#oggi faxe
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primepaginequotidiani · 2 months ago
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PRIMA PAGINA Equipe di Oggi venerdì, 04 ottobre 2024
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ross-nekochan · 9 months ago
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Oggi ho beccato vicino l'ascensore il signore italiano dell'azienda in cui lavoro.
Io: buonsalve
Lui: ehilà! Madonna quest'app della Suica (carta prepagata per i treni, ndr)... sti giapponesi ste app non le sanno proprio fare
Io: ma comeee! Tecnologia così avanzata!!1!
Lui: eh sì, avanzata... fammi un fax che ti rispondo!
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libero-de-mente · 2 years ago
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Bacio
Quando si bacia con passione una persona non si baciano solo le sue labbra. Si bacia anche la sua malinconia o la sua gioia, le sue paure o le sue certezze, come l'ansia che in quel momento può provare o, viceversa, l'eccitazione che la pervade.
Le state baciando anche l'anima se ci mettete la vostra, se smettete di baciarla e indietreggiate un pochino con il capo trovereste questa persona con gli occhi semichiusi, le labbra sporgenti che vi cercano ancora. Guardatele i suoi occhi in quel momento, vedreste le costellazioni dell'universo.
I baci non vanno programmati i baci vanno sentiti, devono essere frutto di un'attrazione di quel momento irrefrenabile. Senza compromessi, fidandosi e chiudendo gli occhi.
Anche i baci sulla fronte hanno un valore importante, spesso sono sottovalutati. Quanti vorrebbero ricevere ancora quei baci sulla fronte che ci dava qualcuno di importante che oggi non esiste più, se non nei nostri cuori.
Un bacio può essere anche un rifugio sicuro o uno stato emotivo che ci rassicura. Uno spazio dove incontrarsi per unirsi in un atto d'amore o di desiderio.
Ci sono i baci protettivi e rassicuranti, quelli che facevano passare la "bua" oppure danno coraggio facendo passare la paura. Come quella di essere soli, un bacio può dire "io ci sono, resto al tuo fianco e ti aiuterò".
Non siate avari di baci, che non siano come quelli di Giuda s'intende, ma imparate a riceverli da chi vi vuole bene e a darli a chi volete bene.
Donateli a quelli che i baci non li sanno più dare.
ps
Se volete donarmi dei baci io non mi tiro indietro.
Le mie richieste: donne da ventordici ai cinquanterdici anni, colore capelli va bene tutto ho le labbra aride, corporatura va bene tutto sono di bocca buona. Professione sono di larghe vedute, etnia sono aperto al poliglottismo labbrale.
Chiamatemi a qualsiasi ora, inviatemi i curriculum via mail o fax o tramite piccioni viaggiatori. Anche segnali di fumo vanno bene.
Ah, dimenticavo lo faccio per un amico, sia chiaro.
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unfilodaria · 9 months ago
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Ignorante: Più o meno colpevolmente sfornito delle capacità o delle nozioni richieste.
La perla di oggi: da facsimile a FAX-Simile è un attimo
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nonmidarefastidio · 2 years ago
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Oggi sono passata dallo spiegare ad un ragazzino delle medie cosa fosse il fax al cercare su Google dove dormono le zanzare perché un quattrenne non mi lasciava in pace se non risolvevo questo suo dubbio amletico
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chez-mimich · 1 year ago
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“… Nei quotidiani dell'epoca l'esercizio della critica è capillare, mentre col tempo diventerà molto meno praticato per vocazione autolesionista dei giornali che, come unica via di scampo, avrebbero invece la necessità di vendere opinioni qualificate, più che notizie oggi bruciate dalla velocità del web…”
(Marco Molendini, “Pepito il principe del jazz- Minimum Fax)
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deathshallbenomore · 2 years ago
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oggi letteralmente pettinata così per capitalizzare sul fatto di avere una faccia che non ha idea di cosa siano i fax
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m2024a · 3 months ago
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Italiani bloccati a Madeira, oggi il volo di ritorno. Codacons: «Li hanno abbandonati». Il caso della donna malata di tumore Si va verso la risoluzione del caso dei 200 italiani bloccati da Ferragosto all'aeroporto "Cristiano Ronaldo" di Funchal, sull'isola di Madeira. La compagnia aerea WizzAir sta preparando un volo di recupero diretto all'aeroporto di Roma Fiumicino che dovrebbe partire oggi, domenica 18 agosto, alle 13.10 ora locale (14.10 italiane). La loro odissea potrebbe finire in giornata se il meteo consentisse al volo programmato per oggi di effettuare il suo viaggio. La nota di WizzAir «Sebbene ci siano stati miglioramenti nelle condizioni meteorologiche locali, l'atterraggio di questo volo rimane subordinato alle attuali condizioni del vento a Madeira», rende noto la compagnia aerea. «La sicurezza dei nostri passeggeri e dell'equipaggio resta la nostra priorità assolut», specificano da Wizz Air, sottolineando come «nonostante le difficili condizioni meteorologiche che hanno gravemente colpito le operazioni di tutte le compagnie aeree presso l'Aeroporto di Madeira, Wizz Air sta facendo tutto il possibile per prendersi cura dei propri passeggeri». La vicenda Il 15 agosto scorso il volo con cui i 200 passeggeri italiani sarebbe