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Il reperto storico più antico ritrovato a Sassari: tracce del Paleolitico Inferiore. Un viaggio nel passato attraverso i reperti del Museo Sanna
Il reperto più antico scoperto a Sassari risale al Paleolitico Inferiore, con una datazione che supera i 500.000 anni fa. Questi antichi reperti fanno parte della collezione del Museo Archeologico Nazionale "G.A. Sanna" di Sassari, un'istituzione che racc
Il reperto più antico scoperto a Sassari risale al Paleolitico Inferiore, con una datazione che supera i 500.000 anni fa. Questi antichi reperti fanno parte della collezione del Museo Archeologico Nazionale “G.A. Sanna” di Sassari, un’istituzione che raccoglie testimonianze preistoriche e storiche di inestimabile valore. Tra i reperti preistorici spiccano calchi di frammenti scheletrici umani,…
#amuleti antichi#archeologia fenicia#archeologia Sassari#calchi scheletrici Sassari#civiltà romana#collezione archeologica Sassari#cultura dell&039;Anglona#cultura nuragica#epoca fenicio-punica#foresta pietrificata Anglona#fossili Anglona#insediamenti preistorici#mosaici romani Sassari#museo archeologico Sassari#Museo Sanna#necropoli Sardegna#oggetti in avorio#Paleolitico Inferiore#preistoria Sardegna#reperti antichi Sassari#reperti del Museo Sanna#resti umani preistorici#riti funebri antichi#Sardegna antica#scoperte archeologiche Sassari#statue menhir Genna Arrele#statue-menhir Sardegna#storia di Sassari#storia sarda#tomba nuragica Sassari.
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Detenzioni illegale di avorio: maxi sequestro dei CC a Vicenza #avorio #tfnews #17maggio
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Vicenza, maxi sequestro di avorio: 80 oggetti di elefante africano
Vicenza, maxi sequestro di avorio: 80 oggetti di elefante africano I Carabinieri del Nucleo CITES di Vicenza hanno sottoposto a sequestro 80 oggetti in avorio di elefante africano (Loxodonta africana) di presunta provenienza cinese, per un peso complessivo di circa 170 kg, detenuti illegalmente all’interno diun’abitazione privata in provincia di Vicenza da un soggetto di nazionalità cinese. Il sequestro, collegato ad un’attività di indagine di natura fiscale della Guardia di Finanza di Senigallia (Ancona), è stato delegato dalla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Vicenza alla quale il Nucleo CITES del capoluogo vicentino aveva denunciato il soggetto cinese per la violazione dell’art. 1 comma 1 lettere a) ed f) della Legge n. 150/1992 contestando l’importazione e la detenzione senza la prescritta documentazione di manufatti in avorio di esemplari appartenenti alle specie elencate nell’allegato A del Regolamento (CE) n.338/97. Unitamente a reperti di elevato valore artistico-culturale, tra i quali figurano zanne incise con figure orientali, una katana, intagli raffiguranti animali e natura morta, sono state rinvenute due zanne grezze di elefante africano (Loxodonta africana) e un corno di rinoceronte nero (Diceros bicornis),entrambi in Allegato A del Regolamento CE n. 338/97 relativo alla protezione di specie della flora e della fauna selvatiche mediante il controllo del loro commercio, regolamento che ha recepito a livello europeo la Convenzione di Washington sul commercio internazionale delle Specie di flora e fauna selvatiche minacciate di estinzione (CITES - Convention on International Trade in Endangered Species of Wild Fauna and Flora) a cui hanno aderito 183 Paesi. La caccia di frodo agli elefanti e il traffico di avorio, trainati dalle richieste del mercato nero asiatico, si attestano ancora su livelli pericolosamente elevati, come monitorato dal programma CITES MIKE (Monitoring the Illegal Killing of Elephants) che censisce la quota di abbattimenti illegali di elefanti (PIKE, Proportion of Illegally Killed Elephants). È per questo motivo che l’Unione Europea applica una normativa molto stringente in questo ambito e nel dicembre del 2021 ha ulteriormente inasprito le proprie norme sul commercio di avorio. Tra le innovazioni più significative, sono stati vietati gli scambi all’interno dell’UE, l’esportazione e l’importazione per fini commerciali, sia di avorio grezzo che di prodotti lavorati contenenti avorio. Nonostante la messa al bando internazionale del commercio di avorio, le popolazioni di elefanti selvatici nei loro habitat naturali continuano ad essere minacciate da uccisioni illegali e il loro prodotto è spesso venduto illegalmente sul mercato nero, come indicato nell’ultimo World Wildlife Crime Report (relazione sui reati commessi a livello internazionale contro le specie selvatiche) del 2020. Secondo una relazione dell’ETIS (Elephant Trade Information System, sistema di informazioni sul commercio di elefanti), solo nel periodo compreso tra il 2012 e il 2017 in tutto il mondo nell’ambito di circa 8000 sequestri sono state più di 250 le tonnellate di avorio di elefante sequestrate. Gli uffici dei Carabinieri Forestali dei Nuclei CITES sono gli unici autorizzati nel nostro Paese al rilascio delle certificazioni per la riesportazione ed il commercio delle specie tutelate dalla Convenzione di Washington (CITES). I Nuclei CITES specializzati dell’Arma dei Carabinieri, sono deputati a contrastare il traffico di specie protette sul territorio nazionale, attraverso il costante controllo del territorio nei normali servizi d’istituto e durante apposite campagne operative di controllo emanate dal Raggruppamento CITES e finalizzate al controllo del commercio di parti e prodotti derivati da specie oggetto di tutela.... #notizie #news #breakingnews #cronaca #politica #eventi #sport #moda Read the full article
