#orecchie dei libri
Explore tagged Tumblr posts
Text
Molti bei cattivi propositi per il 2025 Beaucoup des beaux mechants résolutions pour 2025 Many good bed resolutions for 2025
4 - fare le orecchie ai libri
4 - plier les coins des livres
4 -bending your ears to books
16 notes
·
View notes
Text
Domande.
Come ti chiami
Percentuale batteria del telefono?
Ti piace leggere?
Ti piace scrivere?
Cosa che tutti amano fare ma a te non piace?
Cosa tutti odiano fare ma tu ami?
Hai amicizie a distanza?
Hai tanti amici?
Hai mai letto libri in inglese?
Guardi mai film in inglese?
Pratichi qualche sport?
Se no, che sport ti piacerebbe?
A casa hai il calendario dell'avvento?
Ami fare le foto?
Ami farti le foto?
Hai tanti amici, o sei più una persona solitaria?
Ti piace cucinare?
Sei ordinat* o meno?
Che cellulare hai?
Hai mai scritto una lettera?
Pregi e difetti del posto in cui vivi?
Vivi lì da tutta la vita?
Che lavoro fai?
Ti piace il tuo lavoro?
Se non ti piace, quale vorresti fare?
Frequenti l'università?
Se studi all'università cosa studi?
Hai conoscenti all'estero?
Hai mai pensato di lasciare il tuo paese/città?
Cosa ne pensi della frase "gli amici sono una seconda famiglia?"
Che rapporto hai con la tua famiglia?
Guardi mai film in streaming?
Ti reputi una persona tecnologica?
Preferisci thè o caffè
Preferisci dolce o salato?
Preferisci fare allenamenti a casa o in palestra?
Stagione preferita?
Cosa diresti a te stess* di 10 anni fa?
Vai spesso in discoteca?
Ti hanno mai ricoverato in ospedale?
Descrivi il tuo stile d'abbigliamento abituale.
Colore preferito?
Di che colore è la tua camera da letto?
Descrivi la tua camera da letto
Parli ancora con le stesse persone che hai conosciuto 5 anni fa?
Perché hai deciso di aprire un blog di Tumblr?
Da quanto tempo hai Tumblr?
Come sei venut* a conoscenza di questo social?
Ti reputi una persona molto social?
Sei fidanzat*
Se non sei fidanzat* quali caratteristiche la tua persona del cuore dovrebbe assolutamente avere?
Film Disney preferito?
Preferisci comprare online o in negozio?
Quale regalo di Natale vorresti ricevere?
Sei molto unit* alla tua famiglia?
Vivi nella regione in cui sei nat*
Cosa ami di più delle festività natalizie?
Cosa odi di più delle festività natalizie?
Cibo che tutti amano, ma tu odi?
Cibo che tutti odiano ma tu ami?
Vorresti dei figli?
Se si, che nomi daresti a loro?
Hai animali?
Se si, come si chiamano?
Se non possiedi animali, li vorresti?
Numero fortunato?
Hai qualche brutto vizio?
Cosa ami di te stess*
Cosa odi di te stess*
Programma preferito?
Serie TV preferita?
Hai un paese/nazione nel cuore?
Intraprenderesti mai un viaggio da sol*?
Un gioco che hai sempre voluto da piccol* e che poi è finalmente arrivato?
C'è una lingua straniera che vorresti assolutamente imparare?
Ascolti molto i consigli degli altri?
Ti piacciono i giochi da tavolo?
Come trascorri la giornata di natale?
Vivi da sol*
Sito che visiti più spesso durante la giornata.
Che effetto ha su di te il giudizio altrui?
Hai degli hobby?
Esci tutti i sabati sera?
Ultimo posto in cui sei andat* in vacanza?
Ultima volta che sei andat* al cinema? Che film hai visto?
Pesce o carne?
Segui una dieta particolare?
Senti di avere difetti particolari?
Fai amicizia subito con le persone?
Ti piacciono le leggende?
Paese che hai sempre voluto vedere?
Hai i buchi alle orecchie?
Hai tatuaggi?
Se si, hai in programma di farne altri?
Canzone preferita?
Consiglia 4 canzoni
Consiglia 4 film
Consiglia 4 serie TV
Dove pensi incontrerai l'amore della tua vita?
Sei sposat*
Sei mai stat* in campeggio?
Film che tutti amano ma tu non capisci perché?
Film che tutti odiano e ma tu non capisci perché?
Hai mai fatto un falò?
Festeggerai Capodanno?
Hai dei buoni propositi per il nuovo anno?
Hai mai inviato un SMS alla persona sbagliata?
Sei brav* a dare consigli?
Sai dipingere?
Qualcosa che hai sempre voluto fare, ma che non hai mai fatto per paura?
La tua più grande paura?
La tua più grande passione?
Porti gli occhiali o le lenti a contatto?
Porti l'apparecchio ai denti?
Descrivi la tua casa dei sogni
Hai mai pensato di aprire un canale YouTube?
Oggetto che ti ricorda la tua infanzia?
Cibo che ti ricorda la tua infanzia?
Ultimo messaggio inviato?
Ultimo messaggio ricevuto?
Cosa stai facendo adesso?
Cosa stai aspettando adesso?
Ti piace il sushi?
Un piatto tipico della tua regione?
Che ore sono adesso?
Vivi in una regione dove c'è il mare?
La tua colazione tipo?
Ti piace stare in pigiama a casa?
Usi pantofole o calzini a casa?
Hai un animo infantile?
Ti senti soddisfatt* di ciò che hai ottenuto dalla vita fino a ora?
Che cosa cambieresti della tua vita ora?
Che cosa diresti al te adolescente?
@tqngled (Mar 12.12.23 h 01:00)
#tqngled#ask#domande#domande frequenti#noia#compagnia#numeri#inviate un numero#ask box#ask game#personal#me#io#tumblr italia#italia
402 notes
·
View notes
Text
Buoni Propositi
Page 10/365
Perché no, facciamo la lista dei buoni propositi per questo 2025. Quello che vorrei fare e non, quello che vorrei essere e non.
In questo anno vorrei restare un sognatore, ma anche un uomo concreto. In pratica uno che sa prendere per le orecchie i propri sogni e farli diventare realtà. E se i sogni esagerano due sberle, come ai vecchi tempi, e li rimetto a posto.
Vorrei essere un uomo che supera il livello "dai è simpatico", perché la simpatia non batte chiodo. Vero è che non ho bellezza, ma esiste anche quella interiore. Che nel mio caso combatte contro la fame.
Mangiare meno, mangiare giusto, mangiare sano. Questo dovrà essere un buon proposito su cui lavorare tantissimo. Lo sto scrivendo mentre sto inzuppando una fetta di pandoro nel latte e cioccolato. Qui più che buon proposito dovrà essere una missione di quelle impossibili. Prenderò esempio da Tom Cruise.
Mantenere le distanze, da chi le ho già prese senza farmi impietosire. Che certi ritorni sono come l'influenza: la ricaduta è peggiore della prima volta.
Non cambiare mai il mio lessico, mantenere un livello accettabile. Quindi niente "ciaone", "apericena", "fondamentalmente" usato come un intercalare e infine "frate'"; ogni volta che si pronuncia una di queste parole una sinapsi si secca.
Vorrei essere affascinante, non come fino a oggi dove ho attratto stuole di psicologhe, e psichiatre, affascinate del mio essere un caso umano. Da valutare per farsi nuove competenze lavorative.
Fare più movimento e meno "mo' vi mento", camminare e non mentire. Portare avanti questi due buoni propositi di pari passo. Veloce se possibile. Credo che mi aiuteranno ad alleggerirmi nel corpo e nell'anima.
