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L’Arte dell’Origami: Origine, Storia e Significato di una Tradizione Millenaria
L’origami, l’antica arte giapponese della piegatura della carta, è molto più di un semplice passatempo. Questa pratica, nata nel XVII secolo, racchiude profondi simbolismi e significati che riflettono il viaggio della vita umana.
L’origami, l’antica arte giapponese della piegatura della carta, è molto più di un semplice passatempo. Questa pratica, nata nel XVII secolo, racchiude profondi simbolismi e significati che riflettono il viaggio della vita umana. Origini e Storia dell’Origami L’origami, che letteralmente significa “piegare la carta” (dai termini giapponesi oru – piegare, e kami – carta), ha radici antiche nella…
#Akira Yoshizawa#applicazioni tecnologiche origami#arte giapponese#arte tradizionale giapponese#diffusione dell’origami#filosofia zen#fiore di loto origami#geometria dell’origami#gru di carta#maestri dell’origami#Meditazione#mono no aware#Origami#origami e bellezza#origami e cultura#origami e matematica#origami e meditazione#origami e robotica#origami e scienza#origami moderno#origine giapponese#piegare la carta#senbazuru#significato origami#simbolismo origami#storia dell’arte.#storia dell’origami#tecniche di piegatura#Transitorietà della Vita#trasformazione della carta
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La bellezza e la fragilità dell'origami rappresentano, nello shintoismo, il ciclo vitale e la fine delle cose finalizzata ad una continua rinascita. Design by @minimao_designer disponibile su @teepublic 🇯🇵🎋#minimaodesign #origami #japan #paperdesign #paper #fenice #stella #star #japaneseculture #japaneseart #japaneseorigami #etsy #teepublic #teepublicshirts #teepublicdesign #teepublicsale #origamiart #origamiartist #origamiflower (presso MiniMao design) https://www.instagram.com/p/CqlDNlgN5f-/?igshid=NGJjMDIxMWI=
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Loredana Roccasalva p/e 20: tutte le donne son “Santuzze” da celebrare
C’è qualcosa che brilla immediato nelle creazioni di Loredana Roccasalva: e tal bagliore arriva prima del suo talento sartoriale custodito sin dalla giovane età, nutrito dalla formazione eccellente, e maturato nel tempo con la cura profonda della costanza artigiana e della passione sempre vigorosa verso la manualità sartoriale allacciata alla ricerca del nuovo. Arriva ancor prima anche della sua abilità di conciliare gli amati contrasti con la stessa leggiadria sapiente di un gesto di giocoleria: come quando fa decantare l’amore sconfinato per la sua terra siciliana per distillarlo nel gusto della contemporaneità, o ancora come quando sa far risplendere tesori di tradizioni e decori dal passato incastonandoli perfettamente nel nostro presente più minimale.
Ecco, quel che più brilla immediato dai suoi abiti è il dono di Loredana Roccasalva per la sensibilità. Ogni nuova collezione, infatti, è una nuova occasione felice di ricevere una storia tra cultura antica e attualità narrata in ogni dettaglio delle creazioni, ma non solo: perché intessuto nelle trame aggraziate della stoffa, Loredana aggiunge sempre un messaggio di grande forza rivolto a migliorare con grinta realista la nostra quotidianità.
Quella di Loredana Roccasalva è un’ispirazione creativa che diventa l’intenzione concreta di restituire bellezza autentica laddove rischia di venir deturpata.
La p/e 2020 rinnova quest’attitudine nobile, non in senso d’opulenza naturalmente, bensì di nobiltà di cuore, proprio come fosse un rito: e a ben vedere tale definizione rituale si rivelerebbe ideale, dato che il tema fondamentale della collezione aggancia le radici nelle figure iconiche delle tre “Santuzze” siciliane, e da lì sboccia e fiorisce in una dedica alle donne tutte.