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Le religioni del mondo
Le religioni del mondo
La preistoria delle religioni
Il culto dei morti
Tombe preistoriche
Le pratiche funerarie, fin dalla preistoria, hanno rivelato <>. Le pratiche funerarie i propongono come un prolungamento dell'esistenza alimentato da un continuo riferimento allo spazio del mito. Per le popolazioni di agricoltori, la morte sembra rientrare nei cicli naturali della vita, e la sua presenza è interpretata in senso costantemente ripetitivo. Nel 1907 a Le Monstier (Dordogna, Francia) fu coperto; una tomba contenente i resti dello scheletro di un giovane disposto sul lato destro, il capo era collocato su un cuscino costituito da schegge di selce. Vicino al braccio disteso erano posti un'amigdala e un raschiatoio di selce. Casi del genere evidenziano l'attenzione dell'uomo del Paleolitico per il corpo del defunto, a cui venivano riservate cure in grado di porre chiaramente in risalto la differenza tra l'Homo sapiens e i suoi predecessori. Fosse con tracce di cera, con resti di animali, armi, orientamenti, addirittura pollini ricorrono in numerose sepolture del Paleolitico superiore. Vicino al braccio disteso erano posti un'amigdala e un raschiatoio di selce. Casi del genere evidenziano l'attenzione dell'uomo del Paleolitico per il corpo del defunto, a cui venivano riservate, cure in grado di porre, chiaramente in risalto la differenza tra l'Homo sapiens e i suoi predecessori. Nelle Grottes des Enfans a Grimaldi, tra le braccia dello scheletro di un giovane è stato rinvenuto quello di un giovane è stato rinvenuto quello di un'anziana: intorno alla testa del maschio vi erano quattro ordini di conchiglie forate, mentre le ossa erano dipinte di perossido di ferro. Sulle braccia della donna vi erano dei bracciali. Nella lontana Grotte du Cavillon sonostat rinvenute circa ottomila conchiglie, di cui il dieci per cento forato e duecento di queste disposte intorno alla testa di un uomo. Lo scheletro era coperto con ocra e accanto alle ossa frontali del cranio vi erano una ventina di denti di cervo forati. Circa 44.000 anni fa, nella grotta di Tesik Tas in Uzbekistan, un bambino neandertaliano di otto-nove anni fu sepolto all'interno di una fossa e circondato con corno di stambecco. La tomba di Brno (Repubblica Ceca) in cui fu tumulato, circa 25.000 anni fa, un uomo con un ricco corredo di oggetti che tra l'altro conteneva circa seicento conchiglie di Dentalium e piccole rondelle di avorio utilizzate come parte dell'abbigliamento. L'oggetto più affascinante è una figura maschile intagliata in avorio e costituita da tre parti fra loro indipendenti in pratica una specie di <> il cui significato è indecifrabile. La splendida testina femminile scolpita in avorio e rinvenuta a Dolmi Vestonica (Repubblica Ceca) attraverso la quale apparve evidente che nel Paleolitico il religioso e il magico in certi casi furono due aspetti difficilmente distinguibili dall'arte e dall'estetica. Nell'arte paleolitica vi è la comparsa, <<nel punto d'incontro del gesto e della parola, della creazione figurativa che esterna manualmente i simboli del linguaggio e fornisce la possibilità di trasmettere al futuro le prove dirette di preoccupazioni extramateriali.
#Annalisa Lanci#anima#spirito#mente umana#buio e luce#buio e luce tra cielo e terra#tra cielo e terra#storia#cultura#preistoria
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Che sorte felice, sedere nella stanza silenziosa di una casa ereditata, tra oggetti calmi, stabili, e ascoltare fuori, nel soave giardino verdechiaro, i primi tentativi delle prime cinciallegre e, lontano, l’orologio del villaggio. Sedere guardando una calda striscia di sole pomeridiano e sapere molte cose di fanciulle scomparse ed essere un poeta. E pensare che anch’io sarei potuto diventare un poeta così, se avessi potuto abitare da qualche parte nel mondo, in una delle tante case di campagna chiuse, di cui nessuno si cura. Mi sarebbe bastata un’unica stanza (la stanza luminosa nella mansarda). Vi sarei vissuto con le mie vecchie cose, i ritratti di famiglia, i libri. E avrei avuto una poltrona, e fiori e cani e un solido bastone per i sentieri sassosi. E niente altro. Solo un libro, legato in pelle color avorio, coi risguardi di vecchia carta fiorata, nel quale avrei scritto. Avrei scritto molto, perché avrei avuto molti pensieri e ricordi di molte persone. Ma è andata altrimenti, Dio sa perché. I miei vecchi mobili marciscono in un granaio in cui mi hanno permesso di metterli, e io stesso, sì, mio Dio, io non ho un tetto sopra di me, e mi piove negli occhi.
