#oggi non esisto
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Ricordo me qualche delusione fa. Donavo amore a prescindere. Non importava quanto l'altro mi restituisse in termini affettivi, io donavo comunque. Oggi no. Oggi considero il mio amore un privilegio. Chi non vuole ricambiarlo, deve abituarsi al fatto che non avrà il mio o che non lo avrà del tutto. Non è egoismo e nemmeno orgoglio o avarizia d'animo. È aver compreso che la vita preme e che il tempo fugge. Così, in questa velocità con la quale esisto, ho imparato il valore della reciprocità.
-Serena Santorelli-
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Ricordo me qualche delusione fa.
Donavo amore a prescindere.
Non importava quanto l'altro mi restituisse
in termini affettivi, io donavo comunque.
Oggi no, oggi considero il mio amore un privilegio.
Chi non sente il desiderio di ricambiarlo, accetterà il fatto che non avrà il mio o che non lo avrà del tutto.
Non è egoismo e nemmeno orgoglio, o avarizia d'animo.
È aver compreso che la vita preme e che il tempo fugge.
Così, in questa velocità con la quale esisto,
ho imparato il valore della reciprocità.
Serena Sartorelli
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In mattinata ho ricevuto una telefonata, dall’ospedale della mia città, in cui mi hanno chiesto se fossi stata disponibile per un prelievo di sangue da poter analizzare per via di una possibile compatibilità riguardante la donazione del midollo osseo. Ero al lavoro in quel momento, quindi non ho potuto esternare troppo ciò che provavo, ma ho sentito gonfiarsi gli occhi e la voce si è fatta più piccola e quasi balbettante. Mi sono emozionata, per un attimo ho pensato di aver finalmente uno scopo in questo universo, poi nel concreto finché non si hanno i risultati di questi esami non si può avere la certezza della compatibilità. L’iscrizione all’ADMO l’ho fatta durante il mio anno di servizio civile nel 2019, quasi una vita fa ormai. Tra sette anni scade il mio tempo nei registri e spesso mi sono chiesta se sarei mai stata chiamata e oggi è successo. Provo una sensazione strana, come se potessi, con questo gesto, risolvere le mie situazioni irrisolte, curare una persona che potrebbe morire, rendermi utile solo perché esisto e perché chissà quali marcatori genetici sono gli stessi di qualche sconosciuto, cittadino di chissà dove.
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Mi vede in terrazza, occhi negli occhi per un breve istante, poi salta di qua ed entra da me.
Non ci vediamo da cinque giorni.
Inizia il rito silenzioso dell’accoglienza: resto accucciata, mi sfiora il polpaccio poi s’infila fra la gamba e il braccio per cercare carezze; ripete il giro due tre volte poi si lascia accarezzare completamente.
Testina, schiena, dietro alle orecchie, petto, poi ancora testina, mento in alto, occhi chiusi, nasino rosa vicino al mio e poi occhi aperti: vicinissime, piccole persone s’incontrano.
Finiti i grattini fa il giro delle sedie, tutte le gambe posteriori sono oggetto di struscio, poi il frigo e i mobili.
Resto ad osservarla come per entrare nel suo essere totale d’intenzionalità chiara e potente poi mi siedo sulla poltrona.
Finito lo struscio inizia la pulizia, prima in zona cibo poi davanti a me respirando l’aria fresca che entra dalla porta finestra.
Sto in silenzio: è una pulizia-danza, una ginnastica aerobica con leccata. Eleganza anche mentre si fa il bidet. Brevi istanti di pausa e poi via un nuovo avvitamento elegante e leggero.
Leggo.
All’improvviso è alle mie spalle: gioca con il tiragraffi, selvaggia, agguerrita, occhi sbarrati a tratti sfidanti, s’interrompe, mi guarda.
Le faccio sempre i complimenti, sembra chiedere approvazione.
A pancia in su, mostra la parte più delicata di sè, un manto bianco morbidissimo: mi tornano alla mente alcuni tratti di “Gatti molto speciali” “Il trucco più grazioso, del quale faceva sfoggio soprattutto per avere compagnia, consisteva nello sdraiarsi di schiena sotto un divano, e poi spingersi fuori da sola facendo leva sulle zampe, con scatti rapidi e bruschi, fermandosi per volgere l’elegante testina da un lato e dall’altro, gli occhi gialli semichiusi, in attesa dell’applauso”.