Relazionarmi con persone che sappiano dare attenzioni, rispetto e siano sincere, in maniera da contraccambiare tali doni. Farsi amici, insomma, di quelli veri. Sarà una sfida, più che un buon proposito. per chi è neurodivergente come me. Mica sono semplice da interpretare. Ma a chi ci riuscirà avrà dieci punti in più sulla patente spirituale della vita.
Fare sesso. No scusate, questo è un refuso della lista dei buoni propositi del 1996. Errata corrige: trovare la pace dei sensi.
Guardare più film, quelli con il lito fine che ne ho estremo bisogno. Leggere più libri, quelli che mi coinvolgono dalla prima all'ultima pagina, senza dovermi sforzare di finirlo a tutti i costi. Ascoltare sempre più musica sconosciuta, per allargare gli orizzonti musicali e restare al passo con le nuove produzioni. No, la mia risposta è "n0" se state pensando a quel genere musicale: il trap manco morto, al massimo levo la "t" e ascolto quello che resta: rap. Ma quello di qualità, niente auto-tune.
Concludendo questa breve sintesi, vorrei essere migliore di quello che sono oggi. Un filosofo, ovvero un po' filo e cucito e un po' sofà, giovane ma anziano, immaturo ma con esperienza. Un buon padre per i miei figli, ma anche un buon figlio. Saggio ma stimolante, dentro e fuori e poi ancora dentro e poi di nuovo fuori. Oh si!
Essere più attraente e meno attrattivo, attrarre più gnagna e meno cazzi amari della vita.
Buoni propositi per un nuovo anno. È bello cominciare un anno nuovo belli carichi, pieni di energia, con buoni propositi e pronti ad affrontare l'anno nuovo.
L'ho letto su di un libro di favole.
7 notes
·
View notes
Text
Il cosiddetto "sfogo", che tantissime persone ritengono indispensabile e naturale, genera in realtà un circolo di tossicità espanso.
Nel momento in cui una persona "usa" il prossimo per liberare la sua immondizia, per raccontarsi in lamentela, per dirigere la sua frustrazione verso l'esterno, crea soltanto un riversamento di negatività. Per un momento potrebbe anche sentirsi meglio, ma è un'illusione perché non ha risolto nulla dei problemi che l'affliggono, e il giorno seguente si troverà punto e a capo.
Non è intervenuta (f)attivamente né su di sè, né sulla situazione, non ha gestito in concreto niente, ha soltanto rigurgitato insoddisfazione, rabbia, dolore e spesso anche richiesta di attenzioni.
Se chi ascolta ha una coscienza simile farà lo stesso con qualcun altro, e via dicendo.
Bisogna imparare a svincolarsi da un cronico umore negativo, non a "sfogarlo". Oltretutto questa pratica è anche un modo balordo e stupido di concepire le relazioni umane, per non parlare del fatto che spesso si ritiene "amico" colui che ascolta le tue paturnie. Un amico semmai è quello che ti fa muovere il culo per uscirne, non per ascoltarti ad infinitum mentre nutri la tua inettitudine.
Suggerimenti per chi rifiuta un approccio psicologico o omeopatico:
non fingere di provare emozioni positive, chiediti piuttosto perché sei fissato soltanto sugli aspetti negativi
scrivi, tieni un diario, scarica un app dove annotare il tuo stato d'animo, questo serve a sciogliere il tuo umore, ma anche a renderti conto del tuo schifo interiore, perché va sistemato! - il diario al positivo è comunque un esercizio migliore (leggi qui)
comprendi dov'è davvero il tuo focus e che valori di vita hai, non scostarti mai da essi e se non ne hai impegnati a trovarli
scrivi su un foglio la persona che vuoi essere, tutte le volte che entri in frustrazione rileggilo
realizza che fino a oggi lamentarti non ti è servito a niente
frequenta o leggi libri di persone che trovano soluzioni e osservale, impara, prendi esempio
fai sport, non trovare scuse che non puoi andare in palestra, ci sono mille modi con cui puoi praticare movimento
trova una canzone preferita, che ti ricarica, che ti dà buon umore, tienila a portata di orecchie ogni volta che ti stai spegnendo
impara a gestire non soltanto a volere.
#zombie#società#società malata#svegliatevi#aprite gli occhi#sistema#verità#schiavi#consapevolezza#lavoro su di sè#conosci te stesso#auto osservazione#crescita personale#crescita interiore#discernimento#responsabilità#volontà#suggerimenti#paturnie#lamentela#sfogo
12 notes
·
View notes
Text
"Ci sono due tipi di libro, quelli da consultare e quelli da leggere. I primi (il prototipo è l'elenco telefonico, ma si arriva sino ai dizionari e alle enciclopedie) occupano molto posto in casa, son difficili da manovrare, e sono costosi. Essi potranno essere sostituiti da dischi multimediali, così si libererà spazio, in casa e nelle biblioteche pubbliche, per i libri da leggere (che vanno dalla Divina Commedia all'ultimo romanzo giallo).
I libri da leggere non potranno essere sostituiti da alcun aggeggio elettronico. Son fatti per essere presi in mano, anche a letto, anche in barca, anche là dove non ci sono spine elettriche, anche dove e quando qualsiasi batteria si è scaricata, possono essere sottolineati, sopportano orecchie e segnalibri, possono essere lasciati cadere per terra o abbandonati aperti sul petto o sulle ginocchia quando ci prende il sonno, stanno in tasca, si sciupano, assumono una fisionomia individuale a seconda dell'intensità e regolarità delle nostre letture, ci ricordano (se ci appaiono troppo freschi e intonsi) che non li abbiamo ancor letti, si leggono tenendo la testa come vogliamo noi, senza imporci la lettura fissa e tesa dello schermo di un computer, amichevolissimo in tutto salvo che per la cervicale. Provate a leggervi tutta la Divina Commedia, anche solo un'ora al giorno, su un computer, e poi mi fate sapere. Il libro da leggere appartiene a quei miracoli di una tecnologia eterna di cui fan parte la ruota, il coltello, il cucchiaio, il martello, la pentola, la bicicletta. Il coltello viene inventato prestissimo, la bicicletta assai tardi. Ma per tanto che i designer si diano da fare, modificando qualche particolare, l'essenza del coltello rimane sempre quella. Ci sono macchine che sostituiscono il martello, ma per certe cose sarà sempre necessario qualcosa che assomigli al primo martello mai apparso sulla crosta della terra. Potete inventare un sistema di cambi sofisticatissimo, ma la bicicletta rimane quella che è, due ruote, una sella, e i pedali. Altrimenti si chiama motorino ed è un'altra faccenda. L'umanità è andata avanti per secoli leggendo e scrivendo prima su pietre, poi su tavolette, poi su rotoli, ma era una fatica improba. Quando ha scoperto che si potevano rilegare tra loro dei fogli, anche se ancora manoscritti, ha dato un sospiro di sollievo. E non potrà mai più rinunciare a questo strumento meraviglioso. La forma-libro è determinata dalla nostra anatomia".
Umberto Eco - "La bustina di Minerva"
4 notes
·
View notes
Text
I gatti hanno sempre avuto un posto speciale nel cuore dei giapponesi.
Ma il capostazione Tama, una gatta tricolore, è riuscita a catturare il cuore di un'intera città e contribuire con 1,1 miliardi di yen all'economia locale.
La stazione di Kishi a Kinokawa, nella prefettura di Wakayama, in Giappone, fa parte della linea ferroviaria elettrica di Wakayama.
Nel 2004, la stazione rischiava la chiusura e venne salvata solo dalla protesta della gente del posto.
Tuttavia, due anni dopo, la compagnia ferroviaria decise di togliere il personale a tutte le stazioni sulla linea Kishigawa per risparmiare sui costi.
A quel tempo, il direttore della stazione era Toshiko Koyama, un uomo che aveva iniziato a nutrire un gruppo di gatti randagi che vivevano vicino alla stazione.
