Tumgik
#oro filippine
scienza-magia · 2 months
Text
Il mercato dell'argento non è solo gioielleria
Tumblr media
La rivincita dell’argento grazie a bende, cerotti e unguenti. La domanda speculativa segue quella dell’oro ma per ottenere gli stessi risultati finanziari ne serve molto di più. Oggi una buona quantità si ottiene come sottoprodotto di altre miniere che estraggono piombo, zinco e rame. Con la scoperta dell’America e delle grandi miniere d’argento di Messico e Perù (in particolare quella di Potosì, oggi in Bolivia) nasce il terzo grande polo di produzione, dopo quello delle miniere dell’Europa centrale (soprattutto la miniera di Johachimsthal) e il bacino giapponese, con la grande miniera di Iwami Ginzan. Queste tre regioni esportano argento verso Paesi che sono vere e proprie spugne, in particolare la Cina, l’India e alcuni Paesi del Medio Oriente e dell’Europa occidentale. Il galeone di Manila, che collega Acapulco con le Filippine (appena conquistate dalla Spagna) a partire dell’ultimo quarto del XVI secolo trasporta soprattutto argento messicano e peruviano destinato alla Cina. E con questo argento «americano» la Spagna finanzia lo splendore del suo Siglo de oro e le guerre di Carlo V e di Filippo II, all’epoca noti come i due imperatori della guerra. Ogni anno i portoghesi organizzano il viaggio della Nau de Goa, la caracca che trasporta l’argento comprato a Nagasaki verso Lisbona, facendo scalo a Goa. I flussi d’argento permettono di riequilibrare quelli delle merci e di mettere in ordine gli ammanchi nei bilanci commerciali per almeno quattro secoli. L’abbandono del bimetallismo nel decennio 1870-1880 ridimensiona il ruolo dell’argento e ha due conseguenze molto importanti: è una concausa della grave crisi economica mondiale del 1873-96 perché le monete asiatiche (India, Cina e Giappone, in primo luogo) subiscono una svalutazione brutale e i prezzi dei prodotti di queste regioni esercitano una forte concorrenza su quelli dell’Europa e degli Usa; in secondo luogo l’argento resta confinato alla domanda della gioielleria, la domanda industriale non è ancora così forte e quella per la fotografia decolla solo a partire dall’inizio del XX secolo. Several silver bars produced at the Swiss factory Argor-Heraeus - is one of the world’s largest processors of precious metals as well as ingots and coins of other manufacturers on wood texture background. Sarà la rivoluzione nell’industria fotografica a cambiare ancora una volta gli equilibri sul mercato dell’argento che beneficia largamente della rivoluzione tecnologica nell’elettronica e nell’informatica, dove l’impiego di questo metallo diviene strategico. Martha Mine, nella provincia di Santa Cruz, in Patagonia, che detiene il record mondiale nella classifica delle miniere d’argento con i più elevati tenori con quasi 5000 grammi di metallo puro per tonnellata estratta, è un’eccezione. La media del tenore delle dodici più grandi miniere mondiali è sceso da 500 grammi a tonnellata del 2007 a 300 nel 2016 e il trend si conferma, secondo le ultime stime che parlano di 200. Solo il rialzo dei prezzi dell’argento ha permesso di mantenere la produzione elevata, dopo lo shock del 2013, quando i prezzi scivolarono in misura tanto evidente da spingere le imprese a sfruttare intensamente i filoni più ricchi per non perdere posizioni sul mercato. Dei maggiori produttori d’argento soltanto sei estraggono il metallo da miniere d’argento (metallo primario) e rappresentano il 30% dell’offerta. Una buona quantità di metallo bianco si ottiene come sottoprodotto di altre miniere che estraggono soprattutto metalli di base (34,4% piombo/zinco, 22% rame) e oro (12,5%). Sovente l’argento è combinato con zolfo, arsenico, antimonio, clorati e l’estrazione si compie per elettrolisi o amalgamazione, tecnica ormai abbandonata a causa dei costi e soprattutto della tossicità del mercurio. L’argento è molto usato in campo elettrotecnico ed elettronico, soprattutto nei Paesi asiatici. Circa l’11% della domanda industriale (il 4,5% di quella totale) viene dall’industria metallurgica per la produzione di ottoni, bronzi speciali e leghe per saldatura. Restano consistenti gli usi in gioielleria (circa il 32% della domanda totale); il consumo dell’industria fotografica si riduce ancora, ma resta importante per il settore della diagnostica medica, anche se ormai molte analisi sono realizzate con tecniche numeriche. E la medicina e la chirurgia utilizzano molto argento nelle bende, nelle garze, nei cerotti e nelle creme per curare ferite e ustioni gravi. La domanda speculativa del metallo bianco segue quella del metallo giallo, ma per ottenere gli stessi risultati finanziari serve molto più argento. Gli investitori/speculatori seguono attentamente l’evoluzione della ratio fra i prezzi dell’oro e dell’argento: i prezzi dell’oro sono 60-80 volte quelli dell’argento, con punte speculative molto decise. Nell’antichità il rapporto oscillava fra 10 e 15 once d’argento per una d’oro. E in questa lunga storia ci sono due momenti eccezionali. L’Egitto dei faraoni disponeva di molto oro e di poco argento e in certi casi i due metalli avevano lo stesso prezzo; allora i mercanti fenici compravano l’argento dalle miniere spagnole a un prezzo di 5-10 once d’argento per un’oncia d’oro e lo rivendevano in Egitto a parità. Lo stesso arbitraggio veniva fatto dai mercanti veneziani e soprattutto genovesi sul mercato di Caffa e nel Mar Nero, quando i mercanti mongoli offrivano un’oncia d’oro (dello Yunnan) per comprare 7-8 once d’argento dai mercanti italiani che con un’oncia d’oro cinese ottenevano più di 12 once d’argento spagnolo… Read the full article
0 notes
Mondiali di basket, oro Germania che batte la Serbia 83-77. Al Canada il bronzo
Trascinata dai fratelli Franz e Moritz Wagner, e da un super Denis Schroeder, la Germania si laurea per la prima volta nella sua storia campione del Mondo nel basket.  In crisi nel calcio, i tedeschi si riscattano vincendo a sorpresa i Mondiali nelle Filippine battendo in finale la favorita Serbia per 83-77.  Un’impresa che neanche il leggendario Dirk Nowitzki era riuscito a realizzare.  Dopo…
View On WordPress
0 notes
Photo
Tumblr media Tumblr media
Inlegal D 'Oro mines in the CNR cordillera in the Baguio Sagada area but "could easily be" Palawan Mindanao (where there are tribes of native Philippines or Aboriginal people) in all the Philippines and gold and other precious metals.                                                                                                                                   Ang mga mina ng Inlegal D 'Oro sa CNR cordillera sa lugar ng Baguio Sagada ngunit "madaling maging" Palawan Mindanao (kung saan mayroong mga tribo ng katutubong Pilipinas o mga taong Aboriginal) sa buong Pilipinas at ginto at iba pang mahalagang mga metal
0 notes
Photo
Tumblr media Tumblr media Tumblr media
The kris or keris is an indigenous asymmetric dagger is the most famous Moro (Mindanao Philippines) weapon. The variations are found in every Moro tribe and was a key symbol of the status and position of a man in the Moorish society as well as being a powerful talisman. The blades of Kris are broad at the base, double-edged, and can be moved, half-straight in half straight or straight (the straight blades were more practical in combat). The older kris had less waves and the waves were deeper and wider. Over time the waves have become less deep, narrower and more numerous and have therefore required greater skill to prevent the blade from bouncing or being stuck in an enemy's body. The greater number of waves meant that the kris was more powerful in talismanic power. Sometimes the incisions (often filled with brass or silver inlays) are on the blade in vegetable motifs (vines, leaves, etc.) or in Arabic characters. Many kris blades are forged with fullers. The kris del Moro are cutting and cutting the swords against the stabbing Kererists of the Malaysians and Indonesians. Kris ranges from 45 to 65 centimeters (from 18 to 26 inches) in length. The oldest kris before the nineteenth century tended to be smaller. Laminated steel models are sometimes evident. In front of the hook as a fretwork on the blade guard there is an elephant-shaped cavity, an eagle or the mouth of a naga (a mythical snake).