Fine dei giochi, oggi si è rotto l’elastico che tiene legata la pallina al tiragraffi, Micia è rimasta per un istante interdetta poi si è accontentata di mordere e sfilare l’elastico tenendosi con le zampe aggrappata al cilindro; qualche altro morso alla piuma e poi via, si porta di nuovo davanti alla finestra.
Respira l’aria fresca, osserva fuori possibili prede allungando il collo a destra e sinistra, resta immobile qualche istante poi si gira, mi guarda con quell’aria mista di dolcezza e voluttà.
È finita, intende dire, per ora è finita, gradirei uscire mia cara; se tu mi usassi la cortesia di alzare la zanzariera potrei tornare nel mondo dei vivi, grazie, non temere, quando ne avrò voglia tonerò a mostrarti cosa sono bellezza e libertà. Tornerò.
Alzo la zanzariera, passa sotto come fosse di gomma ma resta fuori ad osservarmi. Ad un certo punto miagola, è cosa strana perché solitamente lo fa solo quando vede il cibo.
Esco, in effetti fuori l’aria e molto più fresca e respirabile; ancora un po’ di grattini e di fusa, poi comincia a sbirciare fra le aste di finto legno della terrazza. Prede. Uccelli. Caccia. Istinto.
Salta sulla ringhiera. Non esisto più. Posizione aerodinamica, tutti i sensi accesi. Salta. È via.
Buona giornata.
A più tardi.
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Non mi muovo dalla casa nemmeno oggi, non rispondo al telefono, leggo, sobbalzo dalla sedia, esisto in questa inesistenza. Eppure tutto, a guardar bene, ha la solita conformazione tutto è segno o presenza di un significato che solo a me sfugge.
Matteo Maria Quintiliani.
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Prospettiva di oggi, #151
Dimenticavo. Invece adesso, re-immersami nelle altrui parole, riscopro il valore del racconto. Quando racconti una storia, e lo fai mediamente bene, dipingi il senso delle cose, e improvvisamente quelle cose, da qualche parte, potrebbero esistere. La verosimiglianza, poi, ha un valore liberatorio anche nella direzione opposta, quella che parte dal racconto e finisce sulla realtà esperita: sono categorie di mondo, modi di leggere gli sguardi, sentimenti d’altri che potresti improvvisamente provare anche tu. Così li provo, in storie completamente diverse da quelle che trovo scritte, è la mia vita che si dispiega perché possa esistere. Esisto, sebbene non ci sia nessuno a leggermi. Non voglio più essere letta.
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“La guerra è pace. La libertà è schiavitù. L’ignoranza è forza.”
Questo era lo slogan contenuto nel capolavoro di George Orwell, titolato “1984” e più attuale che mai. Nel romanzo il protagonista veniva annichilito dal sistema, privato di qualsiasi emozione e forma di libertà, imponendogli un solo sentimento, ovvero la devozione allo stato. Ma lui resisteva, faceva il possibile per rimanere umano e tenere in vita l’unica cosa che lo rendeva tale, il proprio cuore.
Quello narrato da Orwell era un futuro distopico che ai tempi faceva sorridere anche solo a immaginarlo, in quanto frutto della fantasia di un bravo scrittore. Oggi non ci fa più tanto sorridere, perché ci siamo dentro fino al collo. E allora se si vuole continuare ad esistere, come esseri umani e non come automi o cyborg, bisogna anche continuare a r-esistere.
Soprattutto allo sconforto, alla rassegnazione e all’idea che non si possa più fare niente per cambiare le cose.
Oggi viviamo in una società nella quale è normale essere tristi, demoralizzati, preoccupati, succubi e in cui la maggior parte delle persone “tira a campare”. Un mondo in cui i valori più diffusi sono omologazione, competizione e ubbidienza.
Mi dispiace, non ci sto e anche oggi, oggi più mai, insisto nel dire quanto sia importante resistere. A oltranza e possibilmente …col sorriso sulle labbra.
Resisto dunque esisto.
by M.G.
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La mia esistenza, oggi, non ha nessun impatto nelle vite degli altri .
Non ho più raggi da irradiare e vi preservo dal peso che trascino.
Quasi non esisto.
Sono un nome tra i contattati della rubrica, sono una vecchia conoscenza, o una di quelle ex stronze.
Una pila che si sta scaricando;
un avanzo marcio.
Non incrocio il cammino di nessuno.
Non miglioro le giornate di nessuno.
Peso solo sull'ecosistema a causa dei consumi per il mio fabbisogno giornaliero.
