#ora crollo
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mynameis-gloria · 2 years ago
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Giorni troppo frenetici per scrivere quindi ecco qualche riassunto in fotooo.
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Qui stasera, dopo undici ore di lavoro, quattro di sonno (x2) e un caldo bestiale, ma ehii eccomi qua. Un panorama che non mi stanca mai, il pranzo che poi ho saltato per il troppo caldo, nutrendomi con due pesche noci e la mia faccia stasera per andare a mangiare alla festa di paese, perché dai, è estate anche per me!
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meteoroby · 1 year ago
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Dopo l'illusione dell'estate precoce un freddo tardivo che potrebbe sconfinare anche in maggio
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pettirosso1959 · 8 months ago
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QUANDO LA RAGIONE SI TRASFORMA IN FOLLIA E LA FOLLIA SUPERA IL LIMITE
La potenza impegnata per uso domestico è, di solito, 3 kWe. Un condominio di 100 famiglie impegna complessivamente una potenza di 300 kWe, che in un giorno (24 ore) diventano 7200 kWh, in un anno diventano 2628000 kWh (2628 MWh).
Se volessimo ricarica un'auto elettrica con batteria di capacità pari a 90 kWh, teorizzando un rendimento di ricarica dell'85%, avremmo di bisogno di 37.5 ore. Volendo ridurre i tempi di ricarica a poco più di 1 ora, avremmo di bisogno di una potenza impegnata di 105 kWe. Ma 105 kWe sono pari a più della metà del condominio e il tutto per una sola auto.
Facciamo finta che nel condominio di 100 famiglie tutti abbiano un'auto elettrica con batteria della capacità citata e il condominio ottiene il via libera per 100 stazioni di ricarica "media" da 105 kWe.
La potenza impegnata è pari a 105000 kWe, ovvero 105 MWe, ovvero 105 MWh di energia, ovvero quasi la potenza di un reattore nucleare modulare (SMR) come il Liong One cinese da 125 MWe!
Giusto per fare comprendere la proporzione, con 105 MWe si alimenta una città (senza industrie, naturalmente) di 35 mila abitanti! Adesso provate ad immaginare una città con, almeno, la metà del parco auto circolante di tipo elettrico e tante stazioni di ricarica dalla potenza di, almeno, 105 kWe.
Milano, inteso come Comune, conta su 1.4 milioni di abitanti, e con il 50% di 1807123 parco auto, le vetture elettriche sarebbero 903561. Volendo considerare che tutte le auto vengano ricaricate con colonnine rapide da ipotetici 105 kWe (in realtà si stanno diffondendo, insieme a quelle da 200 e oltre kWe, ma sono pochissime, la stragrande maggioranza sono da 36 kWe, ma noi agiamo ipoteticamente per consentire una ricarica in poco più di 1 ora), la potenza impegnata sarebbe di 948739605 kWe, pari a 94873,905 MWe, pari a 94,873905 GWe di potenza elettrica effettiva! Per giuste proporzioni, un reattore nucleare coreano APR-1400, dello stesso modello costruito in 4 unità negli Emirati Arabi Uniti, eroga una potenza massima netta di 1400 MWe, ovvero 1,4 GWe, e ne sarebbero necessari ben 68!
Qualcuno potrebbe obiettare: "Non è detto che tutte le auto si connettano contemporaneamente per la ricarica". Vero, ma la statistica dimostra, che la ricarica viene tendenzialmente effettuata nelle ore serali/notturne presso il proprio domicilio (in Italia per chi può permetterselo, in Germania e negli Stati Uniti è la prassi), più raramente presso le colonnine dislocate nei punti di ricarica urbani avviene di giorno. La statistica stessa ci viene incontro informandoci che ci sarà almeno una volta al giorno un momento in cui le auto possono essere collegate tutte insieme per la ricarica, e quella potenza va coperta, pena un inesorabile crollo delle linee e un prolungatissimo black-out che porterebbe dietro di sé, non la Lombardia, non l'Italia, ma l'Europa intera, date le interconnessioni transfrontaliere.
Ammesso che i cittadini si "accontentino" di ricaricare le proprie auto alla potenza massima di 3 kWe, sarebbero comunque necessari 2710683 kWe, 2710,683 MWe, 2,710683 GWe di potenza per ricaricare, in un tempo stimato di 38 ore circa, il 50% delle auto di Milano, quindi 2 reattori nucleari APR-1400.