The krises blows are straight or slightly curved. Commonly the pommel is in the shape of a horse's hoof, or a stylized cockatoo head with beak and crest. Usually the knob is made of hardwood briar with the handle wrapped in lacquered fiber. The upper class kris knobs are often made of ivory, silver, brass or other exotic materials with handles wrapped in chiselled silver or swassa bands (copper-gold alloy) or braided wire. Big extravagant cockatoo knobs appeared towards the end of the 19th century and are called junggayan. The knobs before the nineteenth century were very small.
The shears in Moro kris were made of hard durum wheat such as mahogany, teak and narra, tied together with strips of rattan or metal. Sometimes the cross is separated from the bottom, but more often they are carved together. Around the middle of the 20th century, the mother of pearl was introduced into the work of the sheath and kris knobs. The sheaths of the nobility are bound with bands of pure or chiselled silver, brass or swassa instead of rattan ligatures. Some nobility sheaths even have ivory or horn sleepers. Moro Kris has evolved from use in combat. The double-edged blade is an advantage where there are numerous opponents, the blade can be used to cut in an upward stroke. A contrasting single edge blade should be rotated in the opposite direction to make the same cut.
Moro kris is much appreciated by the inhabitants of Mindanao and Sulu. It is used as a symbol of authority and prestige. The Moro Kris keris. The weapon Sandokan the Tiger of the Philippines is Malaysia                                                                                                                                                                                                                                                                                                                           Ang kris o keris ay isang katutubong asymmetric dagger ay ang pinaka sikat na Moro weapon (MIndanao Filipino). Ang mga pagkakaiba-iba ay matatagpuan sa bawat tribo ng Moro at isang mahalagang simbolo ng katayuan at posisyon ng isang tao sa Moorish na lipunan pati na rin ang pagiging isang malakas na anting-anting. Ang mga blades ni Kris ay malawak sa base, double-edged, at maaaring ilipat, kalahati tuwid sa kalahati tuwid o tuwid (ang tuwid blades ay mas praktikal sa labanan). Ang mas lumang kris ay may mas kaunting alon at ang mga alon ay mas malalim at mas malawak. Sa paglipas ng panahon ang mga alon ay naging mas malalim, mas makitid at mas maraming at samakatuwid ay nangangailangan ng mas higit na kasanayan upang maiwasan ang talim mula sa nagba-bounce o natigil sa katawan ng kaaway. Ang mas malaking bilang ng mga alon ay nangangahulugan na ang kris ay mas malakas sa talismanikong kapangyarihan. Kung minsan ang mga incisions (kadalasang pinuno ng tanso o pilak inlays) ay nasa talim sa motifs ng gulay (puno ng ubas, dahon, atbp.) O sa mga character na Arabic. Maraming mga kris na blades ang pinalitan ng mga fuller. Ang kris del Moro ay pinutol at pinutol ang mga tabak laban sa mga stabbing Kererists ng mga Malaysians at Indonesians. Ang Kris ay umabot sa 45 hanggang 65 sentimetro (mula 18 hanggang 26 pulgada) ang haba. Ang pinakalumang kris bago ang ikalabing siyam na siglo ay mas maliit. Kung minsan ang mga modelo ng laminated steel ay maliwanag. Sa harap ng kawit bilang isang fretwork sa talim ng bantay ay may hugis ng hugis ng elepante, isang agila o ang bibig ng isang naga (isang gawa-gawang ahas). Ang mga krises blows ay tuwid o bahagyang hubog. Karaniwan ang pommel ay nasa hugis ng kuko ng isang kabayo, o isang inilarawan sa pangkinaugalian na ulo ng cockatoo na may tuka at tagaytay. Karaniwan ang hawakan ng pinto ay gawa sa matigas na kahoy briar na may hawak na nakabalot sa lacquered fiber. Ang mga hugis ng kris sa itaas ay kadalasang gawa sa garing, pilak, tanso o iba pang kakaibang materyales na may mga hawak na nakabalot sa mga pilak na pilak o swassa (tanso-ginto na haluang metal) o tinirintas na kawad. Ang malaking maluho na mga taluktok ng cockatoo ay lumitaw patungo sa katapusan ng ika-19 siglo at tinatawag na junggayan. Ang mga hawla bago ang ikalabing siyam na siglo ay napakaliit.Ang mga gunting sa Moro kris na ginawa ng matapang na trigo na durum tulad ng mahogany, teak at narra, na isinama kasama ng mga piraso ng sulihiya o metal. Minsan ang krus ay nahiwalay mula sa ibaba, ngunit mas madalas ang mga ito ay inukit magkasama. Sa gitna ng kalagitnaan ng ika-20 siglo, ang ina ng perlas ay ipinakilala sa gawain ng upak at kris na mga tusok. Ang mga kaluban ng mga maharlika ay nakagapos sa mga banda ng purong o chiselled pilak, tanso o swassa sa halip ng mga rattan ligatures. Ang ilang mahahalagang pang-aapi ay may mga yari sa ivory o sungay. Ang Moro Kris ay nagbago mula sa paggamit sa labanan. Ang dobleng talim ay isang kalamangan kung saan maraming mga kalaban, ang talim ay maaaring magamit upang mabawasan ang isang paitaas na stroke. Ang isang contrasting single blade talim ay dapat na pinaikot sa kabaligtaran direksyon upang gawin ang parehong hiwa.Ang Moro kris ay pinahahalagahan ng mga naninirahan sa Mindanao at Sulu. Ginagamit ito bilang simbolo ng awtoridad at prestihiyo.  Ang Moro Kris keris. Ang armas Sandokanang Tigre, ng Pilipinas ay Malaysia                                                                                                                                                                                                                                                                          Il  kris o keris è un pugnale asimmetrico indigeno  è l'arma Moro (MIndanao filippine ) più famosa. Le variazioni si trovano in ogni tribù Moro ed era un simbolo chiave dello status e della posizione di un uomo nella società moro oltre ad essere un potente talismano. Le lame di Kris sono larghe alla base, a doppio taglio, e possono essere mosse, semidirette a metà dritte o dritte (le lame dritte erano più pratiche in combattimento). I kris più anziani avevano meno onde e le onde erano più profonde e più ampie. Nel corso del tempo le onde sono diventate meno profonde, più strette e più numerose e hanno quindi richiesto una maggiore abilità per evitare che la lama rimbalzasse o fosse bloccata nel corpo di un nemico. Il maggior numero di onde significava che il kris era più potente in potenza talismanica. Talvolta le incisioni (spesso riempite con intarsi in ottone o argento) si trovano sulla lama in motivi vegetali (viti, foglie, ecc.) O in caratteri arabi. Molte lame kris sono forgiate con fullers. I kris del Moro stanno tagliando e tagliando le spade contro i keristi pugnalanti dei malesi e degli indonesiani. Kris varia da 45 a 65 centimetri (da 18 a 26 pollici) di lunghezza. I kris più antichi prima del diciannovesimo secolo tendevano ad essere più piccoli. I modelli in acciaio laminato sono talvolta evidenti. Di fronte al gancio come traforo sulla guardia della lama c'è una cavità a forma di elefante, aquila o bocca di un naga (un serpente mitico). I colpi di krises sono dritti o leggermente curvi. Comunemente il pomo è a forma di zoccolo di cavallo, o una testa di cacatua stilizzata con becco e cresta. Solitamente il pomello è realizzato in radica di legno duro con l'impugnatura avvolta in fibra laccata. I pomelli kris di classe superiore sono spesso fatti di avorio, argento, ottone o altri materiali esotici con manici avvolti in fasce cesellate di argento o di swassa (lega di rame-oro) o