Una gatta di razza calico di nome Tama era particolarmente apprezzata dai pendolari, essendo sia mite che amichevole.
La si trovava spesso a prendere il sole alla stazione, felice di essere accarezzata e coccolata dai passanti.
Quando giunse il momento per il signor Koyama di procedere, chiese che la linea ferroviaria continuasse a prendersi cura di Tama.
Il presidente dell'epoca, Mitsunobu Kojima, era così preso dal gatto che non solo ne fece ufficialmente il capostazione nel 2007, ma le fece anche fare un cappellino.
Lo stipendio del gatto era pari a un anno di cibo per gatti e le fu dato un cartellino d'oro con il suo nome e la sua posizione impressi su di esso.
In qualità di capostazione, il ruolo di Tama non era solo quello di salutare i passeggeri e il personale ferroviario, ma anche quello di promuovere la ferrovia.
In effetti, la pubblicità aumentò il numero di passeggeri in visita a Kishi del 17% solo in quel mese.
A marzo 2007, le statistiche indicavano che il 10% in più di persone viaggiava sui treni solo per vedere Tama.
Il capostazione Tama guadagnò rapidamente fans...
Nel marzo 2008, Tama fu promossa a "capostazione super", un titolo che le valse addirittura un "ufficio" - vale a dire una biglietteria convertita con una lettiera e un letto.
Tama dimostrò di essere così popolare che il negozio di articoli da regalo iniziò a creare dei souvenir di Tama, come badge, portachiavi e caramelle.
I riconoscimenti continuavano e nell'ottobre 2008 Tama fu nominata cavaliere.
Per questo, un vestitino blu con volant al collo di pizzo bianco venne realizzato appositamente per il gatto.
Quando giunse la stagione dei bonus, Tama ricevette uno speciale giocattolo per gatti e una fetta di polpa di granchio, che le servì lo stesso presidente della compagnia.
Un suo ritratto speciale fu commissionato per essere appeso nella stazione.
Nel 2009, il pluripremiato designer industriale Eiji Mitooka fu assunto per progettare un "treno Tama" con raffigurazioni a fumetti del famoso gatto.
La parte anteriore del treno venne dotata di baffi, e all'interno le carrozze avevano pavimenti in legno e scaffali di libri per bambini.
Le porte si aprivano al suono preregistrato del miagolio di Tama.
Anche l'edificio della stazione venne ristrutturato da Mitooka nel 2010.
Il nuovo design assomigliava alla faccia di un gatto, incorporando le orecchie sul tetto.
Ci sono persino finestre stilizzate che sporgono dal tetto di paglia che imitano gli occhi di un gatto, specialmente la sera in cui le luci all'interno le fanno brillare di giallo.
Nel suo quarto anno come capostazione nel 2011, Tama fu promossa a Managing Executive Officer, la terza posizione più alta, appena sotto il presidente della società e l'amministratore delegato.
A quel punto, aveva già due assistenti capostazione: sua sorella Chibi e sua madre Miiko.
Dopo aver ricoperto il suo ruolo per sei anni, fu elevata al grado di presidente onorario della Wakayama Electric Rail.
Tuttavia, a questo punto, Tama aveva 14 anni e venne deciso che invece di essere visibile in ufficio dal lunedì al sabato, Tama sarebbe stata lì solo dal martedì al venerdì.
La sua morte avvenne il 22 giugno 2015 in un ospedale veterinario. Alcuni giorni dopo la scomparsa fu celebrato un funerale shintoista e Tama fu dichiarata "Onorevole Capostazione per l'Eternità".
Viene oggi onorata in un tempio vicino come divinità.
(Annalisa Susini)
(assemblato da Simone Chiarelli pag FB il piacere della scoperta)
4 notes
·
View notes
Text
È così che si fa fin dall'antichità: una donna dà energia a un uomo attraverso il sesso e in cambio riceve benefici, cure e protezione per la continuazione della famiglia.
Se una donna non riceve nulla, non importa quanto dorma con lui, non darà nulla. Tutte le argomentazioni su questo tema dello scambio di energia, in cui entrambi danno e ricevono qualcosa da qualsiasi rapporto sessuale occasionale, sono solo chiacchiere vuote in cucina. Ecco perché molti Casanova, istintivamente, raccontano favole, promettono montagne d'oro, si comportano necessariamente da fighi, fanno tutto splendidamente, conquistano, non solo per "dare", ma per "dare" a lei. ma per "dare" la loro energia, a credito, per così dire, per un possibile favore o regalo futuro.
Ecco perché si dice: una donna ama le orecchie. Dopotutto, se si va solo a letto con una donna, se lei non è incantata da te, non brilla, se inoltre non ha ottenuto nulla di importante, non c'è energia da parte sua, è solo sesso, ginnastica, riscaldamento, massaggio reciproco dei genitali. Dopo tale sesso di solito non chiamano nemmeno, e di certo non scrivono libri, dopo tale sesso sicuramente non creano, non si ispirano, non cambiano, e se lo fanno, allora solo "merda" completa.
Un uomo che non capisce la ruota elementare dello scambio di energia, che ignora l'esperienza di generazioni di altri uomini di successo, è solo un asino con cui non c'è assolutamente nulla da prendere. Quindi non cercate quelli con cui c'è qualcosa da prendere, ma quelli che sono affascinati da voi e vogliono dare e rendere migliore la vostra vita.
Dal web
15 notes
·
View notes
Text
Con “San Francisco” di Scott McKenzie nelle orecchie, una canzone iconica che è praticamente una versione musicale di Claire - citata da Brianna nella serie- ho letto qualche passo cruciale dei nove libri che mi sono fatta recapitare e ci ho passato praticamente la scorsa notte.
Ed ho capito la fonte di parecchie dispute per così dire “filologiche” su Claire.
Mentre Jamie e Brianna li ho “visti” con i volti degli attori, Claire (il mio personaggio preferito, e indiscutibilmente, almeno nella serie, a mio parere, protagonista della storia), nel libro non riuscivo a vederla proprio.
Non è solo una questione di scelta dell’attrice e di descrizioni letterarie (anche se per me ormai impossibile immaginare astrattamente la “mia” Claire scissa dal volto di Caitriona Balfe) è proprio che la Claire letteraria e la Claire televisiva, alla fine ho compreso, sono figlie di sensibilità differenti.
La Claire letteraria è davvero una donna nata nel 1918, con la forza e la durezza e le asperità che avrei potuto vedere in mia nonna, contadina padana del 1905, uscita dalla guerra con una famiglia da sfamare. Una donna vera, resa da Diana Gabaldon quasi in carne e ossa. Ne potevo percepire i calli sulle mani e la pelle bruciata dal sole del lavoro.
La Claire di Moore, con il calore regalatole da un’interpretazione straordinaria che batte praticamente più della metà delle tizie che hanno vinto Emmy e Globe in questi anni, con questa luce e umanità che le vengono da dentro e illuminano chiunque possa godere della sua grazia, è una donna moderna, senza tempo.
Piena di contraddizioni e lati oscuri (a volte molto oscuri) e, in definitiva più universale.
Come può esserlo un personaggio come Holden Caulfield, magari paragonato all’Arturo Bandini di John Fante.
E questo spiega in definitiva anche i moti di antipatia che possono scaturire da un’umana incompatibilità di taluni/e con il suo carattere complicato e pieno di sfaccettature.
Claire resterà e a mio parere resterà per come l’ha disegnata Ronald Moore.