I quaderni di Malte Laurids Brigge, Rainer Maria Rilke.
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Prada 2009 Bags Catalog
64 pagine + price list
euro 35,00
email if you want to buy [email protected]
Prada è stata fondata a Milano nel 1913 quando Mario Prada, nonno di Miuccia Prada, aprì un esclusivo negozio di articoli di lusso nella prestigiosa Galleria Vittorio Emanuele II, simbolo di Milano. Ben presto il negozio diventò meta preferita degli esponenti più raffinati ed eleganti dell’aristocrazia e dell’alta borghesia europea, e nel 1919 ricevette il brevetto di Fornitore Ufficiale della Real Casa, così da fregiare il proprio marchio con lo stemma ed i nodi di Casa Savoia. Nel negozio Prada si trovavano preziose creazioni: raffinati articoli da viaggio, borse, valigie,e bauli in materiali pregiati, ma anche gioielli, cristallerie, bastoni da passeggio o ombrellini parasole in legni esoticie avorio o in galuscià, ceramiche, oggetti in tartaruga, in oro, in argento o in pietre dure. Mario Prada fu non solo un attento e raffinato interprete dello spirito della sua epoca, ma anche uno scopritore, un precursore e un viasionario. La ricerca dei materiali più rari e pregiati e delle fatture più sofisticate, unito a una insaziabile curiosità e un innato gusto per l’innovazione, furono il punto di partenza delle sue creazioni, la cui esecuzione veniva affidata esclusivamente ad atelier che ne garantissero l’eccellenza delle lavorazioni.
18/12/20
orders to: [email protected]
ordini a: [email protected]
twitter:@fashionbooksmi
instagram: fashionbooksmilano, designbooksmilano tumblr: fashionbooksmilano, designbooksmilano
#Prada#2009 catalog#catalogo vendita#bags catalog#fashion accessories#fashionbooksmilano#accessori moda#borse e borsellini
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Sequestrata in un negozio a Torino due zanne in avorio di elefante
Aveva messo in vendita due zanne di di avorio, nello specifico loxodonta africana (Elefante africano) per un valore commerciale di circa 24mila euro. L’hanno scoperto i militari del Nucleo Carabinieri Cites di Torino, congiuntamente al Nucleo Carabinieri Tutela Patrimonio Culturale, dopo un intervento effettuato presso un negozio di oggetti di antiquariato nel centro di Torino. Gli …... Per il contenuto completo visitate il sito https://ift.tt/IdXDoKv
da Quotidiano Piemontese - Home Page https://ift.tt/2RJeQGA via Adriano Montanaro - Alessandria
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Avorio
avorio #FFFFF0 ivory
Il color avorio è unbianco "sporco" che presenta una leggera punta di giallo. Per secoli l'avorio è servito a fabbricare una vasta gamma di oggetti pregiati, dalle palle da biliardo, ai tasti per pianoforte, ai bottoni… Questo materiale viene estratto dei denti e, più precisamente, dalle zanne di alcuni animali che in passato non si esitava a sterminare: elefanti, ippopotami, trichechi, facoceri … Per fortuna queste specie sono oggi protette e l'avorio tende a essere rimpiazzato dalla plastica.
avorio perlato (pantone) #F0DFCC
avorio (ral) #DFCEA1
avorio chiaro (ral) #EADEBD
avorio (bs) #FFF5D0
avorio cinese (resene) #FBF3D3
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ANALISI TOMOGRAFICHE SULLA VENERE DI WILLENDORF PER INDIVIDUARE LA PROVENIENZA DELLA ROCCIA
ANALISI TOMOGRAFICHE SULLA VENERE DI WILLENDORF PER INDIVIDUARE LA PROVENIENZA DELLA ROCCIA
La Venere di Willendorf non è speciale solo per le sue forme e quello che rappresenta, una Venere steatopigia, ma anche per il materiale con cui è stata realizzata. Altre figure raffiguranti una sorta di “dea madre” sono solitamente state realizzate in avorio o osso, a volte anche con diverse rocce, l’oolite, utilizzata per la Venere proveniente della Bassa Austria, è unica per tali oggetti di…
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La Venere e il cavernicolo
Cosa succede quando l'arte incontra la magia? Cosa era importante per gli uomini preistorici? Qual era la forma della bellezza delle Veneri paleolitiche? Potete scoprirlo ascoltandoLa Venere e il Cavernicolo.