filo intrecciato. Grandi pomelli di cacatua stravaganti apparvero verso la fine del 19 ° secolo e sono chiamati junggayan. I pomelli prima del diciannovesimo secolo erano molto piccoli.I foderi in Moro kris erano fatti di legni duri di grano duro come mogano, teak e narra, legati insieme con strisce di rattan o metallo. A volte la croce è separata dal fondo, ma più spesso sono scolpite insieme. Intorno alla metà del 20 ° secolo, la madreperla fu introdotta nel lavoro del fodero e dei pomelli kris. I foderi della nobiltà sono legati con bande di argento puro o cesellato, ottone o swassa invece di legature in rattan. Alcuni foderi di nobiltà hanno persino traversine in avorio o corno. Il Moro Kris si è evoluto dall'uso in combattimento. La lama a doppio taglio è un vantaggio dove ci sono numerosi avversari, la lama può essere utilizzata per tagliare in una corsa verso l'alto. Una lama a bordo singolo in contrasto, deve essere ruotata nella direzione opposta per eseguire lo stesso taglio.Il Moro kris è molto apprezzato dagli abitanti di Mindanao e Sulu. È usato come simbolo di autorità e prestigio .Il Moro Kris keris. L'arma Sandokan la Tigre delle Filippine è Malesia
2 notes · View notes
Text
Walk Free Foundation: rapporto annuale sulla schiavitù nel mondo
New Post has been published on https://www.aneddoticamagazine.com/it/walk-free-foundation-rapporto-annuale-sulla-schiavitu-nel-mondo/
Walk Free Foundation: rapporto annuale sulla schiavitù nel mondo
La Walk Free Foundation ha appena presentato il rapporto annuale sulla schiavitù nel mondo. E le sorprese non sono mancate: secondo gli autori della ricerca la domanda pubblica di prodotti a basso prezzo consentiva alla schiavitù di prosperare in tutto il mondo. https://www.globalslaveryindex.org/
Risultati preoccupanti in moltissimi paesi arretrati come Corea del Nord, Eritrea, Repubblica Centro Africana, Burundi e Afghanistan, tutti agli ultimi posti della classifica dei paesi per iniziative contro la moderna schiavitù. In Corea del Nord, secondo quanto ha riferito un testimone ai ricercatori, “ai bambini viene imposto un lavoro quotidiano in agricoltura o un mese di lavoro nel momento della raccolta. Ma a ricevere il compenso per questi lavori sono le scuole, non i bambini. E se i bambini si rifiutano vengono puniti e criticati all’interno della scuola stessa (unico modo per evitare ciò è pagando tangenti)”.
Il rapporto, complesso e articolato, è stato basato non solo su dati nazionali, ma anche su rilevamenti locali, sulle conseguenze della governance dei vari paesi sulla moderna schiavitù e soprattutto – e forse questo è il dato più importante in un’ottica geopolitica – sulle conseguenze delle politiche da parte dei paesi più sviluppati e industrializzati, quelli che fanno parte del G20. Il risultato principale dello studio infatti è che sono proprio i miliardi di dollari spesi per acquistare beni e prodotti commercializzati dalle multinazionali la causa della schiavitù moderna: spesso questi beni vengono realizzati in parte o in toto grazie a manodopera schiavizzata e, cosa ancora più grave, acquistati dai consumatori dei paesi “sviluppati”. “La prevalenza della schiavitù moderna è guidata dal conflitto e dall’oppressione, ma è anche una conseguenza dalla domanda dei consumatori dei paesi più sviluppati”, ha detto Fiona David, direttore esecutivo della ricerca presso Walk Free Foundation.
Beni o prodotti come computer e smartphone (provenienti da Cina e Malesia), cotone (proveniente da Kazakhstan, Tajikistan, Turkmenistan, Uzbekistan) e abbigliamento e accessori (realizzati in Argentina, Brasile, Cina, India, Malesia, Tailandia e Vietnam), zucchero di canna (dal Brasile, Repubblica Dominicana), oro (dalla Repubblica Democratica del Congo, dalla Corea del Nord, dal Peru), tappeti (da India e Pakistan) pesce (da Ghana, Indonesia, Tailandia, Taiwan, Corea del Sud, Cina, Giappone e Russia), riso da (India e Myanmar) e moltissimi altri.
PDF https://cdn.globalslaveryindex.org/2018-content/uploads/2018/07/19070422/6_Importing-Risk.pdf
È questo uno degli aspetti più gravi che emergono dalla ricerca appena presentata: l’aver consentito alle multinazionali di rilocalizzare la propria produzione in paesi lontani avrebbe permesso di produrre a costi molto bassi. L’altra faccia della medaglia è che queste “economie” spesso sono state possibili solo grazie a forme di moderna schiavitù (e grazie al fatto che in molti paesi è consentito produrre senza rispettare le norme di sicurezza e il rispetto dell’ambiente imposte nei paesi sviluppati). Tutto pur di accaparrarsi un mercato (spesso inutile e legato a forzature consumistiche) che vale centinaia di miliardi di dollari di prodotti venduti nei paesi del G20 incuranti delle conseguenze dal punto di vista sociale e umano.
A dirlo sono i dati riportati nel rapporto: lo scorso anno, solo nel Regno Unito sono state importate merci “a rischio” tra cui elettronica, indumenti, pesce, cioccolato e zucchero per un controvalore di ben 14 miliardi di sterline. Una cifra mostruosa ma niente se paragonata a ciò che è avvenuto negli Stati Uniti d’America che hanno importato merci simili per un valore di 144 miliardi di dollari (sono di gran lunga il più grande importatore mondiale di prodotti potenzialmente fabbricati dagli schiavi, seguiti da Giappone e Germania).
Ancora oggi, nel 2018, sono ancora milioni gli schiavi impiegati in lavori pesanti o pericolosi per la salute o sovrasfruttati. E questo anche nei paesi sviluppati. In Grecia ad esempio dove sono 89mila (su una popolazione di 11milioni 210mila persone). Pochi meno in Romania: 86mila su poco meno di venti milioni di abitanti. A ben guardare i dati pubblicati nel rapporto non c’è paese che si salva: Polonia (128mila lavoratori/schiavi), Repubblica Ceca (28mila), Francia (129mila), Germania 167mila), Spagna (105mila). Non si salvano nemmeno i paesi nordici: Sono 9mila i “moderni schiavi” in Norvegia, altrettanti in Finlandia e in Danimarca, pochi di più in Svezia (15mila). Neanche a dirlo, non si salva neanche il Bel Paese: in Italia sarebbero ben 145mila.
Diverse le cause di questo fenomeno: si va da problemi di governance alla carenza di soluzioni per i bisogni di base, dalle disuguaglianze ai conflitto interni.
Ma il rapporto ha voluto andare oltre e ha aggiunto altri aspetti, di cui si parla poco e si fa ancora meno. Ad esempio, sono stati inseriti tra i moderni schiavi quelli coinvolti nel traffico di organi: secondo i dati dell’Organizzazione Mondiale della Sanità il commercio illegale di organi riguarderebbe circa il 10% dell’attività globale di trapianto ben 126.670 trapianti di organi eseguiti in tutto il mondo (dato 2015). Un giro d’affari tra 840 milioni di dollari e 1,7 miliardi, ampiamente documentato in paesi diversi come l’India, Pakistan, Kosovo e Filippine.
Proprio le Filippine sono oggetto di un’altra forma di schiavitù moderna: quella dei bambini soldato. Secondo i ricercatori sarebbero almeno 4.000 i bambini reclutati e utilizzati in conflitti armati dalle forze governative e più di 11.500 da gruppi armati non statali, in particolare nelle Filippine ma anche in Africa, Asia e Latino America. Moltissimi i casi registrati in Afghanistan, nella Repubblica Centrafricana, in Colombia, nella Repubblica Democratica del Congo, in Iraq, in Libano, in Libia, nel Mali, in Myanmar, in Nigeria, in Somalia (paesi da cui provengono molti di quelli che cercano di arrivare in Italia), in Sudan, in Siria e, come detto, nelle Filippine.