Qualcuno afferma di volere ricaricare le auto elettriche, di giorno e con i pannelli FV. Torniamo all'esempio delle colonnine da 105 kWe, tanto il sole è gratis, giusto? I pannelli FV in condizioni standard hanno un rendimento del 13% (in termini largamente benevoli, perché raramente si arriva a superare il 10% reale...). Il 13% di rendimento è considerato come valore massimo in condizioni di perfetta perpendicolarità del pannello FV rispetto all'irraggiamento solare, alla temperatura di 25°C e al livello del mare. La variazione dell'angolo incidente, della temperatura e della pressione atmosferica riducono sensibilmente il rendimento effettivo...
Considerata la costante solare K = 1 kW * m-2, 1 metroquadrato di pannello FV erogherà una potenza massima di 130 Watt...
Per ottenere una potenza massima di uscita pari a 2,710683 GWe saranno necessari 20851407,692 m*-2 di pannelli fotovoltaici... credo le proporzioni, adesso, siano ben chiare! Continuare a fare conversazione su questi numeri, credo, sia inutile. Al netto degli impatti ambientali per la produzione delle batterie, dei pannelli FV, della loro installazione sul suolo, anche e solo parlare di elettrificare anche una parte del parco circolante di una città come Milano, figuriamoci del mondo intero, sia un qualcosa di improponibile, al netto, che senza reattori nucleari, la ricarica potrebbe essere assicurata per non più di 5,479 ore/giorno in media di irradiazione solare annue in Italia... Meditare, gente, meditare...
F. Arnò.
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t-annhauser · 2 months ago
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Operazione "Porcospino d'acciaio"
come fu che dichiarammo guerra alla Russia
I vertici europei si aspettano un'invasione russa dell'Europa, bellicosi e agguerriti, come piccoli chihuahua ringhiano rabbiosi all'orso russo (orso: medved'): Von der Leyen: riarmare l'Ucraina, trasformeremo Kiev in un porcospino d'acciaio. È chiaro che vogliono attaccare briga, con quale lungimiranza, solo la storia saprà dircelo. Un'economia di guerra in Europa che possa ravvivare il crollo della produzione industriale, la riconversione delle fabbriche di automobili in fabbriche di carrarmati. Può anche darsi che l'orso russo non avesse intenzione di attaccare l'Europa ma che gliela stiano facendo venire. Considerando i russi a questo punto potrebbe anche accadere. Io tutt'al più potrei spendermi il mio nome russo e qualche libro di Pelevin, nascondendo però la mia passione per gli ucraini Bulgakov e Gogol'. Lo voglio dire ai miei amici di sinistra che oggi si sono riscoperti guerrafondai quando solo io, considerata la mia passione per gli aerei da guerra, auspicavo l'acquisto degli F-35 Lightning, con o senza deliziose alette canard. Oggi i francesi scoprono allarmati che il pentagono può bloccare l'operatività degli F35 europei, dal Messaggero: "F-35 americani in Europa, il Pentagono ora può bloccare i decolli. L'intelligence francese: gestione software negli Usa. Secondo Gomart, se Washington attaccasse la Groenlandia​, nessun Paese europeo potrebbe far decollare i suoi F-35 per difenderla". Gli europei alla guerra sono una barzelletta.
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oraultima · 22 days ago
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ORA ULTIMA: La vera crescita personale è un processo di distruzione, è il crollo di tutto ciò che non sei più. #oraultima
𝑭𝒓𝒂𝒔𝒆 𝒅𝒆𝒍 𝒈𝒊𝒐𝒓𝒏𝒐 ❤️
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be-appy-71 · 4 months ago
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E ora, però, ora dopo esserci spogliati di corsa e stretti e abbracciati, dopo aver parlato e sconvolto le parole, assaggiato, mischiato e disperso pelle, sudore e saliva. Ora, ora permetti che mi allontani, solo pochi passi all'indietro: mi siedo, no, letteralmente crollo su questa sedia ai piedi del letto. Giuro che non distolgo lo sguardo, anzi. Anzi. Proprio così, ora, da questa breve lontana distanza fatti guardare, fammi guardare l'insieme e non più solo i dettagli: le braccia abbandonate, le gambe aperte senza pudore, il volto arrossato, i tuoi occhi nei miei, il tuo pube velato, e il tuo respiro che ancora non rallenta.... ♠️🔥
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(P. Irondie)
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crazy-so-na-sega · 10 months ago
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perché il collasso della civiltà occidentale è già in atto ma pochi se ne accorgono?
perché il collasso delle società complesse raramente avviene in questo modo. le società complesse raramente falliscono per un’unica ragione. Possono sopportare un terremoto, la corruzione, l’inflazione, la guerra o la peste, ma non più di uno contemporaneamente.