S’intitola proprio così, “Santuzze”, prendendo in prestito l’appellativo affettuoso con cui il popolo siciliano onora da secoli le sue tre icone protettrici: Sant’Agata, patrona di Catania, Santa Lucia patrona di Siracusa, e Santa Rosalia patrona di Palermo. Ma attenzione, please, perché è qui che il rischio di un’appiattita celebrazione folkloristica si scioglie, invece, nell’intuizione accogliente: oltre la santità gloriosa che le ammanta, le tre icone custodiscono anche l’identità umana di tre giovanissime donne che hanno subìto e affrontato le asperità di un terra storicamente non propensa ad esaltare la figura femminile, una terra verso la quale hanno comunque riversato la loro bontà miracolosa.
Ebbene, la femminilità tutta è fatta di quella stessa sostanza delle “Santuzze”: donne che quotidianamente affrontano la matassa di difficoltà e sacrifici per compiere il miracolo di essere se stesse, nella veste sociale di professioniste, di figlie, di madri e di sorelle, ma anche e soprattutto nella veste personale della propria unicità. Ecco, dunque, che la celebrazione di Loredana Roccasalva inizia proprio dalle Santuzze: delle quali riporta l’effigie sulle magliette, ma a modo squisitamente suo, naturalmente! Ovvero, grazie alla collaborazione pregiata con Rosa Cerruto, illustratrice e architetto, che le ha ritratte nel suo stile distintivo deliziosamente pop: nella loro nuova versione, i ritratti delle Santuzze son stati riportati sulle T-shirt in cotone biologico.
La celebrazione, naturalmente, prosegue e abbraccia tutte le donne, vestendole di capi che son una versione rinnovata dei capisaldi classici prét à couture firmati Loredana Roccasalva: le gonne ampie che racchiudono la figura come fosse raccolta in una corolla; i giochi di volumi che se nel minidress e nei pantaloni son asciutti e netti, nelle spalle si compongono in strutture geometriche e poetiche come origami; l’abito fluente e fiorito fatto di un tessuto innovativo realizzato in tulle e fiori sagomati con taglio laser e cuciti a mano; le stolkap, l’ibrido di stola e cappa, che sono un capolavoro di combinazione tra la geometria giapponese, l’indossabilità multipla e la ricchezza materica, i colletti che son veri gioielli, i guanti senza dita ricamati e i cerchietti arricchiti dai bottoni antichi.
Il racconto della storia siciliana scorre anche attraverso i materiali splendidi: il cotone biologico, genuino come l’artigianalità isolana, le tele di cotone corposo, la seta pregiata, il tulle ricamato che sembra provenire dalle velette di donne le cui storie di vita ed eleganza quotidiana son state racchiuse per lungo tempo dentro ad un baule, finché la loro bellezza non è stata nuovamente indossata. Anche la palette colori partecipa al racconto: pochi cenni vividi di giallo lime, dell’arancio caldo del sole al tramonto e del turchese delle acque brillano sulla coppia del bianco e nero, fatta del bianco delle spiagge assolate, e del nero grafico delle tappezzerie di antichi divani decadenti, delle geometrie dei pavimenti in pietra pece, della materia lavica.
Ad onor di cronaca, la sensibilità di Loredana Roccasalva non si chiude nella poesia della collezione, ma in questo momento storico di grave difficoltà sociale collettiva, ha confermato la sua forza solidale: e quelle mani, assieme alle macchine, che han realizzato abiti e accessori, hanno subito convertito la produzione per sopperire alla mancanza di mascherine d’uso quotidiano, e per supportare la lotta al coronavirus dell’Ospedale Centrale di Modica, città d’appartenenza dell’atelier e della sua amorevole titolare.
Voilà: il bello e il buono della creatività!
Silvia Scorcella
{ pubblicato su Webelieveinstyle }
#Loredana Roccasalva#Sicilia#storiedaindossare#artigianatoresponsabile#modaindipendente#modaesociale#modaeterritorio#noseason#fashion writing#webelieveinstyle
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Oggi niente stage, niente barchette di origami e meduse di carta pesta per il festival degli aquiloni del prossimo week end. Non devo partecipare a nessun incontro di nessun gruppo di cui faccio parte. Non vedrò nessuno e non bacerò alcune labbra. Le uniche forme di vita, con cui voglio avere a che fare, sono le foglie delle arance e dei limoni: dopo la pioggia, con le goccioline ancora sopra, che scivolano via appena le sfiori, sembrano delle opere d'arte visive. Vorrei avere gli occhi solo per le cose belle o solo cose belle per gli occhi. Toti cantava che 'la bellezza è nei miei occhi e sono loro ad ingannarmi' e gli dico sempre di come al posto di ingannarmi avrebbe dovuto scrivere rincuorarmi. Vorrei farmi abbracciare da Cosimo Ortesta e da Virginia Woolf.