Uno degli aspetti più gravi, come emerge da un confronto con i dati rilevati nell’ultimo rapporto, risalente al 2016, è che in molti paesi, anche europei, la situazione non è migliorata. Anzi “la prevalenza della schiavitù moderna in paesi ad alto reddito e altamente sviluppati, è maggiore”. Olanda, Regno Unito, Belgio, Svezia, Croazia, Spagna, Norvegia e Portogallo, tutti paesi ai primi posti sotto questo profilo anche due anni, non hanno avuto alcun miglioramento, non solo nel ranking ma anche nella classifica individuale legata alla governance. Lo stesso dicasi per paesi come Austria, Slovenia, Danimarca, Ungheria, Finlandia, Germania e molti altri paesi europei. Nazioni “sviluppati”, ma che non sembrano essere state capaci di migliorare realmente il proprio modo di gestire il problema.
PDF https://cdn.globalslaveryindex.org/2018-content/uploads/2018/07/19065941/3_Global-Findings.pdf
Un problema che, in definitiva, pare essere proprio questo: nella maggior parte dei paesi sviluppati (quelli, come detto, che comprano di più dalle multinazionali che sfruttano le moderne forme di schiavitù) non si fa nulla per cambiare questo stato di cose. Nonostante alcuni (pochi) paesi del G20 abbiano approvato leggi riguardanti la schiavitù e lo sfruttamento di fatto non è stato fatto molto per impedire la vendita di beni e prodotti realizzati dai moderni schiavi. Nonostante le promesse del G20 di sorvegliare le violazioni dei diritti umani nelle catene di approvvigionamento e quelle contenute nei Sustainable Development Goals delle Nazioni Unite, ben 12 dei 20 paesi del G20 non hanno intrapreso alcuna azione per impedire alle imprese di approvvigionarsi di merci fatte da schiavi. “Dobbiamo chiederci perché non viene fatto di più per liberare milioni di persone in tutto il mondo che sono intrappolate, maltrattate e picchiate mentre vengono comprate e vendute per fornire beni per le aziende di tutto il mondo”, ha detto Kevin Hyland, del Regno Unito. “Il livello di azione che i paesi del G20 hanno assunto fino ad oggi per porre fine alla schiavitù moderna è limitato. Queste nazioni hanno la responsabilità di pioniere per porre fine alla domanda di beni importati prodotti da criminali”. L’unica cosa certa è che nonostante le tante promesse, ancora oggi nel mondo almeno 40,3 milioni di persone (per oltre il 70% donne, altro punto in forte contrasto con i SDGoals) vivono in condizioni di “moderna schiavitù”.
Una sola cosa non ha detto il rapporto: che i paesi dove maggiore è il numero di schiavi moderni coincide “casualmente” proprio con quelli da cui maggiori sono i flussi migratori che caratterizzano tutto il pianeta (Burundi, Eritrea, Repubblica Democratica del Congo, Sudan, Chad, Somalia, Repubblica Centro Africana, per i flussi nel Mediterraneo; Siria, Afghanistan, Myanmar, Cambogia, Pakistan, Papua Nuova Guinea per l’Asia; Venezuela, Cambogia, Ecuador e Messico per gli USA). https://www.globalslaveryindex.org/2018/data/maps/
Ma di questo, i grandi esperti delle maggiori organizzazioni internazionali che si occupano di sviluppo e flussi migratori (e molti dei governi dei paesi europei) pare preferiscano non tenere conto …
0 notes
jamariyanews · 6 years
Text
La mega-battaglia finanziaria si intensificherà da fine febbraio, all'inizio di marzo
19 febbraio 2018
https://benjaminfulford.net/ La battaglia segreta per il pianeta terra sta entrando in una fase critica nelle prossime settimane, specialmente nel regno della finanza, dove infuria un'epica battaglia a tre, concordano diverse fonti. In questa battaglia, le Criptovalutee lo Yuan cinese si combattono a vicenda, così come i combattimenti per sostituire l'attuale petrodollaro della banca centrale occidentale, l'Euro e il sistema giapponese basato sullo Yen.
Nella mossa più grande, la grande sfida al petrodollaro USA è stata lanciata dai cinesi, con l'annuncio formale della partenza, il 26 marzo,  dei trading sul futures sul petrolio  sostenuto con l'oro. Fonti della Società Segreta Asiatica dicono che l'Anno del Cane, che sta iniziando, di solito porta volatilità (in questo caso presumibilmente nei mercati finanziari) prima che le cose si sistemino in una nuova normalità man mano che l'anno avanza. Ciò significa che i cinesi sono pronti per la guerra finanziaria, una volta tornati dalle vacanze del loro nuovo anno lunare, questa settimana e la prossima. 
La Cina e il trading.
Questa mossa cinese contro il petrodollaro coincide con la minaccia russa di ritirarsi dal sistema di pagamenti internazionali SWIFT controllato dall'Occidente. Una fonte della CIA in Asia dice di essere stato informato dalle sue controparti russe che se la Russia inizia a commerciare senza utilizzare i conti di scambio internazionale SWIFT e passa completamente al sistema di pagamento interbancario cinese (CIPS), "ci saranno almeno una dozzina altre nazioni che faranno questo cambio in pochi giorni. "
La Russia abbandona lo SWIFT.
La Russia abbandona lo SWIFT. 2
Nel frattempo, un agente del Servizio segreto d'intelligence canadese nota che "il primo ministro russo Dmitrij Medvedev è anche l'amministratore delegato della Federazione russa, autorizzato a operare fuori Londra. Quindi, se viene dato l'ordine di allontanarsi dal sistema SWIFT, il dollaro USA semplicemente muore e vedremo un'enorme inflazione. " Quello che si intende implicitamente è che il distretto finanziario di Londra, è in realtà il Commonwealth britannico da 2,4 miliardi di persone, che si uniranno ai russi e ai cinesi e abbandonare il dollaro USA.C'è anche una grande spinta a sostituire il petrodollaro con una criptovaluta sostenuta con l'oro che potrebbe rivaleggiare con lo Yuan cinese in quanto a influenza, secondo dei russi, la CIA, il Pentagono, il governo giapponese e altre fonti coinvolte in questo progetto, di cui discuteremo in dettaglio più avanti.
Questi sviluppi sono probabilmente il motivo per cui gli alti esponenti della Loggia  P2, i controllori del sistema esistente dollaro / euro / yen, hanno contattato la White Dragon Society (WDS) la scorsa settimana per perorare la pace. Ci saranno ulteriori informazioni su queste discussioni con la P2 avanti nel post.Anche la scorsa settimana, l'ex agente della CIA e fondatore della Marine Intelligence Division (Il personale che ha recentemente fatto irruzione nella sede della CIA), Robert David Steele si è presentato in Giappone la scorsa settimana per incontrare membri del WDS. 
In Giappone, Steele ha incontrato membri di Società Segrete Asiatiche, alti intermediari al potere di destra, membri della famiglia reale giapponese e altri. Le discussioni si sono incentrate su ...idee per un'alternativa all'attuale paradigma economico occidentale . Il punto di vista di Steele è che il costo reale della produzione degli articoli deve essere incluso nel costo di un prodotto. L'esempio esposto è stato sull'uso di sostanze cancerogene altamente pericolose nella produzione di smartphone e che gli operai avrebbero contratto il cancro nella produzione delle apparechiature telefoniche, e il cui costo dovrebbe essere incluso nel prezzo del telefono. È stato concordato dalle varie parti che il costo dell'inquinamento, ad esempio, dovrebbe essere pagato interamente dagli inquinatori.