dovuti rientrare in Italia era stato cancellato a causa di condizioni meteorologiche avverse. Wizz Air, compagnia aerea a basso costo ungherese che recentemente ha lanciato l’iniziativa dell’abbonamento “all you can fly” per volare tutto l’anno a una tariffa di 499 euro, aveva poi annunciato un nuovo volo per il giorno successivo. Anche in questo caso il meteo aveva impedito all’aereo di volare, per cui la partenza era stata riprogrammata per il 29 agosto. Nel frattempo, i 200 passeggeri bloccati all’aeroporto cercavano invano di mettersi in contatto con la compagnia. Il caso della donna malata di tumore Tra i passeggeri, quasi tutti romani, regnava la rabbia: «Quasi tutte le altre compagnie sono riuscite a partire nonostante il vento, WizzAir no», le parole di uno di loro a Repubblica. Un caso in particolare è clamoroso: quello di una donna malata di tumore, che deve tornare in Italia per le sue terapie e non può certo aspettare fino al 29 agosto, come paventato dalla compagnia. «Ha un tumore molto grave, avevamo preso questa settimana per viaggiare insieme ai nostri figli - spiega il marito ancora a Repubblica - ma domani deve ricominciare le analisi e la chemio. Per un malato oncologico interrompere la cura è una cosa gravissima». L'ira del Codacons Intanto il Codacons annuncia un esposto sulla vicenda dei 200 italiani bloccati «e abbandonati a sé stessi per giorni, e garantisce assistenza legali ai passeggeri intenzionati a tutelare i propri diritti di fronte a una vicenda surreale e gravissima: un’odissea vera e propria, un’esperienza da incubo e inaccettabile nel 2024», si legge in una nota. «Ciò che è avvenuto è molto grave. Non solo per la cancellazione del volo, ma anche per il trattamento riservato ai passeggeri, che non avrebbero ricevuto alcun tipo di assistenza o aiuto», commenta il presidente dell'associazione Carlo Rienzi. L'indennizzo per i viaggiatori Il Codacons, ricorda la nota, «da sempre in prima linea sul tema dei diritti degli utenti, ricorda che in caso di cancellazione del volo i passeggeri hanno diritto, oltre al rimborso del biglietto, anche ad un indennizzo fino a 600 euro a viaggiatore. La cancellazione del volo (o il ritardo aereo legati ad uno sciopero) non esonerano la compagnia aerea dal pagamento della compensazione pecuniaria e dall’obbligo di prestare assistenza ai passeggeri a terra. Anche nel corso di uno sciopero i vettori aerei sono tenuti a garantire al passeggero: bevande e pasti durante tutto il periodo di attesa; sistemazione in albergo, qualora la cancellazione del volo faccia sorgere la necessità di uno o più pernottamenti; trasferimenti da e per l’aeroporto all’occorrenza a mezzo taxi o autobus; chiamate telefoniche o messaggi via telex, fax o e-mail.
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jacopocioni · 6 months ago
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Il primo campo da golf in Italia: Firenze?
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Esiste una vera è propria gara tra le città per stabilire dove è nato il primo campo da golf in Italia, e Firenze potrebbe essere la prima città italiana ma sussiste una diatriba tra due date 1989 e 1899. A cavallo tra il 1800 e il 1900 sono diversi i campi da golf che nascevano in Italia e tra questi c'è il Florence Golf Club. Si tratta di un club che venne fondato dalla folta colonia di inglesi che si erano stabiliti a Firenze e si trovava sui terreni dei principi Demidoff, dove adesso sorge il parco San Donato, area che oggi conosciamo come Novoli. Era un vero e proprio percorso di nove buche. Il Club fu fondato nel 1989 e questo lo renderebbe il primo campo da golf in Italia, ma sembra che sulla carta il primo riferimento scritto risalga solo a dieci anni dopo, cioè al 1899. Questo ci sposta terzi nella classifica. - Sorrento Golf Club (1895) - Varese Golf Club (1897) - Florence Golf Club (1899) - Sanremo Golf Club (1901) Nel "Club Directory, in The Golfing Annual, vol. 12, Londra, 1898-1899, pp. 258-259." è scritta la seguente annotazione: "The course, of nine holes, is in the old Denndoff Park at San Donato. The turf is good, and the hazards consist of hedges, trees, a dike, &c. There is a good Club-house on the ground, which is within easy reach of Florence (about one and a half miles distant)" che tradotta sarebbe: " Il percorso, a nove buche, si trova nell'antico parco Denndoff di San Donato. Il manto erboso è buono e i pericoli sono costituiti da siepi, alberi, una diga, ecc. Sul terreno è presente una buona Club-house, facilmente raggiungibile da Firenze (distante circa un miglio e mezzo)." Bisogna notare che l'annuario in oggetto copre gli anni dal 1898 al 1899, e quindi, se non presente nessuna citazione negli annuari precedenti, questa è sicuramente la prima citazione del club fiorentino. Si deve però considerare che siamo nel 1889 e non è che si poteva mandare una mail o un fax per una comunicazione certa. Magari chi ha edificato il percorso nel San Donato non ha pensato a mandare una lettera manoscritta della nascita del club stesso non ritenendo la cosa fondamentale. Insomma, una mancata comunicazione a noi fiorentinacci ci fa perdere il primato italiano. Invitiamo i tanti lettori, che sappiamo essere anche studiosi della storia fiorentina, a cercare qualcosa di scritto che possa affermare definitivamente che il Florence Golf Club è stato il primo campo da golf nato in Italia. Successivamente il campo da golf dal San Donato si spostò, prima all'Osmannoro, e nel 1934 si stabilizzò al Poggio dell'Ugolino dove ancora oggi risiede.