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Ti sto chiedendo amami. Ti sto chiedendo arrampicati sulle mie parole verticali, lanciandoti, imparando ad indossare anche il paracadute dei miei silenzi. Ti sto chiedendo amami. Che quando avremo le vertigini faremo attenzione a non guardare giù, per volare ancora e per ridarci le radici, che il posto non è il luogo, il luogo è l’amore ed è in ogni dove. L’ Amore è un luogo vero e proprio che racchiude tutti i nostri altri luoghi interiori, è un modo di abitare la vita. Ed è l’ogni dove fondamentale attorno a cui ruota l’intero viaggio dell’esistenza. Ti sto chiedendo amami. Non restare sulla porta e non lasciarmi sulle scale, affidati all’equilibrio che i tuoi piedi già conoscono, è solo il primo passo ad aver tanta paura. Ti sto chiedendo amami, non vorrai aggrapparti a fughe infinite, indossare museruole emotive per mascherare la voglia di mordere la felicità. Ti sto chiedendo, ascoltami, chi si ama riceve in dono la fortuna dell’ubiquità e potrai sentirmi ovunque. Ti abbraccio e sento l ‘anima come nelle conchiglie, sarai marea. Ti sto chiedendo rompi la monotona armonia delle paralisi planetarie e ricomponila di passi, di presenze, anche da lontano per creare l’infinito, duri pure quel che sia. Trasformami nell’uomo che vedi perché sai che esiste, ha solo bisogno di completare il mosaico di domani con la cheratina dei fili sottilissimi dei tuoi capelli. Ti sto chiedendo inarcami la schiena con le mani, sollevami e mentre attorno tutto dorme tu svegliami e chiedimi: – Vuoi ballare con me in mezzo alla stanza?Sorprendimi non con regali, non con l’Australia, ma con il tatuaggio di un sogno sulla parte sinistra del cuore, un OttoVolante infinito, per poter viaggiare senza bisogno di agenzie di viaggi, di navigatori, di programmi precisi. Essenze e presenze, io, tu e il caos. Non sei venuta a far la coda, sei venuta a percorrermi, senza barriere, senza caselli. Ti sto chiedendo amami, cementa una sedia al centro dell’amore, sediamoci a incastro sull’orlo di un desiderio e se dondola basterà un origami di carta a far da fermo per un volo migliore. Ti sto chiedendo amami, che se per molti è un vanto quel che danno di sé il mio vanto sarà in quel che tu sei e sarai per me. Ti sto dicendo guardati, la tua foto mi sorride e mi sussurra che avresti la faccia di una che potrebbe essere felice, tu non sei mai così bella come quando guardi me. Ti sto dicendo amami e bruciami fino a far diventare il mio incendio cenere, spegnendolo con il tuo corpo, una candela liquida mentre mi lecchi con la mente le delizie del desiderio. Ti sto chiedendo amami, rideremo delle insolazioni, delle insoluzioni dei nostri irrisolti problemi, gremiti, affollati in una piccola zona d’ombra, per ritornare a cibarci del sole. Ti sto chiedendo amami, iniziami al secondo tempo del film della mia vita, antagonista dei miei ciak, dei miei tempi morti e sperpera con me l’impossibile per restare povera di luna, per sverginare gli angeli della perfezione, per smettere le ali e camminare a piedi, sfiniti, sorridenti, con qualche ruga in più, più belli anche per questo. Ti sto chiedendo amami, al parco dei pensieri, con il giornale in mano della condivisione, a passeggiare l’erba della serenità, senza cogliere i fiori, soltanto le occasioni, i sospiri del vento. Senza indossare maschere né di bellezza né di cera, a sfumarci il viso solo di sensazioni e fra i cortocircuiti dei miei errori, elettricista del perdono, illuminami con le tue diversità, senza voler ragione e senza darne, che le carezze sono irragionevoli, sono prose e poesie, mescolate al quadrato. Ti sto chiedendo amami, ti sto chiedendo senza chiederti, perché se mi ami già lo sai e l’emozione è sfrontata ma mai pretenziosa. E allora arrivami nella mia vita precedente a dare precedenza al phatos, a scoprirmi romantico senza farmi ammalare di gelosia, nella protezione e nella dolcezza che sono petali della stessa rosa. Sii la mia rosa. Non ti coglierò.