C'è anche  accordo in generale sul fatto che l'attuale sistema delle banche centrali di proprietà privata sta distruggendo il pianeta e che devono essere chiuse. Una fonte asiatica della CIA coinvolta nelle discussioni ha detto che le nazioni dell'ASEAN (Singapore, Malesia, Tailandia, Brunei, Indonesia, Filippine, Cambogia, Laos, Vietnam e Myanmar) si stanno preparando ad avviare il processo nazionalizzazione delle loro banche centrali.
C'era, tuttavia, un disaccordo sulle criptovalute. Il rappresentante della Società Segreta Asiatica ha detto che i cinesi hanno deciso nel febbraio 2017 di non voler supportare più le criptovalute perché temono che una "IA criminale" sarebbe in grado di "prenderne il controllo e assumere così il controllo della società umana".Tuttavia, il rappresentante della società segreta asiatica ha dichiarato di essere disposto a sostenere l'idea della WDS per una criptovaluta sostenuta con oro, ma solo se gli fosse stata fornita la prova dell'esistenza reale dell'oro. Il WDS ha promesso di fornire prove dettagliate agli asiatici sotto forma di una quantità statisticamente valida di campioni di base. I giacimenti d'oro si trovano a Bougainville, in Indonesia e altrove, e non sono collegati alle leggendarie caverne piene di oro dei "conti di garanzia globale" già estratti. Saranno estratti usando una tecnologia ecologica.
Questo potrebbe essere il motivo per cui Agustin Carstens, General Manager della Bank for International Settlements (BIS Banca dei Regolamenti Internazionali) , la banca centrale delle banche centrali, ha dichiarato nel suo primo discorso pubblico del 6 febbraio che "Se le autorità non agiscono preventivamente, le criptovalute potrebbe diventare più interconnesse con il principale sistema finanziario e diventare una minaccia. Soprattutto, l'ascesa di criptovalute non dovrebbe farci dimenticare l'importante ruolo svolto dalle banche centrali come amministratori della cosa pubblica. I token digitali privati ​​che si mascherano come valute non devono sovvertire questa fiducia. " 
La BIS, a proposito, è dove la teoria della cospirazione incontra le cosiddette notizie mainstream. Pubblicazioni come The Wall Street Journal e The Financial Times sono pieni di articoli sulle dichiarazioni arcane della BIS che riguardano l'intero pianeta, eppure la BIS non è responsabile nei confronti di nessun governo sulla terra e nessuno li ha eletti (puoi avere conferma chiamando la BIS al +41 61 280 8080).
L'altro punto è che con i mercati azionari truccati, lo scandalo Libor, lo shock Lehman, ecc., Hanno già sovvertito la fiducia che qualcuno abbia mai potuto avere in loro.In ogni caso, fonti del Pentagono dicono: "Il nuovo sistema finanziario globale sta arrivando, poiché la cabala DUMB (Deep Underground Military Bases), i laboratori, i satelliti, le basi sottomarine e altri beni militari sono stati distrutti".
Inoltre, i preparativi per una nuova moneta panafricana vanno avanti ora che "lo Zimbabwe è politicamente stabile e il suo dollaro diventa la valuta di riserva per l'Africa, dal momento che il leader in opposizione Morgan Tsvangirai è morto", dicono le fonti.Sviluppi come quelli menzionati sopra, in particolare l'inizio del commercio del petrolio con Yuan sostenuto dall'oro, sono il motivo per cui la Loggia P2, i governanti del vecchio sistema del petrodollaro, stanno negoziando la pace con la White Dragon Society. Si consiglia alla P2 di annunciare un giubileo, o una cancellazione una tantum di tutto il debito mondiale, nonché una ridistribuzione di attività ora fraudolente, come punto di partenza per un nuovo paradigma finanziario.
Inoltre è stato chiesto loro di istruire le Nazioni Unite, il G7, la Banca Mondiale e altre sussidiarie e annunciare una campagna multimiliardaria per salvare il pianeta. Come parte di questo, sarebbe stata creata un'agenzia di pianificazione futura di nuova creazione, meritocratica e trasparente, per realizzare questi piani in consultazione con tutte le genti del pianeta terra.Al momento della stesura di questo documento, nessuna risposta positiva è stata ricevuta dalla P2, quindi il processo di rimozione definitiva da tutte le posizioni di potere continuerà fino al completamento.
La rimozione dal potere dell'arconte-satanista e assassino di massa Benyamin Netanyahu, ora che è stato incriminato dalla polizia israeliana, sarà il prossimo passo in questo processo. Netanyahu sta cercando di tenere in ostaggio i cittadini ebrei in Israele minacciando una guerra suicida con l'Iran. Tuttavia, fonti ebraiche della CIA stanno dicendo che è inevitabile che Netanyahu andrà in prigione e, "Se il mafioso khazariano Netanyahu andrà in prigione, non ne uscirà vivo". Sembra che gli ebrei si stanno finalmente rendendo conto che sono ancora dentro la loro prigionia babilonese dopo migliaia di anni e stanno, finalmente, per liberarsi.
In questo contesto, l'ultima "sparatoria" in Florida sembra essere stato un tentativo di spaventare gli ebrei in continua sottomissione. Ecco cosa hanno detto le fonti del Pentagono: "Non si trattava di una sparatoria ordinaria, ma di un messaggio alla mafia ebraica, dato che la scuola superioreParkland, in Florida, è al 40% ebrea e 5 dei 17 uccisi sono ebrei".
Sparatoria in Florida. Aanirfan.
Dice molto sullo stato degli Stati Uniti l'esistenza di una "sparatoria nella scuola ordinaria". In ogni caso, questa fonte dice: "Parkland è anche l'ospedale del Texas che ha gestito John F. Kennedy quando è stato colpito, quindi questo era anche un messaggio per Bush e Israele ".Questa fonte ci informa anche che "l'attore anti-Trump Robert De Niro potrebbe essere esposto in quanto cliente di un giro internazionale di prostituzione minorile".Inoltre, la fonte del Pentagono dice che l'NSA ha ora confermato che il presidente degli Stati Uniti Donald Trump ha vinto il voto popolare con 70 milioni di voti, contro i 57 milioni di Hillary Clinton.
Auguriamo a Trump il meglio, ma è difficile capire come possa fare Washington DC a evitare la dichiarazione formale di bancarotta. 