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Jacopo Cioni Gran Cerusico Read the full article
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letteratitudine · 7 months ago
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Prima tappa nazionale dello Strega Tour all’ex Monastero dei Benedettini di Catania. Pienone di pubblico per la “dozzina” del più importante premio letterario
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Sullo sfondo il manifesto del premio Strega 2024 firmato da Andrea Tarella: dalla testa di una strega occhiuta emergono creature care all’immaginario letterario, come incantate da una magia. E le oltre 400 persone che stamattina hanno riempito l’auditorium del DISUM all’ex Monastero dei Benedettini, hanno vissuto la fascinazione delle storie partecipando alla prima tappa nazionale del più prestigioso premio letterario italiano.
Per il secondo anno di fila è stata Catania a ospitare la dozzina semifinalista dello Strega, grazie ancora una volta al Catania Book Festival, l’evento ideato e organizzato da Simone Dei Pieri e da un instancabile staff di giovanissimi ma già navigati promotori culturali. A intervistare le autrici e gli autori nell’ambito dei titoli proposti dagli “Amici della domenica” al Premio Strega 2024, sono stati Mattia Insolia e Lorena Spampinato, entrambi giovani scrittori già affermati.
Quest’appuntamento ha incontrato anche la collaborazione dell’ Università di Catania, della Fondazione Federico II- Regione Siciliana, del Comune di Catania e della società di consulenza Balena Bianca, rappresentati sul palco dalla direttrice DISUM, Marina Paino, che ha aperto l’incontro, da Giuseppe D’Ippolito, in rappresentanza della Fondazione e dall’assessore comunale alla Pubblica Istruzione, Andrea Guzzardi.
I saluti sono arrivati anche da Valerio Valzelli per Bper Banca, lo sponsor nazionale del Premio Strega.
Simone Dei Pieri ha ricordato che, “oltre a vantare una storia secolare, purtroppo Catania è anche una città con percentuali spaventose di abbandono scolastico, in cui metà delle biblioteche locali sono chiuse mentre in Sicilia oltre 4 milioni di persone non hanno letto un libro durante lo scorso anno”.
Di contro, però, “se i libri servono a qualcosa, allora servono a comprendere, a immaginare e soprattutto a cambiare la realtà, se questa non ci piace. - ha sottolineato il direttore del Catania Book Festival- Per questo motivo dopo la grande festa di oggi, serve rimettere al centro chi non ha accesso alla lettura, ma anche chi, nonostante anni di studio alle spalle, vede vanificati i propri sforzi”.
E di consapevolezza, soprattutto letteraria, hanno parlato anche gli undici semifinalisti presenti a Catania (Paolo Di Paolo, autore di “Romanzo senza umani”, edito da Feltrinelli e proposto da Gianni Amelio, non è potuto intervenire), ciascuno custode di una storia.
Sonia Aggio, autrice di “Nella stanza dell’imperatore” (Fazi), proposto da Simona Cives, offre ai lettori un romanzo storico che mostra il volto segreto dell’Impero romano d’Oriente alla corte dei Basileus di Bisanzio e racconta l'ascesa al trono dell'imperatore bizantino Giovanni Zimisce. “Ho pensato alla situazione sovrannaturale, alle streghe, per creare una situazione d'incertezza e dare umanità a una persona esistita più di mille anni fa”.
In “Adelaida” (Nutrimenti) di Adrián N. Bravi, romanzo proposto da Romana Petri, la protagonista è Adelaida Gigli, una delle figure femminili più sorprendenti dell'Argentina del secolo scorso. Pronta a nascondere armi e dissidenti nella sua casa, a ridere in faccia al potere, la donna “era una di quelle figure che hanno segnato la mia vita dopo che lho conosciuta. - dice Bravi- Frequentare lei era per me come riscoprire le mie radici. Mai avrei pensato di poterlo fare a Recanati”.