Ma crollano soprattutto perché non c'è più la volontà di pagare per il suo mantenimento. La maggior parte delle società, come Roma, crollano quando il peso collettivo di tasse, norme e regolamenti, originariamente implementati per migliorare la vita, diventa un peso tale da rendere preferibile il collasso.
Ma paradossalmente il collasso avviene raramente. È un progressivo macinamento, una serie quasi impercettibile di cose che si degradano nel tempo, fino a quando non vengono abbandonate per un bel po' prima che siano completamente non funzionali.
Ecco come si svolse la caduta dell’impero romano d’occidente. A meno che tu non vivessi in una grande città quando fu saccheggiata, potresti quasi immaginare che nulla fosse realmente cambiato nel corso di una generazione. La vita nella tua villa continuava. Ma improvvisamente alcuni beni commerciali cominciarono a diventare difficili da reperire.
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Quindi ora sei stato costretto a fare affidamento maggiormente su soluzioni locali e più semplici. Un giorno il tuo sistema idrico fallisce e gli artigiani locali possono solo fare un lavoro da schifo. Quindi ora riempi la tua piscina e la trasformi in un porcile. Ha senso. Puoi quasi convincerti che sia un aggiornamento. Allora quel grande soggiorno con l'elegante pavimento a mosaico ha più senso come stalla. E quando sarai passato davvero al Medioevo, tutti coloro che ricordavano qualcosa di fondamentalmente diverso erano morti da tempo.
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Proprio per questo motivo il crollo romano fu così totale, perché fu così graduale. Quando tutto finì, gli edifici e le infrastrutture erano stati cannibalizzati per costruire la pietra, e le persone con il know-how per avviare nuovamente una civiltà avanzata se n'erano andate.
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Se a differenza di quello romano, il nostro sembra essere un collasso socialmente forzato, in parte lo è stato anche il loro: ci sono fortune da guadagnare smontando una nazione o un impero, e di solito si guadagna più velocemente che costruendoli. Quindi, una volta che la palla inizia a rotolare non mancano le persone che spingono. Tuttavia è antistorico, cercare la mente che progetta : "fato" e "necessità" come "leggi" quantistiche che governano il mondo, solo dopo viene chi spinge.
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fuorigelo · 7 months ago
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tornata da lavoro dieci ore sono distrutta i miei mi hanno regalato due libri 🥹🥹 ora latte e biscotti e crollo ciao ciao
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hitmewlucille · 3 days ago
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avrò un crollo emotivo molto potente in treno ma sto ascoltando mio album prefe oggi compie un anno io un anno fa mi stavo strappando i capelli (anche ora)
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e-ste-tica · 7 days ago
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ancora una volta l’arrampicata mi salva!! giorni di insoddisfazione e tristezza, sembra che nulla mi tiri su, neanche una cena fuori con amicə e cucinare un dolce con conqui S, poi arrivo in palestra, provo un blocco tutto a slanci in diagonale e salita, mentre lo faccio la mia testa pensa “ora mollo, non reggo, crollo” e invece in qualche strano modo il mio corpo zittisce il disfattismo, carica, fa versi di sforzo e arriva in cima. la gioia ritorna, mi passa persino l’annoso mal di schiena quando sono per aria, il resto perde importanza e conta solo quanto sono felice quando arrivo, quando mi attacco alla presa successiva, sono felice anche quando casco e mi rialzo, riprovo e casco di nuovo. due balotte con vinello e taralli, qualcuno racconta qualche storia di roccia e aneddoti sulle vie, ridiamo, penso che finalmente dopo tanti giorni sono di nuovo felice.