 Preso da: http://albainternazionale.blogspot.it/2018/02/la-mega-battaglia-finanziaria-si.html
https://ift.tt/2r6VByV
0 notes
pangeanews · 6 years
Text
I missili di Mr. Trump “lo sconsiderato” in Siria sono un sms a Putin. E accelerano l’intervento – drammatico – della Cina. Ecco perché a chi gioca a Risiko dei bambini siriani che muoiono importa nulla
La scia del missile che fende la notte siriana sembra la stella cometa. I tre re Magi, però, non sono quelli dell’oleografia natalizia. Uno è un settantenne dalla parrucca improbabile che si è sposato una bambola gonfiabile slovena; l’altro è una racchia con un nome falsamente primaverile, May, maggio; il terzo è il toy boy di una maestrina assatanata, sorride come una baguette e sbatte i tacchetti perché vuole mettere i denti di latte sulla Siria, brioches un tempo francofona. La parola magica che ha scatenato l’attacco in Siria mutilerebbe le palle di Nostradamus. ‘Armi chimiche’. Ricordate? La sceneggiata si svolgeva sempre in Medio Oriente, un po’ più in là. In Iraq. Al posto di Assad c’era Saddam – nome assonante – ma le ‘armi chimiche’ non c’erano, chissà dov’erano, la fake era necessaria a detronizzare il cattivo. Ora. I giornali rigurgitano commenti di analisti, geostrateghi, opinionisti. La realtà dei fatti è più brutale di chi gioca a Risiko in una redazione con sedili in pelle e umani incravattati. Dei bambini che muoiono in Siria martoriati dalle armi chimiche, francamente, frega un cavolo a nessuno. I morti, come si sa, dacché sono morti, servono per fare altri morti. Soprattutto: alcuni morti sono più importanti di altri, per l’uso che se ne può fare. Alcuni morti sono oro, giustificano la guerra; altri sono pappa per vermi e stop, mors tua cazzi miei. Per capire il resto non serve Machiavelli: il trio Usa-UK-Francia spara missili in Siria come fossero sms a Putin. Se poi, per caso, cade Assad – le recenti detronizzazioni di Saddam e di Gheddafi dovrebbero aver insegnato che l’area musulmana non è il Sudamerica – c’è trippa per tutti, la Siria ha bei siti archeologici, tanti spazi edificabili e un tot di petrolio. Ora. M’interessa capire cosa dicono i giornali anglofoni – di solito meglio attrezzati giornalisticamente – sul tema. Ewen MacAskill, via Guardian, alterna banalità cerchiobottiste (“L’attacco di Trump alla Siria non è privo di rischi – ma non è la terza guerra mondiale”), a numeri interessanti. Intanto. Stati Uniti batte Russia 20 a 1. “Nonostante la retorica, la forza militare russa è ben lontana dai tempi dell’Unione Sovietica… Gli Usa spendono circa 550 miliardi di dollari l’anno in difesa, mentre la Russia nel spende quasi 70. Basti un dato: la Russia ha solo una vecchia portaerei, gli Stati Uniti ne hanno 20”. Va bene, ma bombardare – come è stato fatto, dopo una telefonata agli amici russi – i ‘giacimenti’ di armi chimiche non è un poco pericoloso? Pare di no. “Gli esperti britannici di armi chimiche dicono che il rischio di dispersione è minimo, e che comunque le armi chimiche sarebbero fatte esplodere prima di lasciarle disperdere”. Il rischio, ad ogni modo, c’è. Gli analisti americani parlano un po’ più chiaro. Paul Sonne sul The Washington Post è consapevole che un raid-confetto come quello di questa notte è una ‘sveltina’ quasi inutile. “Robert Ford, ex ambasciatore degli Stati Uniti in Siria, ha detto che l’azione militare dissuaderebbe Assad dall’uso di armi chimiche solo se reiterata, solo se si verificassero altri attacchi”. Il The New York Times, invece, mette il dito in una questione sonoramente politica. Negli Usa, diversamente da quanto prevede la Costituzione (“i poteri di guerra sono divisi tra Congresso e Presidente”), il Congresso conta bellicamente quanto un becco. Ciò significa larga libertà per il Presidente di giocare alla guerra con i suoi consiglieri. “Il Presidente Barack Obama e ora Mr. Trump hanno ordinato almeno 37 volte attacchi contro lo Stato Islamico e altri gruppi militari in 14 paesi, compresi Yemen, Filippine, Kenya, Eritrea, Niger. Ciò permette al Congresso guidato dai Repubblicani di evitare il dibattito pubblico e di non prendersi la responsabilità per l’invio di uomini e donne americani in battaglia”. Soprattutto, “questo dà mano libera al volubile e sconsiderato Mr. Trump, che potrebbe essere ancora più pericoloso se dovesse ingaggiare una guerra contro Iran o Corea del Nord”. Più articolato – e drastico – l’articolo di Dominic Green pubblicato sullo Spectator (“Bombardare la Siria è un grave errore”). Intanto, Green mette il dito nella piaga militare di Francia e UK, i leccapiedi di Trump. “La Russia ha una sola portaerei? Beh, è più di quello che possiede la Gran Bretagna. L’avventura libica del 2011 ha provato come Gran Bretagna e Francia non possano fare nulla senza l’apporto degli americani”. La seguente analisi, a lunga gittata, acceca. “Se agiamo come vuole Putin, bombarderemo la Siria. A quel punto, l’architettura di sicurezza costruita dopo la Seconda guerra mondiale sarà distrutta. L’esito potrebbe accelerare l’arrivo della Cina come potenza militare globale, a un ritmo che non sapremo gestire. La mappa muta, il Medio Oriente sta esplodente, l’Occidente non ha una strategia regionale. Non è questo il momento di bombardare la Siria. Difficile da riconoscerlo, ma è così. Se facciamo gesti spericolati, incapaci di sostenerli, la lezione sarà molto amara”. Capito? Trump fa il gradasso a Risiko, Putin ride sotto i bicipiti – ormai ha un red carpet davanti, può fare ciò che gli pare, è giustificato dallo yankee – e la Cina, una tirannica immensità, aguzza gli artigli. L’Occidente tramonta nella propria stupidità. Di fronte ai missili che lampeggiano come stelle comete, però, più che gli opinionisti o gli strateghi biblici, servono i poeti. Di fronte a parole babeliche brandite come claim, come loghi pubblicitari (Donald Trump che cinguetta: Assad è un “Gas Killing Animal”), serve l’abisso del verso lirico. Il poeta ci fa capire che l’innocenza è perduta, che il male alligna ovunque, che solo i malvagi agiscono ‘a fin di bene’, che le battaglie da combattere sono quelle perdute, e che comunque se si vuole difendere qualcosa non basta un tweet, bisogna proteggere l’amato facendogli scudo con il nostro corpo. Le guerre viste in tivù come una partita di calcio sono l’orrore. (d.b.)
L'articolo I missili di Mr. Trump “lo sconsiderato” in Siria sono un sms a Putin. E accelerano l’intervento – drammatico – della Cina. Ecco perché a chi gioca a Risiko dei bambini siriani che muoiono importa nulla proviene da Pangea.
from pangea.news https://ift.tt/2GXFBtN
0 notes
unumparfum · 7 years
Photo
Tumblr media
UNUM____ MAGMA_NUBES encens_en_pureté_ Disponibile esclusivamente nei migliori store UNUM_____ COPALE MANILA Il Copale viene estratto in diverse parti del mondo, dalle Filippine, al Messico fino al Madagascar. A seconda del luogo di provenienza le resine hanno colori e proprietà differenti: copale bianco, oro, nero. Il suo profumo è leggero, fruttato con note di limone. La fragranza sprigionata durante le fumigazioni ha un effetto purificatore e stimola le attività mentali e spirituali. Il Copale Manila viene estratto principalmente nelle Filippine da piante della specie Agathis philippinensis, il suo profumo è chiaro, limpido con un retrogusto leggermete dolciastro unito a note aspre _____ www.unumparfum.com #unum #encens #parfum #incenso #copalemanila #perfume #art #niche
0 notes
cento40battute · 7 years
Text
Dall’Europa all’Asia passando per il Sud America: la Collection Carven racconta i diari di viaggio di Madame Carven attraverso sette fragranze evocative
Madame Carven fu una stilista incredibile. Con il suo spirito libero e ribelle, nel 1946 iniziò ad esportare la sua moda nel mondo, e non smise mai di viaggiare per quasi quarant’anni, lasciandosi ispirare, da luci, panorami, profumi. È così che i suoi abiti divennero dei veri e propri diari di viaggio, mentre nasceva l’idea pionieristica che una fragranza potesse essere di complemento a un vestito. A questo punto nacquero le prime fragranze firmate Carven, dagli aromi freschi e frizzanti: da “Ma Griffe”, il primo profumo creato da Madame Carven nel 1946, a Vetriver, la moderna capostipite di tutte le versioni successive.
Collection Carven: sette fragranze, sette destinazioni, sette evasioni olfattive
Dalla passione di Madame Carven per il viaggio, la conquista e l’avventura, nasce la nuova collezione di fragranze Carven: ispirate a sette destinazioni, ognuna legata a sensazioni, ricordi e storie diverse, la Collection Carven omaggia il passato facendoci leggere olfattivamente alcuni dei diari di viaggio di Madame Carven.
La Spagna in primavera
Iniziamo il nostro viaggio a Siviglia. È primavera, e indossiamo un vestito flamenco ricamato con fiori verdi. Tutta la città batte al ritmo della Feria de Abril, e le donne camminano fiere con i loro abiti. Paris-Seville racconta questa storia con le note frizzanti e agrumate di bergamotto e mandarino verde, che incorniciano neroli, vite americana e foglie di tè verde prima che esse sfumino in una scia di legno bianco e muschio.