Donatella Di Pietrantonio con “L’età fragile” (Einaudi), proposto da Vittorio Lingiardi, richiama un episodio di cronaca che risale agli anni Novanta, accaduto nel cuore dell'Abruzzo appenninico, e si occupa proprio della vulnerabilità quale compagna di tutti i personaggi: “Non avevo mai pensato di scrivere sulla violenza di genere perché temevo che potesse diventare un’operazione programmatica. L’avevo escluso”.
Tommaso Giartosio in “Autobiogrammatica” (minimum fax), proposto da Emanuele Trevi, narra di un’esistenza – unica e comune – intrecciata con la sacralità del linguaggio del lessico famigliare. “Ginzburg racconta benissimo il lessico famigliare da cui ciascuno di noi può riconoscersi. Il rapporto con i genitori è solo accoglienza ma anche conflitto. I genitori, e i genitori dei nostri genitori, ci consegnano un mondo al quale ci possiamo riconoscerci anche no. L’unico modo per raccontare la propria vita senza cadere nell’auto referenza per me è stato proprio passare dal linguaggio”.
Antonella Lattanzi con “Cose che non si raccontano” (Einaudi), proposto da Valeria Parrella, racconta il desiderio di essere madre in un romanzo autobiografico molto intenso dove il corpo e il dolore sono protagonisti. “Le donne non parlano mai di aborto anche quando hai cercato di una gravidanza . Ho pensato a tutti i corpi medicalizzati devono avere una voce e ho pensato che dalla rabbia poteva nascere un romanzo”.
Valentina Mira è autrice del romanzo “Dalla stessa parte mi troverai” (SEM), proposto da Franco Di Mare, e riesamina la storia di Mario Scrocca, un giovane ingiustamente arrestato per due omicidi nell’ambito della strage di Acca Larentia e che venne trovato morto impiccato in una cella del carcere di Regina Coeli. Il romanzo è stato al centro di molte polemiche da parte del centro destra italiano. “La pacificazione può esserci ma solo se c’è una presa di responsabilità. - ha detto- C’è differenza tra essere state vittime e fare del vittimismo, e legittimare posture aggressive che portano ad essere carnefici”.
Melissa Panarello in “Storia dei miei soldi” (Bompiani), proposto da Nadia Terranova, racconta sé stessa ma con la creazione di un doppio letterario. Nel romanzo la protagonista è appunto Melissa che dopo anni incontra Clara, l’attrice che la interpretò nella trasposizione cinematografica del suo romanzo (Panarello è autrice del bestseller datato 2003 “Cento colpi di spazzola prima di andare a dormire”). “I soldi rivelano quello che tu sei e raccontano la tua storia; così come il sesso sono trattati come un tabù, come fossero qualcosa di sporco”.
Daniele Rielli è l’autore del romanzo a più voci “Il fuoco invisibile. Storia umana di un disastro naturale” (Rizzoli), proposto da Antonio Pascale, e illustra con l’approccio letterario un dramma ecologico e sociale partendo dalla Xylella, il batterio che nel mondo ha causato la più grave epidemia delle piante e che in Puglia ha distrutto ettari di ulivi, con tutta la storia che racchiudono, compresa quella della famiglie locali. “Mio padre e mio nonno sono salentini; la xylella è una normale malattia delle piante ma da questa si scatena una caccia alle streghe, con tanto negazionismo. Negazionismo che funziona perché offre ingredienti semplici ma ben scritti: il cattivo straniero, e gli ulivi, creature molto simboliche”.
Con “Aggiustare l’universo” (Mondadori), proposto da Lia Levi, la scrittrice Raffaella Romagnolo descrive l’Italia del dopoguerra dove regnano le macerie e narra di una giovane insegnante, Gilla, che ripara oggetti segnati dal tempo e vite segnate dal dolore. E poi c’è Francesca, che proviene dall’orfanotrofio e che non parla mai. Il suo vero nome è Ester ed è una “vittima della difesa della razza”.
“Genova fu la città più bombardata dalla seconda guerra mondiale e partecipò in massa alla Resistenza. Per la protagonista passare di lì non ha nulla di eroico, semmai è doloroso”.
Chiara Valerio in “Chi dice e chi tace” (Sellerio), proposto da Matteo Motolese, offre un ritratto di donne in costante mutazione, un’indagine tra silenzi e dicerie di provincia ambientata a Scauri, sul Tirreno. La protagonista si muove lungo un percorso di auto scoperta e in un ambiente dove la diversità non è ben vista. “Non si fa la gradazione degli amori. L’amore non è buono né cattivo anche se misuriamo la lunghezza dei matrimonio come misura dell’amore. Ebbene la mia protagonista, Lea Russo, mi sta simpaticissima perché lei non ci sta”.