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« 27.11.77 » Aphrodite troverà sul comodino un origami a forma di cigno, lasciato lì clandestinamente durante la notte. La carta bianca e stranamente spessa, forse per sostenere la piega, forse per definire quella bella forma curata fin al più minimo dei dettagli: il collo sottile incurvato elegantemente, il becco fine e grazioso, le ali congelate in un movimento di apertura… Insomma, questo è un lavoro di fino. [...] C’è anche un bigliettino, insieme.
“ Ehi Bonny-Bon! Ma tu lo sapevi che porti il nome di una divinità? Sì, ti giuro! Una divinità dell’amore, ma tu pensa… Me lo hanno detto Ma’ e Mamma in una delle ultime lettere. Sì, insomma, ho parlato loro un po’ di te, poi mi hanno scritto di questa cosa e infine mi hanno spedito un libricino sulla mitologia greca. Ed è tipo una cosa fantastica sulle origini e sulle storie di dei ed eroi, ed è magico a suo modo. Te lo faccio vedere se vuoi, eh? Ma coooomunque… a quanto pare sei nata nel mare e dal mare, o meglio l’altra Afrodite, quella originale. E lei è la dea dell’amore e della bellezza e yadda yadda, un sacco di altre sdolcinatezze. Ha pure degli animali sacri, ma il più bello tra tutti è il cigno. E sai cosa? Non rappresenta bene solo la dea, ecco. Ma anche Bonny-Bon. Lo sai che i cigni sono super antipatici? O meglio, lo sembrano solo perché beccano e soffiano e si agitano se qualcuno li minaccia o minaccia chi amano, e loro amano tanto, a lungo ed in modo speciale. Quindi forse ci sta se fanno così, devono essere forti e beccare chi può fargli del male. Sono troppo carini perché non attirino attenzioni indesiderate, quindi sono preparati a tutto. E nulla, mh? Ecco a te il tuo cigno, dea dell’amore.
‘Lyn “
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Tratto dal libro "I ricordi hanno la memoria breve."
[...Il bosco era dorato, di quella luce filtrata del sole che rimbalzava su ogni fogliolina nuova e verde lucente.
Gli uccellini riempivano il vuoto dell'aria mossa dal soffio leggero di un vento monello.
Piccole scintille volteggiavano come equilibristi in un raggio di luce che dolcemente accarezzava il letto del ruscello.
Una natura inconsapevole della proprio bellezza si mirava nella rugiada del mattino.
Gli uomini avevano dimenticato, il mondo fuori la porta, toltosi le scarpe sulla soglia frontiera del senso di comunità.
Chiusi ognuno nei propri eremi di cartapesta, una vita tra gli origami di tempo perso ed i disegni mandala della pazienza.
La condizione nuova di lontana memoria, rimandava alla storia, una vita all'aria aperta, come un viaggio mai compiuto in una terra sconosciuta, un lembo di mondo in bilico tra il tempo e la sua stessa dimensione.
E nell'attesa di un passo, nel raggio di un respiro, cresceva il timore e la paura di dimenticare il profumo dei prati bagnati dalla pioggia, il grano maturo scottato dal sole, l'odore del mare che invade l'estate e scaccia i dubbi afosi della calura di agosto...
I giorni erano diventati tutti specchi, ed il tempo trascorreva rimbalzando su di loro, in un autoritratto generoso che sembrava non volere sapere di andare avanti, un fermo immobile modello per scultore, artista distratto e spassionato... Che non avrebbe colto il fiore effimero dell'istante, trascorso e già fresco ricordo.]