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emz26 · 20 days ago
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Era un bel posto (Crollo)
Era lì, si guardava allo specchio e dentro di se sapeva di essere carina, ma non capiva e soprattutto non sopportava più quella situazione. Ma una volta, una volta tutto era diverso.
Erano sette anni che lavorava in quel bar, era un bel posto, un posto pulito e moderno, un luogo tranquillo. Le piaceva quando l’aria primaverile entrava dalle porte spalancate, le piaceva il vento fresco che trasportava i profumi della vicina campagna. La luce inondava il salone e i marmi scuri la riflettevano sulle pareti, il suono argentino delle piccole campanelle a vento accompagnava quei giochi di riflessi. Quando le cloche del frigo venivano aperte il profumo della granita siciliana riempiva l’aria, le papille gustative si umettavano e il desiderio assaliva gli avventori, anche il più rustico di loro finiva per ordinarne una, normalmente alle nocciole.
E poi arrivava il fresco della sera che strappava la gente dal lavoro, venivano per rilassarsi, per farsi un bicchierino, qualcuno per poter passare un po’ di tempo con quelli che erano un po’ di più che semplici colleghi. C’erano i vecchi avventori che portavano i nuovi, le carte da gioco vecchie che si mischiavano con le nuove. Le storie delle donne in carriera si mischiavano con quelle di paese, e c’era anche chi si innamorava.
Quel posto era bello, e in qualche modo lo era ancora, ma lei non riusciva più a vederlo.
Un male interiore le era cresciuto dentro, era tutto nato da una sorta di distorto complimento, o meglio, da uno che dalle parole sembrava esserlo, ma lo sguardo di lui era famelico, e il bar era piombato in uno strano silenzio, lei balbettò un “grazie”, ma non capiva, sapeva che c’era qualcosa di sbagliato, ma non capiva.
Ma ora quella cosa l’aveva capita, l’aveva capita quando rispose per la prima volta, quando qualcuno le si avvicinò un po’ troppo, quando qualcuno provò ad afferrarle i polsi, quando per la prima volta ebbe paura e quando chiese ad un cliente di rimanere di più per accompagnarla alla macchina.
Lentamente si era abbandonata a se stessa, aveva cominciato a mettere maglioni larghi, non si truccava più, quasi senza accorgersene stava cercando di diventare invisibile.
E poi alla fine il crollo, il ragazzino timido, quello insospettabile le si era fatto sotto.
Decise di mollare.
Di recente sono tornato in quel posto, brutte facce al bancone, i vasi erano vuoti, la polvere sulle carte da gioco ne testimoniava l’inattività.
Il bel posto era ridotto in macerie, ma è sempre così, se un luogo non è salubre per le donne,di fatto, non lo è per nessuno.
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abr · 2 months ago
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"Negli stati del nord del Messico confinanti con gli Usa, la stampa locale riporta che stanno assistendo a un generalizzato CROLLO VERTICALE di migranti giunti lì per attraversare la frontiera. Le strutture di assistenza che fino a poco tempo fa erano stipate, ora risultano semideserte".
Gli enti Usa registrano di fatto un calo del 90% nei tentativi di passaggio rilevati. In più le DEPORTATION (lett. espulsioni) procedono a pieno ritmo.
Toh ma allora era tutto molto gestito spintaneo, non si trattava affatto di "innarrestabbili fenommeni epochali" come narra ancora adesso il mainstream & culturame sinistrato. E' DECISAMENTE IL CLIMA CHE CAMBIA.
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ideeperscrittori · 10 months ago
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Quando escono sui social notizie "leggere", vedo commenti così: "Ci sono guerre e parlate dei Måneskin? Vergogna!".
Osservazioni di tal genere mi lasciano perplesso.
Parlo spesso di politica, il gossip non mi interessa, ma non sono sempre sintonizzato sui problemi del mondo. E sapete perché? Perché il cervello funziona così. Anche quello delle persone più eccezionali. Anche chi ha messo l'attivismo al centro della sua vita si svaga con cose futili. E magari guarda un film con Bud Spencer e Terence Hill. È qualcosa che aiuta a sopravvivere.
Tempo fa ho pubblicato post "leggero" e un tizio mi ha scritto che potevo evitare, perché il giorno prima era morta della gente per un crollo (chiaramente per colpa mia).