3 notes
·
View notes
Text
Maturare significa smettere di provare vergogna (una vergogna spesso posticcia, di seconda mano), perché ci piacciono le cose che ci piacciono: io mi sono riappropriato dei film del primo Woody Allen, dei libri di Jane Austen e Virginia Woolf, di Rocky che si dà la carica esultando alla fine della scalinata, dei fumetti di Dylan Dog con le orecchie negli angoli, dei live strazianti e malinconici dei Radiohead, delle lunghe passeggiate in solitaria, di preferire il cielo al tramonto invece della faccia delle persone, di rinunciare a capire per forza quando non c'è più tempo né voglia, di lasciarsi andare alla tristezza, di lasciarsi andare, di lasciarsi; delle risate nonsense con chi mi capisce al volo, dei Sigur Ros mentre mi sento cullato dai ricordi freddi dell'Islanda, della solitudine densa che mi permette ancora di scrivere, della solitudine che mi fa sentire vivo anche se solo.
19 notes
·
View notes
Text
Capitolo Bonus La Corte Di Fiamme e Argento in italiano Azriel
Avviso: Partendo dal presupposto che non ho studiato per diventare traduttrice, quindi ci saranno SICURAMENTE dei possibili errori di traduzione, grammatica, punteggiatura e/o ortografia, questa è la mia versione tradotta in italiano dei capitoli bonus dei libri di Sarah J. Maas.
Detto ciò, buona lettura!
Finalmente la casa sul fiume era sprofondata nel silenzio dopo la movimentata festa per il solstizio d’inverno, le lucifatate attenuate che proiettavano piccole macchie d’oro in contrasto alle tenebre della notte più lunga dell’anno.
Amren, Mor e Varian erano finalmente andati a letto, ma Azriel si trovò a restare al piano di sotto.
Sapeva che avrebbe dovuto dormire un po’. Ne avrebbe avuto bisogno per l’alba, per la battaglia a palle di neve che si sarebbe tenuta alla cabina. Cassian quella sera aveva menzionato almeno sei volte che aveva un piano segreto riguardo la sua vittoria imminente. Az aveva lasciato che il fratello si vantasse. Soprattutto perché Azriel stava pianificando la propria vittoria da ormai un anno.
Cassian non poteva immaginare cosa lo aspettava. Ed Az aveva intenzione di trarre vantaggio dal fatto che Nesta non avrebbe fatto dormire molto Cassian quella notte.
Az ridacchiò tra sé e sé, le ombre attorno a lui in ascolto.
“Dormi”, sembravano sussurrargli all’orecchio. “Dormi.”
“Vorrei poterlo fare” rispose silenziosamente. Ma il sonno lo trovava raramente in quei giorni.
Troppi pensieri affilati come rasoi lo ferivano ogni volta che si soffermava a pensarci troppo. Troppe voglie e bisogni gli lasciavano la pelle surriscaldata e gli facevano tendere le ossa. Quindi dormiva solo quando il suo corpo cedeva, e anche allora era solo per poche ore.
Azriel osservò la stanza vuota, regali e nastri che ricoprivano gli arredi. Cassian e Nesta non erano tornati, il che non aveva sorpreso nessuno. Era contento per suo fratello, ma comunque…
Azriel non riusciva a controllarla. L’invidia nel suo petto. Verso Cassian e Rhys.
Sapeva che ne sarebbe stato sopraffatto se fosse andato nella sua stanza, quindi rimase di sotto, alla luce morente del fuoco.
Ma anche il silenzio era un peso troppo oneroso ed anche se le ombre gli facevano compagnia, come avevano sempre fatto, come avrebbero sempre fatto, si trovò a lasciare la stanza. Entrando nell’atrio.
Passi leggeri si sentirono scendere dalle scale, ed eccola.
Le lucifatate facevano risplendere i capelli sciolti di Elain, facendola sembrare luminosa come il sole all’alba. Lei si fermò, il respiro le rimase in gola.
«Io…» La guardò deglutire. Strinse un pacchettino tra le mani. «Stavo venendo a lasciare questo sulla tua pila di regali. Mi sono scordata di dartelo, prima.»
Bugia. Beh, la seconda parte era una bugia. Non aveva bisogno delle sue ombre per comprendere il suo tono, la leggera contrazione del viso. Aveva atteso che tutti fossero andati a dormire prima di avventurarsi al piano di sotto, dove avrebbe lasciato il suo regalo tra tutti gli altri regali aperti, subdola e inosservata.
Elain si avvicinò ed il suo respiro divenne più veloce quando si fermò ad un piede scarso di distanza. Allungò verso di lui il regalo incartato, le mani tremanti. «Tieni.»
Az cercò di non guardare le proprie dita ricoperte di cicatrici mentre prese il regalo. Non aveva preso un regalo per il suo compagno. Ma ne aveva preso uno per Azriel l’anno precedente, una polvere per il mal di testa che teneva sul comodino alla Casa del Vento. Non da usare, ma solo da guardare. Cosa che faceva ogni notte che dormiva lì. O provava a dormire lì.
Azriel scartò il pacchetto, dando un’occhiata al biglietto che diceva solo “Potresti trovarli utili alla Casa in questi giorni” e poi aprì il coperchio.
Due pezzettini di tessuto a forma di fagiolo erano posati all’interno. Elain mormorò «Gli metti nelle orecchie e bloccano ogni suono. Con Nesta e Cassian che vivono lì con te…»
Lui emise una risatina, incapace di trattenersi. «Non c’è da stupirsi che non abbia voluto che lo aprissi di fronte a tutti.»
La bocca di Elain formò un sorriso. «Nesta non apprezzerebbe la battuta.»
Le offrì un sorriso in risposta. «Non ero sicuro se darti il tuo regalo.»
Lasciò il resto non detto. Perché il suo compagno era lì, che dormiva al piano di sopra. Perché il suo compagno era nel salotto ed Azriel dovette stare tutto il tempo sulla porta perché non riusciva a sopportare di vederlo, di sentire il loro legame di compagni ed aveva bisogno di una via di fuga se fosse stato troppo.
I grandi occhi di Elain vacillarono, ben consapevole di ciò. Proprio come lui sapeva che lei era a conoscenza del motivo per cui Azriel andava raramente alle cene di famiglia, nell’ultimo periodo.
Ma quella sera, nel buio e nel silenzio, senza qualcuno che potesse vedere… Tirò fuori una scatolina in velluto dalle ombre attorno a lui. La aprì per lei.
Elain emise un debole respiro che gli sfiorò la pelle. Le sue ombre si dileguarono al suono. Erano sempre state prone a svanire quando lei era in giro.
La collana d’oro sembrava ordinaria, la catenina insignificante, l’amuleto abbastanza piccolo che avrebbe potuto essere scambiato per un gioiellino mondano. Era una piccola rosa appiattita fatta in vetro colorato, disegnata per far sì che quando la luce la colpiva, la vera profondità dei colori diventasse visibile.
Un qualcosa di una splendida bellezza segreta.
«È bellissima» sussurrò lei, sollevandola dalla scatolina. Le lucifatate dorate splendevano attraverso i piccoli vetri, facendo risplendere il gioiello con sfumature rosse, rosa e bianche. Azriel fece portare via la scatola dalle sue ombre, mentre lei mormorò «Mi aiuti ad indossarla?»
La sua mente divenne silenziosa. Ma prese la collana, aprendo il gancetto mentre lei gli diede le spalle, tirando su i capelli con una mano per scoprire il suo lungo collo morbido.
Lui sapeva che era sbagliato, ma eccolo lì, a metterle la collana al collo. Lasciando che le sue dita cicatrizzate toccassero la pelle immacolata di lei. Lasciandole accarezzare il lato della sua gola, assaporandone la consistenza vellutata. Elain tremò e lui si prese molto tempo per agganciare le due estremità.
Le dita di Azriel rimasero sulla sua nuca, appena sopra la prima vertebra. Lentamente, Elain si appoggiò sempre di più al suo tocco. Finché il suo palmo non fu premuto contro il collo di lei.