@vefa321
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Sono una donna fortunata. Nella mia vita ho sempre avuto uomini interessati a me. Questo nonstante io non abbia mai fatto assolutamente nulla per conquistarli, nonostante non sia una bellezza mozzafiato e nonostante - ora - i segni sul viso non tradiscano l'età.
C'è sempre stato qualcuno che mi cercava magari solo per portarmi a letto oppure perché si credevano innamorati.
Non sono mai stata sola se non per scelta, ho avuto molte relazioni - molte più di quelle che una brava ragazza dovrebbe avere - e una sola storia di una notte. Per tutte ho sempre ricamato intorno una "relazione" con la cura con la quale costruisci un origami.
Ho sempre lasciato che il seduttore provasse a raggiungere lo scopo. Ho partecipato al gioco salvo poi andarmene molto prima del goal. Gli uomini che vogliono sedurre troppo spesso usano lo stesso copione e al secondo incontro già prevedi tutta la trama. Una noia!
Poi ho amato e finalmente ho iniziato a vivere. Ho amato con la testa prima di tutto, con il cuore e con il corpo ed il mio essere "distante" da quello che accade intorno ha trovato la sua naturale collocazione. L'amore mi bastava e mi rendeva libera. Ho avuto l'immeritata fortuna di amare e di essere amata da uomini "spessi" che mi hanno certamente aiutata a diventare migliore. Quello che ho fatto è in gran parte merito loro.
Sono stata amata, da quegli uomini, in modo assoluto, potente, totale. Insieme eravamo invincibili e siamo cresciuti solidi.
Ho scoperto che anche i grandi amori possono finire. Forse il dolore più forte della mia vita. Il tentativo di frenare la discesa del rapporto, la consapevolezza della fine, la verbalizzazione. Solo puro dolore.
Non mi sono mai sposata e mi hanno chiesto "chissà se prima o poi qualcuno riuscirà ad incastrarti?".
Chi lo sa.. per ora ancora nessuno.
E chissà come sarei ora se avessi accettato di farlo.
Ora, di nuovo, amo. Di quell'amore puro, fatto di passione e voglia di condivisione, bisogno di crescita e progettazione.
Questa volta però è un amore inedito perché lui non è mio. Lui ha una famiglia e una moglie che, ogni giorno, sceglie di avere accanto.
Ora amo ma non in modo del tutto spontaneo, non mi è permessa la spontaneità.
Amo con dei condizionamenti (tanti condizionamenti) che non sono abituata ad avere.
Eppure amo perché a volte amare è troppo più forte di ogni razionale valutazione.
#buoncompleanno
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Tomoko Fuse
La regina degli origami
Nuinui, Chermignon 2018, 224 pagine, ISBN 978-2889352050
euro 40,00
email if you want to buy :[email protected]
Un’opera di grande pregio sull’origami dedicata alla “regina dei moduli”: Tomoko Fuse Un affascinante percorso in cinque tappe attraverso gli aspetti chiave della produzione dell’artista Dallo studio sulle tre forme geometriche principali a una selezione di veri e propri “tessuti” in origami creati unendo moduli multipli Le tecniche della “piega infinita” e della modellazione tramite “piega ripetitiva” Il magico rapporto fra carta e luce, per giocare con le ombre proprio come in una lanterna giapponese
Tomoko Fuse è una celebre maestra di origami, un’artista raffinatissima che sperimenta vie sempre nuove nella piegatura della carta e che si è distinta per la creazione di splendide figure geometriche, sino a progettare oggetti di design e manufatti industriali. Per questo libro di grande formato e dall’elegante veste editoriale ha selezionato alcuni dei suoi modelli più spettacolari e rappresentativi, autentiche opere d’arte realizzate nel corso degli anni, talmente belle che alcune di esse decorano ambienti pubblici e privati di prestigio, in Giappone e all’estero. Il suo intento è stato quello di condividere con altri l’indefinibile bellezza che si sprigiona dal semplice atto di piegare la carta: quando le singole linee di piega si sovrappongono e, come per magia, si materializzano forme inaspettate, si prova un ineffabile senso di stupore e gioia. Le forme prendono vita quasi spontaneamente, per una sorta di logica intrinseca al materiale stesso... E l’origamista può davvero arrivare a percepire il mondo nella sua completezza attraverso le pieghe della carta.