All'inizio volevo fargli notare che da qualche parte nel mondo, in qualsiasi momento, succede qualcosa di orribile. Persino ora sta accadendo.
Ma invece di rispondere sono andato sul suo profilo. E ci ho trovato solo meme kitsch, post tesi a dimostrare che i giovani degli anni 80 erano migliori di quelli odierni, buongiornissimi caffè e cospirazionismo fascista. Nessun saggio su geopolitica e guerre. Strano eh?
[L'Ideota]
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curiositasmundi · 3 months ago
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[...]
Per prima cosa, le crepe stanno già iniziando a mostrarsi nella coalizione di Trump, apparse prima ancora del suo insediamento. Verso la fine dell’anno scorso, si è formata una sgradevole spaccatura tra chi vuole misure restrittive sull’immigrazione, la componente «America First», da un lato e la fascia di miliardari che invece sostiene il visto H-1B [il permesso di lavoro per lavoratori stranieri, ndt] rappresentata da persone come Vivek Ramaswamy (ora scomunicato per aver insultato i lavoratori statunitensi in un tweet ) ed Elon Musk.
Musk in particolare è diventato un punto debole. Dopo aver utilizzato i suoi 277 milioni di dollari versati alla campagna di Trump per insinuarsi nella cerchia ristretta e diventare, come sembra, il nuovo consigliere-portavoce non ufficiale del presidente, ha già pestato i piedi a Trump cercando di silurare all’ultimo minuto un accordo del Congresso sul tetto al debito anticipando Trump stesso. L’influenza smisurata di Musk nel movimento a cui si è unito solo sei mesi fa ha rapidamente irritato personaggi di lunga data del «Maga» come Steve Bannon, che ha giurato di far «cacciare Musk» e si è lamentato del fatto che la politica degli Stati uniti sia stata plasmata dalle «persone più razziste sulla terra, i bianchi sudafricani», riferendosi a Musk e ad altri capitalisti tecnologici sudafricani.
La tolleranza di Trump e del suo team per Musk sembrava esaurirsi già una settimana prima delle elezioni. Da allora, Trump ha poi dovuto negare di aver «ceduto la presidenza a Musk», e ora il miliardario tecnologico ha succhiato ossigeno vitale dal grande giorno del presidente, rubandogli la scena con quella che un importante suprematista bianco ha celebrato come un saluto «tipo ‘Sieg Heil’». Il fatto che crepe come queste si fossero aperte prima ancora che Trump fosse entrato in carica è un segnale particolarmente inquietante per il presidente, che si è rivolto ai repubblicani predicando l’unità se si vuole aver successo. 
[...]
Un’altra potenziale vulnerabilità per il mondo Trump è che il presidente sta ereditando diverse potenziali crisi.
Sul fronte interno, Trump eredita le ricadute di diversi storici disastri naturali, tra cui i continui incendi distruttivi in ​​California, lo stato che contribuisce al 14% del Pil del paese: lo stato ha ora bisogno di aiuti vitali, che Trump e i suoi alleati hanno minacciato di condizionare a precise contropartite, e che uno dei suoi ordini esecutivi anti-immigrazione ha già messo a repentaglio. Per non parlare delle innumerevoli altre emergenze che potrebbero presentarsi durante il suo mandato, dall’inevitabile prossima serie di disastri climatici al crollo finanziario. Vale la pena ricordare che, mentre il suo predecessore potrebbe aver agito in modo disastroso per reagire ai disastri, Trump non è stato così bravo nemmeno in una crisi, che si tratti della risposta pasticciata all’uragano Maria a Porto Rico o della caotica e mortale risposta alla pandemia che lo ha aiutato a perdere le elezioni cinque anni fa.
Guardando oltre gli Stati uniti, il cessate il fuoco di Gaza potrebbe aver tolto un grosso grattacapo politico dalla testa di Trump per ora, ma con Benajmin Netanyahu che minaccia di far ripartire la guerra tra qualche settimana (e Trump che apparentemente gli dà il sostegno per farlo), l’orrore a Gaza e tutto ciò che ne consegue potrebbe benissimo finire per trasferirsi dal disastro di Joe Biden a quello di Trump. Lo stesso vale per una possibile guerra con l’Iran in cui Israele e la sua lobby statunitense stanno pianificando di spingere Trump.