Dario Voltolini in Invernale (La nave di Teseo), romanzo proposto da Sandro Veronesi, rievoca l’immagine del padre di mestiere macellaio nel mercato torinese di Porta Palazzo; un padre scomparso prematuramente che ispira una preghiera nata dal ricordo e dall’amore filiale. La malattia diventa trasformazione del corpo ma anche l’occasione per fare esperienza di un nuovo linguaggio. “Ho impiegato 40 anni a scrivere questo libro, perché volevo essere certo di poter maneggiare lo strumento della scrittura per raccontare mio padre” .
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mypickleoperapeanut · 1 year ago
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"Eppure Giovanni Stradano a Palazzo Vecchio è di casa"
di Riccardo Rescio
Giovanni Stradano è un pittore fiammingo (Jan van der Straet, Bruges 1523 - Firenze 1605), che ha vissuto e lavorato a Firenze per molti anni, realizzando numerose opere per Palazzo Vecchio, tra cui le Storie di San Giovanni Battista, le Storie di San Lorenzo e le Storie di Cosimo I° de' Medici.
"Eppure Giovanni Stradano a Palazzo Vecchio è di casa" sta a significare che Stradano vissuto a Firenze per molti anni si sentiva a proprio agio a Palazzo Vecchio sia per le tante opere realizzate e sia per essere stato considerato come un membro della famiglia Medici.
Le sue opere sono infatti ancora oggi visibili a Palazzo Vecchio a testimonianza del suo talento e della sua influenza sull'Arte e la storia fiorentina.
Le opere di Stradano sono ancora oggi apprezzate e ammirate, anche se sono state create molti secoli fa, come quelle di altrettanti grandi Artisti del passato.
Questo suggerisce che l'Arte può essere immortale e che può dare un senso di presenza e appartenenza ad un luogo specifico, come anche all'intera umanità, a coloro che quella Arte hanno realizzato e che non sono più nel nostro tempo.
"Le più strane e belle invenzioni del mondo" è il titolo della interessante e bella Mostra al Museo di Palazzo Vecchio di Firenze dedicata all'Artista Fiammingo Giovanni Stradano, con la Direzione Scientifica e coordinamento generale di Carlo Francini e Valentina Zucchi, e curata da Alessandra Baroni.
La Mostra resterà visitabile dal 17 novembre 2023 al 18 febbraio 2024
Riccardo Rescio per I&f Arte Cultura Attualità
Ministero della Cultura Ministero del Turismo ENIT - Agenzia Nazionale del Turismo Città di Firenze Cultura Alessia Bettini
Museo di Palazzo Vecchio
Piazza della Signoria – Firenze
Orari
LUN-DOM H9:00 – H19:00 / GIO H9:00 – H14:00
La biglietteria chiude un’ora prima della chiusura.
Ingresso museo
Intero € 17,50
Ridotto € 15,00 (18-25 anni e studenti universitari)
Card del Fiorentino – 5,00 €
GRATUITO Fino ai 18 anni, gruppi di studenti e rispettivi insegnanti, guide turistiche abilitate, interpreti turistici con gruppi, disabili e rispettivi accompagnatori, membri di ICOM, ICOMOS e ICCROM.
Riduzione 2x1 Soci Unicoop Firenze
Attività culturale 2,50€ residenti in Citta Metropolitana 5,00€ non residenti
Ufficio Stampa
Ludovica Zarrilli
Tabloid società cooperativa
Via G. dalle Bande Nere, 24 - Firenze
Tel. 055 658 7611 | Fax 055 394 0003
www.tabloidcoop.it
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giancarlonicoli · 1 year ago
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23 ott 2023 11:53
"VI RACCONTO I MIEI 42 ANNI CON MARCO PANNELLA, TRA NOTTI INSONNI E DIGIUNI. A UN CERTO PUNTO, ERO ESAUSTA, ME NE ANDAI” – PARLA MIRELLA PARACHINI, GINECOLOGA, CHE AVEVA 19 ANNI QUANDO CONOBBE IL LEADER RADICALE, ALLORA 44ENNE: "ERA IL MIO GRANDE OMBRELLO PROTETTIVO. MA NON ERAVAMO UNA COPPIA TIPICA. PER ME ERA UNO CHOC QUANDO SMETTEVA DI MANGIARE E DI BERE, NEGLI ULTIMI ANNI, LUI EVITÒ DI DIRMELO. SCIOPERAVA E NON LO SAPEVO" – E POI LA LEGGE SULL'ABORTO, PAPA WOJTYLA, IL RAPPORTO DI PANNELLA CON MIMUN (“GLI ULTIMI GIORNI DI MARCO CI PORTAVA LA SPESA”) E VASCO ROSSI… -
Ilaria Sacchettoni per https://www.corriere.it/sette/ - Estratti
L’inconfondibile capigliatura bianca incurvata verso un sorridente Luca Coscioni. Un unico scatto ritrae due simboli di una politica cucita su diritti ineluttabili eppure dibattuti. Una sola postura intellettiva, quella di Marco Pannella e del suo compagno di partito che, a dispetto della sclerosi laterale amiotrofica, marciò spedito verso solidarietà e affermazione di sé.