Non si era mai arrivati a quel punto. Si erano scambiati delle occhiate, gli occasionali sfioramenti delle dita, ma mai quello. Mai un tocco palese, senza restrizioni.
Sbagliato, era così sbagliato.
Non gli importava.
Aveva bisogno di sapere quale fosse il sapore della pelle del suo collo. Di cosa sapevano quelle labbra perfette. I suoi seni. Il suo sesso. Aveva bisogno che gli venisse sulla lingua…
Il membro di Azriel era dolorante dentro i pantaloni, faceva così male che a malapena riusciva a pensare. Pregò che lei non guardasse in basso. Pregò che non percepisse il cambiamento nel suo odore.
Si era concesso quei pensieri solo nel mezzo della notte. Allora permetteva alla sua mano di impugnare il suo pene e pensare a lei, quando anche le sue ombre erano andate a dormire. Come sarebbe stato il suo volto mentre la penetrava, i suoni che avrebbe emesso.
Elain si morse il labbro inferiore e servì ogni oncia di moderazione di Azriel per non affondare i propri denti lì.
«Dovrei andare» disse Elain, ma non si mosse.
«Sì» disse lui, il pollice che le accarezzava il lato della gola.
L’eccitazione di lei lo raggiunse ed i suoi occhi quasi si girarono all’interno della testa a quel dolce profumo. Avrebbe implorato in ginocchio per avere la possibilità di assaporarla. Ma Azriel si limitò ad accarezzarle il collo.
Elain rabbrividì, avvicinandosi. Era così vicina che con un respiro profondo i suoi seni gli avrebbero sfiorato il petto. Lo guardò, il viso così fiducioso, speranzoso ed aperto che lui sapeva che lei non aveva idea delle indicibili cose che gli avevano insudiciato le mani molto oltre quelle cicatrici.
Cose così terribili che era un sacrilegio che le sue dita toccassero la sua pelle, contaminandola con la sua presenza.
Ma poteva avere quello. Quel momento e magari un assaggio e sarebbe finita lì.
«Sì» mormorò Elain, come se avesse letto la decisione. Solo quell’assaggio nel cuore della notte più lunga dell’anno, dove solo la Madre gli sarebbe stata testimone.
La mano di Azriel scivolò lungo il suo collo, infilandosi tra i suoi voluminosi capelli. Muovendole la testa nel modo in cui voleva. La bocca di Elain si aprì leggermente, gli occhi puntati sui suoi prima di chiuderli.
Offerta e permesso.
Quasi gemette dal sollievo e dal bisogno mentre abbassava la propria testa verso quella di lei.
“Azriel.”
La voce di Rhys tuonò in lui, fermandolo a pochi pollici dalla dolce bocca di Elain.
“Azriel.”
Un inesorabile comando riempiva il suo nome ed Azriel alzò lo sguardo.
Rhysand era in cima alle scale. Guardandoli torvo dall’alto.
“Nel mio ufficio. Ora.”
Rhys sparì ed Azriel rimase di fronte ad Elain, ancora in attesa del suo bacio. Lo stomaco gli si torse mentre ritirava la mano dai suoi capelli, facendo un passo indietro. Costringendosi a dire «È stato uno sbaglio.»
Lei aprì gli occhi, dolore e confusione li annebbiarono prima che mormorasse «Mi dispiace.»
«Non devi… Non scusarti.» Riuscì a dire. «Non farlo affatto. Sono io quello che dovrebbe…» Scosse la testa, incapace di sopportare la desolazione che aveva fatto calare sulla sua espressione. «Buonanotte.»
Azriel trasmutò nelle ombre prima di poter dire qualcosa, apparendo alle porte dello studio di Rhys un attimo dopo. Le sue ombre gli bisbigliarono all’orecchio che Elain era andata al piano di sopra.
Rhys era seduto alla scrivania, la furia di una notte senza luna era dipinta sul suo viso. Gli chiese piano «Sei fuori di testa?»
Azriel indossò la maschera di gelo che aveva perfezionato mentre stava nella cella di suo padre. «Non so di cosa tu stia parlando.»
Il potere di Rhys si espanse nella stanza come una nube oscura. «Sto parlando di te, che stavi per baciare Elain, nel mezzo dell’atrio dove chiunque avrebbe potuto vedervi.» Abbaiò. «Incluso il suo compagno.»
Azriel si irrigidì. Lasciò la sua gelida rabbia salire in superficie, la rabbia che lasciava vedere solo a Rhysand, perché sapeva che il fratello poteva uguagliarla.
«E se il Calderone si fosse sbagliato?»
Rhysand batté le palpebre. «Che mi dici di Mor, Az?»
Azriel ignorò la domanda. «Il Calderone ha scelto tre sorelle. Dimmi come è possibile che i miei due fratelli siano con due di quelle sorelle, ma la terza sia stata data a qualcun altro.» Non aveva mai osato dire quelle parole ad alta voce.
Il viso di Rhys perse colore. «Credi di meritartela come compagna?»
Azriel sbuffò. «Credo che Lucien non sarà mai abbastanza per lei, e comunque lei non ha interesse verso di lui.»
«Quindi cosa farai?» La voce di Rhys era ghiaccio puro. «La sedurrai via da lui?»
Azriel non disse nulla. Non aveva mai pianificato di arrivare a quel punto, sicuramente non oltre le fantasie da cui traeva piacere.
Rhys ringhiò «Lascia che metta in chiaro una cosa. Tu le devi stare lontano.»
«Non puoi ordinarmi questo.»
«Oh, posso e lo farò. Se Lucien scopre che le stai dietro, avrà tutto il diritto di difendere il loro legame come preferisce. Incluso l’invocare il Duello di Sangue.»
«È una tradizione della Corte d’Autunno.» La battaglia fino alla morte era così brutale che veniva messa in atto in rari casi. Nonostante ne fosse estraneo, Azriel aveva voluto invocarlo quando aveva trovato Mor tutti quegli anni prima. Era stato pronto a sfidare sia Beron che Eris al Duello di Sangue, uccidendoli entrambi. Solo il diritto che aveva la mano di Mor di reclamare le loro teste per vendetta lo aveva frenato dal farlo.
«Lucien, come figlio di Beron, ha il diritto di richiederlo.»
«Lo sconfiggerò senza tanto sforzo.» Pura arroganza rivestiva ogni parola, ma era vero.
«Lo so.» Gli occhi di Rhys si mossero. «E se lo facessi, distruggeresti ogni fragile pace ed alleanza che abbiamo, non solo con la Corte d’Autunno, ma anche con la Corte di Primavera e Jurian e Vassa.» Rhys scoprì i denti. «Quindi lascerai stare Elain. Se ti devi scopare qualcuno, va in una casa di piacere e paga per farlo, ma le starai lontano.»
Azriel ringhiò leggermente.
«Ringhia quanto ti pare.» Rhys si appoggiò alla sedia. «Ma se ti vedo di nuovo a sbavarle dietro, te ne farò pentire.»
Rhys minacciava o si imponeva raramente. Colpì Azriel abbastanza forte da farlo rinsavire dalla sua rabbia.
Rhys indicò con il mento la porta. «Esci.»
Azriel richiuse le ali e se ne andò senza ulteriore parola, attraversando la casa e uscendo in giardino, sedendosi alla fredda luce stellare. Facendo combaciare il gelo nelle sue vene con l’aria attorno a sé.
Finché non sentì più nulla. Di nuovo non era più nulla.
Poi volò verso la Casa del Vento, sapendo che se avesse dormito nella tenuta sul fiume, avrebbe fatto qualcosa di cui poi si sarebbe pentito. Aveva fatto così attenzione a tenere Elain il più lontano possibile, era rimasto in piedi per evitarla, e quella notte… quella notte aveva avuto la conferma di aver fatto bene.