Nel frattempo, in Ucraina, se i negoziati annunciati falliranno e la Russia continuerà a premere sul campo di battaglia per raggiungere i propri obiettivi con mezzi militari, Trump si troverà nella posizione di accettare quella che verrebbe inquadrata come una sconfitta degli Stati uniti o di intensificare il coinvolgimento militare nella guerra e di far sprofondare di nuovo gli americani in una crisi tinta di nucleare. Ognuna di queste azioni non solo annullerebbe il desiderio dichiarato a gran voce di lasciare un’eredità da «pacificatore», ma rappresenterebbe anche un grave tradimento di un’opinione pubblica stanca della guerra che lo ha portato al potere, avvelenando l’agenda interna di Trump allo stesso modo in cui è successo a Biden.
Nel frattempo, nessuno nel suo entourage sembra preoccuparsi del fatto che anche se il presidente rispettasse quell’agenda di pace, si risolverebbe ben poco il problema fondamentale che lo ha portato alla Casa Bianca: la rabbia popolare per l’aumento vertiginoso del costo della vita. La situazione, in effetti, potrebbe peggiorare.
[...]
Uno dei problemi di Trump, le enormi tariffe generalizzate sulle importazioni dai due paesi più vicini agli Stati uniti e dalla Cina, è destinato a rendere tutto più costoso, dalle verdure alla birra, dai giocattoli alle automobili e a una serie di altri beni di consumo. Allo stesso tempo, il fulcro del suo programma interno è un altro taglio delle tasse per i ricchi, che i repubblicani del Congresso intendono pagare prendendo a calci programmi di sicurezza come Medicare e Medicaid. Questa auto-contraddizione interna è in realtà già iniziata, con una delle vittime dell’ordine esecutivo che ha annullato le «pratiche impopolari, inflazionistiche, illegali e radicali» della direttiva di Biden finalizzata ad abbassare i costi dei farmaci da prescrizione.
Trump e il suo team scommettono che un’ulteriore liberalizzazione della produzione di combustibili fossili costituirà il trucco per abbassare i prezzi. Ma gli Stati uniti erano già il più grande produttore di combustibili fossili nella storia dell’umanità quando i prezzi stavano impazzendo sotto Biden, e molti dei fattori trainanti il costo della vita, come l’impennata degli alloggi e le esorbitanti spese mediche, non sono dovuti alla mancanza di carburante, ma sono guidati dall’avidità.
Non è chiaro se Trump andrà oltre le deludenti mosse del suo predecessore democratico nel controllare quell’avidità. Forse la contraddizione fondamentale al centro della futura presidenza è aver condotto una campagna da campione dei lavoratori contro la palude di Washington, mentre ora ha consegnato le redini del governo a un gruppo di figure provenienti da quella stessa palude, vale a dire i tredici miliardari da record nominati nel suo gabinetto e i numerosi altri a cui ha regalato posti in prima fila alla sua inaugurazione. La mitraglia di ordini esecutivi è servita finora a sostenere gli obiettivi dello stesso Progetto 2025 filo corporations che però egli pensava fosse così politicamente tossico da prenderne le distanze durante la campagna.
Si badi bene, Trump sta effettivamente facendo tutto questo, e sponsorizza nuovi livelli incredibili di corruzione, mentre un recente sondaggio, finalizzato a dimostrare il sostegno pubblico ad alcune delle opinioni di Trump, mostra anche quanto la maggioranza degli americani, di tutti i partiti, ritiene che il sistema politico statunitense sia inceppato ed esista solo per avvantaggiare i ricchi e l’élite. Si tratta di una possibile importante vulnerabilità per Trump nel momento in cui si muove in direzione di un’agenda plutocratica.
[...]
Infine, sebbene intorno a Trump si dispensino perle di saggezza come quella che vuole il suo primo mandato incrinato da sabotatori e da un establishment vendicativo, si tratta di un abbellimento della realtà. Trump e il suo team sono stati spesso i loro peggiori nemici, dicendo e facendo cose incendiarie e fomentando inutilmente polemiche in modi che hanno ostacolato la sua presidenza e minato il suo sostegno pubblico. Nonostante il breve flirt con un approccio più ordinato, diversi toni sia della campagna elettorale che delle ultime settimane, inclusa l’improvvisa inversione a U sul tetto del debito che ha mandato in confusione il suo stesso partito, suggeriscono che molto sia cambiato.