La foto (gigante) dei due marca il territorio al civico 64 di via di San Basilio a Roma sede dell’«Associazione Luca Coscioni» dove Mirella Parachini, nata in Belgio nel 1954, ginecologa, compagna storica del leader radicale, si affaccia spesso. Sandali basici e pratico taglio di capelli, Parachini è disponibile a flemmatiche rivelazioni e commenti appuntiti.
Quarantadue anni assieme a «Marco», l’uomo dalle cinquanta Gauloise al giorno, speaker torrenziale e non violento inesauribile, il cui profilo aquilino spicca nella sala universitaria del penitenziario di Rebibbia, difficile da rimpiazzare in epoche attraversate da populismo giudiziario. 
(...) «Marco era la mia famiglia, il grande ombrello di protezione sotto il quale mi sono rifugiata per anni» spiegherà lei, con lessico intimo, nel corso della conversazione. C’è tuttavia un prologo dal quale Pannella è assente ed è l’età della formazione di Parachini, della lenta assimilazione dei grandi temi delle campagne civili non necessariamente radicali ma globali diremmo oggi.
La formazione
Il medico esperto nella faticosa applicazione della legge 194 sulla interruzione volontaria di gravidanza fu, inizialmente, una furibonda sostenitrice dell’obiezione di coscienza antimilitarista. «Appena sbarcata al Partito radicale non sapevo cosa volesse dire la parola aborto» confida. «Non era una cosa di cui si parlasse (la legge è del 1978 ed è uno spartiacque, ndr )».
Al contrario da adolescente curiosa presidiava, assieme al fratello Rolando manifestazioni e iniziative dei radicali contro la guerra. 
(...)
E il 5 marzo 1974 anche lei, come Cicciomessere, Adele Faccio, Emma Bonino e altri ancora varcò la porta di casa Pannella, un appartamento in via della Panetteria, dietro Fontana di Trevi. Lei aveva diciannove anni. Lui quarantaquattro. Venticinque anni di differenza che hanno pesato solo una volta e all’incontrario confida Parachini: «Nel ‘96 venni via dalla casa di via della Panetteria. Ero esausta. I ritmi di Marco mi avevano messo alla prova. Rientravo dall’ospedale dove lavoravo e lo trovavo con altri compagni in pieno fermento creativo tra comunicati da diffondere e fax da inviare. E il mio bisogno di riposare? Presi una casa in via Giulia: la prima notte lui venne a dormire da me. L’ho detto: era la mia famiglia».
Il ‘74 dunque. Pannella, già giornalista a Parigi, era rientrato a Roma per dedicarsi alla militanza: «Quando lo conobbi mi si aprì il mondo. Come quando fui incaricata di chiedere a Jean-Paul Sartre un contributo e a Simone De Beauvoir un articolo da pubblicare per il numero zero del nuovo quotidiano radicale Liberazione . Allo stesso modo potevo trovarmi a cenare con Sciascia. Restavo rigorosamente in silenzio ma ascoltavo e ascoltavo. Nel ‘79 Marco gli propose una candidatura, lui chiese: “Quanto tempo ho per riflettere ? E dopo aver fumato una sigaretta rispose: “Sei venuto perché sapevi che la porta era aperta».
Parachini, intanto, faceva le sue scelte. Assistette quasi per caso al suo primo parto con epidurale («Una esperienza bellissima») e ne uscì con convinzioni granitiche: «Mi dissi: è quello che voglio fare». Poi, la vita è piena di compromessi e a Parachini toccherà occuparsi essenzialmente dell’applicazione della legge sulla interruzione volontaria di gravidanza presso uno degli avamposti di maggiore efficienza a Roma, il San Filippo Neri, lasciato qualche anno fa con la pensione. «Prima però vi furono gli anni della pratica all’ospedale di Terracina. Inizialmente, in realtà, ero al consultorio. Poi entrai. Voglio solo dire che quando si sono voluti implementare i servizi a favore della donna è stato. Mi pesa il piagnisteo di molte colleghe sulla mancata applicazione di questa legge così importante. C’è quasi un pregiudizio al contrario. Ricordo un’intervista per una televisione straniera nella quale fui censurata per non aver descritto un’Italia simile alla Polonia...».
Oggi l’associazione Coscioni prosegue la battaglia a sostegno di donne che hanno avuto una diagnosi prenatale infelice e che dunque vorrebbero abortire oltre i termini previsti dalla legge (tra le altre cose hanno lanciato la piattaforma Freedom leaks attraverso la quale è possibile segnalare in forma anonima la propria esperienza) in caso di malformazioni fetali.