Puntò verso il campo d’allenamento, cedendo al bisogno di buttare fuori la tentazione, la rabbia e la frustrazione ed il bisogno impellente.
Lo trovò già occupato. Le sue ombre non lo avevano avvertito.
Era troppo tardi per atterrare senza sembrare che stesse correndo. Azriel atterrò nel quadrato a pochi piedi da dove Gwyn si stava allenando nel freddo della notte, la sua spada che brillava come ghiaccio nella luce lunare.
Si fermò a metà di un fendente, girandosi verso di lui. «Mi dispiace. Sapevo che foste tutti alla casa sul fiume, quindi credevo che a nessuno sarebbe importato se fossi salita quassù e…»
«Non c’è problema. Sono venuto a recuperare una cosa che mi sono scordato.» La bugia era piatta e fredda, come sapeva essere il suo volto. Le sue ombre la guardarono da dietro le ali.
La giovane sacerdotessa sorrise, ed Azriel sapeva che poteva essere diretto alle sue ombre curiose. Ma si infilò una ciocca di capelli castano ramato dietro l’orecchio a punta. «Stavo provando a tagliare il nastro.» Con la spada indicò il nastro bianco, che sembrava brillare d’argento.
«Non hai freddo?» Il respiro formò una nuvoletta davanti a sé.
Gwyn scosse le spalle. «Una volta che ti muovi, non te ne accorgi più.»
Lui annuì, il silenzio cadde. Per un istante, i loro sguardi si incrociarono. Bloccò la terribile memoria che gli passò davanti agli occhi, così in contrasto con la Gwyn che vedeva davanti a sé in quel momento.
Lei abbassò il capo, come se stesse ricordando anche lei. Che era stato lui a trovarla quel giorno a Sangravah. «Buon solstizio» disse lei, tanto un congedo quanto un augurio per le feste.
Sbuffò. «Mi stai cacciando?»
Gli occhi verde acqua di Gwyn ebbero un baluginio d’allarme. «No! Voglio dire, non mi disturba condividere il quadrato. È solo che… so che ti piace stare da solo.» La sua bocca si spostò di lato, schiacciando le lentiggini sul suo naso. «È per questo che sei venuto quassù?»
Circa. «Mi sono scordato una cosa.» le ricordò.
«Alle due di mattina?»
Puro divertimento le brillava negli occhi. Meglio del dolore che aveva notato un momento prima. Quindi le offrì un sorriso sghembo. «Non riesco a dormire senza la mia daga preferita.»
«Un conforto per ogni bambino che cresce.»
Le labbra di Azriel si contrassero. Si trattenne dal dire che dormiva eccome con una daga. Molte daghe. Inclusa una sotto il cuscino.
«Come è andata la festa?» Il suo respiro formò una nuvoletta davanti alla bocca ed una delle ombre scattò per danzarci insieme prima di tornare da lui. Come se avesse sentito una musica silenziosa.
«Bene» disse, realizzando un attimo dopo che non era una risposta socialmente accettabile. «È andata bene.»
Non che fosse molto meglio. Quindi chiese «Tu e le sacerdotesse avete celebrato?»
«Sì, anche se la cerimonia è stata il momento saliente.»
«Capisco.»
Lei inclinò la testa, i capelli luccicarono come metallo fuso. «Tu canti?»
Batté le palpebre. Non succedeva tutti i giorni che qualcuno lo coglieva di sorpresa, ma… «Perché lo chiedi?»
«Ti chiamano cantaombre. È perché canti?»
«Io sono un cantaombre, non è un titolo che si è inventato qualcuno.»
Lei scosse nuovamente le spalle, irriverente. Az socchiuse leggermente gli occhi, studiandola. «Comunque, lo fai?» continuò. «Canti?»
Azriel non riuscì a trattenere una debole risata. «Sì.»
Lei aprì la bocca per chiedere altro, ma lui non se la sentiva di spiegare. O di fare dimostrazioni, dato che di sicuro era quello che gli avrebbe chiesto subito dopo. Quindi Az indicò con il mento la spada nella mano di lei. «Riprova a tagliare il nastro.»
«Cosa… con te che guardi?»
Annuì.
Lei ci pensò e lui si chiese se avrebbe detto di no, ma Gwyn esalò un respiro, si bilanciò con i piedi e tirò un fendente. Un preciso colpo eseguito molto bene, ma non abbastanza da tagliare il nastro.
«Ancora» ordinò lui, sfregandosi le mani per contrastare il freddo, ringraziando per il suo morso frizzante e la distrazione da quella lezione improvvisata.
Gwyn fendette di nuovo, ma il nastro non cedette.
«Giri la lama di una frazione rendendola parallela al terreno.» Spiegò Azriel, sfoderando la sua spada Illyrian da dietro la schiena. «Guarda.» Fece una lenta dimostrazione, ruotando il polso come lei. «Vedi come apri qui?» Corresse la sua posizione. «Tieni il polso così. La spada è un’estensione del tuo braccio.»
Gwyn provò il movimento lentamente, come lui, mentre la osservò correggersi da sola, lottando contro l’impulso di aprire il polso e di ruotare la lama. Lo fece tre volte prima di smettere di cadere in quella brutta abitudine. «Incolpo Cassian per questo. È troppo impegnato a fare gli occhi dolci a Nesta invece di notare certi errori in questi giorni.»
Azriel rise. «Te lo concedo.»
Gwyn fece un ampio sorriso. «Grazie.»
Azriel abbassò il capo accennando un inchino, qualcosa di inquieto si insediò in lui. Anche le sue ombre si erano calmate. Come se fossero contente di rimanere sulle sue spalle a guardare.
Ma… dormire. Aveva bisogno di provare a dormire un po’.
«Buon solstizio» disse Azriel prima di puntare verso l’arcata nella Casa. «Non restare troppo a lungo. Ti congelerai.»
Gwyn annuì i suoi saluti, voltandosi di nuovo verso il nastro. Una guerriera che giudicava il suo avversario, ogni traccia di quell’affascinante irriverenza completamente sparita.
Azriel entrò nel calore della scalinata e mentre scendeva, avrebbe potuto giurare che un bellissimo, debole canto lo seguisse. Avrebbe potuto giurare che le sue ombre cantassero in risposta.
Dormì proprio come si sarebbe aspettato, ma quando Azriel tornò alla casa sul fiume per raccattare i suoi regali prima dell’alba, trovò la collana di Elain posata sulla pila. La mise in tasca. Passò il resto della giornata, anche la dannata battaglia a palle di neve, con l’intenzione di riportarla al negozio nel Palazzo del Filo e dei Gioielli.
Ma quando ritornò dalla cabina nelle montagne, non andò alla piazza del mercato.
Invece, si trovò nella biblioteca sotto la Casa del Vento, in piedi di fronte a Clotho, mentre l’orologio suonava le sette di sera.
Fece scivolare la scatolina sulla scrivania. «Se vede Gwyn, potrebbe darglielo?»
Clotho inclinò la testa incappucciata e la sua penna incantata scrisse su un pezzo di carta. Un regalo per il solstizio da parte sua?
Azriel scosse le spalle. «Non ditele che è da parte mia.»
Perché?
«Ha bisogno di saperlo? Ditele solo che è un regalo da parte di Rhys.»
Sarebbe una bugia.
Evitò l’impulso di incrociare le braccia, non volendo sembrare intimidatorio. Bloccò fuori dalla mente la memoria che gli si presentò, sua madre farsi piccola di fronte a suo padre, il maschio in piedi con le braccia incrociate in un modo che faceva capire il suo disappunto prima ancora che aprisse la sua odiosa bocca.
«Ascolti, io…» Az cercò le parole giuste, la voce che si attenuò.