La clessidra rilascia i suoi granelli - e mi riferisco alle clessidre dei miei congiunti, ci chiamavamo così qualche anno fa, - anche senza di me.
Dopo quanti giorni verreste a identificare la salma?
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raga, stavo parlando con ragazza cute™ e le ho detto che oggi ho parlato di lei con un'amica e ho aggiunto che sono davvero davvero tanto presa e mi sto vantando di lei perché mi piace da matti e lei mi ha risposto che anche lei si sta vantando di me e che ha parlato di me a sua sorella 🥹🥹🥹🥹🥹🥹🥹🥹🥹🥹🥹 cioè sua sorella sa che esisto 🥹🥹🥹🥹🥹🥹🥹🥹🥹 e ha detto che sono bella 🥹🥹🥹🥹🥹🥹🥹🥹🥹🥹🥹🥹 non mi sono per nulla fatta un piantino mentre tornavo a casa, miscredenti che siete 🥹🥹🥹🥹🥹🥹🥹🥹
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mi sento un peso per la mia famiglia, mi rendo conto che non è facile convivere con me, sono veramente troppo da gestire e sopportare, ho la testa pesante e appesantisco anche gli altri. questa non è vita, né per me né per chi mi sta intorno. non posso continuare ad essere un peso per loro, perché è questo ciò che rappresento nella vita altrui, rappresento un peso. peso anche a me stessa, davvero, non mi sopporto. ho allontanato tutto e tutti, non ho futuro, non ho ambizioni, non ho passioni, non ho obiettivi, non ho sogni. sento di aver deluso tutti, in primis me stessa, perché so che avrei dovuto chiedere aiuto da bambina, quando ho capito per la prima volta che stavo male. forse ero ancora in tempo per riprendermi. forse, se avessi chiesto aiuto, oggi non starei così. sono delusa perché mi sono lasciata andare in questo modo, per non essermi mai presa sul serio, per non essermi mai messa al primo posto, per aver inizialmente sottovalutato e sminuito tutti i miei problemi. con gli anni mi sono completamente spenta, fino a non provare più niente a parte una rabbia smisurata, un odio immenso verso me stessa e verso la vita, una tristezza infinita e la costante voglia di cancellarmi dal mondo. mi porto dentro un senso di vuoto immenso, nel cercare di riempirlo ho solo creato ulteriori problemi, e l’unica persona da incolpare sono io. nell’anoressia, per esempio, mi ci sono proprio buttata, sapevo a cosa andavo incontro ma non sono più riuscita a fermarmi. ho creato problemi su problemi, ma a soffrirne non sono stata solo io, perché per gli altri sono diventata sempre più pesante. mi sento un peso anche per i miei amici, oltre a sentirmi cattiva per il modo in cui sparisco continuamente. la depressione mi ha svuotata di tutto, sembra strano da dire, ma mi ha svuotata di me. nel senso che, nella mia testa, io non esisto più, non sono nessuno, sono solo un corpo su cui riversare tutto l’odio e la rabbia che mi porto dentro da anni, e l’unico modo che conosco per sfogarmi è farmi male, fino a quando non sento più neanche il dolore fisico. quando ho l’ansia, mi faccio male. quando mi sento stressata, mi faccio male. quando non riesco più a sostenere tutti i pensieri assillanti che si sovrappongono nella mia testa e mi fanno sentire come se fossi sul punto di esplodere, mi faccio male. ripeto, questa non è vita. però sono stanca. sono arrivata al punto in cui non voglio stare meglio, voglio solo che tutto si fermi, voglio fermare tutto. ho smesso di provare a stare bene, ma ho smesso anche di illudermi di “stare bene così”. tutto quello che sento, ormai, è il peso di una vita che non ho mai voluto e che mi schiaccia giorno dopo giorno. ho provato a mettere fine a tutto due volte, e ho fallito anche in quello, entrambe le volte, altrimenti non starei scrivendo in questo momento. la mia testa mi fa pesare questa cosa, ho paura di riprovarci perché ho paura di fallire per la terza volta. non riuscirei a sopportarlo, non più, perché ormai so bene che dopo un tentativo fallito si attraversa un periodo peggiore di quello che lo ha preceduto, ogni volta va peggio, e io sono stanca.