Un tramonto fiorentino
Da Siviglia voliamo a Firenze, giusto in tempo per ammirare il tramonto da Ponte Vecchio, circondate da gioielli di classe e donne eleganti. Indossando l’abito “La dolce vita” con motivo toile de Jouy, quello che percepiamo è un profumo dolce e fresco: è Paris-Florence, che apre con la freschezza di fiore di magnolia e ribes nero, per poi rivelare la dolcezza del fiore di eliotropio e la melanconia di sandalo, il legno di cedro della Virginia, il mirto.
L’esoticità indiana
Lasciamo la raffinatezza senza tempo fiorentina e trasvoliamo in India, dove, con il nostro abito ocra con motivo cashmere, ci perdiamo tra i colori e i profumi di Bangalore. Paris-Bangalore ci racconta gli esotici profumi indiani iniziando con l’aroma speziato di foglie di chiodi di garofano, seguito dall’armonia di balsamo di Tolu e vaniglia, che termina in un’incantevole unione di sandalo, fava Tonka, e ambra.
L’esuberanza del Brasile
È il momento di spiccare il volo in Sud America: qui atterriamo a San Paolo, in Brasile, dove la musica della samba accompagna una folla colorata ed esuberante. Noi, con una gonna a fantasia floreale, ci lasciamo andare … indossando Paris-Sao Paulo: bergamotto, rum e cannella aprono con esuberanza la composizione, che sboccia con l’unione di semi di cardamomo, cisto e fiori d’arancio, e viene chiusa dalla dolcezza di patchouli, fava Tonka e vaniglia.
La Turchia, dove Oriente e Occidente si incontrano
Torniamo indietro, verso la Turchia: qui c’è Izmir, vero punti d’incontro tra l’Oriente e l’Occidente. Paris-Izmir è una fragranza floreale che, alla freschezza di bergamotto e fresia, affianca rosa e mirto, seguiti dagli inebrianti aromi di sandalo, patchouli e benzoino. Questa delicata e femminile fragranza si abbina alla perfezione a un abito di tulle bianco dal motivo di rose.
Sobrietà filippina
A Manila, nelle Filippine, troviamo una sobrietà dalle mille sfaccettature: un abito dal motivo delicato e orientaleggiante parla della nostra interpretazione occidentale dell’Asia. E, insieme all’abito, indossiamo Paris-Manille, una fragranza con note di carambola e pepe rosa, con un tocco di prugna e davana, e con accenti di patchouli e muschio bianco.
Un’oasi nel deserto dell’Oman
Terminiamo il nostro viaggio in Oman, una destinazione unica e coinvolgente, dove tutto è oro, sabbia, deserto. Vestite con un abito broccato ricamato in oro e seta, cerchiamo di sfuggire all’aria soffocante della città lasciandoci inebriare dalla fragranza fresca di Paris-Mascate, un quieto respiro di arancia amara e coriandolo che lascia spazio a un’ode alla rosa marocchina, speziata con geranio e patchouli, e accompagnata da fava Tonka, ambra e vaniglia.
Ritorno alle origini anche con i flaconi
Anche i flaconi della Collection Carven raccontano la storia del ritorno alle origini della Maison: i packaging infatti riprendono la forma originale del primo “Ma Griffe” del 1946 rivisitandolo in chiave moderna e arricchendolo con i colori e i motivi abbinati a ognuna delle tappe di questo viaggio olfattivo.
Federica Miri
COLLECTION CARVEN e distribuita da MAVIVE in una selezione esclusiva di Profumerie di Nicchia nel territorio Italiano  #collectioncarven #carvenparfums #parisseville #parisflorence#parisizmir #parisbangalore #parissaopaulo #parismascate#parismanille #carven #carvenparis #perfume #exclusive#carvenxselfridges
Il viaggio olfattivo di Carven Dall’Europa all’Asia passando per il Sud America: la Collection Carven racconta i diari di viaggio di Madame Carven attraverso sette fragranze evocative…
0 notes
Text
Walk Free Foundation: rapporto annuale sulla schiavitù nel mondo
New Post has been published on https://www.aneddoticamagazine.com/it/walk-free-foundation-rapporto-annuale-sulla-schiavitu-nel-mondo/
Walk Free Foundation: rapporto annuale sulla schiavitù nel mondo
La Walk Free Foundation ha appena presentato il rapporto annuale sulla schiavitù nel mondo. E le sorprese non sono mancate: secondo gli autori della ricerca la domanda pubblica di prodotti a basso prezzo consentiva alla schiavitù di prosperare in tutto il mondo. https://www.globalslaveryindex.org/
Risultati preoccupanti in moltissimi paesi arretrati come Corea del Nord, Eritrea, Repubblica Centro Africana, Burundi e Afghanistan, tutti agli ultimi posti della classifica dei paesi per iniziative contro la moderna schiavitù. In Corea del Nord, secondo quanto ha riferito un testimone ai ricercatori, “ai bambini viene imposto un lavoro quotidiano in agricoltura o un mese di lavoro nel momento della raccolta. Ma a ricevere il compenso per questi lavori sono le scuole, non i bambini. E se i bambini si rifiutano vengono puniti e criticati all’interno della scuola stessa (unico modo per evitare ciò è pagando tangenti)”.
Il rapporto, complesso e articolato, è stato basato non solo su dati nazionali, ma anche su rilevamenti locali, sulle conseguenze della governance dei vari paesi sulla moderna schiavitù e soprattutto – e forse questo è il dato più importante in un’ottica geopolitica – sulle conseguenze delle politiche da parte dei paesi più sviluppati e industrializzati, quelli che fanno parte del G20. Il risultato principale dello studio infatti è che sono proprio i miliardi di dollari spesi per acquistare beni e prodotti commercializzati dalle multinazionali la causa della schiavitù moderna: spesso questi beni vengono realizzati in parte o in toto grazie a manodopera schiavizzata e, cosa ancora più grave, acquistati dai consumatori dei paesi “sviluppati”. “La prevalenza della schiavitù moderna è guidata dal conflitto e dall’oppressione, ma è anche una conseguenza dalla domanda dei consumatori dei paesi più sviluppati”, ha detto Fiona David, direttore esecutivo della ricerca presso Walk Free Foundation.
Beni o prodotti come computer e smartphone (provenienti da Cina e Malesia), cotone (proveniente da Kazakhstan, Tajikistan, Turkmenistan, Uzbekistan) e abbigliamento e accessori (realizzati in Argentina, Brasile, Cina, India, Malesia, Tailandia e Vietnam), zucchero di canna (dal Brasile, Repubblica Dominicana), oro (dalla Repubblica Democratica del Congo, dalla Corea del Nord, dal Peru), tappeti (da India e Pakistan) pesce (da Ghana, Indonesia, Tailandia, Taiwan, Corea del Sud, Cina, Giappone e Russia), riso da (India e Myanmar) e moltissimi altri.
PDF https://cdn.globalslaveryindex.org/2018-content/uploads/2018/07/19070422/6_Importing-Risk.pdf
È questo uno degli aspetti più gravi che emergono dalla ricerca appena presentata: l’aver consentito alle multinazionali di rilocalizzare la propria produzione in paesi lontani avrebbe permesso di produrre a costi molto bassi. L’altra faccia della medaglia è che queste “economie” spesso sono state possibili solo grazie a forme di moderna schiavitù (e grazie al fatto che in molti paesi è consentito produrre senza rispettare le norme di sicurezza e il rispetto dell’ambiente imposte nei paesi sviluppati). Tutto pur di accaparrarsi un mercato (spesso inutile e legato a forzature consumistiche) che vale centinaia di miliardi di dollari di prodotti venduti nei paesi del G20 incuranti delle conseguenze dal punto di vista sociale e umano.