«Se c’è un’altra sacerdotessa qui che potrebbe apprezzarla, la dia a lei. Ma quando me ne andrò non avrò con me quella collana.»
Aspettò che la penna di Clotho finisse di scrivere. I vostri occhi sono tristi, Cantaombre.
Le offrì un sorriso triste. «Oggi ho perso la battaglia a palle di neve.»
Clotho era abbastanza intelligente da vedere attraverso la sua deflessione. Scrisse La darò a Gwyneth. Le dirò che un amico l’ha lasciata per lei.
Non avrebbe esattamente chiamato Gwyn un’amica, ma… «Va bene. Grazie.»
La penna di Clotho si mosse nuovamente. Si merita qualcosa di bello come questo. Vi ringrazio per la gioia che le porterà.
Qualcosa si accese nel petto di Azriel, ma si limitò ad annuire i suoi ringraziamenti e se andò. Poteva immaginarselo, comunque, mentre saliva le scale verso la vera Casa. Come gli occhi verde acqua di Gwyn si sarebbero illuminati a vedere la collana. Per qualche motivo… Riusciva a vederlo.
Ma Azriel mise da parte il pensiero, cancellando consciamente il sorriso che si era dipinto sul suo viso. Mise l’immagine nel profondo di sé, dove brillava piano.
Un qualcosa di una splendida bellezza segreta.
#acosf#acosf capitoli bonus#acosf bonus chapters#azriel#elain archeron#gwyneth berdara#capitoli bonus#bonus chapters
4 notes
·
View notes
Text
Quarto, non sottolineare a penna; quinto, non fare orecchie… Quanto piú ascendiamo verso le cime psicotiche dove albergano i nostri zii matti, i bibliofili e i collezionisti, tanto piú i divieti, i tabú e le regole rituali si infittiscono e prendono un volto persecutorio. Per il comune lettore nevrotico, grazie al cielo, la precettistica fossile dei sommi sacerdoti è un’eco piú flebile
Cit. "Il lettore sul lettino. Tic, manie e stravaganze di chi ama i libri"
#pensieri per la testa#persa tra i miei pensieri#lettore#il lettore sul lettino#leggere#libro#libri#divieti#books#booklover#leggere che passione#citazione
3 notes
·
View notes
Text
È il primo giorno di scuola;
annusa la gomma
intanto che non sai ancora
cosa cancellare;
profumano negli astucci
le matite che tuo padre
ti ha insegnato a temperare;
tutto è nuovo e ti sembra
più adulto il mondo:
anche se non lo dici, ti senti
più grande;
hai i capelli pettinati;
la merenda
per metà già sbriciolata
che fra tre ore, forse,
non mangerai.
È bello il tuo zaino,
da fare a gara
con quello degli altri:
è lustro, magico, forse vola;
lo ricorderai fra vent’anni
e ad occhi chiusi
avrà l’afrore
dei citofoni di quando
si ritorna a casa,
all’una e un quarto,
all’amore sicuro e raccolto
che un giorno
cercherai di fuori.
I quaderni non hanno
ancora le orecchie,
sono lisci e sembrano
fatti apposta
per i tuoi errori.
È il primo giorno,
sui banchi freschi di fòrmica,
si stendono il verde e le mani sudate,
macchiate a strisce di cielo,
perché sono
troppo piccoli
i buchi dei tappi
dei pennarelli blu.
È un primo giorno e
ancora non lo sai.
Piange, oltre i cancelli,
di commozione e vita,
tua madre;
la vedrai da lontano,
ti lancerà con gli occhi un seme,
ma non lo innaffierai.
Ti fiorirà nel petto come un presagio,
quando lei sarà già vecchia
e tu soltanto un’anima
che un giorno imparò a leggere
sui libri, gli alfabeti,
nei silenzi, le poesie.
Beatrice Zerbini
dal libro “Mezze stagioni” (edito da AnimaMundi Otranto)
ì
1 note
·
View note
Text
Lui è Nicolò. Nasce a Cremona nel 1993. È un bambino solitario. Legge tanto, tantissimo. Cresce con i nonni, che gli insegnano le cose più divertenti, mangiare i biscotti quando ne ha voglia, correre a piedi nudi sull’erba. Ha 5 anni. Il negozio dei genitori viene rapinato, mamma e papà urlano, piangono. Nicolò scrive un racconto in cui parla del ladro. Lo rilegge, è fiero. I genitori lo stroncano. Nicolò cresce. La scuola non gli va giù. Gli insegnanti parlano chiaro, con quei voti non andrà da nessuna parte. A casa gli tirano le orecchie, ma non serve a nulla. Bocciato. Mamma e papà sono disperati. Lui invece è innamorato. Di una ragazza che non se lo fila, e gli spezza il cuore. Nicolò abbassa la testa, si cuce sulla fronte la parola fallito e tira avanti per forza d'inerzia. Passa il suo tempo sui libri. Si sente vecchio, vuoto, ha voglia di scappare. È il 2013. Nicolò va su internet, vende i fumetti, le scarpe, le magliette, la console dei videogiochi, il letto a castello, prepara lo zaino e parla con i genitori. Ciao mamma, ciao papà, vi saluto, vado in India a fare il volontario in un orfanotrofio. Nicolò non ha alcun interesse per i bambini, o per il sociale. Vuole solo fuggire dal suo paese, che gli sta stretto, lo soffoca. Arriva in un piccolo villaggio dall’altra parte del mondo. Si sente il protagonista di uno dei suoi amati romanzi. La realtà che lo circonda è un pugno nello stomaco. Povertà, prostituzione, violenza. È sconvolto. Lo mettono a insegnare inglese ai bambini. Lui non sa nemmeno da dove iniziare, deve inventarsi qualcosa. Passano i mesi. I suoi piccoli studenti lo adorano, Nicolò conosce la storia di ognuno di loro, si affeziona. Una sera telefona a casa. Ciao mamma, non torno, qui c’è troppo da fare. Nicolò scrive libri, raccoglie fondi per costruire un dormitorio, paga la scuola e l’università ai suoi bambini, fonda una Ong. È il 2020. Nicolò Govoni ha 27 anni, è candidato al Premio Nobel per la Pace.
11 notes
·
View notes
Text
Macron invoca l’unità repubblicana contro l’estrema destra di Marine Le Pen dopo il flop alle elezioni in Francia?