Torniamo indietro di 40.000 anni in cerca del momento in cui la scultura ha iniziato a formarsi attraverso la realizzazione di alcune statuette che oggi chiamiamo veneri paleolitiche. Piccoli oggetti realizzati in diversi materiali, in avorio, in pietra, in legno, in argilla, che dovevano assicurare prosperità. Realizzarle poteva determinare un futuro migliore a quei clan di esseri umani, anzi,…
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Soltanto attenendoci al corso prescritto dal tempo possiamo percorrere rapidamente gli immensi spazi che ci separano gli uni dagli altri. Senza dubbio, disse Austerlitz dopo qualche istante, il rapporto fra spazio e tempo, così come ne facciamo esperienza noi viaggiando, ha ancor oggi qualcosa di illusionistico e illusorio, ed è anche per questo che ogni qualvolta ritorniamo da un viaggio, non sappiamo mai con certezza se davvero siamo stati via. __________ Dall'esempio di simili opere di fortificazione più o meno così Austerlitz concluse, alzandosi dal tavolo e mettendosi lo zaino in spalla, le osservazioni fatte allora sullo Handschoenmarkt di Anversa - possiamo facilmente vedere come noi, a differenza degli uccelli che per millenni costruiscono sempre lo stesso nido, siamo inclini a spingere le nostre imprese ben oltre ogni ragionevole limite. Prima o poi, disse ancora, bisognerebbe catalogare i nostri edifici, ordinandoli secondo le dimensioni: si scoprirebbe subito che a prometterci almeno un barlume di pace sono proprio quelli collocati al di sotto delle normali dimensioni dell'architettura domestica - la capanna, l'eremo, le quattro mura del guardiano delle chiuse, la specola di un belvedere, la casetta dei bambini in giardino -, mentre di un edificio enorme, come ad esempio del Palazzo di giustizia di Bruxelles, su quello che una volta era il colle della forca, nessuno potrebbe sostenere a mente fredda che è di suo gradimento. Nel miglio dei casi lo si guarda meravigliati, e questa meraviglia è una forma preliminare di terrore, perché naturalmente qualcosa ci dice che gli edifici sovradimensionati gettano già in anticipo l'ombra della loro distruzione e, sin dall'inizio, sono concepiti in vista della loro futura esistenza di rovine. __________ Perfino adesso che sto cercando di ricordare, che ho ripreso in mano la pianta granchiforme di Breendonk e nella didascalia leggo le parole Ex ufficio, Tipografia, Baracche, Sala Jacques Ochs, Cella d'isolamento, Obitorio, Reliquiario e Museo , l'oscurità non si dirada, anzi si fa più fitta al pensiero di quanto poco riusciamo a trattenere, di quante cose cadono incessantemente nell'oblio con ogni vita cancellata, di come il mondo si svuoti per così dire da solo, dal momento che le storie, legate a innumerevoli luoghi e oggetti di per sé incapaci di ricordo, non vengono udite, annotate o raccontate ad altri da nessuno... __________ A differenza di Elias, il quale stabiliva sempre un collegamento tra malattia e morte da una parte e prova, giusta punizione e colpa dall'altra, Evan raccontava di morti che, colpiti anzitempo dal destino, sapevano di essere stati defraudati di ciò che spettava loro e cercavano quindi di ritornare in vita. Chi aveva occhio per queste cose, non di rado riusciva a vederli. A tutta prima sembravano persone normali, ma se li si fissava con particolare attenzione, i loro volti sparivano o tremolavano un poco ai bordi. Inoltre, erano quasi sempre di una spanna più piccoli di quanto non fossero da vivi, perché l'esperienza della morte, sosteneva Evan, ci rimpicciolisce, esattamente come una stoffa nuova, quando la si lava per la prima volta, si restringe. __________ Alla parete, sopra il basso banco da lavoro di Evan, disse Auterlitz, pendeva da un gancio il drappo nero portato via dal nonno al feretro quando le figure imbacuccate che lo trasportavano erano passate davanti a lui, ed è certamente stato Evan, disse ancora Austerlitz, a raccontarmi che è un simile velo di seta, e nulla di più, a separarci dall'aldilà. __________ Perfino quando in direzione Penrith-Smith, uomo particolarmente bonario, doveva far assaggiare la bacchetta a uno di noi per via di qualche episodio che gli era giunto all'orecchio, si aveva quasi l'impressione che la vittima concedesse temporaneamente all'esecutore della pena un privilegio che in realtà spettava soltanto alla vittima stessa, destinataria della punizione. __________ Allora, a tredici anni, non ero certo in grado di capirlo, oggi però mi rendo conto che l'infelicità accumulatasi in lui aveva distrutto la sua fede proprio nel momento in cui ne avrebbe avuto più bisogno. Quando d'estate tornai di nuovo a casa, già da settimane non era più in grado di assolvere al suo ufficio