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#Tomoko Fuse#origami#tessuti in origami#regina dei moduli#piegatura carta#oggetti di design#design inspiration#fashion inspiration#Giappone#designbooksmilano#fashionbooksmilano#Nuinui editore
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In Giappone, gli origami della gru vengono regalati per augurare salute, felicità, benessere e prosperità ad una persona cara. Ad esempio, quando una coppia si sposa, quando nasce un bambino o quando qualcuno è malato. Spesso è anche un simbolo di amore e viene scambiato all’interno delle coppie. Qui siamo a Bergamo, nel parco cittadino di Longuelo, ed io regalo a tutti voi questo bellissimo origami dedicato alla gru giapponese che qualche mano sapiente e generosa ha saputo confezionare per la comunità... 😀🤗 #origami #gru #giappone #bergamo #longuelo #generosità #bellezza #sorpresa #square #malowriter #malo #mauriziolorenzi #felicità #augurio (presso Bergamo-longuelo) https://www.instagram.com/p/CJ6-A0tsceN/?igshid=11dscydep8aom
#origami#gru#giappone#bergamo#longuelo#generosità#bellezza#sorpresa#square#malowriter#malo#mauriziolorenzi#felicità#augurio
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La bellezza e la fragilità dell'origami rappresentano, nello shintoismo, il ciclo vitale e la fine delle cose finalizzata ad una continua rinascita. Design by @minimao_designer disponibile su @teepublic 🇯🇵🎋#minimaodesign #origami #japan #paperdesign #paper #fenice #stella #star #japaneseculture #japaneseart #japaneseorigami #etsy #teepublic #teepublicshirts #teepublicdesign #teepublicsale #origamiart #origamiartist #origamiflower (presso MiniMao design) https://www.instagram.com/p/CqdQY7ttwVl/?igshid=NGJjMDIxMWI=
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MUNÈ: la camicia non è maschile se ha origami di dettagli
“Sono un fantasista e anche un avventuriero: sono sempre stato uno che mette subito in atto un’idea, e direi che lo sono ancora oggi. Nel mio caso la curiosità vince la paura: credo che tutti gli incontri, le lotte e il sentimento di solitudine che avrai durante la sfida ti daranno più profondità come persona, e ti porteranno anche delle belle sorprese nella vita. Infatti, mai mi sarei aspettato che sarei diventato un fashion designer prima di venire in Italia”.
La voce narrante appartiene a Munenori Uemuro, le sue parole gentili e consapevoli, assieme al nome che risuona di oriente, son già preludio del caleidoscopio pregiato che compone il mondo di stile che ha fondato, a cui ha dato una forma squisitamente personale e felicemente nuova. E a cui ha dato il nome MUNÈ.
Pare quasi la meta di un viaggio autentico e spontaneo, lungo nello spazio perché iniziato dal Giappone, terra e cultura d’origine di Munenori, e sorprendente nelle rivelazioni: perché lì la moda non era ancora nella sua vita.
Al suo posto c’erano l’università di economia, il lavoro nel settore edile, e il richiamo dell’Italia iniziato dal gusto per la nostra lingua studiata nel tempo libero: “poi un giorno mi è venuta la voglia di sentire la vera lingua italiana parlata dagli italiani e ho deciso di lasciare la mia carriera per venire in Italia.
Sono arrivato in questo paese senza niente di deciso, e in una rivista di moda ho trovato un concorso di borsa di studio per lo IED, per curiosità ho participato e da li è iniziata la mia nuova vita.” Vita nuova che prosegue con 10 Corso Como durante gli studi e un ingresso importante nel fashion world, prima da Costume National, poi da Jil Sander by Raf Simons: “tutta questa esperienza ha costruito la persona che sono oggi, e sopratutto mi ha dato gli occhi per vedere la vera qualità”.