Macron non dovrebbe ammucchiarsi con chi insultava fino a ieri, dicendo addirittura che la sinistra era antisemita. A parlare così è Marco Travaglio, a margine della rassegna “Paper Fest – Libri in Piazza” a Carrara, commentando il risultato del voto in Francia. “Si è rivelato uno dei politici più stupidi della storia d’Europa. Pensava di spaventare i francesi con lo spauracchio del fascismo, che fa sempre paura. Ma quando l’alternativa è Macron, evidentemente i francesi si spaventano meno anche di fronte al fascismo, il che la dice lunga su che cos’è Macron, arrivato pure terzo dopo l’enorme mobilitazione”, ha continuato Travaglio. Rispetto alle nomine tra i vertici Ue e il bis di Ursula Von der Leyen, in attesa della ratifica del Parlamento europeo, ha concluso: “Penso che troverà il modo di ‘comprare’ voti a destra e a manca per farsi confermare. Mi auguro si faccia una domanda: perché più guerra portano i partiti cosiddetti antifascisti e più vincono le destre. Forse qualche campanello d’allarme dovrebbe cominciare ad apparire anche alle orecchie più sorde, come quelle di Von der Leyen”. Read the full article
0 notes
Text
I cubo dei libri
Questo è il posto di guardia di Amedeo Triste ,al terzo piano di una vecchissima scuola primaria dove c’è ancora il crocifisso di nostro Signore appeso alle pareti sopra la sedia del bidello precario. Al centro quel quadrato coi numeri , puntellato da coni gialli ed arancioni è il gioco delle tabelline (nello spirito dei nostri tempi moderni, ogni cosa è diventata un gioco , anche l’apprendimento delle tabelline) . I bimbi zombie tra l’impegno gravoso di scrollare i video su TikTok ed una partitella di pallone in questo atrio col pavimento scolorito di linoleum ,saltano sui numeri di codesto quadrato ,per rispondere all’isterica maestra che urla ” 4 per 2 , quanto fa ?”Ci sono tre tipi di maestre : la prima è quella vecchia , rugosa che vorrebbe andare in pensione perché sopportare per quarant’anni moltitudini di mocciosi ed i loro genitori rompicoglioni , è un’impresa gravosa , asfissiante . Questa maestra è in preda a pensieri ossessivi di tipo bambinocidio, vorrebbe scaraventare giù dal finestrone scolastico una ventina di bambini per volta (insomma un’intera classe di stronzetti viziati ) , la maestra esaurita immagina la pace per le sue povere orecchie sempre bombardate dalle voci acute di questi piccoli mostri. Il secondo tipo di maestra è quella figa ,coi tacchi alti , sempre elegante e truccata che guarda i bidelli come lombrichi disgustosi , fastidiosi che per la nausea che le causano, l’ignora del tutto . Il terzo tipo è una maestra mamma grassottella ,dolce e buona come la girella, sempre gentile che saluta i bidelli ,ama i bambini zombie ed ama il suo lavoro di educatrice . Amedeo Triste ama l’ultima categoria di maestre perché secondo lui fanno il loro lavoro con passione , queste sono le maestre brave che tutti ricordiamo per quello che ci hanno trasmesso col loro insegnamento. Amedeo ricorda ancora la sua maestra di 4 elementare che gli fece scoprire ” I VIAGGI DI GULLIVER” ed il significato profondo delle parole. Queste maestre reggono la scuola , danno il loro importante contributo per i futuri cittadini della società umana. Questo tipo di maestra è in via di estinzione come il panda ,vanno protette e pagate meglio. Il problema grosso della scuola italiana è che siamo invasi da un’esercito di maestre e maestri che vengono a scuola solo per il 23 di ogni mese, fanno programmi per le vacanze e boccheggiano fino al giorno della liberazione , quello della pensione.
0 notes
Text
“L’oro del Miglio d’Oro” di Catanzaro e Maggio
“L’oro del Miglio d’Oro” di Catanzaro e Maggio “L’oro del Miglio d’Oro” di Paquito Catanzaro e Annalisa Maggio edito da Officina Milenaè un appassionante libro per giovani lettori. Il protagonista, Pio, è un ragazzino annoiato che un giorno conosce un personaggio stravagante, anche un po’ invadente. Si tratta di un certo Massimo Troisi che lo scrolla dal suo torpore e lo convince a fare un bellissimo giro in bicicletta lungo il Miglio d’oro. Si tratta della strada che da San Giovanni a Teduccio e Barra passa per San Giorgio a Cremano fino ad arrivare a Torre del Greco, passando per Portici ed Ercolano. Insomma, un vero e proprio tour alla scoperta di pura bellezza. Pio rimarrà affascinato dalla ricchezza storica, paesaggistica e dalle strepitose ville vesuviane del Settecento. “L’oro del Miglio d’Oro” di Catanzaro e Maggio utilizza un linguaggio semplice che arriva dritto al cuore dei ragazzi, con qualche piccolo e simpatico passaggio dialettale. Il libro è illustrato con gli splendidi disegni ad acquerello di Annalisa Maggio che stimolano la fantasia del lettore, rendendo il viaggio di Pio una passeggiata davvero appassionante Ringrazio l’autore per l’intervista ricca di dettagli che certamente vi incuriosirà. Se avete figli e amate il nostro territorio, la Campania, questo libro fa certamente al caso vostro. Condividete la lettura con i vostri ragazzi e poi accompagnateli a vedere tutto ciò che racconta Massimo Troisi nel libro! Intervista a Paquito Catanzaro Salve Paquito, lei è nuovo ai lettori di Cinquecolonne Magazine, ci può raccontare brevemente cosa fa nella vita, di cosa si occupa? L’espressione “vivo in mezzo alle storie” mi racconta alla perfezione. Sono il redattore di una casa editrice (Colonnese); sono tra gli organizzatori di un evento letterario (Ricomincio dai Libri); coordino la redazione di un blog (Il Lettore Medio). Trascorro più tempo in libreria a presentare libri d’altri che a casa. Chiaramente mi dedico anche alla scrittura, con una bella gavetta decennale tra: saggi sportivi, romanzi, raccolte di racconti e libri illustrati. Se m’avanza tempo, mi concedo lunghe passeggiate con gli auricolari piantati nelle orecchie. “L’oro del Miglio d’Oro” è stata per lei una sfida perché si è sempre occupato di pubblicazioni per adulti. Cosa le ha fatto scattare la scintilla? Dal 2010 lavoro nelle scuole del territorio campano, coordinando laboratori teatrali e di scrittura creativa. Rapportarmi con tutti questi allievi (dal Nido fino al diploma) ha fatto nascere il desiderio di rivolgermi a loro attraverso una storia, sperando innanzitutto di fargli scoprire il piacere della lettura. Da lettore e aspirante scrittore onnivoro ero desideroso di “sostenere quest’esame”: l’editoria per ragazzi è un settore in grandissima crescita ed ero curioso di capire se avessi la capacità di misurarmi con questa branca. Partiamo dal titolo del suo libro. Cos’è tutto questo “oro”? Spieghiamo ai lettori cosa troveranno nel libro e perché ha scelto questo titolo? Questo racconto è un atto d’amore verso il mio territorio, quello che va da Torre del Greco (città nella quale sono nato) fino a San Giorgio a Cremano (comune che, di fatto, mi ha adottato). Lungo questi pochi chilometri, ci sono: ville, musei, scavi archeologici, ma soprattutto storie. Quelle che desideravo condividere. Si parla del Museo di Pietrarsa, il più importante museo ferroviario d’Italia; degli Scavi Archeologici di Ercolano, uno dei siti più visitati al mondo; ma pure della manifattura del corallo, un’arte che continua a stupire a distanza di 150 anni, ma pure di Villa delle Ginestre, residenza di Giacomo Leopardi. Chiaramente c’è spazio anche per Villa Bruno, nel cuore di San Giorgio a Cremano, che mi piace definire uno dei posti del cuore. Ad accompagnare il piccolo Pio nelle sue scoperte c’è una guida eccezionale, Massimo Troisi. Perché ha optato proprio per lui? Chi meglio di lui? Massimo Troisi è stato uno dei più talentuosi attori del dopoguerra. Dotato di un’ironia sempre garbata, ma pure di una malinconia che ha del poetico. Avevo 12 anni quando la tv annunciò la sua morte e ci rimasi molto male. Credo che Il postino sia il suo lascito più bello. Per questo volume era il testimonial giusto, così come lo è stato per il territorio: A San Giorgio a Cremano ci è nato, a Torre del Greco ha frequentato le scuole superiori, a Portici ed Ercolano ha cominciato la sua gavetta. Paquito, vuole raccontare ai nostri lettori che obiettivo si è posto quando ha scelto di scrivere il libro? Spero sia il primo di una lunga serie di albi illustrati. La prospettiva di scrivere per ragazzi è un sogno che spero di rendere reale col tempo. Per ora mi godo i riscontri de “L’oro del Miglio d’oro” ma sono già al lavoro su altri progetti. Contestualizzando le ambizioni al libro, spero che arrivi questo messaggio ai potenziali lettori: “Mettete da parte lo smartphone e andate a scoprire le meraviglie nascoste a due passi da casa”. Read the full article
0 notes