di predicatore. Un'unica volta salì ancora sul pulpito. Aprì la Bibbia e, con voce rotta e come se lo facesse soltanto per sé, lesse un versetto dal Libro delle Lamentazioni: He has made me dwell in darkness as those who have benne long dead. La predica che doveva seguire, Elias non la tenne più. Restò lì fermo per qualche tempo a guardare oltre le teste della sua comunità paralizzata dal terrore, con gli occhi immoti di un cieco, così mi parve. Poi ridiscese lentamente dal pulpito e uscì dalla casa del culto. __________ Far visita a uno dei miei conoscenti, in ogni caso poco numerosi, oppure frequentare gente, nel normale senso dell'espressione, era ormai impossibile per me. Mi faceva orrore, disse Austerlitz, dover ascoltare qualcuno e, ancor più, essere io stesso a parlare, e procedendo in tal modo le cose, capii a poco a poco in quale isolamento io vivessi e avessi sempre vissuto, tra la gente del Galles non meno che tra gli Inglesi e i Francesi. Non mi è mai accaduto di pensare alla mia vera origine, disse Austerlitz. Né mai mi sono sentito parte di una classe, di una categoria professionale o di una confessione religiosa. Fra gli artisti e gli intellettuali mi trovavo non meno a disagio che nella vita borghese, e stringere un'amicizia personale già da lungo tempo era un'impresa superiore alle mie forze. Appena conoscevo qualcuno, subito pensavo di essermi consentito un'eccessiva confidenza; appena qualcuno si rivolgeva a me, io cominciavo a prenderne le distanze. Se in generale qualcosa mi legava ancora agli uomini, erano in definitiva soltanto certe forme di cortesia, da me addirittura esasperate, il cui fine - come oggi so, disse Austerlitz - era non l'omaggio all'interlocutore del momento, ma la possibilità di sottrarmi alla consapevolezza di essere sempre vissuto - per quanto indietro riuscissi a risalire con il pensiero - in uno stato di assoluta disperazione. __________ Quanto ai primi tempi trascorsi a Bala sotto la tutela dei coniugi Elias, non sarei più in grado di ricostruirli. Dei nuovi abiti, che mi resero assai infelice, di questo mi rammento, così come dell'inesplicabile scomparsa dello zainetto verde, e di recente ho avuto addirittura l'impressione di ricordare ancora qualcosa dell'atrofizzarsi in me della lingua materna, del suo echeggiare mese dopo mese sempre più fievole e rimasto dentro di me, penso, per qualche tempo almeno, come una sorta di raschiare o batter colpi prodotto da un'entità prigioniera che sempre, quando le si vuol prestare attenzione, si arresta e tace per lo spavento. __________ A mio giudizio, disse Austerlitz, noi non comprendiamo le leggi che regolano il ritorno del passato, e tuttavia ho sempre più l'impressione che il tempo non esista affatto, ma esistano soltanto spazi differenti, incastrati gli uni negli altri, in base a una superiore stereometria, fra i quali i vivi e i morti possono entrare e uscire a seconda della loro disposizione d'animo, e quanto più ci penso, tanto più mi sembra che noi, noi che siamo ancora in vita, assumiamo agli occhi dei morti l'aspetto di esseri irreali e visibili solo in particolari condizioni atmosferiche e di luce. Per quanto mi è dato risalire indietro col pensiero, disse Austerlitz, mi son sempre sentito come privo di un posto nella realtà, come se non esistessi affatto, e mai questa sensazione è stata così forte in me quanto quella sera nella Šporkova, mentre il paggio della regina delle rose mi trafiggeva con lo sguardo. __________ Particolarmente inquietanti mi parvero però le porte e i portoni di Terezìn, che sbarravano tutti l'accesso, come credetti di avvertire, a uno oscurità non ancora violata, nella quale - così pensai, disse Austerlitz - nulla più si muoveva tranne l'intonaco che si sfalda dalle pareti e i ragni che secernono i loro fili, corrono sulle assi con le loro zampette veloci o restano sospesi alle tele in fiduciosa attesa. __________ Che cosa significavano la tovaglia di pizzo bianco, quella dei giorni di festa, appesa allo schienale dell'ottomana, e la poltrona da salotto con la sua fodera di broccato stinto? Quale segreto nascondevano i tre mortai in ottone di varia grandezza che evocavano responsi oracolari, oppure le coppe di cristallo, i vasi di ceramica e le brocche di terracotta, il cartellone pubblicitario di lamiera che recava la scritta Theresienstadter Wasser, lo scrigno con le conchiglie, l'organetto in miniatura, i fermacarte sferici, nelle cui bocche di vetro galleggiavano favolosi fiori subacquei, il modellino di una nave, una specie di corvetta a vele gonfie, la casacca del costume locale, in una leggera stoffa estiva di lino chiaro, i bottoni di corno di cervo, l'enorme copricapo degli ufficiali