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oggi è una di quelle giornate in cui vorrei solo silenzio, solitudine e la stupenda possibilità di fare quello che cavolo voglio, senza dare spiegazioni a nessuno. E invece no, oggi pure l'aria vuole sapere che faccio e perché lo faccio. Oggi pure i muri parlano e mi riempiono la testa di domande e di come e di perché. Raga oggi non so manco se esisto e perché esisto, ma perché proprio oggi dovete torturarmi il cervello, ma che volete da me.
z
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Non so fare a meno di esserci. Non riesco a non metterci tutta me stessa. Ho il cuore che si riempie troppo in fretta di emozioni, di sogni, di passioni. Di idee, a volte folli e stravaganti, eppure io ci credo sempre, fino in fondo. Ho la primavera nel cuore, il mare negli occhi, le stelle tra le mani. Sono una guerriera piena di paure ma combatto e non mi tiro mai indietro. Non mi vado mai bene come sono. Detesto guardarmi allo specchio, trovo sempre qualche difetto. Ma una cosa la so. Oggi so che tutto ciò che sono è esattamente quello che riesco ad essere. Io sono questa, fatta di lacrime e sorrisi, di cuore e passione, di mare e di sole, di respiri e sussurri. Credo alle promesse, agli sguardi innamorati, ai silenzi pieni di parole, ai desideri sussurrati alle stelle. Comunque vada io so di aver fatto del mio meglio, di avercela messa tutta. Devo solo imparare a perdonarmi per tutte le volte che penso di non essere abbastanza e per tutte quelle volte che mi vorrei diversa da come sono. Devo imparare ad abbracciarmi più spesso perché forse, in fondo, non sono poi così male. E se fossi diversa non sarei più io. (Chiara Trabalza)
Questa sono io. Non penso di aver fatto del mio meglio (anche perchė tutti possiamo sempre migliorare) Per farlo non devo abracciarmi di più; devo proprio capire che esisto anche io e che, appunto, forse non sono proprio così male. Non è semplice, quando, per anni, hai pensato solo agli altri (e continuerò a fare così). Altri che magari non ti accettano così, perchè non vanno oltre, si fermano a come appari o a quello che fai. Ma non importa, il mio bene non cambia. Semplicemente adesso devo dividerlo, e rivolgergerne una parte a me in primis.
#questa sono io#this is me#sogni#dreams#primavera#spring#inverno#sorrisi#smiles#stelle#stars#Mare#Passioni#Sea
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Ho sempre avuto un rapporto pessimo con il mio corpo. Mi sono odiata per anni, ho provato disgusto guardandomi allo specchio per tanto, troppo tempo. Mi coprivo, mi nascondevo dagli sguardi altrui e dal mio stesso occhio super critico. Non ero felice.
Ma, oggi, sono felice di poter dire che, dopo una vita passata ad odiarmi, adesso mi piaccio. Ho imparato ad apprezzarmi, mi sento bene, mi sento viva. Esco di casa con pantaloncini e gonne corte, la me 15enne penserebbe "Follia!" (può sembrare una sciocchezza, ma non lo è).
Forse ho qualche "difetto", ma non puoi definirlo tale se elimini il concetto di perfezione dalla tua vita. La perfezione non esiste, esiste solo la Natura che è imperfetta, variegata, viva, naturale.
Non sono perfetta, ma non sono nemmeno piena di difetti. Non esisto per compiacere lo sguardo altrui.
Io esisto, sono viva, sono un'anima dentro un corpo. Questo sono. Mi sento finalmente bene con me stessa e questa è l'unica cosa che conta.
#idk volevo condividere questo piccolo traguardo della mia esistenza#pensieri#difetti#body neutrality#body postivity#self love#self improvement#self care#🦥
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Se il concetto di vecchiaia potesse parlare penso che direbbe: "Non hai considerato che forse esisto non per farti del male, ma per suggerirti che vale la pena muoverti e fare una scelta positiva nonostante ti faccia paura, perché non vivi per sempre fra, e l'occasione per cambiare e svoltare è oggi, è questa, perché dopo vengo io che arrivo piano, ma arrivo, ogni giorno di più. Perciò non restare inmobile, fai quel passo, cambia quello che puoi cambiare, se puoi fallo! Sfrutta le tue forze, sfrutta i tuoi talenti, non tenere per sempre sotterrato quello che sei e quello che puoi fare, svegliati adesso, buttati, mettiti in gioco, anche se fa paura!".
Max.
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Serenitea Shop | Boreal Watch
Kaedehara Kazuha x f!reader
italiano
Modern AU
Serenitea shop >
Seduti ai nostri posti io e Xingqiu aspettavamo che il docente finisse di preparare il materiale per la lezione. Presi a due mani la tazza di ceramica e portandomela alla bocca lanciai dei fugaci sguardi alla mia crush.