A dirlo sono i dati riportati nel rapporto: lo scorso anno, solo nel Regno Unito sono state importate merci “a rischio” tra cui elettronica, indumenti, pesce, cioccolato e zucchero per un controvalore di ben 14 miliardi di sterline. Una cifra mostruosa ma niente se paragonata a ciò che è avvenuto negli Stati Uniti d’America che hanno importato merci simili per un valore di 144 miliardi di dollari (sono di gran lunga il più grande importatore mondiale di prodotti potenzialmente fabbricati dagli schiavi, seguiti da Giappone e Germania).
Ancora oggi, nel 2018, sono ancora milioni gli schiavi impiegati in lavori pesanti o pericolosi per la salute o sovrasfruttati. E questo anche nei paesi sviluppati. In Grecia ad esempio dove sono 89mila (su una popolazione di 11milioni 210mila persone). Pochi meno in Romania: 86mila su poco meno di venti milioni di abitanti. A ben guardare i dati pubblicati nel rapporto non c’è paese che si salva: Polonia (128mila lavoratori/schiavi), Repubblica Ceca (28mila), Francia (129mila), Germania 167mila), Spagna (105mila). Non si salvano nemmeno i paesi nordici: Sono 9mila i “moderni schiavi” in Norvegia, altrettanti in Finlandia e in Danimarca, pochi di più in Svezia (15mila). Neanche a dirlo, non si salva neanche il Bel Paese: in Italia sarebbero ben 145mila.
Diverse le cause di questo fenomeno: si va da problemi di governance alla carenza di soluzioni per i bisogni di base, dalle disuguaglianze ai conflitto interni.
Ma il rapporto ha voluto andare oltre e ha aggiunto altri aspetti, di cui si parla poco e si fa ancora meno. Ad esempio, sono stati inseriti tra i moderni schiavi quelli coinvolti nel traffico di organi: secondo i dati dell’Organizzazione Mondiale della Sanità il commercio illegale di organi riguarderebbe circa il 10% dell’attività globale di trapianto ben 126.670 trapianti di organi eseguiti in tutto il mondo (dato 2015). Un giro d’affari tra 840 milioni di dollari e 1,7 miliardi, ampiamente documentato in paesi diversi come l’India, Pakistan, Kosovo e Filippine.
Proprio le Filippine sono oggetto di un’altra forma di schiavitù moderna: quella dei bambini soldato. Secondo i ricercatori sarebbero almeno 4.000 i bambini reclutati e utilizzati in conflitti armati dalle forze governative e più di 11.500 da gruppi armati non statali, in particolare nelle Filippine ma anche in Africa, Asia e Latino America. Moltissimi i casi registrati in Afghanistan, nella Repubblica Centrafricana, in Colombia, nella Repubblica Democratica del Congo, in Iraq, in Libano, in Libia, nel Mali, in Myanmar, in Nigeria, in Somalia (paesi da cui provengono molti di quelli che cercano di arrivare in Italia), in Sudan, in Siria e, come detto, nelle Filippine.
Uno degli aspetti più gravi, come emerge da un confronto con i dati rilevati nell’ultimo rapporto, risalente al 2016, è che in molti paesi, anche europei, la situazione non è migliorata. Anzi “la prevalenza della schiavitù moderna in paesi ad alto reddito e altamente sviluppati, è maggiore”. Olanda, Regno Unito, Belgio, Svezia, Croazia, Spagna, Norvegia e Portogallo, tutti paesi ai primi posti sotto questo profilo anche due anni, non hanno avuto alcun miglioramento, non solo nel ranking ma anche nella classifica individuale legata alla governance. Lo stesso dicasi per paesi come Austria, Slovenia, Danimarca, Ungheria, Finlandia, Germania e molti altri paesi europei. Nazioni “sviluppati”, ma che non sembrano essere state capaci di migliorare realmente il proprio modo di gestire il problema.
PDF https://cdn.globalslaveryindex.org/2018-content/uploads/2018/07/19065941/3_Global-Findings.pdf
Un problema che, in definitiva, pare essere proprio questo: nella maggior parte dei paesi sviluppati (quelli, come detto, che comprano di più dalle multinazionali che sfruttano le moderne forme di schiavitù) non si fa nulla per cambiare questo stato di cose. Nonostante alcuni (pochi) paesi del G20 abbiano approvato leggi riguardanti la schiavitù e lo sfruttamento di fatto non è stato fatto molto per impedire la vendita di beni e prodotti realizzati dai moderni schiavi. Nonostante le promesse del G20 di sorvegliare le violazioni dei diritti umani nelle catene di approvvigionamento e quelle contenute nei Sustainable Development Goals delle Nazioni Unite, ben 12 dei 20 paesi del G20 non hanno intrapreso alcuna azione per impedire alle imprese di approvvigionarsi di merci fatte da schiavi. “Dobbiamo chiederci perché non viene fatto di più per liberare milioni di persone in tutto il mondo che sono intrappolate, maltrattate e picchiate mentre vengono comprate e vendute per fornire beni per le aziende di tutto il mondo”, ha detto Kevin Hyland, del Regno Unito. “Il livello di azione che i paesi del G20 hanno assunto fino ad oggi per porre fine alla schiavitù moderna è limitato. Queste nazioni hanno la responsabilità di pioniere per porre fine alla domanda di beni importati prodotti da criminali”. L’unica cosa certa è che nonostante le tante promesse, ancora oggi nel mondo almeno 40,3 milioni di persone (per oltre il 70% donne, altro punto in forte contrasto con i SDGoals) vivono in condizioni di “moderna schiavitù”.
Una sola cosa non ha detto il rapporto: che i paesi dove maggiore è il numero di schiavi moderni coincide “casualmente” proprio con quelli da cui maggiori sono i flussi migratori che caratterizzano tutto il pianeta (Burundi, Eritrea, Repubblica Democratica del Congo, Sudan, Chad, Somalia, Repubblica Centro Africana, per i flussi nel Mediterraneo; Siria, Afghanistan, Myanmar, Cambogia, Pakistan, Papua Nuova Guinea per l’Asia; Venezuela, Cambogia, Ecuador e Messico per gli USA). https://www.globalslaveryindex.org/2018/data/maps/
Ma di questo, i grandi esperti delle maggiori organizzazioni internazionali che si occupano di sviluppo e flussi migratori (e molti dei governi dei paesi europei) pare preferiscano non tenere conto …
  Related Post
Great Firewall of China
Periodic videos from University of Nottingham
Metamaterial Mechanisms
L’INELUTTABILITÀ DELL’ECONOMIA SOMMERSA
Nectome: archiving your mind
In the Robot Skies: A drone Love Story
Manchester: giovani vite stroncate
Stephen Hawking about the greatest threat
La fabbrica della Carità di Antonella Policastrese...
Attacchi informatici e sicurezza del giornalista
Il ponte si, il ponte no, ma quanto mi costi!
Cassandra Crossing: ESC – END SUMMER CAMP
.yuzo_related_post imgwidth:155px !important; height:145px !important; .yuzo_related_post .relatedthumbline-height:15px;background: !important;color:!important; .yuzo_related_post .relatedthumb:hoverbackground:#fcfcf4 !important; -webkit-transition: background 0.2s linear; -moz-transition: background 0.2s linear; -o-transition: background 0.2s linear; transition: background 0.2s linear;;color:!important; .yuzo_related_post .relatedthumb acolor:!important; .yuzo_related_post .relatedthumb a:hover color:!important;} .yuzo_related_post .relatedthumb:hover a color:!important; .yuzo_related_post .yuzo_text color:!important; .yuzo_related_post .relatedthumb:hover .yuzo_text color:!important; .yuzo_related_post .relatedthumb margin: 0px 0px 0px 0px; padding: 5px 5px 5px 5px; jQuery(document).ready(function( $ ) //jQuery('.yuzo_related_post').equalizer( overflow : 'relatedthumb' ); jQuery('.yuzo_related_post .yuzo_wraps').equalizer( columns : '> div' ); )
0 notes