russi e la relativa uniforme olivastra con le spalline dorate, la canna da pesca, il carniere, il ventaglio giapponese, il paesaggio infinito, dipinto con lievi pennellate intorno a un paralume, e nel quale un corso d'acqua scorreva placido, non si sa se in Boemia o in Brasile? E poi, in una teca non più grande di una scatola da scarpe, quello scoiattolo impagliato, e in certi punti già roso dalle tarme, che a cavalluccio su un ramo mozzo teneva implacabilmente fisso su di me il bottone vitreo del suo occhio e il cui nome ceco - veverka - mi tornò alla memoria da lontano, come quello di un amico da tanto tempo dimenticato. Che cosa poteva significare - così mi domandavo, disse Austerlitz - quel fiume che non ha né sorgente né foce, ma rifluisce costantemente in se medesimo, oppure veverka, quello scoiattolo sempre fermo nella stessa posizione, o ancora il gruppo in porcellana color avorio raffigurante un eroe a cavallo che, in groppa al suo destriero ritto sulle zampe posteriori, si piega all'indietro per sollevare con il braccio sinistra un'innocente creatura femminile, priva ormai anche dell'ultima speranza, e salvarla così da una sciagura non rivelata all'osservatore, ma senza dubbio spaventevole? Altrettanto fuori dal tempo, come quell'attimo salvifico, sospeso nell'eternità e che continua ad aver luogo qui e ora, erano tutti i ninnoli, gli attrezzi e i souvenir arenatisi nel bazar di Terezìn, i quali, per una serie di coincidenze imperscrutabili, erano sopravvissuti ai loro antichi proprietari e scampati al processo della distruzione, sicché ora in mezzo a essi io riuscivo a cogliere solo indistintamente e con fatica la mia ombra. __________ Tutto questo adesso lo capivo, e nel contempo non lo capivo: ogni particolare che, mentre visitavo il museo da una sala all'altra e poi di nuovo all'indietro, si dischiudeva davanti a me - davanti a colui che, come temevo, era rimasto nell'ignoranza per propria colpa - superava infatti di gran lunga la mia capacità di comprensione. __________ Alla fine, disse Austerlitz, quando la ricamatrice si avvicinò per avvisarmi che era ormai ora di chiudere, stavo leggendo per l'ennesima volta su una didascalia che a metà dicembre del 1942, dunque proprio nei giorni in cui Agàta arrivò a Terezìn, erano recluse nel ghetto, su una superficie edificata di un chilometro quadrato al massimo, circa sessantamila persone, e poco dopo, quando mi ritrovai di nuovo fuori sulla piazza deserta, sentii con inequivocabile certezza che quelle persone non erano state condotte via, ma vivevano ancora, stipate nelle case, nei sotterranei e nei solai, salivano e scendevano senza posa le scale, guardavano fuori dalle finestre, si muovevano in gran numero per le strade e i vicoli e, in silenziosa adunata, occupavano addirittura l'intero spazio fra cielo e terra che una pioggia sottile tratteggiava di grigio. __________ A quell'epoca le miniere - così lessi mentre sedevo davanti alla fortezza di Breendonk - erano già state nella maggio parte dismesse, comprese le due più grandi, la Kimberley Mine e la De Beers Mine, e poiché mancavano di recinzione era possibile spingersi - se si aveva il coraggio di farlo - sino al limite più avanzato di quelle enormi cave e guardar giù in un abisso di migliaia e migliaia di piedi. Davvero orrido, scrive Jacobson, era vedere che a un passo dal terreno solido si spalancava un simile vuoto, comprendere che non vi era transizione alcuna, ma solo quella linea di confine, da un lato la vita nella sua ovvietà e dall'altro, di questa vita, l'inimmaginabile antitesi. L'abisso, che nessun raggio di luce riesce ad attingere, è l'immagine impiegata da Jacobson per indicare la storia remota e sommersa della sua famiglia e del suo popolo che di laggiù, ne è ben consapevole, mai potranno risalire in superficie.
W.G. Sebald, Austerlitz
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(pigmalione e la robotica)
di claudia benedetti (@pan_raccontastorie) / illustrazione di giulia lazzaron (@giulia_lazzaron_visual)
Nello studio del giovane scultore Pigmalione si consuma un dramma d’amore.
Non trovando la donna dei suoi sogni ha deciso di crearla con le sue mani e il suo immaginario. Ha dato forma al corpo in avorio di una bellissima fanciulla, Galatea, di cui si è innamorato. Ora soffre e piange a dirotto notte e giorno; disperato si reca al tempio di Afrodite, con varie offerte, e ottiene il miracolo. Galatea è ora donna di carne ed ossa per la gioia di Pigmalione. Che romantico ma.. Galatea cosa ne pensa? Ha un libero arbitrio? Galatea è il primo cyborg, avorio e carne, della storia. Un essere inanimato, dalle fattezze antropomorfe, a cui viene data la vita per servire un essere umano.