"Menta,... E mirtilli neri" inspirò sognante il ragazzo col codino. - Aye! Kazuha? Heyyyy...Hey!- lo svegliò la vicina di banco con forti schiocchi di dita davanti alla faccia. - Mh? - chiese ancora un po' dall'altra parte il ragazzo albino. - Mah, come si dice a casa mia, avevi proprio uno sguardo da pesce lesso.- affermò la ragazza. Non perdeva mai l'occasione di punzecchiare l'amico sognatore, o chiunque a dirla tutta.
- A volte anche il samurai più inarrestabile può cedere alle sfide del suo cammino.- le disse con un sorriso affettuoso. - Ma non dir cazzate! Quando mai ti ho trovato stanco? Non so come sia possibile, ma comunque, sono sicura ti stessi facendo una delle tue solite seghe mentali.-
Non esattamente, era però vero che non fosse per la stanchezza il suo attimo di distrazione. Era da un po' che il ragazzo si sentiva in quel modo. Strette al petto, farfalle nello stomaco, guance rosse e il suo naso a guidarlo sempre verso la stessa persona.... Sì naso!
La ragazza dal profumo di caffetteria gli stava facendo girare la testa. Ma purtroppo, letteratura era l'unico corso che avevano in comune ed ogni volta che le volesse parlarle era a trattenuta da qualcun'altro, di corsa, o impegnata con il docente.
La sua morale gli impediva di andare ad indagare (stalkerare) sulla sua persona, al contrario di ciò che gli avrebbero fatto fare i suoi amici. Dunque per evitare approcci indelicati, stava mantenendo calme le acque e tenendo per sé la cosa. Ma aveva decisamente sopravvalutato la sua discrezione e sottostimato l'occhio vigile della vicina. - Sì! Ha la mia benedizione.- disse compiaciuta Beidou che annuì con le braccia incrociate al petto e poggiò la schiena alla panca dell'aula. - Benedizione? - chiese confuso il ragazzo Giapponese. Ma lei stava già girando la testa verso il docente sussurrandogli come ultime parole: - Serenitea shop, domani alle 10:00.-
Che gli chiedesse di frequentare un posto del genere lo rendeva a dir poco perplesso. Lo stile dell'amica era più da vecchio ubriacone che da hipster. Ma decise di lasciare il tempo che correva ed apprezzare l'offerta di buona compagnia.
A lezione finita corsi via per portare le compere che avevo fatto per strada e prepararmi ad una serata con Venti all'insegna di forti bevute e sostegno emotivo. - A domani ragazzi, se volete aggiungervi io sono all'Angel's Share, dovrebbe essere serata karaoke.- e dopo un'ultima fugace occhiata al mio compagno di classe me ne andai. Mi svegliai presto ad aiutare i miei genitori, un gruppetto di superstiti della serata precedente aveva deciso di farmi visita e si era accampato a scroccare l'ospitalità di mio padre.
Fra accogliere ed informare i clienti si erano fatte le 10. - Benvenuti al serenitea shop. - dissi con voce gentile alla famigliola appena arrivata. - C'è posto? - chiese incerta la signora. I due monelli trattenuti dal fiondarsi verso il bancone imbandito di dolci. - Sì, assolutamente. Non sembra ma ci stiamo in tanti! - - Ah bene allora con permesso - rispose la donna. - Vi informo però che oggi ci sarà l'art showcase quindi siamo tutti un po' in fermento. - ridacchiai porgendo un volantino dalla pila fra le mie braccia. - Sarà divertente. Siete liberi di semplicemente assistere o potete partecipare. Basta che mi dite e vi metto in lista. - Nonostante l'entusiasmo dei figli la madre declinò gentilmente l'offerta e si fece indicare il primo tavolo a disposizione.
- Buondì benvenuto... Al serenitea shop. - quello che non mi sarei aspettata, era di ritrovarmi faccia a faccia con la mia crush. Ci guardammo increduli per qualche istante ma lui si ricompose dopo poco per salutarmi. "HA DETTO IL MIO NOME SA CHE ESISTO??????" Urlai internamente. - Ora capisco... Sembra che solo spinto dalle tempeste i nostri cammini potessero incrociarsi. - pensò lui ad alta voce. -...non so cosa tu abbia detto, ma suonava benissimo... Vuoi partecipare? - gli porsi il volantino. - Sono sicura che i tuoi haiku saranno molto apprezzati. So che a me piace ascoltare la tua v...POESIA, volevo dire poesia. - mi raddrizzai rossa come i suoi occhi. - No d-davvvero, sei incredibile. I tuoi testi sono immersivi,... E come se attivassero i cinque sensi ed hai un archivio di metafore infinito. N-non è solo perchè m-mi piace la tua voce...cioè sì....però sei bravissimo...-
Ero proprio una fangirl, e nel tentativo di spiegarmi avevo solo peggiorato le cose, qualcuno doveva seppellirmi per la vergogna.