Occhi spalancati sulla bellezza che nasce nell’essenziale, quelli di Munenori Uemuro, che al contempo sono costantemente affacciati sulla finestra dell’ispirazione, per coglierne ogni suggerimento che può tradursi in dettagli, l’anima delle creazioni: “sono sempre acceso, 24 ore su 360 giorni. Le ispirazioni si trovano ovunque in ogni momento, perciò devo sempre avere una penna e un foglio, anche mentre dormo. Il mio progetto moda si sviluppa attorno alla camicia: un capo semplice e basico ma difficile da disegnare, che richiede creatività ma anche precisione e conoscenza tecnica. Oltre alle forme do molta importanza ai dettagli: nella mia testa faccio sempre origami per creare nuovi dettagli interessanti.”
Ecco svelata l’essenza della bellezza in MUNÈ: la camicia, un capo senza tempo né allacci alle volubilità dei trend, bensì sublimazione indiscussa di quella metamorfosi intrigante che dal minimalismo funzionale dell’aspetto maschile sfuma nella sofisticatezza sussurrata dei dettagli di femminilità.
Colei che la indossa è la donna che Munenori Uemuro non può essere, ma può vestire col suo womenswear: “sono un uomo, ma sono sempre geloso delle donne perché hanno una scelta più ampia per vestirsi. Ovviamente non riesco a vestirmi nel modo in cui vestono le donne, ma penso sempre ‘se fossi io, mi metterei…’ Sono un uomo e mi sono anche sposato, ma questi pensieri mi vengono molto naturalmente ancora oggi, perciò creare abiti per le donne è stata una decisione naturale per me: credo che esista la moda che può essere vista solo da occhi gelosi, e quella moda può essere creata solo da chi non la indossa nella realtà. Da questo nasce il mio approccio ‘real but not real’: penso alla vestibilità e alla funzionalità, ma non avrà mai lo stesso effetto che propone una designer donna”.
Costei, per la collezione a/i 2019-20 si rivela nella sua identità di stile elegante, minimale, intrigante: è la “Lady in Munè”, vestita della camicia, certo, e della sua essenza che evolve in abiti e capispalla, dimostra la funzionalità del workwear, racconta i volumi plasmati dal background giapponese, rivela la raffinatezza femminile di arricciature e nastri.
E conferma che quegli occhi avvezzi alla qualità lo sono più che mai: questa è la prima collezione interamente made in Italy, eccellente già nei tessuti, dal prediletto cotone, così versatile, alla lana dall’appiombo elegante, ai dettagli in pelle o viscosa che giocano con i contrasti. E questo è solo l’inizio di un viaggio che profuma di unicità.
Silvia Scorcella
{ pubblicato su Webelieveinstyle }
#MUNÈ#Munenori Uemuro#nuovoMadeinItaly#modaindipendente#nuovoartigianato#fashion writing#webelieveinstyle#Giappone
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Nella traduzione giapponese la gru della Manciuria è custode della bellezza e si dice che possa vivere fino a 1000 anni. Un bonsai con 100 minuscole gru voleva per me essere un augurio a chi lo ha ricevuto perché la bellezza splendesse per lei per centomila anni. #origami #smallcranes #100papercranes #origamibonsai #origamitree #ossessionj https://www.instagram.com/p/B0lV9l4o8AB/?igshid=1gb5l9kj649sy
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Bellezza e Mistero, capi progettati quasi ad assomigliare ad origami fluidi come inchiostro nero rovesciato sopra seta. ——————————————————— Scopri di più > store.naldi.it ——————————————————— #Naldiuomo #Naldistore #newcollection #ss19 #menswear #style #streetstyle #man #menstyle #manfashions #menfashion #fashion #fashionable #barbaraalan #urbanstyle #urban (presso Naldi Uomo) https://www.instagram.com/p/BxaXwzNpH1O/?utm_source=ig_tumblr_share&igshid=1ciozo5phc179
#naldiuomo#naldistore#newcollection#ss19#menswear#style#streetstyle#man#menstyle#manfashions#menfashion#fashion#fashionable#barbaraalan#urbanstyle#urban
