere una spesa imprevista di circa 750 euro (44,3%) o arrivano a fine mese con grande difficoltà (26% delle donne che hanno sciolto un’unione e 30,8% delle monogenitore), mentre per questi indicatori di deprivazione gli uomini mostrano livelli rispettivamente analoghi o migliori rispetto a quelli della popolazione con almeno 15 anni.
Al momento della separazione la maggior parte degli uomini sono occupati (83,1%), mentre le donne occupate sono il 61,4% (il 52,7% a tempo pieno, l’8,7% part-time). Le donne non occupate sono per lo più casalinghe (22,7%), o in cerca di occupazione (11,5%, contro il 5,6% degli uomini).
Dopo la separazione, a veder peggiorare la propria condizione economica sono soprattutto le donne (il 50,9% contro il 40,1%), chi al momento dello scioglimento non aveva un'occupazione a tempo pieno (54,7%) e chi aveva figli (52,9%).
Dopo la separazione, il 5% dei genitori non può più sostenere le spese mediche per i figli con la frequenza necessaria, o non riesce a fargli frequentare corsi extra-scolastici (14,7%), a mandarli in palestra (16,1%) o a mandarli in vacanza nei luoghi e per la durata che era loro abituale (24,1%).
Sul punto della povertà dei padri, Chiara Saraceno ha una visione netta. “È vero – dice – che c’è una minoranza di papà separati non abbienti per i quali la separazione produce dei costi e diminuisce il tenore di vita solo per il fatto di pagare l’affitto perché la casa è rimasta alla moglie perché lì abitano i figli . Ma oggi nei Tribunali si vede solo il flusso che esce dalle tasche dei padri e non si vede l’inadeguatezza di ciò che entra in quelle delle madri e non per cattiveria dei padri. Spessissimo i giudici sono più simpatetici nei confronti di un padre piuttosto che interrogarsi sull’altra parte, i bambini mangiano tutti i giorni. È una guerra tra poveri, ma proprio perché la donna a volte ha lasciato il lavoro e ha dedicato più tempo alla famiglia che non al lavoro, la sua capacità di lavoro è diminuita: è la persona con lo stecchino più corto”.
III.
L’art. 155 quater del codice civile, introdotto dalla legge 54 del 2006 stabilisce che: “il godimento della casa familiare è attribuito tenendo prioritariamente conto dell’interesse dei figli”. La norma mira, quindi, ad assicurare alla prole la conservazione di un nucleo abitativo unico o prevalente impedendo che l’affido condiviso (che rappresenta oggi la regola generale) determini per i figli la perdita del loro habitat domestico.
Ciò significa che in presenza di figli minori o non economicamente autosufficienti il coniuge presso i quali gli stessi vengono “collocati a vivere” potrà ottenere l’assegnazione della casa coniugale che perdurerà fino a che la prole non sia divenuta indipendente senza tenere conto del fatto che la proprietà sia di entrambi o di uno soltanto. Il suo godimento viene meno nel caso in cui “l’assegnatario non abiti o cessi di abitare stabilmente nella casa familiare oconviva more uxorio o contragga nuovo matrimonio” (art. 155 quater c.c.).
Anche in caso di affidamento condiviso, il giudice deve determinare dove si svolge in prevalenza la vita dei figli, a tutela della quale assegna la casa familiare al coniuge con il quale i figli intrattengono le relazioni più stabili e frequenti.
In assenza di prole, se la casa è di proprietà esclusiva di uno dei due coniugi questi ne rientra in possesso, senza che l’altro possa accampare pretese. Se, invece, è in comunione dei beni, i coniugi dovranno decidere sulla sorte delle rispettive quote procedendo alla vendita o alla divisione. In mancanza di accordo, sarà il giudice a decidere. Qualora la divisione naturale non dovesse essere possibile (si pensi a un appartamento che non possa essere frazionato in due distinte unità immobiliari), si dovrà procedere alla vendita e alla divisione al 50% del ricavato.
Qundi, chiarito questo, ritorna la domanda: la casa va sempre alla ex-moglie? Nella metà dei casi di separazione sì, poco più di una su tre in caso di divorzio. “Segue” i figli.
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Massimo Panari è tra i collaboratori del gruppo di self help https://ift.tt/2n1uY0j
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Festa papa’: Corriere(Ami) separati e divorziati lontani dai loro figli Catanzaro – “In occasione della ricorrenza della Festa del Papà non posso non dedicare tale giornata a tutti quei padri che, a causa di aspre conflittualità sorte in occasione di separazioni e divorzi, trascorreranno anche questo giorno lontani dai loro figli e che stanno civilmente e dignitosamente combattendo una battaglia legale per non perderli e poter contribuire attivamente alla loro sana crescita affettivo-relazionale”.
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