In effetti lei diventa proprio un essere umano ma stiamo parlando delle metamorfosi di Ovidio, più di così non poteva immaginare. Eppure non si distacca molto dalla logica che porta in sé l’idea di robot, cyborg e umanoide. E l’Homunculus, questo sconosciuto? Per definizione un essere inanimato a cui viene data vita dal creatore e padrone Alchimista con lo scopo di averlo al suo totale servizio. Creature vive e vivide a cui gettiamo addosso comandi, ordini e desideri. Quello che rientra(va) nella fantascienza si avvicina a veloci falcate; mentre ancora stiamo cercando di capire i limiti etici tra noi esseri umani, iniziano a porsi nuovi quesiti sulle intelligenze artificiali. Libero arbitrio ed empatia, due problemi facilmente aggirabili quando hai a che fare con macchine. Tutto quello che istintivamente fa pensare ad un corpo morto: il freddo del metallo, la voce artificiale e meccanica, i movimenti rigidi, l’uomo di latta del Mago di Oz.
A otto anni ho visto un film intitolato “L’uomo bicentenario”, tratto da un racconto di Asimov. Buffo che sia proprio presente un personaggio, un’androide, che porta il nome di Galatea; è l’assistente di un ricercatore di robotica. Mi piace pensare che non sia una coincidenza. Sono rimasta folgorata da quel film che mi ha portata presto ad avere una sensazione di fascino e repulsione per la tecnologia in generale - sentimento perturbante. In particolare una battuta mi colpì e tutt’ora mi emoziona ogni volta che lo vedo: «Non puoi investire le tue emozioni su una macchina». Questa semplice frase, anche decontestualizzata dal film, ha un’evidente valenza. Parliamo di sentimenti, parliamo di emozioni e di empatia. C’è un giudizio, un divieto chiaro e tondo. Non si deve, non si fa. Troppo facilmente giustifichiamo disparità tra noi esseri mortali, figuriamoci tenere a distanza una creazione artificiale ed artificiosa, che non ha emozioni a detta nostra - e soprattutto, per ora. Ma perché non dovremmo investire le nostre emozioni su una macchina? Non so rispondere a questo e non so davvero cosa sia auspicabile per noi mortali e per le creazioni che, da lontani libri e film sci-fi, si rivelano sempre più vicine e reali.
Dopo Nostradamus, Asimov profeta.
L’uomo Bicentenario ha un nome; è Andrew. La famiglia che lo accoglie ha vari membri tra cui la bimba più piccola che, non riuscendo a pronunciare la parola androide, lo ribattezza così. Al Pacino crea la sua adorata Simone, nel film “S1m0ne”. Siamo pieni di Pigmalioni in questo senso, la lista potrebbe davvero farsi lunga. Prendo ad esempio questi film perché qui i protagonisti cibernetici hanno un nome. La prima cosa che definisce come individui e che se tolta, spersonalizza in un batter d��occhio. Li vogliamo sempre più umani, più simili fuori, più simili dentro, più intelligenti, più autonomi nel pensiero ma al contempo vorremmo non preoccuparci mai delle loro idee e dei loro possibili sentimenti. Una bestemmia per qualcuno ma, evidentemente, è solo una questione di tempo.
Oggi, chi ha le possibilità economiche, può sentirsi sussurrare all’orecchio «Voglio diventare la ragazza che hai sempre sognato» da Harmony, la bambola in silicone ideata da Matt McMullen fondatore di un’azienda che produce robot del sesso. Ecco il sesso che torna a sporcarci e sporcarsi le mani da portatore di rivoluzioni. È proprio vero che un “pelo di figa muove più di un carro di buoi”.
I primi androidi di uso popolare sono evoluzioni di bambole gonfiabili. Questo dice molto di noi, lo trovo affascinante – ed affine a me: una grande possibilità per prendere coscienza dell’importanza che ha il sesso nella vita di tutti. Al contempo è palese che c’è chi si sposa con degli androidi per evitare il rifiuto, la fatica dello scambio alla pari, il libero arbitrio degli altri. Le scelte degli altri, tra cui quella di non volerci più. Senza contare che così possiamo lasciare a casa l’empatia. Per me è un incubo ma è un mondo grottesco. A tratti divertente perché quando, tra non troppo a mio avviso, queste Harmony avranno un pensiero fuori dal nostro controllo, come lo sono i nostri del resto, sarà stato davvero inutile averle create e creati con l’unico scopo di essere oggetti sessuali; ma le scoperte fatte per arrivare lì ci avranno portato avanti in ogni caso. Non so dove ma avanti…
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Africa L’arte del quotidiano
Bernardo Bernardi
Fotografie di Francesco Gioana
Priuli & Verlucca Editori, Ivrea 1993, 121 pagine, brossura, catalogo bilingue (italiano-francese)
euro 45,00
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Mostra Pergine Valsugana Luglio Agosto 1993
Collezione Gian Piero Paganini, Bruxelles