Il corpo del leader
Parachini è quella che si definirebbe con termine generico una donna «impegnata», in grado di comprendere una totalizzante dedizione agli ideali. Eppure la fisicità, quasi corporeità della militanza politica di Marco Pannella è stata, a suo dire, compagnia intollerabile. Ci sono modi differenti di utilizzare il proprio corpo in politica. Pannella fu leader generoso nella affermazione dei principi della non violenza e attorno a sé organizzò metodi di lotta estremi e rivoluzionari. Parachini soffriva molto di tutto ciò: «Non avevo margine di trattativa» dice. «Lui era pienamente consapevole di mettere a rischio la propria vita. Io comprendevo però non mi abituavo. 
Ricordo lo sciopero della fame per aumentare le risorse da destinare ai Paesi dell’Africa piegati dalla fame. Una battaglia che, lentamente, lo avvicinò a Papa Woityla. Per quanto mi riguarda era uno choc. Ricordo che tutto si fermava all’improvviso. Avevo i miei impegni ma smettevo di fare quelle piccole cose che, per quanto ininfluenti, mi parevano inappropriate. Perfino andare in palestra sembrava inopportuno». Nel 1985 il mondo tacque per assistere al Live Aid di Usa for Africa la più grande raccolta di fondi a memoria di fans. Due palchi, uno statunitense e l’altro europeo (il celebre Wembley stadium di Londra) proiettarono immagini di Bod Dylan come di Freddie Mercury, di Michael Jackson, Ray Charles, Paul Mc Cartney, Stevie Wonder, Andy Bono più altre star universali. La solidarietà era rock. Pannella anticipò prima e cavalcò poi questa onda di partecipazione. Nessuno, neppure i suoi medici erano in grado di prevedere quanto avrebbe potuto resistere.
In particolare lo sciopero della sete faceva balenare lo spettro di severe complicazioni renali. Parachini sopportava faticosamente: «Quegli scioperi mi hanno toccata anche dal punto di vista medico, assistevo come altri, alcuni dei quali luminari come Alessandro Beretta Anguissola o come Claudio Santini, a quella iniziativa estrema. Venne il momento, negli ultimi anni, in cui Marco evitò di dirmelo. Scioperava e non lo sapevo».
Una relazione resistente e delicata assieme quella tra Marco e Mirella: «Non c’è mai stato un patto matrimoniale preliminare» svela «non eravamo una coppia tipica. Marco ripeteva che il matrimonio fra due persone sarebbe dovuto avvenire alla fine di un percorso assieme anziché all’inizio. Credo avesse ragione».
Oggi lei, che da dieci anni ha un altro compagno, ricorda il suo congedo dall’uomo che rappresentava la sua famiglia appunto: «Ero in ospedale quando Marco morì. Aveva un tumore diffuso. “Ho due tumori” ripeteva lui gradasso» sorride. «Mi telefonarono per dirmelo e io in un momento consolatorio ricordo un abbraccio con la anestesista che era lì. Gli ultimi giorni furono scanditi dal viavai in via della Panetteria. Ricordo Clemente Mimun che ci portava la spesa, le mozzarelle... C’erano incontri. Laura Hart e Matteo Angioli lo accudivano. Venne Vasco Rossi».
Lui e Vasco
Il «Blasco» raccontò poi al Corriere la sua fratellanza con Pannella. «Vuol sempre candidarmi» rivelò «ma io so fare solo il mio di lavoro». Mai entrato nell’elenco dei candidati celebri (Cicciolina, Toni Negri, Leonardo Sciascia) del leader radicale, l’autore di Vita spericolata ha più volte testimoniato il suo affetto nei confronti di Pannella.
Rammarichi? Malinconie? «Mi dispiace per quello che con un eufemismo definirei scarso interesse del nostro tempo ed esecutivo nei confronti delle carceri. E’ difficile pensare che Marco rimarrebbe in silenzio nei confronti di questo ordinario massacro di legalità operato da chi, di fronte ai detenuti, suggerisce di “buttare via la chiave”...».