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CHANEL MAKEUP - Collezione Vision d’Asie L’Art du Detail - PRIMAVERA 2019 -
Aprire gli orizzonti e scoprire che il colore è sinonimo di esplorazione, di libertà. Per la nuova collezione makeup Chanel -Vision d’Asie L’Art du Detail- di primavera, Lucia Pica svela un’idea di bellezza in continua evoluzione, percorre nuovi sentieri, osserva, sperimenta accostamenti audaci, alla ricerca di dettagli che mutano in tonalità inedite. Un recente viaggio in Asia, tra Giappone e Corea del Sud, ispira una raccolta cromatica vibrante, nel segno di contrasti luminosi profondi, ritmata da texture sapienti e finish metal, vellutati, iridescenti, matte, in un’esaltante progressione di bellezza ed eleganza contemporanea. Utilizzata nella recente sfilata Haute Couture di Parigi la nuova collezione sprona a saggiare tutta la nostra creatività attraverso i “desiderata” di stagione! • Palette occhi, creazione esclusiva in edizione limitata Les 9 Ombres Edition2 Quintessence, nove tonalità con finish matte e shimmer abbinabili e sovrapponibili. • Ombretto mono Ombre Premiere Creme in Platine bronze. • Scolpire e illuminare i contorni viso con il balsamo trasparente satin effetto rugiada Baume Essentiel in due nuance, rosa tenue e pesca, da applicare con il pennello dedicato retraibile. • Labbra sofisticate in variazioni mat setose ultrapigmentate per Rouge Allure Velvet in rosso Imperial e nude Nuance, i lipstain Rouge Allure Liquid Powder in rosso papavero Electric blossom e fuchsia intenso Bittersweet. • Tocco finale soft o pop con gli smalti Le Vernis in Bleached mauve e Le Vernis Neon in fuchsia Techno bloom. ••••• Plunge in the Asian mood as suggested by Lucia Pica in latest Chanel ss19 makeup collection Vision d’Asie L’Art du Detail with a sophisticated origami nuance palette. Details are more than crucial in this borderless, definitely inspiring unconventional collection drawn by freedom and creativity. ©thebeautycove
instagram.com/igbeautycove
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Sembra ieri quando, ascoltando materiale nuovo per Senza Filtro, scoprivo l’affascinante anomalia di Joe Barbieri. Se ci rifletto bene, di anni ne sono passati oltre dieci e, nel frattempo, Joe è diventato una specie di amico prima ancora che il mio artista italiano preferito. Quello sulle cui note cullare i propri pensieri, per intenderci. Quello che ti arriva dritto al cuore! Domani, il giorno del mio quarantesimo compleanno, vedrà le stampe il settimo album del cantautore napoletano, dal titolo “Origami”. Grazie al buon Antonio Meola di Microcosmo Dischi, questo pomeriggio ho avuto il piacere e l’onore di ascoltare in anteprima le 11 tracce di questo nuovo lavoro, forse il più intenso, sicuramente il più intimo e fragile di Joe. Come l’arte giapponese da cui trae il suo nome, in Origami convivono vulnerabilità e bellezza, rigore e sostanza, accettazione e cambiamento, densità e leggerezza. C’è spazio per la bossa nova esistenzialista di “Un posto qualunque”, per gli echi manouche di “Una Tempesta in un bicchier d’acqua”, per il bolero esistenziale di “Rinascimento”, per il fado di “Testardamente”. Nella compiutezza di un’unica voce, trovano spazio gli influssi di Luigi Tenco, di Joao Gilberto e Chet Baker, la chitarra di Oscar Montalbano, l’armonica a bocca di Giuseppe Milici, la tromba di Paolo Fresu, il bandoneon di Paolo Russo, il violoncello di Stefano Jorio e il violino di Andrea Esposito. Il tutto, accarezzato dalla voce jazz di Joe, delicata e bella come un’origami, fragile e asciutta come solo lei sa essere, unica e riconoscibile. Più di un semplice disco, “Origami” è una terapia possibile, una consolazione, assoluta seppur temporanea. 41 minuti davvero ben spesi.
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