"Durante il mio lungo soggiorno in Africa cominciai ad interessarmi delle diverse espressioni artistiche dei suoi abitanti e a raccogliere oggetti che erano e sono tuttora importanti per me soprattutto per quello che rappresentano e i ricordi di quei momenti che mi restituiscono. Una volta ritornato in Europa ho cercato di mettere un po’ d’ordine in tali oggetti e di classificarli. Gli oggetti sono stati suddivisi in quattro gruppi «percorrendo» i quali si possono considerare vari aspetti della vita di queste popolazioni. Il primo gruppo parte dagli oggetti di uso comune e quotidiano (cucchiai, recipienti, pettini, sgabelli, ecc.) e si può vedere come, anche in manufatti semplici, sia sempre presente una ricerca di abbellire e valorizzare !’oggetto. La vita di tutti i giorni è cambiata e arricchita dalle feste e per le feste «escono» allora i gioielli che sono in metallo forgiato (soprattutto in lega d’argento per i tuareg) ma che utilizzano qualsiasi altro materiale colorato: perle in pasta di vetro o di pietra, cuoio, avorio e legno. Alcuni di questi gioielli sono presentati nel secondo gruppo. Il confronto dell’uomo con gli animali (caccia) e con gli altri uomini (guerra) sono una parte importante della vita delle popolazioni africane e le armi di offesa e di difesa sono presentate nel terzo gruppo. Anche qui notiamo una ricerca estetica nelle forme e nella presentazione dell’oggetto che è spesso inciso con disegni geometrici, nel caso di metallo o colorato per gli oggetti in vimini o altro materiale. Il quarto gruppo di oggetti fa entrare nel mondo «spirituale» dell’africano e concretizza tale bisogno dell’uomo con statuette feticci e maschere da danza capaci di servire da filtro fra cielo (Dio) e terra (uomo) e come elemento propiziatorio verso gli spiriti, aleggianti sempre intorno all’uomo, nelle campagne e nelle città. Questo itinerario è completato da una sezione riguardante tessuti di varia provenienza e utilizzo: i colori smaglianti, il materiale diverso, la fattura talvolta complicata mostrano la capacità inventiva di questi popoli. " (Gian Piero Paganini)
9/11/19
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A Sungir , circa 180 km a est di Mosca, è stato scavato un sito risalente a 27.000 anni fa.
Fra i reperti una tomba con 2 adolescenti:
1 ragazzo coperto di fili di perline, in tutto 4903, e alla vita una cintura con più di 250 canini di volpe artica.
Accanto al corpo , vari oggetti in avorio, fra cui una lancia troppo pesante per essere usata.
La ragazza era coperta da 5274 perline.
Roberto Calasso
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Uova preistoriche della misteriosa tomba di Iside
Le misteriose uova di struzzo di 5 mila anni fa. Uno studio britannico sui preziosi oggetti decorati ricostruisce la rotta dei commerci nel Mediterraneo. Gli archeologi: "Molto più ampia di quanto si pensasse fin dall'Età del bronzo e del ferro" Già "migliaia di anni prima che venisse celebrata la Pasqua, si usava decorare le uova". Lo dimostrano le cinque uova di struzzo decorate conservate al British Museum di Londra, oggetto di un nuovo studio che ne ha indagato le misteriose origini. Un team internazionale di archeologi guidato da esperti delle università di Bristol e Durham ha cercato di ricostruire la provenienza delle antiche uova trovate nella tomba di Iside della necropoli etrusca di Vulci, in Italia, e risalenti a circa 5 mila anni fa. Si tratta di uova di struzzo decorate con motivi floreali, animali, motivi geometrici, carri e soldati con varie tecniche, dalla pittura all'intarsio con materiali preziosi, come pietre, smalti e avorio.
Oggetti decorativi raffinati, dunque, che gli studiosi ritengono fossero considerati di valore nelle culture del bacino Mediterraneo, dal Nord Africa al Medio Oriente. "Gli struzzi non erano originari dell’Europa, per cui le uova non provenivano dalla Spagna, Italia o Grecia ma nessuno, trovandole, ha pensato di chiedersi da dove arrivassero", spiega Tamar Hodos della Bristol University tra i firmatari del lavoro pubblicato sulla rivista Antiquity della Cambridge University, da cui emerge che il sistema attraverso il quale le uova di struzzo venivano acquistate, prodotte e commercializzate dall'élite risulta "molto più complicato di quanto avessimo immaginato". L’esame al microscopio ha rivelato la complessità della tecnica dei disegni, anche se alcuni rappresentano ancora un mistero. L'analisi isotopica di altri campioni dello stesso sito archeologico rimanda ad aree diverse della regione, suggerendo che potrebbero essere state commercializzate su grandi distanze, lungo il delta del Nilo e fino a Oriente. Lo conferma anche il confronto con analisi effettuate su uova decorate più recenti provenienti da Egitto, Israele, Giordania e Turchia. Lo scambio di uova prelevate dal nido degli struzzi, insomma, avveniva sin dall’Età del bronzo e del ferro in un'area così vasta da far pensare che all’epoca il mondo fosse "molto più interconnesso di quanto si pensasse". Read the full article
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