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allmobileworld · 1 year ago
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Come inviare un fax da Gmail? Oggi è ANCORA POSSIBILE
http://dlvr.it/SxMHG9
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notiziariofinanziario · 1 year ago
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È morto improvvisamente per un malore l'imprenditore Riccardo Iovino
E' morto il fondatore di EdiliziAcrobatica, la prima azienda in Italia ad applicare la tecnica della doppia fune di sicurezza ai lavori di ristrutturazione. Nato il 6 gennaio del 1965 a Genova, Iovino è stato un imprenditore coraggioso e visionario che ha creato un’azienda composta da oltre 2.200 collaboratori, con sedi in Italia, Francia, Spagna, Principato di Monaco, Emirati Arabi, Arabia Saudita e Nepal, quotata su due mercati finanziari: Euronext Growth ed Euronext Growth Milan. La versione italiana dell’American Dream La sua storia, tutta italiana, ricorda l’American Dream: quello degli uomini che colgono l’occasione che la vita gli offre e dedicano ogni loro risorsa, ogni loro pensiero a realizzarla. Nel caso di Iovino quell’occasione gli giunse nel 1994 dalla richiesta di un amico e aveva la forma di una grondaia da sostituire in un palazzo di Genova. Lui che era uno skipper e che per la sua agilità era addetto ad arrampicarsi sugli alberi delle barche a vela, colse quell’occasione e si offrì di farlo utilizzando la stessa tecnica che adottava per rigovernare proprio le vele: la doppia fune di sicurezza. E fu nel momento in cui si calava da quel tetto che ebbe l’intuizione destinata a cambiare per sempre la sua vita: le funi potevano garantire sicurezza per i muratori e velocità di esecuzione dei lavori. La prima sede in garage La prima sede di quella che sarebbe diventata la società leader nel mercato delle ristrutturazioni in Italia, fu un garage con la saracinesca cigolante da cui Iovino partiva ogni mattina per eseguire i primi lavori che gli venivano commissionati. La notte, invece, in quello stesso garage trascorreva il tempo a inviare fax a tutti gli amministratori di condominio di cui riusciva a trovare i contatti, proponendo la sua tecnica di ristrutturazione. «Il mio obiettivo - raccontava - è sempre stato quello di rivoluzionare il modo di fare edilizia nel mondo». E, a conti fatti, un po’ c’è riuscito, assieme alla sua compagna di vita e socia in azienda, Anna Marras. L’eredità di Riccardo Il gruppo che ha fondato ha chiuso il 2022 con un valore della produzione 134,5 milioni di euro (+54% sul 2021) ed è pronto, grazie a un modello di business basato sulla condivisione e la continua formazione delle risorse umane a ogni livello, non solo a sopravvivere a Iovino, ma a continuarne il percorso, realizzandone tutti gli obiettivi. A breve, annuncia il cda di EdiliziAcrobatica, ci sarà una riunione sul futuro dell’azienda. Ma se è vero, come crediamo sia, che la grandezza di un uomo è data dalla sua capacità di crescere dei figli forti e indipendenti, allora Riccardo Iovino è stato un grande uomo che lascia oggi 2.200 «figli» acrobatici pronti a portare avanti la rivoluzione che, partendo da un vicolo di Genova, è arrivata sulla cima del Burji Kahlifa. Read the full article
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lamilanomagazine · 2 years ago
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Milano: I vincitori la seconda edizione del Campiello Junior
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Milano: I vincitori la seconda edizione del Campiello Junior. Sono due i vincitori del Premio Campiello Junior di quest’anno come sono due le categorie che hanno caratterizzato questa seconda edizione. Il riconoscimento letterario nato dalla collaborazione tra la Fondazione Il Campiello, Pirelli e la Fondazione Pirelli per opere italiane di narrativa e poesia scritte per ragazzi è stato vinto da Nicola Cinquetti, con il libro “L’incredibile notte di Billy Bologna” (Edizioni Lapis) nella categoria 7-10 anni e da Davide Rigiani, con il libro “Il Tullio e l’eolao più stranissimo di tutto il Canton Ticino” (Minimum Fax) per la categoria 11-14 anni. I libri premiati, annunciati oggi nel corso di un evento presso il Teatro Franco Parenti di Milano - che si è poi concluso presso la Fondazione Pirelli per motivi di sicurezza dopo l’esplosione di un incendio nei pressi del teatro - hanno ottenuto rispettivamente 59 voti su 115 e 44 su 108 inviati dalle due Giurie Popolari dedicate, composte da ragazzi dell’ultimo anno delle scuole primarie e del triennio delle scuole secondarie di primo grado. I vincitori saranno celebrati a settembre durante la Cerimonia di Premiazione del Campiello 2023. Per la categoria 7-10 anni, Nadia Terranova con il libro “Il cortile delle sette fate” (Ugo Guanda Editore) ha ottenuto 37 voti, mentre Carlo Marconi con il libro “Poesie del camminare” (Edizioni Lapis) ne ha ricevuti 19 voti. Per la categoria 11-14 anni, invece, Lilith Moscon con il libro “Bestiario familiare” (Topipittori) si aggiudica 35 voti, mentre Ilaria Rigoli con il libro “A rifare il mondo” (Bompiani) ne ottiene 29. La finale, condotta da Massimo Polidoro, giornalista, scrittore e divulgatore scientifico, è stata accompagnata dalle letture dell’attrice teatrale Emilia Tiburzi. Sono intervenuti inoltre Mariacristina Gribaudi, Presidente del Comitato di Gestione del Premo Campiello e Antonio Calabrò, Direttore della Fondazione Pirelli. Protagonisti della mattinata sono stati gli autori finalisti delle due categorie in gara e alcuni componenti della Giuria di Selezione del Premio: lo scrittore Roberto Piumini, Presidente di Giuria, e Martino Negri, docente di Letteratura per l’infanzia e Didattica della letteratura all’Università degli studi di Milano-Bicocca.... #notizie #news #breakingnews #cronaca #politica #eventi #sport #moda Read the full article
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thanxgodisholyday · 2 years ago
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