Alzai di nuovo lo sguardo, stava sorridendo misteriosamente, ma un rossore era comparso anche sul suo volto. - Come potrei negare, dopo questi sentiti complimenti dalla persona che smuove i miei testi in tempi recenti. - e prese dalla mia mano il foglio facendo bene attenzione di sfiorarla. Prima che il mio cervello potesse riattivarsi nel chiedere approfondimenti, il telefono di Kazuha squillò e fece un cenno per scusarsi.
- È lui? - arrivò di soppiatto Venti facendomi balzare. - Chi? - risposi facendo la finta tonta. - I tuoi occhi a cuoricino si vedono da in fondo alla sala. Non mi inganni signorina. - rispose con un sorriso ad occhi chiusi. - Non. Fare. Niente. - lo minacciai serrando i denti. - Cooosa~? - disse innocente cingendomi le spalle. - Stai già facendo un ottimo lavoro da sola. - e mi pizzicò le guance ancora rosate. Il ragazzo Giapponese si rigirò, le sue sopracciglia leggermente aggrottate. - V-va tutto bene Kazuha? - chiesi incerta. - Sembrerebbe che la mia uscita abbia preso una via solitaria, la mia amica Beidou mi ha gentilmente comunicato l'imminente ritiro.- - Puoi stare con m... Cioè no. Io devo lavorare, però se vuoi i miei amici ti accoglierebbero volentieri. Sono dei totali idioti ma almeno simpatici.- gli dissi d'un fiato - A volte. - conclusi guardando Venti. - Ti farò ricredere subito. - disse Venti girando i tacchi verso il bancone del caffé e facendomi una linguaccia.
Sentii ridacchiare il mio interlocutore, cristallina, soffice ma non timida. Basta palpitare stupido cuoricino. - Siete molto vicini. - commentò. - Gli voglio un bene dell'anima, siamo come fratelli,... Mi fa pure imbestialire come se lo fosse. - mormorai a denti stretti e Kazuha mi donò nuovamente quella splendida risata. - Eccomi! Bene ora entrate, corse il ragazzo cone le treccine blu per spingerci entrambi all'interno. - Ma che fai? - guardai verso mio padre e mi lanciò un okay con le lacrime agli occhi.
- Che cosa gli hai detto? - in modo inquisitorio assottigliai gli occhi sul mio amico. - Solo che ti ho combinato un appuntamento con il tuo amore segreto. - disse con nonchalance. E in quel momento mi resi conto che la spinta mi aveva portata braccio contro braccio a Kazuha, che ovviamente aveva sentito tutto. - HAHAHAHA no-n non so di cosa parla,... Cioè ovviamente sei molto carino... ma cioè sarebbe stupido da parte mia... Non ci conosciamo e... Ecco scusami,... P-puoi andare visto che Beidou non c'è,...-
- Come funzionava l'art showcasing? - fermò Venti, e chiese guardandomi dritto negli occhi con un sorriso dolce e le punte delle orecchie un po' rosee. - Sei iscritto! - esclamò l'altro portandolo al palchetto nell'angolo. Era accanto al nostro tavolo, e il ragazzino tedesco mi trascinò a sedere nel punto più vicino possibile.
Kazuha si sedette e prese un profondo respiro portando la mano al mento.
Poi avvicinò le labbra al microfono e recitò un singolo Haiku. - Profumo dolce Nell'aria sospeso, Sussurri di té. - Così breve, eppure il tempo sembrò dilatarsi. Non avevo mai ricevuto l'attenzione di uno sguardo così intenso. Poi il ragazzo si alzò e venne a sedersi accanto a me. Non avevo capito molto, nussuno aveva capito molto ma un applauso si alzò comunque e il forte Bum Bum Bum nel mio petto forse segnalava che qualcosa era successo.
- C-cosa vorresti? - Gli chiesi in procinto di ordinare al bancone. Lui allungò la mano e delicatamente mi tirò il braccio per riavvicinarmi. Poi a bassa voce nel mio orecchio disse: - te -.
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