Alla base di tutto questo c’è il fatto che, qualunque cosa possa dire in pubblico, Trump non sta effettivamente entrando in carica con particolari sacche di sostegno pubblico o con un mandato particolarmente impressionante. In fondo ha vinto le elezioni solo con un margine di 1,5 punti, metà del vantaggio del voto popolare repubblicano alle elezioni di medio termine del 2022, una performance che all’epoca era stata considerata un fiasco. Inizia la sua presidenza con un indice di gradimento più alto rispetto al 2017, ma comunque ben al di sotto del sostegno della maggioranza con cui i presidenti tendono a iniziare i loro mandati, e ben al di sotto di quello di cui Biden ha goduto quando si è insediato nel 2021. Gli ascolti televisivi per l’inaugurazione di Trump sono stati molto più bassi sia rispetto al suo primo mandato che a quelli di quattro anni fa.Questo non è proprio indice di un pubblico del tutto trumpizzato, pronto a concedergli un credito a fondo perduto per la serie infinita di scandali e controversie. Sembra più un elettorato esausto che è uscito insoddisfatto della politica e che ha lasciato il campo a Trump e ai repubblicani nella vana speranza che avrebbero almeno fatto un lavoro migliore degli altri, ma che potrebbe essere pronto a sanzionarli in caso contrario.
[...]
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estaticheparole · 10 months ago
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Sto provando a respirare più lentamente, a non avere il cuore che suona la batteria di un concerto rock, ad accarezzarmi il cuore coi gesti e le parole, a pensare che non crollo, non crollo, non crollo se il tuo abbraccio manca. Che ne è delle mie braccia? Ne faccio, ora, casa.
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schizografia · 2 months ago
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Sul concetto di volto nel Figlio di Dio, a Milano.
di Romeo Castellucci
Questo spettacolo nasce dalla considerazione dell’odierna ed estrema solitudine del Volto di Gesù.
Questo spettacolo vuole essere una riflessione sulla difficoltà del 4° comandamento se preso alla lettera. Onora il padre e la madre. Un figlio, nonostante tutto, si prende cura del proprio padre, della sua incontinenza, del suo crollo fisico e morale. Crede, senza conoscerlo, in questo comandamento. Fino in fondo. Fino in fondo il figlio sopporta quella che sembra essere l’unica eredità del proprio padre. Le sue feci. E così come il padre anche il figlio sembra svuotarsi del proprio essere. La kenosis troppo umana di fronte a quella divina.
Questo spettacolo è una riflessione sul decadimento della bellezza, sul mistero della fine. Gli escrementi di cui si sporca il vecchio padre incontinente non sono altro che la metafora del martirio umano come condizione ultima e reale. Gli escrementi rappresentano la realtà ultima della creatura, ma anche il vocabolario quotidiano del linguaggio d’amore che il figlio porta al proprio padre.
Questo spettacolo mostra sullo sfondo il grande volto del Salvator Mundi dipinto da Antonello da Messina. Tutto lo svolgimento della scena non è che un piano-sequenza molto semplice che descrive tutti i tentativi del figlio di pulire e ridare dignità al vecchio genitore. Invano. Gesù, il Salvator Mundi, è il testimone muto del fallimento del figlio.
Questo spettacolo ha scelto proprio il dipinto di Antonello a causa dello sguardo che il pittore ha saputo imprimere all’espressione ineffabile del volto di Gesù. Questo sguardo è in grado di guardare direttamente negli occhi ciascuno spettatore. Lo spettatore guarda lo svolgersi della scena ma è a sua volta continuamente guardato dal volto. Questa economia dello sguardo obbliga, perché interroga, la coscienza di ciascuno spettatore come spettatore. Il Figlio dell’uomo, messo a nudo dagli uomini, mette a nudo noi, ora. Questo ritratto di Antonello cessa di essere un dipinto per farsi specchio.
Questo spettacolo, quando le condizioni tecniche lo rendono possibile, vede l’ingresso di un gruppo di bambini. Entrano in scena con le loro cartelle di scuola che svuotano presto del loro contenuto: si tratta di granate giocattolo. Uno a uno cominciano a lanciare queste bombe sul ritratto.
E’ un crescendo. Ad ogni colpo corrisponde un frastuono. Nel climax delle deflagrazioni, imitanti degli autentici colpi di cannone, nasce dapprima una voce che sussurra il nome di Gesù, poi si moltiplicano fino a diventare tante e tutte ripetono quel nome. Poi, sul finire dell’azione e come fosse il prodotto di quei colpi, nasce un canto: il “ Gloria Patri – Omnis Una “ di Sisak. I colpi delle bombe diventano la musica del suo nome. In questa scena non ci sono adulti.
Ci sono innocenti contro un innocente. La violenza rimane nel gesto adulto mentre l’intenzione è quella del bambino che vuole l’attenzione del genitore distratto. Il bambino ha fame, come si dice nel salmo 88: Dio non nascondermi il tuo Volto.
Questo spettacolo, quando le condizioni tecniche di ciascuna sala teatrale lo rendono possibile, prevede in un momento l’uso dell’odore di ammoniaca. L’ammoniaca, come si sa, è l’ultima trasformazione possibile, l’ultima fattuale transustanziazione dell’uomo, l’ultima esalazione del corpo umano nella morte: le spoglie dell’uomo si trasformano in gas, in aureola. Il “profumo” dell’uomo. Il suo saluto alla terra.
Questo spettacolo - come tutto il Teatro Occidentale che trova fondamento nella problematica bellezza della Tragedia greca - obbedisce alle sue stesse regole retoriche: è antifrastico, utilizza cioè l’elemento estraneo e violento per veicolare il significato contrario. La violenza qui significa, omeopaticamente, la ricerca e il bisogno di contatto umano; così come allo stesso modo un bacio può significare tradimento. La lezione della Tragedia attica consiste in questo: fare un passo indietro: rendersi disumani per potere meglio comprendere l’umana fragilità.
Questo spettacolo nasce come un getto diretto delle e dalle Sacre Scritture. Il libro dell’Ecclesiaste, la Teodicea del Libro di Giobbe, il salmo 22, il salmo 23, i Vangeli. Il libro della Tragedia appoggiato su quello della Bibbia.
Questo spettacolo mostra, nel suo finale, dell’inchiostro nero che emana - achiropita, non per mano d’uomo – dal ritratto del Cristo. Tutto l’inchiostro delle sacre scritture qui pare sciogliersi di colpo, rivelando un’ icona ulteriore: quella che scavalca ogni immagine e che ci consegna un luogo vuoto.
Questo spettacolo mostra la tela del dipinto che viene lacerata come una membrana, come un sideramento dell’immagine. Un campo vuoto e nero in cui campeggia luminosa una scritta di luce, scavata nelle tavole del supporto del ritratto: Tu sei il mio pastore. E’ la celebre frase del salmo 23 di Davide. La scrittura della Bibbia ha perso il suo inchiostro per essere espressa in forma luminosa. Ma ecco che quando si accendono le luci in sala si può intravedere un’altra piccola parola che si insinua tra le altre, dipinta in grigio e quasi inintelligibile: un non, in modo tale che l’intera frase si possa leggere nel seguente modo: Tu non sei il mio pastore.
La frase di Davide si trasforma così per un attimo nel dubbio. Tu sei o non sei il mio Pastore?
Il dubbio di Gesù sulla croce Dio perché mi hai abbandonato? espresso dalle parole stesse del salmo 22 del Re Davide. Questa sospensione, questo salto della frase, racchiude il nucleo della fede come dubbio, come luce. E allo stesso tempo è sempre lei, la stessa domanda: essere o non essere?
O piuttosto: essere E non essere.
Questo spettacolo è una bestemmia, come la croce è bestemmia romana, come la corona di spine è bestemmia romana, come Gesù condannato, perché ha bestemmiato. Nel libro dell’Esodo la sola pronuncia del nome di JHWH è bestemmia. Dante scrive una bestemmia nel canto XXV dell’Inferno. Venerare il volto di Cristo nelle icone era bestemmia e idolatria per i cristiani bizantini prima del Concilio di Nicea. Galileo bestemmia quando dice che la terra gira intorno al sole.
Vedere il proprio padre perdere le feci per casa, in cucina, in salotto è bestemmia.
Questo spettacolo non è esatto, questo spettacolo è merda d’artista.
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